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Autore: ChrisAndreini    25/11/2020    3 recensioni
Cinque coppie, cinque cliché, tropes letterari e delle fanfiction ovunque, e un narratore esterno e allo stesso tempo interno che sembra attirare a sé le più assurde coincidenze e situazioni da soap opera.
Un gruppo di amici si ritrova a passare l'anno più movimentato della loro vita guidati dai propositi, dall'amore, e da una matchmaker che non accetta un no come risposta.
Tra relazioni false, scommesse, amici che sono segretamente innamorati da anni, identità segrete e una dose di stalking che non incoraggio a ripetere, seguite le avventure della Corona Crew nella fittizia e decisamente irrealistica città di Harriswood.
Se cercate una storia piena di fluff, di amicizia, amore, e una sana dose di “personaggi che sembra abbiano due prosciutti negli occhi ma che alla fine riescono comunque a risolvere la situazione e ottenere il proprio lieto fine”, allora questa è la storia che fa per voi.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Corona Crew'
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Per ogni chiarimento c’è un fraintendimento

 

Martedì 16 Luglio 

Mirren

[10.45]

Felix 

Felix rispondimi

Ho bisogno di aiuto richiamami

Ti prego ho bisogno di te è un’emergenza

Fallon sta male

Non ho la macchina

Ti prego

Ho provato a suonare a casa tua ma non c’è nessuno

Dove siete?

Dove sei?

Non ci sono ambulanze per cani!

Perché non ci sono ambulanze per cani?!

Sono disperato

Ho paura Felix

Ho bisogno di te

Ho davvero davvero bisogno di te

Mi manchi

Non posso farcela senza di te

Sei la mia roccia!

Mi dispiace per quello che ho detto

Ti prego torna

Ti supplico!

[11.12]

Sto andando alla clinica

Petra ha trovato un passaggio

Scusa per prima

Non impensierirti più per me

Ho sbagliato a rivolgermi a te

Non ne ho alcun diritto

Ero nel panico

Ignora tutti i messaggi che ti ho inviato

[11.38]

Siamo alla clinica

Fallon respira appena

Le faranno un’operazione

Spengo il telefono

 

Felix aveva letto i messaggi mentre guidava, comportamento che non incoraggio nessuno di voi a ripetere, e aveva superato parecchi limiti di velocità nella fretta di raggiungere la clinica il più in fretta possibile, altro comportamento che sarebbe meglio evitare.

Oltre i messaggi di Mirren, c’erano una cinquantina di chiamate perse da parte sua e di Petra, e messaggi di semplici insulti da parte di Petra che spaziavano da “Non fare il bambino rispondi!” a “Che **** ti dice il cervello brutto pezzo di **** dove **** sei?!?!?!?!?”

Non aveva prestato particolare attenzione a quei messaggi, se non per sentirsi terribilmente in colpa e terrorizzato per tutta la situazione.

La soddisfazione e gioia per essersi finalmente laureato era completamente sparita, sostituita da una grande agitazione.

Entrò nella clinica come una furia, attirando l’attenzione di tutti i proprietari di animali in attesa, e si guardò intorno cercando Petra, Mirren o Fallon e pregando in cuor suo che fossero ancora lì, perché se erano già andati via e Felix non aveva ricevuto ulteriori messaggi avrebbe temuto il peggio.

Però non ebbe il tempo di temere il peggio, perché Petra gli fu subito davanti, fumante di rabbia.

-Si può sapere dov’eri?!- lo aggredì verbalmente, afferrandogli le spalle e iniziando a scuoterlo.

Si interruppe però immediatamente appena notò che Felix sembrava molto più agitato di lei, stava già piangendo, e soprattutto era vestito estremamente elegante.

Lo lasciò andare e fece un passo indietro.

-Cavolo, eri a un funerale?- suppose, abbassando i toni e facendosi molto più comprensiva.

A sentir nominare un funerale la mente di Felix fece troppe brutte associazioni, e pianse più forte, seppellendo il volto tra le mani e raggiungendo il culmine dei propri sentimenti negativi.

Perché una cosa del genere doveva succedere proprio quel giorno?! Era quasi l’una, perché Fallon ancora non usciva? Dov’era Mirren? E se Fallon fosse morta? Forse sarebbe davvero andato ad un funerale, il suo. Felix non voleva neanche pensarci. 

Qualcuno potrebbe obiettare che era solo un cane, anche parecchio anziano che stava già male. Ma per Felix e Mirren era stata una carissima amica, una compagna di giochi, un supporto emotivo non indifferente per quindici anni della loro vita.

Ed era stato uno degli ultimi regali di nonna Rea prima che si ammalasse.

-Cavolo eri davvero a un funerale? Siediti, Felix, calma, va tutto bene- Petra lo prese di nuovo per le spalle, questa volta più delicatamente, e lo portò verso una sedia della sala d’attesa, per evitare di fare una scenata davanti a tutti.

-No, no, ero alla discussione della tesi- la corresse Felix, asciugando le lacrime al meglio e cercando un fazzoletto per soffiarsi il naso. Non aveva però fazzoletti, erano nella borsa che aveva lasciato a sua madre.

-Mmm, quasi la stessa cosa se si considera quanto sia drammatico per te essere interrogato- Petra la buttò un po’ sul ridere, dandogli qualche pacca sulla spalla.

-Eh eh, hai ragione- ammise Felix, ridacchiando tra sé, per poi tornare a singhiozzare, anche più forte, sentendosi in colpa per aver riso.

Petra gli porse un fazzoletto, e Felix si soffiò il naso.

-Scusa, ho paura per Fallon. Puoi dirmi cosa è successo, esattamente?- chiese, cercando di calmarsi un po’. 

Non sapere le dinamiche di cosa fosse successo era la cosa peggiore, perché non aveva idea di cosa aspettarsi.

Petra sospirò, abbassando lo sguardo.

-Stamattina Fallon non è venuta a mangiare. Così io e Mirren l’abbiamo cercata e io l’ho trovata in giardino. Era dietro la legnaia, e non si muoveva, ma respirava ancora. Penso abbia avuto un attacco simile a quello dell’altra volta, ma il dottore ha detto che è più grave e deve fare una qualche operazione. Mirren è dentro da un po’. Sembra che il tempo non sia stato dalla nostra- raccontò, preoccupata, appoggiando la testa sulle mani.

-È tutta colpa mia- Felix si abbracciò -Se fossi stato disponibile magari avremmo fatto in tempo- le lacrime ricominciarono ad uscire.

-Ehi, non dire così. Intanto non è ancora detta l’ultima, e poi ci abbiamo messo anche molto noi a trovarla. Non diamo colpe- provò a rassicurarlo Petra.

-Fallon stava male gli scorsi giorni?- indagò Felix, chiedendosi se c’era un modo qualsiasi di evitare quell’emergenza.

Petra scosse la testa.

-Ad essere sincera, ultimamente Fallon stava bene, sembrava migliorata. Non ho idea di cosa sia successo- ammise, aggrottando le sopracciglia.

Felix si segnò l’informazione, e allentò il nodo della cravatta che iniziava a sentire sempre più stretto.

Era nervoso, accaldato, stanco e ansioso. Non riusciva a continuare ad aspettare.

-Ti hanno detto quando dovrebbe finire?- chiese a Petra, torturandosi le dita nervosamente.

La ragazza scosse la testa.

-Non so nulla purtroppo, dobbiamo aspettare- lo informò.

-Uff- Felix si alzò, e iniziò a camminare avanti e indietro.

Era troppo teso e troppo iperattivo per una cosa del genere. Il suo disturbo da deficit dell’attenzione non lo rendeva un uomo paziente.

Dopo appena un paio di minuti, già non ce la faceva più.

-Vado un attimo fuori- informò Petra, dirigendosi verso la porta e tastandosi le tasche in cerca delle sigarette.

Non fece in tempo a fare neanche un passo, che la porta che dava alla sala operatoria si aprì, e Felix si girò di scatto, sperando in qualche notizia, possibilmente buona.

Ad entrare nella sala d’attesa fu solo Mirren, con sguardo basso, occhi lucidi, sopracciglia corrugate e labbra sottili.

