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Autore: Lucie_the_storyteller    24/11/2020    0 recensioni
Roma, 2022
Martino e Niccolò vivono insieme da ormai tre anni e sono più felici che mai.
Nico si è laureato e sta per iniziare il suo tirocinio per diventare insegnante di musica, mentre Martino frequenta il secondo anno di medicina.
La vita di Nico, però, viene sconvolta da una notizia inaspettata, che lo porterà ad abbandonare Roma, e soprattutto l’amore della sua vita.
Quattro anni e mezzo dopo, le loro strade si incrociano nuovamente.
Attenzione: Mpreg e tematiche delicate.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 3: Toronto, lunedì 27 aprile 2026

Martino si infilò il camice, tentando di non spiegazzare le maniche della camicia blu che indossava.

Era il suo primo giorno ufficiale, e doveva fare una buona impressione.

Era parecchio nervoso: era la prima volta che affrontava un nuovo importante capitolo della sua vita da solo.

Il primo giorno di asilo, infatti, aveva conosciuto Giovanni, e da quel momento, ogni volta che aveva cambiato scuola, il suo migliore amico era stato al suo fianco.

Anche quando, in terza liceo, avevano rimescolato le classi per trasferirli alla sede del Kennedy.

Solo quando avevano iniziato l’università non erano più stati in classe insieme: lui aveva scelto medicina e chirurgia, mentre Giovanni aveva scelto lettere e filosofia, perché voleva diventare insegnante.

Nel frattempo, però, si era fatto un sacco di amici, e, anche se le uniche che avevano preso medicina erano state Sana ed Eva, gli capitava spesso di incontrarli in biblioteca.

Luchino aveva scelto conservazione e restauro dei beni culturali, lasciandoli tutti di stucco, perché non avevano idea del lato artistico dell’amico.

Silvia si era iscritta a scienze della nutrizione, mentre Federica a psicologia.

Eleonora si era iscritta allo stesso college di Edoardo, a New York, a legge, scegliendo di specializzarsi in crimini informatici a sfondo sessuale.

Elia non era andato all’università; si era trasferito a casa di Filippo e aveva deciso di non continuare gli studi. Aveva trovato un lavoro come cameriere in una pizzeria, ma non era ancora certo di cosa volesse fare nella sua vita (a parte Filippo, diceva sempre, scherzando); fu quando il locale dove lavorava prese fuoco che ricevette l’illuminazione. Fece il concorso per vigile del fuoco e lo passò al primo tentativo, con somma gioia di Filo; al quale, in un primo momento, non vennero in mente tutti i rischi del nuovo mestiere del suo ragazzo, ma solo i lati positivi, che vertevano tutti su nuovi giochi di ruolo in camera da letto.

Eva, dopo aver iniziato con Marti e Sana medicina e chirurgia, aveva cambiato corso, scegliendo odontoiatria.

Lui e Sana, invece avevano continuato con medicina, e si erano laureati da qualche mese.

In realtà, la ragazza si era laureata solo tre settimane prima: originariamente avrebbe dovuto discutere la tesi due giorni dopo di lui, ma aveva dovuto rimandare per lo stesso motivo per cui i festeggiamenti per Marti erano stati bruscamente interrotti: le si erano rotte le acque.

Sana, infatti, era stata l’unica del loro gruppo a sposarsi; l’anno precedente lei e Malik avevano deciso di fare il grande passo, e qualche mese dopo Sana si era trovata del tutto inaspettatamente incinta.

Rami aveva minacciato più o meno scherzosamente l’amico (e socio, visto che lui, Malik e Driss avevano aperto un ristorante insieme) di ucciderlo per aver osato mettere incinta la sua sorellina, salvo poi decidere che, in quella maniera, il giovane cuoco se la sarebbe cavata troppo facilmente: aveva quindi alleviato la sentenza, optando per l’evirazione. I propositi omicidi erano stati dimenticati appena aveva visto l’ecografia di Sana, che aveva scoperto di aspettare due gemelli, e lo zio-to-be aveva iniziato a sventolare il fotogramma sotto il naso di tutti, ciarlando allegramente di quanto i due piccoli fossero la copia sputata del loro “fantastico zietto Rami”, e chiedendo alla sorella praticamente ogni giorno quanto mancasse al parto, esasperando la povera ragazza.

