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Autore: Bored94    23/11/2020    0 recensioni
[Gin-centric] [Tematiche delicate]
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Dopo la fine della guerra contro gli Amanto, Gintoki Sakata è riuscito a rifarsi una vita e a trovare dei nuovi compagni, una nuova famiglia. Cosa succederebbe se anche questa gli venisse improvvisamente strappata via? Come reagirebbe se pensasse di aver perso tutto?
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gintoki Sakata, Kagura, Shinpachi Shimura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 1

Shinpachi lo chiamò per la terza volta, le mani sui fianchi e l'espressione fintamente arrabbiata. «Gin-san, muoviti. Avevi promesso.»

«Io non ricordo di aver promesso proprio nulla» rispose con espressione angelica l'uomo. «Non so di cosa tu stia parlando, Shinpachi.»

«Ah no?» il ragazzino fece un sorrisetto malevolo. «Kagura-chan, pensaci tu.»

La ragazzina cinese si lanciò verso Gintoki con una risata maniacale e lo trascinò di peso verso l'acqua, mentre Shinpachi gli rinfrescava la memoria. «Avevi detto che dopo la missione avremmo approfittato della gentilezza della padrona dell'albergo e ci saremmo concessi una vacanza al mare. Vacanza durante la quale tu avresti dovuto imparare a nuotare.»

«Oh andiamo, Shinpachi. Lo avrò detto così per dire, sarò stato ubriaco. Anzi ero sicuramente ubriaco, guarda. Perché non lasciamo stare, eh? Voi ragazzini sguazzate pure, mentre io- NO, KAGURA, FERMA. NON HO IL SALVAGENTE, KA-» non fece in tempo a terminare la sua supplica che la giovane yato lo lasciò cadere a peso morto, facendolo finire completamente sott'acqua.

«Sei forse impazzita? Stavi cercando di affogarmi?» sbraitò rispuntando in superficie. Shinpachi roteò gli occhi. «Non esagerare, hai detto che un po' riesci a nuotare, anche se male, e poi qui tocca anche Kagura.»

«Ehi! Quattrocchi, stai forse dicendo che sono bassa?» protestò lei.

Gintoki cercò di approfittare del battibecco tra i due per svignarsela, ma loro se ne accorsero e, senza smettere di bisticciare, lo afferrarono ognuno per un braccio e lo trascinarono di nuovo sott'acqua.

Dopo qualche altro tentativo di fuga mal riuscito, il potente samurai, il Demone Bianco, Shiroyasha dei Quattro Re Celesti, la leggenda che aveva combattuto nella guerra contro gli Amanto, dovette soccombere alle insistenze dei due adolescenti e starsene a mollo, cercando di seguire le istruzioni di un anche troppo divertito Shinpachi ed evitare i tuffi a bomba di Kagura che minacciavano di mandarlo a fondo.

Lo lasciarono libero solo dopo un paio di ore e Gin si accasciò sull'asciugamano, sfinito. Quei due mocciosi erano capaci di prosciugarlo di tutte le sue energie. Che razza di terremoti. Continuò ad osservarli mentre si schizzavano e correvano sulla spiaggia, forse avrebbero potuto fare cose del genere un po' più spesso, sembravano divertirsi e non era male cambiare aria ogni tanto.

Kagura e Shinpachi si accorsero di essere osservati e corsero verso Gintoki, per poi buttarsi sull'asciugamano a loro volta.

«Perché sorridi? A cosa stavi pensando?»

Gin scosse la testa. «Niente di che. È una bella giornata, vero?»

 

Passarono qualche altra ora in spiaggia, durante la quale i due ragazzi riuscirono a trascinare Gintoki in una battaglia di gavettoni. Di nuovo asciutti, raccolsero le loro cose e si diressero verso l'albergo. Fu allora che si resero conto che qualcosa non andava, potevano vedere una colonna di fumo alzarsi dalla direzione della loro destinazione ed era troppo per provenire dal falò di una qualche festa. Avvicinandosi si resero conto della situazione: l'edificio era completamente in fiamme. Iniziarono a correre, ma la strada gli venne sbarrata da un uomo che avevano scorto anche nei giorni passati in albergo. Shinpachi ricordò che per qualche motivo gli aveva fatto da subito una cattiva impressione, non gli era piaciuto affatto. Con la coda dell'occhio, si accorse del cenno di Gintoki, afferrò Kagura e insieme corsero verso l'albergo per aiutare gli altri ospiti. Alle loro spalle, sentirono che Gin e il suo avversario avevano iniziato a duellare.

