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Autore: john pranzo    30/11/2020    0 recensioni
Scrivo al male
Per ricordargli che
Non siamo burattini
Della sua mente coraggiosa
Ma perversa
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ALBA DEL GIORNO CHE VERRA’

Di Emanuele Filoni

 
Scrivo al male
Per ricordargli che
Non siamo burattini
Della sua mente coraggiosa
Ma perversa
 
 
 
1
 
 
Il vento glaciale di quella lunga ed interminabile giornata invernale le stava gelando le vene anche se in cuor suo si era ripromessa che, prima o poi, avrebbe provveduto. Senza, tuttavia, alcun esito concreto. Non era abituata al freddo, o perlomeno a quel tipo di freddo, non era abituata a quelle temperature così “ da brividi “ e, mentre il tramonto stagliatosi all’orizzonte da lì a qualche minuto avrebbe sposato un’altra lunga e tenebrosa notte, non aveva la benché minima idea di quello che avrebbe fatto l’indomani quando il capitano McAllister sarebbe venuto addirittura da New York per lei e le avrebbe fatto l’ennesima strigliata. Il fatto che suo padre, un ex comandante di polizia della città di Red Hills, Charles Taylor, fosse stato al servizio del capitano Mc Allister per così tanto tempo, stavolta, forse, non l’avrebbe salvata. Si sentiva gelare solo a sentir pronunciare quel nome, si sentiva sprofondare al solo pensiero di quello che le sarebbe accaduto l’indomani. Quella sì che sarebbe stata una notte da incubo per lei e per il suo futuro da sbirra.  Sbirra. Ecco il termine che odiava di più e che si riprometteva di non utilizzare. Invano, purtroppo, specialmente in occasioni come quelle. Ogni volta non riusciva ad imparare dai suoi errori. Ogni volta che chiedeva scusa era come se non lo facesse, ogni volta che cercava di imparare dai propri errori era come se qualcun altro le cancellasse la memoria e le permettesse di rifarli. Era come se venisse guidata da un impulso così potente che sarebbe stato impossibile far prevalere la ragione. Ma Michael Hebner se l’era andata a cercata.
Quel cazzo di ubriacone stupratore pezzo di … Ok, sì, forse sto esagerando, ma di certo non è la persona più empatica del mondo. E di certo non di Saint Foster. “
E lei lo sapeva, lo sapevano tutte le ragazze di quel posto. Eppure, in modo o nell’altro, era sempre riuscito a farla franca. SEMPRE. Era come se tutti i giudici fossero sul libro paga di quello stronzo. Ma non vi ho detto ancora niente di Hebner o, come lo chiamano le sue “ vittime “, IL VENDITORE DI SOGNI. Volete sapere qualcosa su di lui? Ma certo, siete qui apposta dopotutto. Ma non ho molta voglia di parlarne. Basti sapere che è stato più e più volte denunciato per rapina e stupro ma questo è niente, stando a sentire alcune testimonianze piuttosto scottanti. Una sorta di Ted Bundy? Diciamo che l’eleganza era la stessa, la medesima capacità di capire gli stati d’animi altrui, la stessa indole ad agire con quella riservatezza e pacatezza fuori dagli schemi. Per poi gettar via la maschera e trasformarsi in qualcos’altro. A differenza di Bundy c’è comunque da dire che quel bastardo non era mai riuscito ad uccidere nessuno.
O forse non voleva questo, non lo so, sta di fatto che quel mio atteggiamento se l’era meritato a pieni voti.  “
Ma domani mattina sarebbe entrata in quello stramaledetto ufficio avrebbe voltato le spalle alle guardie del corpo che McAllister amava tanto portarsi dietro e avrebbe cercato per l’ennesima fottuta volta di spiegare bene cosa le fosse saltato in testa. A dire il vero, il problema non era neanche tanto McAllister, quanto lo stesso Hebner. Non che avesse paura di lui, anzi, uno scontro in stile far west non l’avrebbe affatto terrorizzata. Il problema era la potenza che un uomo del genere riusciva ad esercitare in tutto quel territorio. Non solo a Saint Foster, non solo a Red Hills o a Monte Sacro ma anche in altri territori lontani. E già sentiva le parole di McAllister nella sua testa stracolma “ SEI NEI GUAI STAVOLTA, DANA, IN GUAI GROSSI. SE QUEL PAZZO TI DENUNCIA NON SOLO TU PERDERAI IL TUO POSTO DI LAVORO MA TUTTI NOI DELLA POLIZIA VERREMO RIDICOLIZZATI. TE NE RENDI CONTO? “
Già, se ne rende conto benissimo. Ma perché continuare a parlare di quello che accadrà l’indomani? E’ l’ansia, agitazione, tensione, nervosismo e chi più ne ha più ne metta che invadono il suo stato d’animo e la rendono più depressa che mai. No, non è depressione, è solo un termine generico per farvi capire come mi sento. UNO SCHIFO, per non usare altre parole. UN VERO E COMPLETO SCHIFO.

Il telefono vibrò un paio di volte non appena fece il suo ritorno a casa. Era tornata a piedi lasciando la macchina alla stazione. Quella lunga passeggiata mi avrebbe fatto bene magari in altre situazioni ma non in quella. Ma come diceva sempre suo padre
ALMENO CI HAI PROVATO “ e le tornarono in mente tutte le selezioni per entrare nel corpo di polizia di Red Hills. Poi, per qualche strana ragione, l’avevano mandata in quel buco di città chiamato Saint Foster. Non si era mai comportata male a Red Hills, non aveva mai mostrato quegli atteggiamenti così aggressivi fino a quando era arrivata lì. C’era qualcosa che non le piaceva affatto nello sguardo dei cittadini. Sta di fatto che, come dicevo, il telefono vibrò debolmente un paio di volte nel taschino della sua divisa da agente e, tonta com’era, questo le cadde di mano e non riuscì a rispondere in tempo. Non appena realizzò che si trattò di Alan Jackson il suo umore mutò radicalmente. Non importa se aveva perso una chiamata dall’uomo più affascinante che si potesse mai incontrare sulla faccia della terra, l’importante era che l’aveva cercata. Una volta ogni tanto Alan si ricordava di lei. E forse anche di quei due mesi intensi durante i quali avevano provato emozioni immense. Ma poi la loro breve ma intensa relazione si era interrotta, come se qualcuno o qualcosa avesse spezzato un filo, come se qualcuno avesse spento l’interruttore. Alan disse che non avevano i mezzi per costruire una sana relazione. E che cavolo significava per lui “ SANA RELAZIONE “ ??? No, non andava in chiesa, no, non era una santa, no, non aveva mai pregato per qualcuno e, no, non aveva mai dato la sua vita per i più poveri e i più bisognosi. Ma che accidenti avrebbe dovuto fare??? Eppure, nonostante tutto quello, lei lo perdonava perché Alan era così eccentrico, così speciale, così carismatico. Un eroe. L’eroe dei suoi sogni, se proprio vogliamo dirla tutta. I due si erano conosciuti tempo prima in un locale di Montana, ad un quarto d’ora da Saint Foster, una fogna di città nella quale si era ripromessa di non mettere mai più piede. Eppure, quella fogna di città le aveva permesso di incontrare, per la primissima volta nella sua vita, un uomo di quello splendore. Una cosa fuori dall’ordinario, se proprio vogliamo. Alan le raccontò delle sue esperienze in guerra come medico senza frontiere. Ricordò di quando un giorno desiderò di essere morto lui più che vedere tutta quella povera gente perire sotto ai suoi occhi. Era la prima volta nella vita che si sentiva, effettivamente, debole ed impotente. “ LA MEDICINA AIUTA QUANDO DIO CI AIUTA. MA NON SEMPRE DIO PUO’ AIUTARCI “. Aveva una teoria tutta sua, insomma. Eh sì, eccentrico in maniera esponenziale, direi proprio. Ma fico da paura.
Vi stareste chiedendo perché mi sono imbattuto in uno così in un luogo del genere. Be’, Alan, almeno così mi disse, era lì per via di un paio di pazienti che avevano contratto una strana infezione mentre io, be’, dovete sapere il mio amore per le corse clandestine. Eh sì, diciamo che non è una poliziotta molto attenta alle regole ma aveva dei debiti con alcuni amici e non avrebbe mai potuto rifiutare una cosa simile. L’avevano sfidata ad una corsa clandestina in stile Fast and Furious anche se quello non era un film, non c’erano stuntman, non c’era un piano prestabilito. Nel suo caso, invece, era tutto reale e se avesse perso avrebbe fatto una brutta figura davanti a tutti. Ovviamente non rivelò la verità ad Alan, le sembrava davvero un brutto modo per approcciare. Un approccio iniziato con una bugia. Che brava Dana Taylor, una poliziotta che non rispetta le regole. Una con un forte ed indomabile disturbo anti-sociale di personalità? No, dai, ancora non pensava di essere arrivata a quel punto ma probabilmente dopo che sarebbe stata tagliata fuori l’indomani, tutto quello avrebbe avuto poco senso. Ah e volete sapere chi ha vinto la gara clandestina? Ovviamente lei, che domande!!!
Comunque, nonostante la sua immensa gioia, non richiamò subito Alan. Era stroppo stanca e stressata persino per lui. Aveva bisogno di farmi una bella calda doccia rilassante prima di potermi preparare alla lunga notte magari facendo qualche bel sogno con quello strafico. Ma sentire la sua voce le avrebbe fatto bene? Stava per provare a contattarlo quando qualcuno bussò alla sua porta. L’idea del sogno, del fantomatico bagno riscaldante e rilassante andò a farsi friggere. Almeno inizialmente perché appena aprì la porta, pistola carica pronta a far fuoco in caso di necessità, capì che quella sarebbe stata una serata indimenticabile.
Ciao, Dana Taylor. Spero di non disturbarti “
Il tono con cui lo disse. Non potete affatto capirlo. Era lui, eh sì. E’ appena arrivato a Saint Foster per lei? Lui, eh sì. Proprio lui. Alan Jackson. Lo strafico.
 
 
 
 
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Di infezioni ne aveva viste e curate in quantità industriali ma quella odierna le batteva tutte. Non aveva mai visto niente di simile. Era sicuro che quell’uomo avesse da poco contratto una strana malattia infettiva di cui ben pochi, o forse nessuno, era a conoscenza. Non lo avrebbe di certo rivelato a nessuno, un caso del genere, una scoperta del genere gli avrebbe fatto ottenere un primo piano su scala internazionale. Se solo fosse riuscito a capirci di più.
Al Tower, 55 anni, commerciante di Tucson, Arizona ma che sembra essere qui a Red Hills da qualche mese per motivi puramente di lavoro. Il capitano McAllister, al momento non è qui, ma sarà di ritorno presto. Si dice che sia andato addirittura a New York. Comunque, lei che cosa è riuscito a scoprire ? “
Dan Rawley, un simpatico e mingherlino agente di polizia di Red Hills, era il braccio destro di McAllister ed aveva una certa predisposizione per arrivare a sapere sempre tutto prima di tutti. Una dote innata che gli aveva permesso di arrivare sul luogo prima di molti altri. E, soprattutto, prima della stampa.
Signori, vi prego, non potete superare il nastro, vi prego “
Ecco, come non detto. Una decina di giornalisti arrivarono come un branco di pecore proprio nel momento peggiore.
No, Dan, purtroppo non ancora. C’è qualche testimone ? Qualcuno ha visto qualcosa? “
A quanto pare ce n’erano due di testimoni. Il primo, un tale Zach Guerrero, di chiarissime origini messicane, diceva di averlo visto confabulare con sé stesso prima di togliersi la vita con le sue stesse mai. Il secondo, invece, aveva negato le parole del primo, dicendo di averlo visto grattarsi in modo continuativo per tutto il corpo per una decina di minuti prima di crollare al suolo. In effetti, la cosa era abbastanza strana. Probabilmente entrambe le versioni erano vere. Magari il secondo testimone non si era reso conto delle parole della vittima ma al tempo stesso aveva notato dei particolari che al primo mancavano.
Quando dovrebbe tornare il capitano McAllister? “
Si tratta di un omicidio, dottore? “
Dottor Jackson, cosa sa che non vuole dirci?”
Le cause del decesso? Ce le può esporre?”
Alan guardò quel branco di pecoroni che si muovevano di qua e di là per ottenere più informazioni possibili. Ecco, i giornalisti, una brutta specie. Chi più di me, poi. Per fortuna che gli agenti fecero del loro meglio per provvedere a portar via il corpo e, quindi, la maggior parte delle attenzioni dei giornalisti. Altro che sbirri, quelli lì. Stava per andarmene quando ricevette una telefonata dal Capitano McAllister, un vecchio amico del padre di Dana. La sua cara Dana.

Capitano, mi dica tutto “
A quanto pare quell’uomo sembrava avere informatori da ogni angolo del mondo. Già sapeva della morte di Al Tower e, anche se le cause del decesso, non sono state ancora ben chiarite, Jackson si sentì in dovere di rivelargli le due versioni dei testimoni. Versioni che l’ufficiale non prese affatto di petto come se non avessero un benché minimo significato.
Ci informeremo poi noi sulla sua vita personale, Jackson, la ringrazio “
E poi lo delucidò anche su quanto era occorso poco prima a Saint Forest. A quanto pare, la sua cara Dana non riesce a stare lontano dai guai. Il capitano l’avrebbe dovuta tagliar fuori, questa volta. Mettere le mani addosso ad uno come quello stupratore di Hebner non era affatto stata una mossa intelligente. Ma oramai la conosceva e quella ragazza era dotata maggiormente di impulso che di razionalità. Non che non fosse intelligente, assolutamente no ma è proprio questo uno dei motivi per i quali hanno dovuto tagliare i ponti. O meglio, ha dovuto. E quella sarebbe stata la serata giusta per farsi spiegare cosa le frullava in testa da un periodo a quella parte. Non era più la stessa, troppo stressata dal nome che porta ogni giorno della sua vita, troppo stressata dalla sua femminilità e troppo stressata anche dal fatto che l’ho lasciata senza darle una vera e propria spiegazione. Come le disse? Ah sì, le disse che non avevamo i mezzi idonei per affrontare una sana relazione. A dire il vero, non aveva mai stroncato una relazione, era sempre stato l’esatto opposto. Giovane, ambizioso, di bell’aspetto e con un patrimonio economico alle spalle non troppo male. Eppure aveva come l’impressione che l’unica donna che lo vedeva così com’era realmente fosse proprio Dana Taylor. Ovvero la donna più impulsiva sulla faccia della terra ma anche l’unica che era riuscita a comprenderlo fino in fondo. E Dana era nei guai. Avrebbe lasciato il caso AL TOWER alla polizia perché doveva assolutamente andare a fare quattro chiacchiere con Dana. Non le piaceva affatto quella situazione, avrebbe rischiato addirittura di essere radiata, se ne rendeva conto o no??? Sì, forse non era compito suo rimproverarla visto che l’indomani lo avrebbe fatto senza scrupoli il capitano ma la verità era un’altra. I due si piacevano e la magia non era finita. Non quella volta quando lui la lasciò non adesso.

Eddai, so che sei lì, rispondi “
Attese qualche istante poi scattò la segreteria. Nessuna risposta. Come darle torto, in effetti. Non era una stupida ed incompetente ragazzina che non riusciva a comprendere la gravità della situazione. Da lì a pochi giorni non solo sarebbe stata (forse) radiata ma avrebbe anche rischiato molto vista la vicinanza con quel pazzo di Hebner. E Alan sapeva che con quel tipo tutto sarebbe potuto succedere. Durante il viaggio, infatti, cercò a più riprese di cancellare l’immagine di una Dana Taylor su un lettino in sala autopsie. Magari crivellata di pallottole in fronte e al torace o fatta oggetto di un pestaggio all’ultimo sangue. O … STUPRATA. No, in quel caso ( e anche negli altri ) lo avrebbe fatto fuori con le sue stesse mani.
Finalmente, dopo un tragitto che sembrava interminabile, Alan Jackson parcheggiò la sua vettura a pochi passi dalla piccola abitazione di Dana e, nel giro di pochi secondi, si apprestò a bussare.
Ciao, Dana Taylor. Spero di non disturbarti “
Alan ebbe una stranissima sensazione nel rivederla a pochissimi cm dalla sua immensa bellezza. Ed ebbe come l’impressione che Dana contraccambiava con piacere la sua presenza. Era molto timida quando stava con lui. Sua madre da piccolo gli diceva che una donna timida era facilmente coltivabile. Se solo avesse conosciuto Dana allora probabilmente avrebbe cambiato totalmente opinione a tal riguardo.
Oh, no, Alan. Cioè, io sono … Sono appena rientrata e stavo per … “
Le ci volle qualche altro secondo per finire la frase. Eh sì, era veramente rimasta spiazzata dalla sua apparizione. Si spera spiazzata in positivo.

“ … Rispondere alle tue chiamate. “
Lo sguardo del doc si fermò in direzione della beretta che la poliziotta manteneva bassa in direzione dei piedi del neo arrivato.

Ops “
L’agente ammiccò un sorrisetto paonazzo in direzione del medico per poi invitare il medico ad entrare e poi riposare l’arma in un mobiletto nei paraggi. La piccola dimora rispecchiava un po’ le caratteristiche principali di Dana. Disordinata, confusionaria ed impulsiva. Be’, almeno quelle non positive, se proprio vogliamo essere onesti. Di positive, Alan ne era pieno e ricordarle in quei momenti sarebbe stato poco adeguato.
Scusami per il disordine ma come ti ho detto “
“ Sei rientrata da poco lo so. “

Alan non si sorprese dello sguardo imbarazzato e timido che la ragazza le rivolgeva ogni volta che incrociava il suo. Era normale, si vedeva lontano un miglio che lei era stracotta di lui. Ma Jackson, con uno sforzo quasi disumano, a staccarsi dalla sfera emotiva e a far prevalere quella lavorativa.
Sei qui per lavoro, immagino. “
Non sapeva cosa dire né cosa fare. Di solito ad un ospite si offre qualcosa ma Dana appariva veramente come un pesce fuor d’acqua in quella circostanza. Ad Alan dispiaceva di aver creato una situazione imbarazzante ma non avrebbe avuto molte altre occasioni per parlarle ancora tranquillamente. O meglio avrebbe dovuto aspettare due, tre giorni. E sarebbe stato, forse, troppo tardi.

In un certo senso. Venti minuti fa ho parlato con McAllister. Credo che tu sappia già tutto “
Gli ci volle tanta di quella forza interiore per alzare il tono di voce che Dana se ne accorse. Si accorse di un evidente sforzo che Alan avrebbe voluto evitare ma che doveva fare.
Non puoi continuare così, Dana. Cosa ti salta in testa?? Lo sai chi è quel grosso bastardo? “
La Taylor non risponde, cosciente probabilmente di quanto successo. Ha sbagliato, lui lo sa, lei lo sa. Cosa avrebbe fatto pur di cancellare tutto quello, questo lei non lo sa. Ma qui parliamo di cose diverse, qui non si tratta di sentimenti o di emozioni.
Non sono un agente di polizia, Dana, ma so bene come ci si deve comportare in determinate situazioni. Eri in servizio peraltro, non è vero? “
Nessuna risposta. Lo stress e l’ansia nei suoi occhi sembrano pervaderla da capo a fondo senza alcun briciolo di pietà. Delle lacrime iniziano ad imbrattarle il viso rovinando tutto il suo make up ma, nonostante questo, Dana non apre bocca. Alan cerca di avvicinarsi a lei ma successe tutto in un attimo. Dana, come in preda ad una crisi isterica, afferra un bicchiere di vetro posto su un davanzale lì vicino e lo fracassa senza ulteriori indugi sul cranio del dottore.

L’unica cosa che ricorda Alan Jackson è quell’enorme rumore dentro la sua testa, un centinaio di voci che si insinuavano e che uscivano, voci del capitano, di Rawley … Di Dana. E l’immagine sfumò. Tutto quanto sfumò. Ed anche Alan sprofondò.
 
 
 
 
3
 
 
L’indomani per lui ed il suo gruppetto di bastardini sarebbe stato un giorno da incorniciare. A dirla tutta, sarebbe stato un giorno perfetto, come quello che ti segna una vita. O meglio, la segna all’intera cittadina. Il sindaco Bryan Bell sarebbe stato il suo prossimo bersaglio ma prima avrebbe dovuto attendere. No, non avrebbe agito imprudentemente anche se aveva tutto che pendeva dalla sua parte. Eppure gli avevano sempre insegnato a saper prevedere un eventuale contromossa e quella stronzetta ne sapeva più del diavolo. La polizia l’avrebbe protetta, specialmente quel gran coniglio di McAllister, il grande agente in divisa che, in realtà, è stato reso celebre grazie alle imprese di altri uomini. E lui lo sapeva. Michael Hebner non era affatto uno stolto, era abituato ad essere messo sotto accusa da tutte quelle stronzette e quell’occasione non avrebbe fatto alcuna differenza. Chiunque al suo posto sarebbe potuto passare da vittima a carnefice in un battibaleno. E continuava a limare le sue unghie proprio come avrebbe affilato un giorno o l’altro quell’enorme machete che recava il simbolo della sua dinastia: un enorme leone avvolto da un serpente. Il serpente, il rappresentante della morte. Il serpente, la creatura che avrebbe avvelenato chiunque si fosse messo di mezzo al suo cammino. Ma ora il suo unico obiettivo era quella piccola stronzetta da quattro soldi che non aveva la benché minima idea a cosa sarebbe andata incontro. Non a quello che tutti voi pensate, no, sarebbe troppo facile. C’è di mezzo l’orgoglio di colui che un giorno, prima o poi, dominerà le scene. E non si parla solamente di Saint Foster ma di tutto il territorio. Diventare sindaco resterà una priorità, sarà soltanto una questione di tempo affinché la sua missione verrà ultimata. Una volta terminata, non dovrà avere più temere niente perché tutti saranno ai suoi piedi. La sua missione è appena iniziata.
Signor Hebner, posso parlarle un momento? “
Un uomo sulla cinquantina con un cappello da cowboy marroncino scuro si staglia sulla porta interrompendo i suoi più intimi pensieri. E la cosa, almeno al principio, sembra infastidire parecchio il bellicoso Michael che, tuttavia, annuisce e lo invita a sedersi comodamente sul divano bianco in pelle proprio di fronte a lui.
Deve esserci un motivo importante per interrompermi, spero che tu lo sappia, Jeremi “
L’uomo appare alquanto titubante a quelle parole tanto che la sua risposta viene emessa con un sottilissimo tono di voce.
Al Tower è morto “
Michael fece cenno di non aver compreso bene.
AL TOWER E’ MORTO “
Questa volta Jeremi alzò la voce in modo anche piuttosto importante. Ma non fu per questo motivo che Hebner si alzò di scatto per poi prendersela con il povero malcapitato quanto per il contenuto della notizia.

NON HO TEMPO PER QUESTE STRONZATE, PIVELLO “
Le … Le sto dicendo la verità “
Disse il povero Jeremi con un filino di voce. Hebner, paonazzo in volto, mollò la presa e si guardò le mani con gli occhi praticamente fuori dalle orbite.

Non è … Non è possibile. Il mio miglior uomo morto??? Chi lo ha fatto fuori??? Come è successo??? Voglio tutti i dettagli, TUTTI!! E SUBITO!! “
Dopo aver riacquisito un filino di voce, Jeremi raccontò più o meno quanto fosse successo qualche ora prima ad Al Tower. In realtà, non gli seppe dire poi molto visto che nemmeno la polizia ne sapeva praticamente nulla.
Cioè mi stai dicendo che è morto perché è crollato come un poppante??? “
Quello che posso riferirle è che entrambe le versioni sembrano abbastanza strane. Insomma, magari si è trattato di un infarto “
“ Non aveva questi problemi, direi che è da escludere, idiota “
“ Magari un aneurisma cerebrale “
“ ORA BASTA!! “
Jeremi fece un passo indietro. Si potevano scorgere nettamente le sue vene cervicali e quelle craniche. Non c’era niente da fare, Michael Hebner avrebbe incusso timore al peggiore dei demoni soltanto con lo sguardo. Quello sguardo che, paradossalmente, davanti alle fanciulle, aveva la capacità innata di farle sciogliere.

Voglio un rapporto completo la prossima volta “
“ Lo avrete il più presto possibile “

Non fece in tempo a proseguire la frase che Hebner gli rifilò un calcio dritto nella bocca dello stomaco. Il corpo di Jeremi crollò al suolo ed iniziò a contorcersi come non mai. Fiotti di sangue erano volati dalle pareti, dipingendole della cattiveria di quell’uomo. Se di uomo si poteva parlare.
Questo è niente in confronto a ciò che ti farò non appena non verrò adeguatamente informato “ E, senza altre aggiunte, sputò letteralmente sul volto del povero Jeremi che, molto probabilmente, la prossima volta verrà molto più preparato alla lezione del professor Michael Hebner.
Non è possibile che il mio uomo migliore, quello che si è sempre spaccato il culo per me anche lavorando a distanza di centinaia di miglia sia ora dentro all’obitorio. “
Improvvisamente, il volto del venditore di sogni si illuminò. Non d’immenso, chiaramente, ma si illuminò mostrando un secondo Michael Hebner. Un Hebner praticamente rinato. E sorridente.
Tu, mezza calzetta, rialzati da terra e giurami che farai ciò che ti sto ordinando di fare “
Seppur conciato da buttar via ed ancora insanguinante, Jeremi annuisce.
Cerca un modo di intrufolarti nell’obitorio di Red Hills. Non importa COME ma voglio che tu lo faccia. RIVOGLIO IL CORPO DI AL TOWER QUI. NELLA MIA ABITAZIONE. Ci siamo intesi? “
Jeremi non risponde inizialmente. Sa bene che intrufolarsi nell’obitorio di una cittadina come Red Hills e rubare un cadavere non sarebbe stata la cosa più semplice del mondo. Ma, nonostante questo …

Lo farò. Lo farò domani “
“ NO! Lo farai stanotte “

Michael Hebner aveva capito qualcosa ma di certo non voleva mostrare le sue carte migliori (ovvero quelle più nascoste) ad un poppante come quel Jeremi. Che poi, a dirla tutta, neanche se lo ricordava.
Jeremi Nielsen è uno nuovo, signore. Un tipo in gamba, stando a quello che ci hanno detto “
Gli riferisce così uno dei suoi bracci destri, Valentino Nardi.

Bene, siamo messi molto bene allora “
L’ironia di Michael la possiamo capire solo noi visto che Nardi non ha assistito a quanto successo poc’anzi. Ma perché non chiedere un qualcosa di così arduo ad uno come lui? Michael lo sapeva che probabilmente Valentino ci sarebbe riuscito ma non poteva rischiare di mandare uno come lui. Jeremi, al contrario, non aveva un passato così sporco, a quanto pare. Sarebbe stato il personaggio perfetto, in caso di fallimento. L’esca perfetta. Hebner non avrebbe mai voluto brindare alla morte del caro vecchio Al ma stavolta lo avrebbe fatto. Se le informazioni che i suoi uomini gli hanno dato sul caso “ HARRINGER “ erano vere allora sapeva bene a cosa sarebbe andato incontro.

Dottor Winkle, ha cinque minuti per il suo miglior paziente? “
Il dottor Winkle era l’uomo ideale per quel genere di faccende. Non era come il famosissimo Alan Jackson certo, non era così preparato in tutti i campi come lo era lui ma di certo era uno che non avrebbe mai rifiutato un lavoro per conto di Michael Hebner. Lui credeva nei sogni ed Hebner era in grado di esaudirlo.

E’ probabile che il caso Harringer non sia solamente un caso. Credo che potrebbe diventare famoso. Mi dia cinque minuti, si fidi “
Mano sinistra che sorregge la cornetta del cellulare e mano destra pronta ad iniziare un ennesimo sigaro hawaiano. Che bella la vita, vero, Michael Hebner?
 
 
4
 
 
Non capiva perché lo avesse fatto, aveva un fortissimo dolore alla testa, un mal di testa di quelli mai provati prima d’ora. Non capiva cosa le avesse mai preso. Perché??? Perché aveva perso il controllo del proprio corpo e della propria mente per poi aggredire in quel modo l’uomo a cui, invece, darebbe la vita???
Danaaa, Danaaa, che … Che cosa … Hai fatto … ??? “
I lamenti del povero Alan Jackson riecheggiavano ingombranti nella sua mente. I suoi pensieri, quel bicchiere rotto sulla sua testa, le schegge che si infilzavano persino lungo la sua mano. Aveva perso un po’ di sangue ma sarebbe andato tutto bene. No, ma che cosa gli frulla per la testa??? NIENTE VA BENE, NIENTE!!! A partire da quello che le era accaduto prima con Hebner per finire con quanto aveva appena fatto.
Mi dispiace “
Non poteva restare a casa. Primo: non sapeva come avrebbe reagito Alan a quell’evento. Secondo: Era preoccupata non tanto per la sua incolumità quanto per quella degli altri. E le parole di Alan erano sempre lì davanti, a fare da contorno a tutto questo caos.

Cosa ho fatto, cosa ho fatto, cosa ho fatto “
E se lo ripeteva continuamente, alzando il tono di voce ogni momento che passava mentre accendeva la macchina e partiva verso chissà dove. Aveva paura di aver commesso l’ennesimo sbaglio della sua vita. Non solo avrebbe perso il proprio posto di lavoro, ma avrebbe persino passato qualche giorno rinchiusa in qualche fredda cella. Eppure, c’era qualcosa in lei che non andava perché sebbene da un lato sarebbe stato giusto finire in cella, dall’altro credeva che a tutto quello ci dovesse comunque essere in fondo una giustificazione. E se invece fosse diventata totalmente pazza??? Se avesse perso la ragione una volta per tutte??? Ma quello che ascoltò alla radio non era da meno, anzi.

