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Autore: Miryel    29/11/2020    15 recensioni
L'immenso dolore che provoca la perdita di un amore troppo grande, deriva dalla consapevolezza che in ogni individuo v'è qualcosa che è solo suo e che, attraverso la morte, è perduto per sempre.
Tony lo ha perso una volta, Peter, e basta per una vita intera. C'è la possibilità che ritorni, ma è solo un Protocollo scientifico, a cui non crede più e a cui non vuole dare Speranza.
[ Tony Stark - Past!Tony x Peter - Post Infinity War - Angst - Prequel di "Protocollo Speranza" ]
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harley Keener, Harley Keener, Morgan Stark, Pepper Potts, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tales About a Spider Kid and an Iron Guy'
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Questa storia fa parte della raccolta di One Shots “Tales About a Spider Kid and an Iron Guy”.
 
 
 
 
 

proof that tony stark has a heart by Wolfenwarrior101 on DeviantArt


For The Damaged Heart of Tony Stark

 
We lay my love and I beneath the weeping willow. A broken heart have I. 
Oh willow I die, oh willow I die.

-The Innocents - O Willow Waly

 

| Capitolo II


 


 

           

«Buon Natale, Tony.»

Sbuffa via un sorriso, ma dentro ha un fuoco acceso che lo ferisce. È Natasha, gli ha mandato un messaggio dopo così tanto tempo che non lo faceva, visto che lui ha smesso di rispondere a chiunque. A tutti quelli che fanno parte del passato e gli ricordano troppe cose.

È fortunato, dopotutto. Ha perso meno di quanto credeva – e questa è una bugia che si racconta ogni volta, mentre dentro si corrode, si sgretola, perde pezzi di sé ad ogni minuto che passa. Solo che il suo collante c’è, è rimasto e quel collante è Pepper. È ancora con lui, il caso non l’ha portata via dopo quello schiocco, ma gli ha lasciato almeno una delle poche persone che ama e che ricambia, senza pretese. Lo conosce così bene che ha accettato tutto di lui, persino il peggio. 

Ridicolo. Lui è il peggio. Non ha nulla, dentro, che valga la pena di essere amato, ma lei c’è. C’è sempre. E la ringrazia ogni giorno per questo, sebbene lo faccia con i soliti non detti e gesti – solo i gesti, perché sono l’unico mezzo che ha. 

Ha comprato un cottage vicino ad un lago. Niente più torri sfarzose, niente più armature, ville a Malibù o macchine costose. Solo la natura, il calore di due amanti, la scienza che viene messa in atto solo per le cose pratiche, e non a difesa dell’universo… o per una guerra che non è mai finita davvero. 

«Cos’è quella faccia?», gli chiede lei, e fa capolino dalla cucina con una mano stretta intorno ad una tazza di tè e l’altra che si carezza la pancia, con una distratta premura. Quando si avvicina e lo affianca, Tony dedica la stessa premura posandole il palmo sopra lo stomaco. Lo sente pulsare, quel pancione e non si capacita ancora di come una vita dentro ad un’altra possa suscitare tante emozioni. Non può ancora vedere sua figlia, ma si infiamma ogni volta – al sol pensiero, dentro al cuore. Si è rammollito e lo sa, ma è giusto così. Ha detto addio alle armi, tempo fa. Ha detto addio ai rancori. Ha detto addio alla guerra, agli alleati e a Iron Man. 

Ora è solo Tony Stark, un uomo felice che ama la sua famiglia e che aspetta di vederla crescere intorno a lui, in un ambiente sereno, fingendo che nulla sia mai successo su Titano. Che nessuno gli abbia mai portato via niente di niente. Che la polvere non è ancora incastrata in mezzo alle dita e tra i suoi pensieri, quando la notte si sveglia senza fiato e rivede Peter sparirgli tra le braccia e supplicarlo di non lasciarlo morire. 

Cambia espressione e lo capisce da come lo sta guardando Pepper. È preoccupata, ma vuole fingere che non sia così, per il suo bene. Perché sa che non vuole nemmeno sentir parlare di quello che è successo un anno fa. Nemmeno per sbaglio. 

«Era Nat. Ci fa gli auguri di natale.» 

«Dovresti invitarla a prendere un caffé, ogni tanto.» 