 

Durante il duello Gintoki aveva cercato di trattenersi, non gli interessava uccidere quel tizio, voleva solo che lo lasciasse passare. Quando finalmente era riuscito a tramortirlo, si era girato di nuovo verso l'albergo e aveva potuto vedere che le fiamme avevano preso il sopravvento.

Iniziò a scandagliare i d'intorni con lo sguardo.

Non vedeva Shinpachi e Kagura da nessuna parte.

Un orribile presentimento iniziò a farsi spazio nella sua mente. Stava per mettersi a correre e a chiamarli, quando sentì un dolore improvviso alla gamba: il suo avversario si era ripreso e senza alzarsi da terra lo aveva colpito di taglio all'altezza della coscia. Gin si era girato giusto in tempo per vedere il ronin caricare, aveva scartato di lato e avevano ripreso a combattere.

Il samurai dai capelli d'argento iniziò ad incalzare l'avversario che per la prima volta dopo anni ebbe paura. L'uomo che aveva davanti era molto diverso da quello contro cui aveva combattuto poco prima: l'uomo di prima aveva cercato di liberarsi per poter proseguire la sua corsa, aveva un altro obiettivo, non gli importava di combattere; l'uomo che si trovava davanti in quel momento emanava una gelida furia, il ronin sentiva di non rappresentare altro che un fastidioso ostacolo per lui, qualcosa che andava schiacciato perché si era frapposto fra lui e il suo obiettivo. L'unica cosa che vide prima di morire fu il bagliore delle fiamme riflettersi in modo sinistro negli occhi dell'avversario.

 

Gintoki tornò in sé e osservò il cadavere riverso ai suoi piedi. Scosse la testa e tornò a rivolgere la propria attenzione all'edificio dilaniato dal fuoco, le fiamme erano state quasi estinte, ma non riusciva ancora a vedere i suoi compagni.

Si avvicinò al capannello di persone traumatizzate che erano scampate all'incendio e iniziò a passarle in rassegna con lo sguardo una ad una, mentre lo stesso presentimento di poco prima iniziava a farsi strada strisciante dentro di lui.

«Dove sono?» chiese a bruciapelo alla proprietaria dell'albergo. Lei gli rivolse uno sguardo confuso, dopo un attimo sembrò riconoscerlo e capì chi stava cercando. Gin vide gli occhi della donna riempirsi di orrore e tristezza. Non li aveva visti uscire. Pensava fossero dietro di loro, ma non li aveva visti in mezzo agli altri ospiti fuggiti dall'albergo.

Il samurai si sentì mancare la terra sotto i piedi, lasciò andare la donna e si diresse a passo spedito verso il rudere.

Doveva trovarli.

Forse erano in trappola.

Doveva tirarli fuori da lì.

Loro non potevano...

Qualcuno lo afferrò per un braccio e cercò di fermarlo. L'uomo dai capelli d'argento nemmeno se ne accorse e continuò imperterrito ad avanzare.

Si aggiunsero altre persone, tutte cercavano di fermarlo, cercavano di fargli capire che entrare nell'albergo in quel momento sarebbe stato un suicidio: la struttura era instabile e sarebbe potuto crollare da un momento all'altro. Lo sguardo che Gintoki gli rivolse era così pieno di rabbia e di disperazione che i presenti si trovarono loro malgrado a fare un passo indietro. Si allontanò da loro a tutta velocità ed entrò nell'edificio.