Siamo qui al centro di Monte Sacro dove un uomo, poco più di un’ora fa, ha compiuto una delle stragi più efferate che si possano mai sentire. Armato di una motosega, Terence Hart, noto imprenditore del posto, ha ucciso più di quindici persone facendo letteralmente a brandelli le sue vittime. L’uomo è stato poi ucciso a colpi d’arma da fuoco da ben quattro agenti di polizia. Ma questo è niente perché abbiamo un video per voi che potrete osservare al nostro sito “
Questo è niente??? Accidenti, cosa c’era di peggio di tutto quello? Un uomo famoso come Terence Hart che se ne va in giro, senza un motivo logico, a fare a pezzi la gente non è un buon motivo per capire che qualcosa non andava?
No, c’è qualcosa che non va in me invece “
Un profondissimo e penetrante dolore alla tempia sinistra la costrinse a fermarsi. Avrebbe voluto incontrare un MOTEL o qualcosa del genere ma da quelle parti erano davvero contati perciò si sarebbe dovuta accontentare della sua vecchia e sudicia vettura. Non voleva ripensare a tutto quello che le era successo nelle scorse ore, né tantomeno alla strage di MONTE SACRO. Voleva solo dormire e farla finita. Aveva perso non solo il lavoro, oramai, no. Aveva perso anche la dignità. E il futuro.

Scoppiò in un mare di lacrime senza precedenti. Avrebbe voluto togliersi la vita, se solo ne avesse avuto il coraggio. Un coraggio che credeva di possedere ma che in realtà era solo frutto della sua immaginazione. Aveva fallito, continuava a ripetergli una vocina in continuazione. Il tono della vocina era abbastanza aspro, il che rendeva il tutto ancora più difficile. Il dolore alla tempia non riuscì a placarsi, come se il bombardamento fosse solamente all’inizio. Come se l’alba fosse un miraggio. Come se quella notte potesse durare in eterno. Come quel dolore. Come quel lancinante ricordo di un Alan Jackson al suolo, praticamente privo di sensi e privo di alcuna compassione per lei. No, perché dopo quello che era successo, Alan l’avrebbe odiata per sempre. L’avrebbe considerata una folle, una insana, una malata di mente. Una da ricoverare. O meglio, una da condannare per l’eternità.
Hey tu, tutto bene? “
Una voce femminile, chissà da quale angolo remoto dell’universo, stava in tutti i modi possibili tentando di farla riprendere coscienza. E c’era Alan. No, era una donna. Non poteva essere Alan. La voce era quella di una donna.

Come si sente, signorina? “
Sputò un paio di volte al suolo e non seppe neanche il perché. Le fitte avevano smesso di pulsare all’impazzata. Ma non era tranquilla. Perché il volto sorridente di Alan era lì eppure quella non era la sua voce. E le sue mani. Oddio. Erano vecchie, in un avanzato stato di decomposizione, prive di vita, morte.

Vieni con me, non ti farò del male “
Il tizio, la tizia o chiunque esso sia, Alan o no, qualcuno tentò di trasportarla all’esterno in maniera coercitiva. Fu questione di una frazione di secondo. Fu come se qualcosa si accese in lei, come se un interruttore fosse stato premuto all’istante sul tasto ON. E qualcosa, effettivamente, si accese in lei. Qualcosa accese un vero e proprio istinto primordiale: la rabbia!!!!

Mi lasci, mi lasci!!! “
E la riconobbe. Sì, ne era consapevole, quella era una donna. Non c’era nessun Alan Jackson, solo una signora sulla sessantina che avrebbe voluto aiutarla. Ma lei non aveva bisogno di nessuno. Pertanto raccolse tutta la rabbia che aveva in corpo e la colpì al livello della piega del gomito più e più volte senza mai fermarsi. Fiotti di sangue fuoriuscivano a palate, lei poteva sentirlo e, nonostante tutto, le piaceva. Ma sapeva che avrebbe dovuto fermarsi prima o poi. O l’avrebbe uccisa. Con uno scatto all’indietro la signora si divincolò abilmente della sua presa ma, senza il supporto di un braccio oramai ridotto ad un colabrodo, le ci volle qualche secondo per riprendersi. Fu in quel momento che Dana vide lo sguardo atterrito e terrorizzato letteralmente della signora. Fu in quel momento che la sua rabbia si placò come se all’improvviso qualcuno avesse spento il suo interruttore. Quel famoso interruttore che mai avrebbe voluto accendere. La signora si allontanò il più lontano possibile mentre la testa dell’agente veniva affollata da una miriade di pensieri. Cos’era diventata? Le stragi, lei, l’aggressione ad Hebner e a Jackson. Cosa stava diventando? E quel sangue cosparso lungo il braccio della donna, una signora che l’avrebbe aiutata ed invece lei no, voleva continuare, voleva farlo perché le piaceva. O forse no. Ma l’unica cosa a cui doveva pensare adesso era fuggire. La fuga di quella donna poteva significare soltanto una cosa: la polizia!! Non aveva alibi, era spoglia da qualsiasi difesa, chiunque l’avrebbe incastrata. Girò la chiave della vettura per farla partire. O meglio, tentò di farlo perché non ne voleva proprio sentire di partire. Era finita. La sua fuga era appena iniziata. E già terminata. Allora “ gambe in spalla “ come direbbe qualcuno e si parte verso un’ignota destinazione. A piedi, da sola, nell’oscurità della notte. Con sé aveva il suo immancabile distintivo di agente che di certo non l’avrebbe aiutata in una situazione del genere. Doveva in qualche modo evitare i centri abitati, doveva nascondersi. Ma poi dopo? Che cosa le sarebbe accaduto? L’avrebbero sicuramente ritrovata, l’avrebbero sicuramente … MA CHE COSA … Il suo piede sinistro aveva toccato qualcosa di molto duro e compatto, qualcosa che in realtà non avrebbe mai voluto calpestare. E quello che vide fu talmente terribile che le scappò di bocca un urlo atroce, un urlo dominato dal terrore. Un enorme teschio era a pochissimi cm dai suoi piedi. Non sembrava quello di un essere umano, no, probabilmente era di qualche animale. Ma … Che ci faceva lungo la strada? Ci mise qualche secondo in più per capire di avere compagnia. Due metri davanti a lei c’era effettivamente un individuo maschile dall’aspetto poco raccomandabile. I suoi occhi celati dall’oscurità della notte, il suo lento movimento barcollante simile a quello di un ubriaco e i vestiti sporchi di sangue.

Fermo lì!! Dana Taylor, polizia di Saint Foster “
Dana, pistola puntata verso l’uomo, immobile, fredda, cercò di richiamare a più riprese l’individuo che, imperterrito e quasi non cosciente, avanzava lentamente, con il suo modo piuttosto minaccioso. Un lento barcollare che non sembrava avere fine, come se quello fosse soltanto un burattino nelle mani della morte stessa.
Fermo o sparo!!! “
L’individuo finalmente si bloccò.
Finalmente, vedo che hai capito con chi … “
Neanche il tempo di terminare la frase che l’individuo si voltò verso la sua destra. Sul ciglio della strada un minuscolo gattino dalle fattezze piuttosto amichevoli sfrecciò in tutta la sua mobilità verso l’altro lato della strada. Eppure, fu questione di un attimo che l’individuo si voltò verso la creatura e gli si gettò contro con tutta la sua cattiveria. Spruzzi di sangue schizzarono addosso al volto e alla divisa della Taylor che rimase ferma, paralizzata da quell’orribile abominio perpetrato proprio di fronte a lei.
Un po’ come te, non è vero? “
La voce provenne da qualche angolo remoto dell’universo. O forse, semplicemente nella testa della poliziotta che, terrorizzata per l’orrore al quale aveva appena assistito, perse totalmente il controllo e sparò una, due, tre, quattro, cinque volte contro la testa dell’uomo. O meglio, del cannibale. Del povero gattino non erano rimaste che le ossa e brandelli di tessuto che colavano come fili. L’odore nauseante della povera creatura venne però placato dal terribile dolore alla tempia. Di nuovo quello stramaledetto dolore. E poi, proprio in mezzo alla strada, crollò. Stavolta, forse, per sempre.
 
 
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Per sua fortuna, nessuna scheggia l’aveva in qualche modo ferito a dovere. Ma nessuna ferita sarebbe stata più profonda del gesto di Dana. Ricordava le sue lacrime, il suo make up che andava a farsi benedire e la sua espressione vuota. Miserabilmente povera. Perché lo aveva aggredito? Perché? Se l’era meritato? Per quella storia ancora? No, non poteva essere per quello. O forse per tutto quel casino, per il suo lavoro. Ma perché aggredire uno come lui? Perché Alan Jackson com’è? Un tipo sexy? E questo era sufficiente affinché Dana non lo potesse colpire? No, non era affatto sufficiente ma doveva pur darsi delle risposte. Era un medico ed in quanto tale non amava non avere un chiaro e preciso punto della situazione. Gran parte delle voci nella sua testa gli rammentavano cosa avesse fatto Dana ad Hebner o del suo atteggiamento estremamente impulsivo. Forse, secondo queste voci, non è la persona che Alan crede sia veramente. Ma altre voci gli ricordano che forse è anche colpa sua. Che se l’è meritato, dopotutto, no? E va bene, che se lo fosse meritato o no, non sarebbe dovuta andare così. Ne avrebbero discusso a lungo, se proprio, ma aggredirlo con un bicchiere per poi fuggire in quel modo non è la migliore prova per giustificare le sue azioni. Le azioni di un agente di polizia peraltro. Una volta medicato la ferita alla testa, si precipitò all’esterno con la misera illusione di trovarvi ancora Dana. Scomparsa, ovviamente.
Ti troverò “
Non lo disse con tono minaccioso, anzi. Sembrava come se Alan avesse bisogno di capire cosa stava succedendo e, per la prima volta da quando aveva ripreso i sensi, ne dedusse che quello che stava accadendo quei giorni aveva dell’incredibile. Appena accese la radio della sua macchina automatica, percepì immediatamente che qualcosa non andava. Perché mai un noto imprenditore se ne sarebbe dovuto andare a spasso con una motosega con il fine di far fuori circa quindici persone? Niente di tutto quello aveva senso. E si ricordò di Al Tower, del corpo che ora si trovava nell’obitorio di Red Hills e di quella bizzarra morte. Prurito, parole senza senso, caduta. No, non poteva esserci una connessione tra quel caso e Dana. Forse l’infezione o quello che cavolo è agisce in modo diverso. Chissà!! Sta di fatto che il suo obiettivo sarebbe stato quello di ritrovare, si spera sana e salva, Dana Taylor. Non sapeva se giudicarla, non sapeva come giudicarla perché in realtà non avrebbe potuto farlo senza dati certi. Per ora, c’erano solo congetture ed un’amara verità: qualcosa di serio le era successo, qualcosa che Alan Jackson si sentiva in dovere di portare a galla.
Ma che diavolo!! “
Si bloccò all’istante non appena vide il corpo privo di vita di un individuo maschio sui quaranta anni che, bocca spalancata ed occhi fuori dalle orbite, era riverso in una pozza di sangue estremamente densa. Sei fori di proiettile dritti nella scatola cranica. Deve averle sparato un agente di polizia o qualcuno ben addestrato a sparare. Dana? Se fosse lei, allora non doveva essere troppo lontana. Illuminò con una torcia tascabile parte della strada e ad un paio di metri di distanza dal cadavere del malcapitato notò la carcassa di quello che assomiglia tanto ad un … Gatto. A primo impatto avrebbe potuto addossare le colpe alla sua ex ragazza. Ma, una volta ricontrollato bene il corpo senza vita dell’individuo, ne dedusse che Dana non avrebbe potuto fare tutto quello. Perché chi ha ucciso quella povera bestiolina gli era proprio davanti. Dai suoi denti spuntavano minuscoli brandelli di tessuto corrispondenti chiaramente a quello che rimaneva del gatto mentre sui suoi vestiti macchie ingenti di sangue stavano a testimoniare un orrore che era ancora più grande di quanto ci si potesse immaginare. Tornando in macchina capì che l’atmosfera si stava facendo troppo pericolosa e che avrebbe dovuto fare una scelta molto rapida: chiamare la polizia o ritrovare Dana prima che lo facciano altri? Due scelte che, in un modo o nell’altro, avrebbero influenzato il resto della storia. Se solo il nastro si potesse riavvolgere. E se non ci fosse una scelta giusta? E se non ce ne fosse una errata? Dopotutto perché avrebbe dovuto chiamare la polizia e così impedire il proseguimento della sua ricerca? No, Dana era la priorità e l’avrebbe ritrovata. Nonostante il ritorno di fiamma di alcune fitte lancinanti nella zona della lesione, Alan tornò sulla sua vettura pronto di nuovo a mettersi in marcia quando sentì uno sparo nelle vicinanze. Voltò lo sguardo verso la sua sinistra e il rombo di un motore particolarmente importante lo indusse a pensare che chiunque fosse al volante dell’auto aveva una matta voglia di non lasciarsi indietro testimoni oculari. Alan non perse tempo ed una volta accesa l’auto convenne che qualunque cosa fosse successa quell’uomo doveva saperne più di tutti. In lontananza riuscì a scorgere, anche grazie alla strada parecchio illuminata, una vettura piuttosto alta e spaziosa che doveva corrispondere ad una Jaguar o una macchina del genere. Non lo avrebbe stabilito con assoluta certezza, ne era consapevole, era troppo lontano e non poteva far sospettare nulla. Poi, improvvisamente, la perse di vista per un paio di secondi per poi rivederla apparire. Ma stavolta era ferma. Proprio in mezzo alla carreggiata e la cosa non gli piaceva. Tutta quella storia non gli era andata affatto a genio, poco ma sicuro, ma inseguire qualcuno di notte, magari un serial killer non rientrava tra le sue priorità. Dopotutto, era solo un medico. E doveva pensare alla salute di Dana. E se il tizio l’avesse rapita? O persino uccisa? E se al volante di quella macchina ci fosse davvero lei??? Insomma, troppe domande, troppe … I pensieri di Jackson vennero travolti da un boato pazzesco proveniente dall’auto. O perlomeno da quel che ne rimaneva. La probabile Jaguar era appena saltata in aria, proprio di fronte al suo sguardo allibito. Di certo un esplosione del genere avrebbe fatto svegliare tutta Saint Foster e dintorni e nel giro di qualche minuto vigili del fuoco, ambulanze e vetture della polizia avrebbero chiuso, almeno temporaneamente, la strada. Ci riflesse un paio di volte prima di provvedere a chiamare i pompieri e la polizia, i quali però erano già pronti ad intervenire. Già sulla strada. Pregando che non vi fossero persone all’interno della vettura, provò di nuovo a far squillare il telefono di Dana. Una chiamata, tuttavia, che non avrebbe mai ricevuto risposta.

Alan Jackson, che ci fa lei qui? “
La voce autoritaria di John MCallister lo fece sobbalzare, facendolo tornare alla realtà dei fatti.
Stavo tornando a Saint Foster per rincontrare una vecchia amica quando ho sentito un’esplosione e mi sono precipitato qui. “
Dana Taylor, non è vero? “
Non rispose anzi deglutì anche in modo piuttosto forte tanto che l’ufficiale se ne accorse senza però dargli molta importanza.
Mi senta, dottore, so cosa c’è stato tra lei e Dana ma è il momento di lasciare le cose come stanno. Quella donna è disturbata mentalmente. “
Probabilmente (anzi sicuramente) aveva ragione, specialmente dopo quanto era occorso nelle ultime ore. Ma quel suo atteggiamento non poteva essere soltanto una coincidenza.
Forse è meglio che se ne torni a casa a riposare. Le farà bene “
Voleva controbattere, se lo sentiva dentro. Ma poi si bloccò. Il maniaco del controllo, Alan Jackson. Aveva qualcosa che altri non avevano, ne era certo. E si ricordò quando tutti lo prendevano in giro a scuola, quando tutti avevano quasi il diritto di deriderlo senza ottenere niente in cambio. Lui avrebbe voluto farli a pezzi, sì, era quella la verità. Ma l’altra faccia della verità era il suo mestiere. Il lavoro di una vita che lo avrebbe fatto tornare sui suoi passi. La ricerca per Dana, almeno per il momento, era terminata, ma non sarebbe finita così, qualcuno glielo suggeriva non tanto perché ne era consapevole ma perché quel tipo di cose non potevano finire in quel modo.
La ringrazio, signor capitano, farò come dice lei “
Abbozzai un leggero sorriso in direzione dell’ufficiale e, senza indugiare oltre, tornò a bordo della sua vettura consapevole di aver appena detto una bugia colossale. No, non sarebbe affatto tornato a casa a riposare poiché non aveva molto voglia di sprecare tempo quando percepiva che già non ce n’era. No, aveva voglia di mettersi al lavoro.
 
 
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Michael Hebner ne era assolutamente certo. Quel pezzo di merda di Alan Jackson aveva visto la sua vettura perciò aveva dovuto fare ciò che alla fine ha fatto ovvero far fuori definitivamente quella stronzetta per poi portarsi dietro la donna che in realtà le serviva. L’agente di polizia non sarebbe andata incontro a nessun giudizio perché tutti l’avrebbero creduta dispersa o addirittura … Morta. Ma Alan Jackson avrebbe creato un ostacolo al procedimento del suo piano? Assolutamente no. Alan era un ottimo medico, nessuno l’avrebbe mai messo in dubbio ma dubitare delle sue capacità come investigatore sì, be’, quello sì. Dopotutto, quello era il suo campo. Avere un piano sempre pronto per ogni evenienza e non farsi mettere i piedi in testa da nessuno. Dopo aver fatto detonare il C-4, vide la sua jaguar esplodere in mille pezzi cosa che di certo non lo disturbò più di tanto visto che ne aveva almeno un’altra mezza dozzina di quelle macchine. Chissà se Jeremi sarebbe tornato in tempo per quella notte. Avrebbe preso due piccioni con una fava se solo fosse riuscito ad accaparrarsi anche del corpo di Al Tower. La condizione clinica dell’agente di polizia l’avrebbe discussa insieme al dottor Winke che, di quel caso, stava già iniziando a scoprirne qualcosa. La rabbia era una brutta bestia e finora quei pochi tranquillanti che aveva utilizzato non avevano sortito alcun effetto. Secondo il dottor Winkle, non aveva ancora quei sintomi ma doveva stare molto attento a tutto quello che poteva contrarre. Dal sangue al materiale fecale, il contagio ancora non era chiaro del tutto ma qualche idea se l’erano fatta. Jeremi, il suo nobile prode cavaliere, non avrebbe mai chiesto nulla e, prima o poi, se avessero ottenuto maggiori informazioni, avrebbe ottenuto la “grazia” anch’egli per mano del grande Michael Hebner. Il dottore ne sarebbe stato estremamente lieto, dopotutto. Il grande Alan Jackson, lo strafico per eccellenza, non lo aveva identificato e questa era una delle poche cose positive della serata. Un’altra cosa la aveva a portata di mano, proprio distesa su un lettino poco davanti ai suoi occhi freddi e glaciali: il corpo di una agente di polizia di Saint Foster, la figlia del grande ufficiale, Dana Taylor. Per sua fortuna, quel sonnifero che le aveva somministrato poc’anzi l’avrebbe fatta ritornare nel nostro mondo entro qualche ora di tempo pertanto avrebbe avuto tutto il tempo per chiamare il dottor Winkle che, a suo modo di vedere, era l’unico braccio destro che avrebbe potuto aiutarlo. Fatta eccezione, forse, per Valentino Nardi. Sì, forse. Uno, due, tre quattro squilli ma niente da fare, il dottore era inarrivabile.
Dannato ubriacone “
L’aveva lasciato solo qualche ora fa e già che si è fatto di tanta di quella birra!! Se solo il vecchio caro dottore avesse saputo di quello che aveva combinato alla cara mogliettina durante le sue sbronze notturne, eh sì. Ma questi pensieri poco benevoli vennero rimossi quando Dana Taylor, legata mani e polsi sul suo lettino, iniziò a tossire in modo piuttosto forte.
Oddio, che mal di testa. Cough … Cough … Dove … Dove mi trovo, io “
Mal di testa, emicrania, forte tosse, dispnea. Già una serie di sintomi che stavano ad indicare quanto di buono gli aveva già riferito Winkle. Poteva rientrarci anche lei nel giro, ma dovevano assolutamente esserne certi. Avevano un’arma a loro disposizione e avrebbero dovuto obbligatoriamente usarla nel migliore dei modi per non mandare a puttane tutto quello di cui erano venuti a conoscenza. 

Salve, Dana, la vedo in ottima forma, dopotutto “
L’ironia di Hebner l’avrebbe mandato in bestia nel giro di qualche secondo ne era certo. Le cinghie erano ben strette e avrebbero resistito per almeno qualche minuto. Ovviamente se rientra nel giro, altrimenti non avrebbe mai potuto romperle. Altrimenti sarebbe rimasto lì a godersi lo spettacolo fino a vederla crepare dal dolore e dalla sua inevitabile forza di volontà. Si sarebbe uccisa con le sue stesse mani, lo sapeva.
Poi, però, qualcosa gli fece cambiare idea. Un qualcosa a cui non aveva dato molta importanza.
Alan, dimmi che sei te, Alan “
Alan Jackson???!!! Dana, distesa com’era non poteva vederlo ma Hebner se la sta ghignando di brutto. Non rispose, con la speranza che le avrebbe detto qualcos’altro di sua spontanea volontà.
Alan, ti scongiuro, ti chiedo scusa, ti prego, slegami. Alan, perdonami “
E tutto tornò improvvisamente, come quando ci si riprende da un brutto colpo in testa. Alan Jackson stava inseguendo quella stronzetta, la quale evidentemente non si era comportata molto bene nei suoi confronti e questo continuava ad avvalorare la sua tesi. Era malata. Non poteva avere altri dubbi. Indossando una vecchia maschera stile dottore della morte, Michael Hebner non perse tempo e la  narcotizzò con tanto di cloroformio. L’avrebbe liberata. Non aveva dubbi, se lo sentiva addosso. Quella sensazione di vittoria. L’avrebbe liberata e lasciata ai piedi della sua piccola ed inutile dimora perché aveva in mente un piano a dir poco … INFALLIBILE. E mentre caricava il corpo spento della poliziotta sulla sua vettura, riuscì persino ad rielaborarlo più e più volte. Sì, lo aveva definito INFALLIBILE, ma questo se avesse avuto esito positivo chiaramente. In caso contrario, avrebbe comunque ottenuto ciò che voleva. Nessuno può infangare il suo nome, NESSUNO! E quella stronzetta avrebbe pagato amaramente ciò a cui sarebbe andata incontro. Lungo la via non notò praticamente nessuno se non una coppietta interessata a farsi gli affari propri e un’anziana signora che aveva appena chiuso il forno. La sorella della povera malcapitata di turno. La signora Dowley, oh che graziosa signora, se la ricordava trent’anni fa a curare tutti quei pazienti. Un’infermiera superlativa, direi. Ma quel braccio l’avrebbe ben presto mutata in qualcosa di molto peggiore perciò andava fatta fuori. No, a dire il vero, non l’aveva uccisa pochi minuti prima solo per quello, no. L’aveva fatto perché era una testimone di troppo, una che amava chiacchierare e sparlare della gente. Una per la quale di certo non avrebbe fatto alcuna eccezione. E così aveva regalato un altro funerale al pastore Simmons, un funerale al quale non avrebbe affatto voluto mancare. Nessuno avrebbe riconosciuto una vettura dalla targa praticamente sconosciuta e sarebbe rimasto al riparo da occhi indiscreti. Tutto sarebbe andato liscio, anche perché Hebner era sul retro dell’abitazione della Taylor. 

Una volta lasciato al riparo il corpo dell’agente, sfrecciò rapidamente in direzione del ponte dove, ovviamente, aveva un’altra vettura a disposizione. L’avrebbe lasciata andare giù, a fondo, in modo da non avere dubbi sulla sua sicurezza. Dana non l’avrebbe riconosciuto e nessuno sarebbe mai potuto risalire a lui. Una volta cambiata la vettura, decise che era il momento di attendere le risposte da parte di quel gran farabutto di Jeremi. Chissà se c’era riuscito. In caso contrario, se l’avessero scoperto e nel caso avesse spifferato tutto quanto, nessuno avrebbe mai creduto alla sua parola contro la mia. La parola di un insetto di fronte a quella dell’uomo più popolare. No, di certo nessuno gli avrebbe mai creduto.
Mi ha chiamato, signor Hebner? “
Il dottor Winkle pareva essersi svegliato qualche istante fa, molto probabilmente, come già detto in precedenza, dopo una colossale sbronza.

Ho risolto tutto. “
“ Cos’è che dovrei sapere, signor Hebner? “

Non manchi all’appuntamento del secolo, dottore “
Il dottore, ovviamente, non riuscì ad afferrare. Non poteva saperlo, sbronza o no.
Non manchi al processo di Dana Taylor. Ne vedremo delle belle “
Nessuna risposta, solo un grande sospiro. Winkle non era affatto come lui, a dire il vero aveva una grande e fottuta paura. A volte, assomigliava più ad un maiale senza spina dorsale che ad un cuor di leone come Hebner. Eppure, non lo avrebbe mai tradito, ne valeva del suo futuro. Dana Taylor giungerà sulla lista della sedici puttane che ho già stuprato. La sola differenza è che, pur non stuprandola, il gioco con lei si fa sempre più interessante. E sarà una goduria vederla fuori di senno, una pazza isterica priva di alcun fondo di umanità fatta a pezzi, crivellata dagli agenti presenti. E, in casi estremi, fatta fuori dal sottoscritto stesso.

 
 
 
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Si sentiva come se una mandria di bisonti l’avesse scambiata per un tappetino. Il mal di testa e la confusione mentale non erano niente in confronto al tremore e ai brividi che percorrevano verticalmente la sua schiena. La debolezza non era niente in confronto a quel senso di impotenza e di fronte a quelle alterazioni del campo visivo che da qualche minuto le stavano offuscando la vista. Prima di formulare teorie su quanto era successo e prima di rielaborare quanto occorso prima di svenire, Dana Taylor si rese conto di essere voltata su un lato sul retro della sua abitazione. Chiunque l’avesse prima salvata e poi stordita la conosceva molto bene. Il primo pensiero deviò verso Alan ma poi perché avrebbe dovuta lasciarla da sola? Be’, diciamo che forse inizialmente avrebbe voluto ucciderla e poi ci … Uhm, no, forse non era la teoria migliore. La cosa strana è che non si ricordava quasi nulla. Che avesse perso la memoria per qualche tempo? Che avesse avuto una crisi epilettica? Di certo, si ricordava di quello che aveva fatto al povero Alan. E ancora non se ne capacitava. Ma non poteva pensarci ora perché aveva di meglio da fare ora. Con estrema difficoltà e con il respiro affannoso riuscì a rientrare nella sua dimora in qualche modo e, aggrappandosi alle pareti dell’abitazione, raggiunse la sua camera di letto. Si lasciò andare sul letto, più confusa e stanca che mai. Voleva dimenticare quella giornata, voleva scappare, come aveva fatto prima. Se solo avesse potuto farlo, chiaramente. Le ginocchia non le permettevano di sorreggersi e la vista non andava a migliorare. Era tutto completamente buio. E si ritrovò di nuovo in quel locale, dove una decina di ore prima aveva avuto quella stupida lite con Hebner. Quel gran bastardo l’aveva minacciata tempo fa di non impicciarsi ma quello era il suo lavoro non poteva porgere l’altra guancia. E lo aveva avvertito più volte di non fare il gallo con delle povere ragazze. Ci aveva ostinatamente provato con due delle cameriere, due bellissime ragazze che, come sempre, non avevano potuto difendersi. I presenti, al momento della lite, si erano dileguati, svaniti come neve al sole e nessuno avrebbe potuto difenderla.
Oh ecco la nostra cara agente. Signorina Taylor, vedo che le piace farsi gli affari degli altri. Che ne dici se mi faccio un po’ gli affari suoi? “
E tentò in più circostanze di approfittarsi del suo potere ma senza grande successo.

Con lei non poteva provarci, era assolutamente inutile. Poi, d’improvviso, sentì come uno scatto d’interruttore, come se qualcuno lo avesse premuto e poi nella sua mente un mal di testa allucinante, una confusione che non aveva mai provato prima d’ora che l’aveva pervasa da cima a fondo fino a farle commettere quegli atti. L’aveva picchiato di fronte a tutti e sapeva che l’avrebbe ucciso se solo non fosse intervenuta una pattuglia lì nelle vicinanze. Il sergente Donnelly era stato chiaro. Mc Allister, secondo lui, l’avrebbe radiata una volta per tutte. Sebbene gli avesse provocato un occhio nero ed un labbro gonfio, Hebner era uscito trionfante da quella situazione, come se avesse avuto ciò che meritava. E, diciamocela tutta, in realtà alla fine è andata così. Ma al capitolo finale, molto probabilmente, avrebbe vinto lui. Quell’occhio nero e quel labbro gonfio non erano che delle prove incontrovertibili. Avrebbe potuto ribattere per mezzo secolo ma sarebbe stata solo una perdita di tempo perché chiunque avesse presieduto il processo, l’avrebbe condannata. Ovviamente, quando si parla del venditore di sogni, Michael Hebner. Poi nel sogno mentre stava per essere portata via dagli agenti ecco che appariva Alan Jackson. Un Alan coperto di sangue, le schegge di vetro ancora mescolate con i capelli e lo sguardo di chi non l’avrebbe mai perdonata. Uno sguardo senza la benché minima compassione. Uno sguardo perso che l’avrebbe uccisa, se solo fosse stato reale. Se da una parte avrebbe voluto dimenticare tutto quello che c’era stato dall’altra non avrebbe mai sopportato l’idea di abbandonare Alan in quel modo. Doveva svegliarsi e lo sapeva. Lo avrebbe contattato al computer, lo avrebbe sicuramente rintracciato direttamente su face book. Le ci vollero più di cinque minuti per accendere il pc e altrettanti per riuscire a mandare un messaggio ad Alan. Lo modificò in più circostanze perché era consapevolissima della situazione nella quale si era cacciata. Ma la vera domanda era: MI CREDERA’ PAZZA O NO???
Rispondi, rispondi, ti prego “
Niente. Eppure era online. Probabilmente lo ha visto e non ha voluto rispondere. No. Non lo ha visualizzato. Non poteva abbandonarsi all’idea che Alan l’avesse già dimenticata, no, non poteva farlo perché dopo tutto quello la speranza sarebbe stata l’ultima a morire. E NON DOVEVA MORIRE.

