Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: 18Ginny18    28/11/2020    1 recensioni
[Sequel di 'Secrets']
La vita di Ginevra Andromeda Black era stata sconvolta da quella strana Creatura Oscura di cui ignorava il nome. Viveva dentro di lei, come un parassita, e pian piano cercava di prendere il controllo al suo posto.
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie '~The Black Chronicles~'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 22 – Buon Natale

Erano quasi le sei del mattino quando Ginevra aprì gli occhi, il sole era appena sorto e davanti ai suoi occhi aveva il ragazzo che amava: George Weasley.
Erano entrambi rannicchiati sotto una coperta, completamente nudi; George, dormiva ancora. I tratti del suo viso erano dolci e rilassati e le sue labbra imbronciate sembravano invocare un bacio che lei non tardò a dargli.
“Amo le sue labbra. Le bacerei in continuazione”.
A quel punto George si stirò leggermente e aprì gli occhi. - Ehi, buongiorno – la salutò con voce roca e profonda e un dolce sorriso sulle labbra.
- Buongiorno, raggio di sole.
Lui la tirò a sé, come la sera prima, e depose un dolce bacio sulle sue labbra. - Buon compleanno.
Ginevra trattenne il respiro. Si morse il labbro inferiore e gli rubò un altro bacio, che lui intensificò. - Credo che questo sia il compleanno più bello della mia vita – mormorò lei.
- No, questo è il compleanno più bello della tua vita finora! – Ci tenne a precisare il rosso. - Ho intenzione di rendere ogni tuo compleanno sempre unico e perfetto, proprio come sei tu.
Lei abbassò lo sguardo, rabbuiandosi. - Io non sono perfetta.
- Lo sei per me - mormorò e le posò un dito sotto il mento per sollevarle le labbra alla sua altezza. La bacio, ancora e ancora, facendole tornare il sorriso. - Com’è possibile che diventi sempre più bella? - domandò continuando a baciarla.
Lei ridacchiò. - Credo che tu abbia qualche problema alla vista. Forse hai bisogno di un paio di occhiali.
- Fidati, principessa: io ci vedo benissimo – le rubò un altro piccolo bacio. Poi continuò lungo il collo, tracciando una scia di baci infuocati.
- Dovresti tornare in camera tua – sospirò Ginevra. La sua voce era debole quanto la sua volontà.
- Perché? - sussurrò lui nell'incavo del suo collo mentre si posizionava su di lei, con delicatezza.
- Se non ti trovano potrebbe scoppiare un putiferio.
“Ma chi se ne frega!”, esultò l’entità oscura. “Se io fossi al tuo posto, non lo farei mai uscire dal mio letto”.
George si chinò fino a quando furono naso contro naso. - Sei sicura? No, perché io vorrei continuare quel discorsetto di ieri notte... – Un ghigno malizioso curvò le sue labbra mentre spingeva la sua virilità ricca di ardore contro il ventre di lei con una lentezza calcolata.
Ginevra venne scossa da brividi di piacere e, incapace di resistergli, mandò al diavolo ogni timore. Lo desiderava con tutta se stessa e per lei tutto era ciò che contava in quel momento.
- Voglio fare l’amore con te ancora. E ancora… E ancora - Le baciò l’orecchio e scese lungo la spalla, continuando con i baci, mentre ripeteva quelle parole più e più volte. - Ti mangerei – mormorò infine, con voce roca di desiderio.
- Perché non lo fai allora? - lo provocò.
Anche se non poteva vederlo percepì il suo sorriso. - Non sai che l'attesa è la parte migliore del piacere?
Ginevra ricambiò i suoi baci e si strinse sempre più forte a lui, affondando le dita tra i suoi capelli.
- Oh, mio Dio – ansimò quando la mano di George scese per stuzzicarla.
Dal corridoio si sentivano degli schiamazzi, ma i due non ci badarono molto. Poi la porta della camera si aprì, lentamente, e Sirius entrò insieme a tutti i suoi ospiti reggendo una grande torta di compleanno con diciassette candeline sopra. - Tanti auguri a te! - iniziò a cantare e gli altri si unirono al coro: - Tanti auguri a te! Tanti auguri…
- OH, MIO DIO! - urlò Ginevra. Tutti ammutolirono, mentre lei cercava di nascondersi sotto le coperte insieme a George.
Sirius era rimasto immobile davanti alla porta della ragazza, bianco come un cadavere. “La mia bambina… La mia bambina…”, si ripeté.
Nella sua mente, rivedeva la sua piccola Ginevra crescere, ridere, ballare… Quanto tempo poteva passare dal essere una bambina felice che giocava con le sue bambole a una che si trovava a letto con un ragazzo?
Sirius era talmente sconvolto che il piatto con la torta gli scivolò dalle mani e, se non fosse stato per i riflessi pronti di Regulus, sarebbe caduta rovinosamente a terra. Ma quando quest’ultimo prese possesso della torta, nessuno sembrò farci caso.
- George… - Quando riconobbe il figlio la signora Weasley si portò una mano alla bocca, scioccata, mentre con l’altra mano copriva gli occhi alla figlia minore, che protestò immediatamente.
- Non capisco perché gli altri possano guardare e io no! - mormorò, ma la madre non le diede ascolto. Era suo dovere salvare la sua innocenza.