 

***

La signora Otose si trovò a passare una mano tra i capelli argentati dell'uomo. Quando era ricomparso da solo quella mattina e si era diretto nell'appartamento senza proferire parola, si era sentita crollare il mondo addosso. Cosa era mai potuto succedere? Erano solo andati in vacanza qualche giorno. Da quello che le avevano raccontato, l'incarico che era stato loro affidato era molto semplice: i proprietari di un albergo fuori Edo avevano sentito parlare della Yorozuya da un'amica di Otose e li avevano ingaggiati per proteggere la figlia dalle avance di uno stupido bamboccio arricchito. Spaventarlo un po' avrebbe dovuto essere sufficiente per risolvere la situazione, dopo si sarebbero potuti godere una vacanza praticamente gratis. L'idea aveva elettrizzato i ragazzini, che avevano iniziato a fare programmi e piani su piani. Era da secoli che non andavano al mare e la loro eccitazione era palpabile. Gin aveva messo su un'espressione scocciata, lamentandosi del rumore che stavano facendo e minacciandoli di lasciarli a casa, ma Otose poteva vedere chiaramente il sorrisetto divertito che nascondeva ai due ragazzini, completamente incuranti delle sue minacce.

Adesso erano circondati dal silenzio.

Aveva raggiunto Gintoki pochi minuti dopo che era arrivato e lo aveva trovato steso sul divano, un braccio a coprire il viso. Si era seduta accanto alla sua testa ed era rimasta in silenzio. Fu Gintoki stesso a decidersi a parlare e le spiegò ciò che era accaduto con frasi brevi e sintetiche: nell'albergo non aveva trovato altro che qualche corpo reso irriconoscibile dal fuoco. Aveva continuato a cercare, rifiutando di accettare che Shinpachi e Kagura se ne fossero andati così, poi aveva trovato l'ombrello di Kagura, o quello che ne restava, accanto ai cadaveri di due persone. O quello che ne restava.

Otose non fece domande.

Era consapevole dello sforzo che il samurai aveva appena fatto per raccontarle quelle cose, insistere ulteriormente non sarebbe servito a nulla. Anche lei, dopotutto, era sconvolta dallo scoprire che non avrebbe più rivisto quelle due pesti, ma cercò di essere stoica: non era di se stessa che era preoccupata in quel momento.

Era stato allora che aveva iniziato a passare le mani tra i capelli del samurai, cercando di fornire una forma di silenzioso conforto che sapeva non sarebbe mai stata sufficiente. Lo vide irrigidirsi per un attimo, per poi rilassarsi e lasciarla fare. Otose poté scorgere le lacrime dell'uomo nonostante il braccio portato al viso. Fece finta di nulla. Non era nemmeno sicura di cosa avrebbe potuto fare, quel ragazzo orgoglioso e testardo ne aveva già passate talmente tante nei suoi trent'anni di vita, che si era trovata a sperare che finalmente avesse trovato un po' di pace. Quelle due pesti sembravano essere riuscite a fare breccia e Gin le era sembrato molto più felice... adesso anche loro gli erano stati portati via.

***
 

«Gintoki! Apri questa porta! Sono più di due settimane ormai che non fai altro che poltrire. Vieni fuori di lì!»

La vecchia era tornata alla carica. All'inizio lo aveva lasciato in pace, capendo che l'uomo aveva bisogno di elaborare a modo suo ciò che era accaduto. Dopo la prima settimana, non vedendolo reagire, aveva cercato di convincerlo a uscire prima provando a parlargli, poi proponendogli incarichi da svolgere come tuttofare e infine aveva iniziato a urlare pretendendo di ricevere il pagamento per l'affitto.

La porta di Gintoki non si era mai aperta.

Era seguito qualche altro giorno di pace in cui Otose si era limitata a lasciargli del cibo davanti alla porta tre volte al giorno, dopo aver bussato per segnalare la propria presenza. Gin era abbastanza sicuro che non fosse davvero la vecchia a portargli da mangiare tutti i giorni, ma che avesse istruito Tama per assicurarsi che almeno mangiasse.

Quando i piatti erano tornati indietro intonsi per ben tre giorni di fila, Otose aveva deciso che non aveva intenzione di tollerare oltre ed era di nuovo andata ad urlare davanti alla sua porta.

Gintoki stava facendo del suo meglio per ignorarla.

«Gin» il tono di Otose era cambiato improvvisamente. «Capisco ciò che provi. Anche a me mancano quei due ragazzi, ma non è morendo di fame che li riporterai indietro. Ascolta...»

L'uomo si alzò di scatto, afferrò il bokuto e si diresse verso la porta.

Non voleva ascoltare.

Non voleva ascoltare, non voleva parlare, non voleva pensare.

Doveva uscire da quell'appartamento soffocante.