«Sono troppo impegnati a fare le loro cose da supereroi. Che facciano pure», dice, e le lascia un bacio sulla fronte e uno sulle labbra, prima di sospirare e guardare altrove, lontano. Su un pianeta diverso, ancora una volta e persino l’aria diventa tossica, per un secondo, mentre la stanza si tinge dello stesso colore arido e morto di Titano. E lui è di nuovo solo. 

Tutti morti tranne lui. Di nuovo.

«Tony?»  

Si ridesta da quel pensiero; sbatte le ciglia un paio di volte, prima di tornare a guardarla e regalarle un sorriso forzato. Sembra quasi che due fili invisibili gli abbiano tirato le labbra. Come se fosse una marionetta incapace di vivere senza qualcuno altro che agisce e pensa per lui. Non è così, in verità. È perfettamente padrone della propria esistenza, solo che l’ha spenta per un attimo, con quella sensazione che prima o poi si dimenticherà davvero di tutto e potrà vivere una vita normale senza sentirsi come se avesse distrutto l’universo con le proprie mani.

Morgan nascerà e tutto andrà al suo posto. Dimenticherà il passato per davvero e si costruirà un mondo diverso, intorno. Lui, Pepper e Morgan. Non serve altro per essere felice, solo… solo loro. Loro e basta.

«Ho trovato una cosa. In uno scatolone. So che non è il momento e che non ti senti, forse, di vederla ma… io penso che dovresti.» 

«Che potrà mai essere, andiamo! Ne parli come se fosse una bomba atomica», cerca di ironizzare, ma è spaventato dal fatto che non sappia di cosa si tratta, nel modo più assoluto. E l’ignoto, da quando è tornato da Titano, lo spaventa più di qualunque altra cosa.

Pepper sospira, e gli lascia ammirare un sorriso così triste che lo spezza. «Una foto.» 

E Tony sa esattamente di che foto si tratta.

 
 

Il muro alle spalle lo trova, in una giornata di merda. Una di quelle giornate da dimenticare, dove Peter non si trova e dove nemmeno May sa dove accidenti sia andato a finire. Lo chiama disperata ogni ora, e Tony non lo localizza perché Peter ha spento il GPS che aveva nella tuta, tempo fa, e non si è sentito di attivarlo di nuovo. Non vuole che si senta braccato, spiato, sfiduciato dal fatto che qualcuno controlla ogni sua mossa perché non si fida. Gli ha dimostrato troppe volte di valere più di quanto Tony possa credere, ma in giorni come questo vorrebbe non aver assecondato quel suo bisogno di sentirsi adulto. 

Tutti gli eroi si cacciano nei guai, si infilano in pericolosi vicoli dal quale non riescono ad uscire, ma Peter… Peter è come un cristallo di Boemia che si spacca con un tocco, impossibile da acciuffare, veloce e furbo, ma che quando finisce nelle mani crudeli di un nemico più ostico, si spacca. Si frantuma come vetro dopo l’impatto disastroso con il suolo. 

E quando finalmente lo trova, siccome ha acceso il telefono, lo localizza in un angolo troppo remoto della città. Un magazzino in disuso, buio, che puzza di piscio e legno bagnato. Lo trova lì, stretto nelle ginocchia, i capelli arruffati e la paura negli occhi. Si guarda intorno in attesa di qualcuno che lo salvi.

Un eroe che, troppo spesso, dimentica di essere solo un ragazzo. Un ragazzo che la solitudine la vive come una condanna e non come un premio, un lusso, un desiderio. Qualcosa che Tony conosce bene ma che, da un po’ di tempo, ha imparato a vedere sotto altri punti di vista. Più umani, meno macchinosi e la solitudine a volte non la può tollerare nemmeno per sé. 

Quando si avvicina, Peter spalanca gli occhi; prova ad alzarsi ma non ci riesce. Sorride salvo, e gli scendono lacrime stanche dagli occhi. Sono così carichi e rossi che sembrano in procinto di scoppiare. Tony si china di fronte a lui e schiocca la lingua quando nota che ha un labbro spaccato, una ferita ancora aperta su un sopracciglio e una sulla fronte. Vorrebbe fare dietrofront e cercare chi accidenti l’ha ridotto così, ma Peter gli chiede di restare e salvarlo ancora; mortificato dal fatto che, di nuovo, abbia bisogno di lui e che non se la sia cavata da solo come avrebbe voluto. 

