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Autore: KikiShadow93    27/11/2020    4 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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Prima di iniziare, ci tengo a ringraziare in particolare Celeste98, _Cramisi_ e Chimera__ per aver recensito lo scorso capitolo, e Teo5Astor per aver recensito il capitolo 37! 💛 Grazie anche a tutti quelli che leggono silenziosamente! 🧡
 

𝟜𝟟. 𝓘𝓃 𝓊𝓃 𝒶𝓉𝓉𝒾𝓂𝑜 𝓉𝓊𝓉𝓉𝑜 𝓅𝓊ò 𝒸𝒶𝓂𝒷𝒾𝒶𝓇𝑒



Con un dolorosissimo flash ad attraversargli la mente, Radish rivede tutto in un colpo i tanto preziosi momenti passati con lei.
Rivede quell’arroganza estrema nei suoi occhi quando, la prima volta che si sono trovati faccia a faccia, gli tolse di mano la bottiglia di birra e vi si attaccò a canna.
Rivede lo stupore e la ferocia di quando si presentò davanti a casa di Bree, e la sorpresa e l’entusiasmo nel vedere per la prima volta la sua coda.
Rivede quel sorriso felice da bambina quando lui non fece una piega per il fatto che beva sangue per avere informazioni, la paura quando la beccò prima che tornasse umana, e il sollievo quando accettò senza esitazione alcuna la sua vera natura.
Rivede la sua genuina felicità quando erano al luna park, sente le sue risate, avverte lo stesso calore della prima volta che si è volontariamente stretta a lui.
Rivede la sua sorprendente calma davanti ai pinguini, e quella strana, dolce scintilla negli occhi quando poi guardava lui.
Rivede la prima volta che si sono baciati sul serio, nel suo letto, ed ha poi scoperto che involontariamente l’aveva scelto come suo compagno. Ricorda di essersi spaventato quella volta, anche se dentro, in realtà, era felice come non credeva di poter essere. Felicità che poi è aumentata con la loro prima volta nel capanno, con tutti i suoi teneri abbracci, con i suoi scherzi, col raccontargli del suo tragico passato, il suo aprirsi poco a poco, il suo volerlo consolare, il suo impegno per rimarginargli le vecchie ferite.
Rivede quell’amore sincero, folle ed irrazionale, la sua gioia più pura e commovente del momento in cui, con non poca fatica, le ha chiesto di sposarlo.
Rivede anche quel momento di assoluta follia del loro matrimonio ad alta quota, quanto si sentì tragicamente bene in quel momento, quanto desiderasse rimanere in quel dolce momento il più a lungo possibile.
Negli alti e nei bassi”. Questa è stata la loro promessa, l’unica che davvero sentivano di doversi fare. Sarebbero dovuti rimanere insieme sia in quei momenti in cui tutto va bene, in cui le preoccupazioni sono lontane, ma anche in quelli dove tutto sembra volerli annientare, in cui tutto pare remarti contro.
Per te erano solo parole?
Non si rende neanche conto di avere la mano saldamente stretta al suo polso, di star stringendo con davvero troppa energia, e neanche che lei, in lacrime, stia urlando per farsi aiutare.
Non si rende conto di niente, adesso.
Il dolore che gli attanaglia il cuore è tale da mozzargli pure il respiro, mentre dentro sente che tutto sta cadendo rovinosamente in pezzi.
È un uomo forte e pratico, Radish, lo è sempre stato, ma il pensiero che lo stia lasciando, che non lo voglia più, che non provi più i suoi stessi sentimenti, è così devastante da sconvolgerlo totalmente.
Sapeva che avrebbero litigato. Era assolutamente inevitabile e lo sapeva, ma mai aveva davvero creduto che potesse arrivare a tanto. Era proprio il loro particolare legame a farglielo credere, a farlo vivere relativamente tranquillo.
Invece lei vuole dividere le loro strade, vuole proseguire senza di lui al proprio fianco.
Non mi vuole più. Non mi ama più.
«LASCIALA SUBITO!»
È proprio da quando è apparso lui che le cose, per Radish, si sono fatte strane. Non se ne era neanche accorto, non ci aveva fatto caso, ma è sicuramente così. Più adesso lo guarda negli occhi, mentre qualcuno prova a tirarlo indietro, più si convince che sia tutta colpa sua.
Stava facendo tutto giusto, si era messo totalmente in gioco, ci aveva creduto con tutto sé stesso, e poi lui è arrivato tra loro. Senza che lo notasse le si è fatto sempre più vicino, si è fatto sempre più spazio nella sua mente e nel suo cuore, e adesso lei non lo vuole più, in barba pure a quello che dovrebbe essere un legame indistruttibile.
Una nuova ondata di cieca rabbia gli permette di riacquisire la vista, e solo adesso vede Sherry tra le braccia di Nike, il polso premuto contro l’addome e grosse lacrime che le solcano le guance. È terrorizzata, non ha neanche il coraggio di guardarlo negli occhi.
Vegeta è sull’uscio con Gohan alle spalle, ed entrambi lo guardano come se fosse un terribile mostro. Dietro di loro, scorge pure gli altri volti familiari di coloro che sono accorsi per aiutarla, e tutti guardano lui con una tale dolorosa sorpresa negli occhi da risultargli davvero insopportabile da sostenere. Gli unici che si sono fatti avanti per costringerlo ad arretrare di un paio di passi e poi trattenerlo sono Piccolo, Greywind e Tensing, che lo guardano con una tale attenzione mista a rabbia da farlo agitare solo di più.
Everett, invece, sta davanti a lui, gli occhi tetramente illuminati del loro nuovo brillante colore e le zanne esposte, mentre Arus e Blackwood si sforzano di tenerlo indietro. Di occasioni per fare a botte ne hanno avute tante in quel breve lasso di tempo, ma mai una sola volta lo ha guardato con questo disprezzo.
Nike, alle spalle dell’amico, tenta di calmare Sherry con dolci parole sussurrate direttamente nell’orecchio, e poco dopo l’aiuta a rimettersi in piedi per accompagnarla altrove. Sapeva, Nike, che la sua strategia le si sarebbe potuta facilmente rivoltare contro, immaginava una brutta reazione — che lei stessa ha ammesso avrebbe pure trovato giustificata —, ma mai, neanche un misero istante, aveva creduto che le avrebbe davvero fatto del male.
Radish non perde un loro singolo movimento, e si ritrova con il braccio stretto con maggiore forza dalle mani di Piccolo e col braccio di Tensing maggiormente serrato attorno al collo quando, spinto dall’irrefrenabile desiderio di aiutarla e difenderla, prova a muoversi un poco in avanti.
«No, Radish. Non adesso, dico davvero.» Afferma con voce perentoria Greywind, cercando per qualche secondo lo sguardo del figlio. Vederlo così vicino ad un più che furioso Everett lo mette non poco in agitazione. Non è infatti un segreto che il nuovo Beta del Nord sarebbe capacissimo di ucciderlo, ed ora sente che l’unica cosa che lo tiene saldamente attaccato alla vita è in pericolo. Dobbiamo allontanarli subito, tutti e tre!
Dopo aver allontanato con una certa fatica tutti coloro che volevano assicurarsi che non fosse successo niente di grave, Darko finalmente li raggiunge, e con il cuore in gola si avvicina subito a Sherry per accertarsi che questo nuovo carico di emozioni negative non abbia aggravato una situazione già di per sé poco stabile.
Quando però Radish lo vede afferrarle i polsi per aprirle le braccia, infrangendo così quel debole scudo che si era creata attorno al corpo, qualcosa nella sua testa scatta, facendo cortocircuito.
Lui la sta toccando. La sta toccando e lei non vuole, continua a piangere, ha paura, e lui la sta forzando a non chiudersi di nuovo, a non proteggersi.
Non riesce a sopportarlo un secondo di più.
Scatta in avanti, alla cieca, e senza neanche rendersene conto butta semplicemente altra benzina sulla già infiammata situazione.