Agente Taylor “
 Mentre la sua mente cercava di ricordare qualcos’altro, tuttavia invano, il suo sguardo si pose sulla figura autoritaria ed imponente del capitano McAllister. Come era riuscito ad entrare?

Ha dimenticato la porta socchiusa. Bizzarro, non è vero, per un agente di polizia? “
Non sapeva se lo era davvero, sapeva di essere soltanto troppo stanca per reggere una conversazione di quella portata. Lentamente, cercò di rimettersi in posizione eretta, gli occhi semichiusi, i brividi lungo la schiena e quella sensazione di confusione che la attanagliava oramai da troppo tempo.
Se non si sente bene può rimanere al letto, non si preoccupi “
Il capitano era un uomo d’onore, lo si vedeva dal suo sguardo fiero e coraggioso. Non l’avrebbe mai chiamata per nome, non le avrebbe mai dato del TU in servizio. E quella occasione lo dimostrava.

Cosa le è successo? Alan Jackson mi ha detto che avevate un appuntamento “
Fu quel nome ad innervosirla ancora di più. Il nome dell’uomo che amava. Perché ne era così ossessionata? E cosa gli aveva riferito Alan? Gli avrà raccontato tutto?

Ma non è mai arrivato, non è vero? “
Non è possibile. Alan si era inventato una scusa, dunque. Non l’aveva accusata. Non poteva minimamente crederci. Avrebbe potuto benissimo farlo. Alan era un brav’uomo, il suo stile elegante e raffinato non poteva permettersi di avere a che fare con una pazza come lei.
Ho commesso un terribile errore “
Lo so, agente Taylor. Lo sanno tutti, temo. La prego solamente di rimettersi in tempo per domani perché avremo bisogno di lui “
Un momento. Che significa?

Non … Non sarò radiata? Non perderò … Il lavoro? “
McAllister scosse più volte il capo.

Non ancora. Ma sono pronto a scommettere che Hebner farà di tutto pur di accusarla di aggressione. Insomma, non avrebbe tutti i torti, dopotutto, non crede? “
L’ufficiale sta per voltarsi quando delle parole le uscirono dalla bocca come sentenze minacciose provengono dalla bocca di un serial killer il giorno del suo processo.
Se l’è meritato. Dovrebbe crepare per quanto mi riguarda “
Era stata veramente lei a pronunciarle? L’emicrania aumentò vertiginosamente e si sentì di nuovo in vena di fare del male. Sì, gliene avrebbe fatto. Assolutamente. Ma quando rialzò lo sguardo verso McAllister, quest’ultimo era già andato via, senza lasciare tracce di sé.

Se l’è meritato e giuro che lo ucciderò non appena lo rivedrò. LO GIURO “
 
 
 
8
 
 
Si era persino dimenticato dell’informare il capitano della presenza di quel cadavere lungo la strada. Sei fori di proiettili, qualcuno lo aveva deliberatamente eliminato. Poco da dire. Una vera e propria esecuzione, potremmo dire.
Aveva solo una dannata voglia di mettermi al lavoro. Era vero, non poteva negarlo. Il caso Al Tower, dopo quello che era successo con Dana, in qualche modo, avevano cercato di distrarmi ma non vi erano affatto riusciti. Di solito le autopsie venivano svolte all’incirca verso le sette di mattina mentre quella sera non avendo alcuna voglia di dormire, aveva intenzione di accelerare ed anticipare i tempi . L’avrebbe iniziata a breve. Prima di passare per l’obitorio si era promesso di comprare un pacchetto di sigarette al distributore automatico più vicino. Rotto, maledizione. Non gliene andava bene una, oggi ma poco importava. Non era la prima volta che era in astinenza. La cosa più strana di tutte era l’assenza di un’anima viva. Vero, erano passate da poco le due ma di solito a Red Hills qualche simpaticone con una bottiglia di rum in mano lo si trovava sempre. Al contrario, quella sera, non c’era anima viva e la cosa cominciava a stargli stretta, come se tutto quello che era successo non fosse che il preludio a qualcosa di ben più grande. L’aria gelida della notte trasmetteva la stessa sensazione di solitudine ed abbandono che avevo sperimentato poco fa in quel di Saint Foster.
Niente, addio sigarette “
Dopo averci provato e riprovato, aveva chiuso definitivamente il capitolo “sigarette”. Si era stufato di perdere tempo, prima con Dana ora con quello stramaledetto distributore. Per le sigarette ci sarebbe stato molto tempo. Ma il tempo, come diceva qualcuno, è più prezioso dell’oro e, proprio per questo, va usato fino all’ultimo nel migliore dei modi. Tornato in macchina e avviatosi verso l’obitorio che si trovava sul lato opposto della cittadina, constatò che era la prima volta che vedeva quella cittadina così desolata, in preda ad un isolamento mostruoso. Fino a qualche istante fa aveva sperato di incontrare qualche cagnolino di qua e di là o magari qualche coppietta. Ed invece, niente di niente. Come se tutti quanti fossero già a dormire. Strano, ma vero, a quanto pare. Una volta raggiunto l’obitorio, si diede subito da fare, iniziando ad aprire tutte quelle serrature (neanche fosse una banca)!! Dopo circa un minuto fu dentro. L’obitorio era preceduto da uno spazioso atrio composto da una serie di poltroncine ed una reception. Poco dopo avremmo incontrato uno stretto corridoio lo avrebbe condotto all’interno stesso dell’area autopsie. Fu in quel momento che il telefono vibrò un paio di volte. Qualcuno lo cercava da face book. E quel qualcuno era nientemeno che Dana, colei che poco prima aveva tentato di aggredirlo senza un’apparente ragione. Ma fu questione di un attimo in quanto abbassando lo sguardo verso il telefonino, si rese conto di non essere solo all’interno della stanza. Chiunque fosse, era un abile scassinatore che sapeva muoversi nell’ombra meglio dell’ombra stessa.
Fermo e non si muova! “
La voce dell’uomo, tuttavia, non era affatto quella di un ladro sicuro dei suoi mezzi. Sì, probabilmente era silenzioso, un ombra nell’oscurità, invisibile agli occhi altrui, giusto il contrario dell’uomo che ora gli stava puntando la pistola addosso. Il laser del suo mirino non gli permetteva una buona mira e questo poteva essere un vantaggio per Alan. La distanza, via via con il tempo, andava a diminuire visto l’avvicinarsi del ladro. Il tizio non era niente più che un giovanotto dall’aria abbastanza appassita, spenta. Uno di quelli abili nel proprio lavoro ma anche uno di quelli che non sapeva tenere chiuso il becco.
Credevo che questo fosse un obitorio non una banca “
Stia zitto! E fermo!! “
“ Cos’è che vuole, signore? Posso fare in modo che nessuno si faccia male “

ZITTO!!! “
Per la prima volta, la mira della pistola si spostò sulla fronte. Se lo avesse colpito, sarebbe stata la fine dei suoi giorni e, sinceramente, aveva di meglio che morire per un ladro di cadaveri. Perché era sicuramente quella la ragione per la quale Alan Jackson si sarebbe dovuto imbattere in un ladro all’interno del suo obitorio. L’individuo, dopo qualche secondo di titubanza, mi afferrò il telefonino e lo scagliò via. Fu proprio in quel momento che il doc si avventò, con tanta di quell’energia che sembrava non avere fino ad un attimo prima, sul corpo del ladro. L’individuo perse l’equilibrio ed i due terminarono su una delle barelle disposte vicino agli armadietti contenenti i cadaveri. Uno di questi era socchiuso, probabilmente quello che il tizio stava cercando di scassinare. La battaglia di posizione tra i due venne vinta chiaramente dal più giovane dei due individui. Il ladro cercava in tutti i modi di soffocarla con la sua maggior intraprendenza e forza lasciando però incustodita la mano destra di Jackson che, con un ultimo sforzo, prese possesso di un bisturi che poi colpì il bersaglio alla zona della gola. Oh, cazzo!! Fu questo il primo pensiero del medico di Red Hills. L’individuo cercò di parlare ma stava perdendo troppo sangue dalla gola.

Al … Tower “
Cercò di applicare un’immediata medicazione alla zona lesionata ma fu oramai troppo tardi. Inutile qualsiasi tentativo di bloccare l’emorragia. L’uomo era già morto. Ma perché aveva pronunciato il nome dell’uomo morto proprio … Non fece in tempo neanche a terminare i suoi pensieri che un’immensa ombra lo avvolse. Gli bastò voltarsi di trenta gradi per capire a cosa sarebbe andato incontro. Il suo battito cardiaco accelerò come se avesse visto la morte in persona affrontarlo faccia a faccia, la respirazione irregolare si mischiava con quella di colui che gli si era stagliato di fronte e la paura cominciò ad avvolgerlo come un’ombra nel pieno della notte. Di fronte a sé vide la morte sottoforma di persona. Ma non era una semplice persona. E rabbrividì, occhi spalancati per il terrore, incapacità di dire o di fare qualcosa. Alan Jackson avrebbe potuto benissimo attaccare. Ma non lo fece perché fu quello il momento nel quale realizzò che tutta la sua vita, fino a quel momento, era solo il frutto di una vera e propria finzione. La scienza era una finzione. Tutto ciò che conosceva lo era. Perché la morte era viva e la vita stava cominciando a perire. La vita di Alan. La vita del mondo che egli conosceva era solo una pia immaginazione. Le regole del gioco erano cambiate. Forse addirittura il gioco stesso. A cosa stavano giocando, dopotutto? Francamente era da tempo che non riusciva a capirlo. E quella notte, forse, sarebbe stata l’ultima della sua vita. Non sapeva cosa gli sarebbe successo ma di una cosa era certo: il mondo della scienza aveva completamente fallito poiché la morte, miserabile e codarda qual’era, era tornata a prendersi il mondo dei vivi. Al Tower, la vittima, si stava per trasformare in carnefice. L’uomo su cui avrebbe dovuto eseguire un’autopsia, nel giro di breve tempo, lo avrebbe fatto a pezzi. Un’angoscia mai provata prima d’ora lo pervase da monte a valle sottoforma di una scarica di scosse elettriche che sembravano irrigidirlo a tal punto da impedirgli di eseguire alcun movimento. Eppure, non poteva essere talmente forte il suo potere di manipolazione. No, in realtà, non appena l’uomo (o quel che ne rimaneva) gli si avvicinò mostrando tutta la sua profumata e pulita cavità orale, con uno scatto si precipitò verso l’esterno. Sì, o almeno questo era il tentativo visto che, come un’idiota di prima classe, inciampò. Una scena comica che nel giro di qualche istante avrebbe sposato un bel film horror. Salvo per il fatto che quella scena non sarebbe mai stata girata. Quello non era un film. Non era qualcosa che Alan avrebbe potuto vedere e rivedere chissà quante volte e chissà con quali compagnie. Lì non ci sarebbe stata alcuna nota musicale ad accompagnare quelle scene se non le note dei suoi lamenti, della sua lenta e cara agonia con la quale sarebbe sprofondato. Al era sempre più vicino e solo allora si rese conto di quanto fosse lento. Niente doveva essere dato per scontato, c’era in gioco la sua vita, dopotutto.
Dove diavolo è “
Afferrò dal suo giacchettino una lampadina tascabile per andare alla ricerca del bisturi che doveva aver perso durante la comica caduta. Peccato che c’erano solo una marea di scartoffie che non l’avrebbero mai e poi mai aiutato. Non lo avrebbero mai e poi mai salvato. Era lì per morire, ne era consapevole. Rannicchiato come un bimbo, le lacrime agli occhi, Alan Jackson era diventato un comune mortale, proprio come tutti gli altri. Al Tower allungò le braccia mostrando senza alcun problema i suoi denti affilati e le sue pupille talmente dilatate che gli avrebbero fatto da specchio. Poté notare, in effetti, attraverso i suoi stessi occhi, l’orrore che quell’essere, o qualunque cosa fosse, riusciva incredibilmente ad emanare. Attraverso la sua torcia, inoltre, scorse anche qualcosa che non aveva mai visto prima d’ora, qualcosa di veramente anomalo (se già tutto quello già non lo fosse). Dalla gola del mostro si stava facendo largo un lungo parassita dotato di una bocca talmente grossa che avrebbe potuto letteralmente aspirarlo. Che bello venir ucciso da un cadavere dotato di un parassita ingoia e divora tutto. O almeno così credeva. Insomma, a quel punto avrebbe potuto credere anche al diavolo stesso.
E’ stato un piacere, Alan Jackson “
Queste le probabili ultime parole del doc di Red Hills.
Il parassita era lì, a pochissimi metri da lui, mentre spalancava la sua brutta bocca.
Quello che notò non era più importante perché da lì a breve tutto quello che sapeva sarebbe stato buttato al cesso. Niente di tutto avrebbe avuto più senso.
E chiuse gli occhi, cercando di trovare conforto nei migliori ricordi della sua vita. Ragazze di qua e di là che lo tentavano ma che alla fine non ottenevano nulla se non un due di picche, una laurea in medicina ad Oxford o persino quella concitata partita a poker con il capitano McAllister vinta proprio all’ultima mano. Gli avevo fatto fare la figura dell’idiota ma questi erano i rischi che si correvano a giocare contro di lui. Ed invece altri erano i rischi che avrebbe corso un medico a trovarsi a quell’ora all’obitorio. Un rischio mortale. Sentì quasi la freddezza emanata dalla cavità orale del parassita che lo fece rabbrividire ancora di più. E poi attese la morte accoglierlo nell’atrio dell’inferno.
 
 
 
9
 
 
Winkle, che succede, ci siamo sentiti poco fa “
Il dottor James Winkle era fermo sulla soglia della porta di casa, immobile, gli occhi terrorizzati rivolti senza alcun senso verso il tappetino di paglia della propria dimora. Hebner non era uno abituato a ricevere ospiti a quell’ora di notte anche perché a quell’ora, solitamente, aveva di meglio da fare. Ma quella era un’eccezione e, visto che era tornato da poco a casa dopo il viaggetto con Dana, avevo una gran voglia di dormire. L’eccitazione per quello che sarebbe stato un fatto epocale gli era lentamente scivolata via con il passare del tempo e, più non riusciva a chiudere occhio, più si chiedeva se avesse fatto bene a non farla saltare in aria con tutta la macchina assieme alla signora Donnelly.
La senti anche te, non è vero? “
“ Cosa “

Non afferrò al volo ciò che il dottore intendeva dirgli per un semplice motivo: alle sue spalle, un individuo con un sacco della spazzatura nera stava attraversando il viale. E fin qui tutto ok. Ma ciò che gli fece accapponare la pelle fu ben altro. Il suo sguardo fisso, freddo era quello di un uomo privo di alcuna coscienza. Un robot, praticamente.
La senti anche te, non è vero? “
Ripeté una seconda volta il dottore che sembrava essere diventato un giradischi.
Quell’uomo “
“ La senti anche te, non è vero? “

Fu un attimo e il dottore iniziò a grattarsi in modo piuttosto aggressivo la schiena iniziando addirittura a strapparsi il pesante maglione. Poi, quasi inconsapevole del freddo che c’era quei giorni, se ne liberò proprio restando a petto completamente nudo.
Oh cazzo “
Quello che vide Hebner non solo gli fece riaccaponare di nuovo la pelle ma gli diede quella sensazione di vuoto e di impotenza che fino ad allora non aveva mai vissuto.
Oh, merda, ora sì che la sento anche io questa sensazione. Dottore, si fermi!! “
La schiena di Winkle prese a sanguinare copiosamente in seguito ai colpi che lo stesso dottore si stava auto infliggendo. Quello non era un semplice prurito. Quello era ben altro, si stava letteralmente lacerando la schiena.
Aiutoooo, qualcuno mi aiuti!!!! “
Eppure, nessuno che dalle altre villette si diede pena per quello che stava accadendo. Che fosse già tutto iniziato? No, impossibile, i casi erano troppo pochi e lo avevano informato che non poteva essere già …
La senti questa benedizione, Hebner? “
Le parole di Winkle lo costrinsero a tornare in casa in fretta e furia, barricandosi completamente all’interno. Cercò di blindare tutti i possibili ingressi nella sua dimora ( due in tutto ) più le poche finestre al primo piano. Non aveva abbastanza assi di legno per procedere a barricarne altre ma nessuno sarebbe comunque potuto salire al secondo piano della sua villetta.
Valentino, rispondimi, cazzo “
Il cellulare squillò tre volte e la speranza iniziò completamente a svanire. Persino per uno mai arrendevole come Hebner.
Capo, mi ascolti, mi hanno appena informato che ci sono dei parametri che non sono riusciti a calcolare in tempo e che a breve tutto il territorio sarà … “
 Valentino Nardi, purtroppo per Hebner, non terminò mai la frase. O meglio, la concluse con un atroce urlo dominato dal dolore più intenso che ci possa essere. La morte ha preso i suoi migliori uomini. A proposito. Dal momento in cui si era barricato in casa, si era completamente dimenticato del dottor Winkle che, invece, era ancora alle prese con la sua schiena in preda ad un attacco di crisi che lo portò più volte a sbattere la testa contro la ringhiera della scala che portava alla sua dimora. Si stava letteralmente spappolando contemporaneamente la schiena e la faccia. Riuscì a dare altri due, tre colpi con il volto contro la ringhiera per poi crollare al suolo. Era morto. Non respirava. Hebner doveva fare assolutamente qualcosa. Non sapeva quando sarebbero passati a prenderlo ma di certo la condizione d’emergenza andava anticipato di almeno qualche settimana. Qualcosa doveva essere andato storto ma non era questo l’importante. Doveva capire se l’intera cittadina era stata avvolta da questa situazione o se solo alcuni cittadini l’avevano contratta. E soprattutto, tutto quello che aveva in mente sarebbe svanito come se non ci fosse mai stato. Avvolto da una miriade di pensieri, raggiunse la cantina e raccolse prima un fucile a pompa di quelli belli e cazzuti con una serie di confezioni contenenti un bel po’ di pallottole e le posizionò all’interno di una grossa sacca nera. Poi, aprì un piccolo cassetto e ne estrasse una bella derringer che, in casi estremi, sarebbe stata più utile di qualunque altra arma.

Tornò al secondo piano, il battito del cuore sempre più fremente e guardò di nuovo dalla finestra. Nessuno. Non c’era nessuno, per sua fortuna. Nessuno, nemmeno …
Oh cazzo “
Il dottor Winkle non era più dove l’aveva lasciato. Non poteva essere. Dovevano essere semplicemente degli attacchi di rabbia impossibili (o quasi) da controllare. Probabilmente, allora, non era morto. Ma di certo non può essere andato lontano, conciato com’è. Dalla sua giacca invernale estrasse il cellulare e riprese a contattare un altro dei suoi elementi migliori, Thomas Reynolds.
Reynolds, che cazzo sta succedendo??? Ne sai qualcosa tu? “
Si sentiva il suo respiro affannoso più e più volte ma era come se non potesse parlare.

Reynolds, stai bene??? Rispondi maledizione “
Uno sparo. Un grugnito ed un lamento agonizzante. Tutto qui, questo e nient’altro della chiamata a Reynolds. Gli rimanevano altri due uomini di valore come Dereck Tyler e Noah Parker. Il primo avrebbe passato la notte a Red Hill per concludere un affare molto importante ma che ora era tutto tranne che tale. E il secondo Noah possedeva una piccola abitazione a soli due isolati da lì. Cinque minuti e vi sarebbe arrivato senza problemi.
Noah, dimmi che stai bene “
“ Capo, capo. Ci sono, ci sono. Sì stiamo benissimo per nostra fortuna. Lei sta bene? “
Un tonfo al cuore. Perché aveva usato il plurale? Chi c’era con lui.

Con chi cazzarola sei stasera, Noah? “
“ Sarah Logan, ricordi? La tua bella polpastrella del Night Off è seduto proprio affianco a me. “
“ E come sta? “

Una risata gli fece capire che forse si stava facendo troppe paranoie.
Come avrai sentito quello che ci succede all’esterno non ci interessa. Che ne dici di unirti a noi? “
Ecco una proposta allettante. Noah Parker era un ragazzo brillante ma anche molto spericolato e proprio per quella sua seconda caratteristica non l’aveva mai preso in considerazione. Faceva parte della cricca, è ovvio, ma tra i due non era mai corso buon sangue a livello decisionale. Avrebbe preso la sua nuova Audi metallizzata e sarebbe apparso nel giro di qualche minuto davanti alla casuccia di quel pervertito di merda. Eh sì, una seratina con Sarah non gliel’avrebbe tolta nessuno, neanche in quell’inferno. La brava stronzetta avrebbe finalmente fatto tutto ciò che aveva sempre desiderato e le avrebbe fatto pagare con gli interessi tutti i guai nei quali era dovuto passare a causa sua. Nel momento in cui accese il motore della sua nuova vettura sentì dei colpi provenire dal piano superiore. Tonfi. Numerosi, per giunta. Evidentemente, stavano, chiunque essi fossero, cercando di trovare un modo, una via d’accesso per fare irruzione nella sua abitazione. Ma poco importava, al momento, perché prima di andar via era riuscito anche a portarsi dietro qualche barattolo di tonno e fagioli e qualche scatoletta di mais e verdure che avrebbe sempre fatto comodo. L’abitazione di quel gran figlio di una buona donna di Noah l’aveva sempre invidiata. Quel giardinetto all’esterno, con al centro la statua di una donna seminuda in procinto di scoccare una freccia e quei lampioni a forma di cuore che lo circondavano, rendevano l’atmosfera ancora più intrigante. Una volta percorso tutto il giardinetto si sarebbe passati in un vicoletto tappezzato di qua e di là da riviste di Playboy per poi poter finalmente accedere all’interno dell’abitazione tramite una porta a doppia anta. La porta era semiaperta e questo già mi fece rabbrividire al solo pensiero di dover incontrare altri mostri. Chissenefregava sinceramente se quei due idioti fossero morti, a lui non gliene poteva fregar di meno!! Che vi piaccia o no, questo era Michael Hebner, razza di incompetenti!!  Comunque, quei pensieri gli svanirono all’istante quando vide Noah e Sarah intenti a limonarsi a vicenda su un lunghissimo divano in pelle bianco che copriva gran parte del perimetro del salone.
Eccolo qui il nostro eroino “
E’ lui il tuo amico??? “
Sarah di certo non aveva apprezzato il suo arrivo ma Hebner che già aveva preventivato tutto sfoderò la sua derringer e la puntò contro la ragazza. Anzi, contro la …

Stronzetta, taci o la mia derringer potrebbe anche sputare la sua amabile sentenza “
E la cosa strana è che lo disse con un tono alquanto romantico come se tutta quella situazione lo fosse. Ma era così quel gran bastardo di Hebner. Sapeva trasformare le peggiori situazioni a suo svantaggio in situazioni favorevoli e proprio per questo gran parte della malavita nel territorio era sempre dalla sua parte.

Non sono venuta qui per discutere con questo porco, Noah “
“  Nessuno è qui per discutere con nessuno, temo. Siamo qui solo per sbronzarci, non è vero, dolcezza? “
No, non ci sarebbe stata alcuna serata dolce, lo aveva capito quando aveva messo il naso fuori casa. I rumori dei tonfi all’esterno, grugniti di qua e di là che si levano alti nei cieli e quell’odore nauseante gli facevano venire il voltastomaco. E Sarah Logan, al momento, in effetti, non doveva diventare una priorità.

Non ti frega proprio un cazzo di quello che sta succedendo fuori, non è vero, razza di idiota??? “
Lo afferrò per il colletto della sua camicetta hawaiana spingendolo con prepotenza contro il muro giallastro del suo salone. Un quadro, per l’esattezza la brutta copia della Gioconda, cadde al suolo compiendo un bel tonfo. Ma non era il momento per i sentimentalismi o cose del genere.
Innanzitutto, imbecille che non sei altro, smettila di giocare con la tua povera stronzetta del cazzo e rispondi alle mie domande, ci siamo intesi? “
Noah, gli occhi quasi fuori dalle orbite, paonazzo più che mai, annuisce. Hebner lo lasciò all’istante mentre il ragazzo sembrava piuttosto dolorante e privo di fiato.

Non è tempo per gli alcolici “
Ed indica un paio di bicchieri stracolmi di whisky posti su un tavolino in legno di quercia lì vicino.

Né tantomeno per divertirsi “
Ed accenna alla giovane fanciulla del Night Off, ora totalmente rannicchiata ad un angolo del salone.

Allora, hai chiuso tutto in casa? A parte la porta principale? “
Noah deglutì, gli occhi sbarrati dal terrore, il fiato che tornava pian piano regolare.
Ho chiuso tutto, sì. Tranne l’ingresso principale “
Non era affatto convincente, lo sapeva.

Non lo capisci proprio, eh? “
Gli tirò secco un gancio che gli fece cozzare il capo di nuovo contro la parete. Sarebbe stato meglio dare un’occhiata perché di certo non poteva fidarsi di un ragazzino che nascondeva le sue carte per una limonata con quella stronzetta.
10
 
 
Dana Taylor si era finalmente ripresa, gli occhi bagnati dalle sue stesse lacrime e lo sguardo perso nel vuoto. Sì, diciamo che non era il massimo per una che aveva aggredito un importantissimo personaggio del paese come Michael Hebner e per aver fatto lo stesso  con l’uomo che amava più di ogni altra cosa. Ed ancora non riusciva a darsi spiegazioni, perché aveva aggredito anche quella donna? Perché aveva visto quell’essere spregevole, nel bel mezzo della strada, privo di alcun segno vitale? Con uno scatto d’ira, soltanto a ripensare a quanto occorso, raccolse un bicchiere di vetro e lo scagliò con una forza che credeva di non possedere più lontano possibile. Doveva calmarsi perché sapeva di avere dei conti in sospeso. Innanzitutto, sarebbe andata da Alan Jackson per spiegargli cosa le avesse preso. In realtà, non lo sapeva neanche lei ma qualcosa gli avrebbe dovuto dire. E poi, chiarita o no la situazione con il medico più brillante del territorio, sarebbe passata al secondo obiettivo: Michael Hebner!! Perché lo stava facendo? Perché quello che aveva visto non era affatto normale. E lei non si sentiva più normale. Le persone stavano cambiando, in un modo o nell’altro, i loro atteggiamenti, il suo atteggiamento erano totalmente opposti a quelli che uno potrebbe pensare. Non che fosse mai stata una santerella, aveva più volte rischiato di essere sospesa, sì, ma mai radiata. Spiegando a sé stessa che avrebbe dovuto rubare un auto o cose del genere, dopo aver raccolto la sua inimitabile Beretta, uscì assaporando l’aria gelida dell’inverno che, proprio come qualche ora fa, continuava a scompigliarle i capelli. Erano le due di notte e non c’era un’anima viva. No, non c’era niente di strano se non per degli ululati che avrebbero fatto rizzare i capelli anche al più coraggioso. Una smart blu nuova di zecca era distante poco dopo l’angolo che conduceva alla via principale. Nessuno in vista. Afferrò il suo grimaldello e, una volta aperto la portiera dell’auto, iniziò a “ giocare “ con i fili della macchina. Vi stareste chiedendo come faceva a sapere tutte quelle cose? Be’, semplicemente perché il grande ufficiale che era un tempo suo padre era anche un grande scassinatore. E quel genere di cose gliele aveva insegnate sin da piccola. Nel giro di qualche minuto riuscì a metterla in moto e a partire in direzione di Red Hills. Alan non le aveva risposto e la cosa la spaventava parecchio. Per strada, nemmeno un’anima viva, nemmeno uno dei tanti ubriaconi che di solito si vedevano in giro a quell’ora della notte. Non aveva mai corso così tanto in vita sua tanto che, nel giro di dieci minuti o forse anche poco meno, raggiunse Red Hills. Per un folle motivo, qualcuno gli suggerì che non l’avrebbe trovato a casa. E sapeva che se Alan non era a casa, lo avrebbe trovato in obitorio. Quella era la sua seconda dimora. E poi, era molto più vicina perciò tentare non le avrebbe costato nulla. Una volta uscita dalla smart capì di non essere sola. Due signori sulla settantina avanzano a passo deciso verso la ragazza che, senza però dire nulla e facendo finta di niente, si indirizzò frettolosamente verso l’obitorio. Aperto. Alan doveva essere lì.
No, non era nell’atrio principale. Oh quanto le adorava quelle poltroncine ma di certo non gli avrebbero fatto che perdere del tempo prezioso. Il tempo è indispensabile come l’ossigeno, le ricordava sempre il padre. Chissà quanto altro tempo avrebbe vissuto in quella merda di realtà. L’angusto corridoio che avrebbe portato alla sala autopsie gli ricordava un episodio abbastanza spiacevole successo una decina di anni prima. Il dottor Friedrich Eriksen che all’epoca era considerato addirittura tra i migliori medici degli States l’aveva condotta in sala autopsie per mostrarle qualcosa che Dana aveva sempre voluto vedere. Un cadavere. Sì, vi stareste chiedendo perché Dana Taylor aveva questa passione. No, a dire il vero, non l’aveva ma voleva guardare quegli occhi privi di vita e in qualche modo voleva capire cosa significasse essere morto veramente. Si ricordò la barella con quel corpo privo di alcun segno vitale posto proprio davanti l’ingresso della sala autopsie. La barella sbarrava la strada ed una mano penzolante era riuscita ad uscire dalla sacca che qualcuno di certo non aveva chiuso perbene.
Sei sicura di volerlo vedere? “
“ Non sono più una ragazzina, dottore “
“ Va bene ma puoi anche chiamarmi Friedrich “

Eriksen fu un medico simpatico e accondiscendente, forse anche troppo. A differenza di Alan, tuttavia, nonostante ci passasse ore intere della sua giornata, non amava troppo quel posto. Di certo, chi lo avrebbe amato un posto del genere? Ma qualcosa gli gelò le vene all’istante, come se tutti quei pensieri e quello che aveva visto finora non fosse nulla al confronto di quanto stava vedendo in quel momento. Un lunghissimo ramo fuoriusciva dalla gola di un individuo e, nel giro di qualche istante, avrebbe colpito un Alan bambino. No, non era un ramo. E quello non era un Alan bambino. Era un Alan stracolmo di terrore. Lui era un medico, dopotutto, non un combattente.
Alan!! “
Il doc si voltò all’istante e Dana poté constatare che quell’Alan era molto diverso da quello che aveva conosciuto fino ad allora. Eppure, come diceva il padre, tutti hanno paura di qualcosa. L’agente in divisa sfoderò la beretta dal cinturone e, senza pensarci su, quasi in preda ad un attacco di rabbia fuori controllo, scaricò il suo caricatore su quello che a tutti gli effetti avremmo potuto definire … UN MOSTRO. Un mostro che, però, di fronte ad una crivellata del genere, sarebbe caduto. Ed infatti, cadde.
Dana “
Nonostante quello che le aveva fatto pochissime ore fa, Dana gli andò incontro cercando di abbracciarlo e di consolarlo ma Jackson la scansò evitando ogni contatto fisico con la poliziotta. Dire che Dana ci rimase male sarebbe solo uno stupido eufemismo ma se lo sarebbe dovuta aspettare una reazione del genere. Forse, dopotutto, la credeva una pazza e l’avergli salvato la vita di certo non avrebbe riequilibrato i rapporti così come se nulla fosse successo. Eppure, non lo capiva, non riusciva a capirlo. Va bene tutto ma perché addirittura scansarla??? No, non le andava a genio.
Ti ho appena salvato la vita e ora non ne vuoi proprio sapere di me? “
Alan non rispose. Il suo sguardo terrorizzato era volto in direzione di quel mostro fingendo di non aver neanche ascoltato le sue parole. E questa cosa la irritava parecchio. Ma forse non era giunto il momento di arrabbiarsi, forse, secondo un’altra vocina nella sua testa, l’avrebbe dovuto soltanto compatire. Perché quell’Alan Jackson che conosceva oramai era MORTO. A proposito del nuovo Alan Jackson, continuava a sussurrare delle cose che per la poliziotta erano del tutto indecifrabili. Cercò di avvicinarsi ma più si avvicinava più il dottore cercava di evitarla.