-Mirren, cosa è successo?- chiese Petra, preoccupata.

Felix non aveva bisogno che rispondesse.

Conosceva fin troppo bene quello sguardo.

Era lo sguardo di quando Mirren cercava, in ogni modo possibile, con ogni briciolo delle sue forze, di non scoppiare a piangere.

Era lo sguardo che aveva fatto quando gli avevano dato la notizia della scomparsa di sua nonna.

E c’era solo un motivo per cui poteva star facendo quello sguardo.

Mirren sollevò la testa, e aprì la bocca per rispondere a Petra, ma non fece uscire neanche un fiato.

Perché incrociò lo sguardo di Felix.

E fu come se il resto della stanza sparisse.

Rimasero solo loro due, e il loro dolore per la perdita appena subita.

Felix corse verso di lui, e lo abbracciò forte, senza pensare neanche un attimo a trattenersi, o a fare un passo indietro. Mirren aveva bisogno di lui, e Felix aveva bisogno di Mirren, e il modo migliore che Felix conosceva per dare e richiedere conforto e partecipazione era un lungo abbraccio consolatorio.

La parte ancora sana di lui si aspettava che Mirren lo spingesse via, o che quantomeno si irrigidisse per il contatto così improvviso, ma il ragazzo lo sorprese, ricambiando quasi immediatamente l’abbraccio, e cominciando a singhiozzare sulla sua spalla, aggrappandosi a lui fino quasi a fargli male mentre affondava le unghie nella sua schiena.

Probabilmente Felix non aveva mai abbracciato Mirren in questo modo, così intimamente, trasmettendo e ricevendo così tanta energia.

Sperava che riuscisse a mitigare il dolore di Mirren come Mirren stava mitigando il suo.

Felix era consapevole che Petra si era alzata ed era al loro fianco, ma non le diede troppe attenzioni.

Era anche consapevole che il dottore, appena arrivato a sua volta in sala d’attesa, stava richiamando Mirren per qualche questione burocratica, ma non diede attenzioni neanche a lui, e per fortuna Petra decise di prendere le redini e lasciare che Mirren si sfogasse.

Rimasero abbracciati per qualche minuto, sfogando il proprio dolore e cercando conforto l’uno nell’altro, poi Mirren si staccò lentamente da lui, e provò ad asciugarsi le lacrime, togliendo gli occhiali che si erano appannati e bagnati.

-Mi dispiace- sussurrò, con voce spezzata, guardandosi intorno per controllare in quanti li stavano fissando.

Gli altri proprietari di animali distolsero immediatamente lo sguardo, o gli fecero un sorrisino triste di partecipazione e conforto.

-È a me che dispiace- Felix non ci provò neanche ad asciugare le lacrime. Sapeva che ne uscivano più di quante ne avrebbe potute togliere -È tutta colpa mia- si commiserò, allontanandosi da Felix e sedendosi nel posto di prima per seppellire il volto tra le mani.

Mirren lo raggiunse.

-La colpa è solo mia. Se avessi preso la patente…- Mirren provò a rigirare la frittata, ma Felix non lo fece finire.

-Se ti avessi detto che oggi mi laureavo non mi avresti cercato, perdendo tempo. È solo colpa mia!- insistette.

-Ti… ti sei laureato?- chiese Mirren, sorpreso, rasserenandosi leggermente, e guardandolo orgoglioso.

Felix scosse la testa.

-Non è importante adesso- provò a togliere il riflettore da lui e tornare alla sua colpevolezza. Non avrebbe dovuto neanche rivelare l’informazione, ma aveva bisogno di giustificare la sua assenza.

-Quanto hai preso?- Mirren però si aggrappò alla nuova notizia, e Felix intuì che era il suo modo di distrarsi per mantenere una parvenza di dignità e compostezza.

Decise di assecondarlo, anche se pensare all’esame lo faceva sentire ancora più in colpa.

-102- rispose, un po’ deluso.

-Congratulazioni- Mirren gli diede una pacca sulla spalla, e accennò un sorriso incoraggiante.

Esattamente la reazione che Felix si aspettava da lui, se si escludevano gli occhi lucidi e tristi.

Sentì un magone enorme alla bocca dello stomaco.

-Mi sei mancato tantissimo, Mirren- ammise, prendendogli la mano e stringendola al petto.

Questa volta Mirren si irrigidì leggermente, ma si rilassò quasi subito, e lo lasciò fare.

-Anche tu… anche tu, tantissimo- rispose, avvicinandosi all’amico e posando la testa sulla sua spalla.

Probabilmente presto avrebbero dovuto parlare di quanto successo più di un mese prima, Felix sapeva di dover fare un passo indietro, e si rassegnò definitivamente al fatto che non avrebbe mai ricevuto una confessione romantica da Mirren. 

Ma andava bene così.

Finché poteva restare nella vita del suo migliore amico, ed essere capace di rassicurarlo e stargli vicino, avrebbe accettato la friendzone.

E comunque, i discorsi potevano aspettare. Al momento bastava che stessero insieme ad affrontare il lutto.

Rimasero così fino al ritorno di Petra, e Felix restò al fianco di Mirren per tutto il tempo necessario a riempire carte, programmare un trasporto e recuperare un minimo di serenità mentale.

Era il minimo che potesse fare dopo averlo abbandonato per più di un mese.

Il minimo che potesse fare per omaggiare Fallon Hart, il cane più gentile, intelligente, adorabile e migliore del mondo, in ogni sua sfaccettatura.

Avrebbe per sempre portato nel cuore il ricordo di quella carissima compagna di giochi e portatrice di affetto.

 

Sabato 20 Luglio 

Denny era determinato!

Erano passati venti giorni, svariati pianti, moltissima insicurezza e parecchie ore di fila di videogiochi per distrarsi, contornati da serie tv e infiocchettati con ricerche su internet del calibro di “Se un tuo amico ti bacia dopo che lo hai baciato anche tu e ti piace anche se sei etero che significa?” la cui risposta unanime era stata “Non sei etero, bro”

E Denny, per quanto ci provasse, non riusciva più a negare l’ovvio.

Poteva essere in denial quanto gli pareva, ma c’era un limite alla sua idiozia, limite che finalmente aveva superato.

Pertanto era determinato ad andare da Mathi e ammettere di essere g… no, non riusciva ancora a dirlo neanche a sé stesso, ma si era nascosto per venti giorni, e magari lo sguardo gentile e rassicurante di Mathi gli avrebbe dato la forza di confessarsi.

E capire anche senza dubbio alcuno se fosse gay, bisessuale o un etero un po’ confuso perché privato di affetto.

Contemplava con speranza l’ultima opzione, sebbene fosse ormai la più lontana, ma voleva andare da Mathi, guardarlo negli occhi, e provare a stare con lui.

Lentamente, un passo alla volta, magari segretamente all’inizio.

Senza magari, non aveva intenzione di dire nulla a nessun altro, questo era certo.

Ma Mathi gli piaceva davvero, davvero tanto, più di qualsiasi altra persona avesse mai incontrato, e non voleva allontanarlo per colpa della sua ansia.

Se ne parlavano insieme e si confrontavano sulla faccenda potevano risolvere tutto, e Denny poteva capirci qualcosa. Non c’era al mondo qualcuno di migliore di lui per risolvere tutti i dubbi di Denny. Gliel’aveva detto anche Max. Era stato il suo ex ragazzo a fargli capire i propri sentimenti.

Sarebbe andato tutto bene. Doveva andare tutto bene.

In ogni caso era arrivato nel dormitorio di Mathi pieno di speranza e determinazione, ed era salito i tre piani di scale fino alla sua camera quasi saltellando.

Si sentiva già più leggero, in parte, perché era un grande passo in avanti per lui affrontare il problema dopo essersi autocommiserato per venti giorni.

Doveva proprio premiarsi per questo.

Sì, magari poteva fare un salto al Corona, prendersi una torta, mangiare suddetta torta, rendersi conto che mannaggia era troppo tardi per parlare con Mathi e rimandare la confessione.

Fu quasi in procinto di fare dietro front e abbandonare tutto, ma si interruppe.

