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Autore: heliodor    29/11/2020    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Un motivo per combattere
 
Zane strinse le redini fino a sbiancare le nocche. Il cavallo fece un’impennata ma lo trattenne tirando e affondando i tacchi nei fianchi dell’animale.
Un attimo prima era concentrato sul suo incontro con la governatrice e quello successivo rischiava di cadere giù e farsi davvero male.
E tutto per colpa del tizio che gli aveva tagliato la strada proprio mentre stava varcando la soglia del cancello.
Guardo giù e il suo sguardo incrociò quello di una ragazza dai capelli neri e mossi e l’espressione impertinente.
“Nessuno ti ha insegnato che non si taglia la strada a un cavaliere?” le disse.
“Pensavo mi avessi vista” disse fissandolo con espressione torva.
Lui fece un mezzo sorriso. “Non badavo a te, ragazzina” rispose.
Lei arrossì. “Forse sei tu che non ci vedi tanto bene.”
“Io ci vedo benissimo” ribatté piccato.
Sto davvero discutendo con questa ragazzina? Si chiese. Avrei cose più importanti a cui pensare che a questo eppure…
Zebith si avvicinò con espressione accigliata. “State bene?” chiese.
Zane fece un leggero cenno con la testa.
“Sì” rispose la ragazzina senza rendersi conto che si era rivolto al cavaliere e non a lei. “Se a qualcuno importa.”
Decise che ne aveva abbastanza e proseguì al piccolo trotto.
Dietro di lui udì Ferg dire: “Tu non dovresti essere qui”
Abbylan lo attendeva con la scorta sotto l’arco di ingresso.
“Di cosa parlavate?” gli chiese il cavaliere.
“Niente” rispose ancora arrabbiato per la discussione di prima. “Portatemi dalla governatrice. L’abbiamo già fatta attendere troppo.”
“Da questa parte.”
 
Hylana Abrekir era una donna nel mezzo della propria vita, non così giovane da poter ancora essere definita una ragazza né con abbastanza anni da poterla considerare una veterana.
Sto iniziando a pensare come mio padre? Si chiese divertito mentre Zebith Abbylan lo introduceva nello studio della governatrice.
Lei gli andò incontro esibendo un sorriso sincero. “Benvenuto. Io ti saluto, Zannis Stanner.”
“Chiamami Zane” disse, senza aggiungere che odiava il suo nome intero.
“Come desideri. Io sono Hylana Abrekir.”
“Lo so chi sei” disse cortese. “Mio padre mi ha parlato di te.”
“Ti avrà detto solo cose belle, spero.”
“Mi ha raccontato delle Lune che avete passato insieme combattendo contro Vulkath l’infame.”
Hylana sorrise imbarazzata. “All’epoca io ero solo una strega appena consacrata e lui già un grande comandante. Sai che guidò l’assalto a Mashiba?”
“Io credevo che fosse stato Yander Ovrant a comandarlo. Almeno così mi è stato raccontato.”
“Io ero presente e le cose andarono diversamente da come si raccontano. Yander comandava una parte dell’armata, ma non quella più consistente o risolutiva. Furono tuo padre e i soldati di Wyll il Falco e Simm l’Aquila ad aprire la breccia che fece capitolare la fortezza.”
“Davvero? Mio padre non me ne ha mai parlato.”
“Avrà avuto i suoi buoni motivi. Spero che il viaggio sia stato tranquillo.”
Zane annuì pensoso. “Se ti riferisci ai rinnegati, non ne abbiamo visti. La strada tra Talmist e Lormist è sgombra, ma si muovono lungo i confini meridionali, vicino alle terre selvagge.”
Hylana assunse un’aria preoccupata. “Ho saputo del tuo incontro con alcuni di loro.”
Non è stato un incontro, pensò Zane. Era una dannata trappola. E ancora non so chi me l’ha tesa.
“Abbiamo già risolto quella questione.”
“Davvero? Dalla lettera inviatami da tuo padre sembrava piuttosto preoccupato.”
“Pensi che mi abbia mandato qui per allontanarmi dal pericolo?” le domandò con tono provocatorio.
Hylana non mutò espressione. “Questa idea non mi ha mai sfiorato l’idea, ma tuo padre potrebbe aver pensato che i rinnegati stessero per sferrare un attacco al confine meridionale di Lormist.”
“Se lo avessero fatto, avremmo posto fine alla minaccia in fretta.”
Non come voi che ancora state radunando un esercito, avrebbe voluto aggiungere.
Hylana sembrò intuire i suoi pensieri e disse: “In previsione del vostro arrivo, ho dato ordine di accelerare il reclutamento di nuove forze. Entro la prossima Luna avremo diecimila scudi e cento mantelli pronti a marciare.”
“Ferrador non ha un circolo stregonesco.”
“Cinquanta sono già qui e altrettanti sono in viaggio dalla capitale.”
“Talmist rimarrà indifesa.”
“La corona sarà protetta da almeno ventimila scudi e duecento mantelli.”
“Il rinnegato ne ha molti di più a sua disposizione” ribatté Zane. “E non tutte le vostre città sono così ben difese. Charis per esempio è vulnerabile.”
“Il governatore Nevarth è un uomo capace e di grande esperienza. Saprà reggere l’urto dell’orda fino al nostro arrivo.”
“Sono sicuro che sia come dici tu” disse con tono cortese. “Se per ora non abbiamo altro da dirci, vorrei tornare alla mia armata. Dobbiamo preparare il campo e distribuire le razioni.”
“Ovviamente vi riforniremo di tutto ciò che vi serve” si affrettò a dire Hylana. “E potete usare l’ampia spianata nella parte orientale della città.”
“Ti ringrazio per la generosa offerta.”
“Altrettanto ovviamente, sarei felice di ospitare sia te che i tuoi comandanti. Qui a palazzo c’è molto spazio.”
“Non vorrei abusare della tua ospitalità” disse con tono deferente.
“Sono io che non posso venir meno ai miei doveri di ospite e di alleato” rispose la donna con un sorriso tirato.
“In tal caso, saremo solo io e il mio aiutante di livello più elevato. Il mio vice e gli altri aiutanti resteranno al campo per sorvegliare che tutto proceda nel modo corretto.”
“Come desideri” disse Hylana con un cenno della testa. “Vi attenderò per dopo il tramonto. Ho già indetto un consiglio di guerra e vorrei che tu partecipassi.”
“Non mancherò” rispose prima di avviarsi alla porta.
 
