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Autore: Felpie    01/12/2020    6 recensioni
In un tempo di università, amicizie, amori ed esperienze nessun giovane può conoscere il proprio destino. E Merlino non sa proprio cosa lo aspetta, quando sceglie di prendersi in casa un viziato figlio di papà - che poi così tanto viziato e tanto figlio di papà non è - che diventerà ben presto molto di più di un semplice conquilino.
Tra litigi, lotte per la supremazia, risate e malintesi la vita in quel semplice, piccolo appartamento turberà la quiete che Merlino ha costruito intorno a sé e lo porterà nella più magica avventura della sua vita.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Gwen, Lancillotto, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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E sorridevi e sapevi sorridere coi tuoi vent'anni portati così
Come si porta un maglione sformato su un paio di jeans
Come si sente la voglia di vivere
Che scoppia un giorno e non spieghi il perché
Un pensiero cullato o un amore che è nato e non sai che cos'è

Giorni lunghi fra ieri e domani, giorni strani
Giorni a chiedersi tutto cos'era, vedersi ogni sera
Ogni sera passare su a prenderti con quel mio buffo montone orientale
Ogni sera là, a passo di danza, a salire le scale
E sentire i tuoi passi che arrivano, il ticchettare del tuo buonumore
Quando aprivi la porta il sorriso, ogni volta, mi entrava nel cuore

Poi giù al bar dove ci si ritrova, nostra alcova
Era tanto potere parlarci, giocare a guardarci
Tra gli amici che ridono e suonano attorno ai tavoli pieni di vino
Religione del tirare tardi e aspettare mattino
E una notte lasciasti portarti via
Solo la nebbia e noi due in sentinella

La città addormentata non era mai stata così tanto bella
(Farewell - F. Guccini)







Con l’inoltrarsi di dicembre l’aria cambia drasticamente.

Arrivano le prime nevicate, i primi nasi rossi e tante risate in mezzo a palle di neve e fiati a forma di nuvoletta. Arrivano le caldarroste e l’odore di zenzero. Arrivano le luci sparse per la città, le stufette sempre accese e il marzapane. Arrivano i biscotti con la cannella fatti in casa. Arriva il periodo che forse Merlino preferisce in assoluto.

Il Natale si avvicina rapidamente, troppo rapidamente. Compaiono ogni giorno ancora più luci, gli alberi addobbati, le decorazioni e le carte scintillanti con cui i commessi impacchettano, senza un attimo di tregua, centinaia di regali al giorno.

Arrivano i primi esami, gli ultimi per quell’anno, e con essi soddisfazioni. Per ogni esame ben riuscito torte, coccole e tanto amore sono all’ordine del giorno, ma anche un paio di cene fuori qua e là.

Sono proprio a cena fuori, in un vecchio ristorante italiano, in quel momento, Merlino e Artù, per festeggiare la fine della sessione di Dicembre – che ricomincerà a Gennaio, ma quello è un piccolo e trascurabile dettaglio che in questo momento sembra una cosa distante – e stanno ridendo di un tizio che ha sbagliato aula dell’esame e che si è ritrovato a fare un compito di un’altra materia.

“Non ci credo!” esclama per l’ennesima volta Artù.

“Ti dico che è la verità!” ribatte Merlino, con le lacrime agli occhi “Dopo circa dieci minuti si è accorto che qualcosa non andava e ha chiesto che esame fosse quello. Quando gli hanno risposto “Fisiologia” ha detto “Ma non è questa l’aula di “Economia aziendale?”, ha preso le sue cose ed è uscito di gran fretta”

“Ma il professore? Non ha detto nulla?”

“Non sapeva nemmeno come reagire! Cioè ha sbagliato aula, dipartimento, edificio, qualsiasi cosa! Chissà come c’è finito nella nostra classe”

“E l’esame, dopo? Com’è andato?”

Merlino alza le spalle “A parte il fatto che ci ho messo un quarto d’ora a concentrarmi di nuovo perché non riuscivo a smettere di ridacchiare spero bene. Non che mi avessi fatto studiare molto, nell’ultimo periodo”

“Mi hai rifilato picche nell’ultimo periodo” ribatte Artù “In continuazione. Perché dicevi che dovevi studiare per questo benedetto esame”

“Io dovevo studiare per questo benedetto esame” sottolinea Merlino, fintamente arrabbiato “E non ti ho dato picche, sono andato in biblioteca altrimenti tu avresti continuato a distrarmi”

“Io non ti distraggo” replica l’altro.