La scienza è finita “
Che significava la scienza è … Poi capì, che stupida che era. Quel mostro aveva la pelle grigiastra quasi bianca, le pupille dilatate talmente tanto che distinguerlo da un cadavere sarebbe stato impossibile. Sì, quell’uomo era già morto. E poi, facendo un po’ di luce, si accorse anche della presenza di un altro individuo. Morto anch’egli.
Chi è quello? “
L’agente si inginocchiò e, dal lungo taglio obliquo al livello della gola, ne dedusse che l’uomo era stato ucciso da poco attraverso l’utilizzo di uno strumento dalla lama tagliente, come ad esempio un bisturi.

Non so chi fosse. L’ho dovuto fare, capisci? L’ho dovuto … “
Ma non terminò la frase perché scoppiò in un mare di lacrime senza precedenti. No, non l’aveva mai visto frignare in quel modo, anzi non aveva mai visto quel lato “odioso” di Alan Jackson. Lo credeva un uomo tutto d’un pezzo, incapace di versare lacrime in situazioni come quelle ed invece era lì a terra, con le mani a coprire un volto stanco, terrorizzato e vecchio. Ma tra tutti quei pensieri non perse di vista la realtà e capì che quell’uomo non era lì per caso. Qualcuno lo aveva mandato lì. E il bigliettino che ritrovò sul suo taschino recava un numero. E sapeva già a chi apparteneva.

Michael Hebner? Sei sicuro che sia il suo? “
Dana sbuffò come se quelle domande fossero scontate.

Ovviamente, Alan. Questo è il numero di quel bastardo pervertito e questa è una prova schiacciante di quanto vado dicendo da tempo. “
Bene. Finalmente. Ma l’avrebbe dimostrato? Non appena i due, sempre tenendosi a debita distanza, uscirono dall’obitorio capirono che ben presto tutto quello che avrebbero potuto o voluto fare non avrebbe mai avuto un lieto fine. Perché la fine era appena giunta. La fine dei loro giorni? Chissà. Ma davanti a loro, nell’amaro silenzio della notte, cinque individui li stavano puntando. I loro sguardi, appena visibili dai lampioni collocati lungo ambo i lati della strada, erano persi nel nulla, vuoti, insensibili a qualsiasi cosa. Avrebbero visto la morte ma sarebbero sempre andati avanti imperterriti. I cinque sbraitavano come se avessero scorto il diavolo in persona. No, il diavolo erano proprio loro, non lei, non Alan. Proprio in quel momento, alle loro spalle udirono un rumore piuttosto soffocato, un lamento, come quello di chi sta soffrendo da tempo immemore, un qualcuno che avrebbe voluto liberarsi da quel fardello ma che era costretto a compiere gesti che non avrebbe mai potuto fare in un’altra vita. Alle loro spalle l’uomo di Hebner, il sicario probabilmente inviato dal venditore di sogni, era in piedi, anche lui a stento si sorreggeva sulle sue gambe ma in compenso mostrava una cattiveria molto peggiore di quella dei cinque già presenti. Erano in trappola, una trappola mortale. O forse no.
Dobbiamo assolutamente dividerci “
Suggerì Alan.
Non credo sia una buona idea “
“ E’ l’unica via di fuga, buona o no “
Non ci credeva. Ancora una volta. Come poche ore prima. La stessa fottuta identica cosa. Non voleva lasciarlo tanto che gli accarezzò dolcemente la spalla.

Hai ragione “
Doveva farlo, ne era consapevole. Una soluzione del genere l’avrebbe dovuta prevedere lei in qualità di agente. O forse ex-agente.
Segui la main street per circa trecento metri dopodiché sulla tua destra troverai un vicoletto. Lì troverai un tombino, entraci, le fogne potrebbero essere un luogo sicuro.”
E te che cazzo farai? “
Ero preoccupata. Alan mi stava salvando o m’avrebbe condannato a morte?

Ti raggiungerò non appena possibile. Farò un giro un po’ più largo. Ora va!! “
Il sicario di Hebner era pronto per aggredire i due saltandogli addosso ma i nostri protagonisti, in un modo o nell’altro, sono riusciti a darsela a gambe levate nel momento più opportuno, facendo fare una strafiguraccia a quel mostro. Li avrebbe seguiti? Ora non c’era tempo per pensare, doveva soltanto seguire le indicazioni di Alan. Che la volesse morta? No, non poteva. E poi perché darle quelle istruzioni? No, non aveva senso. Quei pensieri dovevano essere rimossi subito. Corse a perdifiato, inconsapevole della presenza di altri esseri mostruosi nelle vicinanze e, dopo un ultimo scatto degno del miglior Usain Bolt, raggiunse il vicoletto.

Il tombino, dove cavolo “
Doveva trovarlo in fretta. Andiamo, ma dove diavolo l’hanno messo. Ah, eccolo qui. Semiaperto. Alan doveva sapere anche questo. Come faceva a saperlo? Forse lo ha detto dando una speranza a Dana senza pensarci oltre. Per fortuna, non c’era nessuno nelle vicinanze. Si calò giù, incurante del fatto che quegli esseri potessero essere anche lì. Forse sottoterra avrebbe trovato una via di fuga, forse sarebbe sopravvissuta. Se nessuno l’aveva vista entrare lì. Trasse un profondo respiro, una volta messo piede a terra e capì di non essere affatto sola. Una marea di ratti le stavano venendo addosso e lei non avrebbe potuto farci nulla. Sì, aveva una beretta ma i proiettili non sarebbero bastati. Era la fine. La …

Ma cosa “
Il numeroso gruppo di ratti la superò come se stessero scappando da qualcosa.

O qualcuno “
 
 
 
11
 
 
Dana Taylor non era la stessa persona di prima. Sì e ne era consapevole. Lui la amava ed era proprio per quel motivo che non gli andava di farle credere cose che non si sarebbero mai potute riavere. Come il passato, no, davanti a loro c’era l’inferno ed avrebbero dovuto accantonare il passato. Quando qualche minuto prima l’aveva scansata evitando ogni contatto fisico con l’agente, Alan lo aveva fatto proprio per questa ragione. Non la voleva illudere, non voleva farle capire cosa che non si sarebbero mai più avverate. Ma non l’aveva fatto solo per questo. No, perché se era vero quello che aveva intuito allora c’era qualcosa che non andava in Dana e non si trattava di una semplice malattia passeggera. Qualcosa in lei si stava evolvendo e non era l’amore che nutriva per lui. No, di quello ne era fortemente consapevole. Quando avevano intravisto i “vuoti” come li chiamava lui, Alan si era reso conto che tutti gli occhi erano puntati su di lui. O almeno, aveva avuto questa impressione. Eppure, Dana non se n’era accorta affatto. Forse aveva ben altro per la testa. Come faceva a pensare a lui in mezzo a tutto quel disastro? Una persona “normale” avrebbe messo da parte quella tipologia di pensieri ed avrebbe affrontato prima la realtà. Tutto il contrario di Dana che si preoccupava più del loro status di ex fidanzati che della realtà che la circondava. Persino poco prima di evitare l’agguato teso dal sicario di Hebner aveva giurato di scorgere il mostro puntare esclusivamente su di lui. Un brutto pensiero si fece largo in lui: e se anche Dana sarebbe diventata come tutti loro? Se era questione di tempo? Ma soprattutto: che stava succedendo? L’esercito ne sapeva qualcosa? Non poteva essere una strana coincidenza con tutti i casi che si erano susseguiti in quei giorni. Gente che si suicida, gente che perde la vita senza ragione e gente che impazzisce improvvisamente. Dana. Proprio come Dana Taylor. Ma ora basta, non poteva pensare a lei. Avrebbe fatto il giro dell’isolato e l’avrebbe incontrata all’entrata delle fogne. Ma a quanto pare la fortuna non lo avrebbe assistito quella sera. Prima era stato assai fortunato, l’arrivo della sua ex fidanzata poliziotta aveva risolto almeno parzialmente le cose ma non sarebbe andata sempre così. La fortuna, al momento, era scivolata nella tazza del cesso, come era solito dire suo zio Martin. Davanti a lui, in tutto il suo spessore epidermico e in tutta la sua “ elepanza “ (termine che mi fa impazzire, scusate) ecco palesarsi davanti a lui un altro di quei cosi. Sì, che si chiamassero vuoti, cosi, mostri o morti viventi o rabbiosi aveva davvero poco senso. Eppure anche quei cosi sembravano avere una marea di punti deboli e di certo l’intelligenza non doveva essere il loro cavallo di battaglia. Erano rapidi nello stretto, questo lo aveva notato, ma erano anche dominati dall’impulso. Il tizio era abbastanza alto, di enormi dimensioni corporee ed evitarlo sarebbe stato praticamente impossibile. A meno che … No, nessuna scala, nessun tombino, nessuna finestra, nessun altro vicolo. Tornare indietro sarebbe stata una mossa alquanto rischiosa. L’unico modo era buttarlo giù, stenderlo e superarlo nel momento più opportuno. Il tizio non sembrava veloce ma aveva visto il sicario di Hebner ed aveva giurato che fosse più rapido di molti altri. Non gliel’avrebbe data vinta così facilmente. Nel frattempo, il mostro lo aveva quasi raggiunto e non avrebbe potuto indietreggiare ancora di più o avrebbe corso il rischio di incontrare altri di quegli esseri. Quale era il suo punto debole? Le gambe? No, non era un gigante, certo poteva benissimo azzopparlo ma sarebbe stato comunque rischioso e colpirlo alla testa con un pugno o dargli una spinta, viste le sue dimensioni, sarebbe stato alquanto controproducente. Alan non era un colosso e perciò scartò quest’ultima idea. Gli rimaneva solo una cosa da fare. Colpirlo dalla lunga distanza. Ma con cosa? Nelle vicinanze non c’era niente di così talmente appuntito e perforante da potergli spaccare la scatola cranica. Non un tubo di ferro, non delle assi di legno. No, avrebbe fallito. La sola differenza è che stavolta nessuno lo avrebbe salvato dalla sua totale incompetenza in termini di combattimento corpo a corpo. Fu in quel momento che sentì tipo un fortissimo rumore provenire da sottoterra. Sembravano … Squittii. Ratti. E dovevano essere un gruppo fortemente numeroso, a giudicare dal rumore che provocavano. Di colpo, il mostro si fermò, gli occhi persi ancora incollati ad Alan e, come se il fato non volesse voltargli le spalle di nuovo, si inginocchiò cercando di capire da dove provenisse il rumore. Nonostante fosse notte, le pupille dilatatissime del mostro brillarono nella sua direzione. Che stava facendo? Il mostro volse lo sguardo verso il suolo ed iniziò a sferrare pugni a destra e a manca come se non ci fosse un domani. Be’, per lui non ci sarebbe stato sicuramente più nessun domani. Ma non è tempo di fare battute, doveva agire e di corsa. Era come se il mostro fosse più interessato al rumore, agli squittii provenienti da sottoterra che a lui. Era come se quel rumore, tutto quel frastuono fosse veramente più importanti di un ammasso di carne come lui. Doveva superarlo, ora o mai più. Era enorme, verissimo, ma non nella miglior posizione per abbatterlo e per di più avrebbe potuto contare sul fattore distrazione. Sempre con molta cautela e facendo il minor rumore possibile avanzò lentamente verso il mostro cercando di passargli lateralmente. Prima non lo aveva visto ma c’erano delle mattonelle che gli avrebbero impedito di sfiorare il mostro quel tanto che bastava perché questo non se ne accorgesse visto quanto era impegnato a sferrare pugni di qua e di là. Il mostro sembrò quasi non riuscirne a percepire la presenza, come se vicino a lui non ci fosse nulla, come se tutto quel frastuono lo avesse disturbato a tal punto da rifiutare il suo pasto quotidiano. Che idiota!!! Eppure, l’idiota, se lo avesse sentito, lo avrebbe scuoiato vivo perciò doveva far molto presto. C’era quasi. Ma tutto ad un tratto il rumore terminò ed Alan, nel tentativo di non perdere l’equilibrio di fronte al cambio obiettivo dell’essere, dovette compiere un balzo di almeno due metri in avanti. Cadde rovinosamente, evitando persino di rompersi una caviglia ma per sua fortuna ce la fece. Lo aveva superato. Non mancava molto, avrebbe dovuto deviare giusto un paio di volte prima di poter giungere a destinazione, con la speranza ovvia di ritrovare Dana nel luogo prestabilito. Ma una domanda gli attraversò la mente:” Come mai quello strano atteggiamento? “ La risposta gli venne un attimo dopo quando un mostro tentò di aggredirlo appena voltato l’angolo. I due caddero assieme e stavolta sì che percepì una profonda e dolorosa fitta nella zona della caviglia. Il mostro era rotolato leggermente alla sua sinistra e gli aveva afferrato il piede. Con l’ultima riserva di energie, Alan riuscì a divincolarsi della presa del mostro colpendolo successivamente più e più volte con la suola delle scarpe fino a ridurgli il cranio ai minimi storici. Dell’essere mostruoso era rimasto il nulla. La cosa non eccitò particolarmente il dottore ma di certo gli alleviò leggermente il malumore. Quella era una situazione d’emergenza che probabilmente non aveva eguali nella storia dell’umanità ma già ritrovarsi lì, ancora con la pelle intatta, era forse l’unica magra consolazione alla quale sarebbe andato incontro. Nel giro di qualche minuto, non prima però di aver evitato altri due esseri particolarmente interessati a scuoiare un povero cane, riuscì a raggiungere la destinazione suggerita a Dana. E il pensiero di non rincontrare l’agente mise in discussione i pensieri che Alan aveva prima che Dana gli salvasse la vita. Avrebbe dovuto e potuto fidarsi di una come lei? In testa aveva solamente troppe domande e fino ad allora di risposte neanche l’ombra.
Dana, dove sei “
Non gridò ad alta voce per paura di venire scoperto poiché non aveva l’assoluta certezza che quel luogo fosse sicuro. Per quanto riguardava Dana, niente di niente. Non poteva non essere arrivata, non poteva crederci. L’avrebbe sentita, tuttavia, se fosse stata lì. O forse si era talmente spaventata da tutti quei ratti che aveva preferito darsela a gambe levate. Un brivido gli percorse la schiena perché un bruttissimo presentimento gli stava balenando in testa. E se le fosse successo qualcosa di brutto a causa delle sue stupide indicazioni? Nonostante quello che era accaduto tra i due di certo non se lo sarebbe perdonato mai. MAI.
Danaaaaa “
Aumentò notevolmente il suo tono di voce, iniziando davvero a preoccuparsi. E la situazione peggiorò quando sentì uno sparo provenire dalla zona sud-est delle fogne, quelle che portavano direttamente allo stabilimento segreto di Red Hills. Era un grandissimo laboratorio sotterraneo che le autorità militari in collaborazione con la sanità degli States avevano messo a disposizione dei migliori medici del Paese. Eppure, non aveva ancora capito perché creare uno stabilimento sotterraneo del genere. Un’idea malsana gli irruppe nel cervello senza chiedere alcun permesso. E se dietro tutto quello ci fosse davvero il Governo? No, sarebbe totale follia, non poteva pensare a delle cose simili. Altri due, tre spari, ma nient’altro. Doveva essere Dana, quella doveva essere la sua beretta. Per fortuna non udì delle urla di dolore o lamenti simili il che significava che nessuno le aveva fatto del male. Jackson proseguì nella direzione degli spari contrastando quella tremenda puzza che oramai gli aveva invaso i polmoni e si chiedeva fino a quando sarebbe rimasto lì dentro. Non sarebbe potuto resistere a lungo, non in quelle condizioni. La caviglia riprese a fargli male in modo più consistente di prima e la cosa cominciò seriamente a preoccuparlo. Fermarsi in quelle strutture fognarie sarebbe stato come condannarsi a morte certa. Nessuno, forse, lo avrebbe mai trovato. Tentò comunque di proseguire ma ad ogni passo il dolore aumentava. No, non poteva arrendersi, doveva continuare. Altri spari, Dana, ancora spari, Dana. Vicini. Sempre più vicini. Sempre di più. Pochi metri, oltre l’angolo avrebbe ritrovato Dana, ne era sicuro. Il fuoco poi cessò all’improvviso ed il cuore di Alan sobbalzò quando le fu alle spalle. L’agente era lì, voltata di spalle, i lunghi capelli color corvino slegati che gli arrivavano alle scapole.
Dana “
Lo disse con speranza. Una speranza che, tuttavia, cadde definitivamente proprio come fece Dana Taylor. Davanti a lei corpi su corpi ammassati l’un sull’altro come carne da macello. Ne aveva fatti fuori parecchi, accidenti. Alan si chinò sul corpo di Dana, la voltò e …
MA CHE CAZZOOOOO “
Non era Dana Taylor!!! Ne era certo. Era ancora viva ma dai suoi lamenti sembrava che ne aveva per poco. Intanto, le fitte alla caviglia ripresero più ingenti che mai.
Dottor Jackson, Ingrid Hoffman “
Lo pronunciò tutto d’un fiato come se sapesse di essere veramente agli sgoccioli. Che fosse finita per lei, oramai, era una certezza.
Dove ti hanno ferita, rispondimi, posso curarti “
Non la conosceva affatto eppure aveva fatto il suo nome e per questo si sentì in dovere più che mai di intervenire, di curarla o non se lo sarebbe perdonato. Dana o no, era un medico ed aveva il dovere di salvarla. O almeno tentare di farlo. E la vide, una profondissima ferita al livello dell’addome, un’incisione obliqua che copriva gran parte dell’intestino per poi prolungarsi fino alla milza. Non ce l’avrebbe fatta, aveva perso davvero troppo sangue e il dottore non aveva i mezzi necessari per bloccare un’emorragia che neanche in altre occasioni avrebbe bloccato facilmente. Tentò di premere più volte per rimandare la fine, altro che curarla.
Dottore, non vada oltre … Torni indietro “
Che significava??? Chi era quella Ingrid Hoffman??? La donna indossava una divisa, in effetti, che non aveva mai visto prima d’ora.
Chi è lei? Per chi lavora? “
Avrebbe dovuto farle tante domande, doveva ottenere risposte, più informazioni possibili per capire cosa stava succedendo. Lo faceva con riluttanza perché il suo mestiere e la sua passione era salvare vite non spremere meningi in quel modo. Ma doveva farlo, lo faceva per tutti coloro che avrebbe potuto seriamente salvare.
Dipartimento di New York … “
12
 
 
La dimora di Noah Parker avrebbe retto per qualche tempo? Chi lo sa. Intanto, grazie anche al supporto poco volenteroso degli altri due, Michael Hebner era riuscito a barricare tutti gli ingressi principali. Non aveva la certezza di come sarebbero andate le cose ma di certo poteva dire che stava facendo del suo meglio per ottenere la fiducia del ragazzino Noah Parker e della sgualdrina del Night Off, Sarah Logan. Una volta sistemata la faccenda li avrebbe mandati a spalare merda e lui si sarebbe salvato. Ma prima doveva dimostrar loro che era pronto a qualunque cosa pur di guadagnarsi la loro fiducia. Non sarebbe stato facile, ma niente lo era. Alcuni giorni prima aveva ricevuto dei rapporti da personaggi molto importanti che lavoravano sottobanco oramai da anni e finora nessuno era riuscito a scoprirli perché se solo lo avessero fatto anche il suo nome sarebbe finito in prima pagina. Il problema è che qualcosa era andato storto e quel qualcosa lo aveva costretto a dividere una cazzo di casa con quei due stronzetti.
C’è qualcosa che vuoi dirmi, Noah? Chi mi fissa per ore senza dirmi un cazzo di niente mi fa girare i coglioni!! “
Sì, la fiducia non l’avrebbe guadagnata subito ma di certo doveva dimostrare chi comandava. E il comandante, prima o poi, in quanto vero leader, avrebbe sicuramente ottenuto molto di più di un semplice soldato.

Dove sono tutti i tuoi uomini? “
“ Morti. Sono tutti fottutamente morti “
“ Morti in che senso? “
“ Non lo so e al momento non m’interessa. Non hai intenzione anche te di salvarti il culo o vuoi restare in questa topaia per sempre? “

Noah abbozza ad un ghigno ma l’espressione di Hebner gli fa subito capire che non è il momento per farlo arrabbiare.
Voglio solo sapere se mi posso fidare di te. Non sei molto famoso per questo genere di affari, no? Siamo in una situazione di estremo pericolo e perciò se tu dai una mano al sottoscritto, io potrei anche ricambiare “
Lo stava provocando ma non poteva neanche agire d’impulso e rifiutare la sua offerta.

Lo hai detto. Siamo in una situazione di estremo pericolo dove quattro o sei occhi sono meglio di due. Perciò, qualunque cosa tu abbia in mente, sono con te “
Strano sentirlo dire da uno come Hebner ma a volte nella vita bisognava anche saper interpretare dei ruoli a noi ignoti. Parker gli si avvicina sussurrandogli delle cose alquanto curiose. A quanto pare nel suo seminterrato aveva una marea di computer preposti al controllo di alcune zone del paese, specialmente quelle più vicine alla casa. A che gioco stava giocando? A cosa gli serviva tutto quel ben di Dio?

Amavo spiare la gente con questi aggeggi e potrei raccontarti tante di quelle storielle … “
“ Sarah lo sa? “
Noah scuote il capo.

Dovremo dirglielo? “
Chiese Michael, cercando di creare un clima di fiducia e collaborazione con il proprietario della dimora.
Tu cosa ne pensi? “
Hebner non si aspettava una domanda del genere. Noah stava prendendo l’iniziativa e la cosa, almeno inizialmente, non lo disturbava affatto ma perché quella contro domanda?
Credo che ci possa servire come esca o qualcosa del genere. Guarda qui, questa non è Darling Street? “
Michael indica un piccolo vialetto nel quale una grossa armeria era stata aperta recentemente.
Sì e se stiamo pensando la stessa cosa allora siamo due gran fottuti figli di puttana “
“ Perché non lo siamo? “
Noah era suo, se lo sentiva. Il ragazzo annuì più volte ricambiandogli un tenero sorriso. Non si soffermò molto su di esso perché Hebner spiegò subito il piano al suo nuovo “fido “ compagno di avventure.

Darling street si trova a poco più di tre isolati da qui. Come puoi ben vedere la main street pullula di quegli esseri del cazzo perciò direi proprio che quella è l’unica strada che dovremo volentieri evitare. “
Noah si comincia a mangiare le unghie, completamente assorto dal discorso di Hebner, il quale spiegò per filo e per segno il suo piano di battaglia. Semplice e diretto. Sarebbero andati in due in auto, uno avrebbe attirato più mostriciattoli possibili verso di sé mentre l’altro sarebbe passato per Tyson Road e all’incrocio avrebbe deviato per Darling Street. Era un piano abbastanza sicuro. Lo riferirono anche a Sarah alla quale venne riservato solo un piccolo compito.

Controlla tutti i rifornimenti che abbiamo a disposizione e controllaci con i monitor. Per qualsiasi cosa, teniamoci in contatto, va bene? “
Seppur impaurita dal dovere gestire la situazione da sola all’interno dell’abitazione, la cheerleader annuì consapevole che sarebbe stata l’unica soluzione per essere un po’ più al sicuro.

Se il piano va a buon fine e sono certo sarà così lo attueremo anche in altre circostanze. Il cibo, stando a quel che ho visto, dovrebbe bastarci ma mai dire mai “
In realtà ad Hebner del cibo non gliene fregava un cazzo visto che una volta fuori di lì sarebbe passato per Red Hills. A proposito di Red Hills, di Jeremi nessuna traccia. Probabilmente non ce l’aveva fatta ma a quel punto poco importava. Anzi, uno come lui sarebbe stato veramente solo d’impaccio.

Sono pronto, Hebner “
Lo sguardo teso e nervoso del ragazzino (come è solito chiamarlo Michael) è tutto un programma. Aveva una fifa assurda ma avevano fatto un patto: sarebbe stato il venditore di sogni a recuperare tutte le armi a disposizioni mentre Noah, al sicuro all’interno della vettura, avrebbe fatto sì che Michael avesse strada libera. Era certo che quegli esseri avessero un udito particolarmente elaborato e proprio per quel motivo Hebner avrebbe avuto strada libera, o quasi, per Darling Street. A Tyson Road, laddove i mostri erano di meno, l’avrebbe lasciato nelle vicinanze di un vicoletto che avrebbe tagliato la città trasversalmente e sarebbe giunto nel giro di qualche minuto all’armeria dei fratelli Craighton.

Pronta a chiudere, Sarah e mi raccomando non lasciarci fuori “
Concluse Noah prima di uscire allo scoperto e lasciarsi alle spalle un luogo sicuro come casa sua. Michael vide che aveva una fottuta paura, i suoi occhi roteavano a destra e a sinistra in maniera vertiginosa, la mano con la quale impugnava la pistoletta tremava di brutto e per poco non inciampava come un dilettante sull’erba del proprio giardino. Tre mostri erano nelle vicinanze ma comunque troppo distanti per poter avere la meglio sui due sopravvissuti.

E’ strano “
Aggiunse Noah saltando sull’auto e mettendola in moto.

Strano cosa? “
Per un attimo ebbe l’impressione che si stesse riferendo alla loro “alleanza”.

Com’è possibile che la polizia di Saint Foster non è intervenuta? E dov’è l’esercito? Perché se si tratta di una situazione di totale emergenza allora sì che l’esercito dovrebbe fare la sua parte “
Michael non fiatò. Scosse la testa come a dire che non ne sapeva nulla. In realtà qualcosa di più già lo aveva saputo a tempo debito. La cosa strana è che nessuno di quegli stronzetti si era ancora fatto sentire. Com’era possibile che nessuno era andato a salvarlo con qualche elicottero? O forse, probabilmente sarebbero arrivati entro qualche ora.