Allungò il collo oltre il corpo di Sirius, per cercare di capire dove si fosse cacciato quello scavezzacollo del figlio, e un attimo dopo sfoderò un sorriso entusiasta che non riuscì a trattenere. Aveva sempre saputo che tra lui e la giovane Black c’era del tenero, qualcosa che andava oltre l’amicizia.
- Miseriaccia! - esclamò Ron, rosso come un pomodoro. - Forse era meglio bussare, prima di entrare.
Harry annuì piano, concordando con lui. Aveva gli occhi sgranati e la bocca aperta per la sorpresa. Dopotutto non era cosa di tutti giorni sorprendere la sorella a letto con un ragazzo e, inutile a parlarne, ne era rimasto sconvolto quasi quanto il suo padrino.
- Charlie mi deve venti galeoni! - disse Bill con sorriso trionfante. Aveva scommesso con il fratello minore chi, tra Fred e George, sarebbe andato a letto con la ragazza e, inutile a dirlo, lui aveva puntato proprio su George.
A quel punto, Ginevra intraprese una conversazione mentale con suo zio.
“Ti costava tanto avvertirmi?”, sbottò lei.
“Come potevo sapere che stavi già festeggiando per conto tuo!”, rispose Regulus, divertito. “Posso darti un consiglio? La prossima volta chiudetevi a chiave se volete un po’ di privacy”.
Anche se non poteva vedere il suo volto, Ginevra riusciva a immaginare il suo sorriso. “Vorrei sotterrarmi!”.
“D’accordo. Ci penso io… come al solito”, continuò lui, beccandosi un’imprecazione dalla ragazza.
- Bene, io direi che è meglio se usciamo di qui – suggerì Regulus agli altri, accompagnandoli fuori dalla camera.
- Guastafeste – borbottò la piccola Weasley.
Sirius, invece, era ancora immobile. Il suo sguardo si era fermato dove qualche istante prima aveva visto la figlia avvinghiata al ragazzo dai capelli rossi. Regulus gli diede una piccola gomitata. - Forza… lasciamoli soli per qualche minuto - disse. - Il tempo di ricomporsi – aggiunse con un tono di voce un po’ più alto, in modo che i due ragazzi sotto le coperte capissero che si riferiva a loro.
Come se fosse in trance, Sirius lo seguì.
Camminava come uno zombie, a testa bassa, mormorando frasi sconnesse. Regulus riuscì a cogliere solo qualche parola come: “La mia bambina” e “com’è potuto accadere?”.
Scesero le scale fino a raggiungere la cucina. Regulus poggiò la torta sul tavolo, leccandosi il dito sporco di crema, mentre Sirius prendeva posto sulla prima sedia libera che gli capitò a tiro.
- La mia bambina – mormorò disperato. Il suo sguardo era perso nel vuoto.
- Ma non è più una bambina, Sir – gli disse Regulus andando verso la credenza. Prese due bicchierini e stappò una bottiglia di Whisky Incendiario. Data l’atmosfera trovò necessario farsi qualche goccetto.
A quel punto Sirius aggrottò la fronte e guardò il fratello. - Mia figlia è ancora una bambina, e lo sarà anche quando avrà cento anni. Su questo non si discute.
Regulus si trattenne dal ridergli in faccia preferendo porgergli il bicchierino stracolmo di alcol. - Beviamoci su, fratello. Ne hai bisogno.
Fecero tintinnare i bicchieri, bevendo in un colpo solo tutto il liquido trasparente. Un secondo dopo avvertirono un bruciore paragonabile alle fiamme dell’inferno lungo tutta la gola.
Dopo aver bevuto altri quattro bicchieri di Whisky Incendiario, Sirius sembrò sentirsi meglio. Si rimise in piedi, si tolse la giacca e arrotolò le maniche della camicia. - Sai, fratellino… Credo che andrò ad ammazzare quel ragazzo.
In realtà Sirius non uccise nessuno, (anche se ci andò molto vicino) perché Regulus riuscì a farlo ragionare. Forse dargli del Whisky non era stata una grande idea, ma almeno si era calmato. Lo aveva persino convinto a parlare con la figlia in maniera civile.
- L’importante è che non mi trovo davanti quel viscido lombrico dai capelli rossi! - disse Sirius in tono minaccioso.
- Fai il bravo e dopo ti darò un biscottino – lo prese in girò il fratello minore, ricevendo un ringhio degno di un cane.
Quando Ginevra scese in cucina era imbarazzatissima e molto agitata. Si sentiva peggio del giorno della sua udienza al Ministero.
- Allora? - esordì Sirius, a braccia incrociate. - Da quant’è che dura tra di voi? E ti prego, non scendere nei dettagli!
Ginevra arrossì. Esitò per qualche istante poi non riuscì a trattenersi, non voleva mentire a suo padre. - Da qualche ora – Sirius strabuzzò gli occhi e lei si apprestò a continuare. - È successo tutto così in fretta… Non era in programma.
- Ci mancherebbe altro! - esclamò, per poi iniziare a mormorare fra sé e sé: - Da qualche ora… Io lo ammazzo!
Lei lo guardò, mortificata.
Non aveva pensato alla possibilità che suo padre potesse arrabbiarsi così tanto. Anzi, non aveva proprio pensato al padre o alle conseguenze...