«Ehi», mormora Tony, e gli appoggia le mani sulle spalle, prima di farle scorrere sulle sue braccia e carezzarle, per rassicurarlo che non è più solo, che è salvo, e che lui è lì, di nuovo, ma che non ce l’ha con lui.  Come potrebbe mai avercela con lui? 

«Lo so, lo so, non mi trovava e io sono un disastro! Mi dispiace tantissimo, non volevo farla preoccupare, e non volevo cacciarmi nei guai ma è tutto a posto, li ho fermati e la polizia li ha presi, ma è stata dura, erano tanti e non sono riuscito a gestire la cosa come avrei voluto! Mi dispiace, mi dispiace, davvero, mi dispiace!» Una raffica infinita di scuse; di parole che gli vomita addosso come se le avesse incanalate dentro e avesse un impellente bisogno di tirarle fuori tutte insieme, come un tornado, come uno tsunami fatto di emozioni e paure, di sensi di colpa che non dovrebbe nemmeno arrogarsi. 

«Ehi, ehi, ehi! Sta’ zitto un attimo. Sei una macchinetta rotta o cosa? Calmati, santo cielo. Non è successo niente; la stai facendo più gigante di quanto», cerca di rassicurarlo, in quel modo burbero che nasconde sempre, per Peter, un tentativo di proteggerlo. Come se ne avesse bisogno. Forse è così. 

Peter si passa i palmi delle mani sugli occhi, poi il dorso della mano sotto al naso e sospira. Annuisce, ma respira così forte che rompe il silenzio notturno che è troppo rumoroso. Il rumore fa sempre male al cuore. Per tutti. Per Tony sempre un po’ di più. 

Tony schiocca la lingua. «Hai fatto un ottimo lavoro, ma non puoi pretendere di essere sempre perfetto. Sbagliare fa parte del gioco, Peter. Accettare che sia così è una dote non da tutti, e tu hai bisogno di farla tua, per come sei.» 

«Lo so. Lo so che tutti sbagliano, ma…»

«Non tutti. Io non sbaglio mai», lo interrompe, con un sorrisetto arrogante e gli arruffa i capelli, affettuosamente, trattenendo un sospiro di sollievo quando vede che, le lacrime, sono sparite da quel viso spaccato. C’è solo il sangue che è come pittura rossa sul colore bianco dato dall’ansia e dalla paura. Dalla paura di doversi vergognare pure di respirare. 

Peter ridacchia, a quella battuta brutta, ma che è tanto da Tony che spacca muri e risana qualcosa. A volte è capace di non distruggere, ma di aggiustare. Non sempre, ma quando capita lo fa come dovrebbe essere fatto. In modo goffo, ma ci riesce. 

«Mi ha salvato di nuovo. Le prometto che non succederà più.» 

«Non importa. Tutti hanno bisogno di essere salvati, ogni tanto.» 

Peter ridacchia e quegli occhi marroni splendono come una supernove, un attimo prima di esplodere e distruggere l’universo. «A parte lei, immagino.» 

Tony non risponde, ma alza solo le spalle. 

No, anche io ne ho bisogno. Continua a salvarmi, tu che puoi, anche se forse non lo sai. 

Lo aiuta ad alzarsi e a Peter cedono le gambe. Ha una caviglia gonfia e trattiene un’espressione di dolore, solo perché non vuole dare a vedere che è ridotto peggio di quanto voglia far credere. Gli cade tra le braccia, e Tony lo prende al volo – lo salva ancora una volta e, mentre lo sostiene con le mani strette sotto ai suoi gomiti, c’è uno sguardo che collide col suo, interrogativo e vivo. Illumina il mondo – il suo mondo e, dopo un silenzio che dura quanto basta per sperare sia l’eternità, Tony sente sotto i polpastrelli la sua guancia, che nemmeno si è accorto di aver raccolto tra la mano, poi quel velo ferroso del sangue sulle labbra – non le sue labbra, ma altre –, ne memorizza il sapore, lo infila nella testa e, per sempre, quel primo bacio avrà il ricordo del dolore, della paura, del senso di inadeguatezza, tutti sfumati via in quel raro momento in cui il resto non ha decisamente più importanza; fosse solo per un attimo nella vita, in cui non si pente di niente, soprattutto di amare e lasciarsi amare a sua volta. E Peter, per una volta, non si sente sbagliato e un disastro, ma solo vivo per qualcuno e Tony lo sa, che è così.
 


