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Autore: Shin Tarekson    30/11/2020    0 recensioni
[Ingranaggio]
[L'Ingranaggio]
Quando tutto sembra così raggiungibile da risultare poco stimolante l'unica cosa che tu possa fare è volere di più, di più e ancora di più. Qual è il momento in cui capisci di essere andato troppo oltre?
Questo è un racconto basato sull'avventura necro-punk dell'universo trattato dal manuale "L'Ingranaggio", creato da Valerio Amedei, Andrea Marmugi e Stefano Simeone.
Genere: Avventura, Dark, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP 15 – Epilogo
 
Sette settimane dopo.
  • “In this farewell, there’s no blood, there’s no…”
  • Alibi. E così oggi si ricomincia, eh?
Scesi da letto, mi lavai, mangiai e mi vestii.

Erano passati quasi due mesi da quella notte, la notte in cui avevamo fermato Mefistofele, grazie al sacrificio di Manfredo. Ogni tanto quel mostro faceva la sua comparsa nella mia mente durante il sonno. La prima settimana non ero riuscito a chiudere occhio. Ogni volta che le palpebre si abbassavano l’immagine di quell’abominio appariva nitida davanti a me, quella risata robotica, quel sorriso malvagio.

Minetti ci aveva costretto a quarantanove giorni di licenza obbligatoria di cui ventiquattro, la metà, di terapia con uno psicoterapeuta qualificato e certificato dalla Cittadelle delle Scienze di Firenze.

Quell’uomo fu reso partecipe del nostro rapporto presso il Comandante Minetti, il pomeriggio del giorno successivo il nostro rientro.
  • Ok della Rocca, ho sentito i rapporti dei tuoi compagni, ora vorrei sentire il tuo, da quando avete lasciato l’impianto abbandonato di GROSS, così da avere anche il tuo punto di vista e permettere al dottor Landi di verificare il grado del tuo eventuale percorso di terapia – mi disse il comandante.
  • Certo, signore – iniziai – una volta scoperto che il dispositivo contenente la coscienza di Mefistofele si trovava presso l’ex carcere di Sollicciano ci mettemmo in cammino, era pensiero comune della nostra Compagnia che con Mefistofele avremmo trovato anche il signor Fausti e, presumibilmente, l’ultima Sorella della Cascata.
  • Bene, poi siete entrati nell’ex carcere e da lì?
  • Da lì, signore, siamo entrati nell’edificio posto a lato dell’ingresso, così da poter controllare la zona dall’alto e verificare quale fosse il percorso più adatto da seguire. L’idea era inoltre di controllare se ci fosse qualche segno di attività così da non farci cogliere impreparati – proseguii, mentre i ricordi di quelle ore, passate dentro i resti della prigione, iniziavano a riempirmi la mente, facendomi battere il cuore più forte del normale – arrivati all’ultimo piano dell’edificio abbiamo trovato quello che abbiamo supposto essere stato l’ultimo accampamento di Fausti, tra gli oggetti trovati, quelli che sono stati schedati, come sa abbiamo trovato il dispositivo chiamato “LE NEBBIE DI AVALON”, vari appunti su tre tipologie di costrutti meccanici, medicinali e viveri ed infine una siringa di SuperMio, quelle in dotazione ai Tecnofanti. Dalle registrazioni delle telecamere controllate da Mefistofele, come abbiamo visto insieme a voi, sappiamo che Fausti si è riempito di antidolorifici e stimolanti, dopodiché si è iniettato la SuperMio, ed ha attivato il dispositivo sopracitato, Le Nebbie di Avalon, ho immaginato si trattasse di un qualche disturbatore di segnale visto che ha reso cieche le telecamere posizionate in tutto l’edificio. Non sappiamo fino a dove sia arrivato ma, il sistema di difesa era davvero efficiente, è possibile che sia stato trattenuto e abbia combattuto finché non è sopraggiunta la sua morte. Possiamo stimare, dall’usura del dispositivo e dalla muffa sulle scatole di cibo aperte, che fossimo in ritardo di qualche giorno sui movimenti di Fausti. Per questo non abbiamo trovato il suo corpo durante il nostro percorso e nemmeno i resti dei costrutti da lui eliminati.
  • Se mi è concesso interrompervi, signor della Rocca, il vostro tono cambia leggermente quando pronunciate il cognome del defunto Giovanni Giorgio Fausti, che opinione avete di lui? – mi chiese il dottore.
  • Era un uomo dalla mente brillante, ricco di idee e progetti, eternamente insoddisfatto, e questa sua incapacità di trovare la felicità, di cercare sempre più in là, l’ha condotto alla rovina. Ammiro la sua intelligenza ma rinnego la sua morale, dottore.
  • Va bene, può proseguire, scusi ancora per l’interruzione.
  • Ero rimasto a… il palazzo, la telecamera ah sì, allora, dopo aver quindi ispezionato il suo rifugio e definito il percorso ottimale abbiamo iniziato a dirigerci verso quello che doveva essere il cortile centrale, siamo passati attraverso diverse stanze e corridoi, li stessi che avete visto quando avete controllato il posto, dopo il nostro rientro. Ci siamo scontrati con alcune delle creazioni di Mefistofele fino ad arrivare alla stanza delle celle, i prigionieri stanno bene?
  • Sono in riabilitazione, ma sono fisicamente sani.
  • Bene, bene, come dicevo, siamo scappati da quella stanza dopo che diverse di quelle costruzioni mostruose hanno iniziato ad apparire dalle membrane e dalle tubature, è grazie ad uno dei progetti di Fausti se siamo riusciti a scappare da quella stanza – aggiunsi lanciando uno sguardo al dottore.
  • Prosegua con il rapporto, della Rocca – disse il comandante, per poi addolcire la sua espressione, capiva la quantità di stress a cui ero stato sottoposto e che ancora sentivo – per favore.
  • Sì, signore, come dicevo abbiamo superato la stanza delle celle e siamo arrivati alla prima parte del cortile, abbiamo proseguito, circondati da tubi, cavi e membrane fino a raggiungere il centro. Lì abbiamo trovato l’abominio creato da Mefistofele come suo corpo momentaneo, dopo un breve scambio di parole ci si è lanciato contro e abbiamo iniziato a lottare, cercando di resistergli. Quando eravamo ormai con le spalle al muro, Manfredo ha deciso di sacrificarsi, si è iniettato la SuperMio e come una furia si è avventato su quell’essere. La sostanza potenziante ha fatto il suo dovere, Manfredo sembrava essere un’altra persona. Siamo rimasti immobili e impotenti, mentre lui ha iniziato a lacerare il petto di quel mostro usando prima il coltello e poi le mani nude, l’aria si era riempita delle urla meccaniche di quella cosa, sovrastate, ogni tanto, da quelle di Manfredo che ha continuato a strapparne e dilaniarne le carni finché non è rimasto altro che una poltiglia sanguinolenta. Poi ha mosso qualche passo verso di noi, ha pronunciato solo una frase, “Grazie amici, abbiate cura di voi”, prima di portarsi una mano al mento e una dietro la testa e spezzarsi il collo, così da evitare le atroci sofferenze che sarebbero sopraggiunte una volta che il corpo fosse stato consumato dalla sostanza potenziante. Per poi crollare a terra. Morto. La morte di Mefistofele ha decretato lo spegnimento di tutto ciò che egli aveva creato dentro il complesso di Sollicciano e l’apertura delle celle. Per questo i prigionieri sono arrivati in città. Avvisandovi. Quanto a noi tre, abbiamo spostato il corpo di Manfredo per toglierlo dal sangue che stava inzuppando il terreno, e ci siamo avvicinati al tavolo sopra il quale quel mostro stava operando. Ciò che trovammo lo sa già comandante. Sdraiato sul tavolo operatorio giaceva un corpo, né uomo né donna ma entrambi. L’analisi del laboratorio confermerà ciò che alla vista era ovvio, quel corpo era stato creato attraverso un incredibile lavoro di chirurgia di precisione, usando come basi i corpi di Fausti e dell’ultima sorella della Cascata che mancava all’appello. Il cranio era aperto e il cervello mostrava la presenza di piccoli dispositivi collegati ad esso. Mefistofele era stato in grado di potenziare la capacità cerebrale di quel corpo, dentro il quale è logico supporre che volesse trasferirsi.
  • Uomo e donna fusi insieme dice?
  • Esatto dottore, personalmente avrei una teoria a riguardo. Nei racconti di mitologia che ho avuto modo di leggere, si dice, a volte, che il corpo di Dei e Angeli o chi per essi, era ermafrodita, in una comunione perfetta di uomo e donna.
  • Grazie, della Rocca, ha già ricevuto la comunicazione da parte dell’Ufficio Generale?
  • Delle settimane di licenza, signore?
  • Esatto, allora può andare, si riposi, se lo merita.
E così, grazie allo psicoterapeuta, dopo una settimana di incapacità a dormire qualcosa era cambiato.