- Sei arrabbiato.
- Non sono arrabbiato, sono furioso.
Ginevra si rabbuiò, ma Sirius continuò a parlare.
- Ma non con te – spiegò, poi assunse un tono apprensivo. - Ti ha per caso obbligata? Ti ha soggiogata? Ti ha fatto un incantesimo?
Regulus sbuffò, coprendosi il viso con una mano. - Sir, ti prego non essere ridicolo!
Sirius lo ignorò e continuò a guardare la figlia. - Allora?
- Papà, George non ha fatto niente di quello che pensi. Non lo farebbe mai! Mi chiedo come possano venirti in mente certe idee. E comunque... è stato perfetto, se vuoi proprio saperlo.
Sirius fece una smorfia e, dopo un breve silenzio, replicò: - Quindi adesso state insieme? È il tuo ragazzo?
Ginevra perse un battito, abbassò lo sguardo. - Non lo so ancora…
- Grandioso – mormorò lui tra sé e sé. - Davvero grandioso.
Be’, ormai il “danno” era fatto. Cos’altro poteva dire?
Si limitò a sospirare, alzò gli occhi al cielo e si calmò. - Ora sei tu quella arrabbiata con me?
Lei sorrise, dandogli un colpetto giocoso sul naso. - No.
- Mi prometti che starete attenti? Non voglio diventare nonno alla mia età!
Ginevra si grattò la fronte, sempre più imbarazzata, ma sentì il suo cuore farsi più leggero. - Te lo prometto.
- E mi prometti che se lui fa qualcosa che non vuoi o se ti obbliga a fare qualcosa…
- Obbligarmi? A fare cosa?
- Lascia fare – rispose lui agitando la mano come per scacciare un insetto fastidioso. - Io so cosa passa per la mente dei maschi. Sono tutti dei porci.
- Anche tu? - lo prese in giro la figlia.
Sirius fece per ribattere ma si zittì e assottigliò lo sguardo. - Ti odio.
- No, non è vero – ribatté fiondandosi fra le sue braccia.
Lui la strinse forte a sé e le baciò la fronte. - Ti voglio bene – disse. - Io ti ho detto tutte queste cose perché non voglio che ti faccia del male. Tu sei la mia bambina e sarai sempre la mia bambina… Ma devo cominciare ad abituarmi al fatto che tu stai diventando una donna e che non giocherai più con le bambole. Spero solo di essere io l’unico uomo della tua vita, anche quando avrai un marito e dei figli. Non sono pronto per dirti addio, non di nuovo.
- Papà…
Era la prima volta che lo sentiva parlare in quel modo. Era un discorso confuso ma pur sempre dolcissimo. Non le aveva mai detto che le voleva bene con così tante parole.
- Tu sei e sarai sempre l’unico uomo della mia vita – promise. - Per le mutande di Merlino, tu sei il mio padre! Dove lo trovo un altro come te?
Sirius rise e lei lo imitò. La tensione accumulata si era un po’ sciolta.
- Deve piacerti davvero tanto questo Weasley, eh? - commentò malizioso. - Sai che siete cugini alla lontana, vero?
Regulus finse di allarmarsi. - Quindi questo è un incesto!
- D’accordo – Ginevra si allontanò dal padre. - Smettetela di prendermi in giro.
- Scusa, ma questo è l’unico modo per distrarmi dall’uccidere il tuo… quasi ragazzo – disse Sirius con un sorrisetto. Poi sbuffò. - E pensare che ti avevamo fatto una torta!
Ginevra alzò un sopracciglio e sorrise quando vide la torta sul tavolo. - È quella lì?
Le brillavano gli occhi e aveva quasi la bava alla bocca. Era la sua torta preferita: tutta al cioccolato.
Sirius annuì. - Sì, però adesso non so se te la meriti.
- Oh, ma andiamo! Questo non è giusto – s’imbronciò la ragazza. - È Natale! Ed è anche il mio compleanno! Me la merito.
- Oh, ne dubito – commentò Regulus bevendo un altro bicchiere di Whisky.
Lei lo trucidò con lo sguardo. - Tu zitto, assaltatore di torte.
Regulus le rispose con una linguaccia e Sirius scoppiò a ridere. - Ma quanti anni avete? Cinque o sei?

Non sapeva dire per quanto tempo avessero dormito, due o forse tre ore, ma quando Angelina si svegliò Fred era lì, sollevato su un gomito e la guardava, accarezzandole i capelli spettinati. - Buongiorno.
Angelina sorrise e si stiracchiò. - Buongiorno. Da quanto sei sveglio?
Fred fece spallucce. - Da qualche minuto. Mi piace guardarti mentre dormi.
Ed era vero. Gli era sempre piaciuto guardarla dormire. Lei era talmente bella che gli era quasi impossibile distogliere lo sguardo, soprattutto dopo aver passato una notte ricca di passione come quella. Si chiese come avesse potuto rinunciare a quelle morbide labbra imbronciate per così tanto tempo.
Come un’onda violenta, Ginevra apparve nella sua mente. Ripensò alle loro labbra che si cercavano con avidità e ai loro corpi stretti in quell’abbraccio che guidava le mani sotto i loro vestiti, pronti a strapparli via.
Poi arrivò la delusione.
