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Autore: jomonet    25/11/2020    2 recensioni
Prima di ritrovare lo zio Iroh nel campo del Loto Bianco, la gaang si riposa tra le zampe morbide di Appa. Aang è scomparso da un po’ e grazie all’aiuto di June, il gruppo arriva davanti alle mura rotte di Ba Sing Se, dove, ormai stanchi, decidono di dormire per recuperare le energie perse a causa dei continui viaggi. Prima dell’arrivo dei maestri del Loto Bianco, Toph, Zuko, Katara, Suki e Sokka dormono beatamente e tranquillamente.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara, Zuko
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali
:

Scorrendo tra i post di Twitter ne ho trovato uno di una ragazza molto interessante: faceva ben notare un dettaglio davvero non poco irrilevante, ossia il volto felice di Katara mentre lei riposa sulle zampe di Appa affianco a Zuko. Ho pensato di mettere per iscritto qualcosa legato a quel piccolo frame veloce. In modo particolare, la ragazza ha sottolineato come Katara riesca a dormire serenamente la notte prima della battaglia più importante della loro vita, immaginando Zuko rassicurarla, raccontandole o dicendole qualcosa per calmarla, al punto da farla riposare tranquillamente. Quel dettaglio in più, per me molto importante conoscendo il personaggio di Katara, mi ha fatto sciogliere il cuore.

 

Ho scritto questa one shot come regalo di compleanno per una mia amica, spero vi piaccia!

Buona lettura!

 

 

La più importante di tutte le battaglie era ormai alle porte, bussando con frenesia contro le fragili mura che circondavano le loro anime. Erano solo dei bambini e dei ragazzi che alle loro spalle avevano il peso della responsabilità più importante di tutte: salvare il loro mondo dalle grinfie della Nazione del Fuoco.

Era la notte prima del grande e fatidico giorno e tutti dormivano stanchi attorno ad Appa, o almeno quasi tutto il gruppo. Katara non riusciva a dormire, i continui pensieri sulla guerra le disturbavano completamente il sonno, perciò si alzò da una delle zampe del bisonte, dove quella sera aveva deciso di rannicchiarsi per la notte, e si sedette silenziosamente a gambe incrociate sul prato fresco. Chiuse gli occhi e, facendo diversi respiri profondi, cercò di placare il mare di pensieri che innondavano la sua testa. Tentò di rimanere calma, così da riuscire ad azzittire quelle continue paure che le si presentavano davanti, ma a malincuore fallì in quell’impresa a lei ardua. Espirò profondamente e violentemente, come se volesse cacciare via dal suo corpo un forte peso che le comprimeva il petto, creando così un leggero rumore attorno a sé. Si guardò a destra e a sinistra per controllare che nessuno si fosse svegliato a causa sua. Buttò fuori un’altra manciata d’aria, questa volta silenziosamente, sollevata che la situazione non si fosse modificata affatto. Si toccò involontariamente i capelli sciolti che le ricadevano sulle spalle, mentre con lo sguardo cominciava a scorgere e a studiare il cielo puntellato da tantissime stelle splendenti. Osservò con attenzione ogni puntino luminoso e iniziò ad immaginare un’invisibile e sottile linea che li unisse, disegnando con la mente qualche simpatico o grazioso oggetto. Con l’aiuto dell’indice, riuscì a formare una piccola costellazione a forma di boomerang oppure di una borraccia. Non ne era molto sicura. Inoltre, curiosa e precisa, scovò una corona, un fiore e un carro. Un piccolo sorriso si disegnò anche sul suo volto, ma giusto per un momento, prima che i pensieri bui riacquistassero il controllo della sua mente. Accucciò di poco la testa contro il suo petto e non fece in tempo a strappare un filo d’erba che una voce dietro di lei catturò la sua attenzione. 

“Stai bene?”, le chiese una voce rauca maschile alle sue spalle.

Katara sollevò appena il volto per guardarlo direttamente in faccia. La pelle del ragazzo brillava appena sotto la luce argentea della luna.

“Ti ho spaventato?”, le domandò subito dopo mostrando una sottile linea di preoccupazione poco sopra i suoi occhi gialli, che di notte splendevano come due soli e ardevano come vivace fiamme.

“No, no. Tranquillo, Zuko.”, lo rassicurò, “Ti ho svegliato?”

“Non mi hai svegliato” — le spiegò il corvino — “Ero in dormiveglia. Ti ho sentita e, vedendoti qui da sola, ho deciso di raggiungerti. Ti dispiace?”, chiese gentilmente facendole segno con la mano se si potesse sedere affianco a lei.

“No, no, affatto.”, gli sorrise la ragazza annuendo.

Zuko si accucciò accanto a Katara, che nel frattempo rialzò la testa verso la volta celeste, sistemandosi delle ciocche di capelli dietro un orecchio.

“Tutto ok?” — le domandò nuovamente il ragazzo piegando leggermente il viso verso destra per guardarla meglio. — “Hai quello sguardo.”

“Quale sguardo?”

Quello che hai quando qualcosa non va.”