“No? E sederti in cucina di fronte a me che studio, accarezzandomi casualmente il ginocchio sotto il tavolo come lo chiami?”

“Esattamente allo stesso modo di tu che vieni lì e mi baci, mentre tento di ricordami i decreti degli ultimi cinque anni” il biondo non ha alcuna intenzione di darsi per vinto “Com’è che hai detto? Sì, che sei venuto a chiedermi cosa volessi per cena”

“Io ti ho effettivamente chiesto cosa volessi per cena” gli fa notare il moro.

“Tu mi hai fatto un massaggio a tradimento sulle spalle, mi hai baciato e hai iniziato a provarci. E solo dopo mi hai chiesto cosa volessi per cena”

“Ti ho lasciato studiare, però”

“Tu credi che io fossi davvero così concentrato, dopo che mi hai distratto così?”

“No? Peccato” sogghigna Merlino “Ed io che speravo di farti contento”

“Mi hai reso molto contento, ma decisamente poco concentrato” dichiara il biondo “Non so dire se è stato meglio o peggio avere i nostri rispettivi esami sparpagliati qua e là o se sarebbe stato più produttivo averceli tutti gli stessi giorni”

“Non ti avrei potuto preparare quel fantastico spezzatino quando sei tornato a casa, se avessi avuto un esame anch’io”

“Allora sarebbe stato decisamente meglio che anche tu avessi dato un esame quel giorno”

“Vorresti forse dire che non ti è piaciuto il mio spezzatino?”

“No”

“Bugiardo”

Artù sorride e, anche se non alza le mani, la sua espressione dice chiaramente “Colpevole, ho mentito”.

“Tranquillo” aggiunge Merlino “So benissimo che hai adorato il mio spezzatino”

“Adesso non esageriamo”

La risata cristallina del moro risuona intorno al loro tavolo e la cosa fa sorride – ancora – dolcemente Artù; il biondo gli sfiora delicatamente il dorso della mano con il pollice e Merlino sente un calore all’altezza del petto: non è più una novità la sua relazione con il coinquilino – ma chi vuoi prendere in giro, Merlino, sarà sempre una novità – però non riesce ancora ad abituarsi a certi gesti, a certi sguardi, a certe sensazioni che, è sicuro, non ha mai provato prima con nessuno.

Così è costretto a portarsi alle labbra una forchettata del risotto ai funghi che sta mangiando perché altrimenti potrebbe ritrovarsi a sorridere come un idiota – ed Artù lo prenderebbe in giro, lui lo prende sempre in giro. Sente un po' di sugo posarsi sulle labbra e lo toglie rapidamente con la lingua.

Gli occhi di Artù si accendono in un attimo.

“Ho voglia di baciarti”

“Adesso?”

“Sei buffo”

“Perché me lo dici e non mi baci direttamente?” sorride Merlino, subito ricambiato e l’altro si sporge un po' in avanti, sfiorando delicatamente le labbra del ragazzo.

“Ammettilo che volevi solo assaggiare il sugo di funghi” lo prende in giro il moro.

“È buono. Ma non volevo assaggiare solo il sugo con i funghi”

Merlino sente le guance scaldarsi leggermente “Non mi abituerò mai a queste tue dannate insinuazioni”

“Insinuazioni?”

“Insinuazioni”

“Io non stavo insinuando proprio niente” ribatte Artù “Io ho detto ciò che voglio chiaro e tondo”

E questo, se possibile, imbarazza il moro ancora di più.

Sta per ribattere – anche se ancora non sa nemmeno come, ma l’importante sarebbe aprire la bocca intanto – quando sente un paio di uomini nel tavolo affianco uscirsene con un “Checche del cazzo”, seguito da un “Facessero certe cose a casa loro”.

È sicuro che anche Artù lo abbia sentito – non può non averlo fatto – così il moro allunga la mano sul tavolo per stringere quella del ragazzo. Si chiede come certa gente possa ancora pensare certe cose, nel ventunesimo secolo, come non riescano a distinguere due persone felici ed innamorate quando le vedono, a prescindere dal loro genere. Si chiede se mai cambierà questa situazione.