Era davvero contato così poco per lei? Ciò che per lui era stato un momento indimenticabile, per lei era stato solo uno sbaglio?
Angelina tese un braccio verso di lui, sollevandogli il mento con l’indice. - A cosa pensi?
Fred si sforzò di sorridere: non poteva rivelarglielo, quindi meglio cambiare argomento.
- Ho molta fame. Sai qualcuno mi ha tolto tutte le forze stanotte.
- Non capisco a chi ti riferisci… - disse Angelina, cercando di sembrare confusa.
Fred le sorrise e le sue labbra toccarono quelle di lei, in un tenero bacio.
Saltò giù dal letto e, quando trovò i suoi boxer ai piedi del letto, se l’infilò sotto lo sguardo imbronciato della ragazza. - Non fare l’ingorda, Johnson – la rimproverò con un mezzo sorriso.
Lei rise e scese dal letto, indossava già la maglietta di Fred. Le stava un po’ larga, ma a lei piaceva così.
- Avevo dimenticato quanto sai essere sexy con le mie magliette – sussurrò lui, provocante.
Angelina accennò un sorriso malizioso. - Non ti dispiace se la prendo in prestito per un po’, vero?
- Sei mezza nuda e l’unica cosa che indossi è una mia maglietta. Secondo te mi dispiace? - chiese Fred, ricambiando il sorriso. - Hai nulla in contrario a continuare ciò che abbiamo fatto fino a poche ore fa?
Angelina ridacchiò. - Ancora? Ma non avevi fame?
Lui la sollevò, facendole incrociare le gambe attorno ai suoi fianchi. - La colazione può aspettare.
Le sue labbra si posano su quelle di lei dando il via a un bacio lento e appassionato. La spinse con delicatezza contro il muro, facendo aderire i loro corpi. Angelina si strinse a lui sempre di più. La sua mano affondò tra i capelli di Fred, mentre il bacio si faceva sempre più appassionato.
Fred era irruente e delicato al tempo stesso.
Il respiro di lei iniziava a farsi troppo rapido per sostenere un bacio. L’unica cosa che desiderava in quel momento era unirsi a lui, ancora e ancora.
Così allacciati l’uno all’altra, si lasciarono trasportare da una passione travolgente. I loro respiri e i lievi gemiti che sfuggivano dalle loro labbra risuonavano nel silenzio della casa.
Angelina gridò il suo nome al culmine del piacere e poi si abbandonò fra le sue braccia, desiderando che quell’istante durasse per sempre.

Quando Ginevra uscì dalla cucina, trovò George appoggiato al muro. Aveva i capelli scompigliati e la maglietta del pigiama al contrario, indossata in fretta e furia prima di uscire dalla camera da letto, ma per lei era comunque bellissimo.
- Allora? Devo iniziare a scavarmi la fossa? - domandò con un sorrisetto beffardo quando la vide.
- Non subito – rispose lei, imitando quel sorriso.
Si alzò sulle punte dei piedi e si allungò per baciarlo, lui l’avvolse fra le braccia, stringendola forte a sé e anche il più piccolo timore scemò in un istante. - Ancora non ci credo – disse George.
- A cosa?
Lui le sorrise, sincero. - Che sei mia – sussurrò, poi finse di darle un morso sul collo e lei gridò divertita. George scoppiò a ridere, una risata roca e gutturale, e continuò a darle dei piccoli morsi anche sul naso e sulle guance, poi si fermò. Sirius li stava guardando, con le braccia incrociate al petto e il cipiglio severo sul volto.
I due ragazzi si ricomposero, guardando Sirius di sottecchi.
- Ciao Sirius – lo salutò George.
Sirius rimase un attimo in silenzio e lo fulminò con lo sguardo. A quel punto, George comprese il significato dell’espressione: “Se gli sguardi potessero uccidere” e intuì che sarebbe morto da tempo se non fosse per Ginevra. - Sirius io… - provò a parlare ma venne subito interrotto.
Sirius gli puntò il dito contro. - Allora. Mettiamo le cose in chiaro: tu non mi piaci. E per te, da oggi in poi, sarò solo “signore” o “signor Black”. Sono stato chiaro?
George strabuzzò gli occhi, allarmato, e si irrigidì. - Trasparente… signore.
Quando Sirius andò al piano di sopra per dare la colazione a Fierobecco, George si rese conto di aver ripreso a respirare. Aveva trattenuto il fiato tutto il tempo senza accorgersene.
Ginevra gli poggiò delicatamente una mano sulla spalla. - Be’, direi che è andata bene. Almeno sei ancora vivo.
- Avevo dimenticato che a volte sai essere divertente – commentò George, falsamente ilare.
- A volte? Io sono molto divertente!
- Sì, molto divertente.
- Togliti quel sorrisetto dalla faccia, Weasley.
George l’attirò sé, cingendole i fianchi con tenerezza. - Quale sorrisetto? Non so di cosa stai parlando… - disse accentuandolo.
Lei gli schioccò un bacio sulle labbra. - Non smettere mai di sorridere. Amo questo sorriso.
Il sorriso di George divenne sempre più ampio, era felice, emozionato. Pensava che il suo cuore sarebbe scoppiato dalla felicità da un momento all’altro. Non sapeva nemmeno se il suo corpo fosse in grado di contenere così tante emozioni in una volta.