E a quanto pareva, anche i due piccoli ne avevano avuto abbastanza, quindi avevano deciso di nascere con largo anticipo.

Ecco, quello era stato il giorno più importante della vita di Martino. Non perché si era laureato, ma per via della nascita dei suoi nipoti.

Dopo ben nove ore di travaglio, durante il quale lui e i suoi amici erano rimasti nella sala d’attesa vestiti di tutto punto, perché provenienti dalla sua laurea, Malik era riemerso dalla sala parto con un’espressione di gioia pura dipinta in volto, e con un fagottino per braccio.

Il sesso dei gemelli stata una sorpresa per tutti, tranne che per i due neogenitori e Marti, che lo aveva intuito dalle ecografie: erano un maschio e una femmina, Saleem e Maryam.

Per una mezz’oretta buona i piccoli avevano fatto il giro della stanza, finendo in braccio un po’ a tutti.

Rami aveva tentato di appropriarsi di entrambi i gemelli contemporaneamente, ma si era dovuto scontrare con Filippo, che aveva avviluppato Maryam per un quarto d’ora buono, perché era stato colto da un grave caso di voglia di paternità improvvisa e stava cercando di convincere Elia a considerare l’idea di avere un bambino.

Tutti erano di buon umore, tanto che alla fine una delle infermiere aveva dovuto cacciarli per via del rumore che stavano facendo.

Ma Marti, nonostante fosse incredibilmente felice per la sua amica, aveva sentito per tutta la sera (anzi, per tutta la giornata) una strana sensazione di mancanza; come se ci fosse stato qualcosa che non andava.

Fu solo alle tre, quando fu in macchina con Luai, diretti all’appartamento che condividevano dopo essere andati in giro per locali a fare baldoria per festeggiare, che capì cos’era.

<< Si sentiva la sua mancanza >> aveva detto l’amico, al posto di guida: << Lui li avrebbe adorati. >>

Quella semplice constatazione lo aveva colpito come uno schiaffo.

Non serviva chiedere a chi si riferisse, lo sapeva da solo.

Niccolò.

Ecco, chi mancava.

Fino a qualche anno prima, si era sempre immaginato la sua laurea con Nico al suo fianco, orgoglioso di lui.

E poi lui adorava i bambini; sarebbe stato così felice di conoscere Maryam e Saleem.

Ecco cosa mancava.

Nico che si alzava e correva in contro a Malik appena uscito dalla sala parto con i bambini in braccio, come avevano fatto Rami, Driss e Luai.

Nico che rispondeva a Sana “Ma va’ che sei bellissima!” quando questa aveva detto di essere un disastro (come se dopo diciassette ore di travaglio non fosse perfettamente normali essere stravolti).

Nico che bisticciava con Luai per tenere in braccio uno dei gemelli, o prendeva in giro Rami per essersi commosso quando Sana gli aveva passato Saleem dicendogli “vai dallo zio, così gli fai vedere che sei uguale a lui da piccolo!”.

Nico che lo guardava come Filo aveva guardato Elia, o come Eva aveva guardato Gio, o Luchino Silvia: con lo sguardo che diceva “perché i prossimi non possiamo essere noi?”

Mancava Nico.

Dopo tre anni, nessuno aveva idea di che fine avesse fatto.

Dopo quel 25 febbraio, il ragazzo sembrava scomparso dalla faccia della terra.

Insieme ad Anna e Marco, i genitori di Nico, avevano deciso fin da subito di fare denuncia di scomparsa, temendo che il ragazzo, in preda a qualche crisi, fosse scappato.

