Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Segui la storia  |       
Autore: f9v5    30/11/2020    1 recensioni
[Joint Training Battle Arc; Spoiler per chi non legge il manga] [Classe 1-A vs 1-B... probably] [Raiting alzato ad arancione perchè vi saranno scene un pò pesanti ad un certo punto]
Allora, diciamo che questa saga del manga è quella che più mi ha lasciato l'amaro in bocca, per varie ragioni. Ho deciso quindi di provare a riscriverla a modo mio, non so cosa ne uscirà fuori, possiamo definirlo un esperimento.
-----------------------------------
Le due classi passarono alcuni secondi a lanciarsi intensi sguardi, sembrava che le schermaglie pre-lotta avessero avuto inizio.
Izuku francamente non sentiva i calori della fantomatica rivalità, ma passò un considerevole lasso di tempo a studiare attentamente tutti loro.
Genere: Azione, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
3° Giorno, ore 08:15
Se Kamakiri glielo avesse mai chiesto (ma sapeva che non lo avrebbe mai fatto perché ben più cocciuto di lei) Setsuna sapeva già che inizialmente si sarebbe tenuta di proposito sul vago al solo scopo di farlo irritare, per poi fingere di ricordarlo come per epifania.
La verità era che rammentava benissimo quel giorno nel vicolo, lui sembrava un gatto messo all’angolo da un branco di cani, che rizzava il pelo e soffiava nel tentativo di apparire minaccioso e battagliero.
Ci erano andati pesanti con lui, quella volta, malgrado lei lo avesse avvisato di non fare a botte.
Ma all’epoca, d’altronde, non gli aveva mai dato motivo di tenere in conto la sua opinione.
Il gatto tornò ad essere mantide quando provò ad avvicinarlo, credette sul serio che avrebbe provato a reciderle la testa con una lama e quel giorno non le andava di scoprire se quest’ultima le sarebbe potuta ricrescere se distrutta; per inciso, ancora non lo sapeva e di certo non si sarebbe mai presa quel rischio.
Mise letteralmente avanti le mani e parecchio tempo fu necessario per convincerlo di non avere intenzioni simili a quelle dei suoi precedenti interlocutori, poté infine curarlo con in sottofondo i suoi lamenti per l’alcool sulle ferite aperte.
Izuku Midoriya, in quel momento, le ricordava terribilmente il Togaru di quel giorno vecchio di oltre un anno: un gatto che si sentiva in trappola e cercava di apparire privo di timore o insicurezza.
Ma Midoriya non era palesemente uno che sapeva celare bene le emozioni, lieve tremore, occhi che saettavano ovunque, primi sudori freddi, non occorreva chissà quale capacità deduttiva.
-Midoriya, ieri ho lasciato correre, ho voluto darti fiducia. Ora voglio vederci chiaro, kero.- Tsuyu era una ragazza che certe cose le notava, specie nei suoi amici.
Era schietta e diretta e mai come adesso Izuku non avrebbe voluto avercela davanti, il suo sguardo inquisitore riusciva ad essere molto eloquente.
-D-davvero, ragazzi, non è… n-nulla di serio, è stato solo… un incubo più realistico del solito, t-tutto qui.-
-Midoriya, ti sei guadagnato il mio rispetto ieri, quindi vedi di non buttarlo nel cesso a tempo di record.- Kamakiri era tremendamente serio.
Setsuna avrebbe voluto sentirsi quasi felice per l’amico nello scoprire che lui e l’altro ragazzo avevano cominciato a formare un legame, ma ora ciò che occupava il primo posto nella sua testa, come in quelle di tutto il gruppo, era la possibilità che quel legame si recidesse ancora prima di rafforzarsi.
Ricordava che Togaru si mantenne schivo con lei, anche sgarbato e maleducato, le prima occasioni dopo quel giorno, ma col tempo si era ammorbidito.
Nascondeva le sue cicatrici, esattamente come lei, aveva semplicemente un modo diverso dal suo di celarle, poi entrambi avevano creato un sincero sodalizio e si erano concessi vicendevolmente di scoprire le rispettive fragilità.
Ora le appariva sempre più evidente che per Midoriya la situazione non doveva essere diversa e la rabbia che leggeva negli occhi del suo migliore amico la portò a credere che lui dovesse saperne anche di più.
-Midoriya, siamo i tuoi compagni e, qualunque sia ciò che ti tormenta, noi forse possiamo aiutarti.- fu stavolta la voce di Shiozaki a cercare di avvicinarlo.
Setsuna, man mano che le parole fluivano, man mano che le scuse goffamente imbastite si accumulavano, man mano che la frustrazione di tutti montava, si rese conto di essere arrabbiata.