Stava per baciarla, ma lei indietreggiò. Si stava mordicchiando il labbro, come ogni volta che aveva un dubbio e George alzò un sopracciglio, curioso. - Cosa succede in quella bella testolina?
Ginevra sospirò. “Devo trovare il coraggio di chiederglielo prima o poi”, si rimproverò. Ma, alla fine, decise che era meglio togliersi subito il dente. - Adesso sono la tua ragazza? - chiese e, prima che lui potesse rispondere, continuò. - Prima non ne abbiamo parlato, quindi...
- Io ti ritengo la mia ragazza da quando ci siamo baciati poche ore fa. Non ti mollo, Black – la minacciò dolcemente. Le baciò entrambe le mani e le sorrise. - Ti amo e non ti libererai mai di me.
Le labbra di lei s’incurvarono in un sorriso dolce. - Ti amo – ripeté.
Prima di baciarla ancora, George fece una faccia strana. - Sono un’idiota – sospirò piano, estrasse la bacchetta dalla tasca posteriore del pigiama e l’agitò.
- Che succede? - chiese lei, confusa.
- Mi ero dimenticato di darti questo – continuò George con un sorriso sornione. - Buon compleanno!
Fu in quel momento che, davanti agli occhi della ragazza, apparve un pacchetto quadrato, impacchettato con della carta rossa e infiocchettato accuratamente con del nastro dorato.
Quando quella scatolina volò tra le sue mani, Ginevra lo scartò piano. All’interno c’erano due biglietti per un concerto babbano.
Si guardarono negli occhi e si sorrisero, complici. - Bon Jovi? - Ginevra scosse la testa e si morse un labbro per non ridere. - Tu sei pazzo, George Weasley.
Lui fece spallucce. - Lo so.
- Devono esserti costati una fortuna!
- Sapevo che ti sarebbe piaciuto.
Sapeva quanto le piacessero le canzoni di quel babbano americano e così aveva chiesto al suo amico Lee Jordan di procurargli due biglietti per quel concerto. Per comprare i biglietti aveva usato un po’ dei soldi che Harry aveva regalato a lui e suo fratello Fred per finanziare il negozio di scherzi, ma non gli importava. Non si preoccupava minimamente del putiferio che avrebbe scatenato il suo gemello una volta scoperto che c’erano dei soldi mancanti dal loro gruzzolo, avrebbe fatto qualsiasi cosa per Ginevra.
- Verrai con me, vero? - chiese, cercando di apparire minacciosa.
- Ovviamente. Per chi credevi che fosse il secondo biglietto? - la prese in giro lui.
Trattenendosi dal saltare di gioia come una bambina, Ginevra si alzò sulle punte e posò un tenero bacio sulle sue labbra. - Grazie.
- Di niente, signorina.
“Questo è decisamente il giorno più bello della mia vita”, fu il loro pensiero comune.
La signora Weasley, che li aveva spiati tutto il tempo dalle scale insieme alla figlia, singhiozzò per la gioia.
- Mamma, ti sentiranno! - la redarguì la figlia.
- Non posso farci niente! Sono così carini insieme!

Dopo un’imbarazzante colazione accompagnata da una fetta di torta al cioccolato della festeggiata, arrivò il momento di radunarsi sotto l’albero di Natale e scartare i regali.
Nonostante quel giorno fosse anche il suo compleanno, Ginevra non si risparmiò. Aveva un regalo per tutti, nessuno escluso. Kreacher, per esempio, ricevette un’abbondante scatola di cioccolatini.
- Kreacher adora il cioccolato! La padrona è buona come il cioccolato – gongolò Kreacher, seduto sul divano accanto a Regulus.
Harry, invece, aveva ricevuto una fedele riproduzione della sua Firebolt in miniatura, che gli volava intorno proprio come un boccino d’oro*; Draco e Hermione dei libri babbani: ‘Le cronache di Narnia’ per Draco. Per lei, invece, un libro di Jane Austen: ‘Orgoglio e Pregiudizio’.
- Come facevi a sapere che lo volevo? - chiese la riccia, saltando al collo dell’amica.
- È l’unico che manca alla tua collezione – rispose Ginevra. - Avrai divorato ‘Ragione e sentimento’ e ‘Persuasione’ non so quante volte!
- È una scrittrice babbana? - s’interessò Draco, curioso.
Hermione annuì. - È la mia preferita. Scommetto che piacerebbe anche a te.
S’immersero in una fitta conversazione sulla scrittrice e sulle opere che Hermione preferiva e Draco l’ascoltava, incantato. Adorava il modo in cui gli occhi di lei s’illuminavano ogni volta che parlava di qualcosa che le piaceva. Era bellissima.
Ginevra sorrise alla coppietta, contenta che fossero lì insieme a lei, e si dedicò alla distribuzione degli altri regali.
Dato che conosceva molto bene i gusti di Ron e della piccola Weasley, Ginevra regalò a entrambi una busta piena di dolcetti gommosi e alla signora Weasley dei guanti da forno a zampa d’orso, che lei trovò molto divertenti.
