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Autore: K ANTHOS    22/11/2020    0 recensioni
Viterbo, fine Ottocento.
Anna, una giovane ragazza della media borghesia cittadina, rimane improvvisamente orfana del padre, morto dopo aver perduto gran parte del proprio patrimonio in circostanze poco chiare.
Scossa dalla perdita e rimasta sola, Anna accetta l'invito per l'estate di una facoltosa zia paterna proprietaria di una vasta
tenuta nelle campagne maremmane.
L'incontro fortuito con un cavallo indomabile e con l'anziano stalliere della tenuta la metterà di fronte alle sue fragilità ma anche alla sua inconsapevole forza, coinvolgendola in un percorso di rinascita e di maturazione personale.
L'amore travolgerà Anna senza via di scampo ed avrà gli occhi di un ragazzo volitivo e tenace che non appartiene alla sua classe sociale ma che sarà pronto a lottare contro tutto e tutti pur di conquistarla.
Anna a questo punto dovrà decidere della sua vita: se seguire l'istinto del cuore o rinunciare per sempre ad esso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Il pranzo fu una tortura: Anna rispondeva per monosillabi e non partecipava alle conversazioni. Teneva gli occhi bassi nel piatto e nel suo cuore un misto di senso di colpa e fermezza nelle proprie opinioni si mescolavano vorticosamente.

La zia era nervosa sia per il suo comportamento nello studio che per il suo atteggiamento a tavola.

I Corelli dal canto loro compresero il clima di tensione tra le due donne e scelsero di fare finta di niente.

-Carissima signora Costanza siamo veramente dispiaciuti di dover partire domani mattina. I vostri preziosi consigli e quelli del vostro fattore mi saranno utilissimi quando finalmente entrerò in possesso delle mie terre. E spero che un giorno, quando mi sarò sistemato, vorrete farmi il dono di una vostra visita. Anche vostra nipote è la benvenuta- disse il signor Carlo.

-Vi ringrazio tantissimo, siete molto gentile e se la gotta mi darà tregua spero vivamente di potervi far visita- rispose calorosamente la donna.

-Grazie signor Corelli- fece Anna.

-Oggi pomeriggio sarete con noi al campo grande o ancora non vi sentite bene?- chiese delicatamente Lodovico.

-Penso che verrò, mi sento già meglio grazie-

-Sarebbe un vero peccato assistere senza la vostra gentile presenza…- Lodovico si dimostrava particolarmente gentile con lei, sapeva della sua risposta alla zia ma non voleva partire senza una speranza.

 

Il momento della festa animata dai butteri si avvicinava.

I cavalieri indossavano un panciotto marrone sopra la camicia bianca arrotolata sulle maniche, pantaloni scuri e comodi, alti stivali di cuoio e sulla testa l’immancabile cappello a tesa media.

Erano una decina e facevano riscaldare i cavalli facendoli girare e scartare nel grande campo.

Leonardo era uno di questi, non voleva perdersi un divertimento come quello e anche Cesare e Domenico facevano parte del gruppo.

Anna uscì dalla villa sottobraccio a Lodovico che la accompagnò a sedersi su una delle comode sedie preparate dal fattore.

La ragazza indossava gli stessi abiti del battesimo di Settimio e sul collo, appuntato alla camicetta, portava il cammeo della madre che non dimenticava mai di mettere nelle occasioni importanti.

Anna era bellissima e Leonardo si innervosì alla vista dei Corelli.

La zia Costanza e il signor Carlo erano vicini e commentavano la qualità dell’organizzazione mentre Anna continuava a non avere voglia di parlare. Si sentiva stanca mentalmente, non vedeva l’ora che tutto finisse per potersi ritirare nella sua camera e pensare a come comportarsi l’indomani.

Le famiglie dei contadini e gli operai stagionali della tenuta erano stati invitati e una grande confusione animava il luogo: agli occhi di Anna sembravano tutti felici e spensierati.

Tutto era pronto e il signor Aurelio chiese di fare silenzio dando così inizio alla festa.

I butteri, schierati in fila, cominciarono a muoversi seguendo delle precise coreografie: i cavalli, mandati al trotto, si incrociavano pericolosamente senza mai toccarsi, con un ritmo sempre più veloce e vorticoso. Alla fine del carosello la gente applaudì fragorosamente.