Con lui, con Izuku.
Perché quell’intestardirsi sul non volere aiuto quando era palese che ne avesse bisogno aveva quel sapore amaro e consapevole che la fece tornare ancora indietro.
La fece tornare a tutti i falsi sorrisi che mostrava ogni giorno per nascondere il dolore di non sentirsi apprezzata per ciò che era, per il doversi presentare sotto vesti che non le appartenevano più per sentirsi parte integrante di qualcosa, per essere ciò che altri volevano che fosse non curandosi della vera lei.
E francamente, la sensazione che anche qualcun altro commettesse i suoi sbagli, per giunta in maniera ben più veemente, la faceva solo arrabbiare.
Non ci vide più quando, dopo l’ennesima richiesta apprensiva di fiducia non ricambiata, Izuku voltò loro le spalle per nascondere il suo disagio.
E disse ciò che più di tutto lasciava intendere il contrario.
-Ragazzi, io sto bene!-
Setsuna separò in due il corpo così da fluttuargli davanti e ricomporsi faccia a faccia con lui.
-Io sto bene?! Ma parli sul serio?!-
Troppo rievocava quell’espressione, troppa testardaggine immotivata, atta solo al non voler apparire debole di fronte agli altri… una menzogna con cui si prendeva in giro se stessi e basta.
Lei si riteneva fortunata, lo aveva capito prima che divenisse irreparabile, e non riusciva ad accettare che qualcun altro ci stesse cascando.
-Midoriya, da quando questa prova è iniziata hai incubi su incubi, scappi nel cuore della notte lasciando indietro i tuoi compagni, non ci dici niente non permettendoci di aiutarti. Da… da quanto va veramente avanti questa cosa?- gli chiese Setsuna a denti stretti.
Perché quei sintomi erano dannatamente familiari, ma molto più accentuati, come se un tarlo lo stesse divorando dentro e lui si ostinasse a negarne l’esistenza pur avvertendone gli effetti.
-Non… non c’è niente che va avanti. Gli incubi capitano a tutti, no? Dico davvero, sto bene!-
Izuku provò ad andare oltre ma si trovò Setsuna spostarsi per impedirglielo.
-Tokage… dobbiamo rimetterci all’opera, non… riusciremo certo a catturare altri ostaggi restando qui, no?- lei gli ostruì nuovamente il cammino.
-Non provare a cambiare discorso!-
-Non ha alcun senso continuare a discutere di un problema che non c’è neanche.-
-Il problema c’è eccome e tu ti stai ostinando a negarlo.-
Gli altri tre componenti della squadra (più una Ashido sinceramente confusa) osservavano impietriti quello scambio di battute privo di qualsiasi senso di cordialità.
Togaru era l’unico a comprendere perché Setsuna stesse prendendo tanto la cosa sul personale, visti i loro trascorsi.
Però, adesso che sapeva del passato del leader del gruppo, si stava cominciando a chiedere se fosse il caso di andargli addosso in modo così pesante.
Con lui non era forse stato lo stesso? Beh, era ancora vero che persino lui non aveva mostrato simili livelli di diniego, lei nemmeno a sua volta.
Era una brutta spirale, quella in cui erano entrati, erano stati fortunati entrambi ad uscirne quando finalmente si era presentata la chance.
Izuku però ci aveva convissuto per molto più tempo rispetto a lei e, in paragone con lui, l’aveva ricevuta a dosi molto più massicce… e certe ferite in fondo facevano sempre male, non si riusciva a parlarne a cuor leggero a discapito di tutto, se non ci si sentiva pronti.
-Perché non capisci che ci preoccupiamo per te?-
-Lo capisco e vi ringrazio per la premura, ma non è necessaria.-
Kamakiri strinse i denti, forse, ora che ci pensava…
-Perché ti ostini così tanto a…-
-PERCHÉ HO DETTO CHE STO BENE!- Izuku urlò all’improvviso, infuriato, lasciando sconvolti tutti.
… avevano solo versato il sale su una ferita ancora aperta.
Izuku tirava lunghi sospiri, in faccia ad una Setsuna scioccata, quasi ferita, da tanta rabbia improvvisa.
Rabbia di cui lui stesso sembrò rendersi conto solo in quel momento, i suoi occhi erano ora ridotti a due puntini, il peso della realizzazione emergeva ad ogni espirazione.
Crollò seduto a terra, si coprì la testa con le braccia.
-Mi… mi dispiace… non… non dovevo urlare in quel modo. Scusatemi.- era sinceramente dispiaciuto.