Di colpo in tre non bastano più per reggerlo, così come un bastano più Arus e Blackwood per bloccare la bestia rabbiosa e assetata di sangue. Gohan si precipita quindi in avanti e preme sul busto dello zio, tentando in ogni modo di farlo arretrare, mentre Vegeta si lancia su Everett, serrandogli un braccio attorno al nerboruto collo ricoperto di pelliccia, cosicché non possa staccare con un morso la testa dell’amico. Non che sia del tutto certo che ci riuscirebbe, non ora che l’altro, per la disperazione e la rabbia, si è trasformato a sua volta, ma è abbastanza certo di non volerlo scoprire. E pensare che ero rimasto solo per potermi allenare in mattinata…
Sherry, dietro il possente corpo del fratello e stretta tra le protettive braccia di Nike, pronta a sua volta ad attaccare, non riesce a smettere di piangere. Il dolore che l’attanaglia è qualcosa di nuovo, tanto forte da essere terrificante. Niente doveva andare com’è andato. Assolutamente niente.
Per un breve istante sente di essere stata una vera idiota ad aver sottovalutato ciò che il Saiyan veramente prova per lei, a pensare che l’avrebbe lasciata andare senza lottare con tutte le sue forze, ma poi si ricorda del motivo per la quale l’ha fatto, ed una nuova ondata di panico l’assale, facendola tremare sin dentro le ossa. Se ha reagito così per questo, come reagirà dopo?
Tutti urlano. C’è chi prova disperatamente di far rinsavire Radish, che per loro appare ormai cieco e sordo ad ogni stimolo, ed intenzionato unicamente a raggiungere la propria donna, mentre dall’altra c’è chi prova a far dare una calmata a Everett, perché non solo non aiuterà nessuno attaccando il Saiyan, ma provocherà invece solo un dolore ancora più forte proprio a colei che vuole tanto disperatamente proteggere.
«Black!»
Alza per poco gli occhi, incrociando quelli di Alana che, con gesti veloci e precisi, gli indica la figura di Major che, con una siringa tra i denti, sta sgusciando dentro la stanza da una finestra alle loro spalle. Per quanto gli sembri una soluzione ideale, si rende conto che sia anche un gesto suicida/omicida. Se infatti il Segugio mettesse anche un solo piede in fallo o esitasse per un misero istante, uno potrebbe ucciderlo; se invece il colpo andasse a segno, lo sfidante non si farebbe scrupoli ad uccidere l’avversario finalmente a terra. Lo sa perché, mettendosi nei panni del Saiyan — cosa che in questo preciso frangente gli riesce benissimo —, farebbe esattamente la stessa cosa.
«Arus, quando ti dirò di lasciare la presa, dovrai allontanare anche lui. Chiaro?»
«Non fare stronzate!» Ringhia in tutta risposta il maggiore, continuando a trattenere con tutte le proprie forze Everett. Se fosse lucido, se percepisse anche solo una minima percentuale in più di pericolo per Sherry, niente e nessuno sarebbe più capace di trattenerlo dall’aprire la gola a chiunque lo circondi. E lo capisce, Arus. Eccome se lo capisce. Per i suoi figli farebbe lo stesso, ed era così anche per sua moglie, i suoi fratelli e le sue sorelle. Quante volte Greywind ha dovuto bloccarlo? Quante volte ha dovuto impedirgli con la forza di fare qualcosa di davvero stupido? Ma Greywind poteva farlo. Greywind è sempre stato più forte di lui, poteva incassare i suoi colpi senza morirne e non avrebbe mai fatto sul serio contro di lui, ma Blackwood non ha la potenza fisica di Everett, non potrebbe mai calmarlo da solo.
Consapevole di non avere alcuna possibilità di fargli cambiare idea, lancia prima una velocissima occhiata al Saiyan, che annuisce e si prepara a liberare la bestia, per poi lanciarsi uno sguardo d’intesa con l’amico di una vita, cosicché capisca che dovrà scattare non appena lo faranno loro, per impedire che l’altro gli faccia a pezzi il figlio.
La situazione pare pure farsi più tragica, se possibile, quando Radish aumenta a dismisura la propria potenza per potersi liberare. Darko la sta toccando ancora, e si sta avvicinando a lei in un modo che davvero non riesce a tollerare.
Lei piange, è spaventata, in pericolo, e lui non riesce più a capire niente di niente. Sente solo che ucciderà chiunque si frapporrà tra loro, chiunque proverà a portargliela via, chiunque oserà spaventarla in questo modo. Perché lo sente, Radish, che questa nuova, acutissima paura non è più solo causa sua e di Everett: lei è terrificata dalle mani di Darko che continuano ad avvicinarlesi.
Prima che l’immensa figura di Blackwood gli oscuri la vista col suo vello scuro, Vegeta è sicuro di aver visto qualcosa di strano in Radish. Ne è più che sicuro, ma gli sembra una cosa decisamente assurda ed improbabile. Per quale assurdo motivo, infatti, i capelli dell’amico avrebbero dovuto allungarsi?
Radish, che sta provando disperatamente a liberarsi per correre da Sherry, per metterla al sicuro e farle così capire che con lui al suo fianco nessuno potrà mai torcerle un capello, lancia un ruggito potente nel momento esatto in cui qualcosa gli pizzica il collo.
Fa appena in tempo a voltare appena la testa ed incrociare gli occhi smeraldini stranamente cupi di Major, che un improvviso giramento di testa gli appanna la vista. Il corpo si fa velocemente leggero, mentre le palpebre sono di colpo pesanti, impossibili da mantenere sollevate, e la testa si libera di secondo in secondo da ogni possibile pensiero.
Vegeta non può capire il potente latrato di Blackwood, ma capisce che è arrivato il momento di mollare la presa quando vede Arus scattare all’indietro. Lascia il collo di Everett, e gli occhi gli si sgranano per la sorpresa quando vede le zanne di Blackwood prendere il posto del suo braccio. Sta mordendo il suo migliore amico, sta puntando a fargli realmente del male per poterlo distrarre, per indurlo a seguirlo fuori da quella stanza, e per il Principe è una cosa assurda da vedere. È a conoscenza della loro amicizia, di ciò che hanno dovuto sopportare, degli innumerevoli sforzi che facevano per potersi vedere quanto più possibile… e adesso lo sta mordendo. All’improvviso, un pensiero assurdo gli attraversa dolorosamente la mente, pietrificandolo per qualche istante: lo avrebbe fatto anche lui al posto suo, e probabilmente avrebbe sofferto allo stesso modo. Dannazione, che mi succede?!
Everett, pur avendo sempre ben chiaro nella testa che il suo obiettivo è annientare Radish cosicché non possa nuocere in alcun modo alla sorella, prova a rigirarsi contro l’amico di una vita a causa del dolore, che in breve tempo lo spinge anche a inseguirlo fuori dalla stanza sin troppo affollata. Non bada neanche a Greywind e Arus che gli vanno dietro, non bada a niente: in questo momento di assoluta follia, Black gli si è rigirato contro, si è schierato dalla parte di Radish, e lui deve assicurarsi che non possa fare alcun tipo di danno.
Nike, sicura che Everett non tornerà indietro in tempi troppo brevi, afferra Sherry per le spalle e la porta fuori dalla stanza, consapevole che adesso l’unica cosa della quale ha davvero bisogno è isolarsi da tutto e tutti. E come lo sa Nike, lo sa anche tutto il resto del branco, che la guarda transitare con il cuore in mano e gli occhi tristi. Non che tra loro si sia già creato chissà quale tipo di rapporto, ma sanno per certo che se adesso sono al sicuro è proprio per merito suo, della sua determinazione e il suo folle coraggio, e vederla così è l’ultima cosa che vorrebbero. In realtà, però, non vorrebbero neanche dover tradire l’ipotetica fiducia che Radish può avere in loro.
«Non. Fare. Cazzate.» Ringhia a denti stretti Maddox a pochi centimetri dal volto contratto Mordecai. Sa bene cosa gli stia passando per la testa, lo conosce troppo bene per non saperlo, e teme davvero che un suo intervento non richiesto peggiori unicamente le cose. Senza contare, poi, che Radish potrebbe gradire la sua compagnia più di quella di chiunque altro quando si sveglierà.
Quando si sveglierà, esatto, perché Radish è collassato a terra come morto, col respiro debole e regolare come unico segnale di vita. Piccolo ha provato a più riprese di farlo svegliare, dandogli anche dei sonori schiaffi in faccia, ma è stato tutto inutile. Il suo amico è totalmente fuori gioco, e adesso lui si ritrova a sorreggerlo per le spalle per non lasciarlo del tutto inerme sul pavimento.
Vederlo tanto fuori di sé lo ha sicuramente spaventato, facendogli sentire qualcosa di simile a ciò provò al loro primissimo incontro, ma di certo non avrebbe voluto vederlo k.o., non in questo modo.