Trovare il regalo per Regulus, invece, non fu affatto facile. Aveva intenzione di regalargli qualcosa di divertente ma, soprattutto, qualcosa per prenderlo un po’ in giro. Quando si era trovata “per puro caso” davanti a un negozio di animali, aveva trovato ciò che cercava. Dopotutto suo zio era un animagus e lei non esitò un’istante quando un oggetto in particolare aveva catturato la sua attenzione.
- Un costume da poliziotto! Divertente… ma non credi che sia un po’ piccolo per me? – Regulus rise, riponendo il regalo nella scatola.
- In realtà è un costume per gatto.
Regulus alzò un sopracciglio. Il suo sguardo diceva: “Fai sul serio?”, ma lei lo ignorò.
- Pensa a quanto sarai carino con questo addosso - disse con voce acuta. - Guarda c’è anche il cappellino!
- Non lo metterò mai! - replicò lui e niente gli avrebbe mai fatto cambiare idea.
- Lo vedremo… - replicò la nipote con un sorrisetto che non prometteva niente di buono.
Regulus assottigliò lo sguardo e si avvicinò al fratello. - Tienimela lontano.
- Sì, come no. Contaci! - disse Sirius ironico, mentre scartava il suo regalo da parte della figlia.
Quello era stato il regalo più difficile per la ragazza, non aveva mai fatto un regalo a suo padre e temeva di combinare un pasticcio, ma alla fine, trovandosi davanti a un negozio seminascosto di Hogsmeade, aveva trovato il regalo perfetto: un orologio da taschino.
Era un modello elegante, il quadrante era bianco con numeri romani e placcato in oro. Il coperchio era decorato da piccoli ghirigori e al suo interno, nel coperchio, vi era una piccola fotografia di Harry e Ginevra che sorridevano e si abbracciavano.
- È bellissimo, tesoro – disse Sirius, con un sorriso commosso.
- Giralo – gli suggerì Ginevra.
Lui obbedì.
Dietro l’orologio vi era una dedica che la ragazza aveva fatto incidere: Il mio amore per te è eterno. Oggi, domani e per sempre’.
Dopo aver letto quella frase, gli occhi di Sirius iniziarono a luccicare. - Lo porterò sempre con me – promise stringendola in un forte abbraccio. Poi si chinò su di lei e depose un bacio sulla sua fronte. - Anch’io ho un regalo per te.
Allungò la mano verso i molti regali attorno all’albero, prese una scatolina blu con dei ghirigori argentati e la porse alla figlia. - Tadà! - esclamò. - Buon compleanno, principessa!
Gli occhi della ragazza s’illuminarono. Iniziò a scuotere la scatolina con delicatezza, assottigliò lo sguardo e arricciò le labbra. - Scommetto… che mi hai regalato un pony!
Sirius ridacchiò. - No.
- Un auto!
- Riprova.
- Una moto? Ti prego, dimmi che è una moto.
Sirius sorrise. - Aprilo e basta.
Lei sogghignò e fece come le era stato chiesto. Rimosse con cura la carta decorata e la ripiegò; era troppo bella per rovinarla. Quando si trovò davanti a una scatolina bianca l’aprì, dentro vi era un ciondolo con un piccolo punto luce. Poteva sembrare una semplice collana, inutile e priva di significato, ma per lei era un regalo bellissimo.
- Mi ha fatto pensare a te – disse Sirius, guardandola dritto negli occhi. - Sei sempre stata la mia luce.
Gli occhi della ragazza iniziarono a luccicare dall’emozione. Si slanciò verso di lui e lo abbracciò. - Grazie papà… è meraviglioso.
- Sono felice che ti piaccia – le sussurrò Sirius all’orecchio. Sciolse l’abbraccio, le accarezzò la guancia e sorrise.
Lei sorrise a sua volta. - Mi aiuteresti ad indossarlo? - chiese e suo padre non esitò ad accettare. Quando il ciondolo venne agganciato, Ginevra decise che non l’avrebbe mai tolto.
- Scusate, qualcuno ha visto Fred? - domandò all’improvviso la signora Weasley, cercando la testa rossa del figlio tra le altre.
Bill si alzò in piedi. - Vado a controllare se è in camera. Forse dorme – disse, dopodiché salì al piano di sopra.
Ginevra abbassò lo sguardo. Sospirò. - Probabilmente è ancora arrabbiato con me – disse. - Forse sta solo aspettando che io torni in camera mia prima di scendere.
La signora Weasley le fu subito vicino. - Non dire sciocchezza, cara. Fred ti vuole bene. Lo sai com’è fatto.
- Di sopra non c’è. Però ha lasciato un bigliettino – disse Bill, scendendo le scale. - “Sono uscito. Torno presto”. Wow, più sintetico di così si muore! - sbottò con ironia.
La signora Weasley iniziò a farsi prendere dall’ansia. - Cosa? Ma perché non ha detto niente? Sei sicuro che ci sia scritto solo questo? - Poi l’ansia venne sostituita dalla rabbia. - Oh, ‘stavolta mi sente! Come l’ho fatto lo distruggo. Come può andarsene in giro senza dirmi niente? Sono sua madre! Ho il diritto di sapere tutto. Solo perché adesso ha diciassette anni crede che può fare tutto quello che vuole? Nossignore!
- Non vorrei essere nei panni di Fred – sghignazzò Ron a bassa voce.
- È già morto – aggiunse Bill dandogli manforte.