Ci stava cascando, ancora una volta.
Non importava che le parole di Reiko gli bruciassero ancora in testa, invitandolo a liberarsi dei suoi pesi interiori, il pensiero lo rendeva ancora ansioso e spaventato.
Un Hero doveva mostrarsi forte in ogni occasione, doveva ispirare tanto i suoi compagni quanto le persone con le sue azioni.
Lui non poteva coinvolgerli, era… era… era inutile preoccuparsi per lui.
Sentì il caldo tocco di una mano sulla spalla.
Tsuyu si era inginocchiata di fianco a lui e lo fissava con quel suo sguardo tanto vacuo quanto capace di esprimere numerose emozioni a seconda della luce che vi brillava.
E ora vi leggeva preoccupazione.
-Qualcosa ti tormenta, kero. Lo capisco se non te la senti di parlarne, ma continuando a rimandare farà solo più male.- non c’era rimprovero nelle sue parole.
E aveva ragione, la morsa che sentiva al petto confermava ogni singolo termine.
Ma la questione non riguardava solo Bakugo e ciò a cui lo aveva ignobilmente sottoposto per anni; ora che l’ammirazione si era notevolmente ridotta si rendeva conto di non dovergli proprio nulla.
Il problema era ben più ampio: gli incubi erano strettamente legati al One For All e, in un modo o nell’altro, la discussione avrebbe potuto generare sospetti ed era qualcosa che non si poteva permettere.
Lo doveva ad All Might, per tutto quello che aveva fatto per lui, per l’uomo che era stato per lui più “Padre” del suo genitore effettivo del quale nemmeno ricordava i tratti somatici.
Il One For All non doveva essere scoperto e i suoi problemi erano un fattore secondario rispetto a tutto il lungo concatenarsi di conseguenze che sarebbe scaturito dalla sua rivelazione.
Però… non poteva più andare avanti in quella maniera, stava distruggendo sé stesso, stava facendo preoccupare tutti e stava mettendo a rischio la loro esercitazione.
I suoi compagni non meritavano di fallire per colpa sua.
Una soluzione per parlare del suo problema doveva essere trovata, in un modo o nell’altro il peso andava tolto di dosso.
E non sopportava l’idea di mentire.
Un piccolo cenno con la testa verso la ragazza rana per ringraziarla della comprensione e un conseguente sospiro.
-Cercherò… cercherò di parlarvene, promesso.-
Setsuna osservò quella scena non riuscendo a capire se fosse più arrabbiata o dispiaciuta.
Sospirando a sua volta, la ragazza decise che era il caso di dargli una tregua e andò ad accomodarsi sulla roccia vicino il laghetto, perpendicolarmente ad Ashido per tenerla sempre d’occhio, malgrado Shiozaki le fosse rimasta accanto con quel preciso scopo.
Poco dopo anche Togaru si sarebbe accomodato di fianco a lei, non prima di aver lanciato un’occhiataccia d’avvertimento alla rosa in merito a certe provocazioni.
-È più cocciuto di te, lo sai?- le disse lui ad un certo punto.
-Ci avevo fatto caso.- replicò lei con un sorriso amaro, dunque avevano più tratti in comune del previsto. -Vorrei solo che non si facesse carico di tutto da solo, potrebbe condividere il peso con noi.-
-Eh, fosse facile.-
Setsuna rivolse un’occhiata incuriosita all’amico, quasi sospettosa.
-Ti sei calmato presto, considerati i tuoi standard. Sai qualcosa che io non so…e non è una domanda, la mia.-
E fu lì che Kamakiri iniziò a sudare freddo, per un attimo si era dimenticato che Setsuna era intelligente.
Il sospiro stavolta fu da parte sua.
-Diciamo di sì.- mentire non avrebbe avuto alcun senso. -Più che altro, ho origliato. Per inciso, lo sa che io so.-
-E ti ha fatto promettere di non dire niente, ho indovinato?-
-Ha le sue ragioni, per quanto faccia incazzare anche me che non voglia dire nulla.-
-Perché mi sta venendo il sospetto che sia qualcosa di estremamente serio?- gli chiese poi lei, facendolo tentennare.
Quando voleva, Setsuna la sapeva dimostrare eccome la sua posizione nella classifica della classe.
-Perché è qualcosa di serio! Ma qui non riguarda me.- abbassò la testa, fissò l’erba per terra come a sperare di trovarci la soluzione per quella situazione intricata.
-Senti, Tokage, a discapito di tutto, rispetto la sua decisione e penso che sarà meglio non pressare la mano. Lo sappiamo entrambi che succede in quei casi.-
Lei sbuffò e alzò la testa al cielo.