«Che gli hai fatto?!» Urla contro Major, col timore che gli abbia iniettato chissà quale schifezza capace di segnarlo anche una volta risvegliatosi. Sempre ammesso che riesca a svegliarsi, visto e considerato che dietro c’è il suo zampino.
«Gli ho iniettato una dose massiccia di benzodiazepine mista a qualche sostanza che si trova da queste parti. Si riprenderà, non temere, anche se non so quando.» Afferma candidamente in risposta, lasciandosi poi andare ad un sospiro di sollievo e aggiungendo «Per fortuna la vena del collo sporgeva bene, sennò col cazzo che ci riuscivo!»
«Si può sapere che cazzo è successo?!» Bercia subito dopo Vegeta, che tutto voleva tranne che essere tirato giù da quel comodo letto perché il grosso demente iracondo adesso privo di sensi sul pavimento aveva perso le staffe. Che poi, perché perdere le staffe? Con Sherry, poi! A lui personalmente danno la nausea insieme, così schifosamente affiatati e pronti a saltarsi addosso in ogni singolo istante. Sia chiaro, pure lui è mostruosamente attratto da Bulma e, per quanto lo disgusti ammetterlo, prova sentimenti sinceri nei suoi confronti, ma mai nella vita si sognerebbe di comportarsi come Radish!
«È successo che ha agito in modo sbagliato perché Sherry non vuole dare ascolto a nessuno…» Afferma con tono sorprendentemente irritato Mordecai, in piedi alle loro spalle. Tiene le braccia lungo i fianchi e i pugni chiusi con forza, mentre l’intero corpo è debolmente scosso da forti brividi che preannunciano solo il peggio. Mordecai però non è un completo idiota come gli altri credono, sa controllare la muta e sa anche come sfogare parte delle proprie forti emozioni senza far male a nessuno. Con un movimento improvviso, infatti, si rigira e scaglia un potente pugno nella spessa e dura parete, creando così un bel buco insanguinato che sbuca quasi dall’altra parte. Per fortuna non si è ancora ripreso del tutto dallo scontro e i materiali da quelle parti sono più resistenti di quelli umani, altrimenti avrebbe tirato giù tutta la parete.
«PORCA PUTTANA!» Urla poi in preda alla collera, snudando le zanne contro Maddox quando lo afferra per una spalla per provare a farlo calmare un minimo.
«Ehi, ehi! Datti una regolata! Ci manchi solo te, adesso!» Gli bercia infatti contro, ringhiando con forza quando lo spintona all’indietro per superarlo. E chi l’avrebbe mai detto che il mio pazzo fratellino sarebbe diventato più forte di me?!
«Mord, dove cazzo credi di andare?!» Gli urla dietro Micah, incapace di decidere cosa fare. Restare con Radish e assicurarsi che nessuno, Everett in primis, possa nuocergli in qualche modo, o andare a fare da scudo alla sorella? Certo, lei ha Nike, ed è abbastanza sicuro di aver notato una furia omicida nei suoi occhi arancione brillante capace di far indietreggiare qualsiasi possibile aggressore, ma rimane pur sempre sua sorella…
«Vedo se riesco a farla ragionare almeno un po’!»
River, che è finalmente riuscito a calmare gli animi degli irrequieti nipoti e a raggiungerli, guarda confuso l’amico che dissemina i propri abiti lungo il corridoio mentre cammina con passo insolitamente agitato «Mor—»
«NON MI ROMPERE I COGLIONI!»
Lo guarda con sconcerto prima che muti e salti giù dalla finestra, lanciandosi all’inseguimento. Sa anche dietro chi sta andando, perché non gli ci è voluto molto a fiutare le tracce di Nike e Sherry, ed anche tutto il dolore che quest’ultima si è lasciata dietro.
Le aveva detto che stava sbagliando, che il suo era un piano folle, che non avrebbe mai e poi mai potuto funzionare, ma non ha voluto dargli ascolto.
Consapevole di non poter fare niente per lei, decide di dedicarsi a Radish. Gli sembra assurdo vederlo steso lì sul pavimento, con Piccolo che gli sostiene la testa, e Major che gli controlla la frequenza cardiaca. Ormai, infatti, era arrivato quasi a credere che niente potesse buttarlo a terra.
Si inginocchia al fianco di Gohan, ed osserva con dispiacere l’uomo che per troppo tempo ha considerato inutilmente come un rivale. Nel corso degli anni passati nelle sue terre, ha visto in più di un’occasione eventi del genere e non lo hanno mai toccato particolarmente, non dal momento che per la sua gente non è un qualcosa di così raro o sconvolgente, ma non pensava assolutamente che potesse capitare anche a chi ha unito l’anima.
«Aspettiamo che Everett si sia dato una calmata, dopo lo portiamo a casa nostra.» Afferma a bassa voce, senza neanche sforzarsi di nascondere una nota di dolore. Se già gli dispiace per Radish, per Sherry gli si spezza proprio il cuore. Ne ha passate troppe nella vita, non meritava anche tutto questo. Ti prego, Radish, ti prego: falle capire che si sbaglia!
«Perché?» Anche Gohan è sconvolto. Avendo ormai passato parecchio tempo in compagnia del Quartetto, pure lui sa cosa voglia dire avere un legame come quello che suo zio ha con Sherry, e tutta quella situazione gli sembra solo surreale. Suo zio non era una bella persona, questo lo sa benissimo, ma è sicuro che non le torcerebbe mai un capello. Gli basta ripensare a come reagì alla sua morte per dire con assoluta certezza che nei suoi confronti nutre un sentimento incredibile!
«Perché è ciò di cui adesso hanno entrambi bisogno.»
«Ma—»
«Uno dei due arriverà ad uccidere l’altro se resta qui! Riesci a capirlo?!» Non vorrebbe urlare contro Gohan, non se lo merita assolutamente ed immagina anche quanto tutto questo possa turbare la sua giovane mente, ma trova anche necessario che capisca quanto possa diventare grave l’attuale situazione se loro abbassassero un minimo la guardia.
«Questo non ha senso!» Controbatte Vegeta, attirando su di sé gli sguardi dei presenti per qualche secondo «Questi due sono disgustosi tanto sono uniti, e questo grosso coglione non le farebbe mai del male—»
«Intanto le ha spezzato un polso.» Mormora con una certa tristezza Major, seppur non se la senta davvero di dargli troppe colpe. Aveva capito che Sherry volesse allontanarlo, lo avevano capito tutti quanti alla fin fine, e il dolore deve essere stato accecante per il Saiyan. Non che la consideri una giustificazione, ma la sua teoria, che tutti screditano senza pietà, adesso ha sempre più senso. Se ho ragione io, e cazzo se ce l’ho, presto la situazione diventerà davvero assurda.
«CHE COSA?!» Tutti e quattro sono assolutamente sconcertati, ed anche River per un attimo ha serrato maggiormente la mascella per il nervoso.
«Non era in sé. Non se n’è neanche reso conto… e non dovrà mai saperlo.»
«Ma—»
«Gohan, dammi retta: non deve sapere di averle fatto del male. Non se lo perdonerebbe mai.» Interviene Maddox, poggiando una mano sulla spalla del ragazzino. Non che lui approvi una cosa del genere, ma riesce a rimanere calmo poiché consapevole di molte cose. Se ripensa a come spingeva per attaccarli tutti non appena Sherry si è messa ad urlare per non farsi toccare da Darko…
Forse Maj ha davvero ragione… ahhh, come la vedo brutta!
«Io e Radish non siamo particolarmente uniti, ma lo conosco abbastanza da poter dire con certezza che l’ultima cosa che vorrebbe mai fare è proprio farle del male. Basta vedere come la guarda per capire cosa prova per lei! Quindi cosa è successo?» Domanda Tensing, cercando poi la reale risposta nei loro occhi. Non è uno sprovveduto, ed ha capito chiaramente che c’è qualcosa che si stanno tenendo dentro, ed è anche abbastanza certo che adesso gli rifileranno la solita ed inutile mezza verità.
Ma come non è uno sprovveduto lui, non lo sono neanche loro, che rimangono in silenzio per qualche secondo a fissarlo. Gli ordini sono più che chiari, è vero, ma c’è un piccolo cavillo a cui attaccarsi che li scagiona totalmente. Se non vi hanno ancora fatto ricorso, è solo perché hanno sperato fino alla fine che risolvessero la cosa da soli.