 
 

Una foto. Una foto che distrugge, dilania, spezza e frammenta il tempo. Cancella ogni finzione, riporta a galla cose che sono state e che non saranno più. Mai più. La stringe tra le dita con una rabbia che non ricordava nemmeno di poter provare, ed è condensata tutta dentro. C’è sempre stata e non l’ha mai tirata fuori. L’ha incanalata e ci ha convissuto; è diventata un demone oscuro che lo accompagna ad ogni passo. Vive dentro di lui e ride ad ogni suo fallimento e ad ogni finta convinzione che vada tutto bene. Che non c’è niente di cui preoccuparsi e nulla per cui sentirsi in colpa. 

Solo che la rabbia è un freddo raggio di crudeltà e quando le si dà il controllo della propria psiche, non ha pietà per nessuno. Nemmeno per una donna incinta, che porta in grembo il prodotto di due anime che si completano ma che, ora, ha il mondo che le pesa sulle spalle e la costringe a reggersi allo stipite della porta, sconvolta. 

Perché Tony di bugie ne ha raccontate tante, in vita sua. A Pepper sempre poche, quasi mezze verità ma questa… questa verità è peggio di qualsiasi menzogna. Questa verità non ha motivo di essere raccontata per così tanti motivi che non sa nemmeno contarli; perché distrugge tutti, sia lei che lui e anche Peter. Peter, che è morto da un anno e non torna. Peter che è sotto giudizio di una donna che è stata tradita e lo viene a sapere solo ora, quando il mondo è finito. Dove il suo rivale è andato via per non tornare mai più. Una battaglia che non ha senso di esistere, ma che c’è, perché i sentimenti dilaniano sempre.

«È stato quando ci siamo presi quella pausa», dice, atono, e non smette di guardare quella foto. Non smette di guardare Peter e il suo sorriso. Non smette perché non ci riesce, perché gli manca, perché alzare gli occhi su quelli di Pepper significa fare i conti con i propri peccati, stavolta per davvero. Glielo ha detto, le ha detto di loro due, del perché non vuole che lo nomini, che ne parli. Vuole solo che Peter sia un capitolo chiuso, ma solo per lei. Lui non ci riesce a dimenticarlo e sa che non ci riuscirà mai. E nemmeno vuole che accada, lo sa.

«Tony…», prova lei, ma ha il respiro mozzato. Probabilmente le lacrime agli occhi, i crampi allo stomaco, il mal di testa. Gli ormoni della gravidanza che le accentuano la tristezza e la delusione, ma Tony vuole che ne provi, nei suoi riguardi. Non ha nulla da farsi perdonare e sa di aver sbagliato tutto. Con Pepper, con Peter e con se stesso. Ha sempre e solo sbagliato tutto. E continuerà a sbagliare sempre tutto. È fatto così, non cambia. Non alla sua età. Mai. Mai più. 

«Tu… tu e Peter. Tony, ti rendi conto che i-» 

«Sì, sì! Mi rendo conto. certo che mi rendo conto. Mi sono sempre reso conto e non mi sono fermato. Lui voleva e io lo volevo. Tu te ne sei andata perché sono inconcludente, sono meschino, non merito la fiducia di nessuno. Una scelta saggia, quella di andartene, che non ho mai contestato!» 

«Una scelta di cui mi sono pentita! Sono tornata sui miei passi, perché sai che non ho mai pensato davvero che tu fossi così, Tony e tu… Dio mio, hai continuato a vederlo anche dopo?» Tony ci vede una nota di speranza, in quella domanda, e il desiderio non saperlo davvero. Il pentimento negli occhi di averlo chiesto.

«Sì», ammette e non può mentire. Lei chiude gli occhi, quando lui alza lo sguardo sul suo e Tony lo sa che non vuole guardarlo. Non vuole incrociare la sua anima perché ha troppe accuse da vomitargli addosso ma, Cristo, quella situazione è assurda e immorale. Parlano di un morto e di gelosia. Parlano del passato che non torna, ma che è stato. «Sì, non sono stato capace di chiudere e non perché non tenessi né a lui né a te, ma per tutto il contrario, Pep.»