Demia l’attendeva nel cortile del palazzo.
Zane si sorprese nel vederla già lì fissare l’ingresso con sguardo fiero mentre due guardie le sbarravano il passo. “Dovevi restare con l’armata.”
“L’ho lasciata a Liana e Shinnon.”
“Quei due si perderebbero nel cortile del circolo” si lamentò.
Liana aveva due anni meno di lui e Shinnon era suo coetaneo. Per un po’ si erano frequentati mentre attendevano di consacrarsi, ma poi si erano allontanati.
“È in buone mani” rispose la donna. “È con te che devo stare.”
Zane si accigliò.
Demia fece un lieve cenno alle guardie e fece qualche passo indietro.
Zane la raggiunse. “Che sta succedendo?”
“Questo posto non è sicuro per te. Per nessuno di noi.”
“C’è una guerra in corso. Nessun luogo di Talmist è al sicuro.”
“Non parlo dei rinnegati, ma di altre forze” disse la donna.
“Ora mi stai preoccupando.”
“Ho parlato con alcune persone.”
“Chi?”
“Te le farò conoscere, ma per il momento devi promettermi che tornerai con me al campo.”
“Solo per prendere le mie cose.”
Demia gli scoccò un’occhiata stupita.
“La governatrice insiste per ospitarmi a palazzo.”
“È una trappola.”
Zane trattenne a stento un sorriso. “Sono nostri alleati.”
“È solo la convenienza a tenerli legati a noi. Gli serviamo come loro servono a noi. Nessuno può affrontare l’orda da solo, vedi cosa è accaduto a Rodiran.”
“Che cosa dovrei fare secondo te? Declinare l’invito e rinchiudermi nel campo, come fossi sotto assedio? O dovrei assediare io stesso Ferrador?” le domandò con tono polemico.
“Di questo parleremo dopo. Hai bisogno di amici qui a corte.”
“Hai appena detto che non possiamo fidarci di nessuno.”
“Parlo di amici fidati. Amici veri.”
“Ne conosci qualcuno?”
“Forse. Vorrei che tu incontrassi una persona.”
Zane si fece attento. “Chi?”
“Un vecchio amico di tuo padre. Non pensavo di incontrarlo proprio qui, ma le voci che giravano sul suo conto erano vere e ho voluto verificarle.”
Zane annuì. “Prepara un incontro allora.”
“Stavo giusto andando a cercarlo. Quando l’avrò trovato, lo porterò da te, così potrai parlarci di persona.”
 