Dopo un veloce ragionamento, è infine River a prendere la parola: «Adesso potrebbe essere troppo ricettivo e non voglio rischiare, ma appena saremo soli ne parleremo, promesso.»


Voleva tenersene fuori, Nike. Voleva farlo davvero, e si è sforzata fino all’ultimo per riuscirci, ma quando, mentre parlava con Everett, l’ha sentita invocare disperatamente aiuto, ed ha poi visto con i suoi stessi occhi il Saiyan che le stritolava il polso… non ce l’ha più fatta.
È scattato qualcosa dentro di lei, che adesso la spinge a fare la guardia — seppur a distanza — al momentaneo riparo di Sherry.
Aveva detto a Blackwood che non potevano stare lì al Nord. Glielo ha detto e ripetuto, ma lui non solo era convinto che sia lei che l’amico dovessero un minimo affrontare subito i propri demoni, ma si è addirittura parato dietro alla scusa che adesso anche loro hanno altro alla quale pensare. Quanto avrebbe voluto farlo a pezzi in quel momento…
Leila, la loro dolce e pazza Leila, la loro migliore amica, quella che si è sacrificata per tutti quanti, la stessa per la quale si sono disperati come neanche credevano possibile, si sarebbe fatta in quattro per aiutarli in un momento del genere. Non si sarebbe mai tirata indietro, si sarebbe privata di qualsiasi cosa pur di tirarli fuori dal baratro in cui è caduta Sherry. E Sherry è la figlia di Leila! È un po’ come se fosse la figlia adottiva di Everett e, di conseguenza, la loro figlioccia! Senza contare che è anche colei che li ha aiutati a liberarsi dalla più grande minaccia di tutti i tempi, colei senza la quale non avrebbero potuto far altro che soccombere. E lui, invece, ha deciso che dovevano cavarsela da soli, che dovevano tenersi a distanza, così da aiutarli a crescere e maturare.
Tutte stronzate!, pensa con rabbia, mentre rizza maggiormente il pelo quando, da lontano, scorge una figura che si avvicina sin troppo velocemente.
Non vuole che nessuno le si avvicini adesso. Ha bisogno di calmare i nervi e riposarsi, di rimettere insieme i pezzi, e qualsiasi intervento esterno adesso potrebbe solo complicare la sua già delicata situazione. In fondo, quanto potrebbe mai essere difficile? Ha già dovuto affrontare un qualcosa di analogo, malgrado stavolta il quadro generale sia decisamente peggiore, almeno a detta di Darko.
C’è solo un dettaglio che non le quadra. Pur essendo consapevole che difficilmente avrebbe reagito in modo differente da quello di Radish se Blackwood l’avesse lasciata — Dio… non voglio neanche pensarci! —, non capisce perché abbia reagito con così tanta violenza quando gli altri l’hanno soccorsa. La stavano aiutando, era più che evidente, così com’era evidente che Darko volesse unicamente accertarsi delle sue condizioni… perché allora nei suoi occhi era così chiaro un istinto omicida senza pari?
«Togliti di mezzo.»
Arriccia il naso e snuda per qualche secondo i denti contro Mordecai che, dopo averla raggiunta, la sfida senza alcuna paura. Non è ancora riuscita ad inquadrarlo del tutto, tanto da farle domandare se stia sottovalutando la sua forza o se, più semplicemente, non gliene freghi niente.
«Non mi sfidare.» Ringhia con un filo di voce, mentre tutto il possente e massiccio corpo è scosso da leggeri tremori. Ha promesso a sé stessa di proteggerla, ma non riesce a capire se il lupo che ha davanti sia o meno una minaccia. Becca le ha parlato delle loro dinamiche, dell’intensità dei sentimenti che li legano, e sa bene che tra la sua protetta e Mordecai c’è un rapporto molto stretto e particolare… così come sa che si è creato un legame assai stretto anche tra lo Spettro e il Saiyan. E se fosse un suo qualche piano contorto per riuscire a farlo avvicinare senza problemi? Commettere un errore del genere adesso potrebbe comportare il peggio per tutti, e lei non se lo perdonerebbe mai.
«Tu non mi sfidare!» Si fa avanti Mordecai, lo sguardo determinato e folle pare essere più che sufficiente per farla indietreggiare di un passo «Io andrò lassù, che tu lo voglia o no. Sta solo a te decidere se per farlo devo prima spaccarti il muso.»
Niente lo terrà lontano da lei. Niente e nessuno adesso potrebbe convincerlo a fare marcia indietro, a tornare ai margini ad aspettare che risolvano questo problema da soli.
Sherry è stata la prima ragazza che abbia mai amato, la prima a fargli battere davvero il cuore. Anche se la loro relazione amorosa è finita da un sacco di anni, lei è rimasta comunque quella ragazza. È la sua Sherry, la sua scontrosa e premurosa sorella adottiva, la sua migliore amica, la pazza fuori di testa che non lo giudica, che appoggia senza problemi il suo sregolato stile di vita, che è sempre più che disposta a tirarlo fuori dai casini o a consolarlo quando qualcosa lo turba.
Lei è Sherry, una delle colonne portanti della sua vita, e non le permetterà di mandarsi a puttane la vita da sola. Non può farlo, non lo sopporterebbe. Le ha già concesso troppa libertà di movimento, e solo perché ha sperato fino alla fine che tornasse sui suoi passi, che tirasse fuori le palle come ha sempre fatto. La situazione nella sua testa però è troppo caotica perché possa farcela da sola, ormai gli è chiaro, e per questo non può certo biasimare le sue pessime scelte. Può aiutarla però, rimettendo insieme qualche pezzo e spianare così un poco la strada a Radish.
In famiglia, in fondo, ci si appoggia e aiuta sempre, no?
«Se le fai del male—»
«È probabile che io sia l’unico, in questo buco di culo, capace di farla ragionare come Cristo comanda. Le farà male? Forse— anzi, sicuramente, ma è necessario e tu lo sai.»
Si guardano in silenzio per secondi che sembrano durare ore, ed infine Nike cede, spostandosi di qualche passo di lato per lasciarlo transitare.
Quel lupo è una specie di enorme pericolo pubblico, una calamità naturale, ma l’affetto che nutre per la ragazza è puro e sincero. Non le farà del male, e di certo non può incrinare maggiormente la situazione. Se anche solo riuscisse a farle capire che deve ricominciare a mangiare in modo più abbondante e regolare sarebbe qualcosa di assolutamente grandioso.
Col suo benestare — seppur decisamente non necessario —, Mordecai si affretta a scalare con gli artigli il fianco della parete rocciosa per raggiungere il piccolo pertugio dove si è nascosta l’amica. Entrare però non è semplice neanche in forma umana, perché il suo corpo è decisamente molto massiccio, ma non ha alcuna intenzione di fermarsi perché la roccia viva gli apre nuove ferite nella carne. In fondo, a lui cosa può mai importare? Si rimargineranno immediatamente, e di certo se ne fa costantemente di peggiori con i suoi fratelli!
Una volta dentro, si rende però conto che il dolore di quelle ferite non è niente se paragonato a quello al cuore non appena la vede.
Se ne sta rannicchiata in un angolo, gli occhi arrossati dal pianto, il volto smunto, stanco e triste, le ginocchia strette al petto come se potessero farle realmente da scudo contro ogni pericolo, e l’intero corpo è scosso da brividi di paura. In un certo senso, gli ricorda il giorno in cui la trovarono con Bree nel capanno, con la differenza che in quel momento era anche prontissima ad aprir loro la gola.
Inspira profondamente col naso per farsi forza e poi avanza in quel piccolo buco illuminato a stento, fino a potersi inginocchiare davanti a lei. Provare a stringerla adesso potrebbe urtarla o spaventarla, quindi è necessario che prima comprenda a fondo che non ha alcuna intenzione di nuocerle in alcun modo. Beh, più o meno, perché sotto, sotto è lì per darle della stupida.
«Ti va di affrontare l’argomento?»
Quale? Quello dove ho deciso da sola, e questa decisione mi si sta ritorcendo contro? Quello dove Everett si è rigirato anche contro il suo migliore amico per suddetta scelta? O quello dove Radish andrà fuori di testa una volta che aprirà gli occhi? «No, per niente…»
Annuisce distrattamente e si morde un poco il labbro per trattenersi, perché l’unica cosa che vorrebbe fare adesso è urlarle in faccia che sta commettendo un errore più idiota dell’altro, e tutti in rapidissima successione.
«Vuoi restare da sola?»