Eccoci arrivati, fermati al volo “
Presto fatto. La vettura inchiodò bruscamente ed Hebner fucile a pompa in mano scese dalla vettura ed iniziò a farsi largo tra i pochi mostri che gli sbarravano la strada.
Fottiti, Hebner “
Che cosa???!! Noah Parker, il ragazzino brillante, lo aveva fottuto sul serio. Un proiettile lo colpì di striscio alla gamba.
Avanti, mostri del cazzo, c’è del buon cibo per tutti voi “
E scoppia in una fragorosa risata lanciando un’ultima occhiataccia a quel povero illuso del venditore di sogni. Sì, era diventato solo un illuso, nient’altro. Si era fatto gabbare come un principiante. Accidenti, che piano di merda!!! Gli avrebbe voluto sparare ma ogni pallottola era sacra in situazioni come quelle. Mostri di ogni fascia d’età avanzavano anche piuttosto frettolosamente verso di lui. Avevano fame. Molta fame. Ma ce l’avrebbe fatta, non sarebbe morto così. Non per colpa di un ragazzino come Noah Parker. Per fortuna il proiettile lo aveva colpito solo di striscio e questo significava che la pallottola non era rimasta dentro. Strisciò velocemente verso il vicoletto dove un cancello rappresentava l’unico ostacolo per la sua fuga. Doveva farcela, anche in quelle condizioni. Un paio di mostri gli erano quasi addosso ma non voleva sprecare colpi, sarebbe stata la sua rovina perché gli spari avrebbero attirato più mostri nella sua direzione e di certo non voleva procurarsi altri danni. Con uno scatto di reni si tirò su cercando di darsi una spinta per superare il cancello ma uno di quei maledetti cosi aveva tutto l’intenzione di trascinarlo al suolo. E tirava anche maledettamente forte visto che non avrebbe potuto rispondere alla pari. L’altro mostro, più basso, aveva le fauci spalancate e dalla sua gola fuoriuscì quello che appariva come un parassita. Il parassita possedeva un enorme foro che aveva una matta voglia di divorarlo ed ingoiarlo vivo.

Al diavolo “
Anche se non avrebbe voluto, rischiando anche di cadere, puntò la canna del suo fucile a pompa verso il mostriciattolo e gli fece letteralmente schizzare via la testa.
“ Nessuno può fottermi, Noah Parker “
Avrebbe quasi voluto vendicarsi dell’affronto subito poc’anzi ma per il momento doveva pensare ad un luogo sicuro. Proprio in quel momento gli tornò in mente Sarah Logan e si chiese se anche lei non facesse parte del doppiogioco messo in atto da quel farabutto. Lo sparo avrebbe attirato nel giro di pochissimi minuti gran parte di quei mostri quindi avrebbe dovuto accelerare il passo. Poi, improvvisamente, percepì qualcosa che gli fece dimenticare tutto quello. Un rombo. No. Un elicottero. Qualcuno sapeva che era lì. Qualcuno lo avrebbe salvato. Ma nessuno lo avrebbe visto. Vide delle scale proseguire lungo un piccolo vialetto che lo avrebbe messo in maggior evidenza. Nonostante il lieve dolore alla gamba non rallentò minimamente perché a breve avrebbe trovato la via di fuga. Se solo avesse avuto un razzo avrebbe facilmente avvertito i soccorsi della sua presenza.

Ma che sta facendo “
Non appena raggiunse l’enorme spiazzale capì che le cose non stavano affatto come voleva lui. L’elicottero era atterrato a qualche isolato da lì e non ne capiva il motivo. Avrebbero mandato qualcuno ad aiutarlo? O forse erano lì … PER STERMINARE CHIUNQUE AVESSERO INCONTRATO???

Tenga le mani ben in vista, signor Hebner “
Michael scoppiò in una fragorosa risata. Proprio come nei film.
E lasci cadere il fucile “
Ovviamente, John McAllister “
 
 
 
 
 
 
 
 
13
 
 
Aveva sentito più volte quegli spari e per un attimo le era tornata in mente quella piacevole sensazione di combattere una guerra che sapeva che avrebbe vinto perché lei non falliva mai. Ma poi ripensò ad Alan Jackson, al fatto che non possedeva un’arma e che cercava di raggiungerla a tutti i costi. E se Alan le avesse indicato una strada per poi sceglierne un’altra tutta per lui? Dopotutto, lo strafico di Red Hills pareva non fidarsi di Dana. Non aveva idea di dove fosse finito anche perché sapeva che qualcun altro la stava cercando, qualcuno le stava dando la caccia e pertanto aveva dovuto cambiare posizione. Non avrebbe potuto più aspettare all’ingresso delle fogne perciò era stata costretta a muoversi e a trovarsi un altro rifugio. Circa due minuti fa aveva udito altri spari, pochi, forse inutili, contro quegli stramaledetti esseri del cazzo. La sua mano rabbrividiva, la sua presa non era poi così stretta attorno alla sua inimitabile beretta ed il suo respiro affannoso avrebbe potuto anche attirare uno di quelli. Ne aveva visti un paio di quei cosi, persino lì. Ma la cosa strana che gli metteva una paura cane non era tanto la presenza di quei mostri, no, dopotutto non l’avevano neanche “percepita”. No, c’era qualcos’altro nell’ombra che si aggirava da quelle parti e di certo non era un mostro. O meglio, non lo era esteriormente. Qualcuno, come lei, le stava dando la caccia e Dana non aveva il benché minimo dubbio che quel qualcuno lavorasse per Michael Hebner. Di quello stronzo aveva perso ogni traccia, probabilmente ora se ne stava rinchiuso all’interno della sua abitazione a Saint Foster. A proposito, chissà se la situazione aveva colpito anche la sua cittadina. I suoi pensieri vennero interrotti da alcune voci, almeno tre. Ed erano anche molto vicine. Perciò facilitata anche dalle sue ridotte dimensioni, Dana si accovacciò dietro una serie di cassoni di legno mimetizzandosi con l’oscurità.
Sei sicura di averla vista qui, Lana? “
“ Non l’ho vista, te l’avrò ripetuto cento volte, Olsen. Ma chi può essere? Stando alle informazioni, è l’unica che … “
“ State zitti, idioti!! “

La voce più burbera di un terzo interruppe i due visto che dall’altra parte della struttura fognaria alcuni spari attirarono l’attenzione dei presenti.
Ingrid è nei guai “
Ingrid non fa parte del nostro team, Lana “
Ingrid, Lana, Olsen, team??? Ma che stava succedendo?

Il sergente ci ha dato degli ordini che dobbiamo assolutamente rispettare.”
Il sergente non è qui a cagarsi addosso come stiamo facendo noi “
“ Ma non capite proprio voi due, eh? Ingrid è soltanto un burattino nelle mani del dipartimento di New York mentre noi tre siamo spiriti liberi il che significa che possiamo fare quello che vogliamo qui sotto. Ci avete pensato? “
Silenzio. Un paio di passi verso di lei fecero rabbrividire Dana che tentò di farsi sempre più piccola.

E se ci dovesse mettere i bastoni tra le ruote, Oliver? “
Se dovesse farlo allora la faremo pentire di essere ancora viva “
Vuoi ucciderla??? “
“ Sei impazzito??? “
Il terzo tizio, sicuramente il meno divertente dei tre, non rispose e diede subito delle direttive.

Dobbiamo separarci. Voi due andate insieme e cercate di fare meno rumore possibile. Il vostro compito sarà quello di capire cosa diavolo sta combinando Ingrid Hoffman. Ci siamo intesi? “
“ E tu? “

Il tizio tirò su con il naso almeno quattro volte prima di rispondere.
Ho una matta voglia di fare la conoscenza con quella pollastrella “
Al diavolo, una schifosa versione 2.0 di Michael Hebner che le da la caccia? No, quelli non dovevano essere dei suoi sicari. Qui gatta ci cova. Ha parlato di sergenti, team, ordini e di dipartimento di New York. La polizia è sulle sue tracce? Per ciò che aveva combinato a quel gran bastardo? No, non avrebbe avuto il benché minimo senso. Da una parte era felice che Alan non fosse stato scoperto dall’altra no perché aveva una gran voglia di rincontrarlo per poterlo riabbracciare. Peccato che il dottore non avrebbe contraccambiato.

So dove sei pollastrella “
Pollastrella. Termine che usava solitamente quello stronzo di Hebner. Pollastrella o stronzetta. Chiunque fosse quel tizio, comunque, andava eliminato o le avrebbe creato più problemi del solito. “ Mr Oliver non so chi sei “, chiunque tu sia, rimpiangerai di aver fatto la conoscenza di questa bastarda pollastrella. Il tizio, comunque, probabilmente un mercenario come gli altri due poco fa presenti, era stato abbastanza scaltro da non accendere la torcia. Aveva, inoltre, smesso di parlare per evitare che Dana potesse effettivamente evidenziare la sua posizione. Ma la poliziotta sapeva di dover fare qualcosa e anche al più presto. Si trovava in un vicolo cieco che di certo il mercenario, o chiunque esso sia, avrebbe notato. Avrebbe dovuto muoversi. E DI CORSA. Peccato che nel momento in cui si mosse una nuova ondata di ratti portò in scena un secondo fortissimo rumore. Era il momento giusto per scappare. Approfittò della confusione e del rumore per allontanarsi il più velocemente possibile, il rumore dei suoi passi nell’acqua leggermente ridotti da quello dei ratti. Erano talmente tanti che non avrebbe avuto neanche il tempo per contarli.
Oh merda “
Improvvisamente qualcosa l’afferrò per i piedi trascinandola prima al suolo e poi verso una piccola apertura che neanche aveva visto. Un buco nero, ecco che cos’era. Venne catapultata quasi alla velocità della luce e, nel giro di qualche secondo, si ritrovò su una superficie poltigliosa. Un tremendo fetore le invase le narici nasali tanto che una forte sensazione nauseante la fece rimettere un paio di volte. Non aveva ancora afferrato il motivo per la quale era stata catapultata in quella direzione quando, sollevando lo sguardo, capì di essere in trappola. Una trappola mortale. Davanti ai suoi occhi migliaia di scheletri erano stati ammassati l’uno contro l’altro come se fossero lì da centinaia di anni. Afferrò di nuovo la beretta …
Oh, no “
Una beretta che non avrebbe trovato nella fondina. Nessuna beretta. Nessun’arma. Solo il suo pugnale da combattimento che di certo non l’avrebbe aiutata a dovere. Soffocata da un ingente senso di disperazione roteò lo sguardo su ogni lato dell’enorme area e soltanto quando  lo abbassò capì che le quattro mura che dipingevano la zona come una trappola mortale non erano niente in confronto all’enorme parassita sul quale si trovava. Sì, la superficie poltigliosa doveva essere uno dei suoi enormi tentacoli. E improvvisamente si ricordò del parassita che aveva visto pochi minuti prima. Quell’Al Tower. Non si era ancora mossa ma era come se già si trovasse nel mondo dei morti.

No, non posso morire in una discarica del cazzo “
Forse no ma non c’era una via d’uscita.

Era in trappola. E nessuno l’avrebbe potuta trarre in salvo. Non aveva armi e se si fosse mossa probabilmente quell’enorme parassita l’avrebbe divorata viva. E come se non bastasse quel fortissimo dolore alla testa aveva ripreso a pulsare più forte che mai. La sola differenza era che stavolta il dolore non era più così tanto unilaterale. E la cosa cominciava ad infastidirla, a seccarla, a farla sentire più isterica che mai. Ma cosa sarebbe successo se si fosse mossa? Perché il parassita non si era ancora accorta di lei, no? Che idiozia, come avrebbe fatto a non accorgersene? Ma allora perché non l’ attaccava? Perché non la divorava?
Noooooo “
Non fece in tempo a capire di che cosa si trattasse che a pochi passi da lei un altro individuo venne lanciato sulla vastissima superficie poltigliosa sulla quale, pochi attimi prima, era atterrata l’agente Taylor. Prima che potesse riprendersi del tutto capì che era lo stesso tizio che aveva sentito poco prima. Quel tale, Oliver, che le stava dando la caccia. Ma non avrebbe dovuto muoversi. Non sapeva come spiegarlo ma già in passato quel suo sesto senso non l’aveva tradita. Perché avrebbe dovuto farlo in quella mortale situazione?

Sta fermo, Oliver. Non muoverti, ti prego “
Lo scongiurai, quasi. Il soldato, il mercenario, il sicario o chiunque esso sia, però, non l’ascoltò e, senza perdere tempo, si mosse verso di lei. A differenza sua, non si era proprio accorto di dove si potesse trovare. Erano nella bocca del diavolo ma per quel tizio era tutto normale, come se non gliene fregasse niente se non completare il suo obiettivo. Ma tanto sarebbero morti comunque, non è vero, Oliver?

Non ti lascerò scappare stavolta, pollastrella “
Era assatanato, glielo leggeva negli occhi. Ma non era un mostro, quello no.
Se ti muovi ci sentirà “
“ Di che diavolo parli? “

Come mai la vasta area era diventata così buia?
Che diavolo è quella cosa? “
La voce stracolma di disperazione era quella del mercenario, gli occhi fuori dalle orbite e paralizzato dall’enorme tentacolo che lo avrebbe ucciso all’istante. Ma perché quella creatura non aveva preso neanche lei?

Aiutamiiiiii, aiutamiiiii “
Le grida isteriche di quel folle non l’avrebbero aiutata a farle cambiare idea. DOVEVA MORIRE. Così come avrebbe fatto lui.

E perché dovrei farlo? “
“ HO DELLE INFORMAZIONI, TI PREGO AIUTAMIIIII “
A quel punto, quasi mi dovetti ricredere. L’idea di tenerlo in vita forse sarebbe stata comunque una garanzia di successo. Ma come avrebbe fatto a fuggire? Non c’era niente da fare, non c’erano vie d’uscita. Poi, però, notò una cosa che non aveva visto prima d’ora. Sotto il tentacolo sollevato c’era dell’acqua. Una discarica. Forse potevano farcela.

Prendilo!! “
Senza pensarci su gli lanciò il suo pugnale da combattimento riflettendo sul fattore informazioni. “ Non si può battere qualcuno senza conoscerlo “ Gli ricordava suo padre. “ Così come non puoi aprire serrature o far partire un auto senza chiavi senza conoscere la vettura “
La presa del mercenario fu eccellente, tanto che, nonostante il tentacolo lo stesse stritolando per intero, riuscì a ferire in un batter d’occhio il parassita provocandogli una serie di lamenti strazianti che di certo mezza Red Hills avrebbe sentito. Brandelli di un tessuto viscidissimo gli vennero strappati con una violenza inaudita fino a che il tentacolo non riuscì più a stringere il corpo del nemico fino a scaraventarlo via. Il corpo del mercenario finì proprio in acqua. L’unica via di salvezza. Ma prima che poté fare o dire qualcosa degli enormi fari incastonati nella parete della struttura fognaria e, in precedenza invisibili ad occhio nudo, illuminarono l’intera area ancora di più di quanto già non lo fosse. Saranno stati sì e no una cinquantina di fari e di certo non si erano attivati da soli. Qualcuno li stava osservando? Qualcuno che conosceva quel posto e quel parassita??? Dana fu talmente sommersa nei propri pensieri che riuscì a notare come il parassita stesse perdendo molta della sua resistenza ed elasticità. Il colore del parassita, prima verde chiarissimo, ora stava mutando letteralmente.
Necrosi tissutale “
Morte cellulare, ma certo. La stavano uccidendo e il parassita non aveva avuto la benché minima forza per potersi ribellare. Chiunque avesse attivato quei fari, sapeva come uscire da situazioni come quelle. Uno scienziato, molto probabilmente. Ma perché uno scienziato doveva trovarsi lì proprio in quel momento? E poi perché nella discarica di Red Hills c’era quella COSA??? Il corpo del nemico, in uno stato di totale putrefazione, si stava sciogliendo come neve al sole e se non si fosse sbrigata avrebbe fatto un bel voletto che di certo non aveva intenzione di fare. Ma prima che potesse pensare ad un’altra strategia si bloccò perché un rumore assordante le spaccò il cranio. Sì, come una serie di sirene. Poi, dopo un paio di attimi, si sentì crollare al suolo. Un suolo che sembrava non esserci più. Poi, prima che potesse chiudere gli occhi, guardò il volto di quell’uomo. Che sorrideva. E che la portava via.

 
 
14
 
 
Dal diario di Ingrid Hoffman, pagina uno:
Prima di raccontarvi questa terribile storia è giusto che capiate il motivo per il quale sono stata obbligata a fare tutto ciò che sto per fare. Spero di poter concludere questo diario ma sono pronta a scommettere che sarà piuttosto dura perciò non fatevi illusioni se, quando capiterà in mano di qualcuno, non leggerà alcun finale. Il mio nome è Ingrid Hoffman e, come tante altre agenti della SRU (Special Rescue Unity, unità speciale di salvataggio), sono solo una madre di famiglia abbandonata al suo destino, senza un uomo con il quale condividere segreti e follie d’amore. Da quando mio marito se n’è andato insieme alla SLA, sono rimasta completamente sola, non ho amici che possano sostenermi, non ho cicatrici del mio passato che mi ricordino chi io sia davvero. Sì, sono solo una madre di tre figli. Lavoro per il dipartimento di New York nel settore SRU. Ho una certa padronanza nel mentire, devo ammetterlo, perché mentire ai propri figli è la peggiore delle bugie. Così come mentire a mio marito per tutta la vita. Gli ho mentito sul mio lavoro, sulle indagini che svolgevo quotidianamente e sulle ricerche che facevo ogni santo giorno. Ma non gli ho mai mentito sul nostro amore. Per questo, ho fatto ciò che ho fatto. “
Pagina due:
Sono stata convocata nell’ufficio del dottor Salomon Norton per saperne di più da quella faccenda. Mi raccontò che la situazione era sfuggita di mano e che, per la prima volta, si sentiva impotente. Avrei dovuto capirlo da tempo che le cose non andavano per il verso giusto ma non potevo far niente se non chinare il capo e tirare dritto. Mi raccontò che entro qualche giorno il territorio compreso tra Monte Sacro e Saint Foster sarebbe stato l’epicentro di quello che sarebbe stato il più incredibile massacro della storia dell’umanità. Sì, un massacro. Non una cura, come andavano dicendo. Avevano detto troppe cose lui e quell’altro dottore. Non ricordo il nome, so solo che conosceva tanta gente influente. Mi raccontarono che mi avrebbero pagata dieci volte di più se avessi fatto una cosa della quale, tuttavia, mi sarei pentita a vita
Pagina tre:
Non so in che mani finirà questo diario ed è per questo che non ci tengo sinceramente a rivelarvi il motivo per il quale ero stata convocata. Di solito la SRU è devota al soccorso delle persone ma in quel caso ero stata obbligata a fare l’esatto opposto. Non avrei dovuto salvare nessuno, no. AVREI DOVUTO UCCIDERE. Ma dovevo necessariamente farlo o mi avrebbero tolto il posto di lavoro. Non so chi ne fosse veramente al corrente, non so se c’erano i grossi nomi ma quando mi dissero che il miglior amico di mio marito era in combutta con tutti quegli stronzi allora capii che non c’era modo per salvare l’umanità. Sì, avrei potuto salvare i miei figli. E fu solo per quel motivi, anzi per quei tre motivi che accettai, sebbene a malincuore. Non so come mi giudicherete per questo ma, come mi aveva detto il dottor Salomon, sarebbe stata una scelta della quale me ne sarei pentita fino alla fine dei miei giorni. “
Pagina quattro:
Sono chiusa al bagno da circa un’ora a contemplare questo foglio di diario con la speranza che qualcuno possa seriamente capire le mie intenzioni. Voglio salvare chiunque avrà il coraggio di leggere questo diario. Non sono affatto una coraggiosa, lo faccio per loro tre. Sono venuta a conoscenza che non sarò l’unica pazza della missione. No, con me avrò altri tre tizi, due uomini ed una donna. Un certo Olsen, mi pare, un altro di cui non ricordo il nome e quel tizio … Oliver. Il peggiore in assoluto. Non so chi fossero e non gliene diedi grande importanza perché la mia unica missione era abbastanza chiara e definitiva. Mi avevano lasciato tutti i contatti a disposizione e Tim Trentonm, il pilota dell’elicottero, mi aveva assicurato che sarebbe rimasto nelle vicinanze in caso di soccorso. Gli chiesi più volte del perché non avessero mandato l’esercito ma il pilota aveva ribadito più e più volte di non saperne nulla. “
Pagina cinque:
Ferita. Lui. McAllister. Il bastardo. E quei cosi. Mi stanno uccidendo. Ho perso. Fatto tutto per figli. “
L’ultima pagina di diario reca l’impronta di una mano insanguinata, probabilmente della stessa autrice.
McAllister. John McAllister ??? “
Il comandante più in assoluto più leale che avesse mai conosciuto aveva a che fare con tutta quella situazione? Ma perché? No, non poteva essere lui. Eppure, perché avrebbe dovuto mentire quella donna? Non aveva senso. Specie a pochissimi attimi dal suo spegnimento. Passi. Passi. Passi. Senza pensarci un attimo di troppo, afferrò la pistola semiautomatica al volo e fece fuoco in direzione dei due corpi che avanzano frettolosamente. Due tonfi. Chiunque fosse, li aveva uccisi. E se avesse ucciso due innocenti? Sempre con molta cautela svoltò l’angolo e si rese conto di aver fatto fuori due tizi che indossavano una divisa abbastanza simile a quella che indossava Ingrid. Morti all’istante. Cercò di recuperare qualcosa dalle loro divise e capì che non erano affatto lì per caso. Erano due agenti SRU, proprio come Ingrid, probabilmente la donna bionda doveva essere Lana mentre il maschio uno tra Oliver ed Olsen. Non avevano delle targhette identificative ma di certo di questo nessuno se ne sarebbe più fregato. Avrebbe dovuto prendere in considerazione l’idea che un terzo potesse essere nelle vicinanze ma non poteva neanche rimanersene lì a frignare come un bambino poco cresciuto. Che gli piacesse o meno, la sua priorità non era solo scoprire cosa stava succedendo ma ritrovare Dana Taylor. La sua prima impressione sulla sottoscritta poteva essere abbastanza reale. E se l’infezione, o di qualunque cosa si tratti, l’avesse già divorata? O se non fosse affatto infetta? Ma non era il momento per queste cose doveva agire. E SUBITO. Raccolse anche una Magnum (precisamente una Golden Falcon) dalla cintura del mercenario e proseguì con la sua missione. Un forte senso di colpa lo attanagliò per un lungo tratto del tragitto in quanto di solito, un po’ come Ingrid Hoffman, la sua missione non era quella di sottrarre delle vite ma di salvarle. Quel senso di colpa però svanì con il tempo quando riuscì a sentire dei lamenti strazianti di un qualcosa che Alan non pensò minimamente avesse a che fare con un essere umano. E subito dopo quel rumore assordante. Sirene, sirene, come quelle del coprifuoco. Il rumore gli fece ricordare di avere ancora delle fitte abbastanza forti che gli impedivano un’adeguata mobilizzazione. Avrebbe dovuto fermarsi ma il tempo era prezioso come l’oro. E un medico del suo calibro lo sapeva. Non appena le sirene cessarono di esistere in lontananza riuscì a distinguere un piccolo cancelletto in ferro che sembrava avere passato dei momenti migliori. Nessun lucchetto, niente di niente, il cancelletto era aperto come se qualcuno ci fosse passato non chissà da quanto tempo.
Il famoso laboratorio sotterraneo “
Il dottor Alan Jackson non aveva più dubbi. Non c’era mai stato prima d’ora ma tutto quello aveva un senso. Sì, ora ricordava bene. Il dottor Winkle gli aveva parlato più volte di quello stabilimento sotterraneo, gli aveva ricordato di non rivelarlo a nessuno e che se un giorno ci fosse andato avrebbe ottenuto tantissime risposte. Era quello il motivo per il quale il suo istinto li aveva mandati lì.
Mi dispiace, Dana “
Ed era sincero ma fino ad allora non aveva ancora realizzato il motivo per il quale avrebbe dovuto indicare a Dana una zona del genere. Ed invece ora aveva la risposta. Di fronte ai suoi occhi un enorme placca in argento recitava “ STABILIMENTO SOTTERRANEO DI RED HILLS – IN COLLABORAZIONE CON SRU, SANITA’ DEGLI STATI UNITI E DIPARTIMENTO DI NEW YORK”. Ingrid, Olsen, McAllister, Dana, era tutto connesso. Un momento. Gli mancava ancora un pezzo. Quale era il bersaglio della Hoffman? Chi avrebbe dovuto eliminare? Per quale motivo l’avevano pagata così tanto? Il progetto recitava TOTAL ELIMINATION ma aveva capito che era solo un modo per sviare le indagini. Lo sapeva. Ingrid e tutti gli altri erano lì per un solo nome. Oltre il cancelletto vi era un angusto e strettissimo corridoio dalle pareti più sporche di un mare inquinato. L’odore nauseante continuava fino a condurre Jackson su un elevatore che lo avrebbe portato in una sala di controllo costellata da una marea di monitor. Nessuno. Completamente vuota. Solo tre dei monitor presenti erano ancora attivi e questo significava molto probabilmente che qualcuno doveva averli usati poco prima del suo arrivo. Poi, alle sue spalle sentì il rumore di un altro elevatore. Ce n’erano due, a quanto pareva e l’altro stava salendo. Fu un colpo di fortuna trovare un piccolo armadio nel quale rintanarsi. Sì, era tremendamente zozzo ma poco importava, l’importante era celarsi nell’ombra. Un paio di agenti con la divisa della SRU erano in compagnia di un uomo con il volto ricoperto da una miriade di cicatrici che non aveva mai visto. Eppure, era come se lo conoscesse.
“ Serve qualcosa, dottore? “
“ Vorrei solamente che McAllister non venisse a contatto con il nostro ostaggio o potrebbero esserci dei guai permanenti “
“ Dovremo metterli in celle separate? “
“ McAllister non è un ostaggio, agente. E’ uno di noi, proprio come te. Voglio che isoliate, invece, il nostro ostaggio. “
“ Non credo sia pericolosa “
“ Oh, lo è davvero, potete scommetterci. Isolatela portando la temperatura a circa -20 gradi fino a quando non si sveglierà. Sono curiosissimo di conoscere le sua reazione. Avvertitemi quando si sveglia, mi raccomando “
“ Sarà fatto, dottore “

Alan deglutì un paio di volte alla vista del volto cicatrizzato di quell’uomo. Se di uomo si poteva parlare. Qualunque cosa gli fosse successa sembrava molto più sicuro degli agenti presenti in sala. Non appena gli agenti tornarono al piano inferiore, lo scienziato iniziò a parlare da solo. La sua voce minacciosa e dittatoriale avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque.
Ed ora vediamo se c’è qualcun altro nelle vicinanze “
E se alludesse ad Alan? Se fosse veramente in pericolo? Stava per spalancare lo sportello dell’armadio quando il medico accese un monitor ed esclamò a denti stretti per la rabbia.

Olsen, Hoffman, Lana. Morti. Gli agenti SRU morti!!!! “
Stava per tornare indietro a prendere il walkie talkie quando Alan, senza pensarci su, una volta spalancato l’armadio, si gettò a capofitto con tutto il proprio corpo sul dottore misterioso. Nonostante le fitte alla caviglia che con il tempo andavano via via diminuendo, Jackson, sfruttando anche il momento, ebbe la meglio sul suo diretto contendente somministrandogli una buona terapia a base di sganassoni dritti sul grugno già deformato.

Vuoi uccidermi ? Ahahhaha “
No, impossibile. Alan lo stava letteralmente massacrando di colpi eppure quello lì continuava a ridersela come se Alan invece di massacrarlo di legnate lo stava massacrando di barzellette divertenti. Non era … Umano.

Chi cazzo è quell’ostaggio? E cosa sta succedendo??? Che volevano gli agenti SRU??? VOGLIO TUTTE LE RISPOSTE!!! “
“ Non credete di voler pretendere troppo da un malato come me? “
Ciò che vide ghiacciò le vene di Jackson che indietreggiò fino a toccare con la schiena il bordo del tavolo. Occhi spalancati, pieni di incredulità e di incapacità a riconoscere la realtà, Jackson dovette necessariamente ammettere a sé stesso che tutto ciò che stava osservando in quel momento era vero. Prima non l’aveva visto bene a causa della poca luce presente nella sala ma ora lo vedeva chiaramente. Parte di quel cervello era praticamente assente. Ma se non era umano come faceva a non essere come tutti gli altri?

Non mi riconosci, Alan Jackson? “
Un attimo. Come faceva a conoscerlo? Lui non lo aveva mai visto prima d’ora. No. Un momento. Perché stava negando quanto aveva pensato poco prima? Sì, lo conosceva. Ma non poteva essere lui. No. Che cosa diamine era successo al Dottor Winkle per trasformarlo in quella bestia senza nome???
 
 
15
 
 
McAllister lo fissava a denti stretti. Gli avrebbe voluto sputare le peggiori cose dritte in faccia ma non poteva sprecare tempo. Ed Hebner lo sapeva.
Michael Hebner, che ci fa in questo casino senza neanche una guardia del corpo? E’ molto strano da parte sua “
Lo stava già irritando e neanche erano riusciti a fare una normale conversazione. Non di certo con quella magnum puntata contro a pochissimi metri dal venditore di sogni.
A dire il vero, c’era qualcuno fino a pochi minuti fa ma a quanto pare tutti i miei uomini hanno deciso di prendere strade diverse da quelle del sottoscritto. La fuga, McAllister, la fuga è l’unica via per sopravvivere, non trova? “
L’ufficiale lo guardò dall’alto al basso dipingendo un enorme smorfia sul suo volto già corrugato dall’età e dalle mille battaglie.

E lei cosa ci fa qui in mezzo … Al nulla? “
L’ufficiale deglutì un paio di volte a quella domanda inaspettata. O forse neanche troppo. Hebner sapeva come domare anche le peggiori bestioline.
Sono qui per portarti in cella ovviamente “
Michael abbozzò un sorriso.