-Lo so, lo so bene. E mi auguro che anche lui ne esca.-
Volse uno sguardo al ragazzo, in quel momento Izuku si era andato a sciacquare la faccia nel lago, si vedeva che ancora era nervoso.
Ora che si era liberata dalla foga del momento capiva che arrabbiarsi era l’ultima cosa che serviva; aveva rivisto sé stessa per un istante, forse il rancore verso la vecchia lei non si era del tutto sopito e aveva lasciato i suoi strascichi.
Ancora si meravigliava se ripensava a quanto si era comportata da stupida all’epoca.
Strappò qualche filo d’erba e, dopo averci giocherellato un po', li soffiò via, osservandoli mentre un lieve venticello li trasportava in aria.
Le nubi scure in cielo però non fornivano un bel paesaggio di sottofondo.
-Di solito, nei film, il brutto tempo arriva prima di un momento o drammatico o comunque di pericolo per i protagonisti.-
-E quindi?-
-Mi auguro che questo cliché non si verifichi anche qui.-
 
 
3° Giorno, ore 12:00
Erano ormai parecchie ore che pioveva a dirotto, almeno tre, da che ricordasse.
Aizawa osservava le gocce di pioggia sui vetri dei finestrini con aria contemplativa, Eri stava col faccino premuto su uno di essi a guardarle a sua volta, i grandi occhioni rossi sgranati e brillanti di vivido interesse.
Ogni tanto vibrava qualche colpetto col dito sulla superficie trasparente, un ritmo casuale di cui forse non era neanche consapevole, si ritraeva un po' quando qualche tuono rimbombava, poi però tornava alla sua piccola osservazione.
Qualche volta ricordava anche di averla vista tirare fuori un piccolo quadernetto dallo zaino, scriveva qualcosina e poi lo riponeva, e ricominciava ad osservare.
Chissà che ci scriveva?
Beh, era sinceramente un piacere vederla così, senza preoccupazioni né ansie.
Lo stesso non si poteva dire di un’altra persona, un certo, ormai ex, Eroe numero 1 che, almeno da tutta quella giornata, stava mostrando un atteggiamento fin troppo riservato per i suoi gusti.
Appurato che quella di All Might fosse una maschera ben studiata per non lasciar trasparire paura ed emozioni negative, Toshinori Yagi non si era comunque mai dimostrato un uomo taciturno, al punto tale da rinchiudersi nel silenzio, quello al massimo poteva essere lui, già sentiva la voce di Mic provocarlo a riguardo.
E, a costo di apparire fissato e paranoico, aveva sempre il maggiore sospetto che Midoriya Izuku fosse coinvolto nella questione.
Il Ragazzo Problematico aveva mostrato un atteggiamento, quella mattina, che, francamente, giudicava tanto sospetto quanto preoccupante.
Era consapevole che i suoi allievi fossero nella delicata fase dell’adolescenza e che, in quegli anni, si sperimentavano cambiamenti, tanto dal punto di vista fisico che da quello emotivo, ma simili esplosioni improvvise e repentine come quella di alcune ore prima erano un campanello d’allarme.
Col senno di poi, forse anche lui era responsabile di quella situazione.
Stava di fatto che non riusciva non vedere una correlazione tra le recenti sfuriate emotive di Midoriya e il crescente mutismo di All Might.
E quest’ultimo si stava dimostrando sorprendentemente evasivo, era tutta la mattinata che riusciva ad evitarlo.
Evidentemente ormai aveva imparato a conoscerlo almeno un po’, si aspettava domande… e intendeva fargliele alla prima occasione, c’era qualcosa di strano sotto, ormai ne era convinto.
Magari si sbagliava, e lo avrebbe accettato in quel caso, ma fino a prova contraria era certo dei suoi sospetti.
E Toshinori non sarebbe riuscito ad evitarlo per sempre.
 
 
3° Giorno, ore 13:12
Il rimbombo di un tuono, poi un altro, seguito da uno ulteriore, ad ognuno la gioia di Dark Shadow cresceva.
-Sì, un concerto di tenebra e brutale potere distruttivo, delizia i nostri uditi col tuo possente tonare, ma abbassa solo la luminosità, se non ti spiace.-
La squadra 8 aveva trovato rifugio in un capanno in una zona dell’arena atta a simulare un piccolo villaggio montano, per la gioia di Pony che poté liberarsi dai capelli che li ricadevano sopra gli occhi senza la preoccupazione che continuassero a farlo.
Tokoyami e il suo quirk senziente sembravano gli unici a godersi quel clima ostile.