La mano di Artù è rigida e contratta sotto la sua, così come la mascella del biondo e Merlino gli lancia uno sguardo preoccupato.

“Artù…”

“Voglio rispondere”

“No. Non ne vale la pena. Non cambierà nulla, anzi, gli darai solo un altro motivo di discriminazione”

“Non possono passarla liscia così”

“Se tu ora vai da loro e gli rispondi ti abbassi al loro livello” gli occhi di Merlino cercano quelli di Artù, che invece continua a lanciare occhiate al tavolo vicino; il moro gli stringe di più la mano e finalmente il ragazzo si gira verso di lui.

“Continuiamo la nostra cena, continuiamo a festeggiare la fine degli esami, continuiamo a baciarci, continuiamo a fare tutto ciò che vogliamo, come se loro non ci fossero. Perché loro non ci sono, loro non sono nessuno, loro non ci conoscono. La serata è la nostra”

“Come fai a non arrabbiarti? Come fa a non darti fastidio?” sbuffa il biondo, poco convinto.

“Mi dà fastidio. Mi ha dato fastidio tantissimo in questi anni. Ma se mi fossi fermato a rispondere ad ognuno di quelli che hanno fatto un commento negativo sull’essere gay, sul baciare un ragazzo o su una qualsiasi minima cosa inerente a questo discorso, avrei dato molti meno esami e avrei vissuto molte meno cose. Avrei perso tempo e basta perché questo è rispondere alla gente ignorante: una perdita di tempo”

“Mi dà fastidio…”

“Lo so, Artù. Avevo cercato di avvisarti, no? A tutti dà fastidio, la prima volta. E anche la seconda, la terza e la quarta. Ma dopo un po' si impara ad ignorare certi commenti, a non perdere tempo così e godersi il momento che si sta vivendo. Perché è vero, noi siamo gay, ci piacciono i ragazzi, ma in questo non c’è assolutamente nulla di male. Perché sì, noi andremo a casa e continueremo a fare queste cose e faremo anche di peggio se ci va, perché ne abbiamo tutto il diritto. Come abbiamo tutto il diritto di stare qui, goderci la nostra cena e baciarci tutte le volte che vogliamo”

Il biondo lo guarda, gli occhi azzurri un po' liquidi dall’emozione e dall’orgoglio “Quando parli così sembri… saggio”

“Io sono saggio”

“Forse, tra i due, il supereroe dovresti essere tu, non io… o anche un mago, sì, anche un mago potresti essere” commenta Artù, prima di mormorare “Posso dartene un altro, quindi?”

“Di cosa?”

“Di bacio”

Merlino sorride “Puoi fare tutto quello che ti pare, Artù”

Se i due uomini al tavolo vicino commentano anche questa volta, nessuno dei due lo sente, troppo impegnati a baciarsi, a dividere il cibo, a ridere e a chiacchierare; quando si alzano dal tavolo, nessuno dei due pensa più a quello che è successo, escono dal locale soddisfatti ed Artù prende dolcemente la mano del ragazzo. Merlino guarda quella stretta gentile di sottecchi, come se non volesse farsi beccare a farlo, e sente il cuore accelerare un po': anche a questo non si abituerà mai, o almeno non così tanto facilmente.

Arriva al Natale e con esso arrivano anche i biscotti a mezzanotte inzuppati nel latte prima di scambiarsi i regali, dei baci dolci fino all’alba e un dormire insieme senza alcuna malizia. Come da copione, al risveglio, Merlino prende in giro Artù per i capelli sparati per aria e il biondo prova – ovviamente – a dargli un pugno, che ormai il ragazzo è bravo ad evitare e finiscono per baciarsi ancora e fare l’amore, anche la mattina di Natale.

“Perché non ti sei messo il mio maglione?” sbuffa Artù, mentre guarda Merlino cucinare le patate tanto richieste.

“Perché è un dannatissimo cliché” risponde il moro “E poi perché potrei rovinarlo, mentre cucino, e non voglio”

“Pensavo di andare da mio padre, dopo pranzo” dichiara l’altro a bruciapelo, ma il giovane medico non si gira nemmeno.

“Da solo” aggiunge Artù “È un problema?”

È a queste parole che Merlino risponde “Un problema? Perché dovrebbe esserlo?”