Zane attendeva nella sala rischiarata dalle torce. Non aveva mai compreso appieno la necessità di costruire livelli interrati. Stare lì gli faceva mancare l’aria e acuiva il desiderio di tornare presto ad assaporare l’aria fresca dell’esterno.
Anche a Lormist c’erano livelli costruiti sottoterra, compresa la Fortezza del Diamante, che era un intrico di cunicoli che pochi potevano dire di conoscere almeno in parte.
Zane ricordava di aver sempre provato un certo disagio al solo pensiero di perdersi in quei cunicoli bui, con la certezza di non riuscire a ritrovare la strada e dover vagare nel buio senza una meta.
Il rumore di passi che si avvicinavano lo riportò alla realtà. Raddrizzò la schiena e finse di essere interessato a un arazzo mentre con la coda dell’occhio guardava le due figure entrare una di fianco all’altra.
Riconobbe subito Demia ma non l’altra, un uomo dall’aria imponente vestito con una tunica sporca e un grembiule.
È lui l’amico che vuole procurarmi Demia? Pensò deluso. È solamente un servo.
Il nuovo arrivato lo squadrò con aria annoiata, come se stesse valutando un pezzo di formaggio al mercato.
“Ti presento Simm Keltel” disse Demia.
Zane si limitò a un cenno del capo. “È lui l’alleato che mi avevi promesso?”
Keltel si accigliò. “Io non sono alleato di nessuno, né servo alcun re o comandante” disse con voce cupa.
“Allora perché sei venuto?” gli chiese.
“Ero curioso di vedere da vicino il figlio di Aramil, dopo che me ne avevano parlato così tanto.”
“Ora sei di fronte a me” disse Zane.
“Sì” disse Keltel. “E non sono affatto impressionato.”
Demia si fece avanti. “Keltel e tuo padre lottarono insieme contro Vulkath l’infame. Fu grazie a loro che…”
“Sì, sì” disse Zane annoiato. “Conosco a memoria quella storia. Mashiba, la breccia, Wyll l’aquila che uccide in duello Tassarion La Lama Insanguinata e tutto il resto. Ormai è solo una bella storia da raccontare davanti al fuoco. A me serve altro che questo.”
“Sto perdendo tempo qui” disse Keltel. “Ho da fare alla forgia.”
“Per favore” fece Demia. “Lascia che parli io per Zane. Non è bravo con le parole come lo è con la spada e la stregoneria.”
Zane le rivolse un sorriso irriverente. “Potrei darti lezioni nell’una e nell’altra cosa.”
Keltel lo fissò con sguardo duro. “Non è affatto come suo padre.”
“C’è già un Aramil. Sarei di troppo.”
Keltel sorrise. “Di persone come Aramil ce ne vorrebbero di più, soprattutto adesso. Ma tu non puoi capire, sei troppo giovane.”
Zane era stanco di sentirsi rimproverare da quel fabbro. “Poiché dici di essere un amico di mio padre, per questa volta lascerò passare, ma non devi più incrociare la mia via o…”
“Io non ero amico di tuo padre” disse Keltel alzando la voce.
A Zane parve che per un attimo le mura di pietra spessa della sala avessero tremato.
“Abbiamo combattuto insieme, fianco a fianco, ma non eravamo amici. Ci rispettavamo e ci rispettiamo ancora o almeno io rispetto lui, ma in quella guerra non potevi concederti di essere amico di qualcuno, sapendo che il giorno dopo avresti potuto perderlo. Io l’ho fatto, ho commesso quell’errore e…” La sua voce tremò e sembrò esitare. Scosse la testa. “Perché sei qui, Zane Stanner?”
“Gli ordini…”
“Perché sei qui a combattere questa guerra, intendo. Che cosa credi di poter fare, tu?”
“È tutta la vita che mi addestro per questo” rispose. Ripensò alle Lune passate ad allenarsi nel cortile del suo castello a Lormist e poi nelle sale del circolo, con Valcan e Folmer che lo incitavano a dare di più, a fare uno sforzo per giungere più lontano, per essere più abile in un incantesimo.
Keltel annuì solenne.
“Voglio fare la mia parte” aggiunse Zane. “Come tutti.”
“Perché?”
“Perché è giusto. Malag il rinnegato deve essere fermato come Vulkath l’infame.”
“Solo per questo?”
“Esiste motivo più importante?”
Keltel fece per andarsene.
“Aspetta” disse Zane. “L’errore che hai commesso. È stato quello di combattere con mio padre?”
“No” disse l’uomo senza voltarsi. “Una volta la pensavo come te. Ero convinto che l’unico motivo per combattere fossero l’onore e la gloria. Ci credevo davvero, ma poi incontrai una persona che mi fece cambiare idea e iniziai a pensare che ci fossero motivi migliori per combattere.”
“E che cosa accadde dopo?”
“Persi tutto. Ogni cosa per la quale valesse la pena combattere quella guerra. Vuoi un consiglio, Zane Stanner? Non cambiare mai idea.”
Keltel lasciò la sala con ampie falcate.
“Mi spiace” disse Demia con tono di rammarico. “Avevo sentito dire che fosse cambiato dopo la guerra, ma non pensavo che si fosse ridotto così.”
“Che cosa gli è successo?”
“È un uomo spezzato” disse la donna. “E niente potrà rimettere insieme il guerriero che era una volta.”

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