E per cosa precisamente? “
“ Tanto per cominciare quel fucile non credo sia di suo possesso legittimo “
Stavolta lo fece letteralmente morire dal ridere. Cioè, in tutto quel casino, il grande John McAllister si metteva a pensare a quelle cose? No, ovviamente stava celando il reale motivo per il quale era lì, proprio in quel momento.

So che non è qui per questo. Mi sta forse portando in galera per tutta questa apocalisse, forse? Perché se fosse così io … “
“ DOVE SI TROVA DANA TAYLOR??!! “
Lo urlò a denti stretti ed Hebner avrebbe dovuto improvvisare.

Glielo dirò con piacere visto che l’ho salvata proprio prima dell’inizio di questo putiferio . Ma prima voglio che abbassiate l’arma visto che non ho commesso niente di illegale. “
McAllister sbuffò un paio di volte prima di annuire. Proprio in quel momento, però, almeno una ventina di mostri, tra adulti e bambini, erano all’incirca ad una quarantina di metri dalla loro posizione. McAllister si distrasse quel secondo fondamentale che permise al venditore di sogni di estrarre dal taschino la sua derringer e sparare un paio di pallottole verso l’ufficiale. La prima non colpì il bersaglio mentre la seconda si conficcò nella spalla dell’ufficiale facendogli cadere l’arma. Hebner, riprendendo possesso del proprio fucile, afferrò anche la pistola dell’agente e se la mise nel cinturone.

Che bello, mi sento veramente un soldato adesso. Proprio come lei, caro il mio McAllister. La sola differenza è che lei sta per morire ma stia tranquillo perché non morirà per mano mia. No. Lo faranno loro “
E indica con il fucile gli esseri mostruosi che si stavano impadronendo anche dell’enorme spiazzale.
Dove vuoi andare, Hebner? Non ci sono vie di fuga “
“ Quell’elicottero è della SRU, dico bene? “
John non rispose. Hebner sentì di essersi esposto forse troppo con quella domanda ma nulla sarebbe cambiato visto che nessuno avrebbe più sentito parlare del grande John McAllister dopo quella nottataccia lì a Saint Foster.

Lei morirà qui insieme a tutte le sue idee da strapazzo. Qui con me, se necessario. “
Lo stava facendo incazzare di proposito ma stavolta non ci sarebbe cascato.
Addio, McAllister, si goda il suo meritato finale “
Ma appena voltatosi capì di essere in una brutta trappola. L’unica via di fuga era stata bloccata da un’altra marea di mostri, almeno una trentina, che sarebbe stato troppo arduo dover affrontare.
Come vede, saremo in due a morire “
“ No, IO NON MORIRO’ “
“ Mi dia la pistola e ce la caveremo. TUTTI E DUE “

Al diavolo, non poteva osare tanto. Ma non avrebbe potuto tenere a bada tutti quei mostri da solo. Un’altra mano gli sarebbe stata utilissima in una situazione del genere. Costretto da quanto stava accadendo, passò la pistola all’ufficiale per poi prendere possesso del proprio fucile ed iniziando a far fuoco come se non ci fosse un domani. Non sarebbe morto con nessuno, no, non sarebbe morto con un testa di cazzo come John McAllister. Ma perché era lì? Veramente per Dana Taylor? Sapeva dei suoi trascorsi con il padre di Dana ma non credeva che potesse essere lì solo per quello. Gli stava rifilando una balla, ne era certo. Doveva assecondarlo, comunque sia. Non avrebbe fallito come aveva già fatto con quel pivello di Noah Parker.
Lei sa niente di uno stabilimento sotterraneo? “
“ Quello di Red Hills, dice? “
In mezzo a tutta quel caos di corpi abbattuti come carne da macello, Hebner cercava di mantenere la calma e di scoprire il più possibile della presenza di McAllister attraverso una adeguata conversazione che finora era mancata.

Sì, proprio quello. “
“ Perché me lo chiede? Crede che il dipartimento di New York possa c’entrarci con tutto questo casino? “
“ A dire il vero, un ufficiale del vostro calibro dovrebbe saperlo “
E lo disse quasi ridacchiando mentre un altro paio di corpi venivano fatti fuori. Purtroppo, avrebbero terminato tutti i loro proiettili nel giro di qualche secondo e in tutto un’altra ventina di rabbiosi sbavavano imperterriti a pochi passi da loro.

Cosa sa della SRU? “
Ne sapeva molto, in effetti. Hebner conosceva quasi tutto quello che stavano facendo. Ma dirglielo sarebbe stato altamente rischioso. Conosceva chi c’era dietro, sapeva i grossi nomi anche non avendo avuto alcun contatto con loro. E poi, finalmente, ci pensò. Ricordava di aver letto il suo cognome nella lista degli agenti segreti della RSU e ricordava chiaramente il loro obiettivo: UCCIDERE DANA TAYLOR. Era per quel motivo che voleva ritrovarla?

Perché vuoi Dana così tanto? Lo fai per suo padre? “
L’ufficiale non rispose, troppo concentrato a buttar giù mostri su mostri. Aveva una mira infallibile, accidenti. Con una pistola soltanto ne aveva fatti fuori almeno una quindicina.

O forse vuoi altro da Dana? “
Proprio quando l’ufficiale stava per rispondere un enorme esplosione abbatté uno degli elicotteri che aveva visto in precedenza.

Ma che sta succedendo??? Sanno sparare anche questi tizi??? “
Le sue parole erano state dettate dall’istinto. Non sapeva a cosa sarebbero andati incontro ma di certo quella sarebbe stata una guerra impossibile da vincere. Soprattutto visto che entrambi erano senza pallottole. E ne rimaneva una decina in totale. Gli avrebbero accerchiati, stretti, afferrati, divorati ed uccisi. Che bella catena di parola, accidentaccio.

Non credere che io sia troppo sciocco da superare un inferno in questo modo, Hebner “
Quando capii che non mentiva mi venne quasi l’acquolina in bocca. L’ufficiale, pieno di mille risorse, aveva nel cinturone “UN’ARMA DI RISERVA”. O MEGLIO. DUE. DUE UZI.

E quando cazzo aspettavi a dirmelo? “
Estrasse con una rapidità fuori dal comune dal suo cinturone le due mitragliette modificate per poi sputare fuoco su quel che ne restava dei mostri che, uno ad uno, vennero sterminati. Fu un immagine terribile quella a cui neanche un senza cuore come Hebner avrebbe resistito facilmente.

C’è dell’altro che vuole dirmi o no? “
Replicò sbigottito e spazientito Hebner. Quell’uomo gli stava nascondendo anche troppo. E la cosa non gli piaceva affatto.
C’era qualcuno con te e Noah prima che quest’ultimo ti tradisse? “
Noah Parker? Cosa aveva a che fare con tutto quello? E poi come faceva a saperlo???

Un momento, lei sa cosa mi è successo. Sa di quel bastardo? “
“ So che l’ha quasi uccisa “
Ed indica la lieve ferita alla gamba che aveva tentato di coprire più volte ma senza alcun esito positivo. Sapeva o faceva finta di sapere quel vecchio volpone?

Dunque mi spiava? “
La spiano da tempo, signor Hebner. Credevo lo sapesse “
Per la prima volta ebbe come la strana sensazione di essere stato messo con le spalle al muro. Per la prima volta si sentì debole, al centro di un complotto, al centro di un totale fallimento.

Lei sa praticamente tutto di quello che sta succedendo ma non sa che ci sono persone più furbe di lei. “
Lo stava prendendo in giro, non poteva crederci. Almeno per un secondo non volle crederci ma in effetti perché Michael Hebner, il grande venditore di sogni era lì da solo? E come aveva permesso ad uno come Noah Parker di fargliela sotto il naso?

Non so dove sia Dana Taylor, glielo giuro. “
Cosa mi stava dicendo dello stabilimento prima? “
Non poteva non saperlo. Non avrebbe avuto senso, quella totale perdita di tempo. E forse quello stabilimento sarebbe stata la vera risposta a tante di quelle domande.
Che ne dice di farci un giretto, McAllister? “
 
 
 
 
 
 
 
 
16
 
Quando riaprì gli occhi, capì di essersi finalmente persa in un mondo che oramai non sembrava appartenerle più. Era completamente nuda, sola, all’interno di una capsula cilindrica, collocata proprio al centro della città. Quella doveva essere l’inimitabile Main Street di Red Hills, quella doveva essere la strada principale della cittadina del suo amato, Alan Jackson. Ma a lei non importava tanto l’essere stata rinchiusa quanto il capire perché una come lei era finita nelle mani di gente così importante. Il mondo che aveva conosciuto era morto ed una nuova Era si stava aprendo. D’improvviso capì di non essere più sola. No. Qualcuno, a passo molto lento, sbraitava, qualcun altro si lamentava, qualcun altro ringhiava e qualcun altro ancora uccideva. Proprio come la società che aveva imparato a conoscere prima di essere stata trasferita all’interno di quella specie di pacco postale. Sfiorò dolcemente con le dita il materiale che rivestita la capsula e capì che avrebbe potuto anche sfondarla con uno schiocco di dita. Ma non lo fece perché voleva averli tutti li con lei, finalmente non persa, finalmente non sola, finalmente con qualcuno che l’avrebbe veramente accolta. Non come Alan Jackson, non come quello strafico che amava tanto. Eppure, una parte di lei giurò che se l’avesse rincontrato, non gliel’avrebbe fatta pagare. Non l’avrebbe giustiziato, non l’avrebbe linciato, non l’avrebbe ucciso. Perché sapeva che tutti quegli esseri che ora circondavano la capsula ora l’adoravano come nessun’altra. Ma solo quando avrebbe riconosciuto veramente la sua vera natura. Solo quando avrebbe riconosciuto il suo vero essere allora sarebbe stata in grado di percepire il vero dolore, quello duramente atroce, quello distruttivo, dilaniante del passato che avvolgeva il presente. Fino ad allora avrebbe continuato ad amare Alan Jackson, avrebbe continuato ad odiare Michael Hebner, avrebbe continuato a non cibarsi degli altri. E solo quando ci avrebbe sbattuto più e più volte la testa, la sua vera esistenza avrebbe avuto un senso.
Non vuoi salvarla, Alan Jackson? “
Nella sua testa immagini di due individui che si davano battaglia, l’uno sull’altro, il primo dal volto dilaniato dal male, il secondo bello, seducente e molto aggressivo.

E’ Dana l’ostaggio, non è vero??? “
Avrebbe voluto urlargli che non era l’ostaggio di nessuno. Ma da qualche parte, in un angolo remoto della sua misera esistenza sapeva di avere ancora un debole per quell’uomo. Lo si vedeva, la amava e non lo ammetteva, la amava e per suo cazzo di orgoglio non l’avrebbe mai ammesso. E’ giusto, secondo voi, una cosa del genere? Un dottore strafico come Alan Jackson con quei lineamenti da bambino non troppo maturo si sarebbe mai potuto mettere con una poliziotta sfigata come Dana Taylor? Nel passato forse avevano avuto una speranza ma il presente ed il futuro avrebbero raccontato una storia diversa.  Non c’era spazio per i sentimentalisti, ne era consapevole ma adorava quella voce che tremava per lei, che urlava per lei, che ordinava per lei. E che uccideva per lei.

Uccidimi se ne hai il coraggio, Jackson “
Il dottor Winkle era il folle pazzo che credeva di averla messa nel sacco. Il medico di fiducia di quello stronzetto senza palle d’un venditore di sogni. Inutile feccia di questo mondo che poteva benissimo essere paragonata a quello svitato di un dottore.
Non sono un assassino, Winkle. Voglio solo delle risposte !! “
Non è un assassino? Alan Jackson non è un assassino? Allora è un debole? Allora non ha il coraggio di dimostrare quanto è sottile la differenza tra chi può e chi non può? Perché sta tutta lì la differenza. Avrebbe voluto sfondare quella vetrata che separava quell’infezione dal resto del mondo. Lei era una fottuta infezione. Il suo lato malvagio, almeno gli diceva così, quel lato che ben presto l’avrebbe assecondata per il resto della sua esistenza. Nessuno gli avrebbe ordinato nulla, nessuno gli avrebbe potuto più dire come comportarsi e chi amare, nessuno gli avrebbe più ricordato di quanto fosse debole e di quanti soprusi avrebbe subita ancora da Michael Hebner. Quel lato che fino ad allora le era rimasto sepolto sotto le viscere di una misera esistenza come quella che aveva vissuto fino ad allora.

Non temo la morte, Jackson. Perché nulla può uccidermi “
Le parole del dottor Winkle, sempre più rimbombanti nella testa, gli sapevano di falso. BUGIARDO!! Quell’uomo stava eseguendo esperimenti sulla sottoscritta senza alcuna autorizzazione solo perché credeva di essere pronto per farlo. Perché era già morto? Perché aveva già contratto l’infezione? O forse perché era riuscito a fregare quel gran deficiente di Hebner? Accidenti, se solo quest’ultimo ne fosse venuto a conoscenza. A proposito di Hebner, vedo che è in compagnia di qualcuno che si direbbe un agente in divisa. Il suo volto le è chiaro, ha una carnagione olivastra e, nonostante lo sguardo fisso e stanco sulla strada, è chiaramente un uomo che avrà ancora molto da dare nella vita. E lo avrebbe anche potuto risparmiare nel caso avesse avuto il coraggio di consegnarmi il cuore di chi gli era a fianco. Michael Hebner. Finalmente gli avrebbe prelevato il sangue dalle vene e ne avrebbe offerto a tutti i suoi compagni che, schiumanti di rabbia, erano ancora lì.

Non mi hai ancora detto perché la stai cercando, McAllister “
La monotona voce spenta di Michael Hebner era qualcosa di assolutamente fastidioso. Ma, al tempo stesso, quella stessa voce che detestava sarebbe stata l’unica arma che le avrebbe fatto capire quanto di rabbia si sarebbe potuta ammaliare.

Perché tengo alla sua salute. Il resto della storia la sai, temo “
“ Dunque lo fai per il padre “

Lo faccio per lei “
Era sincero. Eppure, era abbastanza sicura che stava nascondendo qualcosa. Ma John McAllister, il più grande ufficiale degli ultimi venti anni, avrebbe saputo mentire anche davanti al più grande farabutto dell’intera galassia. E lei glielo riconosceva. Ad un certo punto, si sentì toccare le spalle, non capiva chi fosse, qualcuno la stava spingendo via. La capsula si aprì, finalmente e lei cadde in avanti, perdendo l’equilibrio come una somara. L’aria gelida della notte invernale le stava penetrando nelle vene in modo insopportabile. Brividi in quantità industriali le percorrevano tutte le zone anatomiche del corpo mentre una fortissima emicrania unilaterale riprese a farle capire che, in qualche modo, era ancora viva. Viva, sì, ma paralizzata dal suo stesso dolore e congelata da quel freddo che sembrava sentire solo lei. Si sentiva soltanto un ammasso di ghiaccio, niente di più, niente di meno. Eppure, nel profondo del suo cuore, riusciva a captare quella felicità che finalmente aveva preso piede come mai le era successo nella vita. Gli esseri, intanto, si erano dileguati come se fosse riuscita ad allontanarli per qualche stranissima ragione. E rimase lì, ferma, immobile, gelata dal suo stesso dolore atroce che non terminava di cessare.

Almeno finché non avesse deciso di cedervi. Una volta per tutte.
 
 
 
17
 
Lo avevano preso quei maledetti stronzi. Durante il combattimento aveva appreso poco o nulla ma non era questa la cosa più importante. La cosa che, invece, lo aveva lasciato senza fiato era data dal fatto come i mostri non fossero tutti dei completi idioti (o quasi) come quelli che aveva incontrato fino ad allora. Ed il dottor Winkle ne era il perfetto esempio. IL dolore alla caviglia era pressoché sparito ma oramai non era più un fattore che gli andava a genio ricordare visto che, ammanettato dalle mani ai piedi, vide ciò che non avrebbe mai pensato di vedere. Ma a quel punto non avrebbe proprio escluso più niente.
E’ questo il laboratorio sotterraneo di cui tutti parlavano a New York, Winkle? “
Il dottor Winkle, o quel che ne rimaneva, non rispose né gli ricambiò alcuna occhiata. Tuttavia, aveva compreso le sue parole e, facendo un altro paio di passi verso un’ ascensore, sorrise e si voltò verso di lui, un sorriso però che non era per niente umano. Il suo volto, dominato da una serie infinita di cicatrici che l’attraversavano in tutto il suo spessore, non era affatto più quello di un uomo come lui e come tutti gli altri presenti in quella stessa struttura. E le sue parole erano gelide lame taglienti che avrebbero raffreddato qualunque ambiente avessero percorso.

Ne hanno parlato troppo al dipartimento di New York e, sinceramente, era una cosa che non avevo molto apprezzato. Ma come ben sai, ero solo secondo a quel figlio di una troia di Norton. A proposito, sai cosa gli è successo? “
Alan non fiatò, il cuore in gola al solo ascoltare quelle parole così forti.
Lo hanno ammazzato i suoi stessi esperimenti. Ed ha pensato bene di venire qui a farne uccidere qualcuno. “
“ Ovvero? Chi è questo qualcuno? “
Salomon Norton. Sì. Lo aveva letto poco prima nel diario della donna uccisa, l’agente del dipartimento di New York, Ingrid Hoffman e tutto tornava a galla. Ma che significava che i suoi stessi esperimenti lo avevano ucciso?

Sa, Alan Jackson, lei mi è sempre piaciuto. Anche prima, in sala monitor, devo ammetterlo, mi stava quasi facendo fuori. Purtroppo per lei questa sua storiella di salvare il mondo non vedrà l’alba del prossimo giorno. Perché da domani non esisterà più questo mondo e lei ne dovrà essere consapevole “
Nel frattempo, dopo circa un paio di minuti di viaggio, l’ascensore si era fermata. Saranno scesi sì e no una decina di piani, il che vuol dire che niente e nessuno l’avrebbe potuto salvare. E, molto probabilmente, non avrebbe visto neanche la fine del mondo. Almeno non dal vivo, stando lì sotto rintanato come un vigliacco. O forse non l’avrebbe vista perché l’avrebbero ucciso, semplice.

Ci siamo, si prepari, Jackson, non credo che le piacerà “
La porta automatica davanti ai loro occhi lasciò spazio ad una delle visioni più orribili che il dottore poté mai pensare di vedere. Dal vivo, per giunta. Davanti ai suoi occhi migliaia di esseri di tutte le specie, dagli animali più feroci a quelli più mansueti, da feti a persone adulti, da bambini ad anziani. Tutti disposti all’interno di migliaia e migliaia di capsule. Alan non ce la faceva a parlare, anche perché non avrebbe potuto dire niente che potesse risolvere la soluzione.

Sono vivi, li manteniamo in vita, può star tranquillo se è questo che teme. “
“ Vivi o no siete dei maniaci assassini “

Lo disse a bassa voce ma Winkle riuscì a sentire anche quello. Eppure, sorrise come se alla fin fine se lo aspettasse.
Ha ragione sul fatto che siamo dei maniaci ma può star certo che non siamo assassini. Noi il mondo lo stiamo salvando. Gli stiamo dando una nuova linfa vitale cosa che aveva oramai perso da tempo “
Quel gran bastardo neanche sapeva cosa stava dicendo. Farneticava a più non posso, era un pazzo folle maniaco del cazzo!! Se solo ne avesse avuto l’opportunità lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani.

Oh, non lo farà, signor Jackson anche su questo può starne certo “
Non credeva che gli avesse letto nella mente ma di certo il suo volto rappresentava un libro apertissimo che tutti avrebbero saputo leggere. Non ci riusciva, non riusciva minimamente a credere che quell’uomo stesse effettivamente dicendo quelle cose. Non era in sé, non poteva essere un dottore, no, quell’uomo stava rendendo questo pianeta ancora più pericoloso di quanto già non lo fosse normalmente.

Perché tutti questi pensieri negativi, Jackson? Andiamo, non le ho ancora spiegato la parte bella e lei già giunge a facili conclusioni? “
Gli avrebbe voluto dire che tutti quegli esseri rinchiusi all’interno di quelle capsule non erano mostri come lui ma di certo questo non avrebbe migliorato la situazione.

“  Non sono l’unico a gestire l’intera faccenda, signor Jackson. Ci sono una serie di signori oltre quella porta che la stanno aspettando. “
Alan si fermò, titubante, a pochi passi da quella porta in metallo che gli avrebbe probabilmente dato quasi tutte le risposte. Per un attimo credette si trattasse solo di un sogno ma di nuovo quel terribile mal di testa riprese a controllargli la mente.

Lo vedi, la tua mente è soggetta ad una serie di fenomeni psichici troppo grandi da poter essere sostenuti. Se continua così, prima o poi, un bell’ictus non glielo toglierà nessuno. Lei fuma, non è vero, signor Jackson? E so anche che è un bevitore incallito. E che sua madre soffriva di cuore “
Ora basta!! No, non poteva pensare a sua madre in quel momento. E come faceva a saperlo? Sapeva tutto di lui o cosa???
“ Io so tutto di lei, signor Jackson. Abbiamo anche lavorato insieme, in passato ma ovviamente lei non lo ricorda perché non mi ha mai considerato un suo pari. Ma questo non avrà più importanza perché ho intenzione di renderla partecipe di tutto quello che NOI stiamo facendo. “
“ Voi chi? “
Winkle, mostrando sempre un falsissimo sorriso, gli si avvicinò silenziosamente sussurrandogli con un filo di voce.

Vuole che apra questa porta? “
La apra “
E lo disse, finalmente, con grande convinzione. Aveva una matta paura di scoprire chi ci fosse dietro ma McAllister, probabilmente, era uno di loro. Quel gran figlio di una buona donna!!!!
 
18
 
 
Chi l’avrebbe mai detto che durante la fine del mondo quei due mondi opposti della galassia avrebbero fatto carte false pur di stringere un’alleanza? Michael Hebner e John McAllister, in un modo o nell’altro, avevano raggiunto le fogne e, con grande sorpresa dell’ufficiale, erano riusciti a superare tanti di quei mostri senza neanche premere il grilletto.
Chi erano quei tizi? Perché vogliono farci fuori?”
L’ufficiale sospirò un paio di volte controllando per bene ogni angolo della via che stavano attraversando prima di rispondere a bassa voce.

Gente pagata per far fuori ogni testimone possibile. Compreso te, Hebner. A quanto pare ne sai anche meno di me “
Michael strinse i pugni consapevole del fatto che effettivamente tutti gli altri erano spariti lasciandolo nel balordone più totale senza alcuna difesa. Avrebbero pagato. TUTTI QUANTI DALLA A ALLA Z.

Quante volte ci sei venuto qui sotto? “
Un rumore. Una porta che si chiudeva. Erano vicini all’ingresso principale ma di certo non sarebbe stato così folle. Eppure, doveva sfruttare l’ignoranza dell’ufficiale a tal riguardo. Doveva creare un piano talmente diabolico che nessuno avrebbe sospettato della sua colpevolezza. Aveva le carte ed il sangue freddo per poterlo fare.
Abbastanza da poterti dire che ci sono due ingressi. Uno sicuramente più pericoloso dell’altro. Questa via ci condurrà in quello principale e, quindi, … “
“ Quello peggiore, direi “

Esattamente. John stava sorridendo ma Hebner non riusciva a decifrare niente del suo linguaggio, quell’uomo era davvero astuto anche se stavolta Hebner gli avrebbe fatto mangiare tanta di quella polvere.
Mi vuoi far credere che l’altra strada dunque sia la meno pericolosa? “
“ Perché dovrei mentirti? Siamo sulla stessa lunghezza d’onda a quanto pare, no? Vogliamo la stessa cosa “
Eccolo lì, lo sguardo che voleva da McAllister, lo sguardo di chi sapeva sempre tutto, lo sguardo di sfida tipico di uno che ne aveva viste di cotte e di crude.

Perché non facciamo il contrario? Perché non la prendi te l’altra strada? “
Era fatta. Aveva abboccato, che pesce lesso!! McAllister, con Michael Hebner non te la caverai mai!!!

I-io non so se voglio fare il contrario. Insomma, le ho detto che questa è la via principale ed è la più p-pericolosa “
Ha mica paura, signor Hebner? “
Michael sudava letteralmente freddo e schiumava di paura da tutti i pori. O perlomeno, così avrebbe dovuto dimostrare fino a che non si sarebbero divisi per prendere due strade totalmente diverse. McAllister non poteva essere della partita, no, anzi, lui faceva parte dei cosiddetti “buoni”, pertanto lo avrebbe messo in trappola e i piani superiori lo avrebbero nominato come “salvatore della patria”. Dopodiché avrebbe dato fuoco a tutto e a tutti e sarebbe fuggito consapevole comunque di aver compiuto un vero e proprio massacro a fin di bene. Dal momento in cui si era lasciato con McAllister, aveva capito di aver escogitato un piano perfetto. L’ufficiale, nonostante la sua immensa esperienza, sarebbe stato presto individuato e gli avrebbero preso lo scalpo un po’ come gli indiani d’america in passato in segno di trionfo. E tutti avrebbero osannato Michael Hebner come l’unico vero salvatore. Inoltre, compiendo quella mossa strategica, avrebbe messo tutti alle calcagna di McAllister permettendogli così di avere un più facile accesso verso il nucleo del laboratorio dove avrebbe incontrato i pezzi grossi. Al diavolo Dana Taylor e chicchessia, avrebbe salvata la pellaccia e quella era la cosa più importante!! Non sarebbe fuggito, no, perché aveva la possibilità di prendere due piccioni con una fava e, quindi, non avrebbe potuto non sfruttare un’occasione del genere. A breve avrebbe incontrato un piccolo elevatore nascosto da una porta celata dietro un ammasso di pietre. Per tutti, un vicolo cieco. Non per chi sapeva, ovviamente. Non per uno come lui. Dopo esser riuscito a spostare un paio di massi, eccola lì una piccola porta nera dominata da un enorme cartello nella parte superiore che recitava “ VIETATO OLTREPASSARE “ accompagnato dal simbolo biozahard. Be’, lui di certo può, ora più che mai. Richiuse la porta alle sue spalle ed attivò il minuscolo elevatore che di solito veniva utilizzato come alternativa al principale senza alcuna funzione specifica. Più l’elevatore scendeva nelle tenebre più adorava il fatto che sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe messo piede in un luogo simile. Appena l’elevatore si fermò si ricordò perfettamente dove si trovava. Un piccolo magazzino dove di solito trascorreva del tempo con un certo Bill Edmond che di certo non dirà niente a nessuno ma che in realtà ne sapeva una più del diavolo. Una volta lo avevano incastrato con le tipiche mani nel sacco in quanto era stato accusato di rubare delle merci dal magazzino quando invece, in un modo o nell’altro, con qualcuno dei suoi stratagemmi, era riuscito a far ricadere la colpa su un suo collega di reparto, il signor Gordon. Chissà cosa sarebbe accaduto se lo avesse rincontrato. Sperando solo che non l’avrebbe ammazzato con le chiacchiere, si rese conto che quel magazzino, per la prima volta in assoluto, gli sembrava davvero troppo silenzioso per quelle che erano le sue aspettative. Non che ci lavorassero in tanti ma di solito …

FERMO!!!!!! “
Non aveva finito di riflettere perbene sulle grandi capacità di Billy di saper prevedere il pericolo ed eccolo lì, in divisa da lavoratore, una lunga divisa bianca imbrattata da una quantità industriale di polveri di vario genere ed un paio di jeans così stretti che difficilmente non gli avrebbero lasciato dei segni indelebili al livello degli arti inferiori.

Non si riconoscono gli amici, Billy? “
Lo riconobbe all’istante ma, nonostante i loro ottimi rapporti, non volle abbassare l’arma. Una pistola semiautomatica, a quanto sembrava.

Da quando in qua porti delle armi in magazzino, Billy? “
Da quando è iniziata la fine del mondo. Ora dimmi perché sei qui e cos’è che vuoi “
“ Sei talmente furbo che dovresti saperlo “

Edmond non fiatò, restò in silenzio per qualche istante prima di avvicinarsi e ripetere la medesima domanda come un robot. Non aveva altra scelta. Con un gesto improvviso, Michael Hebner si fece cadere al suolo afferrando la caviglia del tizio e portandolo giù mettendolo con le spalle al muro.
Uccidimi!!! “
Che cosa?? Gli occhi di Billy iniziarono a scintillare di una luce diversa dal solito. Non poteva essere umano. Persino la sua stessa pelle, sembrava quasi sfilarsi di dosso, come se fosse finta, come se qualcuno l’avesse messa al posto di quella vera. Peccato che non gli avrebbe potuto chiedere nient’altro visto che uno sparo privò Edmond della vita, o di quel che ne rimaneva. Una porta, a qualche metro di distanza, si era aperto e un paio di agenti di sicurezza del laboratorio aveva appena effettuato il loro ingresso sparando un colpo ben calibrato nella fronte del poveraccio.
Agente McDonald qui magazzino Ovest. Billy Edmond è stato eliminato. A quanto pare la recluta Edmond non aveva molta esperienza e forza muscolare il che l’ha condotto alla sconfitta. In compenso abbiamo con noi l’uomo che sta cercando più di tutti, dottore … Michael Hebner è appena arrivato “
Cosa significava tutto quello? Chi lo stava cercando? Chi lo spiava???
Doveva essere quel John McAllister, era lui. Non aveva dubbi. Si era fatto fregare. Di nuovo.
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Finalmente aprì gli occhi e ciò che vide fu il volto di un uomo che aveva già avuto la sfortuna di conoscere.
Stia calma, signora Taylor, credo che il suo bel faccino non avrà bisogno di ulteriori modifiche, specialmente dopo quello che il dottor Winkle ha in serbo per lei. “
Quel gran bastardo era lì!! Oliver o qualunque fosse il suo vero nome aveva come l’impressione che, a differenza sua, non aveva affatto paura di quel posto e di ciò che lo circondava.

