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Autore: Sky_7    30/11/2020    0 recensioni
Perché qualcuno sceglierebbe mai di essere il cattivo di una storia? Da che esiste la divisione tra bene e male, nessuno si è mai definito cattivo, esistono solo due schieramenti dovuti a due opinioni contrastanti. è sufficiente questo a definire chi è il cattivo e chi il buono? E chi lo decide? Perché, da che mondo è mondo, sono i vincitori a scrivere la storia, che siano buoni o cattivi.
Se non fosse mai stato capitan Hook il cattivo? Se fosse solo stato una vittima delle circostanze, reso folle dai pensieri che non gli fanno trascorrere notti serene, dalla ricerca di quella vendetta contro un demone immortale che gli ha portato via non solo la mano destra ma anche la vita.
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Una storia in cui le cose sono andate diversamente rispetto a come le conosciamo.
Una storia che racconta il passato, presente e futuro del capitano James Hook, con tutti i retroscena e elementi inediti che racconteranno la sua storia e aspirano a dare un lieto fine a questo personaggio che nella sua lunga, lunghissima vita ha conosciuto solo dolore.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Wendy Darling
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5

Il mare era calmo quella mattina, nonostante il vento che tirava. James lo osservava sperando in un segno dal cielo che gli dicesse come fosse finito laggiù, in un tempo passato ma che ancora gli era caro, e soprattutto che gli dicesse come andarsene. Quanto tempo era trascorso a Neverland da quando era finito laggiù? Dov’era Wendy? L’avrebbe trovata ancora in vita al suo ritorno? Se le fosse accaduto qualcosa avrebbe fatto sicuramente a pezzi Pan nella maniera più dolora possibile.
“E così, hai letteralmente spiccato il volo verso un’isola nei cieli e sei rimasto lì per anni, progettando vendetta contro il folletto che ti ha rapito e portato laggiù da ragazzino” il tono di Charles era molto scettico mentre riepilogava il racconto del maggiore, per quanto ci stesse provando e nonostante lui stesso avesse visto James volare a bordo della sua nave, faticava davvero a credere a quella storia.
“Riassunto molto approssimato, ma sì”
“Ma se questo moccioso che ti ha tagliato la mano e vuole ucciderti, perché vuoi tornare laggiù?!”
“Perché non lascio le cose a metà, perché un capitano non abbandona la sua ciurma nel mezzo della battaglia e perché finché non mi sarò liberato di Pan non dormirò sonni tranquilli”
“E in tutto questo c’entra anche tua figlia? È anche per lei, Wendy, che vuoi tornare laggiù” si irrigidì impercettibilmente, prima di ricordare la conversazione avuta con l’altro nei deliri della febbre.
“Lei è la ragione principale” 
 

Erano stati colti di sorpresa dall’assalto da parte di Pan e dei bimbi sperduti. Hook era salito sul ponte in un secondo momento, rispondendo ai richiami sarcastici di Pan, non prima di aver chiesto a Wendy di rimanere nascosta.
“Andiamo capitano, sai quanto detesto aspettare!”
“Se fossi più maturo sapresti che la pazienza è la virtù dei forti” lo disse spuntando fuori dalla porta a spada sguainata. Wendy attese un po’, silenziosamente tornò nella sua cabina da cui recuperò la spada e poi sempre con passo felpato tornò nel corridoio, aspettando di sentire i passi allontanarsi per poter uscire.
Nel delirio che dominava sul ponte, nessuno fece caso a un nuovo marinaio saltato fuori da qualche angolo e grazie al berretto acciuffato da un corrimano che celava i suoi capelli sperava sarebbe stato quasi impossibile rendersi conto che fosse una ragazza, quantomeno però le permetteva di vedere meglio e andava bene così. Impiegò un po’ a trovare James e Pan che combattevano sul ponte di prua. Nei movimenti dei duellanti Wendy rivide quelle lezioni di scherma impartitele dal capitano: anche ai suoi occhi poco allenati era percepibile che ci fosse una strategia nella lotta di James; Peter invece combatteva senza criterio, istigando il suo avversario che già di suo non brillava per pazienza. Era fin troppo facile che il ragazzino volante fosse in grado di avere la meglio con pochissimo sforzo, saltellava di qua e di là come una fastidiosissima mosca, come il capitano l’aveva più volte soprannominato. Nessuno dei membri dell’equipaggio si sarebbe neppure sognato di intervenire in quel duello, una guerra iniziata tantissimi anni prima. Nella sua totale assenza di tecnica, nel suo giocare Pan sapeva bene come mettere in difficoltà l’orgoglioso capitano.