Ci fu un attimo di silenzio, qualcuno aveva aperto la porta d’ingresso. Passarono solo pochi secondi, poi Fred entrò in soggiorno. - Buon Natale, gente! - salutò, sfoggiando un sorriso smagliante e la faccia rilassata di chi aveva passato una notte fantastica.
- Fred! - la signora Weasley andò subito ad abbracciare il figlio. - Mi hai quasi fatto morire di crepacuore. Dove sei stato?
- Tranquilla, mamma. Ero con la mia ragazza.
La signora Weasley strabuzzò gli occhi per la sorpresa. - A quest’ora del mattino?
- È tornato con Angelina? - chiese la piccola Weasley. - Quando? Perché io non ne so niente?
- Non guardare me! Io non ne so nulla – rispose George quando ricevette su di se lo sguardo indagatore della sorella.
La signora Weasley continuò a parlare. - Spero che tu non abbia disturbato i suoi genitori. Scriverò loro le mie scuse. A loro piacciono i muffin al cioccolato? Gliene spedirò un cestino.
- Mamma, stai tranquilla – ripeté il ragazzo, fermando la donna prima che scendesse in cucina. - I suoi genitori non erano in casa. Sono andati a festeggiare il Natale dai loro parenti. Angelina era sola in casa e io non me la sentivo di lasciarla da sola.
- Qualcuno si è divertito stanotte – mormorò Bill con un sorriso malizioso. Per sua fortuna la madre non udì il suo commento, era troppo impegnata a dar di matto.
- È stato un gesto carino da parte tua, tesoro – disse, - ma solo perché adesso hai diciassette anni non puoi andare via di casa quando e come ti va senza dire nulla a me o tuo padre! Sei in punizione, signorino! Uscirai di qui solo per andare da tuo padre in ospedale e per raggiungere il treno per Hogwarts! Sono stata chiara?
Fred fece spallucce. - D’accordo. Me lo merito.
Diede un bacio sulla guancia alla madre e si sedette per terra, poco distante dall’albero di Natale, accanto alla sua sorellina. Sulle sue labbra vi era ancora quel sorriso smagliante di quando era entrato in casa e questo lasciò sua madre di stucco. La stava forse prendendo in giro? Si aspettava che lui protestasse, che la implorasse di non metterlo in punizione, ma non tutta quella calma.
Dato che l’atmosfera era un po’ strana, la piccola Weasley decise che era arrivato il momento di distrarre la madre e di alleggerire la tensione.
- Gin, vuoi aprire i tuoi regali? - chiese.
La Black capì le sue intenzioni e colse la palla al balzo. Annuì e disse: - Certo! Non vedo l’orda di vedere cosa vi siete inventati quest’anno.


Dopo aver scartato molti regali, arrivarono alcuni ospiti: Remus, Nymphadora, Ted e Andromeda.
Tutti si scambiarono gli auguri di Natale e, ben presto, i nuovi arrivati si concentrarono su Ginevra, la neo diciassettenne.
- Ecco la festeggiata! Buon compleanno, piccola peste – fu il saluto di suo zio Ted.
Andromeda l’abbracciò forte e le diede una serie di piccoli baci sulla sua chioma scura. - Sei diventata una donna! Sembra ieri che hai festeggiato il tuo quinto compleanno.
“Quinto compleanno”, sentire quelle parole fu come una doccia fredda per Sirius. Era come girare il coltello nella piaga. Dopotutto, l’ultimo compleanno che aveva festeggiato con la sua bambina era il secondo. Come poteva competere con loro? Lui non conosceva sua figlia come loro due.
Fu in quel momento che Sirius realizzò una cosa molto importante: Lo avevano sostituito.
Sentì una stretta al cuore quando sua figlia abbracciò Ted e Andromeda.
Lui stesso aveva sempre detto a James: ‘Un padre è colui che ti cresce, non chi ti ha semplicemente messo al mondo’.
Orion Black non era quello che si poteva definire una figura paterna; passava le sue giornate a leggere il giornale, fumare e picchiare i suoi figli quando la sua consorte riteneva opportuno che fosse il suo turno nel “farsi rispettare”. Fleamont Potter, invece, era stato un vero padre per Sirius. Lo aveva accolto in casa sua e lo chiamava “figlio mio” ogni volta che ne aveva l’occasione. I Potter erano i genitori che aveva sempre sognato e, per questo motivo, lui era fermamente convinto del suo pensiero.
Si rattristò, coltivando dentro di sé il sospetto che sua figlia ritenesse i Tonks come suoi genitori. Ted si era comportato come un padre, no? Certo, come poteva competere con lui! Era perfetto.
Lo invidiava.
Gli aveva rubato i momenti più belli… momenti che non sarebbero più tornati indietro. Aveva perso l’infanzia della sua unica figlia e adesso era una donna, aveva un ragazzo e presto sarebbe andata via.
Quanto tempo mancava prima che lui restasse nuovamente da solo? Due, tre anni?
Non voleva nemmeno pensarci.
Frustrato, si allontanò dal soggiorno. Salì le scale entrò in camera sua.
La figlia lo notò e gli corse dietro, ma Regulus la fermò. - Vado io.
Ovviamente lui aveva intuito ogni cosa, lo conosceva molto bene. Doveva essere lui a farlo ragionare e non era il caso che Ginevra lo vedesse piangere in un giorno di festa.