«Sei un egoista del cazzo! Hai pensato a te e te soltanto, e io sono tornata! Ti ho chiesto scusa per essermene andata e tu…» Piange. È stanca. È già stanca di quella situazione, di lui, del mondo e di discutere di quella verità che lui comunque non le rinnega. Ha quel senso di colpa addosso da troppo e, paradossalmente, parlarne lo alleggerisce un po’. Uno stronzo, un pezzo di merda, un insensibile, una carogna. Sì, lo è, ma è stanco anche lui. Stanco di fingere ogni cazzo di istante che va tutto bene e che i problemi, tra loro, non ci sono mai stati e mai ci saranno. Ma la ama così tanto che è il suo unico appiglio e non può farle questo. Non può nasconderle più la verità. Se lo lascerà o no non avrà importanza, ma almeno saprà di essere stato sincero fino alla fine. Solo che non vuole perderla. Non vuole perdere anche lei. È egoista, lo sa e lo sanno tutti, ma li ha amati entrambi. Li ha sempre amati entrambi. Nessuno più dell’altro. Sono due amori diversi che non sa nemmeno spiegare. Due amori necessari, e gliene è rimasto solo uno. Sta perdendo anche quello.

«E io ti ho rivoluta con me», ammette. «Non ho mai accettato che te ne fossi andata. Questo lo sai, non serve che io te lo dica. Questo a discapito di ciò che abbiamo… che ho fatto.»

Lei sospira; un sospiro così lungo che sembra infinito. Si avvicina di un passo, è collerica. È stanca. Stanchissima. Sfinita. Ha gli occhi gonfi e le guance bagnate. L’oscurità che prima apparteneva solo a lui infine l’ha infettata e lei piange. Non vuole che pianga. Non l’ha mai voluto.

«Ti rendi conto? Mi stai dicendo questo in un momento del genere, dove mi sento persa, confusa, delusa e, allo stesso tempo, non riesco a pensare ad altro che la morte di Peter mi ha addolorata e continua ad addolorarmi. Sono dispiaciuta per lui, vorrei che tornasse con tutta me stessa e tu… tu mi dici che avevate una storia? E io sono spezzata, spaccata, ma dispiaciuta. Non posso e non voglio star male per te e per qualcuno che non c’è più. Mi sento in colpa solo al pensiero che stiamo discutendo di una cosa del genere e lui non c’è. Capisci cosa voglio dire, Tony?», chiede, la voce rotta dal pianto. L’apatia che incontra la rabbia e la disperazione. Un mondo che crolla su entrambi, mentre nemmeno tentano di tenerlo in piedi. Crolla e basta. Ogni maceria li colpisce e spacca qualcosa tra loro.

Tony abbassa lo sguardo per un attimo, poi torna a guardarla. «Lo capisco», risponde calmo. «Lui non c’è più, e questa conversazione non ha senso, ma ti ho detto la verità e meritavi di saperla.»

«Meritavo? Mi hai tradita, Tony. E me lo dici solo ora, quando non posso nemmeno controbattere, discutere, prendermela con qualcuno, perché in confronto a Peter che è morto, questa faccenda è quasi ridicola, ma fa così male che non posso fingere che non sia così.»  

Ho amato entrambi. Ho tradito entrambi, allora? 

Non parla, non risponde, non ne ha la forza e nemmeno il diritto. Vorrebbe chiederle scusa e dirle che è stato un momento di debolezza, ma non sarebbe la verità. Forse all’inizio, forse ha cercato in Peter un conforto quando lei non c’era, solo che poi le cose non sono andate come voleva e quel conforto è diventato altro. Qualcosa di necessario, ingestibile e poco scientifico. L’amore non è mai stato scientifico e lui non è mai stato in grado di dominarlo. Si è lasciato travolgere da entrambi e ne è rimasto succube e ora… ora rischia di restare da solo, nella vergogna e nel peccato, senza un futuro. 