«No, per niente…» Nuove lacrime le riempiono gli occhi. Il dolore dovuto alla perdita di Radish le accartoccia il cuore. Poggia la fronte sulle ginocchia, sforzandosi nel frattempo di respirare il più regolarmente possibile. Ma anche respirare è doloroso, i polmoni non sembrano neanche volersi più espandere e, presa dallo sconforto, comincia a colpirsi il petto per provare a risolvere il problema.
Dopo qualche colpo però, un paio di grosse mani calde le afferrano le sue, bloccandone i movimenti.
Alzando gli occhi trova lo sguardo dolcemente preoccupato dell’amico, che abbozza con una certa difficoltà un sorriso mentre le si avvicina con cautela.
Le avvolge le spalle con un braccio e la tira a sé, tirando un mentale sospiro di sollievo quando la sente premere la testa contro la sua spalla. Lo ha accettato, si lascerà avvicinare e sarà più disposta ad una conversazione, per quanto adesso lo possa essere.
«Perché lo hai fatto, Sher? Perché gli hai detto una cosa del genere?»
«Ho solo seguito il mio istinto…»
«Beh, mi pare che non sia molto affidabile.» Dio solo sa quanto vorrebbe dirle di peggio, quanto vorrebbe essere molto più brutale, ma essendosi trovato faccia a faccia col suo reale dolore non se la sente più «Per curiosità, come proseguiva il tuo brillante piano? Perché la faccenda non sarebbe certo finita lì, e tu lo sai bene. Quel povero Diavolo ti seguirebbe fino in capo all’Universo, in un caso o in un altro.»
Ed ecco che arriva un altro colpo al cuore. Cos’avrebbe fatto dopo? Anche sforzandosi di immaginare che avrebbe accettato la sua scelta senza fare storie, sforzandosi di immaginarlo da qualche parte là fuori, lontano da lei, sa che non ci sarebbe stato comunque modo di fargli mollare la presa. Sarebbe tornato, magari dopo un giorno, una settimana, un mese o un anno, ma sarebbe tornato. Lo avrebbe fatto anche lei, senza dubbio. E a quel punto? Come se la sarebbe giostrata? Cos’avrebbe potuto fare per contenere la sua ira? In definitiva, ogni sua scelta è stata quanto più controproducente ed insensata possibile.
«No… non ci ho pensato…»
Mordecai annuisce sconsolato, senza però riuscire a trattenere un sorrisetto. Il suo istinto le urla di allontanare Radish per chissà quale assurda ragione, ma il suo cuore non è realmente capace di accettare questo desiderio, tanto da non riuscire a farle ideare un piano a lungo termine. Se fosse stata lucida, se il suo amore non fosse stato così forte, e se davvero non avesse un briciolo di fiducia in lui, sarebbe stata capacissima non solo di lasciarlo senza farsi torcere neanche un capello, ma anche di fargli perdere le sue tracce una volta per tutte.
Invece eccola qui, che si strugge per il dolore, incapace di pensare ad una qualsiasi mossa perché senza di lui non ci vuole stare.
«Che ne dici di tornare in quell’orrenda baracca, farti una bella doccia calda, magari pisolare un paio d’ore, e poi andare a chiedergli scusa una volta che si sarà svegliato?»
«No! No, Mord, no! Deve andare via! Mi farà del male, lo sai! Lui—»
«Lui ti venera, Sher.» Afferma un poco piccato, interrompendola «Farebbe qualsiasi cosa per te, e lo sai benissimo. Perché non vuoi accettarlo? Di cosa hai paura per davvero?» In realtà lo immagina proprio perché li conosce entrambi, ma vuole provare a farla ragionare usando le sue stesse parole contro di lei. Peccato solo che Sherry non abbia più alcuna intenzione di proseguire questa delicata conversazione.
«Sono tanto stanca, Mord…» Si appoggia maggiormente contro il suo corpo caldo, sentendosi protetta come quando sta con Everett, ed un minimo i suoi muscoli si rilassano a quel contatto «Rimaniamo un pochino qua, va bene? Solo un pochino, poi vediamo cosa fare…»
In circostanze normali, Mordecai non si farebbe alcun genere di problema a romperle le palle fino a costringerla a vuotare il sacco, così da spingerla a trovare la soluzione ideale — che poi è anche l’unica —, ma questa non è decisamente una circostanza normale, e quindi lascia perdere. Senza contare che nel momento esatto in cui ha un poco abbassato le difese e si è stretta a lui, è riuscito a percepire qualcosa che per poco non lo fa scoppiare in lacrime.
Di una cosa è però certo: il suo cuore ha sfarfallato molto dolcemente quando le diceva quelle parole. Mi devi un grosso favore, fratello. Un favore davvero grosso, perché probabilmente non scapperà più!


Per la prima volta da settimane, il sonno di Radish è stato assolutamente privo di strani sogni.
È la primissima cosa alla quale riesce a pensare quando, con grande fatica, apre gli occhi. Niente distese ghiacciate, niente richiami, niente odori particolari che gli provocano dipendenza in un istante, niente Sherry che lo allontana con gli occhi pieni di paura. Niente di niente, solo un dolce e rilassante oblio.
Questo effimero sollievo però svanisce non appena si accorge di non trovarsi nella sua stanza. Abituato ormai a luoghi quasi prettamente monocromatici, adesso è curiosamente circondato dal rosso, il giallo, l’arancione, il verde e da tinte fluorescenti, tutte mescolate assieme. La presenza del metallo poi è devastante: dai singoli oggetti di decorazione, alle cornici, i complementi d’arredo, le mensole fino ad arrivare alle sedie, ai tavoli e i tavolini. Il rivestimento delle sedute è prevalentemente in pelle, e da una parte scorge, seppur in modo un poco offuscato, un angolo bar con un ampio bancone dalle linee squadrate, con un impressionante assortimento di liquori. Sul pavimento in pietra chiara vi è un grande tappeto a scacchi rosso e nero, neanche si trovasse di una bizzarra pista da ballo di una discoteca degli anni ’70. Alle pareti, poi, poster ed immagini dei più grandi del mondo della musica. Infine, sparsi qua e là vari oggetti di memorabilia in bella vista, come modelli di chitarre prestigiose, mentre al posto dei tradizionali comodini vi sono  casse musicali.
«Questo è sempre stato il nostro rifugio.»
Il suono della voce calma e profonda di River è come una martellata nel cervello per Radish, che d’istinto si porta le mani a coprirsi gli occhi.
Non riesce a capire cosa sia successo, gli manca un pezzo. Com’è finito lì? Perché? Non ha bevuto fino al punto di dimenticarsi le cose, ne è più che sicuro.
«L’idea era di portarti alla magione, ma i cuccioli avrebbero potuto darti fastidio, così ti abbiamo sistemato qui.» Continua River, abbandonato mollemente su un grosso pouf rosso fuoco a qualche metro di distanza da lui «Qui non li facciamo entrare finché non imparano a tenere davvero le zampe a posto. Certo, non ci sono letti, ma direi che il divano è un buon compromesso per evitare le loro vocette stridule, non trovi?»
Non lo ascolta più, Radish. Adesso gli viene unicamente da piangere.
Sherry ha deciso di lasciarlo, di non volerlo più al suo fianco. Per un solo, misero istante si domanda se anche lei abbia provato il suo stesso dolore quando si allontanò in malo modo la sera del suo compleanno, o quando l’ha abbandonata perché terrorizzato da quella stupida profezia, ma è abbastanza certo di no. Per quanto lo riguarda, nessuno nell’Universo può mai aver provato questo tipo di dolore. Ogni respiro è una forzatura, il pensiero di lei felice senza di lui al suo fianco è come una raffica di pugnalate.
C’è anche quell’insopportabile immagine di lei che prova disperatamente ad allontanarsi dalle mani di Darko, che inesorabili si protendono in avanti fino ad afferrarle i polsi per tenerla ferma, con Nike alle sue spalle che la blocca e sospinge in avanti. Lei era terrorizzata ed indifesa, e loro le stavano facendo del male. Devo eliminarli subito!
«Calmati, Radish. Respira profondamente.»
Non riesce proprio a calmarsi, tutto in lui glielo sta impedendo categoricamente. Il corpo è però troppo pesante, i movimenti sono lenti e faticosi, e ciò gli impedisce di esplodere in tutta la sua potenza per distruggere ogni ostacolo, per eliminare ogni pericolo.