La polizia, però aveva detto loro di dover aspettare almeno quarantotto ore, e che, in ogni caso, aveva tutta l’aria di un allontanamento volontario.

Quando poi le forze dell’ordine si erano convinti ad investigare, viste anche le spinte del terapeuta di Nico, tutte le possibili piste si erano raffreddate. Nessuno ricordava di aver visto Nico, le registrazioni delle stazioni della metro e dei treni erano state sovrascritte e non risultavano voli prenotati da o per Niccolò Fares.

Risultato: a tre anni di distanza, Niccolò Fares risultava ancora scomparso, ma nessun’agente delle forze dell’ordine lo cercava più.

Nonostante lo psicologo avesse testimoniato dicendo che, negli ultimi tempi, il ragazzo aveva saltato gli appuntamenti e non aveva neanche richiesto la ricetta per i farmaci, della quale aveva di sicuro bisogno; e che quindi c’era un’alta possibilità che fosse in preda a una crisi psicotica quando aveva deciso di andarsene, il fascicolo venne chiuso nel giro di un anno dalla sua scomparsa.

E Martino che aveva fatto, in quell’anno?

Dopo le prime settimane passate a girare per tutta Roma e dintorni a cercare Nico, spesso insieme ai suoi amici o a Marco, era dovuto tornare alla sua vita.

I genitori di Nico, che ormai lo consideravano come un secondo figlio, gli avevano detto che doveva continuare con i suoi studi, e che continuare a cercarlo nei rifugi dei senzatetto non sarebbe servito a niente, che ci avrebbero pensato le autorità.

E lui aveva sperato che avessero ragione.

Ma dopo mesi, anche se non voleva ammetterlo nemmeno a sé stesso, aveva perso ogni speranza di ritrovarlo.

Se dopo tutto quel tempo non era saltato fuori le cose erano due: o non voleva farsi trovare, oppure non c’era più niente di vivo da ritrovare.

Ovviamente pensarlo morto non lo avrebbe aiutato, e quindi preferiva pensarlo lì fuori da qualche parte, a rifarsi una vita.

Quindi aveva ripreso in mano la lettera e l’aveva riletta.

Così era arrivata la rabbia.

Perché leggendola la prima volta aveva pensato a una crisi; ma ora, dopo mesi passati a cercarlo, dopo aver appurato che sembrava non voler essere trovato… l’aveva letta con un’ottica diversa.

E tutti i pezzi avevano combaciato: la distanza e la freddezza dell’ultimo periodo, la scomparsa improvvisa, l’incapacità di affrontarlo.

Aveva trovato un altro.

O un’altra.

Era un pensiero orribile, che lo aveva devastato.

Se non lo amava più, perché non dirglielo e basta?

Perché sparire?

Sarebbe stato malissimo, sì; ma se ne sarebbe fatto una ragione.

Ma così…come poteva dirgli che sarebbe stato meno doloroso in quella maniera?

Lo aveva lasciato dall’oggi al domani, senza una vera spiegazione.

Bugiardo, codardo, traditore.

Lo aveva tradito con qualcun altro e non aveva neanche avuto il coraggio di guardarlo in faccia! Gli aveva propinato un sacco di bugie tramite una lettera.

“Ti amo, e voglio solo il meglio per te”

“Perché ti amo più di ogni cosa al mondo”

“Ti amo”

Tutte bugie! Una dietro l’altra! Da quando voleva lasciarlo? Da quando i suoi “ti amo” non avevano più lo stesso significato di quelli di Marti?

Una sera, stufo di sentirsi uno schifo, stufo di rimanere in casa a commiserarsi, stufo e basta, si era vestito ed era uscito.

Come anni prima aveva vagato senza meta, fino a quando era arrivato lì, dove l’accettazione di sé stesso era iniziata.

Alla gay street.

I cocktail giravano, c’era musica, c’erano ragazzi che ballavano, che limonavano, che si strusciavano l’uno contro l’altro.