Bloccato con solo il mare alle sue spalle, James Hook non aveva vie di fuga mentre Pan con il suo solito ghigno e la spada sguainata avanzava verso di lui, armato solo del suo uncino. Nessuno dei suoi uomini poteva intromettersi quando combatteva contro il folletto, era la prima regola posta dall’orgoglioso capitano che più di una volta se ne era pentito. Una persona però, l’unica non a conoscenza della legge e forse l’unica che l’avrebbe consapevolmente violata, li distrasse in un modo alquanto particolare: sparò un colpo, uno solo, che ferì Pan di striscio sulla mano armata che, ovviamente, di riflesso fece cadere la spada con un tonfo metallico. Wendy se ne stava a qualche metro di distanza, girata di tre quarti e con la pistola ancora alta, una visione che bloccò Peter il tempo necessario da consentire a Hook di prendere al volo la spada che gli lanciò uno dei marinai.
“Sorpreso di vedermi Peter? E dire che avevi promesso che non saresti mai stato in grado di dimenticarmi” nel togliersi il cappello la sua lunga chioma biondo rame si mosse al vento. 
“Wendy? Sei invecchiata” la ragazza strinse i denti
“Sono cresciuta”
“Che inutile perdita di tempo” Wendy strinse i denti e anche la presa sull’arma si fece più forte. Si trattava di una pistola a due canne e si caricava con due pallottole alla volta, prima sparava la canna destra e poi la sinistra. La ragazza non poteva essere certa che fosse ancora carica ma non si pentì di aver premuto il grilletto per la seconda volta, Pan, però, non si fece trovare impreparato e si scansò rimanendo quasi sconvolto quando vide il proiettile colpire la botte alle sue spalle. Quando sollevò di nuovo lo sguardo sulla ragazza i suoi occhi erano iniettati di sangue e rabbia che lo spinsero a sguainare il pugnale che portava alla cintola.
“Grave errore ragazzina” con un salto le fu addosso in picchiata e Wendy dovette muoversi velocemente per evitare l’affondo di spada, un attimo dopo però, seppur con movimenti rigidi, incominciò a combattere contro il folletto che era un avversario ostico.
“Sei migliorata, non c’è che dire, ma non abbastanza” Wendy digrignò i denti quando Peter la ferì con il pugnale alla gola, al contrario, il capitano ci vide rosso, quasi non si rese conto di aver afferrato il braccio di Pan con l’uncino quando questo fu sul punto di colpire di nuovo Wendy, la spada invece andò a puntargli la gola.
“Complimenti capitano, questa volta hai vinto tu”
“Sparisci dalla mia vista moccioso e osa avvicinarti un’altra volta a Wendy e ti uccido nella maniera più lenta e atroce che conosco, arriveresti a rimpiangere il coccodrillo che mi hai messo alle calcagna” Peter Pan era furioso, solo due volte era stato veramente così vicino alla spada di Hook, a un passo dalla morte, in entrambe le vicende c’era Wendy di mezzo e in entrambe le vicende Wendy non era schierata dalla sua parte. Ci fu una muta conversazione tra i due rivali e non appena la spada fu di nuovo abbandonata lungo il fianco Pan si librò sopra di loro.
“Questo sarà il primo e ultimo avvertimento Wendy, lascia la mia isola o te ne pentirai amaramente” dopodiché volò via veloce come il vento.