Seguì una staffetta tra due squadre e poi un’altra ancora, sempre accompagnate dall’incitamento festante delle numerose persone presenti e i butteri dimostrarono come al solito grande prontezza nel muoversi.

Ci furono anche prove di abilità individuali e dimostrazioni di affinità e intesa tra buttero e cavallo. Gli applausi continuarono rumorosi alla fine di ogni dimostrazione e anche Leonardo fece una bella figura con una prova di agilità che consisteva nel muoversi velocemente evitando di far cadere degli ostacoli.

Seguì il gioco della rosa: due squadre, con al braccio appuntata una rosa di colore diverso, dovevano riuscire abilmente a sfilarla ai loro avversari difendendo al contempo strenuamente la propria, avrebbe vinto il gruppo che per primo fosse riuscito a sottrarre tutte le rose alla squadra rivale. Ne venne fuori una battaglia fatta di accelerazioni, scarti improvvisi e cambi di direzione che fecero divertire tutti. La squadra della rosa rossa vinse e Domenico, con un gesto romantico, donò la rosa della vittoria alla moglie che lo guardava da bordo campo ammirata.

La festa dei butteri durò circa un’ora e doveva terminare con il gioco della sedia.

Nove scranni vennero velocemente sistemati in un ampio cerchio nella parte interna del recinto: i dieci cavalieri partecipanti avrebbero dovuto girarvi attorno fino a quando il fattore non avesse dato un preciso segnale con il quale tutti i butteri sarebbero dovuti smontare da cavallo e prontamente mettersi seduti nella sedia più vicina. Chi rimaneva in piedi veniva eliminato ed una sedia era quindi tolta dal cerchio.

Di solito una bella ragazza veniva scelta come dama, una ragazza che avrebbe dovuto premiare il vincitore.

Prima che questo accadesse si videro la signora Costanza ed il signor Carlo ritornare sottobraccio verso la villa.

-Mi dispiace signor Carlo, la gotta comincia a darmi fastidio, se volete potete rimanere fino alla fine della festa, io mi siederò in salotto ad aspettarvi- fece lei dolorante.

La presenza di ospiti nelle ultime due settimane le aveva dato motivo di trascurare la sua abituale dieta e ora ne sentiva tutti gli effetti.

-No signora Costanza, insisto nell’accompagnarvi, scambieremo qualche parola in salotto bevendo un buon liquore…Venite, appoggiatevi a me- fece lui premuroso.

Anna si stava alzando per seguirli ma Lodovico la trattenne:

-Non andate via Anna, tra poco la festa sarà finita e rientreremo insieme…- le disse.

-Sì… come volete- avrebbe preferito rientrare ma lo accontentò.

-Signorina Anna, venite a fare la dama del gioco della sedia? E’ quello che conclude la festa e sarebbe per noi un onore la vostra partecipazione…- le chiese Fiore.

-No, non credo sia una buona idea…- Anna non voleva andare,

anche perché non sapeva cosa dovesse fare precisamente.

Tutti la incitavano ad alzarsi e alla fine accettò per quieto vivere. Si avvicinò all’ingresso della staccionata e da lì presenziò al gioco.

-La ragazza che ci fa l’onore di essere la dama di questo ultimo gioco è la signorina Anna…- fece Fiore a gran voce, e aggiunse:

-… è lei che darà un bacio al vincitore!-

Il sangue di Anna si gelò per un istante, se lo avesse saputo non avrebbe mai accettato quel ruolo ed in cuor suo pregò che Leonardo non vincesse.

-Ragazzi… spero vorrete favorirmi nel gioco- disse divertito Leonardo ai suoi amici.

-Non ci pensiamo per niente…- gli risposero Cesare e Domenico.

-Ti daremo battaglia, così tirerai fuori il meglio di te…- Cesare, dispettoso, gli fece l’occhiolino.

Lodovico si irritò per il trambusto provocato dall’arrivo in campo di Anna, non lo reputò opportuno ed un forte senso di gelosia lo colse nel vedere Leonardo felice e motivato nel gioco.

Gli venne un’idea, si avvicinò a Fiore e gli disse qualcosa nell’orecchio per meglio farsi sentire nella confusione del momento.

Il viso di Fiore espresse sorpresa e si diresse da Aurelio che sembrò dare a fatica il suo consenso. Il fattore raggiunse Cesare e gli chiese di cedere il suo cavallo al signor Lodovico: avrebbe giocato lui al suo posto.

   
 
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