Ormai era quasi un’ora da che si erano appartati lì dentro, in attesa della fine della tempesta che non sembrava voler arrivare tanto presto.
L’unica cosa che al leader del gruppo non era piaciuta della situazione fu quando dovette scuotere la testa per liberarsi dell’acqua e, come risultato, si ritrovò con tutte le piume arruffate, che imbarazzo.
Anche se poi Tsunotori gli carezzò gentilmente la testa dicendo di trovarlo coccoloso, forse ne valse la pena quindi.
-Speriamo smetta, non mi piacciono le giornate piovose.- commentò la ragazza ad un certo punto.
Dark Shadow interruppe il suo elogio alla tempesta per sussurrare alle orecchie di Tokoyami un convinto -Su questo poi ci lavoriamo.-
Il ragazzo corvo si avvicinò a sua volta alla finestra per contemplare lo spettacolo, gli piaceva la pioggia, fin da piccolo.
Ricordava quando da piccolo fantasticava su quante misteriose creature si nascondessero in mezzo ad essa, la considerava latrice di oscuri presagi, le lacrime del cielo spaventato da tutti i mostri che sapeva si sarebbero potuti scatenare in ogni istante, in attesa di uscire dai meandri più oscuri del pianeta per portare l’Apocalisse.
“Ah, che sogni stupendi.” Peccato che poi, crescendo, si mise in mezzo la scienza e la sua spiegazione pertinente al fenomeno.
La prima volta ci rimase davvero male.
-A cosa stai pensando?- gli chiese Shoji.
-Credo che questo posto sarebbe perfetto per un’imboscata, sempre ammesso che qualcun altro passi di qui.- ammise subito questi.
Manga materializzò un punto di domanda nel suo fumetto, chiedendo spiegazioni.
Tokoyami passò in rassegna i suoi compagni; Ashido non era stata nominata tra gli eliminati della serata precedente, quindi voleva dire che era riuscita a scappare dalle grinfie del team di Midoriya, o comunque a liberarsi temporaneamente.
Peccato non fosse lì, lei avrebbe permesso una resa ancora più efficace del suo piano.
Magari avrebbero beneficiato in un colpo di fortuna e sarebbe riuscita a ritrovarli, magari sarebbe potuta passare proprio da lì, mai smettere di sperarci.
-Che cosa hai in mente, Tokoyami?- gli chiese un’entusiasta Pony, portando le braccia al petto in attesa.
Il becco di questi si incurvò verso l’alto, una piega macabra che raramente assumeva.
Forse la pioggia non era a tutti gli effetti latrice di mostri spaventosi e creature portatrici di sventura…
-Faremo piombare l’eterna oscurità…-
…ma era perfetta affinché gli Eroi vi si celassero per portare un’orrida punizione per i villain, portandoli a maledire la loro corrotta strada di malvagità con pene indicibili.
-…su coloro che saranno così sventurati da condurre le proprie membra in questo posto dannato!-
Anche ai suoi compagni venne per un istante un brivido.
Certo che Tokoyami amava la teatralità, checché ne dicesse lui.
 
3° Giorno, ore 15:17
Kyoka dovette reprimere uno starnuto portandosi il braccio al naso, e ringraziare che il suo quirk riguardasse le orecchie, sai che disgrazia per coloro il cui quirk riguardava l’olfatto ritrovarsi con un principio di raffreddore.
-Stupida pioggia.- fortuna che, almeno, avesse smesso dal almeno un’ora, ma aveva lasciato i suoi strascichi.
E pensare che in realtà aveva sempre apprezzato gli acquazzoni, da piccola aveva improvvisato spesso motivetti e canzoncine basandosi sul ritmo delle gocce che si infrangevano sui vetri delle finestre.
Ogni volta poteva uscire fuori una melodia diversa, forse ne aveva scritta qualcuna su uno dei suoi tanti quaderni per gli appunti di musica che aveva già da bambina, magari, dopo la prova, avrebbe dovuto chiedere a sua madre di mandarglieli, chissà che a sorpresa non ci avesse trovato qualcosa di ispirante.
Poi un altro starnuto e un’altra imprecazione a denti stretti.
Sato le picchiettò gentilmente su una spalla e le offrì un fazzoletto, lei accettò con un cenno della testa e un grazie sottovoce.
Il gruppo due in quel momento, seguendo le coordinate che gli erano state fornite, stava raggiungendo una determinata zona dell’arena, dove avrebbe incontrato il gruppo di Yaoyorozu.
Lo scopo di tale riunione? Nessuno dei quattro poteva saperlo.