Aprì la porta di scatto, trovandosi davanti lo sguardo stupito della sua padrona di casa.

«Esco. Puoi smettere di preoccuparti, vecchia. Trovati qualcos'altro da fare» non la guardò in faccia, si limitò a chiudersi la porta alle spalle e a precipitarsi giù per le scale.

Doveva allontanarsi da lì.

 

Non avrebbe saputo dire per quanto tempo avesse camminato, si era mosso quasi per inerzia, affidandosi alla necessità di allontanarsi da tutti. Si fermò soltanto quando trovò la bancarella di un ambulante, forse avrebbe potuto bere qualcosa.

 

***

La testa sembrava esplodergli. Si passò una mano tra i capelli e iniziò a massaggiarsi una tempia. Cos'era successo?

Si ricordava di essere uscito di casa e di essersi fermato a un chiosco. Ricordava anche di aver bevuto più sakè del dovuto e che qualcuno lo aveva riaccompagnato a casa, ma non riusciva proprio a ricordare chi. Si mise a sedere e si guardò attorno, accanto al futon c'era un vassoio con la colazione. Chiunque lo avesse riportato a casa, doveva essere passato dalla signora Otose per spiegarle cosa fosse successo, per questo questa volta Tama era arrivata fino in camera sua.

Aveva l'impressione che se si fosse rifiutato di mangiare di nuovo, la cameriera robot avrebbe ricevuto l'ordine di nutrirlo a forza, usando un imbuto se necessario. Sospirò e afferrò la ciotola con la zuppa di miso, terminata la zuppa e il riso, provò ad alzarsi, barcollò fino alla porta di ingresso e lasciò il vassoio all'esterno. Tama sarebbe sicuramente tornata a prenderlo. Ci ripensò e si infilò in bocca un tamagoyaki prima di richiudere la porta e dirigersi verso il salotto.

Si lasciò cadere sul divano e iniziò a sfogliare Jump, ma si addormentò dopo qualche pagina.

 

Al suo risveglio, Gintoki non riuscì subito a capire che momento della giornata fosse. Diede un'occhiata fuori dalla finestra, che fosse mezzogiorno? Pomeriggio forse?

Buttò un'occhiata all'orologio e si accorse che era passata da poco l'ora di pranzo, il nuovo vassoio lasciato da Tama era ancora davanti alla porta.

Finì il riso al curry e diede da mangiare a Sadaharu, che si limitò a guardare la ciotola. Il cane sembrava irrequieto. Nelle ultime due settimane era stata sempre Otose tramite Tama o Catherine a occuparsi del gigantesco animale. Aveva continuato a fare le sue solite passeggiate e a mangiare regolarmente, ma più di una volta Gin lo aveva sorpreso ad annusare dentro all'armadio alla ricerca di Kagura o sdraiato davanti alla porta in attesa che la sua padrona tornasse.

L'uomo dai capelli argentati andò a recuperare il guinzaglio. Non ne poteva più di starsene sdraiato in quell'appartamento, una passeggiata avrebbe fatto bene a entrambi.

***
 

Le passeggiate con Sadaharu diventarono un'abitudine, o quasi. Nei giorni in cui si sentiva meglio, Gintoki si sforzava di occuparsi del grosso cane bianco, passare dal bar della signora Otose o al parco per parlare con Hasegawa. Non aveva ancora rivisto Otae, ma immaginava che anche lei stesse cercando di reagire come possibile alla perdita del fratello. Anche lei dopotutto era rimasta sola. A volte gli era sembrato di intravederla per le strade di Kabuki-chō, diretta al lavoro, ma non aveva avuto ancora il coraggio di avvicinarsi a lei, se Shinpachi era morto era colpa sua.

Era lui che aveva fallito nel proteggerlo.

Non si sarebbe meravigliato se lei l'avesse odiato. Sicuramente non voleva avere nulla a che fare con lui.

 

Poi c'erano i giorni in cui qualsiasi gesto gli sembrava richiedere troppa energia, che fosse lavarsi, mangiare o portare a spasso Sadaharu, in quei giorni uscire dal futon gli sembrava una missione impossibile. Così se ne restava sdraiato sotto le coperte a dormire o a fissare apaticamente il muro, disgustato da se stesso.