Katara riabbassò gli occhi per puntarli su quelli oro che la scrutavano curiosamente. Separò di poco e involontariamente le sue labbra creando una piccola e sorpresa apertura. “Come—?”

Zuko rise silenziosamente alla sua innocua e innocente domanda, una leggera e corta risata, che riuscì a rallegrarla dopo tanto tempo. “Viviamo insieme da un po’ e ho imparato a conoscerti meglio.” — il ragazzo sorrise notando che il volto di lei si era rilassato. — “Allora, Katara, mi dirai cosa ti passa per la testa?”

La ragazza si abbracciò le gambe e per un po’ stette in silenzio, mentre il corvino affianco a lei attendeva pazientemente qualunque cosa lei volesse rivelargli. Katara inspirò lanciando un’ultima dolce occhiata al cielo pieno di stelle, curiosi puntini che gli osservavano dall’alto, e quando espirò, ormai il suo sguardo si era perso tra i bassi fili d’erba verdi. “E’ per la battaglia.”, sospirò infine.

“Hai paura?”, le chiese teneramente il ragazzo.

“Zuko.” — iniziò a bisbigliare — “Dov’è Aang? E’ lui la nostra speranza e noi non sappiamo dove sia finito. E se non si facesse vivo? Se gli è successo qualcosa? E se dovessimo combattere da soli? Ce la faremo? Lui è l’Avatar! Ha il compito di terminare questa guerra che dura da più di 100 anni! Chi può fermare tuo padre se non lui? Noi?” — strappò un piccolo filo d’erba. — “Non riesco a dormire. La mia testa è piena di queste domande senza alcuna risposta.” — fermò i suoi occhi, che fino a quel momento si erano mossi velocemente esaminando tutto il prato attorno a lei, negli occhi di lui. — “Zuko…” — sussurrò fievolmente.

Zuko l’osservava intensamente in un silenzio religioso. Il suo sguardo, lentamente e delicatamente, scavalcò i suoi invisibili muri, dove nessuno era riuscito ad arrivare grazie alla sua fragilità ben nascosta, e in poco tempo raggiunse il suo vero animo forte, ma tormentato e dilaniato da tutti quei dubbi. “Katara.” — disse con voce profonda il corvino — “Io non posso controbattere a niente, perché non so le risposte a nessuna delle tue domande.” — confessò portandosi una mano davanti il volto — “E mi dispiace, perché vorrei averle per poterti aiutare.” — rincontrò gli occhi blu della ragazza — “Di una cosa, però, sono certo. Aang tornerà. Lui è l’Avatar. E’ il suo compito.”

“Grazie, Zuko.”, sussurrò Katara con un lieve sorriso.

“Posso chiederti un favore?”, le domandò inaspettatamente il ragazzo.

Lei annuì prontamente con la testa.

“Katara non perdere mai la speranza. Sei tu la vera roccia che tiene unito il nostro gruppo.” — Zuko abbassò di poco gli occhi verso il prato — “E che tiene insieme me. Che tiene accesa la mia speranza.” — sorrise timidamente — “Ma soprattutto fallo per te stessa. Dopo tutte le tue lotte, dopo tutto quello che hai affrontato per arrivare fin qui, in questo momento… Katara, ti prego, non perdere la speranza.” — Zuko colse un fiore blu che per tutto quel tempo li aveva osservati e ascoltati — “Mio zio una volta mi disse che non bisogna arrendersi alla disperazione, per non cadere negli istinti più bui, e che la speranza è la luce che ci sostiene nei momenti più difficili.” — le porse il piccolo fiore — “Abbi sempre speranza.” 

Gli occhi di Katara si spalancarono a quelle frasi bisbigliate da una voce profonda e sicura che raramente aveva sentito udire dal corvino. Una piccola lacrima le scivolò via bagnandole delicatamente una guancia. Si cinse per prendere tra le sue mani il fiore blu, fermo in quelle del ragazzo, per portarselo al cuore. D’un tratto, con lo sguardo concentrato sulla piccola pianta, sobbalzò leggermente, non appena percepì il tocco caldo delle dita di Zuko sul suo volto, intente ad asciugarle la sua goccia.

Sei fantastica.” — bisbigliò il corvino — “Meriteresti tutte le stelle che in questo momento ci stanno guardando dall’alto, ma non basterebbero nemmeno.”

“Zuko…”, sussurrò a bassa voce la ragazza ritrovandosi all’improvviso con la gola tutta secca.

“Vieni.” — le allungò una mano una volta in piedi — “Torniamo a dormire. Ti va?”

Katara, ormai senza parole, annuì solo con la testa e, unendo le sue dita a quelle di Zuko, si alzò anche lei. I loro sguardi tornarono a guardarsi, ad esaminarsi con cura e ad esplorarsi curiosamente, perdendosi, infine, nel sottile confine che divideva e armoniosamente congiungeva il colorato fuoco ardente con le grandi onde potenti, nascosto nei loro animi più profondi e veri che entrambi conoscevano.

 
   
 
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