Aveva preso da bere e si era messo a ballare con un ragazzo con i capelli tinti di blu. Più che ballare gli si spalmò addosso, ma al tipo non sembrava importare.

La mattina dopo si svegliò nel letto del tipo coi capelli blu, completamente nudo.

Sapeva di averci fatto sesso, la sera prima non aveva bevuto così tanto da non essere più in sé.

Aveva scelto di farlo.

Voleva sfogarsi, voleva sapere com’era farlo con qualcuno che non fosse Nico, che fino ad allora era stato il suo primo ed unico.

Da quella serata in poi, chiunque conoscesse Martino pensò che il ragazzo fosse riuscito a ritrovare un equilibrio dopo la scomparsa di Niccolò. Quello che non sapevano era che, se di giorno era tornato ad essere il brillante studente, di notte aveva iniziato ad andare in giro per i locali gay cercare un ragazzo, ogni volta diverso, da portarsi a letto.

Sapeva che non era il modo più sano di gestire la faccenda, ma sul momento non gli importava più di tanto.

Fare sesso con quegli sconosciuti lo aiutava a gestire le sue emozioni, a dimenticare per qualche ora che l’uomo a cui aveva donato il suo cuore lo aveva abbandonato, probabilmente dopo averlo tradito.

Si sentiva uno stupido: mentre Nico aveva trovato un altro e stava raccogliendo il coraggio di lasciarlo, Marti si era illuso, si era convinto che loro due fossero fatti per durare.

E aveva preso la grande decisione.

Mentre erano a Londra, Marti aveva visto l’anello perfetto per Nico.

I matrimoni gay in Italia non erano ancora del tutto legali, figuriamoci accettati, ma a lui non importava.

Avrebbero trovato il modo; potevano andare a sposarsi in qualche altro stato.

Potevano fare un viaggio in qualche nazione dove i matrimoni gay erano legali, sposarsi all’insaputa di tutti per poi tornare e lasciare tutti di stucco: sorpresa!

Magari a Las Vegas.

Come Joe Jonas e Sophie Turner.

(Per la cronaca, lo sapeva perché gli era capitato di leggerlo per caso sulle notizie online, non perché da piccolo avesse una cotta per Joe e ancora oggi lo seguiva, figurarsi!)

Insomma, aveva comprato l’anello.

Inizialmente aveva pensato di fargli la proposta per il suo compleanno, ma poi aveva pensato che sarebbe stato molto più scenico chiederglielo il giorno della sua laurea. E poco importava che mancassero ancora tre anni! Marti era certo che lui e Nico sarebbero stati ancora insieme, per quel momento.

E invece, solo tre mesi dopo, Martino era tornato a vivere da sua madre.

Marco ed Anna non avrebbero avuto problemi a lasciarlo vivere in quella che era diventata casa sua e di Nico, ma lui non poteva più stare lì. Ogni cosa gli ricordava che lui era sparito.

Neanche stare nella sua vecchia camera era il massimo: prima di trasferirsi lui e Nico usavano spesso la sua stanza per fare sesso: a casa di Nico era più probabile che entrasse qualcuno e li beccasse; mentre Rachele, sua madre, l’unica altra abitante della casa, aveva degli orari fissi. Un paio di volte aveva rischiato di beccarli; ma aveva preferito fare dietrofront ed andare a prendersi un caffè al bar all’angolo, lasciandoli finire con calma e non commentando una volta tornata.

In più, sua madre stava iniziando a notare la sua routine notturna: passava più notti fuori di quelle che passava a casa, e rientrava sempre alle prime luci dell’alba completamente stravolto e brillo.

Non voleva che si preoccupasse per lui.

Quindi, quando Luai gli aveva raccontato di voler andare a vivere per conto suo perché voleva dire la verità ai suoi, e sapeva che lo avrebbero sbattuto fuori di casa; ma di non potersi permettere nulla di decente, Marti gli aveva subito proposto di cercare qualcosa insieme.