“Ti lascio da solo il giorno di Natale”

“Non tornerai mai più?” domanda divertito il moro.

“No, cioè, vado a prendere il caffè e mi trattengo un po' lì. Voglio… vedere come sta, insomma. E salutare Morgana”

“Conoscendola, ti avrà minacciato di morte”

“Probabile, ma non l’ho ascoltata molto, come al solito” ammette Artù “Non ti dispiace quindi rimanere una paio d’ore da solo?”

“Viviamo insieme e quasi in simbiosi, Artù” gli fa notare Merlino, che non riesce a smettere di sorridere divertito “Non mi mancherà l’ossigeno solo perché per un paio d’ore non ci vediamo. Però torna presto, o non ti aspetterò per guardare il film di Natale”

“Cosa guardiamo quest’anno?”

“Mamma ho perso l’aereo”

“Sei un cliché ambulante, Merlino, altroché! Il mio maglione con le renne non è che una piccola cosa in confronto” commenta Artù “Spero che guarderemo il secondo: è decisamente più bello del primo”

“Assolutamente no, il primo è meglio”

Merlino, da bravo tradizionalista, è assolutamente convinto che i primi film siano indubbiamente e drasticamente migliori di sequel, prequel e compagnia bella.

“Che ti dicevo? Un cliché ambulante” sbuffa il biondo “Questa discussione non finisce qui. Sono pronte quelle patate? Ho una fame pazzesca”

“Artù, certe volte sei davvero incontentabile” dichiara il moro, prima di scoppiare a ridere.

Quando Artù ritorna, dopo il caffè preso a casa del padre, trova Merlino con il maglione con le renne, sul divano, con due tazze di cioccolata calda fumante e con una torta di mandorle e carote; la casa profuma del dolce appena sfornato e di cioccolato e il moro non può non pensare a quanto sia bello il suo ragazzo con le guance arrossate dal freddo e gli occhi lucidi per il vento.

“Hai preparato una torta?”

“Non è Natale senza torta, no?” si limita a rispondere Merlino “Dai, muoviti a cambiarti e a raggiungermi. Ho cambiato idea, niente “Mamma ho perso l’aereo” quest’anno. Ti lascio scegliere tra “Polar Express” e “Nightmare Before Christmas”, dimmi quale preferisci”

“Nightmare Before Christmas si guarda ad Halloween” protesta Artù, togliendosi la giacca; il ragazzo fa per ribattere, ma viene subito bloccato dal biondo “No, non ci provare. Posso anche essere d’accordo sul fatto che forse il primo “Mamma ho perso l’aereo” è meglio del secondo, anche se devo dire che ci sono delle scene meravigliose anche nell’altro, ma su “Nightmare Before Christmas” non transigo: quello si guarda ad Halloween”

“Vada per “Polar Express” allora” dichiara Merlino, scoppiando a ridere e osservando Artù andare in camera a cambiarsi.

Dopo il Natale, il tanto atteso Capodanno.

Gwaine è in fibrillazione da giorni e avrà scritto un centinaio di messaggio solo a Merlino e praticamente solo per dirgli che è super entusiasta e che non vede l’ora di fare festa. Ha detto che si occuperà dell’alcol – di nuovo – e che spera che Gwen prepari i suoi famosi involtini.

Merlino è ovviamente già preoccupato ed in ansia per l’organizzazione, ma è molto contento di avere di nuovo i suoi amici in giro per casa in un clima di festa ed allegria; fortunatamente Gwen e Lancillotto aiutano con le pietanze e anche Leon dà una mano, preparando insieme a Freya un dolce con talmente tanta panna che, per mangiarla tutta, Artù tira fuori dei biscotti dalla credenza e finiscono per divorarla così.

Merlino corre come una trottola tra il ripostiglio e il salotto, cercando piatti, bicchieri e tovaglioli; Artù lo segue, solo per dargli fastidio, ovviamente.

“Questi pantaloni ti stanno divinamente” gli sussurra Artù all’orecchio con fare malizioso “Ho voglia di strapparteli di dosso”

“Ci sono tutti di là, non penso sarebbe saggio” gli fa notare il ragazzo, seppur celando malamente un brivido che gli corre lungo la schiena.