Il primo pensiero fu ovviamente quello che volessero tendergli un’imboscata.
“No, ne dubito.” Pensò la giovane musicista, continuando a soffiarsi il naso. “Yaomomo ha dimostrato di poterci tendere un’imboscata quando vuole, non avrebbe senso sprecare tempo ed energie per farci andare da tutt’altra parte”.
Il gruppo era al limitare della foresta, la parte successiva dell’arena dava su quella che sembrava una segheria, a giudicare dalla forma dell’edificio, dai tronchi accatastati in mucchi ordinati e dalla presenza di un muletto vicino ad essi.
La ricostruzione era veramente fedele, almeno ad osservarla da lontano.
-Ragazzi, sono certo che anche altri se lo saranno domandato, ma quanto cacchio sarà costato al preside tutto questo?- chiese ad un certo punto Kaibara.
 
 
3° Giorno, ore 15:20
La tazza piena di tè caldo era poggiata sul tavolo, accanto ad una pila di documenti.
Nezu l’afferrò e cominciò a sorseggiare mentre leggeva uno di essi, per la precisione una certa parte.
“Si precisa che, firmando questa delibera, lo studente acconsente, per gli anni successivi, a devolvere il 15% dei guadagni della sua futura carriera da Pro Hero in favore dell’Academia U.A. fino alla data del suo ritiro ufficiale dalla carriera causa anzianità, infortuni gravi o, augurandoci non capiti, eventuale decesso nel corso dello svolgimento delle proprie mansioni.”
Ah, che cosa meravigliosa le postille scritte in piccolo.
-hahahahahahaha…HAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH… oh, ho macchiato i documenti… oh beh, le copie si fanno per questo…HAHAHAHAHAHAHAHAHAHA!-
 
3° Giorno, ore 15:22
Fortunatamente per Kyoka e i suoi compagni, Momo era una pianificatrice che ci teneva quasi morbosamente al rispetto delle tempistiche.
Kaminari era già lì ad aspettarli, cosa che la fece sbuffare con comica noia, aveva ancora il dente avvelenato nei suoi confronti.
-Ciao Jiro, sei “abbagliante” come al solito.- si ritrovò i jack a pochi centimetri dagli occhi.
-Vuoi mandare all’aria le trattative prima ancora che inizino, ‘Jay?- lo minacciò lei con uno dei ghigni più sarcastici e isterici del suo repertorio, per un attimo pensò anche di lanciargli in faccia il fazzoletto usato.
Lui alzò impacciatamente le braccia in segno di resa amichevole.
-Ok, ok, non rendermi cieco.-
-Bene. Gli altri dove sono?-
-Ci sono soltanto io.- disse il biondo, e Jiro si guardò intorno disorientata.
-Seriamente?! Dubito decisamente che Yaomomo sia così sconsiderata da affidare a te la gestione di una trattativa, non sei esattamente un esperto oratore tu. Oltretutto, noi siamo in quattro, a discapito del tuo quirk possiamo batterti senza difficoltà.-
L’ultima frase suscitò una risatina al biondo, cosa che infastidì la sua interlocutrice.
-Infatti Yaoyorozu ha previsto tutto, la zona è cosparsa di trappole ovunque e radar che ci monitorano, basterebbe un breve istante per attivarle e neutralizzarvi.- disse lui con un sorrisetto da birbante che Kyoka non avrebbe saputo dire se voleva prendere a schiaffi o carezzare.
Si bloccò per un istante.
“E l’ultima da dov’è uscita?! Ovvio che vorrei prenderlo a schiaffi, e nient’altro.”
E non stava mentendo sulle trappole, il battito cardiaco non era aumentato, mantenendosi regolare.
-E poi non sono da solo, Rin è nelle vicinanze pronto ad intervenire qualora ne avessi bisogno.-
Diamine, Momo aveva veramente preso tutte le precauzioni.
Un sospiro da parte della “seconda in comando ormai divenuta leader” della squadra 2.
-Ok, qual è l’argomento della discussione?-
 
3° Giorno, ore 15:25
Rin e Awase erano ancora troppo sconvolti.
-Io credevo fosse solo una leggenda.-
-Ma è probabile che ci siamo solo immaginati tutto, no?-
Esatto, doveva trattarsi di quello, certe superstizioni lasciavano il tempo che trovavano, quella semplicemente non sarebbe mai morta, ma appunto restava una superstizione e nulla di più.
-Parliamo d’altro, che è meglio: secondo te Kaminari se la caverà da solo con Jiro e il resto del suo team? Dico, va bene che abbiamo tolto Todoroki di mezzo, ed era lui il più pericoloso, ma in quattro avrebbero ragione di lui comunque.- Rin non dubitava certo del compagno di squadra, ma sembrava comunque eccessivo lasciare che se ne occupasse da solo.