Lo faceva da tre giorni, e stava mettendo su peso con tutte le torte che mangiava. Quel giorno sarebbe stato il giorno giusto! Non era contemplato che fallisse.

E doveva fare in fretta, perché nel pomeriggio c’era il funerale di Fallon, e non voleva mancare.

Non aveva mai visto Mirren così triste, essere presente per rassicurarlo un po’ era il minimo che Denny potesse fare.

Alla fine continuò l’ascesa verso la sua probabile futura distruzione, e arrivò davanti alla porta della camera di Mathi prima di accorgersene del tutto.

Il corridoio intorno a lui era vuoto, Denny prese un profondo respiro prima di avvicinarsi alla porta. Sollevò la mano per bussare…

-…almeno hai chiuso con il finto etero. Poteva diventare pericoloso- la fine di una frase pronunciata da una voce non molto conosciuta che probabilmente apparteneva a Duke lo fermò prima che si decidesse a battere sulla porta.

Aggrottò le sopracciglia, un po’ offeso.

Come si permetteva a dargli del finto etero?! …okay, probabilmente era vero. E non era il primo a dirlo. Ma un conto era la Corona Crew, un conto era quel tipo sconosciuto!

Le guance di Denny si imporporarono, e fu lì lì per entrare nella stanza ed obiettare che era davvero etero, o scappare a gambe levate, prendere una torta al Corona e rimandare per la quarta volta.

Poi la seconda parte della frase venne registrata dalla sua mente, e lo tenne lì, ancorato sul posto, con il braccio ancora sollevato pronto a bussare nonostante non ne avesse più la minima intenzione.

Pericoloso? Esattamente cosa poteva diventare pericoloso? Che c’entrava lui con il pericolo? Denny era tutto il contrario di pericolo. Si teneva a debita distanza da qualsiasi pericolo.

Qualcosa non tornava.

Denny abbassò il braccio e si accostò alla porta, evitando di fare rumore e cercando di capire il contesto del discorso.

Non era un impiccione, ma quella conversazione lo riguardava in prima persona.

-Perché devi tirare in ballo Denny? Stiamo parlando di Apollo, e per risponderti, non c’è nessuna regola che vieta di avere un animale domestico!- fu la risposta di Mathi alla provocazione precedente. Il suo tono faceva ben intendere che era davvero sulla difensiva… e stanco.

Sembrava molto stanco.

Denny sperava di non esserne la causa, ma probabilmente era colpa del razzismo… coniglismo… di Duke.

Come si permetteva ad insultare Apollo?! Il coniglio più carino e intelligente del mondo?!

Denny fu di nuovo in procinto di entrare e dirne quattro a Duke, ma non era un tipo impulsivo, e preferiva sempre analizzare bene la situazione prima di intervenire. 

Perciò rimase in ascolto.

-Oh, e allora perché lo tieni nascosto a Will?- lo provocò Duke, in tono di evidente superiorità.

Chi era Will? Denny non l’aveva mai sentito nominare.

Mathi non rispose per qualche secondo.

-Will non è il capo supremo dell’agenzia- borbottò poi, senza trovare argomentazioni convincenti.

…agenzia? Che agenzia? Ma di che diavolo stavano parlando quei due.

Se Denny non avesse imparato a riconoscere la voce di Mathi in ogni sua sfaccettatura, si sarebbe convinto di aver sbagliato stanza.

Ma riconosceva perfettamente la voce di Mathi. E come non avrebbe potuto, era una voce davvero bellissima. Bassa e rassicurante, ma anche divertente, e attraente, e… no, si stava distraendo. Da quando aveva iniziato a mettere seriamente in dubbio la propria sessualità, i suoi pensieri stavano diventando sempre meno etero, doveva darsi una calmata.

Soprattutto adesso che stava origliando l’oggetto del suo desiderio parlare di un altro uomo con il suo compagno di stanza.

Denny non sapeva se essere preoccupato o geloso o entrambe le cose.

Preferì continuare ad ascoltare prima di dare giudizi avventati.

-Ma è il nostro capo, almeno adesso che siamo in università. E fidati, continuerà ad esserlo anche dopo, quando inizieremo le missioni di infiltrazione più serie. E dato che andremo da una parte all’altra del globo non ti conviene tenere un coniglio. Perché non lo regali a uno qualsiasi di quel gruppetto e smetti di girarci attorno?- propose Duke, esasperato.

…missioni di infiltrazione?

…una parte all’altra del globo?

Era… era una qualche specie di scherzo? O linguaggio in codice?

Denny iniziò seriamente a valutare l’idea di scappare, ma era congelato sul posto, troppo confuso e spaventato per muoversi.

-Un coniglio si trasporta facilmente- borbottò Mathi, Denny a malapena lo sentì da dietro la porta.

-Stai scherzando, vero?- Duke sospirò, sempre più esasperato -Quelli come noi non possono aggrapparsi alle cose effimere come animali domestici, amici o familiari. Ti devo ricordare le regole dell’agenzia?! Accetto il coniglio mentre siamo qui perché sono gli ultimi mesi prima di diventare ufficialmente agenti, ma non pensare neanche per un secondo che ti coprirò anche dopo essere tornati alla base operativa!- lo minacciò, alzando leggermente la voce e facendo così capire ogni parola a Denny.

Parole che però non vennero registrate dal suo cervello, perché troppo incomprensibili per essere elaborate.

…ufficialmente agenti?

…base operativa?

Mathi non rispose per almeno un minuto.

-Le so le regole dell’agenzia- borbottò infine, di nuovo molto tra sé, e Denny riuscì a sentire a stento.

Avrebbe voluto sentirlo bene.

Avrebbe voluto sentire qualcosa del tipo “Ma di che stai parlando?” o “Vabbè, concludiamo D&D per oggi”.

Ma non sembrava proprio un gioco di ruolo di qualche tipo.

La faccenda era terribilmente seria, e spaventosa.

-Bene, regola numero 5?- lo interrogò Duke, scettico.

-Siamo fantasmi, che arrivano, ottengono informazioni, e scompaiono senza lasciare traccia. Non possiamo permettere di venire ricordati, o stringere rapporti…- Mathi interruppe la declamazione, sospirando -Duke, lo so, va bene? So di aver infranto parecchie regole da quando sono qui, ma era un rischio calcolato. Non ho mai detto il mio vero nome, e non ho lasciato prove compromettenti. E ora è finita. Quindi non c’è bisogno di fare rapporto a Will. Metterò Apollo in adozione, okay? Ma a settembre, quando andremo via da qui e diventeremo spie certificate- il tono di Mathi aveva una sfumatura professionale e indifferente che Denny non gli aveva mai sentito emettere.

E le sue parole erano come pugnalate nel suo stomaco.

…spie certificate? 

…prove? 

Non aveva detto il suo vero nome?!

Chi diavolo era Mathi?! 

Di chi di era innamorato Denny?! 

Se il ragazzo non avesse avuto troppa paura di essere beccato, probabilmente sarebbe scappato davvero, questa volta.

Aveva sentito abbastanza, non voleva udire nulla di più.

Ma il suo corpo si rifiutava di muoversi.

Probabilmente perché la sua mente era troppo occupata a ripensare a piccoli momenti a cui non aveva mai dato importanza ma che si stavano ripresentando tutti insieme.

A come Mathi si era rabbuiato pensando a sua sorella, che non aveva più citato da allora. Ovvio che non l’avesse citata, probabilmente non aveva alcun rapporto con lei!

A quanto abile fosse come hacker. Denny l’aveva sempre trovato un hobby un po’ inusuale, ma era ovvio che fosse eccellente, se raccoglieva informazioni di professione.

Forse anche i suoi trucchi magici erano abilità del mestiere.

Ogni volta che facevano delle foto si nascondeva, o le faceva con il proprio telefono.

E in generale Mathi aveva sempre evitato a tutti i costi di parlare di sé stesso, della sua casa, o della sua famiglia.

Fino a venti giorni prima Denny non sapeva neanche che fosse orfano.

Erano molte di più le cose che non sapeva rispetto a quelle che sapeva.

E si era comunque innamorato di lui.