«Radish, dico davvero, calmati. Peggiorerai la situazione sennò. Non costringermi a farti un’altra iniezione, il tuo fisico potrebbe risentirne.» Nel dirlo si alza dal pouf per recuperare la siringa abbandonata su di un tavolino da fumo. In realtà non è poi troppo convinto che il suo fisico possa davvero risentirne, ma considera controproducente drogarlo una seconda volta prima di farlo tornare da Sherry. Sua sorella Silene gli ha dato dell’idiota quando l’ha detto, perché secondo lei il Saiyan non possiede sufficiente autocontrollo per gestire in sicurezza questa delicata questione, e lui per poco non le tirava un pugno sui denti. Se si è trattenuto, è solo perché poi ci sarebbe stato da litigare ulteriormente, e tutti erano già abbastanza tesi — se non proprio sul piede di guerra — quando hanno visto tornare zoppicando Blackwood.
«Quello che ha detto…» Si blocca per qualche secondo, rivivendo tutte quelle volte in cui sono state rivolte a lui dopo ogni errore troppo grande per potervici sorvolare. Ricorda quanto gli facessero male, quando si sentisse annegare ogni volta, e adesso si domanda quanto possano fare male a lui, che condivide con Sherry un legame che lui ha sempre e solo potuto sognare. «Quelle parole le ho già sentite più volte, Radish, e ti assicuro che stavolta non lo pensava davvero. Neanche un po’.»
«Tu non eri lì…» Mormora con un filo di voce, mentre a fatica si mette a sedere sul comodo divano rosa antico, con un nuovo senso di vertigine a ribaltargli lo stomaco «Tu non hai visto i suoi occhi mentre lo diceva. Credimi, era seria.»
«Ed è qui che ti sbagli.» Ammette con un sorrisetto colpevole il lupo, avvicinandolo con un bicchiere d’acqua fresca in mano «Conosco quella ragazza da molto più tempo di te. Se permetti, so bene quando fa sul serio e quando no. Quella che hai visto, era l’espressione disperata di chi non ha più la minima idea di come agire per difendersi.»
Radish, per quanto l’intontimento estremo glielo permetta, soppesa con attenzione le sue parole ed un dubbio atroce gli si insinua nella mente.
«Che vuol dire che mi sbaglio? Ci spiavi, forse?» Se fosse lucido, penserebbe a tante, tantissime altre cose, come, per esempio, il fatto che possa essere finalmente riuscito nella sua vecchia impresa, e che in realtà Everett non abbia veramente qualche colpa, se non quella di averglielo taciuto. Ma il cervello è mezzo fuso a causa della bomba che Major gli ha iniettato qualche ora prima, quindi l’unico pensiero logico che riesce a concepire è che li stesse spiando.
«Più o meno…» Arriccia un poco la bocca, guardandolo da sotto un ciuffo di candidi capelli con un certo divertimento «Diciamo che ho avuto modo di conoscere lo svolgersi delle cose secondo il tuo strettissimo punto di vista.»
Altri lunghissimi secondi per metabolizzare, altre lente e dolore operazioni mentali per riuscire a fare un semplicissimo 2+2, ed infine ecco l’ovvia soluzione: «Hai bevuto il mio sangue!!!»
Radish non vuole che lo facciano. Non lo vuole nella maniera più categorica. Per quanto si renda conto che tutti loro, alla fin fine, riescano ad immaginarsi abbastanza bene cosa possa o non possa aver fatto in passato, non vuole che lo vedano. Non vuole che scoprano con assoluta certezza che tipo di persona era, ed ora più che mai sente che sarebbe stato molto meglio se non l’avesse saputo neanche Sherry.
Con quest’ultimo pensiero, poi, si rende conto che River ha avuto la possibilità di vederli anche in intimità. Non che per il bastardo del Sud sia una novità, tutt’altro, ma l’idea non gli va per niente a genio lo stesso.
Lo afferra saldamente per la collottola con un movimento veloce e preciso, sorprendendosi automaticamente per esserci riuscito ora che tutto gli sembra muoversi al rallentatore.
«Mi ha sorpreso molto scoprire che hai effettivamente un lupo dentro al cuore, sai? Un po’ come noi. Certo, il tuo è più un feto mal formato, ma c’è lo stesso.»
Vorrebbe davvero strangolarlo — o spezzargli l’osso del collo, dipende tutto da quanto velocemente riuscirebbe a muoversi —, ma il luccichio nei suoi occhi azzurri gli suggerisce di non farlo.
«Quel sogno che fai spesso da qualche settimana a questa parte…» Afferma con tono quasi divertito, attirando totalmente la sua attenzione ed inducendolo anche a liberarlo dalla sua presa «Cazzo, quella schifezza che ti ha instillato dentro Roman è molto più ricettiva di quanto potessimo immaginare. Penso che neanche lui ne avesse idea… e, mi duole ammetterlo, Major ci aveva pure preso. Ecco, quest’ultima parte in realtà mi fa proprio incazzare! Sì, insomma, da quando quello scoppiato è più intelligente di me?!»
«Di cosa stai parlando?!» Sbotta con rabbia, mentre qualcosa dentro gli si riaccende. Non sa dire cosa sia, non ne ha idea, ma adesso suppone che possa essere quel “feto mal riuscito di lupo” che, a quanto pare, si porta dentro.
«Del fatto che il tuo intero organismo si è reso conto che c’era qualcosa di strano in Sherry. Se n’è accorto subito, ed in breve ti ha portato ad agire di conseguenza.» Spiega vagamente, mentre il sorriso si allarga di secondo in secondo «Togliti quella faccia stranita, Saiyan. Non ti dirò una parola di più, ma puoi stare tranquillo. Se riesci a metterti in quella testa dura che devi parlarle nel modo più tranquillo e pacifico possibile, tutto filerà liscio come l’olio. Fidati di me per una cazzo di volta!»


Mentre River e Radish parlano nella tana privata della figliata reale, che viene passata di generazione in generazione cosicché i cuccioli possano provare a legare tra loro ed abbiano uno spazio tranquillo dove riposare la mente, nella piazza centrale è stato montato un ampio gazebo per Vegeta, Piccolo, Gohan e Tensing, così da potergli spiegare in tutta comodità la situazione mentre gustano qualche leccornia.
Tutto si può dire di Yvonne, tranne che non sappia come intrattenere i propri ospiti. In realtà, lei e Nerissa si divertivano alquanto con queste piccole cose, escogitandone di ogni pur di poter mettere in atto nuove idee. Pure i tè con le bambole delle loro figlie erano occasioni preziose per sbizzarrirsi. Greywind e Arus, mentalmente presi da ben altre cose ma comunque intenzionati a rendere felici le compagne, non hanno mai fatto storie a riguardo.
La conversazione, seppur interessante per i quattro ospiti, è stata interrotta a più riprese da tutti coloro che non riuscivano proprio ad astenersi dal passare a salutarli, a domandare loro quanto si sarebbero fermati, se la situazione al Nord si fosse un poco appianata, e se Blackwood adesso stesse bene. Infatti il loro nuovo Re si è ritrovato con una bella ferita dall’anca destra fin quasi al ginocchio, ma non si è rivelato niente di grave. Adesso zoppica in modo abbastanza evidente, ma vedere lo sguardo affranto di Everett gli basta e gli avanza per passarci sopra.
Finita l’abbastanza dettagliata spiegazione fornitagli da Greywind, che ne aveva le scatole piene dei discorsi astrusi del figlio e si è quindi unito a loro, il quartetto ci rimugina su per quasi un minuto abbondante, cercando di capire se è stata rifilata loro qualche strana bugia. Alla fin fine, però, capiscono che no, tutta quell’assurda situazione che è venuta a crearsi è totalmente vera.
«Per quanto possa essere assurdo, ha senso.» Afferma infatti Piccolo, non invidiano neanche un po’ la situazione in cui si trova l’amico. A conti fatti, poi, non invidia neanche Sherry, che ormai è così mentalmente provata da rischiare di spezzarsi in due da un istante all’altro.
«Ma il rapporto che li lega non dovrebbe impedire anche questo genere di cose?» Domanda un poco confuso Tensing, che ancora non riesce a mettere insieme proprio tutti i tasselli. L’unione dell’anima è un qualcosa che abbatte tutto il resto, che lega due persone in un modo così profondo da superare qualsiasi problema o conflitto, e che rende l’idea di separarsi assolutamente intollerabile… ma allora perché adesso queste “regole” non valgono più? Per quanto tutta la situazione sia assurda, è solo questo il punto che non riesce proprio a comprendere.