James Hook era terrorizzato, nessuno lo aveva mai visto in quelle condizioni tanto più perché forse per la prima volta stava anteponendo la vita di qualcun altro alla propria. Quando fu accanto alla ragazza le sollevò il viso con l'uncino per tamponare la ferita sul collo, fortunatamente solo un graffio, con un fazzoletto di stoffa che cominciò a tingersi di rosso.
“Che non ti salti mai in più in mente di fare una cosa del genere. Questa volta sei viva per un semplice colpo di fortuna, solo perché Pan non era preparato a trovarti qui! Wendy?” la ragazza sollevò lo sguardo sull’uomo, specchiandosi in quegli occhi azzurri come i suoi ma spaventosamente preoccupati.
“Promettimi che non proverai mai più a salvarmi la vita”
“Non so se posso farlo. Tu non hai esitato a metterti di mezzo”
“Tu non capisci Wendy. Se ti accadesse qualcosa io ne morirei” si era scoperto tanto con quelle parole dettate dal cuore che non era riuscito a frenare, ma impiegò il tempo di un battito di ciglia, il capitano, per recuperare la sua aria regale. Con un cenno le indicò di continuare da sé a tamponare la ferita
“Questa guerra non ti riguarda e non dimenticare che Pan è mio”
“Richiesta egoista, ma se è ciò che vuoi posso fare uno sforzo” disse sbuffando, ma non ebbe il tempo di riflettere su nulla perché il capitano ebbe un altro dei suoi sbalzi d’umore
“E poi chi diavolo è il pazzo che ti ha dato una pistola?!” sebbene fosse rivolto alla ragazza, il capitano l’aveva urlato alla sua intera ciurma, un modo come un altro per sfogare il panico causato dalla strage mancata.  
Wendy sbuffò scocciata prima di sgranare gli occhi e seguire il capitano che si stava allontanando.
“Capitano mi è venuta in mente una cosa!”
“Cosa c’è ancora?”
“Nel vostro racconto Mary è bionda, mia madre invece è mora. Anche tu hai i capelli neri ma io da bambina ero bionda mentre ora sono più o meno rossiccia, per quanto detesti ammetterlo. Non ci sto capendo niente” James la guardò con un sopracciglio inarcato, confuso e quasi sconcertato come se si trovasse davanti un qualcosa di inspiegabile per l’uomo, il ché era tutto dire dal momento che l’uomo aveva trascorso quasi tutta la sua vita su un’isola da qualche parte nel cielo. Poi abbassò lo sguardo e i suoi occhi si accesero di una luce diversa.
“Vieni con me Wendy, conosco qualcuno che risponderà alle nostre domande”
“Chi?”
“Le fate”


Percorsero da soli la strada che li separava dalla spiaggia al rifugio delle fate, Hook aveva ordinato ai suoi uomini di non disturbarli, rassicurandoli sul fatto che non avrebbero avuto bisogno del loro aiuto. Wendy era già stata nella valle, era stata la notte in cui litigò con Peter e fu portata per la prima volta a bordo della Jolly Roger, ma quell’angolo di foresta sembrava totalmente diverso da quell’unica volta, forse a causa della luce del sole che rimbalzava sulle foglie creando uno strano effetto: le foglie di quell’albero magico sembravano fatte d’oro.
“Credevo che solo Pan conoscesse questo posto, quando mi ha portato qui poi ero anche così disorientata da non capire dove andassi”
“A Pan non piace condividere ciò che è suo, forse quasi quanto odi essere contraddetto” la risata con cui James accompagnò queste parole era rauca ma non per questo le mise i brividi.
Le fate vivevano in un albero, il più grande che esistesse su tutta l’isola e che, per loro volere, poteva raggiungere solo qualcuno che vi era già stato, da sola Wendy non l’avrebbe mai trovato. Nel vedere il tronco della quercia costellato di buchi da cui fuoriusciva una luce bianca e gialla Wendy pensò ai grandi palazzi di Londra che di notte facevano un effetto simile ma che non l’avrebbe mai raggiunto per bellezza e meraviglia. Le fate volavano da una parte all’altra lasciando scie di polvere luminosa al loro passaggio e riempiendo l’aria del ronzio delle loro ali. Al centro dello spiazzo in cui molte erano riunite, a mezz’aria volava una fata con un abito sontuoso fatto di petali di fiori che accolse James andandogli incontro con un luminoso sorriso che, forse, brillava più di lei stessa. Quando la fatina aprì le labbra, però, tutto ciò che Wendy udì fu il trillo di campanelli e, spaesata, posò gli occhi chiari in quelli del capitano.