Denny si sentiva la persona più stupida del mondo.

-Regola numero 2?- Duke non sembrava convinto dalla fedeltà di Mathi, e continuò a testarlo.

-Nessuno deve sapere del nostro lavoro, né sospettare del nostro lavoro. L’agenzia è un segreto, e se qualcuno dovesse venire a saperlo…-Mathi si interruppe -Duke, nessuno sospetta niente! Non ho detto nulla a Denny!- esclamò, isterico.

La paura di Denny non fece che aumentare.

Se qualcuno dovesse venire a saperlo… cosa?! Cosa sarebbe capitato?!

Un momento, ora Denny sapeva.

…adesso sì che stava per avere un attacco di panico.

E non riusciva comunque a muoversi.

-Lo spero per te. Perché se Will dovesse sospettare qualcosa… sappiamo entrambi come diventa quando ha la possibilità di fare del suo peggio- lo minacciò Duke.

Anche se più che altro era una minaccia implicita verso Denny.

Non conosceva quel Will, ma sperava davvero di non incontrarlo mai.

Anzi, non voleva incontrare mai più neanche Mathi, o Duke.

Aveva paura, aveva davvero tanta paura.

E si sentiva ferito nel profondo.

Perché se Mathi l’avesse considerato davvero suo amico non lo avrebbe mai esposto ad un rischio simile.

Diamine, sapeva quanto Denny fosse ansioso. Perché gli aveva permesso di avvicinarsi a lui?! Perché aveva permesso alla Corona Crew di avvicinarsi a lui mettendola in pericolo?! Quanto poteva essere egoista?!

Iniziò ad indietreggiare il più lentamente e silenziosamente possibile, voleva scappare da quella conversazione.

Le parole successive di Mathi, però, lo fermarono di nuovo sul posto.

Anche perché aveva alzato la voce abbastanza da farsi sentire anche se Denny non aveva l’orecchio appoggiato alla porta.

-Si può sapere perché adesso sei così preoccupato per questa faccenda?! È finita, è stato divertente, e non ho intenzione di rivedere più nessuno, specialmente Denny!- esclamò con convinzione.

-È proprio questo a preoccuparmi. Fino a poche settimane fa eri testardamente appiccicato a quel ragazzo, e all’improvviso ti sei allontanato. Non posso che temere che gli hai involontariamente rivelato qualcosa. O che Will ti abbia visto in sua compagnia. E vorrei che me lo dicessi, perché non ho intenzione di finire ucciso o arrestato solo per averti coperto- obiettò Duke.

U_u_ucciso?!

Era una possibilità?!

MA IN CHE DIAMINE DI SITUAZIONE SI ERA CACCIATO?!

Denny aveva sentito abbastanza.

Fine, stop, hasta la vista baby! 

Non aveva la minima intenzione di restare lì a farsi venire l’ansia di essere beccato e soprattutto non aveva intenzione di rivedere mai più Mathi.

Il suo cuore stava sanguinando, ma la via del coniglio era molto più semplice. E in una situazione del genere, chi avrebbe potuto biasimarlo.

Indietreggiò di qualche altro passo.

-Sei paranoico, Duke. Il motivo per cui ho tagliato i ponti con tutti è che mi stavo annoiando- mentre Denny si ritirava lentamente per evitare di fare rumore e allertare i due, la conversazione continuava, e i toni si alzavano.

-Ah sì? Elabora questa abnorme stupidaggine- lo incoraggiò Duke, sbuffando.

-Devo elaborare, ed elaborerò. Non so cosa ti sia sembrato, ma non provo e non ho mai provato assolutamente nulla per Denny, né per il resto della Corona Crew!- esclamò Mathi, con convinzione.

La fuga di Denny si interruppe.

Avrebbe dovuto essere più rapido.

Perché nonostante la sua decisione di allontanarsi da Mathi, nonostante la sua paura per i suoi affari loschi, e la sua enorme rabbia nei suoi confronti per averlo messo in pericolo, il ragazzo era giunto davanti a quella stanza con l’ormai convinzione di essersi preso quantomeno una cotta per Mathi.

E sicuramente, in ogni caso, una bellissima e importante amicizia.

Mathi era stato importantissimo per lui in quei mesi, gli aveva confidato le sue maggiori debolezze, le sue paure più profonde. Avevano riso e pianto insieme, come Denny non aveva mai fatto con nessuno.

E Mathi aveva detto le parole che Denny temeva di più sentire.

-Certo, come no, dicono tutti così. Pensi che io sia uscito da un film?! Se vuoi convincere Will dovrai fare meglio di così- Denny non sentì bene questa risposta di Duke, ma la immaginò dal contesto, dato che la replica di Mathi fu la seguente.

-Non devo convincere Will, né te. Ti sto soltanto dicendo la verità. Va bene, mi sono lasciato un po’ trasportare dal divertimento, le uscite e quant’altro, ma siamo all’università, a settembre andremo via per sempre, senza lasciare traccia, ed è l’ultima opportunità di fare i ragazzi della nostra età. Volevo solo svagarmi con un gruppo di amici, e fingere di avere un migliore amico. Denny era perfetto per lo scopo. Un ansioso e stupido ragazzino inconsapevole di tutto perché troppo tonto per arrivarci, e così desideroso di affetto da buttarsi addosso a me senza pensare neanche per un secondo che il mio comportamento nei suoi confronti era solo una recita messa su per confonderlo e fargli abbassare la guardia. Diciamo una prova generale per quando dovrò farlo di professione. Ma alla lunga è diventato pesante, noioso e fin troppo appiccicoso, e onestamente sono felice di essermi allontanato da lui e dalla sua banda di perdenti- la voce di Mathi era spietata, indifferente, completamente priva di qualsivoglia emozione se non una punta di crudele scherno, e per Denny fu come ricevere una pugnalata in pieno petto.

Più ascoltava quelle crudeli parole che gli arrivavano dritte al cuore nonostante la distanza, più indietreggiava inconsapevolmente per cercare di sottrarsi ad esse, mantenendo nel frattempo la mano sulla bocca per evitare che i suoi singhiozzi tradissero la sua presenza.

Purtroppo non aveva fatto i conti con l’estintore che si approcciava alle sue spalle, appeso al muro, e su cui andò a sbattere nella sua fretta di indietreggiare senza guardare dove andava.

Niente di grave, all’apparenza. Andare a sbattere contro un estintore non significava necessariamente fare abbastanza rumore da attirare l’attenzione di due persone che discutevano a voce alta in una stanza chiusa.

Purtroppo l’estintore cadde a terra, e Denny aveva i nervi così a fior di pelle che urlò senza riuscire a trattenersi, facendo un salto indietro e rivelando completamente la propria presenza non solo alle due spie che discutevano in camera di faccende top secret che Denny non avrebbe dovuto conoscere pena probabilmente la morte, ma anche dell’intero edificio.

Ed infatti, prima che Denny potesse riprendersi dallo shock e scappare a gambe levate, parecchie teste spuntarono lungo il corridoio, riempiendolo di mormorii.

Tra queste teste, l’unica che colpì davvero Denny fu quella inconfondibile di Mathi, che era bello e attraente come sempre nonostante ora Denny lo odiasse.

-Tutto bene?!- chiese prima ancora di accorgersi di chi fosse l’idiota che aveva urlato solo per aver fatto cadere un maledetto estintore.

Poi gli sguardi dei due ragazzi si incrociarono, e quando Mathi notò gli occhi rossi e pieni di lacrime di Denny e la sua espressione ferita e sconvolta, il suo volto si fece immediatamente pallido, e sgranò gli occhi, non nascondendo un evidente terrore.

-Che è successo?- prima che Mathi potesse chiudere la porta, come sembrava in procinto di fare, la testa di Duke spuntò dalla camera, e alzò le sopracciglia appena notò Denny.

-Oh…- commentò solo, con un’occhiata dispiaciuta, come se desse Denny già per spacciato e simpatizzasse con la sua cattiva sorte.

Denny evitò lo sguardo di entrambi, fece dietro front, e riuscì infine a fare ciò che avrebbe dovuto fare fin dall’inizio: scappare a gambe levate e non voltarsi mai più indietro.

