Capitolo
3: Toronto, lunedì 27 aprile 2026
Martino si infilò il camice, tentando di non
spiegazzare le
maniche della camicia blu che indossava.
Era il suo primo giorno ufficiale, e doveva fare
una buona
impressione.
Era parecchio nervoso: era la prima volta che
affrontava un
nuovo importante capitolo della sua vita da solo.
Il primo giorno di asilo, infatti, aveva
conosciuto
Giovanni, e da quel momento, ogni volta che aveva cambiato scuola, il
suo
migliore amico era stato al suo fianco.
Anche quando, in terza liceo, avevano rimescolato
le classi
per trasferirli alla sede del Kennedy.
Solo quando avevano iniziato l’università non
erano più
stati in classe insieme: lui aveva scelto medicina e chirurgia, mentre
Giovanni
aveva scelto lettere e filosofia, perché voleva diventare insegnante.
Nel frattempo, però, si era fatto un sacco di
amici, e,
anche se le uniche che avevano preso medicina erano state Sana ed Eva,
gli
capitava spesso di incontrarli in biblioteca.
Luchino aveva scelto conservazione e restauro dei
beni
culturali, lasciandoli tutti di stucco, perché non avevano idea del
lato
artistico dell’amico.
Silvia si era iscritta a scienze della nutrizione,
mentre
Federica a psicologia.
Eleonora si era iscritta allo stesso college di
Edoardo, a
New York, a legge, scegliendo di specializzarsi in crimini informatici
a sfondo
sessuale.
Elia non era andato all’università; si era
trasferito a casa
di Filippo e aveva deciso di non continuare gli studi. Aveva trovato un
lavoro
come cameriere in una pizzeria, ma non era ancora certo di cosa volesse
fare
nella sua vita (a parte Filippo, diceva sempre, scherzando); fu quando
il
locale dove lavorava prese fuoco che ricevette l’illuminazione. Fece il
concorso per vigile del fuoco e lo passò al primo tentativo, con somma
gioia di
Filo; al quale, in un primo momento, non vennero in mente tutti i
rischi del
nuovo mestiere del suo ragazzo, ma solo i lati positivi, che vertevano
tutti su
nuovi giochi di ruolo in camera da letto.
Eva, dopo aver iniziato con Marti e Sana medicina
e chirurgia,
aveva cambiato corso, scegliendo odontoiatria.
Lui e Sana, invece avevano continuato con
medicina, e si
erano laureati da qualche mese.
In realtà, la ragazza si era laureata solo tre
settimane
prima: originariamente avrebbe dovuto discutere la tesi due giorni dopo
di lui,
ma aveva dovuto rimandare per lo stesso motivo per cui i festeggiamenti
per
Marti erano stati bruscamente interrotti: le si erano rotte le acque.
Sana, infatti, era stata l’unica del loro gruppo a
sposarsi;
l’anno precedente lei e Malik avevano deciso di fare il grande passo, e
qualche
mese dopo Sana si era trovata del tutto inaspettatamente incinta.
Rami aveva minacciato più o meno scherzosamente
l’amico (e
socio, visto che lui, Malik e Driss avevano aperto un ristorante
insieme) di
ucciderlo per aver osato mettere incinta la sua sorellina, salvo poi
decidere
che, in quella maniera, il giovane cuoco se la sarebbe cavata troppo
facilmente: aveva quindi alleviato la sentenza, optando per
l’evirazione. I
propositi omicidi erano stati dimenticati appena aveva visto
l’ecografia di
Sana, che aveva scoperto di aspettare due gemelli, e lo zio-to-be aveva
iniziato a sventolare il fotogramma sotto il naso di tutti, ciarlando
allegramente di quanto i due piccoli fossero la copia sputata del loro
“fantastico zietto Rami”, e chiedendo alla sorella praticamente ogni
giorno
quanto mancasse al parto, esasperando la povera ragazza.
E a quanto pareva, anche i due piccoli ne avevano
avuto abbastanza,
quindi avevano deciso di nascere con largo anticipo.