«Mi hai tradita e lui non ne ha colpe. Solo tu, Tony. Ne hai solo tu.» Crudele. Crudele perché non pensa davvero che Peter non abbia colpe, a riguardo, ma accusare qualcuno che non c’è più è ancora più crudele. Pepper cerca di tenersi la coscienza a posto ma Tony lo sa che dà la colpa ad entrambi ed è giusto così. Anche se Peter non ha colpa davvero, anche se Peter si è sentito come lei, quando ha saputo che era tornata e che lui aveva deciso di ricominciare da capo. E Peter avrebbe voluto troncare e non proseguire, e invece poi lo ha convinto a restare. E lui, come sempre, è rimasto. 

E pur sentendosi sporco, spaccato e un egoista di merda, Tony non aveva scelto. O meglio li aveva scelti entrambi. 

«Cosa vuoi fare? Stare sola? Vuoi parlarne ancora?», le chiede, quando Pepper si allontana e raggiunge la poltrona. Si siede, si carezza la pancia, come se volesse cancellare quel litigio solo per assicurarsi che Morgan non lo abbia assimilato. Come se potesse giudicare entrambi. Come se potesse odiarlo, e forse Tony pensa di meritarlo, l’odio che ha lasciato crescere in lei quando ha deciso di essere sincero e rovinare ogni cosa. 

«Non lo so che cosa voglio. Non lo so. Non è facile.» 

«Io non sono facile, Pepper. Non sono mai stato l’uomo che credevi.» 

«Lo sei sempre stato, continui ad esserlo e io continuo ad amarti e sceglierti. Anche quando mi fai così male che mi uccidi, Tony. Anche quando sei così crudele che sembra quasi tu lo vada cercando, il mio odio. E io non riesco ad odiarti. Nemmeno per una cosa così. E Peter…» Si ferma. Abbassa la testa e piange ancora, stavolta in silenzio. Vorrebbe dirle che non la vuole uccidere ma che è fatto così, che non è capace a godersi la felicità, nemmeno quando questa è permeata da una vita un po’ fasulla e un po’ no. L’ha salvato da quando lo conosce. Lo ha salvato anche quando è tornato da Titano. Lo sta salvando anche ora che dovrebbe solo cacciarlo via di casa e pretendere quella felicità che lui non è in grado di donarle. Si avvicina. La fronteggia, si piega e la abbraccia. Scende il silenzio, fatto dei solito non detti. Le carezza i capelli lentamente e ne annaspa il profumo dolce che è familiare e un colpo al cuore. Fa male. Pepper fa male, la sua dignità fa male, il suo amore fa male. Persino quel tacito perdono, che gli elargisce con una stretta contraccambiata. 

Mi dispiace, vorrebbe dirle, ma non è capace. E lei lo sa. E lo accetta così.

Non la merita. Non merita nessuno. 
 

 

«Non voglio essere l’amante di nessuno.»

«Non sei l’amante di nessuno.»

Peter sbuffa via una risata, che nasconde malamente un singulto dato dalla tristezza. Ha una lacrima incastrata feroce in una ciglia. Non scende giù, ma nemmeno la ricaccia indietro; con quella fastidiosa dignità che non riesce a tradire, a mascherare dietro a un finto orgoglio. È ferito e Tony lo sa. Lo sa perché è lui che lo uccide ogni volta, gli strappa il cuore e lo disintegra in un pugno stretto, ma che è caldo. Tepore d’amore e violenza psicologica, solo perché lui, una posizione, non la riesce a prendere. Per la prima volta in vita sua non sa scegliere, perché non vuole scegliere. Perché, buon dio è immorale e crudele, ma li vuole tutti e due. Li ama tutti e due. Nessuno meno dell’altro. Come può pensare, Peter, di essere solo un amante…? Lo pensa perché è così; sta con Pepper da una vita e non la lascerebbe per niente al mondo. Ama lui e lo vuole per sé e il destino ha voluto che per Peter sia lo stesso. Sarebbe stato meglio non essere ricambiato. Lo avrebbe dimenticato e basta, invece di assecondare entrambi in un gioco dei ruoli che, da qualsiasi prospettiva lo si guardi, ferisce qualcuno.

Ed è crudele che Peter pensi che lui, tra i tre, non ne stia soffrendo abbastanza; e allora lo accusa di avergli affibbiato un ruolo che non vuole. 