Capitava ancora che Mefistofele apparisse durante il mio sonno ma, da qualche parte fuori dal campo visivo del mio sogno, qualcosa succedeva, a volte una voce che mi diceva di non arrendermi, altre volte sentivo come una mano sulla spalla e ritrovavo il coraggio, altre volte ancora, un grosso proiettile partiva da dietro di me e colpiva il mostro in testa, superando il cranio ed infrangendo il Porta-PAI che sapevo essere posto sulla sua nuca.
  • Beh, è ora di uscire – dissi, e prendendo gli occhiali e le chiavi uscii.
  • Era ora, sono qui fuori da almeno tre minuti!
  • E allora andiamo, o faremo tardi.
  • Vuoi passare a..?
  • Certo che sì, Virgilio?
  • Tribunale, ha detto che ci avrebbe raggiunti direttamente alla centrale. Come fai ad essere sicuro che le informazioni fossero giuste?
  • Me lo chiederai ogni giorno? Noi Tecnosofi abbiamo i nostri metodi e poi – dissi tirando fuori la “Sfera delle Risposte” – anche questa dice “la fede ti porterà gioia”.
  • Tu e quella dannata palla.
  • Ehi, potresti offenderla! Ricordi la promessa che ti ho fatto? Come siamo messi?
  • Sto ancora aspettando il primo della giornata, Ale.
  • Ma pensa te, d’accordo Doc.
Giungiamo, percorrendo la parte pedonale delle mura, dietro la zona urbana di Firenze. Da lì il panorama si affaccia sulla nuova zona di campi coltivati, inaugurata due settimane prima.

Ci sediamo, le gambe a penzoloni oltre il muro di cinta, la nostra attenzione è rapita da una figura, una figura che qualche decina di metri sotto di noi, e altrettante più avanti, in mezzo ai campi, sta seminando qualche tipo di cereale. Sulla sua schiena c’è una piccola caldaia. È un costrutto.

Il costrutto lancia le ultime manciate di sementi poi si ferma e, come se fosse ormai un meccanismo automatico su piega leggermente in avanti, portandosi una mano a premere il fianco sinistro.
  • Buona giornata, Soldato.




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E così si conclude questo racconto, rileggendolo noto la differenza tra i primi e gli ultimi capitoli, del mio modo di scrivere, spero che per voi sia stata una bella avventura! 
- Possano gli astri guidare i vostri passi.

 
   
 
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