“Dice che si ricorda di te e di quella notte che venisti qui con Peter”
“Tu comprendi ciò che dicono? Io non sento nulla” Hook sorrise amaramente
“Non so spiegare come sia possibile, io sento le loro voci nella testa ma è come se le sentissi davvero parlare. In realtà pochi sono in grado di comprendere la voce delle fate” la creaturina lo guardò amorevolmente con un sorriso al incresparle le labbra e una luce negli occhi che sapeva quasi di materno, un qualcosa che James non poteva riconoscere.
“È bello rivederti Wendy, sei bellissima. Già guardandoti intuisco il motivo che ti ha portato fin qui e non sono sorpresa di questo cambiamento nel tuo aspetto che mi stai mostrando, non è una novità. Neverland lascia sempre un segno in chi la visita, in alcuni visibile e in altri, magari, è solo un pensiero, un cambiamento mentale. Guarda Peter Pan, su di lui forse l’isola ha avuto l’effetto più evidente: lui non crescerà mai. Neverland cambia nel profondo chiunque vi metta piede anche solo una volta: i bimbi sperduti hanno dimenticato cosa c’è oltre le acque nel cielo e anche i pirati stanno dimenticando, ma grazie a ciò che hanno visto e vissuto accade più lentamente. Su di te, Mary e James vedo un altro effetto ancora, voi siete cambiati nell’aspetto” Wendy era confusa, per quanto si sforzasse non riusciva a capire il flusso dei pensieri della regina delle fate, anche se non lo dava a vedere James era nella sua stessa condizione, fu quindi la fata a riprendere il suo discorso tradotto dal capitano parola per parola.
“Hai sempre visto qualcosa di più degli altri, hai sempre creduto che esistesse qualcosa oltre il mondo reale, tu eri destinata a Neverland, era scritto che tu giungesti qui... Noi fate non siamo sagge, tutto al contrario, anzi credo che non esista la saggezza a Neverland. Credevo che saresti stata il punto debole di Pan, la persona giusta che l’avrebbe fatto tornare sui suoi passi proprio perché, in quanto figlia di James, avevi in te la magia necessaria, ma anche noi fate sbagliamo e purtroppo succede spesso”
“E allora perché sono qui? Perché non ho dimenticato Neverland come hanno fatto i miei fratelli?” il discorso andava avanti solo tra Wendy e Mab, James si limitava a dar voce alla regina delle fate traducendo le parole che solo lui era in grado di comprendere, la sua mente però era ben più attiva di quella che sembrava: come sua figlia, anche lui cercava una possibile risposta a quelle innumerevoli domande.
“Credo che, secondo Neverland, il tuo ruolo sulla scena non sia ancora finito” l’espressione di Mab era pensierosa, fissa in chissà quale pensiero. Non disse altro, come James sapeva, Mab era fatta così: quando sapeva di non aver altro da aggiungere, semplicemente si congedava con la solita grazia che la contraddistingueva e volando via quasi a ritmo di musica. Ai due non rimase altro da fare che abbandonare quel luogo sacro che faceva loro perdere la cognizione del tempo. Giunsero alla spiaggia in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri finché James non decise di prendere la parola
“Non hanno tutti i torti”
“A che ti riferisci?”
“In sole due occasioni sono riuscito ad avere la meglio su Pan, entrambe le volte hanno una cosa in comune. Lo stesso qualcosa per cui non ho bagnato la mia spada del suo sangue quando ne avevo la possibilità” Wendy si fermò sollevando il capo per guardare in faccia il capitano. Sfumature di uno stesso sguardo si confrontavano in una muta sfida, confusione contro quella che sembrava determinazione.