-Denny, aspetta!- Mathi però fu più veloce, e lo prese per un polso prima che Denny potesse percorrere più di qualche metro.

Denny era troppo debole per opporsi, nonostante anche Mathi non sembrasse troppo convinto nel trattenerlo.

La sua mano, infatti, sembrava tremare vistosamente. O forse era solo Denny a tremare come un chihuahua iperattivo.

-Da quanto eri lì?- chiese, poi, indagatore ma principalmente preoccupato.

Denny non aveva proprio la forza per guardarlo negli occhi, ma dall’intonazione della voce intuì il sottotesto della domanda “Quanto hai sentito? Sai dell’agenzia?”

Se lui e Duke avessero scoperto che Denny aveva sentito buona parte del loro discorso, avrebbero potuto ucciderlo… o imprigionarlo… o ucciderlo!

C’era solo una cosa da fare.

Fingere fino alla morte di non aver sentito assolutamente nulla di compromettente.

Scosse la testa, e liberò con uno strattone il braccio.

-Ero venuto a parlarti, per scusarmi, e ti ho sentito urlare dal corridoio. Non volevo disturbare il tuo adorabile monologo su quanto io ti faccia schifo, quindi me ne stavo andando. E francamente non ho alcuna intenzione di vederti, mai più! Quindi tranquillo, non sarò più appiccicoso!- esclamò, in tono acuto, attirando l’attenzione di tutti quelli che avevano fatto spuntare la testa nel corridoio, e anche di quelli che non l’avevano ancora fatto, che puntualmente si unirono al coro.

-D_Dan…- Mathi si ritirò, come scottato, era chiaramente ferito, ma nei suoi occhi c’era anche un evidente sollievo.

Sì, Denny doveva continuare a fingere ignoranza.

Fingere di essere ferito solo dalle sue ultime parole, e non spaventato dalle prime.

Sentiva lo sguardo penetrante e poco convinto di Duke sulla sua nuca, ma non doveva importargli.

-Ti odio, Mathi!- concluse, calciando verso di lui l’estintore ancora a terra per scoraggiarlo dal seguirlo, e correndo poi via da quella situazione il più in fretta possibile.

Non si era mai sentito così ansioso e spaventato in tutta la sua vita, e ad essere onesto era stupito di non essere stato beccato prima, perché probabilmente il battito forsennato del suo cuore si sentiva per tutta la città.

Ma la cosa peggiore, era che nonostante tutto, il desiderio più bruciante di Denny era quello di tornare lì, parlare con Mathi, e provare ad aiutarlo.

Perché non credeva, neanche per un attimo, che per Mathi il tempo passato insieme fosse stato solo un gioco.

Non poteva crederci.

Duke aveva ragione, quella scusa era usata sempre nei film, e neanche il migliore attore del mondo avrebbe potuto fingere l’affetto sincero che Mathi aveva mostrato per Denny in quei mesi.

Ma ciò non cambiava la realtà dei fatti, che Mathi l’aveva comunque messo in pericolo. Anzi, probabilmente peggiorava solo la situazione.

E Denny non sapeva più in cosa credere.

Scendendo le scale senza vedere bene dove stesse andando, e con le lacrime che gli coprivano la vista, non si rese conto dell’uomo che arrivava nella direzione opposta, e finì per sbatterci contro.

Curiosamente, l’angolo d’impatto era lo stesso dove si erano incrociati Clover e Mathi, due settimane prima, ma questa volta Denny non cadde all’indietro rischiando di sbattere la testa sulle scale, ma venne immediatamente sorretto dalla forti braccia dell’uomo davanti a lui, che lo strinsero con forza sul suo petto muscoloso, per evitare di perdere l’equilibrio.

-Mi scusi, mi scusi tanto!- esclamò Denny mortificato, asciugandosi le lacrime al meglio e cercando di non bagnare anche lui.

-Non preoccuparti. Va tutto bene?- chiese l’uomo, in tono gentile, prendendo il volto di Denny e osservandolo preoccupato.

Sembrava avere sulla trentina, afroamericano, con profondi occhi neri che per qualche motivo attorcigliavano lo stomaco di Denny.

Si liberò dalla sua presa, per niente abituato ad un contatto così improvviso.

-Sì, tutto bene. Devo andare, ho un funerale questo pomeriggio!- si ritirò dalla conversazione, superandolo e andando via il più in fretta possibile. Sentì anche lo sguardo dello sconosciuto dietro la schiena, ma provò ad ignorarlo e non sentirsi in colpa per essere stato così rude.

Dopotutto era vero che c’era il funerale di Fallon in un paio d’ore, ma onestamente Denny non aveva più intenzione di andarci.

Voleva soltanto tornare a casa, rinchiudersi dentro le coperte, e piangere fino a morire disidratato.

Sapeva di dover elaborare un piano d’azione per la situazione, ma non aveva la forza di pensare a nulla.

Aveva superato il tetto di informazioni possibili, e aveva ancora tanta confusione dalla sua ultima crisi, anche se i dubbi sulla propria sessualità, al momento, erano quasi insignificanti.

Okay, era gay, wow, che rivelazione! 

C’erano problemi molto peggiori da affrontare.

Tipo il fatto che Denny aveva appena affrontato il pomeriggio peggiore della sua vita.

Allora, cinque cose che poteva vedere…

 

Anche il pomeriggio di Mirren non era stato dei migliori, anche se per motivi completamente diversi.

Dato che avevano seppellito Fallon con una piccola cerimonia in compagnia della Corona Crew.

Era durata circa un’oretta, e al momento erano tutti dentro casa a scambiarsi aneddoti e bere qualcosa.

Beh, tutti tranne Mirren, che stava prendendo un po’ d’aria sull’altalena del giardino, cercando di non pensare al commento di Bonnie, che aveva considerato quella “festa” inappropriata, esagerata e stupida.

Alla fine il compromesso trovato dal padre era stato di portare Bonnie alle terme mentre Mirren seppelliva Fallon.

Tsk, Fallon era in famiglia dal triplo del tempo di Bonnie e suo padre la trattava come se fosse un giocattolo che si era appena rotto.

Solo al pensiero gli occhi di Mirren si riempivano di lacrime.

Quello era senza ombra di dubbio il periodo peggiore della sua vita. Se la batteva con la morte di sua nonna.

Ma almeno quando sua nonna lo aveva lasciato, i rapporti con Felix erano stretti come non mai, Fallon era al suo fianco, e non c’era nessuna Bonnie.

Inoltre nonna Rea ogni tanto continuava ad apparirgli in sogno, di solito per insultarlo per le sue scelte di vita o per mostrargli il terribile futuro che avrebbe vissuto continuando così.

L’aveva sognata proprio il giorno prima della morte di Fallon, quando l’aveva avvertito di non avere più molto tempo prima che fosse troppo tardi per cambiare il suo rapporto con Felix.

E l’aveva portato in un estenuante viaggio astrale lungo il suo futuro dove aveva visto Felix sposarsi, avere figli, e crollare sofferente tra le sue braccia in almeno venti dimensioni diverse.

Odiava quel tipo di sogni. Non credeva necessariamente che fossero veri, ma erano abbastanza lucidi da stancarlo anche quando avrebbe dovuto riposarsi. Inoltre, da quando aveva litigato con Felix, non riusciva a dormire più di qualche ora a notte, sempre per colpa del sogno dell’altalena.

Partiva sempre con lui e Felix sull’altalena dove Mirren si era seduto al momento, e finiva con Felix che si alzava e se ne andava via per sempre… circa… perché Mirren sbagliava la risposta alla sua domanda.

Beh, non proprio, di solito Felix gli chiedeva “Amici come prima?” dopo un lungo discorso di scuse e Mirren rispondeva sì, permettendo alla sua vita di andare sul binario che da sempre aveva considerato giusto.

Sua nonna non la vedeva così.

Mirren sospirò, e si prese il volto tra le mani.

Aveva proprio bisogno di un sonno senza sogni.

-Mirr, come va?- una voce molto familiare lo riscosse dai suoi pensieri.

-Come pensi che vada, Felix?- rispose sarcastico, sospirando triste.

