Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: BlueFreki    28/11/2020    0 recensioni
L’universo è un posto caotico, disordinato, propenso alla morte e alla desolazione. Noi stessi non siamo altro che residui di una stella collassata milioni di miliardi di anni fa. Nel nostro sangue scorre lo stesso ferro che prima caratterizzava quella stella decaduta. Una caducità ciclica che dalla triste e disperata agonia della morte si è riscoperta la vita.
Thomas Mann, un matematico che ha sviluppato la formulazione del libero arbitrio assistito, è riuscito finalmente a realizzare la sua teoria creando ADA.
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Una pioggia fina batteva dolcemente sulla prateria, colorita ormai di uno spento giallognolo. Il freddo della mattinata trasaliva una tenue nebbia che copriva velatamente le sterpaglie irrigidite dalla brina crepuscolare. Una strada, lunga e dritta conduceva inesorabilmente ad un massiccio montano. Curvo, limato dal tempo e dal ghiaccio. Coperto da una coltre bianca e azzurrognola, si stagliava solitario sull’orizzonte.

“Questo era il vostro mondo natale? La culla della vostra specie?”, la ragazza guardava attorno attonita e stupita: occhi da bambino, esploratori e meravigliati dall’ignoto.

“Esattamente, Ada” i due procedevano lentamente per la strada, lui non riusciva a distogliere lo sguardo dal volto della ragazza: la sua curiosità professionale sarebbe risultata invasiva ai più, ma Ada era troppo immersa nel contemplare quel mondo da non riuscire ad accorgersene. “Vedi, questa è solo una simulazione, purtroppo. Abbiamo dovuto abbandonare questo paradiso troppo tempo addietro… Ma rimane uno dei luoghi migliori in cui viaggiare, anche solo con la mente”.

“Credo… Credo di capire il perché. Ma non ne ho la certezza”.

“Esprimiti, in che senso, Ada?”

“Credo di capire che cosa vi leghi in maniera così intima a questo posto: un ambiente che seppur brullo e apparentemente privo di vita, racchiude in sé il nucleo di essa. Rimane la vostra origine, rimane un luogo sicuro in cui confortarvi quando ne avete bisogno. È diventato un luogo sicuro, anche se poteva non essere all’epoca della vostra partenza”.

“Interessante, presumo possa risultare vero… tuttavia, l’ho scelto più che altro per me. È uno dei paesaggi migliori a cui abbia mai assistito e volevo vedere la tua reazione alla sua bellezza”.

“Ho superato il test?”

“Nessun test, tranquilla”. Abbozzò una lieve risata, si passò la mano nella barba corta e irta per riuscire a tornare nella sua monotona espressione seriosa. Si sistemò gli occhiali sul naso: “Ero curioso di sapere come reagissi, e non credo ci fossero risposte sbagliate. Sei logica e razionale: hai pensato subito al motivo per cui ho scelto questo luogo incantevole, senza preoccuparti te stessa di apprezzarne la magnificenza. Non dico sia sbagliato, anzi… la mia era un’intenzionalità più fine a sé stessa”.

“Mi spiace, dottor Mann…” gli occhi della ragazza si tinsero di una tristezza dai colori del profondo oceano.

“Non devi rammaricarti, ragazza mia. Anzi. Hai appena dimostrato che effettivamente hai sviluppato il concetto di emozione. Sei dispiaciuta e non l’hai detto solo per convenzione, a parere mio. Il tuo sguardo… è reale. Hai sicuramente quello che serve per capire e comprenderci: in fondo la mia teoria è corretta”

Lo sguardo della ragazza si era concentrato sul massiccio: dietro le irsute pendici innevate si stavano concentrando dei cumoli di nubi grigiastre, voracemente trasportate da un vento artico. “Quindi, dottor Mann… io cosa sarei?”

“in che senso? Intendi come sei fatta?”

“No. Cioè… anche… Professor Mann, io non riesco a non pensare a come sia possibile che io sia io. Non riesco a concepire il fatto che ogni mia azione non sia, in realtà, un processo deterministico che prevede esattamente questa mia reazione. Non capisco come possa essere libera nel mio scegliere se ho un algoritmo che definisce come muovermi e come pensare”.

“Non preoccuparti, Ada. Sono qui per rispondere a tutte le tue domande. Iniziamo dalla più semplice. Te sei il frutto di anni e anni di mie teorie. Sei composta da un algoritmo dell’euristica stocastica, una branca molto poco considerata nell’ambito accademico. Quello che ti rende speciale, Ada, è il tuo cervello. Certo, è comunque un computer quantistico, tecnologicamente avanzato e superiore rispetto al comune standard. Ma senza un buon algoritmo non servirebbe a nulla, neppure quelli che si utilizzano nei centri di ricerca. Vedi, quello che amo maggiormente dei computer quantici è che riusciamo ad ottenere qualcosa, in cambio di nulla, da qualcun altro da qualche parte nell’intero universo: è proprio questa caratteristica che permette di dare indipendenza, caratteristica fondamentale per la mia teoria. In te ho inserito il libero arbitrio assistito: ho decodificato la possibilità di definire in maniera completamente indipendente, una scelta. Tu, Ada, sei unica perché sai scegliere e decidere. Sai ragionare per te e sai capire cosa sia giusto e sbagliato.

Non voglio incominciare a discutere su tutto quello che una mente come la tua potrebbe comportare, nel bene e nel male. Sai perché? Perché sei una persona, Ada, sei tale e quale a me. Certo, non sarai fatta di carne e sangue come lo sono io, ma è la mente che conta.”