Davvero un’ottima prova contro quella bestiolina tutto pepe ma devo ammettere che mi aspettavo di meglio da una tosta come lei. Il dottor Winkle mi ha appena riferito che ha avuto un contrattempo il che significa che abbiamo qualche secondo per noi due. So che è difficile parlare da dentro quella stramaledetta capsula ma si fidi del sottoscritto: nessuno conosce quella sensazione più di me. “
A dire il vero c’era un non so che di diverso nelle sue parole rispetto all’Oliver che aveva conosciuto qualche ora prima. Si sentiva stanca, in parte colpita ancora da quella fortissima emicrania, in parte addolorata per la perdita di Alan Jackson.
Che cos’è che volete da me??? Non vi conosco e non so che ci faccio qui “
“ Andiamo, lo sanno tutti coloro che ci sono passati. Come il sottoscritto anche lei sa che cosa significhino quei sogni. Perché la verità è che lei vorrebbe essere come tutti quegli esseri lì fuori, privi di ogni emozione, finalmente liberi di conoscere il mondo per come è stato costruito. Nessun divieto, nessun capo, nessun ordine. Solo lei e il mondo esterno. Nessuna società che le impone le cose, nessun forte mal di testa e nessun AMORE PERDUTO “

Le ultime due parole le rimbombarono così forte che dovette prendersi una pausa per rispondere cercando di scindere bene le parole.
Avete intenzione di trasformarmi??? SIETE DEI PAZZI ASSASSINI!! “
Oliver la guardò come se avesse appena detto una banalità pazzesca.

Sei davvero ridicola, non lo sai? Ti renderemo più forte di quanto tu non lo sia mai stata e un giorno, forse, da un angolo remoto del tuo cervello ci ringrazierai. Ma sai, non devi preoccuparti perché sei in mezzo al mondo al momento, proprio come in un limbo. Non sai dove e per chi schierarti proprio come un’ignava, vorresti accettare per sentirti finalmente libera ma al tempo stesso ti porti dietro delle catene che ti legheranno per il resto della tua esistenza. Non è forse il tempo di liberarci da quelle catene per poi volare una volta per tutte, Dana? “
No, non doveva credergli assolutamente. Quello a cui aveva appena assistito era solamente un fottutissimo incubo, nient’altro, non era la VERA LEI.
Se ti ritieni uno spirito libero allora perché esegui gli ordini di qualcun altro? “
Oliver sembrava però avere le risposte sempre a tutto.
Ciò che facevo dall’esterno può sembrarti un ordine ma per me è come un consiglio che un padre può far al proprio figlio. Mi hanno consigliato che catturarti sarebbe stato importante per l’evoluzione della nostra esistenza ed io ho rispettato solo quanto consigliato. “
Che cosa volete farmi??? Se mi uccidete saranno tutti qui e vi uccideranno!! “
Oliver prese a ridere come se gli stessero facendo il solletico.

Oh ma certo perché Dana Taylor è diventata così importante che ora tutti pensano a lei. Dana, ascoltami, so bene cosa significhi cambiare, lo so, ne sono stato consapevole anch’io, fidati. Ma il vero motivo per il quale ti uccideremo è perché vogliamo renderti una persona migliore “
“ E quindi uccidermi sarebbe una cosa positiva??? “
“ Ucciderti per poi farti rinascere. Sì. E’ l’unica via “

E ALLORA FATELO SUBITO!! “
Non sapeva cosa le stesse prendendo. Diede un paio di botte alla capsula che, però, neanche si mosse. Era intrappolata. Forse era quello il modo tramite il quale l’avrebbero uccisa. O forse no.

Non puoi uscire perciò ti consiglio, da fratello a sorella, di non tentare di ucciderti da sola. Sarebbe una morte troppo poco orgogliosa per una come te. Sarà il dottor Winkle a fare ciò che avresti dovuto fare da tempo “
Non riusciva a non pensare al fatto che il dottor Winkle fosse proprio il medico di fiducia di quel gran bastardo di Michael Hebner. E dunque anche il venditore di sogni doveva far parte necessariamente della partita. Probabilmente era lì, da qualche parte, a giocare a poker con i pezzi forti di quell’organizzazione o a dormirsela della grossa prima del suo grande finale. L’avevano messa in trappola. Poi, però, si rese conto che non doveva dare niente per perduto. Alan Jackson era lì, ne era certa e prima o poi l’avrebbe salvata.

Ora si riposi, Dana, perché la trasformazione sarà abbastanza dolorosa. Più del previsto. “
“ Dov’è Winkle? Perché non posso parlare direttamente a lui?”

Oliver non fiatò, quasi sorpreso da questa sua richiesta.
Non credo che siano affari suoi. Per il momento non è qui e questo tanto basta. Non importa dove sia il dottorino anche perché se mi vedesse qui di certo non approverebbe“
A quelle parole la poliziotta ne dedusse che tra i due non scorreva buon sangue.
E perché mai? Non fate parte della stessa organizzazione? “
Oliver si voltò con durezza verso la ragazza e sbatté il pugno un paio di volte sul vetro della capsula provocando un rumore assordante che durò una decina di secondi. Tagli abbastanza profondi sulle nocche della sua mano destra erano nettamente visibili ma lo sguardo del killer non mutò neanche per un fottuto secondo. Carico d’ira, d’odio, di crudeltà e di un male che non aveva mai visto prima d’ora.
Cosa ti rende così speciale da venire qui e parlarmi da solo, Oliver??? Secondo me non hai proprio un cazzo da mostrare, sei proprio come tutti gli altri, un inutile pezzo di merda!!! “
L’agente della SRU tentò in tutti i modi di resistere ad un’ira che si faceva sempre più largo finché però l’inevitabile accadde. Il suo pugno, ancora una volta, colpì la parete della capsula che, fino a quel momento, appariva praticamente indistruttibile ma che, a quell’ennesimo e devastante colpo, aveva ceduto gran parte della sua integrità.

Che cosa ho fatto, cazzo, cazzo, cazzo!! Devo calmarmi, devo calmarmi!! “
Non fece in tempo a finire la frase che un’ allarme di pericolo immediato risuonò in tutta l’area. Una pattuglia di agenti con una divisa a lei sconosciuta fecero irruzione laddove oramai Dana Taylor era all’esterno della capsula.
Al mio tre, fate fuoco !!! “
“ No, Winkle ha detto che non potete farlo !! “
“ Uno … “
“ Non potete ucciderla!!! “
“ Due … “
“ State commettendo un errore, non potete farlo così … “
Chissene. Tanto l’avrebbero uccisa comunque. Si sentì una raffica di proiettili partire alla velocità della luce da quella serie di mitragliette. I proiettili, tuttavia, non si conficcarono nella pellaccia di Dana Taylor, bensì in quella di Oliver che, affranto dall’incredibile dolore provocatogli, fiotti di sangue fuoriuscenti dalla bocca e dal naso, cadde in avanti, privo di alcun segno vitale. Anche l’ultimo membro della SRU era stato fatto fuori. Eliminato dagli uomini del dottor Winkle stesso. E per la prima volta non provò alcun tipo di compassione nei confronti di quel bastardo.

FOTTITI, POLLASTRELLO “
 
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Quella porta però non venne più aperta perché proprio in quel momento un’ allarme scattò in tutto il laboratorio facendo, per la prima volta, infuriare a mille il dottor Winkle. Qualcuno gli era andato storto, qualcosa che, forse, avrebbe salvato la pelle a Jackson.
Che succede?”
Prima che potessi ottenere alcuna risposta, ecco decine e decine di uomini della sicurezza sfrecciarono verso un’area ignota del laboratorio, laddove, molto probabilmente, era avvenuto il fatto. Che ci fosse dietro qualcosa che avesse a che fare con lui? Gli rimanevano due strade, o aprire la porta e scoprire chi ci fosse dietro a tutto quello o seguire il resto della marmaglia. Prima che però potesse dire o pensare solamente qualcosa vide altri uomini andare nella direzione opposta a quella dell’allarme. Che ci fossero due pericoli allo stesso momento? Di certo qualcun altro, uno dei buoni, tanto per intenderci, era lì. Forse addirittura l’esercito. Forse il governo stesso. Forse …

Ma chi “
Vide qualcosa o forse qualcuno muoversi dietro una porta semiaperta. Ne era certo, doveva essere qualcuno che avrebbe preferito mantenere celata la propria identità. Provò a seguirlo per qualche istante ma poi capì di aver perso le tracce del misterioso individuo. Poi sentì degli spari provenire contemporaneamente da due diverse strutture del laboratorio e vide che Winkle non c’era più. Winkle o no, avrebbe preso una decisione. Sarebbe entrato in quella stramaledetta porta ed avrebbe scoperto chi si fosse celato dietro. Una certa vocina gli suggerì che probabilmente dopo tutto quel baccano i grossi capi dell’organizzazione se l’erano data a gambe levate o forse si erano nascosti da qualche altra parte ma doveva comunque tentare. Chiuse gli occhi, afferrò la maniglia e spalancò senza ulteriori indugi la porta che gli parava da troppo tempo di fronte.

Signor Jackson, che piacere vederla. La stavamo giusto aspettando “
Di fronte a lui c’era l’inferno. Si era aspettato di vedere un lunghissimo tavolo di legno con una moltitudine di individui in giacca e cravatta; al contrario, l’unica poltrona che vide fu quella sulla quale era seduto qualcuno. Gli intravedeva le scarpe, di un tessuto alquanto vellutato, scarpe di una certa eleganza. Ma questo ovviamente non era niente in confronto a quanto Alan avrebbe potuto notare in quell’enorme sala. Sulle altissime pareti bianche, imbrattate di sangue umano, erano stati appesi uno ad uno, l’uno vicino all’altro, una sfilza infinita di cadaveri, appesi come carne da macello. Ne aveva viste di cose orribili ma probabilmente quella le batteva tutte. Chiunque ci fosse dietro quella poltrona probabilmente avrebbe saputo dargli tutte le risposte.

Spero che l’atmosfera di questa sala le sia di gradimento. Ci ho messo tanto di quell’impegno, sa? Come il vostro impegno nell’aiutare quei bambini bisognosi in Nuova Guinea. Lo stesso identico e giusto impegno. Come vede, siamo persone dello stesso calibro, signor Jackson “
Il cuore in gola, le mani tremanti e le ginocchia semiflesse pronte a non essere più in grado di sorreggere il resto del corpo, Alan non disse una parola, esterrefatto da quella che avrebbe definito come l’esatta collocazione per il più terribile finale di una serie tv horror.

So che vorreste conoscere la mia identità ma sarebbe meglio che prima non gridaste. Sa, non amo il chiasso, non amo il rumore delle città o quello delle sparatorie. Non apprezzo, generalmente, chi alza troppo il tono della propria voce per inutili quisquilie. Sì, ho sentito che c’è qualcosa che, come sempre, è andato storto ma la vita lì fuori mi è andata storta da quando ho avuto mia figlia tra le braccia. Sapevo che, un giorno o l’altro, sarebbe finita così. Lo sapevo e me ne sono fatto una ragione di vita. Dovevo costruire tutto questo affinché mia figlia potesse sopravvivere. Sì, magari in un mondo diverso dal solito, questo sì ma comunque in un mondo dove nessuno l’avrebbe derisa per quello che sarebbe diventata. Ho dovuto contattare i migliori medici del globo terrestre per questa faccenda così come molti altri genitori hanno fatto. Ci siamo riuniti tutti assieme, abbiamo mobilitato per anni masse su masse per trovare una cura, un metodo per difenderci da quella che rappresenta la nostra involuzione. Lo dovevamo fare. Tutte queste persone … “
Probabilmente alluse a tutti quei poveri disgraziati appesi come salami.

“ … Non sono solo delle vittime, no, loro sono stati degli esempi …”
“ Sono state le vostre cavie, altro che esempi!! “

Alan non riusciva a sopportare più le parole di quel falso predicatore. Sì, sarà anche un ottimo oratore ma ne aveva abbastanza di ascoltare quelle scemenze.
Sì, può darsi, ma questa gente sapeva a cosa sarebbe andata incontro. I loro figli sono con noi, in questa struttura e sono tutt’ora vivi, grazie a quello che il dottor Winkle ed altri esperti scienziati stanno compiendo. Qualcosa di miracoloso. Ma, lei, dottor Jackson, lei sa bene di cosa sto parlando “
“ Lei deve aver completamente perso il senno. Non è il padrone del mondo per obbligarmi a sentire queste stronzate “
“ Dana Taylor è una stronzata per lei? “
Il cuore gli balzò di nuovo in gola e, per la prima volta in assoluto, la situazione lo incuriosiva parecchio, molto più di prima.

Dov’è Dana? Cosa volete da lei? “
Finalmente l’uomo fece roteare la poltrona girevole permettendo ad Alan Jackson di conoscere l’identità dell’uomo che aveva di fronte. E quel che vide fu un qualcosa che, forse, non avrebbe mai voluto vedere prima d’ora.

Lei … No, lei no “
Lo aveva conosciuto anni fa. All’epoca era un tipo complessivamente sorridente, uno di quelli che ti stava simpatico solo a guardarlo, uno di quelli che non avresti scambiato con nessun altro, lo sguardo di un giovanotto al posto di quello di un anziano, due occhi celesti privi di alcun dolore e di una gioia immensa, le mani sporche di fango sì ma vere e senza rughe così come i suoi capelli. All’epoca li portava legati a coda di cavallo. Ora, invece, erano letteralmente sparpagliati da una parte all’altra, come se il tempo gli avesse impedito di curarli.

Sono io, Alan Jackson. Ne è passato di tempo “
Non aveva più dubbi. Era lui.
Soltanto lei può dirle quale sarebbe il futuro migliore per mia figlia “
“ Lei è pazzo “
“ Lascia che le ponga una domanda: sarebbe disposto a vedere sua figlia anche dopo la morte? “
Alan non rispose. Se da una parte forse non aveva tutti i torti dall’altra rifletté su quanti altri morti ci sarebbero stati in quell’apocalisse. Nessuno sarebbe sopravvissuto.

E’ sempre stata malata, signor Jackson. Inizialmente, quand’era piccola ce ne siamo occupati per bene io e mia moglie Florida, siamo riusciti a gestire il suo stress emotivo e la sua rabbia nel migliori dei modi. L’educazione perfetta per una ragazza speciale come lei. Ma poi negli ultimi anni diciamo che la situazione ha preso il sopravvento. Il guaio è che qualcosa ci è andato storto durante gli esperimenti. Alcuni dei nostri scienziati, a nostra insaputa, erano stati infettati in qualche modo ed abbiamo dovuto evacuare altre basi per permettere che il virus non contagiasse il resto della nostra equipe “
Un momento. Mi vuole dire che lei non sa chi possa essere stato a permettere una fuoriuscita del virus? “
“ Chiunque li abbia infettati di certo non è uno che ha il mio stesso obiettivo. Ma sinceramente al momento non è la mia priorità. E la sua quale sarebbe? “
Avrebbe voluto dirle che era un pazzo e che aveva commesso l’errore più grande della sua vita. Ma non poteva farlo. Non al padre della ragazza che aveva sempre amato.

Non al grande comandante delle forze armate di Red Hills, Charles Taylor.
 
21
 
L’allarme gli aveva distratti ed Hebner li aveva fatti fuori in un battibaleno. Un colpo da maestro, un colpo da campione, si continuava a ripetere, sorridendo di fronte a quello stronzo di Billy Edmond.
Se solo mi avessi ascoltato “
Senza però pensare al fatto che forse quello non era più quel Billy Edmond che aveva conosciuto, Hebner capì che qualcosa di grosso aveva appena avuto luogo,  esattamente dal lato opposto della struttura fognaria. Sapeva dove sarebbe dovuto andare. Doveva trovare quel vecchio bastardo, gli avrebbe fatto trovare un pesce troppo ghiotto anche per lui e, finalmente, avrebbe conquistato la fiducia di tutti quanti i presenti. Dopodiché, avrebbe fatto saltare in aria tutto.

Bene, la password è una cavolata “
Era facile. L’aveva sempre saputa. L’aveva. Ecco fatto. Quel passaggio, quello short cut, gli avrebbe permesso di tagliare risparmiando perlomeno un paio di minuti. Sentì altri spari provenire dalla medesima zona e delle urla a dir poco agghiaccianti. Urla di terrore. In cuor suo, sperò che avessero catturato quel pezzo di merda di McAllister. Ma ciò che vide fu qualcosa che non avrebbe mai creduto possibile. Un branco di soldati del dipartimento di New York erano stati sparpagliati ed ammassati l’un sull’altro. Ma ciò che vide qualche secondo dopo fu ancora più terrificante di quanto non avesse già potuto vedere con degli occhi che, a quel punto, avrebbero fatto fatica a non capire.

Si è trasformata, MIO DIO!!! “
Dana Taylor era lì, bucherellata da una parte all’altro, come se fosse stata oggetto di un vero e proprio tiro al bersaglio. Peccato che, nonostante l’avessero colpita più e più volte, lei era lì. Ma non era come tutti gli altri. Il parassita nella sua enorme cavità orale era molto più grande degli altri e, allo stesso tempo, sembrava anche molto più aggressivo. Poi, quest’ultimo si ritirò nella sua “tana” permettendo a Dana Taylor di riprendere fiato. Quella stronzetta doveva morire prima, non meritava quel trattamento specifico. Se solo i piani alti non avessero intuito che il principale problema non era tutto quello che stava accadendo. Avrebbero dovuto capire chi c’era dietro a tutto quello. Dana, o quel che ne rimaneva, volse lo sguardo verso il venditore di sogni che, stavolta, venne raggiunto da un brivido che, senza pietà, gli attraversò con estrema intensità tutta la schiena. Si sentiva letteralmente gelare le vene, aveva paura, terrore. Almeno da una parte. Dall’altra, al contrario, gli era indifferente perché Michael Hebner non aveva mai provato pietà per nessun essere umano e quella sicuramente non sarebbe affatto stata un’eccezione.
Fatti avanti, bastarda “
Fucile in mano, sguardo di sfida, Michael Hebner aspettava che tutto quello potesse avere una bella fine. Ma prima che potesse far fuoco, sentì che qualcuno gli era alle spalle, pronto a far fuoco ad ogni minimo movimento.
Sei stato molto bravo a portarmi dove volevo, Hebner. Ma il tuo compito termina qui “
Era la voce di McAllister. QUEL GRAN BASTARDO LO AVEVA FOTTUTO!!! AVEVA FOTTUTI TUTTI!! C’era una vena di pazzia nella sua gelida e fredda voce, come se qualcuno gli avesse spento l’interruttore “ EMOZIONI “.

Cos’è che vuoi??? “
E rise. Era la prima volta che un ufficiale come lui lo metteva letteralmente alle strette. L’unica cosa che lo accomunava all’altra versione di McAllister era data dalla sua sicurezza. Non sembrava temere nulla. Confidava sempre al massimo nelle sue capacità. Anche quella volta.

Non credi che invece di pensare a me dovresti pensare a lei??? “
Ma McAllister non disse nulla. Sentiva la canna della sua pistola sempre più contro la sua tempia, pronta ad esplodere da un momento all’altro.
E va bene, allora sei talmente cieco che non ti accorgi che quel mostro potrebbe attaccarci da un momento all’altro. “
E perché dovrebbe attaccare il sottoscritto? Dopotutto io non le ho fatto proprio niente. E tu, invece? “
Neanche il tempo di rispondere che qualcosa, o forse, qualcuno atterrò proprio a pochi passi da lui. E neanche il tempo di voltarsi che McAllister veniva sbalzato da una parte all’altra dell’area con tanto di delicatezza da uno di quei mostriciattoli. Non riusciva a capire perché l’aveva salvato. Non riusciva proprio a capirlo. Afferrò di nuovo il fucile e lo puntò contro il mostro. Stava per premere il grilletto quando capì di non poterlo fare. No. Non poteva essere arrivato fin lì. Non era possibile.

Non vorrai uccidere il tuo medico di fiducia, Hebner “
Il dottor Winkle era proprio davanti ai suoi occhi. Incredibile. Una serie infinita di cicatrici gli percorrevano il volto come se avesse attraversato l’inferno, eppure era lì, impassibile come non mai. Come prima che tutto quello iniziò. Solo che ora era effettivamente un mostro.  
Lo so, sei rimasto esterrefatto da tutto questo. E dal mio aspetto. Ma devo ammettere che pensavo che sarebbe stato alquanto più facile. Eppure c’è sempre qualcuno che ci sfugge. Qualcuno che, finalmente, però ci ha raggiunti. “
IO? “
Hebner grondava sudore da ogni poro come se avesse corso a più non posso per migliaia di miglia.
Non te, Hebner “
Winkle chinò il capo per un paio di secondi per poi lanciare un’occhiataccia a McAllister. Lo stavano aspettando? Che strano modo, tuttavia, di accogliere le persone.

Dana Taylor è sotto la mia direzione perciò non ti farà niente, Hebner. Ovviamente a meno che non ti venga l’idea folle di attaccarla. E ti avverto, sarebbe totalmente inutile far incazzare una bestia del genere. “
Si avvicinò cautamente al corpo dell’ufficiale che, nel frattempo, stava riprendendo conoscenza. I suoi occhi, ora ridotti a due sottili fessure, raccontavano per la prima volta un uomo non più sicuro di sé. Un uomo che, finalmente, aveva una fottuta paura.
McAllister è troppo scomodo per tutti quanti voi? Perché non lo sono anch’io? “
Winkle, non prima di aver rifilato un calcione al ventre all’ufficiale, si voltò verso Hebner.

Non lo sai? Lui lavorava per noi. E FINALMENTE HO LE PROVE DI QUANTO ANDAVO DICENDO DA TEMPO. “
No!!! Un momento. Lavorava per loro??? Cioè … Erano dalla stessa parte??? No.

Vuoi dirmi che è la causa di tutto questo pandemonio? “
“ Voglio dire che questo bastardo ha impedito di raggiungere il più grande obiettivo che l’umanità abbia mai raggiunto. Il nostro scopo era di salvare il mondo, non di distruggerlo. Non ricordi cosa ti dissi una volta? “
Sì. Lo ricordava. Quelle parole gli erano rimaste impresse nella mente per così tanto tempo, come avrebbe potuto dimenticarsene così facilmente?

Siamo i buoni, coloro che non vengono visti bene dalle masse ma coloro che un giorno le salveranno dalla rabbia. NOI CURIAMO, NON DISTRUGGIAMO “
Esattamente. Esattamente. Ma questo bastardo ha fatto sì che tutto il nostro lavoro fosse nient’altro che uno stupido ricordo. E per cosa? Per farsi pubblicità. Oh, il grande McAllister avrebbe salvato di nuovo l’umanità!! Che idiozia “
Ora sì che aveva paura di Winkle. I suoi occhi, fuori dalle orbite, valevano più di mille parole. Ma poi vide solamente un bagliore che gli costrinse a chiudere gli occhi per un po’ di secondi. Non riusciva a vedere più nulla. Durò pochi istanti ma sembrò quasi un’eternità. E, quando gli riaprì, capì che al suolo non c’era più McAllister, bensì il suo fidato compagno di merende, il dottor Winkle.
Dana Taylor, finalmente, ne è passato di tempo “
 
 
22
 
 
Ne è passato così tanto che non avrebbe potuto esserci più lieto fine. Io e te. Da soli contro il mondo. Non ricordi quante volte te lo dicevo nella culla? “
Dana Taylor era di fronte ad un uomo che conosceva molto bene per la sua arguzia, la sua sicurezza e il suo senso dell’onore. Ora, invece, quell’individuo le apparse come un essere spregevole al quale non avrebbe dato un dollaro, neanche per elemosina.
Puoi attaccarmi, uccidermi, proprio come stava facendo il tuo caro dottore. Ma c’è una cosa che tuo padre ancora non ti ha detto e che mai ti svelerà perché non avrà mai il coraggio di farlo. “
Sentiva il parassita dentro di lei, lo riusciva a percepire. Se solo avesse dato l’ordine, se solo avesse avuto quel minimo di coraggio in più, non ci sarebbe stato più alcun McAllister.
Secondo te perché non hai così tanti ricordi di tuo padre? Perché credi che il grande Charles Taylor ti abbia sempre voluto con sé? “
“ Stai mentendo “
Ringhiò Dana, non concependo quell’uomo potesse ancora essere lì. Eppure, qualcosa la frenava, come se a tutto quel puzzle mancasse ancora qualcosa. In effetti, perché ricordava così poche cose di suo padre?

Sai perché io e tuo padre eravamo sempre insieme? Non c’era coppia di amici più spavalda della nostra, non c’era nessuno che conoscesse la parola amicizia più di noi due. Ma poi qualcosa si ruppe e sì, da quel momento, entrambi ti abbiamo continuato a mentire. “
Si fermò, cercando di capire se Dana era cosciente del fatto che forse tutto quello era vero. Il mostro notò qualcosa muoversi alle spalle di McAllister ma se ne fregò.

Perché dovrei crederti? Stai soltanto ritardando la tua morte, non lo vedi? “
“ E allora uccidimi ma ti prego di ascoltarmi prima che tu lo faccia. Non dovrai avere ripensamenti. “

Sì, se erano davvero le sue ultime volontà, lo avrebbe fatto con piacere. Il piacere di vedere un uomo del suo calibro ridotto ad un colabrodo a pochissimi attimi dalla sua scomparsa.
Io e tuo padre non eravamo le persone che credevi noi fossimo “
“ Perché vuoi continuare a parlare di mio padre anche in fin di vita? Non lo vedi? Stai solamente blaterando senza un senso “

PERCHE’ E’ TUO PADRE, DANA. IL TUO VERO PADRE “
L’incredibile affermazione provenne da una porta in metallo alle spalle dell’agente. E Charles Taylor era lì, gli occhi in preda ad un fiume di lacrime.
NON TI HA MENTITO. E’ TUO PADRE. Ed ora capisco il motivo per il quale ha fatto quello che doveva fare. “
Dana si bloccò, lo sguardo incredulo, di chi è stata offesa, derisa, umiliata per anni che si stava trasformando in qualcosa di orribile, in qualcosa che mai era stata prima d’ora. La sua vendetta avrebbe avuto luogo proprio lì, di fronte ad un Michael Hebner non proprio cosciente, ad un vecchio che le aveva mentito dalla sua nascita e di fronte a quello che avrebbe dovuto considerare sangue del suo sangue da sempre.

Non fare ciò che pensi, Dana, sei una donna migliore di tutto questo “
Qualcun altro era presente. Ma che bella rimpatriata!! Persino Alan Jackson era lì, con il suo solito tono di voce pacato, di chi sa sempre tutto. Eppure, quando era in obitorio frignava come un bebè. Erano tutti senza palle. Perché gliele avrebbe fatte ingoiare fino all’ultimo respiro. Li avrebbe uccisi tutti quanti, colpevoli o non. Per la primissima volta nella sua fottuta miserabile esistenza non avrebbe avuto paura delle considerazioni altrui.

Il dottor Winkle non sapeva niente di tutto questo “
Aggiunse Charles, in un mare di eterno dolore, incapace di fermare tutto quell’odio.
Avrei dovuto prevederlo prima che non era il tipo di persona con la quale avrei dovuto fare affari. Ha tradito la mia fiducia così quanto la tua, puoi fidarti. “
Se credete che qui quello cattivo sono io vi sbagliate proprio. “ La voce tremante di McAllister squillò al di sopra delle altre in un oceano di puro panico. “ Non lo vedi, Dana? Finalmente sei diventata libera del tuo corpo. Finalmente non devi più sottometterti a nessun altro. FINALMENTE, DANA. “
Era forse per quello che non l’aveva ucciso prima? Forse McAllister, il suo vero padre a quanto pare, la riusciva a comprendere? Ma tutto quello non avrebbe avuto senso perché sarebbero morti e lei non sarebbe stata l’oggetto del desiderio di nessuno dei presenti.
Come osi, John??? “
Osare??? E’ mia figlia!! “
“ Lo è mia così come lo è tua!! Sono ventisei anni che ci sono per lei, lo sai, non è vero?”

Charles non aveva torto ma neanche McAllister. Ma nessuno di loro sarebbe uscito vivo da quella stanza. Il parassita fremeva, non riusciva più a gestirlo, era come se stesse andando da tempo contro la sua stessa volontà. Era come se qualcuno gli avesse premuto l’interruttore di attaccare, di colpire, di mordere, di uccidere eppure lei si sforzava in ogni modo possibile ed inimmaginabile di resistere fino all’ultimo. Ma sentiva le proprio forze abbandonarsi al piacere della rabbia. Fu come liberarsi da un grosso peso. E lo liberò. Poi, una tremenda esplosione, un rombo che la colpì proprio al livello del parassita. Aveva riconosciuto lo sparo di un fucile e poi quell’esplosione. Nient’altro. Si ricordò di aver sbattuto la testa e di essersi addormentata tra le braccia di suo padre. Non importava se fossero quelle di Charles o quelle di John, l’importante sarebbe stato addormentarsi. PER SEMPRE.
 