E così erano diventati coinquilini.

Era stato un bel periodo: tra Just Eat, pessime sitcom, battibecchi su chi doveva pulire cosa e boxer lignei a causa dell’inesperienza di Luai con le lavatrici (si dimenticava sempre l’ammorbidente), si erano divertiti parecchio.

Luai faceva il programmatore, ma era stato licenziato dal suo ultimo impiego per dei tagli al budget, e quindi lavorava come cameriere allo “Skam” il ristorante di Rami, Driss e Malik.

Nonostante il fatto che la sera lavorasse, comunque, il suo coinquilino aveva iniziato a notare le uscite notturne di Marti.

Per quasi sei mesi si era limitato ad osservare, senza dire niente.

Martino sapeva che Luai aveva capito che andava in giro a fare sesso con sconosciuti, ma fintantoché l’altro non diceva niente, non si era preoccupato.

Poi però aveva iniziato a perdere il controllo.

Beveva sempre di più. A volte si svegliava nel letto di persone che non ricordava di aver rimorchiato.

In più di un’occasione doveva aver assunto qualche tipo di droga.

Aveva quasi smesso di frequentare i corsi, e quelle rare volte che andava a lezione non ricordava quasi niente.

Luai, Filippo e Gio, avevano tentato di parlargli, per fargli capire che la cosa iniziava a diventare pericolosa.

Lui gli aveva urlato contro, dicendo loro che non avevano diritto di dire nulla sulla sua vita, e che dovevano farsi i cavoli loro.

Gio aveva concluso il discorso dicendo: << Lasciate stare, se non vuole capire, che continui a fare come gli pare. Forse ha bisogno di toccare il fondo per realizzare che non siamo qui per rompergli le palle e basta. >>

E infatti, di lì a qualche settimana lo aveva toccato, il fondo.

Era risultato positivo all’HIV.










Angolo di quella pazza ritardataria:

Lo so, lo so, avevo promesso che ci avrei messo meno ad aggiornare; ma non avevo fatto i conti con l'esame di Armeno: a furia di studiarne alfabeto e grammatica di base, non ricordavo più come si scriveva in alfabeto latino 😂!!
Sono seria, un giorno ho iniziato a scrivere la lista della spesa così: Ցօմպռառե: պանե, ֆօռմագգիօ, 1 լիտռօ դի լատտե․․․

Sprazzi di ordinaria follia a parte, che dite di:
- Elippo 😍!!!!
- Elia Vigile del Fuoco👨‍🚒 😏🤤!!
- Elippo!!!!
- Gio prof di lettere;👨‍🏫
- Eva dentista;🧛‍♀️
- Silvia nutrizionista;👩‍⚕️
- Elippo!!!!
- Federica psicologa (Fede is the new Spera);👩‍🎓️
- Luchino restauratore;👨‍🎨
- Eleonora lawyer;👩‍⚖️
- Rami, Driss e Malik gestori di un ristorante;👨‍🍳👨‍🍳👨‍🍳
- Sana medico e mamma;👨‍👩‍👧‍👦
- Ho già detto "Elippo!!!!"?
Martino ha avuto parecchi problemi a gestire la perdita di Niccolò, un po' mi è dispiaciuto renderlo così disperato e rancoroso, ma mi sembrava in linea col Martino pre Nico; solo che stavolta, al posto di fare del male (più o meno inconsciamente) alle persone attorno a lui, lo fa a sè stesso.

Piccola nota seria: non condivido il modo i cui il Martino di questa fanfiction ha gestito la faccenda; e invito a non imitarne in alcun modo il comportamento: se vi trovaste in difficoltà parletene a qualcuno, anche un professionista.

Il prossimo capitolo sarà ancora su Marti, e vedremo cos'altro è successo. L'ho già pronto, uscirà tra un paio di giorni, in modo da lasciarvi il tempo di farvi venire un po' di ansia.

Alla prossima!!😘😘
   
 
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