Ecco, quello era stato il giorno più importante
della vita
di Martino. Non perché si era laureato, ma per via della nascita dei
suoi
nipoti.
Dopo ben nove ore di travaglio, durante il quale
lui e i
suoi amici erano rimasti nella sala d’attesa vestiti di tutto punto,
perché
provenienti dalla sua laurea, Malik era riemerso dalla sala parto con
un’espressione di gioia pura dipinta in volto, e con un fagottino per
braccio.
Il sesso dei gemelli stata una sorpresa per tutti,
tranne che
per i due neogenitori e Marti, che lo aveva intuito dalle ecografie:
erano un
maschio e una femmina, Saleem e Maryam.
Per una mezz’oretta buona i piccoli avevano fatto
il giro
della stanza, finendo in braccio un po’ a tutti.
Rami aveva tentato di appropriarsi di entrambi i
gemelli
contemporaneamente, ma si era dovuto scontrare con Filippo, che aveva
avviluppato Maryam per un quarto d’ora buono, perché era stato colto da
un
grave caso di voglia di paternità improvvisa e stava cercando di
convincere
Elia a considerare l’idea di avere un bambino.
Tutti erano di buon umore, tanto che alla fine una
delle
infermiere aveva dovuto cacciarli per via del rumore che stavano
facendo.
Ma Marti, nonostante fosse incredibilmente felice
per la sua
amica, aveva sentito per tutta la sera (anzi, per tutta la giornata)
una strana
sensazione di mancanza; come se ci fosse stato qualcosa che non andava.
Fu solo alle tre, quando fu in macchina con Luai,
diretti
all’appartamento che condividevano dopo essere andati in giro per
locali a fare
baldoria per festeggiare, che capì cos’era.
<< Si sentiva la sua mancanza >> aveva
detto
l’amico, al posto di guida: << Lui li avrebbe adorati. >>
Quella semplice constatazione lo aveva colpito
come uno
schiaffo.
Non serviva chiedere a chi si riferisse, lo sapeva
da solo.
Niccolò.
Ecco, chi mancava.
Fino a qualche anno prima, si era sempre
immaginato la sua
laurea con Nico al suo fianco, orgoglioso di lui.
E poi lui adorava i bambini; sarebbe stato così
felice di
conoscere Maryam e Saleem.
Ecco cosa mancava.
Nico che si alzava e correva in contro a Malik
appena uscito
dalla sala parto con i bambini in braccio, come avevano fatto Rami,
Driss e
Luai.
Nico che rispondeva a Sana “Ma va’ che sei
bellissima!”
quando questa aveva detto di essere un disastro (come se dopo
diciassette ore
di travaglio non fosse perfettamente normali essere stravolti).
Nico che bisticciava con Luai per tenere in
braccio uno dei
gemelli, o prendeva in giro Rami per essersi commosso quando Sana gli
aveva
passato Saleem dicendogli “vai dallo zio, così gli fai vedere che sei
uguale a
lui da piccolo!”.
Nico che lo guardava come Filo aveva guardato
Elia, o come
Eva aveva guardato Gio, o Luchino Silvia: con lo sguardo che diceva
“perché i
prossimi non possiamo essere noi?”
Mancava Nico.
Dopo tre anni, nessuno aveva idea di che fine
avesse fatto.
Dopo quel 25 febbraio, il ragazzo sembrava
scomparso dalla
faccia della terra.
Insieme ad Anna e Marco, i genitori di Nico,
avevano deciso
fin da subito di fare denuncia di scomparsa, temendo che il ragazzo, in
preda a
qualche crisi, fosse scappato.
La polizia, però aveva detto loro di dover
aspettare almeno
quarantotto ore, e che, in ogni caso, aveva tutta l’aria di un
allontanamento
volontario.