“Sei tremendamente noioso. Come se non sapessero che…”

Le orecchie di Merlino si tingono rapidamente di rosso “Questa conversazione è tremendamente imbarazzante…”

“Adoro questo tuo lato puritano, mentre poi…” questa volta è Artù a fermarsi e a lasciare la frase in sospeso, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Merlino.

“Ti diverti?”

“Molto”

“Sei insopportabile”

“E tu ti imbarazzi a parlare di sesso con il tuo ragazzo” ribatte Artù, mettendogli le mani sui fianchi e avvicinandoselo “Nonostante la maggior parte delle volte sei tu ad iniziare…”

“Mi imbarazza parlare di sesso così con te, soprattutto in una casa con pareti sottili e tutti i nostri amici di là” replica il moro, cercando di scostarsi, prima che le sue labbra vengano catturate inesorabilmente dal coinquilino.

“Ti ricordo che ci hanno beccato fin dalla prima volta, amore” sogghigna Artù.

Merlino gli dà una piccola spinta, scuote la testa e torna in salotto, nel bel mezzo dei festeggiamenti, dove Parsifal ha montato le casse e ha fatto partire la musica dal computer del biondo.

“Merlino!” esclama Gwaine, avvicinandosi a lui; sa di alcol e il giovane medico non può non ridere di fronte al suo aspetto già trasandato, nonostante abbiano finito la cena da poco “Adoro questa casa. Dovreste fare più spesso delle feste. Mi offro per portare l’alcol”

“Tu ti offri sempre per portare l’alcol, Gwaine”

“Ed infatti le nostre feste sono sempre divertenti” sottolinea il ragazzo, dai capelli lunghi, prima di afferrare Morgana per un braccio e baciarla sulle labbra con passione, accompagnato da un coretto di urla e fischi; Merlino scuote la testa, divertito, ed appoggia i bicchieri che ha preso nel ripostiglio sul tavolo.

“Serve una mano?”

“No, grazie, Gwen. Tutto in ordine” risponde all’amica con un sorriso; la ragazza gli si avvicina.

“Ci pensi che è già passato un anno dal Capodanno scorso?”

“Sembra meno, vero?” il moro si versa della birra e si porta il bicchiere alle labbra.

“Lancillotto mi ha chiesto di sposarlo”

Merlino sgrana gli occhi e rischia di strozzarsi con la birra; tossisce e si pulisce le labbra con la manica del maglioncino celeste che indossa “Lancillotto ha fatto che cosa?!”

“A Natale” conferma Gwen, annuendo “Sei il primo a cui l’ho detto”

“Gwen, lasciatelo dire, devi migliorare decisamente il modo in cui dire certe cose”

“A parlato il signor “il mio ragazzo si presenta al bar con un succhiotto, il resto ve lo lascio indovinare”…”

“È una cosa diversa!” protesta Merlino “Cioè tu… ti sposi? Voi vi sposate?”

“In futuro, ancora è tutto da decidere ma… sì, ci sposiamo” sussurra Gwen “Ed io sono così felice…”

Merlino stringe l’amica tra le braccia, mormorando “Sono molto contento per voi…”

Pochi istanti dopo, anche Lancillotto compare in cucina “Disturbo?”

“Oh, no, Gwen ha solo lanciato una bomba senza curarsi del mio povero cuore che non può reggere troppa dolcezza in una volta”

“Tu vivi sul pianeta cuoricino da un mese ormai, per te la dolcezza non sarà mai troppa” ribatte la ragazza e Merlino fa una smorfia, prima di ammettere “Effettivamente…”

Si gira a guardare l’amico “Sono molto felice per voi, Lancillotto”

“Sei il primo a cui Gwen lo voleva dire”

“Tu no?”

“Io ho paura della reazione di Gwaine, quando saprà di non essere stato il primo” confessa il ragazzo, facendo ridere l’amico.

“Manterrò il segreto, allora. Quando avete intenzione di dare il grande annuncio?”

“Più tardi, quando parleremo dei nostri propositi per il nuovo anno”

“Mi sembra un buon momento”

Merlino annuisce, prima di fare un cenno verso il salotto, dove la musica alta ha coperto ogni parola “Andiamo a ballare?”

Il ballare del giovane medico, in realtà, dura molto poco e si lascia cadere stancamente sul divano dopo solo due passi di danza accanto a Freya – che, al contrario, è instancabile e ha torturato il povero Parsifal fino allo sfinimento perché la accompagnasse nel ballo.