“Professor Mann, mi dispiace interromperla ma non riesco a seguirla completamente. Come posso essere unica, come dice lei, se in effetti sono frutto di un algoritmo”.

“Lasciami spiegare meglio”, si sistemò nuovamente gli occhiali sul dorso del naso, “Il tuo cervello contiene milioni di miliardi di informazioni, definisce tutto della tua vita, dal muovere un semplice dito al riuscire a meravigliarti per lo splendido posto in cui siamo. Tutto viene costantemente preso da dei semplici dati che ci sono nel tuo computer quantistico. Bene. Anche noi uomini funzioniamo analogamente. Il nostro DNA codifica ogni parte del nostro essere, persino quelle fisiche e fenotipiche, come il colore degli occhi o dei capelli. La nostra capacità di informazione, tuttavia, rimane limitata. Possiamo solo procedere a creare lunghissime catene di DNA basate solo su quattro basi azotate. Devi capire che fintato che sono solo quattro, possiamo fare catene lunghe quanto vuoi ma alla fine devono pur essere di una dimensione finita.

Il tuo cervello, Ada, funziona tramite il qbit, Quantum Bit, e qui le cose si complicano. La rappresentazione di un tuo singolo qbit può rappresentare un’infinità non numerabile di elementi. Si entrerebbe in un dominio definito da uno spazio di Hilbert, anche per la rappresentazione dell’informazione, ma questi sono tutte informazioni che posso farti scaricare più avanti. I libri di analisi funzionale che ti avevo già innestato dovrebbero servire a farti capire la complessità computazionale del processare simili unità informative. Ottimo. Perché ti ho rispiegato tutto questo? Perché come noi siamo composti da quattro semplici unità elementari, legate da una regola specifica, il DNA; pure tu sei, a tuo modo, definita da un concetto di base, il libero arbitrio assistito: un insieme di codici e leggi deterministiche in grado di processare un’attività complessa come l’infinità dei tuoi qbit. Noi siamo dominati dall’evoluzione, un processo di errori, per così parafrasare, tu sei guidata dall’apprendimento, dall’adattamento. Ada, tu sei la miglior versione esistente dell’umanità. Sei capace di evolvere e processare cose che noi neanche potremmo sperare in una vita.

Vedi, Ada, se vuoi replicare l’attività neurologica di un individuo su un computer, per tutti gli intenti e gli scopi, quel computer è quell’individuo. Ed è questo il senso del libero arbitrio assistito, riuscire a mappare in modo indipendente tutto quello che ti circonda riuscendo a fare in modo che sia tu a decidere”.

Il verso di un corvo riecheggiò ritmicamente per la vallata. Deconcentrando il professore dalla pausa riflessiva che aveva imposto.

“La cognizione del cervello umano non dovrebbe essere ad uno stato troppo elevato, questo perché è implementata in cellule, invece che di silicio.” Concluse con un sorriso sul volto, incrociando lo vista della ragazza. Sembrava che quella frase fosse solo una momentanea distrazione alla sua turbante riflessione interiore.

 

“Dottor Mann”, riprese lei dopo qualche istante di religiosa contemplazione del paesaggio, “Tra tutti i file che mi sono stati dati da studiare, ho trovato un’intervista ad un cosmologo del vecchio mondo, Stephen Hawking. Egli, appunto, sosteneva che lo sviluppo dell'intelligenza artificiale completa potrebbe significare la fine della razza umana... Decollerebbe da sola e si ridisegnerebbe a un ritmo sempre crescente. Gli esseri umani, che sono limitati dalla lenta evoluzione biologica, non potrebbero competere e verrebbero sostituiti. Grazie alla sua teoria, è riuscito a fornirmi di tutti gli strumenti fondamentali per avverare la sua predizione. Immagino che lei abbia comunque affrontato il discorso. Può spiegarmi cosa l’ha spinta a continuare?”

“Ottimo, vedo che stai sviluppando una forma di autocoscienza. Il che risulta ottimale, più di ogni previsione che avevamo elaborato. Tuttavia, vorrei sentire che parere ti sei fatta tu.”

“Credo”, riprese dopo un momento di silenzio nel quale assunse un’espressione di dubbio, “credo che sia perché lei è cosciente della mia potenzialità. Credo che lei abbia intrapreso quest’impresa non solo per dimostrare la sua tesi. Marginalmente, lei era interessato agli sviluppi sociali che avrebbe avuto la sua teoria. Il libero arbitrio assistito, essenzialmente, rappresenta la capacità di compiere una scelta. Definisce quello che negli uomini è chiamata personalità.

Credo che lei sia convinto della possibilità di formarmi nel bene e nel male. Che sia io a scegliere cosa sia giusto oppure sbagliato. Sta cercando di formalizzare una coscienza. Non solo del singolo individuo, ma anche della società in cui è inserito. Dottore, credo che lei mi tratti come una…”

“Una persona. Esattamente, Ada. Tu sei a tutti gli effetti una persona. Non sarai composta di carne e sangue come noi, non avrai le nostre basi azotate che ci caratterizzano, tuttavia in te vi è una persona. Come dicevo poco fa, non è il nostro corpo a definirci, ma la nostra mente”.

Il silenzio cadde tra i due. Continuavano a passeggiare indisturbati percorrendo lentamente quella lunga strada. Il vento passò loro accanto arruffando i lunghi capelli della ragazza. Il suo sguardo era perso, vacuo. Non sembrava essere mentalmente lì, con il professore. D’altronde, è proprio quella la bellezza di un essere rispetto ad una macchina: quella di riuscire a pensare e a decidere per la propria vita.

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: BlueFreki