-Ti ricordo che Yaoyorozu ha predisposto trappole in tutta la zona, un minimo cenno di sovversione e li prendiamo.-
-Però questo porterebbe i suoi piani a stravolgersi, non diceva di volerli sfruttare così da far fare a loro il lavoro sporco e farci riposare?-
-Certo, ma immagino che abbia già delle idee di riserva.-
-Mentire a Kaminari era l’unico modo per depistare l’Earphone Jack di Kyoka.- la voce di Yaoyorozu si fece più alta man mano che la ragazza ornava nella sala centrale della grotta, Komori era insieme a lei.
-Lei riesce a sentire il battito cardiaco e, di conseguenze, a decifrare quando qualcuno mente o dice la verità.-
-E Kaminari è un sempliciotto che di certo non si farà domande, shroom.- ridacchiò la ragazza castana con un pizzico di cattiveria.
-Komori, questo però è un po' scortese… anche se non è inesatto.-
-Quindi, in sostanza, Kaminari è la perfetta contromisura al quirk di Jiro?!-
-Esattamente, Rin.-
Niente da fare, Yaoyorozu sapeva essere brillante in tanti modi, e anche quei piccoli colpi di genio lo dimostravano.
Poi uno strano gorgoglio risuonò tra le pareti e un’espressione imbarazzata da parte della mora.
-Ehm… se volete scusarmi, avrei da eseguire… e-ehm… una riflessione esistenziale. –
-E io vado con lei per passarle la carta qualora…- con un’espressione comicamente allarmata, Momo rifilò un leggero colpetto di gomito alla compagna, intimandole di correggere il tiro. -…q-qualora le venga il desiderio di trascrivere certi pensieri. Sapete com’è, certi sono talmente interessanti che è meglio tenerli scritti per non dimenticarli.-
E così le due ragazze si allontanarono, dirette al “pensatoio” fabbricato personalmente dalla mora secondo il suo stile.
Awase aveva gli occhi sgranati.
Rin poté solo poggiargli una mano sulla spalla con fare consolatorio.
-Su, amico, non è poi la fine del mondo.-
-Io mi rifiuto di credere che sia vero.- era caduto nella disperazione un’altra volta.
-Ma dai, non è poi così…-
-LE RAGAZZE NON FANNO LA…-
 
 
3° Giorno, ore 15:30
Aizawa tappò le orecchie di Eri a velocità di crociera, mentre Midnight era indecisa se scoppiare a ridere a sbattersi una mano in faccia.
-Povero ragazzo, tendono tutti a divinizzarci e poi gli crolla il mondo addosso.- ridacchiò infine la donna.
Aizawa, d’altro canto, stava sinceramente pensando di disattivare perennemente l’audio e seguire un corso rapido per imparare a leggere il labiale (com’è poi che non aveva pensato ad una cosa del genere prima d’ora, visto anche quanto poteva tornare utile nel lavoro?), quei ragazzi erano deleteri per il lessico di quella bambina.
 
 
3° Giorno, ore 16:25
Dalla zona rocciosa rialzata che dava sulla valle, Itsuka vedeva un piccolo villaggio montano.
Il panorama di nubi scure (era tutto il giorno che occultavano il sole) con alcuni fulmini crepitanti di tanto in tanto, dava a quell’ambiente un’aura tetra e decisamente poco invitante, sembrava un’ambientazione da film horror di serie b, di quelli che non fanno paura minimamente ma che, anzi, gli amici guardavano appunto per ridere di quanto certe cose fossero forzate e palesemente troppo esagerate.
Da quando si erano stabiliti nei dormitori, in effetti, ne avevano organizzate, di serate cinema e, doveva ammetterlo, quel genere di film divertivano anche lei.
Poi, tra le risate sguaiate di Tetsu e Awase, i commenti derisori di Monoma sulle “patetiche performance da quattro soldi di quei cosiddetti attori”, l’adorabile ingenuità di Pony quando chiedeva dove fosse il senso di certe scene (se lo chiedevano tutti) e Yanagi che storceva il naso dicendo come i maestri del cinema horror si rivoltassero nella tomba per tali scempi non c’era mai un momento di noia.
Guarda caso, la ragazza fantasma lo stava facendo anche in quel momento, si vedeva sotto la piega assunta dalla maschera all’altezza del naso.
Kirishima osservava a sua volta, un’espressione di pura indecisione sul suo volto.