Quando poi le forze dell’ordine si erano convinti
ad
investigare, viste anche le spinte del terapeuta di Nico, tutte le
possibili
piste si erano raffreddate. Nessuno ricordava di aver visto Nico, le
registrazioni delle stazioni della metro e dei treni erano state
sovrascritte e
non risultavano voli prenotati da o per Niccolò Fares.
Risultato: a tre anni di distanza, Niccolò Fares
risultava
ancora scomparso, ma nessun’agente delle forze dell’ordine lo cercava
più.
Nonostante lo psicologo avesse testimoniato
dicendo che,
negli ultimi tempi, il ragazzo aveva saltato gli appuntamenti e non
aveva
neanche richiesto la ricetta per i farmaci, della quale aveva di sicuro
bisogno;
e che quindi c’era un’alta possibilità che fosse in preda a una crisi
psicotica
quando aveva deciso di andarsene, il fascicolo venne chiuso nel giro di
un anno
dalla sua scomparsa.
E Martino che aveva fatto, in quell’anno?
Dopo le prime settimane passate a girare per tutta
Roma e
dintorni a cercare Nico, spesso insieme ai suoi amici o a Marco, era
dovuto
tornare alla sua vita.
I genitori di Nico, che ormai lo consideravano
come un
secondo figlio, gli avevano detto che doveva continuare con i suoi
studi, e che
continuare a cercarlo nei rifugi dei senzatetto non sarebbe servito a
niente,
che ci avrebbero pensato le autorità.
E lui aveva sperato che avessero ragione.
Ma dopo mesi, anche se non voleva ammetterlo
nemmeno a sé
stesso, aveva perso ogni speranza di ritrovarlo.
Se dopo tutto quel tempo non era saltato fuori le
cose erano
due: o non voleva farsi trovare, oppure non c’era più niente di vivo da
ritrovare.
Ovviamente pensarlo morto non lo avrebbe aiutato,
e quindi
preferiva pensarlo lì fuori da qualche parte, a rifarsi una vita.
Quindi aveva ripreso in mano la lettera e l’aveva
riletta.
Così era arrivata la rabbia.
Perché leggendola la prima volta aveva pensato a
una crisi;
ma ora, dopo mesi passati a cercarlo, dopo aver appurato che sembrava
non voler
essere trovato… l’aveva letta con un’ottica diversa.
E tutti i pezzi avevano combaciato: la distanza e
la
freddezza dell’ultimo periodo, la scomparsa improvvisa, l’incapacità di
affrontarlo.
Aveva trovato un altro.
O un’altra.
Era un pensiero orribile, che lo aveva devastato.
Se non lo amava più, perché non dirglielo e basta?
Perché sparire?
Sarebbe stato malissimo, sì; ma se ne sarebbe
fatto una
ragione.
Ma così…come poteva dirgli che sarebbe stato meno
doloroso
in quella maniera?
Lo aveva lasciato dall’oggi al domani, senza una
vera
spiegazione.
Bugiardo, codardo, traditore.
Lo aveva tradito con qualcun altro e non aveva
neanche avuto
il coraggio di guardarlo in faccia! Gli aveva propinato un sacco di
bugie
tramite una lettera.
“Ti amo, e voglio solo il meglio per te”
“Perché ti amo più di ogni cosa al mondo”
“Ti amo”
Tutte bugie! Una dietro l’altra! Da quando voleva
lasciarlo?
Da quando i suoi “ti amo” non avevano più lo stesso significato di
quelli di
Marti?
Una sera, stufo di sentirsi uno schifo, stufo di
rimanere in
casa a commiserarsi, stufo e basta, si era vestito ed era uscito.
Come anni prima aveva vagato senza meta, fino a
quando era
arrivato lì, dove l’accettazione di sé stesso era iniziata.
Alla gay street.
I cocktail giravano, c’era musica, c’erano ragazzi
che
ballavano, che limonavano, che si strusciavano l’uno contro l’altro.
Aveva preso da bere e si era messo a ballare con
un ragazzo
con i capelli tinti di blu. Più che ballare gli si spalmò addosso, ma
al tipo
non sembrava importare.