- Va tutto bene? - domandò lei, senza nascondere la sua preoccupazione.
- Tutto bene, tranquilla. Vai a divertirti con i tuoi amici – disse Regulus. - Noi scendiamo subito. - Simulò il sorriso più convincente del suo repertorio, convinto che lei non avrebbe insistito oltre.
All’inizio la ragazza sembrò titubante, ma alla fine annuì rassegnata e lasciò che lui raggiungesse la porta del fratello.
Ginevra andò a salutare la cugina. Si abbracciarono. - Ti ho portato un regalo – disse la giovane Auror.
- Spero che sia qualcosa di legale – ribatté lei con un sorriso obliquo.
Nymphadora sbuffò. - È successo solo una volta! - sbottò facendola ridere.
Quando Remus si avvicinò alle due ragazze, la metamorfomagus arrossì e i suoi capelli si tinsero di un rosso acceso.
- Buon compleanno, figlioccia – disse accarezzandole il viso con dolcezza. Poi guardò Nymphadora. - Buon Natale, Tonks. È da tanto che non ti vedo. Come stai?
La metamorfomagus iniziò a farfugliare frasi senza senso, facendo apparire un sorriso spontaneo sulle labbra del lupo mannaro. La trovava terribilmente dolce, carina e spiritosa. La ragazzina che lui aveva visto crescere e diventare una donna, una bella donna.
Provò un attimo d’invidia per il fortunato che l’avrebbe presa in moglie. Probabilmente quel fortunato era proprio Charlie Weasley, il suo fidanzato storico, e sicuramente erano pronti a fare quel grande passo.
“Quel ragazzo è davvero fortunato”, pensò con una punta di rammarico.


Quando raggiunse la porta della camera del fratello, Regulus bussò due volte su di essa, ma Sirius non rispose.
Aprì comunque la porta, trovandolo seduto sul bordo del letto con la testa fra le mani e il volto basso: sembrava il ritratto della disperazione.
Regulus si avvicinò piano a lui, sedendosi al suo fianco. Poggiò una mano sulla sua spalla e rimase in silenzio, in attesa che lui si confidasse, anche se sapeva già cosa gli stava frullando nella tesa.
Sirius era geloso dei Tonks, era ovvio, ma era meglio se esternava i suoi sentimenti, anziché tenerli dentro e soffrire in silenzio.
Infatti, Sirius non tardò a parlare. - Sono geloso del rapporto che hanno Dora e suo marito con Ginevra – confessò. - Hanno avuto tutto ciò io ho sempre desiderato. So quello che stai per dire: “Non è stata colpa tua”, ma è comunque una sensazione terribile. Sapere che mia figlia consideri Ted suo padre… mi fa male. Qui - disse portandosi la mano al petto, all’altezza del cuore. - Come posso competere con lui? Lui è il padre che io non sarò mai. Affidabile, presente… Lui c’è sempre stato per Ginevra. E io dov’ero? Ad Azkaban! Ma infondo ha avuto un’infanzia migliore di quella che avrebbe avuto stando con me. Non sono un padre affidabile. Sono un casino! Sono sempre stato un casino. Non posso competere con lui.
Cadde il silenzio e, a quel punto, Regulus decise di prendere la parola. - Hai finito? - Sirius lo guardò, confuso. - Hai finito di dire cazzate? - chiese Regulus piccato.
Sirius sbuffò. Un piccolo sorriso incurvo gli angoli della sua bocca. - Io ti apro il mio cuore e tu mi tratti così? Bel fratello che sei… - commentò con un pizzico d’ironia.
- Devi smetterla di autocommiserarti – gli intimò. - Smettila una volta per tutte! Tutto quello che hai detto, tutte le tue paure, sono solo cazzate! Tua figlia non considera i Tonks i suoi genitori. Vuole te! Ha sempre voluto te. Come fai a non capirlo? Ti ha aspettato per dodici anni, senza mai smettere di pensarti. Ha sempre creduto in te, nella tua innocenza. Gli sei mancato ogni giorno della sua vita. Ti vuole bene. Ti adora! Ted è solo uno zio acquisito che l’ha aiutata nel momento del bisogno. Ma sei tu suo padre. Sei tu il suo unico punto di riferimento. Hai capito?
Regulus era furioso, non voleva di certo che suo fratello si buttasse giù per una paura inesistente come quella. Non doveva distruggere tutto solo perché aveva paura di non essere abbastanza per sua figlia. Non lo avrebbe mai permesso.
A quel punto, un peso si sollevò dal cuore di Sirius. Annuì e lo abbracciò vigorosamente. - Grazie. Ne avevo bisogno – ammise, sincero.
Si allontanò in fretta e scese al piano di sotto, stringendo la figlia in un abbraccio che voleva non finisse mai.
Lei era la sua bambina e nessuno poteva portarla via da lui. Mai più.





*In realtà il modellino della Firebolt era un regalo da parte di Tonks per Harry, ma io (senza rendermene conto) l’ho descritto come il regalo da parte di Gin pensando fosse un’idea geniale! Poi, rileggendo il capitolo 23 de “L’Ordine della Fenice” ho scoperto la dura verità.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: 18Ginny18