Non è il suo amante. Non lo è nemmeno Pepper. Li ama entrambi, ma è così difficile che questo venga capito e, magari, accettato, che non ci perde nemmeno tempo, a spiegarglielo. La verità è che Peter potrebbe anche capire, ma Tony non ha il coraggio di ammettere niente. Niente di niente.

Entrambi unici, entrambi essenziali. Si sente una merda, uno stronzo, un infame e un traditore. Un egoista del cazzo. 

«No? Mi avevi detto che era finita tra di voi. Te l’ho chiesto così tante volte che ho finito per crederci, a questa stronzata. E invece no, non è finita e io mi ritrovo a fare… dio, non riesco nemmeno a dirlo.» 

«Cosa? Quale ruolo pensi di ricoprire? L’emarginato? Il debole? Il rimpiazzo? Dillo. Qualunque cosa sia, dillo e finiamola qui.» 

«Quello a cui viene promesso che prima o poi sarà l’unico e invece non sarà mai così», risponde, ancora l’ombra di quel sorriso in faccia che è rabbia; pura rabbia, che vibra sul filo di quel labbro teso amaramente da un lato. Peter fa un passo avanti e gli punta un dito contro il petto. Laddove, una volta, c’era un cuore artificiale che lo teneva in vita. «Ma sai qual è la verità, Tony? Che io non voglio che tu l'abbandoni per me. Non se lo merita. Non merita una cattiveria simile, soprattutto da te. Allora, come speravi, mi faccio da parte io e come sempre fingerò che nulla sia accaduto. La cosa paradossale è che questo è ciò che avrei dovuto fare sin dall’inizio, ma sei stato tu a non permettermelo, ricordi?» 

«Cazzate. Non è ciò che voglio.»

Peter sbuffa una risata amarissima, cruda. «Cosa? Ricordare?»

«Che tu ti faccia da parte.»

«Ma che altra scelta ho? Che altra scelta ho?», chiede Peter, più a se stesso che a lui. Lo chiede al resto del mondo, al nulla, a nessuno ma non a lui, ed è ciò che fa più male. Non si fida, non vuole da lui le solite buone parole che sa riservargli per alzargli l’autostima. Facile, quando deve farlo con Spider-Man, ma con Peter e con i sentimenti… è sempre così dannatamente difficile. Così gli infila gli occhi nei suoi e non risponde. Non è la sua domanda e Tony ha una risposta che non può dargli. Non ha il coraggio di dargliela. Allora Peter stringe i denti e lo spintona. Una, due, tre, cinque, dieci volte; poi crolla, con i pugni spinti contro la sua gabbia toracica. «Non voglio essere l’amante di nessuno», mormora, stanco. Finito. Innamorato.

Tony sospira e lo prende per le spalle. Lo stringe, gli bacia i capelli, cade nel baratro con lui, senza mai raggiungere il fondo.

Peter ricambia la stretta, immeritatamente.

«Non sei l’amante di nessuno», ripete, ma sei tutto per me. Siete tutto per me.

 


Fine Capitolo II

 


 
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Note Autore:
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em — Here's the thing: they could have used a picture...
Salve a tutti,
Come va la vita? Ci ho messo due giorni per revisionare questo capitolo, ve lo confesso! La parte di Tony che confessa a Pepper della sua storia con Peter volevo che avesse un impatto realistico e che, allo stesso tempo, i personaggi risultassero IC e spero di esserci riuscita. Nel frattempo, nel passato, è nato qualcosa ma, allo stesso tempo, si è spaccata.
Eh, sì. Perché non è facile accettare di essere l'amante di qualcuno e per quanto Tony non li veda così, loro si sentono dei rimpiazzi... e penso che questo sarebbe il sentimento più forte che proverebbero due persone contese e che sanno che è così. Tony non riesce a dare l'esclusiva a nessuno dei due e loro, di riflesso, vorrebbero egoisticamente averla. Non è stupido, è umano, a mio parere e questa storia è emotivamente di una difficoltà pazzesca, contando che deve reggere le basi di Protocollo, di Blood and Bones e di We are Connected (ebbene sì u.u quell'Harley Keener tra i personaggi non è piazzato a caso ♥).
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, se vi va fatemi sapere **

 
Un abbraccio a tutti e a domenica prossima ♥
 
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La vostra amichevole Miryel di quartiere.
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