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Alan Jackson venne sbalzato con estrema violenza contro la parete più vicina. La tremenda esplosione aveva appena creato un enorme cratere all’interno dell’area dal quale una miriade di tentacoli sbucarono fuori a dipingere un quadro a dir poco infernale.
Dana!!!!”
Gridò a squarciagola non appena realizzò che l’esplosione aveva perlopiù fatto saltare in aria quella creatura mostruosa che, nella vita di tutti i giorni, corrispondeva al nome di Dana Taylor, l’agente di polizia più in gamba che avesse mai conosciuto. Era una ragazza speciale, una ragazza che non avrebbe mai cambiata con nessun’altra e, per un attimo, gli tornò in mente quando i due si erano separati, quando Alan le aveva dichiarato apertamente quali fossero le sue intenzioni. No, in realtà non lo aveva mai fatto semplicemente perché era troppo insicuro di sé. Ed una domanda gli riaffiorò nella mente, in quella fottutaccia mente da strapazzo: sarebbe mai stato in grado di rendere felice quella ragazza? L’avrebbe mai resa felice?
Alan, mettiti al riparo!!! E portala via!! “
Non aveva più dubbi sul fatto che la sua maggior responsabilità consistesse nel trarla in salva. Dopotutto, non avrebbe più commesso lo stesso errore, stavolta non l’avrebbe lasciata andare, mostro o no, infetta o no. Non lo avrebbe mai potuto sopportare. Dana aveva gli occhi chiusi ma sapeva che da qualche parte era ancora sveglia, lo sentiva. Il suo polso cardiaco era assente ma sapeva che era viva. Così come sentiva che non fosse un mostro. O almeno, lo riusciva a percepire. Buoni o cattivi, si era stufato di tutta quella storia, avrebbe promesso a Dana che non l’avrebbe mai più lasciata. MAI PIU’.

Una scarica di proiettili, tuttavia, lo riportò al mondo reale, non quello dei pensieri e del buonismo, non quello dell’amore e del futuro, ma quello di un’alba che, molto probabilmente, non avrebbe mai avuto luogo per tutti loro.
Dove … Dove mi porti ? “
Lo chiese tutto d’un fiato come se ne avesse ancora in corpo. Ma Alan non voleva illudersi troppo e, soprattutto, Dana non doveva sprecare energie.

Non è il momento di parlare, Dana. Ti prometto che non ti accadrà nulla. “
Dana, caricata sulle sue spalle e più leggera che mai, sembrava un angelo caduto dal cielo, l’esatto opposto del “mostro” che aveva conosciuto qualche minuto prima. Ma glielo aveva promesso, l’avrebbe portata in salvo. Non poteva fuggire senza lei.
Non puoi fuggire … Non è quello il mio posto “
No, quello non era affatto il suo luogo!!!
Non ce la farai mai, ti sto soltanto rallentando … Porta … Il tuo culo … “
Ed esplose improvvisamente in un conato di vomito ematico. Uno, due, tre, quattro conati in rapida successione. Qualcosa, in lei, si era rotto e nessuno l’avrebbe mai più potuta salvare.
No, tu sta zitta che ci penso io !!! “
L’ascensore. Eccola lì. L’avrebbe tratta in salvo. L’avrebbe …
DOVE CREDI DI ANDARE, JACKSON?!!! “
Un momento. La voce di Michael Hebner fu come un macigno nello stomaco che interruppe i suoi bellicosi pensieri di mettersi in salvo. Michael, armato fino ai denti,sogghignava come se la pazzia lo avesse avvolto in ogni cm della sua pellaccia. Quell’uomo avrebbe avuto il merito di rimanere lì sotto, non lui!!!
E’ troppo tardi per poterla salvare. “
“ Non lo è “

Non parlo del suo stato di salute. “
Già, sapeva a cosa stesse alludendo. La sua minacciosa presenza sarebbe stata l’ultima cosa che sia Dana che Alan avrebbero vissuto.

E’ tempo di crepare, Alan Jackson “
Puntò il fucile verso i due fuggiaschi e, a denti stretti, aggiunse.
Non è più tempo per vedere le vostre brutte facce in giro “
Alan chiuse gli occhi, non tanto terrorizzato di perdere la sua di vita, ma quella della donna che aveva finalmente capito di amare. Ma nessuno sparo, niente di niente, se non quelle urla che gli penetrarono il cervello, quelle urla colme di terrore che gli fecero tornare quella cazzo di emicrania. Ma stavolta, la speranza gli venne in aiuto. Stavolta non avrebbe sofferto da solo.

Fermiiii!!!! “
Le urla di terrore di Michael Hebner sarebbero stata l’unica nota positiva in tutto quel pandemonio. Non  appena sarebbe salito in superficie, avrebbe riso della sua morte. L’avrebbe accolta con molto entusiasmo. Non avrebbe assistito alla sua morte poiché l’ascensore era appena arrivata a destinazione ma di certo avrebbe trascorso gli ultimi giorni della sua vita con Dana. Con la sua amata, in un mondo imperfetto forse, sì, ma un mondo imperfetto sarebbe equivalso ad un mondo reale. E di quello tutti avevano bisogno. Non importa dove e quando ma sarebbero fuggiti.
 
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Aveva lasciato quei due patetici stronzetti figli di una buona donna combattere e massacrarsi a vicenda, due corpi ammassati l’uno sull’altro quasi a formare una spirale infinita. Li aveva lasciati insultarsi perché Michael Hebner era un bastardo senza gloria che adorava quel genere di momenti e di certo, se non fosse per la fuga di quei due bamboccioni vigliacchi. Al diavolo, avrebbe voluto assistere al loro fantastico finale con tanto di lacrimucce e di coriandoli come in un’incantevole film romantico, ma qui le cose sarebbero precipitate a breve. Perciò, in poche parole, nessuno sarebbe sopravvissuto  alle pallottole del suo fucile. Nessuno. Tranne lui.
A quanto pare, Alan voleva fare il furbo persino in un’occasione come quella. Non gliene importava un fico secco cosa ci fosse tra i due e, francamente, non gli sarebbe neanche piaciuto vedere un finale di un “ Twilight Remixato”. Lo strafico dottore di Red Hills che si cagava nei pantaloni nel momento del bisogno, questo sarebbe stato il perfetto titolo per un suo eventuale romanzo. E l’unico protagonista sarebbe stato lui, Michael Hebner. Due piccioni con una fava. Li avrebbe uccisi all’istante.
Hey, cosa … “
Alan Jackson era sul punto di crepare per la paura che qualcosa gli impedì di premere il grilletto e di farla finita. Qualcosa gli aveva afferrato la caviglia impedendogli di far fuoco sui due pivelli.

Ma che accidenti è “
I tentacoli che in precedenza erano sbucati fuori da quel cratere si stavano propagando a vista d’occhio e, a quanto pare, non avevano ancora capito chi fosse al comando.
Non potete scherzare con il sottoscritto!! “
Sebbene avesse già una certa idea di che fine avrebbe fatto, se ne fregava altamente perché fino all’ultimo respiro avrebbe lottato come un leone e non come un branco di codardi in stile Alan Jackson. Tentò di far fuoco un paio di volte ma qualcuno gli sottrasse l’arma all’ultimo istante. Un qualcuno che avrebbe voluto vedere, sì , ma possibilmente in un’altra occasione.
E’ stato bello finché è durato, non è vero, Hebner? “
Un ragazzo dallo sguardo stralunato apparve alle sue spalle, al cospetto di una bellissima ragazza bionda dalle fattezze piuttosto note da quelle parti. Noah Parker e Sarah Logan sapevano di quel laboratorio e, probabilmente, conoscevano talmente tante cose che avrebbe fatto rizzare i peli persino ad un cuor di leone come Michael Hebner.
Sarah, perché non stringi un po’ più forte? “
Che cosa???!! La bella Sarah sollevò al cielo le sue braccia compiendo una serie di movimenti piuttosto strani ed ambigui.
Noooo, fermiii”
La pressione che i tentacoli impressero ai suoi poveri arti stava diventando sempre più atroce ed insopportabile. Sudava freddo, si sentiva praticamente svuotato di ogni energia e non riusciva a capire come due bambolotti simili lo avevano fregato.
E’ un continuo fallimento la vita, non è vero? Ah certo, Hebner. Secondo te un ragazzino di campagna come me se ne va in giro senza presentarsi? Il mio nome è Noah Parker o, se preferisci, Timothy Winkle “
Un momento!!! Winkle???
Non pensarci proprio. Mio padre era un fallito e lo ha dimostrato di nuovo. Ma ha fallito a causa di un uomo soltanto. E sai perché ti ho lasciato vivere per tutto questo tempo? “
“ PERCHE’ … SEI UN VIGLIACCO!!!! “
Noah, o meglio, Timothy Winkle non si scompose d’un pezzo. Sembrava essersi abituato a tutte quelle minacce.

Perché sapevo che saresti riuscito a portarmi laddove tutto è iniziato. E devo ringraziare McAllister di tutto questo inferno perché alla fine io, a differenza tua, ho preso due piccioni con una fava. Sarah, perché non ce lo mostri il nostro ometto? “
Con una strana rotazione del braccio, Sarah fu in grado di lievitare il corpo privo di vita del dottor Winkle proprio accanto ad un Hebner oramai privo di alcuna speranza. La morte gli era prossima, ne era consapevole. E quegli occhioni privi di vita del suo compagno fidato ne erano una conferma.
Uccidetemi e facciamola finita!! Ne ho abbastanza delle vostre stronzate da perditempo !!! “
Eppure i due ragazzi iniziarono a ridere come se avessero ascoltato una bella barzelletta.
Una reazione  da dilettante, Hebner. Non me l’aspettavo. Sai, in realtà avevo pensato qualcosa di ben più folle della morte stessa. Perché non ti unisci a noi? “
Non capiva. Hebner non riusciva a capire. Unirsi a quei due folli??? Sarebbe stato da pazzi. Ma prima che potesse dire o fare qualcosa, al comando di Sarah, i tentacoli impressero una pressione ancora più forte della precedente. Ma Hebner non era tipo da perdere i sensi perché sarebbe stato capace di guardare la morte in faccia senza batter ciglio.
Puoi scegliere. Puoi scegliere di morire o di continuare a vivere in eterno con la nostra collaborazione. Che ne pensi? “
La pressione lo avrebbe ucciso, se lo sentiva. La morte gli era prossima.
Stringi, Sarah “
Sempre di più. Gli avrebbe strappato gli arti se avesse continuato in quel modo. Sarebbe morto. Lo sapeva.

Ultima proposta. Vuoi unirti a noi, Michael Hebner? “
Sarebbe morto. Ne era finalmente certo.

S-sì “
 
 
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Riuscendo ad evitare alcuni gruppetti di creature con grande abilità, Alan Jackson e Dana Taylor (o McAllister se preferite) avevano raggiunto la superficie grondanti di sudore e di stanchezza.
L’alba “
Indicò Dana allungando il dito verso il panorama più lontano.
Bellissima “
Aggiunse Alan, captando per la prima volta dopo tanto tempo l’emozione di un corpo caldo come quello di Dana. A dire il vero, l’ex agente aveva intuito che la sua affermazione era rivolta più verso di lei che verso l’orizzonte ma a lei andava bene. Nonostante i mille pensieri d’odio verso il mondo che la circondava, aveva finalmente capito chi avrebbe meritato la sua fiducia. L’unica persona viva che la meritava era quel dottore strafico che, creatura mostruosa o no, l’aveva sempre attratta.
Dove credi che andremo, ora? “
Il più lontano possibile “
La risposta secca di Alan lasciò un po’ di stucco la ragazza che, tuttavia, era felice di quella determinazione che era riuscita a ritrovare in Alan.
Posso farti una domanda? “
Alan volse lo sguardo verso di lei e Dana poteva dire finalmente di essere felice di averlo rincontrato.

Com’è possibile che sia ancora viva? “
Alan si alzò in piedi e, mani sui fianchi, si voltò più volte per controllare le vie di Red Hills.
Perché in te c’è qualcosa che altri non hanno. Non devi pensare di essere come quelle cose che abbiamo visto stanotte perché tu sei l’esatto opposto. Sei viva, Dana. Molto più di me. Molto più di questo mondo. Perciò, che ne dici di andarcene il più lontano possibile? “
Non era una richiesta quella di Jackson e lei lo sapeva. Non era al corrente di quello che era successo in altre zone degli States ma il fatto che nessuno fosse lì a prendersi cura di loro non le faceva affatto sperare in qualcosa di positivo. Erano soli e così avrebbero dovuto sopravvivere. Da soli. Poi, un ruggito seguito da un tremore proveniente dal sottosuolo talmente forte da far perdere l’equilibrio ai nostri due protagonisti. Dana aveva la certezza che qualcosa di brutto stava per accadere. Prima che però potesse raccontarlo a Jackson i suoi pensieri vennero confermati all’istante da decine e decine di artigli, a capo di ogni tentacolo, che stavano letteralmente buttando giù una casa. Dana rimase a bocca aperta nel veder emergere dagli abissi più oscuri prima una sagoma, poi un individuo ed infine … UN MOSTRO. Se finora aveva visto mostri simili a rabbiosi in cerca di sangue, quell’essere doveva appartenere ad una forma evolutiva di tutto quello. Ed avrebbe voluto e dovuto fermarlo. Chiunque fosse, aveva capito che le avrebbe dato la caccia. Mosse un paio di passi in avanti tanto che Alan se ne accorse.
Dove credi di andare??? Quella bestia ti ucciderà!!! “
Paonazzo in volto e impaurito più che mai, Alan non aveva ancora capito che Dana non era solo la bella ragazza con la quale avrebbe avuto a che fare per il resto della sua vita ma era anche colei che avrebbe dato la sua vita per lui. E, soprattutto, non era affatto come lui. Lei, che dir si voglia, era un mostro, nient’altro. E sarebbe tornata ad indossare i panni di una bestia feroce che per salvare la metà mancante del suo cuore avrebbe stretto i denti e le unghie fino alla fine dei suoi giorni.
Non farlo!!! Non … “
Ma non lo volle ascoltare. Sarebbe stata la fine? Non lo sapeva ma di certo non avrebbe chiesto pietà, non si sarebbe abbassata a quel mostro chiunque si trattasse. A proposito, non ne aveva mai visto uno così prima d’ora. L’unica parte umana, il volto, era ricoperto di una sostanza gelatinosa proveniente dalla sua stessa cavità orale. La carnagione grigiastra rendeva il tutto più cadaverico di quanto lei non avrebbe mai potuta apparire. L’estremità distale dei due arti superiori era composta da una serie di immensi tentacoli caratterizzati dalla presenza di aculei che, Dana ci avrebbe scommesso, si sarebbero rizzati al minimo contatto fisico. Ma la cosa veramente curiosa la si poteva riscontrare al livello toracico: la bestia, infatti, presentava ben tre enormi occhi che davano l’impressione di poter controllare il resto del corpo. Ognuno dei tre occhi rappresentava la mente,la sede centrale e vitale di quell’essere. Il punto di forza, certo, ma allo stesso tempo anche quello più debole. L’essere non si mosse per più di un paio di metri poi attese gli occhi rivolti sulla sua sagoma. Il parassita in lei sembrava aver incassato una bella botta con quell’esplosione ma avrebbe usufruito di altre capacità che sentiva di possedere. L’amore.
Fatti avanti, stronzetto “
 
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Non avrebbe mai potuto avere la meglio contro quel maledetto mostro della natura. Anzi, quella non era affatto qualcosa che si potesse associare alla natura perché di naturale aveva ben poco, se non nulla. Ma con grande disappunto di Alan Jackson, lei non arretrò, anzi. Gli occhi fuori dalle orbite, il suo parassita al minimo delle forze pronto ad attaccare il nemico e quegli artigli che non aveva riscontrato in altri esseri. Eppure, non era niente al confronto di quel coso.
Chi diamine può mai esserci dietro una cosa del genere? “
Se lo stava chiedendo da quando era apparso ma non avrebbe ottenuto mai una risposta, ne era certo. Avrebbe anche voluta fermarla ma quella non era più la Dana che conosceva. Forse in qualche angolo remoto della sua mente e per qualche strana ed illogica ragione non l’avrebbe aggredito ma di certo quella versione monster di Dana gli incuteva una fottuta paura.

Oh merda “
Il mostro a tre occhi si era messo in avanti dimostrando un’agilità fuori dal comune per uno della sua stazza. Quasi tre metri per sì e no 240 kg quel coso andava oltre le leggi della fisica … E della natura, ovviamente. Dana prese a correre, anch’ella più veloce che mai e i due vennero a stretto contatto. Ma, incredibilmente, con una rotazione del corpo, l’ex agente di polizia era riuscita nel tentativo di far abboccare all’amo il nemico evitando così i tremendi aculei di quel gran bastardo. Alan avrebbe voluto far qualcosa ma non avrebbe fatto niente. Inutile, come al solito.
Ma cosa??? “
I suoi pensieri vennero interrotti da un qualcosa che nessuno di loro era riuscito a prevedere: IL MOSTRO INIZIO’ A SCAVARE SOTTOTERRA!!!! Grazie ai suoi aculei che sembravano in grado di perforare qualsiasi superficie, il mostro a tre occhi, proprio come una talpa, era riuscito a raggiungere il sottosuolo.
Come un grosso verme bastardo “
E cosa??? Non si stava proiettando verso Dana. No, probabilmente non voleva altri intoppi. Stava letteralmente puntando verso di lui con una rapidità ancora più incredibile. Dana se ne era accorta per sua fortuna ma il tizio sembrava averne di più. Un lunghissimo tentacolo fuoriuscì dal sottosuolo per poi indirizzarsi verso di lui. Per sua fortuna, Alan era un tipo abbastanza agile grazie ad una perfetta corporatura e questo gli aveva permesso di evitare un colpo che avrebbe anche potuto ucciderlo. Un urlo agghiacciante proveniente dal sottosuolo fece capire ad Alan che Dana era ben più di un semplice mostro in preda ad una rabbia fuori controllo. Con uno sforzo sovrumano era riuscita ad afferrare il tentacolo assassino e lo stava divorando con la forza di mille denti. Fiotti di sangue fuoriuscirono a spruzzo dal tentacolo che ora sembrava più malandato che mai. L’essere fu costretto a tornare in superficie per divincolarsi in maniera definitiva della morsa di Dana che venne scagliata ad una decina di metri alla sua destra. Poi, smise di prender di mira Alan e puntò chiaramente sull’altro mostro. Un balzo incredibile su una Dana senza difese che, però, riuscì a deviare con una clamorosa agilità l’attacco letale del nemico. Di nuovo. E di nuovo. Dana tornò in posizione eretta e il mostro gli lanciò di nuovo un altro tentacolo. CHE DANA AFFERRO’!!! AL VOLO!!! E LO STAVA DIVORANDO!!! ANCHE QUESTO!!!

Oh cazzarola no “
Il problema era che Dana non avrebbe potuto difendersi in quel momento. Eh sì perché allo stesso tempo altri due tentacoli sbucarono dalla schiena della creatura pronti per effettuare un attacco che avrebbe anche potuto portare al trionfo del male. E non l’avrebbe permesso. Alan non doveva fare da spettatore, anche perché non avrebbe permesso a nessuno di uccidere la sua donna. Si guardò attorno e, finalmente, la vide. Un tubo di ferro. Certo non era la migliore delle armi ma poteva fargli seriamente male e quella era un’occasione d’oro. Doveva assolutamente prendere il toro per le corna. ORA!!! Corse rapidamente verso il tubo, lo afferrò e, proprio mentre il mostro aveva realizzato della sua idea, lo scagliò con grandissima precisione contro il torace del nemico. Quest’ultimo tentò invano di evitare il colpo ma Dana, la cui sapienza intellettiva sembrava esser rimasta intatta, lo bloccò continuando a divorargli il tentacolo. Il pesante tubo metallico si conficcò letteralmente all’interno di uno dei tre occhi, quello di destra, per la precisione e, almeno inizialmente, la creatura sembrava sul punto di barcollare per poi cadere. Ma, con suo grande dispiacere, sebbene l’avesse confusa e stordita, il mostro sembrava ancora della partita. No, non cadde. Improvvisamente, i suoi aculei spinosi si allungarono in modo vertiginoso fino a toccare il suolo. Ma perché? Che stava facendo? Che stava succedendo? Purtroppo quando lo capirono fu troppo tardi. Una marea di aghi si scagliarono verso Dana trafiggendola dall’alto al basso, da monte a valle, da cima a fondo, dalla testa ai piedi. Brandelli di tessuto schizzarono da una parte all’altra come un fiume in stato di piena. E lui la vide, per la prima volta dall’inizio di quella battaglia, perdere. Stava esaurendo le sue energie. E quegli aculei potevano anche essere velenosi.
Danaaaaaaaaaaaa “
Cercai in tutti i modi di farla tornare in sé ma nulla di tutto questo accadde. Erano morti. Non solo Dana. Entrambi.

 
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L’avevamo colpita nel migliore dei modi. Hebner, il cuore centrale, colui che aveva la mente perfetta, aveva osato qualcosa che nessuno avrebbe potuto prevedere. Se ne fregava se Sarah, dall’alto della sua innocenza, stava lentamente morendo perché aveva promesso a Noah una marea di denaro e quel tipo non era tipo da non prendere in seria considerazione un compromesso del genere.
Dobbiamo farla fuori “
Captai la voce piuttosto irriverente e minacciosa di Noah Parker dentro la mia. Come se fossimo un’unica creatura. In effetti, lo eravamo e questa cosa gli stava cominciando a rodere dentro. Non aveva mai condiviso niente con nessuno e quella sarebbe stata l’ultima ed unica volta che lo avrebbe fatto.

Ci penso io “
Sollevò l’enorme tentacolo al cielo pronto a darle il colpo di grazia.
Fanculo, stronzetta, la partita e la guerra sono io a vincerle!!! “
Era pronto a far sì che la sua sete di vendetta non si sarebbe placata con la sua morte. Perché anche quel gran bastardo di Jackson avrebbe pagato. Per la sua fottuta insolenza. Ma poi che successe? Sentì come un enorme bruciore attraversargli tutto il corpo, come se qualcuno gli avesse lanciato addosso dell’acido, o qualcosa di simile.
E lo vide, lo sguardo accecato dall’odio ed il portamento di un uomo superiore a tutti loro. Era un semplice umano. Eppure, l’avrebbe ucciso nel giro di pochi secondi.
Nessuno può toccare mia figlia “
Charles Taylor era lì, un lanciagranate a portata di mano, pronto a far fuoco di nuovo se solo avesse tentato di aggredirlo. No, non sarebbe morto in quel modo. Non poteva morire così.
Divisione in atto “
“ No, sei pazzo??!! Ci farai uccidere tutti se ci dividi “
“ Gli unici pazzi siete voi due “
“ Avevamo un accordo “
Non rispose perché la creatura mostruosa dai tre occhi si iniziò a sciogliere lentamente. L’acido la stava distruggendo dall’interno, altroché. Non appena Dana, Charles e Alan lo videro rimasero allibiti. E dovette fingere. In realtà era seriamente ferito ma avrebbe tentato un asso, l’ultimo asso che gli era rimasto.

Cough, cough, aiutatemi … Mi avevano rinchiuso lì dentro. Aiuto “
Fermo dove sei!!! “
Colpitelo ora all’occhio centrale … Taylor, ora!!! “
Hebner compì un balzo felino per evitare l’enorme tentacolo che lo avrebbe trapassato. Lo sentì filar via proprio dietro l’orecchio. Ma durò così poco. Troppo poco. Perché avvertì un’esplosione proprio a pochi metri da lui. Il lanciagranate di Taylor aveva sputato fuoco di nuovo falciando l’occhio centrale del mostro il quale cadde goffamente al suolo in una pozza infinita di sangue. Avrebbe voluto salutarli in un’altra maniera quei due poveri bastardi ma di certo questa era la fine che meritavano di fare.
Fermo e mani in alto, Michael Hebner!!! “
Come era prevedibile, Charles Taylor. Mani in alto a lui? E, percependo ancora la sofferenza di Dana, sfruttò il momento di indecisione dell’ex agente. Troppa bontà, Talor. Davvero troppa, stupido idiota. Fingendo di sollevare le mani al cielo, estrasse rapidamente dal colletto un minuscolo pugnale e lo scagliò con la rapidità di una folgore contro il povero illuso. Un colpo dritto al cuore. Un fendente che non lascia scampo al miglior incassatore. Charles non l’aveva previsto ed era morto. Ora sì che avrebbe potuto uccidere anche quella bastarda. La sua mancata figlia, diciamo.
Sembra proprio che … “
Ma come si dice, le sorprese non finiscono mai. E stavolta fu una sorpresa davvero troppo amara per Michael Hebner perché qualcosa alle sue spalle si stava muovendo. Un mostro?? Un altro??? E quello che vide fu l’incubo peggiore che avrebbe mai potuto fare. Vide la sua morte. Un lungo tentacolo gli trapassò l’addome tranciandolo in due parti. Non avrebbe mai più visto l’alba. Sarebbe morto. O meglio, era già morto.
 
 
 
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Sentii un ultimo urlo, quello di quel gran figlio di una buona donna, quello dell’uomo che avrebbe voluto vedere morto sin dal primo istante in cui lo ha visto. Ma finalmente, qualcuno lo aveva fatto fuori.
No, non vedrai l’alba, pezzo di merda “
L’atroce e persistente dolore non sarebbe passato facilmente ma di certo si era sentita peggio in passato. Tentò di rimettersi in piedi capendo che non avrebbe avuto più nulla da temere da quel mostriciattolo visto che aveva emesso l’ultima sentenza condannando a morte uno dei suoi “ discepoli”. Il mostro a tre occhi era crollato e stavolta PER SEMPRE. Aveva ottenuto la sua vendetta e la stessa cosa valeva per lei.
Dana “
Inizialmente credeva fosse quella di Alan Jackson, dell’uomo che avrebbe amato alla follia fino alla fine dei suoi giorni. Ma si sa, la felicità è un’utopia perché non appena volse lo sguardo verso la propria sinistra ne dedusse che quella felicità non avrebbe mai avuto luogo nella sua vita. Un uomo era riverso a terra, il corpo contratto su sé stesso e gli occhi sbarrati dalla morte stessa mentre fiotti di sangue imbrattavano il terreno quasi a dipingere un terribile quadro. No, questa pace lei non l’avrebbe mai trovata, perché lei non apparteneva a quel tipo di mondo. O almeno così credeva.
Ti voglio bene, Dana Taylor “
Charles, colui che aveva sempre considerato il proprio padre, era lì a pochi istanti da un finale che avrebbe potuto sapere di epico. Ma in realtà, in tutto quello non c’era niente di epico. Era tragico.

Anche io, papà “
Le lacrime le iniziarono a colare sul volto dominato dall’infelicità eterna, una tristezza che avrebbe presto preso il sopravvento in lei. Ne era certA. L’uomo che l’aveva sempre protetta, che fosse il vero padre o meno, se n’era andato. E l’alba, proprio come Michael Hebner, non l’aveva vista neanche lui.
Dobbiamo andare, Dana “
Le parole di Alan, nonostante tutto quel dolore, rappresentavano l’unica nota di verità in mezzo ad un cielo costellato da bugie. Ma le bugie, per fortuna, non avrebbero avuto più la meglio. Perché erano terminate. PER SEMPRE.
L’alba, non è meravigliosa? “
La dolcezza nelle sue parole la si poteva percepire come una dolce melodia di una canzone andata oramai persa con il tempo ma che, nonostante mille cicatrici, fa ancora effetto. Eh sì, quel suo respirare, quel battito così intenso, quel tatto. Di tutto questo aveva bisogno per poter riavviare e ricominciare tutto daccapo. Sarebbe stato come iniziare una nuova vita, sarebbe stato affascinante sotto certi versi, incantevole come potersi svegliare ogni mattino affianco della metà che si ama. Peccato che sarebbe stata una vita che fino a pochi minuti fa non si sarebbe mai aspettata di vivere. Ma abbiamo capito che il male è una mente così coraggiosa e perversa allo stesso tempo che non ci lascia mai e che ci può sempre ricordare chi siamo stati e chi siamo. Ma noi, che dir si voglia, noi siamo il futuro. E il male può ancora guardarci perché se siamo qui è perché dobbiamo sconfiggerlo giorno dopo giorno, pezzo dopo pezzo senza neanche fermarci. Il male, lo abbiamo capito, è come una pianta che non smette mai di crescere, è come un uomo che non smette mai di vivere. E’ l’infinito. Ma se esiste il male, allora possiamo considerarci fortunati perché allora esiste anche il bene. Alla fin fine, sono solo due facce della stessa moneta.

Sei sicuro di voler andare, Alan? “
“ Che intendi? “

Alan era troppo intelligente per non capire quello che Dana le stava cercando di spiegare. Ma non ci riusciva. Aveva la divisa lacerata da parte a parte, la sua pelle grigiastra e ricca di cicatrici apparteneva a quella di un mostro, il suo sguardo era quello di un mostro ma non era certa che il suo amore fosse come quello di un mostro. E, come le ricordava qualcuno che ora giaceva lì al suolo, l’amore è l’unica arma che sconfigge il male.
Niente, hai ragione, andiamocene “
Alan abbozzò un sorriso e Dana, senza aspettare altro tempo, gli andò incontro abbracciandolo più forte che poteva. E lei lo sapeva che non sarebbe stata affatto facile, chissà se da quel momento in poi sarebbe stato tutto più facile, chissà.
 
 
 
 
 
 
 
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Dunque lei mi sta dicendo che avrebbe delle prove concrete? “
“ Ho qui un campione appena prelevato dal DNA di Dana Taylor, signor Presidente “

“ Un campione di DNA del soggetto di cui lei ha tanto parlato “
“ E’ così “
“ Bene. Lo farò esaminare dopodiché, se quello che dice è vero, Dana Taylor ed Alan Jackson saranno nel nostro mirino “
“ La ringrazio, signor presidente “
Forse avremmo dovuto scoprire l’identità del misterioso individuo che ebbe quella conversazione con il presidente. Forse avremmo dovuto dirvelo che i bastardi non muoiono mai. Ma ahimé, noi saremo sempre pronti a controbattere al male e chiunque ci sia dietro quelle parole sarà solo un 
illuso che crederà di averci messo in gabbia. 
  
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