“In entrambe le occasioni c’eri tu accanto a me. In entrambe le occasioni Peter abbassò la guardia il tempo necessario affinché riuscissi a sopraffarlo ma, in entrambe le occasioni, l’ho lasciato andare. Ho ragioni di credere che tu sia davvero un punto debole” Wendy abbassò lo sguardo sotto il peso di quelle parole, riuscendo solo a sussurrare la sua risposta
“Non solo di Peter ma anche tuo, giusto?”
“Per motivi diversi, naturalmente” disse annuendo “e non escludo che anche Pan se ne renderà presto conto”
“Cosa proponi di fare?”
“Mi sembra ovvio” Wendy trattenne il fiato davanti al tono serio del moro che camminava davanti a lei “Devi imparare a difenderti come si deve. Non deve assolutamente ripetersi che debba stare con il timore che possa accaderti qualcosa o peggio che mi veda costretto ad intervenire per salvarti la vita. Questa volta ci è andata bene, ma fossi in te non tirerei troppo la corda” ad ogni parola gli occhi di Wendy si illuminavano di una luce nuova e, prima che il capitano potesse rendersi conto di ciò che stava succedendo, la ragazza aveva accelerato il passo per andargli incontro e abbracciarlo con forza, con il viso sprofondato nella stoffa della giacca.
“Grazie grazie grazie! Ti giuro che non te ne pentirai” James era bloccato, decisamente impreparato a un abbraccio, più abituato a reazioni violente o disinteressate. Decisamente quell’abbraccio lo disarmò più di qualunque minaccia.
“Su, andiamo” esordì con una dolce carezza sulle mani della ragazza “E vedi di far in modo che questi eccessi affettivi non capitino a bordo. Ho una reputazione da mantenere” si riempì le orecchie della lieve ridata di Wendy mentre scioglieva l’abbraccio per portarsi davanti a lui. James era alto, apparentemente molto più di suo padre George, e Wendy doveva inclinare il capo per guardarlo negli occhi e rimanere come sempre incantata davanti a quell’azzurro mozzafiato che lei stessa aveva ereditato.
“Non te lo posso promettere”
“Ci sono un po’ troppe cose che non puoi promettermi signorinella, forse dimentichi chi è il capitano qui tra noi due”
“Vorrà dire che ce ne faremo una ragione” James rimase bloccato sul posto a quella risposta così irriverente, mentre lei, tranquilla come nessuno prima al suo cospetto, riprese il passo camminando davanti a lui per raggiungere la scialuppa.
“Ma tu guarda un po’... Che mi tocca sentire”  

 
SPAZIO AUTRICE
Dunque, eccomi di ritorno dopo tanto tempo. Essendo questo il mio secondo profilo su EFP non lo controllo poi molto e se non fosse per una recensione che ho notato di recente non avrei ripreso questa storia. Premetto che non le mie non sono manie di protagonismo, non sono il tipo che scrive "pubblicherò a un tot di recensioni" (non so neanche se alcuni lo fanno ancora, parlo di episodi accaduti quando mi sono iscritta con il primo profilo 7 anni fa). No, sono del parere che prima di tutto scrivo perchè mi piace.
Questa storia mi ha appassionato dal primo momento e, sebbene la trama sia ancora confusa nella mia testa, la porterò avanti. Sarà stato l'aver riaperto il documento word dopo mesi, ma mi sento nuovamente ispirata e le idee fanno a gara per essere riportate su carta.
Mi scuso per eventuali errori che sicuramente ci saranno e anche per la lunghezza che non può competere con gli altri capitoli... Se riuscirò a ritagliarmi un po' di tempo per scrivere (e soprattutto scrivere qualcosa che abbia un senso) potrei riuscire a pubblicare di nuovo fra una o due settimane. Non mi aspetto che ci sia ancora qualcuno che attenda gli aggioramenti, in caso mi sia sbagliata spero di non deludervi
A presto
Sky
 
   
 
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