-Hai ragione. Domanda stupida. Che periodo orrendo- anche Felix sospirò, e si sedette sull’altalena accanto alla sua.

Deja-vu. Erano sempre in quella posizione nel sogno che Mirren faceva ogni notte.

Ma non ci diede troppo peso. Erano sempre in quella posizione, punto. Almeno ogni volta che si sedevano sull’altalena, cosa che era capitata piuttosto spesso da quando l’altalena era stata sistemata lì.

Rimasero qualche secondo in silenzio. Mirren ancora con il volto poggiato sulle mani, Felix dondolando leggermente.

-Ricordi la prima volta che tua nonna ti ha preso Fallon?- Felix interruppe il silenzio iniziando un aneddoto.

-Sono stato svegliato da nonna e papà che litigavano. Petra era al campo estivo e noi avevamo finito da poco le elementari- ricordò Mirren, pensando a quel giorno.

-Già, la sera prima avevamo fatto un pigiama party quindi c’ero anche io. Era l’anniversario della morte di tua madre, per questo nonna Rea ti ha voluto regalare un cucciolo- aggiunse Felix, sorridendo al ricordo.

-Vero, l’avevo scordato. Era anche un regalo per la fine delle elementari. Ero uscito con il massimo dei voti- si vantò, spostando le mani da davanti al viso e sorridendo a sua volta.

-Siamo scesi preoccupati perché tua nonna soffriva di pressione alta, e non doveva urlare- continuò Felix, sforzando la memoria.

-Siamo rimasti sulle scale perché avevi paura di essere rimproverato anche tu- gli ricordò Mirren, prendendolo in giro.

-Non ero il solo!- Felix gli fece una linguaccia -E poi abbiamo visto che tua nonna aveva un cane tra le braccia- 

-Ed è stato…- Mirren sospirò.

-Amore a prima vista- conclusero insieme, ricordando i bei tempi.

-Era così piccola- commentò Mirren, incredulo di come quel batuffolo di pelo potesse essere diventata un cane di quella stazza.

-Tuo padre si è accorto di come la guardavamo, e alla fine ha ceduto a tenerla, anche se non era convinto- 

-E quell’estate è stata la più divertente del mondo- Mirren si accorse che aveva ricominciato a piangere solo quando alcune lacrime gli bagnarono le mani, e si affrettò ad asciugarle. Rischiava di disidratarsi troppo se continuava così.

In realtà aveva pensato di cedere al volere del padre e non accettare il regalo, ma poi sua nonna l’aveva convinto. Era stata la decisione migliore della sua vita.

-È sempre stata lì quando avevamo bisogno di lei, e io non ci sono stato…- Felix si incupì, e smise di dondolarsi.

Mirren combatté l’impulso di mettergli il braccio intorno alle spalle. 

Non lo fece neanche rendendosene conto. Era diventato solo troppo normale per lui combattere i propri istinti.

Ma provò a rassicurarlo a parole.

-Non è stata colpa tua- gli ripeté per l’ennesima volta.

Doveva ammettere che, soprattutto all’inizio, quando doveva portare Fallon dal veterinario e non c’era il passaggio, si era davvero arrabbiato con Felix, e l’aveva considerato responsabile.

Ma nell’istante in cui l’aveva visto, preoccupato e devastato quanto lui, tutta la rabbia che aveva provato era evaporata completamente.

E ora che ci pensava logicamente, si era reso conto che nessuno aveva colpe. Fallon stava male da parecchio, Mirren doveva stare più attento, e il tempo che avevano perso non l’avrebbe comunque salvata.

-Non riesco a credere che sia stato questo a farci riunire- borbottò Felix, molto tra sé.

Ah… quindi ne avrebbero parlato?

Gli ultimi giorni avevano fatto come se non fosse successo niente tra loro, e dato che entrambi erano in lutto, era stato perfetto così.

Ma Mirren sapeva, in cuor suo, che prima o poi il discorso sarebbe uscito fuori.

Non poteva scappare in eterno.

E prima parlavano, prima tutto sarebbe tornato come prima in maniera definitiva.

…ma Mirren voleva davvero che tornasse tutto come prima?

L’immagine di una casa vuota con solo un pianoforte e parecchio alcool gli tornò in mente. Il futuro che sua nonna in sogno aveva predetto per lui.

Era davvero quello il futuro che voleva vivere?

Scosse la testa, cercando di non pensarci. Era un inganno della sua mente, non doveva lasciarsi suggestionare.

-Volevo avvicinarmi prima, ma temevo di infastidirti, dato che avevi bisogno di tempo- si giustificò, senza prendere posizioni troppo decise, e lasciando che fosse Felix ad introdurre meglio il discorso.

Mirren decise che se Felix avesse insistito con la sua cotta, Mirren si sarebbe buttato, se avesse chiesto di restare solo amici, come d’altronde gli chiedeva sempre in sogno, avrebbe ceduto all’idea di un futuro prevedibile senza di lui.

Un giusto compromesso, giusto, nonna Rea?

Lasciamo decidere a Felix.

Riusciva quasi a sentire gli insulti coloriti di sua nonna, ma cercò di liberare la mente.

-Beh… grazie, sei stato sensibile- la voce di Felix aveva un velato sarcasmo, ma Mirren finse di non coglierlo.

Rimase in silenzio, incoraggiandolo a continuare.

Felix sospirò.

-Comunque hai fatto bene, ho pensato molto questi giorni, e probabilmente mi sono comportato in maniera un po’ infantile….-

Mai quanto Mirren.

-…e sono stato un po’ drastico…-

Per colpa della testardaggine di Mirren.

-…e quindi mi dispiace di essere stato così insistente su tutta la faccenda. Tu sei sempre il mio migliore amico, e non voglio perderti per questo, quindi…-

Aspetta un momento…

-Amici come prima?- Felix sorrise, e gli porse la mano per sancire l’accordo.

Mirren però era congelato sul posto.

Erano le stesse esatte parole che gli aveva detto in sogno così tante volte da fargli venire la nausea.

E ogni singola volta, Mirren aveva risposto “Certamente, anche tu sei e sarai sempre il mio migliore amico”.

Si stringevano la mano, e poi Felix si alzava, e Mirren si svegliava, o passava ad altri momenti della sua vita dove vedeva Felix sposarsi, avere figli, e vivere la sua vita senza di lui.

Anche quando sua nonna gli aveva annunciato che quello era un viaggio astrale che doveva prendere sul serio, Mirren aveva sempre pensato che fosse solo uno scherzo della sua mente egoista che voleva convincerlo a cedere alla tentazione e ammettere i propri sentimenti.

Che gli diceva “Hey, guarda! Questo è quello che ti aspetta se continui a fare l’imbecille: una vita solitaria alcolizzato e intento a fissare da dietro le quinte la felicità di Felix”.

Non era quello che desiderava, ma non era neanche qualcosa di infattibile.

Dopotutto, se quei sogni erano veri, e anche se non lo erano, una cosa era certa: Felix avrebbe superato, si sarebbe sposato, avrebbe avuto una vita felice, e Mirren sarebbe stato l’unico dei due a soffrire, restando però suo amico.

Ed era tutto ciò di cui aveva bisogno.

La scelta facile.

La strada sicura.

Sollevò la mano, pronto a stringergliela, ma si interruppe a metà del movimento, ricordando le parole di sua nonna.

Non quelle ricorrenti dei suoi sogni che probabilmente non erano neanche vere.

Ma quelle che aveva detto il giorno in cui aveva portato Fallon a casa, per la prima volta, per convincerlo ad accettare il regalo che aveva portato per lui ma che suo padre non voleva.

Il racconto di Felix gliele aveva portate alle mente come se fossero state pronunciate pochi momenti prima.

“Se vuoi qualcosa, ed è in tuo potere ottenerla, allora prenditela. Sii felice, e fai sempre la scelta che ti rende felice, nei limiti della legalità ovviamente. Perché se scegli sempre di sacrificare la tua felicità per gli altri, arriverai a metà della tua vita e ti renderai conto che nel tuo percorso di autodistruzione avrai reso infelici anche le persone che ti amano, oltre a te stesso, e ti posso assicurare che ti pentirai di aver scelto sempre la strada sicura”

Mirren aveva ascoltato il suo consiglio e aveva tenuto Fallon. Il cane che l’aveva reso incredibilmente felice.