La mattina dopo si svegliò nel letto del tipo coi
capelli
blu, completamente nudo.
Sapeva di averci fatto sesso, la sera prima non
aveva bevuto
così tanto da non essere più in sé.
Aveva scelto di farlo.
Voleva sfogarsi, voleva sapere com’era farlo con
qualcuno
che non fosse Nico, che fino ad allora era stato il suo primo ed unico.
Da quella serata in poi, chiunque conoscesse
Martino pensò
che il ragazzo fosse riuscito a ritrovare un equilibrio dopo la
scomparsa di
Niccolò. Quello che non sapevano era che, se di giorno era tornato ad
essere il
brillante studente, di notte aveva iniziato ad andare in giro per i
locali gay
cercare un ragazzo, ogni volta diverso, da portarsi a letto.
Sapeva che non era il modo più sano di gestire la
faccenda,
ma sul momento non gli importava più di tanto.
Fare sesso con quegli sconosciuti lo aiutava a
gestire le
sue emozioni, a dimenticare per qualche ora che l’uomo a cui aveva
donato il
suo cuore lo aveva abbandonato, probabilmente dopo averlo tradito.
Si sentiva uno stupido: mentre Nico aveva trovato
un altro e
stava raccogliendo il coraggio di lasciarlo, Marti si era illuso, si
era
convinto che loro due fossero fatti per durare.
E aveva preso la grande decisione.
Mentre erano a Londra, Marti aveva visto l’anello
perfetto
per Nico.
I matrimoni gay in Italia non erano ancora del
tutto legali,
figuriamoci accettati, ma a lui non importava.
Avrebbero trovato il modo; potevano andare a
sposarsi in qualche
altro stato.
Potevano fare un viaggio in qualche nazione dove i
matrimoni
gay erano legali, sposarsi all’insaputa di tutti per poi tornare e
lasciare
tutti di stucco: sorpresa!
Magari a Las Vegas.
Come Joe Jonas e Sophie Turner.
(Per la cronaca, lo sapeva perché gli era capitato
di
leggerlo per caso sulle notizie online, non perché da piccolo avesse
una cotta
per Joe e ancora oggi lo seguiva, figurarsi!)
Insomma, aveva comprato l’anello.
Inizialmente aveva pensato di fargli la proposta
per il suo
compleanno, ma poi aveva pensato che sarebbe stato molto più scenico
chiederglielo il giorno della sua laurea. E poco importava che
mancassero
ancora tre anni! Marti era certo che lui e Nico sarebbero stati
ancora
insieme, per quel momento.
E invece, solo tre mesi dopo, Martino era tornato
a vivere
da sua madre.
Marco ed Anna non avrebbero avuto problemi a
lasciarlo
vivere in quella che era diventata casa sua e di Nico, ma lui non
poteva più
stare lì. Ogni cosa gli ricordava che lui era sparito.
Neanche stare nella sua vecchia camera era il
massimo: prima
di trasferirsi lui e Nico usavano spesso la sua stanza per fare sesso:
a casa
di Nico era più probabile che entrasse qualcuno e li beccasse; mentre
Rachele,
sua madre, l’unica altra abitante della casa, aveva degli orari fissi.
Un paio
di volte aveva rischiato di beccarli; ma aveva preferito fare
dietrofront ed
andare a prendersi un caffè al bar all’angolo, lasciandoli finire con
calma e
non commentando una volta tornata.
In più, sua madre stava iniziando a notare la sua
routine
notturna: passava più notti fuori di quelle che passava a casa, e
rientrava
sempre alle prime luci dell’alba completamente stravolto e brillo.
Non voleva che si preoccupasse per lui.
Quindi, quando Luai gli aveva raccontato di voler
andare a
vivere per conto suo perché voleva dire la verità ai suoi, e sapeva che
lo
avrebbero sbattuto fuori di casa; ma di non potersi permettere nulla di
decente, Marti gli aveva subito proposto di cercare qualcosa insieme.