***
 

La scuola stava andando a fuoco. La sua casa stava andando a fuoco. Le fiamme divoravano l'edificio, tingendo il cielo di inquietanti sfumature arancio. Stava perdendo tutto. Si trovò a urlare e piangere, sdraiato al suolo, impotente, mentre la scuola scompariva sotto i suoi occhi e veniva sostituita da un albergo, anch'esso in fiamme. L'albergo si stava riducendo lentamente in cenere. La puzza di legna bruciata si mescolava a quella dei corpi delle persone che non erano riuscite a sfuggire al disastro. Gin cercò di muoversi, ma il suo corpo sembrava pesare una tonnellata. Perché non riusciva a muoversi? Doveva tirare fuori Kagura e Shinpachi prima che fosse troppo tardi.

Non poté fare a meno di urlare tutta la sua frustrazione, mentre il calore delle fiamme e quell'odore infernale lo investivano in pieno.

 

Il samurai si svegliò di soprassalto e si sedette di scatto, il battito accelerato e il sudore che gli colava dalla fronte. Il movimento brusco risvegliò fitte di dolore lungo tutto il suo corpo e si portò le mani al visto mentre la testa gli pulsava.

Era la quinta volta di seguito che faceva quel sogno.

Quando il suo respiro si fu di nuovo regolarizzato, Gintoki sollevò la maglia del pigiama per osservare i lividi che si era procurato la sera prima. In quei giorni aveva continuato a giocare d'azzardo e a bere per provare a cancellare quell'incubo dalla sua mente, almeno per qualche ora. Non ricordava bene cosa fosse successo, ma sapeva che aveva fatto a botte con qualcuno la sera prima.

Aveva provocato qualcuno?

O qualcuno aveva provocato lui?

O era per i soldi di una scommessa?

Non riusciva davvero a ricordare, ma sapeva che in quel momento era stato veramente liberatorio poter sfogare la propria rabbia e frustrazione su qualcun altro. Quell'incubo lo stava facendo impazzire, sembrava volergli ricordare il suo fallimento.

Non era riuscito a proteggere nessuno. Che razza di samurai era?

Aveva perso la propria famiglia già una volta e adesso l'aveva persa di nuovo. La sua debolezza era una vergogna.

L'immagine dell'incendio tornò a fare capolino nella sua mente e venne scosso da un conato di vomito, mentre l'odore di carne bruciata usciva dall'incubo per travolgerlo. Si diresse rapidamente verso il bagno e vomitò quel poco che gli era rimasto nello stomaco.

***
 

Si era addormentato sul divano con una copia di Jump appoggiata sulla faccia. Sadaharu lo stava fissando triste da un angolo della stanza. Il grosso cane peloso sembrava non avere ancora capito che la sua padrona non sarebbe tornata, nonostante fossero passate settimane.

O forse l'aveva capito, ma non riusciva a farsene una ragione.

Chissà cosa passava per la testa di quel cane.

Gin si mise seduto, svuotò la bottiglia di sakè che aveva lasciato sul tavolo prima di addormentarsi e uscì di nuovo, determinato a vagare per la città abbastanza a lungo da essere così stanco da sprofondare in un sonno senza sogni.














Note:
Gli headcanon presenti in questa fanfiction sono condivisi con Quasar93 e Magnetic_Ginger, quindi se avete letto (o leggerete, molte sono in wip) più fanfiction nostre e trovate delle somiglianze è normale, siamo d'accordo per riempire a turno i vari missing moments (ci conosciamo irl, quindi nessun plagio all'orizzonte).


Mentre la timeline su cui ci basiamo, ricavata dai riferimenti canon e adattata un pochino è questa (basata sull'età di Gintoki):
- 8 anni Gintoki viene trovato da Shoyo
- 10/11 anni Takasugi e Katsura arrivano alla Shoka Sonjuku
- 16/17 anni Shoyo viene catturato e i ragazzi entrano in guerra
- 21 anni morte di Shoyo, i joi4 si separano, Gintoki si consegna agli Hitotsubashi
- 22 anni Gintoki si stabilisce a Kabuki-cho
- 27 anni incontro con Shinpachi e Kagura
- 30 anni guerra contro l'esercito della liberazione
- 32 anni arco dei due anni dopo
- 34 anni epilogo del manga

  
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