Darko, seduto quanto più lontano possibile da Arus, prende finalmente la parola mentre continua a giocherellare distrattamente con le briciole sparse davanti a sé: «Per quanto ne so, il trisavolo di Everett e Sherry, Everclear, ricevette lo stesso trattamento da sua moglie Vistoria, con la quale aveva unito l’anima in tenera età.»
I due Sudisti si fanno improvvisamente molto attenti, incuriositi dai possibili racconti della potente famiglia reale del Nord. In fondo, per quanto sia più che altro una specie di pettegolezzo, è comunque parte di un pezzo della storia degli Spettri del Nord che mai prima d’ora avevano potuto sapere. Le uniche notizie che sono giunte anche a loro, su quella determinata coppia di Sovrani, erano quelle riguardanti l’accesa brutalità di Everclear e il sadismo di Vistoria, che secondo le voci infatti adorava guardare il marito mentre massacrava e/o torturava gli avversari. Da una coppia del genere, non poteva nascere niente di meno di un soggetto pericoloso come Mekhong.
«Si amavano in maniera assolutamente folle, ma di colpo lei cominciò ad allontanarlo, tanto che arrivò a non tollerare più neanche di fiutare la sua traccia. Così, senza dare alcun genere di spiegazione a nessuno, si barricò nelle sue stanze. La reazione di Everclear, che non era esattamente un uomo paziente e tollerante, fu incontrollabile. Attaccava chiunque gli si parasse davanti, e solo perché, nella sua testa, li percepiva tutti come una minaccia per la sicurezza della donna che tanto amava e venerava.» Mentre lo dice non può fare a meno di domandarsi come abbiano fatto Everett e Sherry a schivare l’enorme proiettile rappresentato dai cattivissimi geni del loro albero genealogico «Quindi sì, queste reazioni sono possibili anche con un rapporto come il loro. Tieni conto che lei adesso è costantemente bombardata dalle orribili vibrazioni che percepisce dal suo stesso territorio.»
«E come si è risolta tra Everclear e Vistoria?» Solo dopo aver fatto la domanda, Gohan capisce che sarebbe stato più indicato chiedere se il problema di Sherry con quelle “orribili vibrazioni” può risolversi in qualche modo, ma ormai è tardi.
«Come vuoi che si sia risolta? Hanno parlato, come fanno tutte le creature dotate della facoltà di parola e con un briciolo di cervello!» Risponde con sin troppa ovvietà, dimenticandosi di colpo di star parlando con un ragazzino con zero esperienza con questo genere di cose ed anche totalmente estraneo alle particolari dinamiche che si svolgono tra gli Spettri «’Sti due, invece, sono dei cacasotto incapaci di affrontare le proprie emozioni.»
«Stai parlando dei tuoi Sovrani, Darko.» Interviene Arus con tono piccato, fulminando l’altro con lo sguardo.
Greywind, al suo fianco, rotea platealmente gli occhi al cielo, mentre dentro si prepara a separarli quando proveranno a darsene di santa ragione.
«Chiudi quella fogna, che ho già abbastanza cose a cui pensare senza che tu mi faccia incazzare con le tue stronzate!»
Per quanto una rissa tra due Spettri di questo calibro possa anche stuzzicare l’interesse di Vegeta, soprattutto perché pensa bene che lo chiamerebbero ad intervenire e potrebbe sgranchirsi davvero le ossa, decide comunque di sedare i loro animi rissosi con una domanda piuttosto seria: «Quindi Radish voleva far fuori tutti quanti perché era realmente convinto che avremmo fatto del male a Sherry?»
È questo che forse lo ha colpito di più: il suo non riuscire più a riconoscere un alleato o un amico da un pericoloso estraneo. Non che Radish sia sempre stato capace di grande autocontrollo, dopo tanti anni a lavorare fianco a fianco lo sa bene, ma finora non si era mai rigirato contro nessuno. E lui quante volte gli ha servito su un vassoio la scusa perfetta per farlo, con tutte le sue frecciatine e prese in giro varie?
«Esatto. E la cosa potrebbe anche peggiorare, soprattutto se non si parleranno entro tempi brevi.» Gli risponde pacatamente Greywind, che come tutti gli altri ha puntato sul possibile esito di tutta la faccenda. Arus e Yvonne, come la maggior parte dei suoi figli e delle sue figlie, gli hanno dato del folle per la sua bizzarra convinzione, ma ciò non è servito a fargli cambiare idea, soprattutto non dopo ciò che ha visto.
«Gli hai spiegato per bene quanto è delicata la questione?» La voce allegra e canzonatoria di Blackwood attira l’attenzione dei presenti, che adesso lo guardano mentre zoppica verso di loro con Everett al seguito.
Una volta che sono riusciti a calmare il principe del Nord, i due si sono ritirati per discutere il da farsi. Ci sono volute ore prima di giungere ad una conclusione, che poi, alla fin fine, non poteva essere che una: parlare nel modo più calmo e delicato con Radish, ed arginare la sua reazione, se necessario. Solo in seguito lo faranno andare da Sherry, che secondo Nike e Mordecai ormai è davvero troppo a pezzi. Inoltre secondo il Cacciatore la vicinanza del compagno — consapevole e quanto più calmo possibile — è l’unica cosa che potrebbe rimmetterla in sesto.
Una volta che i due raggiungono il primo gruppo, il maggiore viene subito attirato da un odore per lui anche troppo familiare. Voltando poi lo sguardo, serra istintivamente la mascella mentre i muscoli del corpo gli si tendono involontariamente.
«Ma guarda chi si vede!» Cinguetta invece con allegria il Re, trattenendo una sonora risata nel vedere la sua espressione più che frastornata dalla bomba di tranquillanti e oppiacei che gli hanno iniettato. Malgrado l’obbligata dormita, ha decisamente l’aria di uno che non riposa come si deve da secoli.
Mentre lui e River si avvicinano, con il Saiyan che pare quasi voler incenerire con lo sguardo Everett, che a sua volta lo guarda con un assai malcelato astio, il Quartetto si avvicina dalla parte opposta. Aspettavano con ansia che si riprendesse, così da potergli stare vicini come hanno sempre fatto anche l’uno con l’altro… ed il resto del branco aspettava con ancor più ansia perché così si sarebbero finalmente tolti dai piedi!
Tutti i lupi del Nord, dopo poco più di 48 ore che li conoscono, hanno stabilito con sorprendente unanimità che è molto più semplice gestire un intero branco di cuccioli sotto anfetamine che non uno solo di loro, specie se agitato per qualcosa.
«Hai un’aria davvero di merda!» Urla Micah con la sua eleganza leggendaria, affrettando il passo per poterlo raggiungere. Non si sforza neanche di nascondere lo spinello che tiene gelosamente tra pollice e indice, poiché consapevole che, con tutti i suoi attuali pensieri per la testa, non gli dirà niente di particolare.
Infatti Radish ignora l’oggetto che in genere tanto lo infastidisce, limitandosi a camminare fino a raggiungere il gruppo. Sulle prime aveva pure pensato di divorare pressoché ogni cosa commestibile presente sulla grande tavola imbastita, ma il profondo senso di nausea dovuto  ai sedativi gli ha suggerito di evitare.
Dopo essersi poi piazzato di fronte a Blackwood, affamato, mezzo stordito e con le palle così girate da sembrargli impossibile, incatena gli occhi nei suoi con un’aria sin troppo di sfida.
«Lei dov’è?»
«Ra—»
«Non voglio dovermi ripetere una terza volta. Lei dov’è?»
Blackwood non fa neanche in tempo a chiamare il suo nome, ma curiosamente non s’infastidisce. L’unica cosa che al massimo lo turba è il più che evidente astio tra lui ed Everett, che di certo non ha del tutto abbandonato l’idea che potrebbe risultare pericoloso per Sherry. Ora come ora, ci sono ben poche altre cose tanto nocive per lei come un possibile scontro tra i due, e per questo è ben determinato ad evitarlo in ogni modo.
«Non puoi vederla in questo stato.» A rispondere è proprio Everett, con un tono quanto più pacato possibile, ancora non particolarmente certo di come convincerlo a seguirlo per potergli parlare. È abbastanza sicuro, infatti, che provare a portarlo da una parte adesso porterebbe solo ed unicamente ad una scazzottata con i controfiocchi.