-Che dite, proviamo ad andare lì?-
La leader del gruppo ci riflettè su per alcuni secondi, alla fine poteva accadere di tutto, potevano trovarci un’altra squadra come nessuno e, puntando verso l’ottimismo, magari addirittura usare il posto in questione per organizzare un’imboscata o comunque cogliere di sorpresa gli altri.
-Credo sia meglio se va solo uno di noi.-
-Non ritengo sia giusto che sia solo uno a prendersi i rischi.- protestò il ragazzo tinto, non gli andava a genio il pensiero che un compagno rischiasse per tutti.
-Nemmeno io lo penso, ma se qualcuno ci avesse anticipato e ci stesse tendendo una trappola?- replicò la ragazza con la pura logica.
Eijiro si grattò distrattamente il collo, il ragionamento di Kendo era semplice quanto vero.
Non era altrettanto giusto mettere a rischio tutta la squadra.
“Diamine, e pensare che quando diventeremo professionisti certe situazioni potrebbero essere l’ordine del giorno.” Non era effettivamente qualcosa su cui aveva riflettuto spesso.
Trovava inconcepibile l’idea di mandare qualcuno a fare da esca per adescare possibili trappole, ma era anche vero che, in una situazione reale, mandare tutta la squadra in bocca ad un tranello equivaleva alla disfatta e a ben peggiori conseguenze.
Red Riot si stava rendendo conto che c’erano ancora tante cose su cui doveva fare chiarezza, ora qualche tentennamento era permesso, era un’esercitazione dopo tutto, ma quando poi sarebbero stati sul campo… beh, lì era tutta un’altra storia.
Lì non ci sarebbe stato spazio per i dubbi, anche un secondo di troppo e la disfatta avrebbe colpito.
E, per quanto continuasse a non piacergli l’idea, era effettivamente meglio mandare soltanto una “sentinella” a sondare il terreno così da permettere al resto del gruppo di agire più tranquillo.
-Hai ragione, in effetti. Posso andare io, se voi siete d’accordo.- disse poi, con fiera determinazione. -D’altronde, sono lo scudo ideale.- attivò l’Hardening e sbattè i pugni per rafforzare il concetto.
Itsuka e Reiko si scambiarono una breve occhiata, la ragazza fantasma si limitò ad annuire brevemente con la testa.
-D’accordo Kirishima, vai tu in avanscoperta. Ma presta molta attenzione, e se ti ritrovi nei guai non esitare a gridare, verremo subito ad aiutarti.-
-State tranquille, farò molta attenzione.- replicò lui con un ghigno amichevole ed il pollice in su, prima di cominciare a discendere il sentiero.
Dopo alcuni passi sgranò gli occhi e si fermò, poi tornò indietro.
-Ehm, mi è appena venuta in mente una cosa: Kuroiro è per caso appassionato di magia nera o cose simili? No, perché mi ha dato l’impressione, durante la settimana di convivenza, di essere praticamente il vostro Tokoyami.-
Itsuka inclinò leggermente la testa in segno di confusione, si scambiò una perplessa occhiata con Yanagi, la quale si limitò a scrollare le spalle, come adirle che Kirishima aveva chiesto a lei e doveva provare a sbrigarsela lei.
-Beh… francamente non saprei ma, conoscendolo, non mi sorprenderei se lo fosse.-
-Ah… andiamo bene.- il rosso si limitò a dire quello prima di rimettersi di nuovo in cammino.
-Scusa, perché questa domanda?-
Il ragazzo stavolta si limitò solamente a voltarsi verso le compagne di squadra, dando loro la vista del suo sguardo comicamente annoiato.
-Niente, è che in due giorni e mezzo ci sono sfuggiti due ostaggi, abbiamo perso due componenti in un colpo solo e adesso ci ritroviamo in un posto del genere dove potremmo cadere vittima di una trappola. Mi viene da pensare che ci abbia fatto una macumba.-
 
 
3° Giorno, ore 16:30
Nell’oscurità due paia di occhi si accesero, rosso cremisi e giallo crepitante che scandagliavano la stanza circostante.
L’equilibrio era stato infranto da qualcosa, qualcuno più che altro, la soglia era stata varcata ed era giunto il momento di accogliere i loro ospiti.
-Che l’oscurità dirami le sue ossute dita, che gli estranei vengano ghermiti.-
Tokoyami era pronto a far calare la Notte sui suoi avversari.
 
 
 
 
Angolo dell’autore:







Arrivederci a tutti! No, sul serio, non ho… voglia di dire nulla stavolta, mi gira così, quindi non vi trattengo oltre. Ciao ciao.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: f9v5