E così erano diventati coinquilini.
Era stato un bel periodo: tra Just Eat, pessime
sitcom,
battibecchi su chi doveva pulire cosa e boxer lignei a causa
dell’inesperienza
di Luai con le lavatrici (si dimenticava sempre l’ammorbidente), si
erano
divertiti parecchio.
Luai faceva il programmatore, ma era stato
licenziato dal
suo ultimo impiego per dei tagli al budget, e quindi lavorava come
cameriere
allo “Skam”
il ristorante di Rami, Driss e Malik.
Nonostante il fatto che la sera lavorasse,
comunque, il suo
coinquilino aveva iniziato a notare le uscite notturne di Marti.
Per quasi sei mesi si era limitato ad osservare,
senza dire
niente.
Martino sapeva che Luai aveva capito che andava in
giro a
fare sesso con sconosciuti, ma fintantoché l’altro non diceva niente,
non si
era preoccupato.
Poi però aveva iniziato a perdere il controllo.
Beveva sempre di più. A volte si svegliava nel
letto di
persone che non ricordava di aver rimorchiato.
In più di un’occasione doveva aver assunto qualche
tipo di
droga.
Aveva quasi smesso di frequentare i corsi, e
quelle rare
volte che andava a lezione non ricordava quasi niente.
Luai, Filippo e Gio, avevano tentato di parlargli,
per
fargli capire che la cosa iniziava a diventare pericolosa.
Lui gli aveva urlato contro, dicendo loro che non
avevano
diritto di dire nulla sulla sua vita, e che dovevano farsi i cavoli
loro.
Gio aveva concluso il discorso dicendo: <<
Lasciate
stare, se non vuole capire, che continui a fare come gli pare. Forse ha
bisogno
di toccare il fondo per realizzare che non siamo qui per rompergli le
palle e
basta. >>
E infatti, di lì a qualche settimana lo aveva
toccato, il
fondo.
Era risultato positivo all’HIV.
Angolo di quella pazza ritardataria:
Lo so, lo so, avevo promesso che ci avrei messo meno ad aggiornare; ma non avevo fatto i conti con l'esame di Armeno: a furia di studiarne alfabeto e grammatica di base, non ricordavo più come si scriveva in alfabeto latino 😂!!
Sono seria, un giorno ho iniziato a scrivere la lista della spesa così: Ցօմպռառե: պանե, ֆօռմագգիօ, 1 լիտռօ դի լատտե․․․
Sprazzi di ordinaria follia a parte, che dite di:
- Elippo 😍!!!!
- Elia Vigile del Fuoco👨🚒 😏🤤!!
- Elippo!!!!
- Gio prof di lettere;👨🏫
- Eva dentista;🧛♀️
- Silvia nutrizionista;👩⚕️
- Elippo!!!!
- Federica psicologa (Fede is the new Spera);👩🎓️
- Luchino restauratore;👨🎨
- Eleonora lawyer;👩⚖️
- Rami, Driss e Malik gestori di un ristorante;👨🍳👨🍳👨🍳
- Sana medico e mamma;👨👩👧👦
- Ho già detto "Elippo!!!!"?
Martino ha avuto parecchi problemi a gestire la perdita di Niccolò, un po' mi è dispiaciuto renderlo così disperato e rancoroso, ma mi sembrava in linea col Martino pre Nico; solo che stavolta, al posto di fare del male (più o meno inconsciamente) alle persone attorno a lui, lo fa a sè stesso.
Piccola nota seria: non condivido il modo i cui il Martino di questa fanfiction ha gestito la faccenda; e invito a non imitarne in alcun modo il comportamento: se vi trovaste in difficoltà parletene a qualcuno, anche un professionista.
Il prossimo capitolo sarà ancora su Marti, e vedremo cos'altro è successo. L'ho già pronto, uscirà tra un paio di giorni, in modo da lasciarvi il tempo di farvi venire un po' di ansia.
Alla prossima!!😘😘