Ma non solo lui. Aveva reso felice Felix, aveva unito lui e Petra, e quasi tutti, nella Corona Crew, l’avevano adorata.

Ritirò la mano al petto, Felix lo guardò confuso.

Ma Mirren aveva deciso. 

Non credeva che lui e Felix sarebbero stati felici per sempre, se si fossero messi insieme, ma valeva la pena rischiare.

Per l’amico provava un sentimento di forza incomparabile, e nel tentativo costante di spingerlo nella friendzone, cercando di mantenere la sua amicizia, non si era reso conto di averlo allontanato.

Non poteva continuare a fingere di essere solo suo amico senza allontanarlo ancora, e ancora, e ancora.

E non voleva più farlo.

Non voleva più frenarsi dall’avvicinarsi a lui perché temeva che fraintendesse qualcosa, quando era chiaro che ogni fraintendimento sarebbe stato legittimo.

Perché se continuava a mentirgli, anche la loro amicizia sarebbe diventata sempre più falsa.

E Felix sarebbe stato sempre più infelice.

E Mirren non voleva permetterlo.

Forse non sarebbero stati insieme per sempre.

Forse dopo una settimana sarebbero tornati solo amici, ma almeno avrebbero affrontato insieme la cosa, e la loro amicizia non sarebbe finita.

La loro amicizia non poteva finire per questo motivo.

-No- rispose a Felix, scuotendo appena la testa, senza credere neanche lui alle parole che stavano uscendo dalla sua bocca, ma deciso più che mai a prendere la strada pericolosa, quella dal futuro incerto, la scelta difficile.

-C_cosa?- chiese Felix, confuso, ancora con la mano sollevata.

…in effetti una risposta del genere a quella domanda poteva essere poco chiara.

-Non voglio più essere tuo amico!- si affrettò a spiegare Mirren, scegliendo le parole peggiori.

Felix sgranò gli occhi e impallidì, portando le mani al petto.

-Cosa?!- chiese, sconvolto e ferito.

-No, aspetta…- a discolpa di Mirren, non aveva mai fatto una confessione, e non si era minimamente preparato a farla mai. Era convinto che quel momento non sarebbe mai arrivato -…io voglio provare a stare insieme- spiegò meglio, dandosi una virtuale pacca sulla spalla soddisfatta per essere stato chiaro e conciso.

-COSA?!-

Si aspettava che Felix sorridesse, sollevato. O che rimanesse qualche secondo interdetto e gli chiedesse chiarimenti.

L’ultima reazione che si aspettava, però, era che Felix si alzasse di scatto dall’altalena, come se si fosse scottato, e che lo guardasse offeso.

-Stai… stai scherzando, vero?!- chiese, indietreggiando di qualche passo, sconvolto.

Il cuore di Mirren perse un battito.

Tutta la sicurezza che aveva racimolato fino a quel momento si sgretolò.

-Uh… io… no- ammise, in un sussurro -Io…- non poteva tirarsi indietro però, doveva andare fino in fondo, e mettere tutte le carte in tavola. Avrebbe dovuto chiedere lezioni a Clover, perché era pessimo a giocare a poker -…io ricambio i tuoi sentimenti… romantici… verso di te- borbottò, arrossendo appena, ed evitando lo sguardo di Felix, che continuava a fissarlo incredulo.

-No… no, no no. Non ci credo! Perché adesso?!- chiese, più tra sé che rivolto necessariamente a Mirren.

E Mirren non sapeva come giustificarsi.

-Mi dispiace- provò a dire, molto a disagio.

Avrebbe dovuto accettare e basta! Sua nonna era fantastica ma con quel consiglio aveva toppato.

Felix fece un profondo respiro.

-Non dispiacerti, mi hai solo preso molto molto molto alla sprovvista- Felix provò a rassicurare Mirren, ma ci ripensò -Anzi, invece di scusarti, spiegami. Perché non me lo hai detto prima?!- indagò poi, incrociando le braccia e restando a debita distanza.

Era un po’ lunga da spiegare.

Ma il motivo principale si poteva riassumere in: 

-Avevo paura di rovinare la nostra amicizia- ammise, in un sussurro così silenzioso che a malapena si sentì lui stesso.

Felix evidentemente aveva le orecchie bioniche, perché lo sentì.

E sospirò.

-Okay, dammi un secondo. Questa confessione è la cosa più bella che mi sia mai capitata probabilmente, ma fino a due minuti fa ti avevo completamente lasciato perdere, quindi devo un attimo elaborare- ammise schietto, prendendo la testa tra le mani -Uff, non potevi deciderti cinque giorni fa?!- 

Mirren lo fissò spaventato.

Se lo aveva ormai lasciato perdere era finita. Ora che era andato così avanti non credeva che sarebbe riuscito a fare un passo indietro facilmente e in fretta.

Soprattutto in quel tremendo periodo, tra Fallon, il lavoro e Bonnie che da quando qualcuno le aveva distrutto i vestiti era più combattiva che mai.

Il mistero dei vestiti di Bonnie era davvero strano.

Vabbè, non era quello il luogo e il momento per pensarci, anche se era piantato nella mente di Mirren come un fastidioso chiodo.

Solo che Felix lo metteva da parte completamente, mentre andava da una parte all’altra del giardino, nervosamente, con una sigaretta in bocca che stava lottando per accendere.

Mirren aspettava, sull’altalena, sperando che non andasse via.

Tutto, tranne andarsene via.

Non l’avrebbe proprio sopportato.

-Forse è meglio che torni a casa e rifletta un po’ su tutta la questione- borbottò Felix, non riuscendo ad accendere la sigaretta.

-No…- Mirren lasciò uscire una lamentela non voluta, sobbalzando vistosamente all’idea.

Felix finse di non sentirlo, e accennò qualche passo verso il cancello che conduceva al giardino.

Si interruppe però a metà strada, rimase qualche secondo fermo, e prese il pacchetto di sigarette dalla tasca, riponendo quella che non aveva ancora acceso.

Mirren osservava lo svolgersi degli eventi trattenendo il respiro.

Non era più protagonista, ma semplice spettatore.

Tutto, ancora, era nelle mani di Felix.

Soprattutto perché Mirren aveva troppa paura per insistere.

Poi Felix fece dietro front, si diresse all’altalena, si sedette di nuovo al suo posto e incrociò le braccia, facendogli il muso.

-Martedì pomeriggio alle 5 ti vengo a prendere davanti a casa con la moto, vestiti elegante ma non troppo, quindi diciamo casual per i tuoi standard- gli ordinò poi, senza guardarlo negli occhi, ma rilassando appena lo sguardo.

Sembrava trattenersi dal sorridere, ma Mirren era più confuso che mai.

-C_cosa? Perché?- chiese chiarimenti, un po’ intimorito.

Poi Felix, finalmente, lo guardò, e il cuore di Mirren si sciolse, perché non aveva mai visto i suoi occhi così brillanti.

Sciolse le braccia e si aprì in un enorme sorriso.

-Per il nostro primo appuntamento. Vediamo come va, e poi decidiamo. Solo noi due. Organizzo tutto io- spiegò, porgendogli di nuovo la mano.

Mirren era convinto che da un momento all’altro avrebbe avuto un attacco di cuore.

Finalmente ricominciò a respirare, e stava iperventilando.

Stava davvero capitando quello che pensava stesse capitando?!

Non riusciva a crederci.

-Quindi…usciremo insieme… come coppia?- ricapitolò, senza credere alle sue stesse parole.

Se non avesse ormai imparato a distinguere i sogni dalla realtà probabilmente sarebbe stato convinto di trovarsi in uno di essi.

-Sì. Se non ho capito male anche tu provi sentimenti romantici per me, giusto? Se adesso mi dici che ho capito male ti…- Felix si mise subito sulla difensiva, spaventato, ma Mirren lo interruppe, prendendogli le mani, e sentendosi benissimo nel farlo senza trattenersi.