«Tu fatti i cazzi tuoi, chiaro?! È colpa tua se è scoppiato questo casino! SOLO COLPA TUA!» Si è rigirato quasi senza volerlo, spinto da quell’idea malsana che gli ha invaso la mente. Gli è bastato guardare per un solo istante la sua faccia troppo calma, quasi indulgente, per far sì che si chiudesse la vena. Se Mordecai e Maddox non fossero stati tanto pronti coi riflessi, gli si sarebbe sicuramente avventato addosso.
«Guarda, neanche con tutta la fantasia di questo mondo potrebbe essere colpa sua.» Ridacchia Major, sforzandosi con tutto sé stesso sia per non scoppiare a ridere, sia per non vomitare dopo essersi immaginato la scena. Per quante porcate possa mai aver fatto in vita sua, quella l’ha sempre ripudiata con tutto sé stesso. Quest’orribile immagine però scivola velocemente fuori dalla sua mente, sostituita dall’immenso piacere di aver evidentemente vinto la scommessa. Sono un cazzo di genio!
«Non sono in vena, Maj. Chiudi quella fogna.» Sibila a denti stretti, non riuscendo a smettere di immaginare uno scenario terribile dietro l’altro. Vede le sue mani forti che le accarezzano la pelle, le labbra e la lingua che giocano con lei, i denti che affondano nella sua carne, i loro corpi che si uniscono in modo decisamente poco fraterno. Vorrebbe davvero allontanare questa malsana idea, ci sta provando con tutto sé stesso, ma davvero non ci riesce.
«Ha ragione, Radish. L’unica colpa che può avere, al massimo, è quella di essere così attaccato a lei da rigirarsi anche contro di me per proteggerla da te a causa dal tuo casino.» Interviene Blackwood, frapponendosi con poca decisione tra i due. Malgrado il tono sia gentile e un poco condiscendente, negli occhi si può vedere chiaramente una scintilla di rabbia mista a paura. Dobbiamo portarlo via da qui, ma come?
«Il mio casino?! E sentiamo, sapientone, che cazzo di casino avrei mai fatto, eh?! Non ho fatto altro che appoggiarla e aiutarla in ogni modo da quando la conosco, non ho fatto altro che spingerla a realizzare i suoi obiettivi, e da quando sono qui non ho fatto altro che aiutarla per non farla stressare troppo! Che cazzo di casino avrei fatto, eh?! L’ho forse aiutata troppo? L’ho forse protetta troppo? COSA?!» Così dicendo, si libera implicitamente di un pensiero che da giorni lo sta logorando: è stanco, sfinito, sente di non avere più abbastanza energie per continuare a lottare. È vero, lui è scappato due volte, ma poi è anche tornato con la coda tra le gambe, le ha sempre chiesto scusa e poi si è impegnato per farsi perdonare. Ma adesso è sicuro di non aver fatto niente, di essersi comportato nel migliore dei modi — soprattutto per uno come lui —, e la sua determinazione ha cominciato un poco a vacillare. Se non l’ha mandata affanculo è solo perché è troppo orgoglioso per rinunciare a tutto così facilmente. Da solo, però, come può continuare a combattere? O qualcuno finalmente si decide a dargli il beneficio del dubbio e gli dà una spintarella per farlo avanzare, o lui potrebbe davvero trovarsi costretto a gettare la spugna.
Darko, che non riesce ad immaginare tutto questo essendo piuttosto inesperto in questo campo, si preme una mano sulla bocca per trattenere una lieve risatina, ritrovandosi però con gli occhi color sangue di Arus e Greywind a trafiggerlo come ammonimento.
«Scusate, è esilarante…»
Radish si sente all’angolo, non sa più come rigirarsi. Non solo questi maledetti Spettri gli stanno dando nuovamente contro, ma pure gli altri quattro lo guardano con una certa apprensione, neanche fosse un povero idiota mentecatto.
«Cosa ci sarebbe di esilarante? Il rendersi conto che non ho fatto assolutamente niente e che la colpa è davvero del tuo adoratissimo Everett?!»
«Mi spiace zi’, ma il casino è davvero tuo.» S’intromette con poca convinzione Micah, ormai pronto a scattare per bloccarlo qualora scoppiasse.
«Ma di cosa stracazzo parlate?!» Stanco, distrutto, sfinito. Vuole andarsene, non importa dove. Se non gli daranno un fottuto aiuto, un qualsiasi fottutissimo aiuto, e non lo faranno subito, si metterà il cuore in pace e si allontanerà da tutti. Se River diceva il vero, in fondo, sarà lei a tornare strisciando da lui in tempi brevi, no?
Per fortuna però, l’aiuto arriva. Perché anche Blackwood è stanco. Ha considerato questa faccenda come una grandissima stronzata sin dal principio, tanto da arrivare a dirle in faccia che è “una codarda testa di cazzo”. Senza contare, poi, che pure Nike gli ha urlato contro, sputando parole che ancora non è riuscito a decifrare e capire, quindi fanculo tutto il bel piano che si erano fatti lui ed Everett: «Oh, andiamo! Davvero non ci arrivi?! Il fagiolo è nel baccello!»
Lo guarda come se fosse scemo — cosa di cui, in realtà, non è che dubiti poi del tutto —, per poi arrivare a pensare giustamente che lo stia prendendo solo in giro.
«Che c’entrano i legumi, adesso?!»
«Ohhh, al Diavolo! Attiva il cervello, Saiyan!» Urla a sua volta Everett, che mai e poi mai si è mostrato così vicino ad una crisi di nervi in pubblico «Sherry è incinta!»




ɴɢᴏʟ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Ben ritrovati, amici lettori!😘

Ebbene sì, lo avevate sospettato e ci avevate preso: Sherry è il dolce attesa!🤰🏻🤯

Ricordate i dubbi di Greywind su di lui nel capitolo 44? Era più che altro a questo che si riferiva! Lui, proprio come gli altri Spettri, sapeva della gravidanza (nel prossimo capitolo vi spiego meglio, tranquilli), e di conseguenza sapeva anche che la situazione sarebbe diventata difficile.
Mentre il ricorrente incubo di Radish? Beh, si riferiva proprio a questo!
Mo’ vi spiego il contorto ragionamento che mi ha portato a partorire un’idea del genere: a cose normali gli Spettri avvertono questo genere di cambiamento nella compagna, e ciò avviene con maggiore intensità nelle coppie legate come loro due (quindi sì, Blackwood si rese conto tipo immediatamente che era andato a segno). Radish, però, ha solo qualche cellula di Roman, quindi non poteva proprio rendersi conto di cosa stesse succedendo. Lui sentiva che c’era qualcosa di strano in lei, come se qualcosa si stesse mettendo in mezzo, ma non aveva idea di cosa potesse essere, mentre inconsciamente, invece, le cellule di Roman si erano come attivate, facendo così a cazzotti con tutto il resto. Quell’incubo/sogno, altro non era quella minuscola percentuale da Spettro che tentava disperatamente di metterlo in guardia, di fargli capire cosa ci fosse “in mezzo”, ed anche per metterlo in guardia su ciò che Sherry stava facendo, ovvero allontanarlo.
Quanto sarò stronzapazzafuriosa🤪 per aver concepito una roba simile? Quante botte in testa devo aver preso da piccola, per ridurmi il cervello ad una tale poltiglia contorta? Non lo so. Posso solo sperare che questa mia assurda pensata non vi faccia storcere troppo il naso!

Adesso però non resisto dal citare un pezzetto della recensione di Celeste98 (capitolo 44): […] “Ammetto di non aver compreso il motivo del successivo nervosismo (ingiustificato) di entrambi i sovrani del nord, ma se non è importante credo che me lo spiegherai più avanti.” La verità, è che non era ingiustificato. Nel prossimo si capirà meglio, però diciamo che Sherry, consapevole di essere in dolce attesa, non si sentiva al sicuro in mezzo agli altri, compreso Radish, e per questo stava sulla difensiva, prontissima ad attaccare chiunque per difendere il proprio cucciolo. Hurricane lo disse chiaramente che le loro femmine talvolta diventano molto paranoiche e aggressive anche nei confronti del compagno, soprattutto se sentono che la vita dei propri cuccioli è a rischio.

Bah, direi di aver detto abbastanza, quindi forse è il caso di eclissarmi!🤣


Alla prossima settimana
Un bacione 😘
Kiki 🤙🏼

  
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