Viaggiatori
È nel torpore della notte
che ti sento vicino.
In quelle sere umide e torride
in cui il sonno ti viene strappato
da memorie sottili
e sai già che attenderai il mattino
sgranando i ricordi uno ad uno.
Se entrassi in camera mia,
una volta ancora,
ti parrebbe un una macchina del tempo.
Qui siamo gli stessi di due anni fa,
noi che permaniamo identici
nelle nostre vecchie foto.
Ti ricordo nei pomeriggi interminabili,
di quelle ore passate sui banchi
e tu impassibile a guardare la polvere e il gesso.
Eri solito appoggiati alla finestra,
fissare il vialone che dall’entrata
guidava al cancello principale.
Quasi vedo ancora
Il cielo denso di nuvole
e il tramonto dondolarsi,
fiacco,
sulle antenne delle palazzine.
Nel tempo che non ritorna,
è intrinseca la consapevolezza di ciò che non potrai rivivere.
Allora a noi sfortunati
altro non resta che proseguire.
A volte un dubbio testardo
mi corrode i pensieri,
che forse ho viaggiato tanto
e tanto a lungo,
per smaltire il carico di nostalgia
accumulato dagli anni
e ora che non so più dove andare,
me lo ritrovo accatastato sulle spalle.