-Non hai capito male, sono innamorato di te- ammise. Le parole uscirono con estrema difficoltà dalla gola chiusa, ma ormai aveva deciso di essere completamente onesto e sincero.

Felix gli strinse le mani, e i suoi occhi si fecero lucidi, sebbene ancora brillanti. Le guance rosse come pomodori.

-Sono già innamorato anche io di te non serve sedurmi in questo modo. È un attacco diretto alla mia psiche- lo prese in giro, ridacchiando isterico e pieno di gioia -Cavolo, non riesco a crederci. È forse un sogno? Come ti permetti di rendermi così incredibilmente felice il giorno del funerale di Fallon- Felix tolse una delle mani da Mirren per asciugarsi gli occhi.

Probabilmente se Mirren avesse elaborato a sua volta la realtà della situazione, avrebbe pianto di gioia a sua volta, e forse anche di paura, ma al momento era solo molto confuso da tutto. Felice, ma non ancora consapevole.

Ma era un inizio, un ottimo inizio.

-Fallon sarebbe contenta di vederci insieme e felici- borbottò, sollevando una mano verso il suo viso per asciugargli una lacrima che era riuscita a raggiungergli il mento.

Trattenne la mano lì.

Quello non era un sogno, era la realtà.

E non c’era più nulla che potesse trattenerlo dall’esprimere i propri sentimenti.

Sua nonna sarebbe stata orgogliosa.

Avvicinò il suo volto a quello di Felix, cercando una conferma fisica che stessero facendo sul serio.

Ma le sue labbra incontrarono solo due dita di Felix, che lo allontanò da sé.

-Uh?- Mirren era sorpreso, e anche parecchio imbarazzato.

Per una volta che faceva il primo passo da sobrio Felix lo rifiutava?! Era forse una vendetta per il mese precedente?! Era comprensibile ma fin troppo crudele!

-Non sono mica così facile. Ne riparliamo dopo l’appuntamento- Felix gli fece un occhiolino e una linguaccia.

Fu il turno di Mirren di fare il muso, ma non si lamentò troppo.

Se lo meritava, dopotutto.

Si sentiva leggero come una piuma, leggiadro come una farfalla.

Se avesse saputo che confessare i suoi sentimenti l’avrebbe reso così libero e tranquillo l’avrebbe fatto molto molto prima.

…no, non l’avrebbe fatto comunque, e non era ancora del tutto certo fosse stata la scelta giusta.

Ma finalmente, a distanza di più di un mese, rivedeva il sorriso di Felix, e non poteva chiedere assolutamente nulla di meglio.

-Forse dovremmo rientrare. Tutte queste emozioni mi hanno fatto venire una gran sete- Felix interruppe il momento, alzandosi dall’altalena e porgendo la mano verso Mirren per aiutarlo ad alzarsi a sua volta.

Si interruppe appena in tempo quando vide qualcuno uscire discretamente dalla porta sul retro.

Petra si guardò intorno attenta, facendo particolare attenzione alle finestre e alle entrate nel giardino, addentrandosi nel frattempo al suo interno e dirigendosi verso la legnaia.

Dopo qualche secondo, si voltò finalmente verso i due, che si erano inconsciamente irrigiditi temendo di venire scoperti, e appena notò la loro presenza, sobbalzò teatralmente, facendo sobbalzare anche loro di rimando.

-Che ci fate qui?!- chiese, sorpresa.

-Niente, ci godiamo l’aria fresca. Tu che ci fai qui?- Mirren evitò e rigirò la domanda, sperando di non arrossire.

-Niente, facevo una passeggiata!- rispose la ragazza, evitando il loro sguardo, e posando il proprio sulla legnaia.

Era davvero sospetta. In realtà era sospetta da parecchie settimane, ma Mirren era stato troppo distratto per darci peso.

Ed era meglio non indagare ora se non voleva che Petra indagasse di rimando.

-Va bene, allora noi entriamo. Buona passeggiata- surclassò l’attenzione e si alzò dall’altalena, cercando di non apparire sospetto e quindi stando ben alla larga da Felix.

-Cominciamo bene- lo sentì sussurrare, per fortuna fuori dalla portata d’orecchio di Petra.

-Amabelle sarà delusa quando scoprirà che non siete nella camera che ha chiuso a chiave- borbottò Petra nello stesso momento.

-Come?- indagò Mirren, irritato.

-Niente, niente! Buon rientro in casa- li salutò, accompagnandosi da un movimento della mano il cui sottotesto era chiaramente “andatevene via il più in fretta possibile così potrò tornare a fare cose losche”.

Mirren la assecondò, e fu il primo a rientrare.

-Una cosa che mi sono scordato di chiedere… vuoi tenere la nostra relazione segreta, vero?- gli sussurrò Felix all’orecchio, una volta lontani da sguardi e orecchie indiscrete.

Mirren non ci aveva neanche pensato, perché lo dava completamente per scontato.

Annuì.

-Almeno finché non ci capiamo qualcosa noi- gli suggerì, impacciato.

Felix annuì.

-Mi sembra giusto. Martedì discuteremo i dettagli. Torniamo alla veglia- Felix gli sfiorò la guancia con le labbra e lo anticipò in sala.

Mirren ci mise almeno due minuti per riprendersi da quell’attacco.

E in generale da quello che era appena successo.

Non c’erano ancora etichette specifiche, ma lui e Felix sarebbero usciti quel martedì, per un appuntamento, romantico, e avrebbero poi deciso se iniziare una relazione, romantica, ufficiale.

Mirren fu costretto a sedersi.

Sicuro che quello non fosse un sogno?

Perché non si sarebbe mai aspettato, mai, in tutta la vita, di vivere una situazione così nella realtà.

Aveva ancora tanti dubbi e incertezze, doveva ammetterlo.

Ma per la prima volta aveva speranza.

Che periodo assurdo, veramente!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Questo capitolo… oh, questo capitolo… l’avevo detto che sarebbe stata una montagna russa, e che montagna russa!

Ricapitoliamo in parole povere cosa è successo: 

Fallon, pikkola ancyela, ci ha lasciato. Ho sofferto scrivendo quella parte, ma purtroppo la vita è anche questo. Ricordate la scena di Felix del capitolo “Sono tutti testardi” dove vede Fallon, la accarezza, e poi incrocia Mirren? L’ho scritta quasi esclusivamente per fare in modo che Felix salutasse Fallon prima della sua dipartita. Meritavano un addio decente.

Poi abbiamo scoperto il grande segreto di Mathi, il suo lavoro, cosa fa con Will, perché non può essere amico di Denny. Ma restano ancora delle domande: sua sorella che fine ha fatto? Non la sente su Skype? E perché Will spaventa tutti? 

Comunque Denny si è ritrovato invischiato in qualcosa che aveva sempre temuto, proprio ora che aveva finalmente deciso di fare coming out… circa. Gahhh! Eravamo così vicini! Comunque lo ha ammesso, ha ammesso di essere gay… circa. Io lo conto.

Ma almeno, grazie al cielo, Felix e Mirren finalmente si sono tolti i prosciutti da davanti agli occhi.

Era ora!!! 

E nel prossimo capitolo andranno al loro primo appuntamento!!!

Yeeee!!!

Non vedo l’ora di scrivere il prossimo capitolo, abbiamo bisogno di fluff dopo tanta sofferenza, e il fluff ci sarà, statene certi.

Inoltre un personaggio che è stato messo da parte per un po’ tornerà con un ruolo inaspettato.

Ultimamente sono davvero gasata. Luglio e Agosto (nella storia) sono i momenti con più rivelazioni, e ho proprio voglia di scrivere un capitolo dietro l’altro.

Non mi sarei mai aspettata che questa storia creata a caso un pomeriggio di fine gennaio mentre mi preparavo per un esame sarebbe andata così avanti. 

Grazie a tutti quelli che continuano a leggerla, ci sono più visite di quanto mi aspettarsi dopo tutte queste pagine.

Un bacione e alla prossima :-*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel prossimo episodio: Felix e Mirren vanno al loro primo appuntamento ufficiale. Manny riesce a raggiungere Max alla serata film

   
 
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