“Cos’è quella faccia?” esclama Artù, una voce leggermente modificata dall’alcol e dall’allegria, mentre si avvicina al ragazzo e gli dà una pacca sulla spalla.

“Pensavo”

“Tu pensi troppo, Merlino. L’anno scorso, per farti smettere di pensare, ho dovuto baciarti”

“Così mi hai dato solo altri argomenti a cui pensare”

“Dai, forza, vieni con me”

Merlino sorride e stringe la mano che Artù gli sta porgendo e lo segue fino in camera sua, dove il biondo si chiude la porta alle spalle; spinge il ragazzo contro la porta e si avvicina a lui, baciandolo dolcemente.

“Le mie labbra mi sembrano argomenti molto validi, non credi?” ridacchia Artù, con un sorrisetto divertito a sfiorargli le suddette labbra.

“Io credo che tu sia un idiota, ma questo lo penso da quanto hai messo piede in casa, quindi non è una novità” ribatte Merlino, rilassandosi contro il legno “Però stavo davvero pensando all’anno scorso”

“Quanto sei prevedibile” lo prende in giro Artù, avvicinandosi un po' più a lui “Era stato un bel bacio, no?”

“Hai visto che è vero il detto di ciò che succede a Capodanno?” gli fa notare il moro, ridacchiando.

“Io vedo solo che è vero che baciare qualcuno a Capodanno porta bene: guardaci, tu hai trovato un fantastico ragazzo ed io un cuoco personale che posso pagare in baci”

“Non sono così facilmente corruttibile, Artù”

“Sei molto corruttibile, Merlino” replica il biondo, avvicinando il viso al suo collo e soffiandogli leggermente le parole addosso, in modo tale che il suo fiato caldo sia percepito bene dal ragazzo in quel punto tanto sensibile. Cosa che ovviamente Artù sa e – ovviamente – sfrutta.

“Non è vero!” protesta l’altro e il biondo mette su un’espressione che dice chiaramente “Ma chi vuoi prendere in giro?”.

“Mi hai cucinato per un anno senza volere nulla in cambio, lo sai vero?”

“Non volevo che la cucina andasse a fuoco”

“Hai davvero scarsa fiducia nelle mie capacità”

“Assolutamente sì. Devo forse ricordarti che hai provato a scaldare il latte e stavi per squagliare il manico del pentolino?”

“Perché non fanno quei cosi di metallo, esattamente? Non sarebbe mai successo”

“Perché nessuno pensa che ci siano persone così idiote da mettere il manico di plastica praticamente sopra il fuoco” risponde Merlino, guadagnandosi un’occhiataccia; il moro sorride, divertito, e prende la mano di Artù per sedersi accanto a lui sul letto. Appoggia le braccia indietro e getta la testa verso il soffitto.

“Certo che ne sono successe di cose, quest’anno”

“Tipo tu che ti sei ubriacato e sei finito lungo e disteso per terra al mio compleanno”

“O tu che stavi per prendere a pugni Alator” ribatte Merlino.

“Avevo i miei buoni motivi”

“Eri geloso all’inverosimile”

“Calunnie e maldicenze”

Artù ha messo su il broncio e Merlino lo trova, se possibile, ancora più adorabile; si sporge verso di lui e lo bacia, anche se l’altro prova a fare resistenza – cinque secondi netti – prima di cedere malamente e lasciarsi andare al bacio; il moro gli accarezza una guancia e, quando si stacca, si prende un attimo per guardarlo negli occhi. Per guardare negli occhi il suo ragazzo. Il suo ragazzo Artù Pendragon.

“Mi piace questa cosa, sai?”

“Quale cosa?”

“Che sei geloso”

“Io non sono geloso”

“Me lo hai detto tu, ricordi? Che potresti essere un tantinello geloso”

“Non rigirare le mie frasi contro di me, Merlino” sibila Artù, ma in un attimo le labbra di Merlino sono di nuovo sulle sue e in soli cinque minuti hanno entrambi i capelli arruffati, le camicie spiegazzate e gli occhi lucidi di desiderio; respirano affannosamente ed è il moro il primo a riprendere il controllo.

“Torniamo di là? Tra poco scatta la mezzanotte, dobbiamo dire i nostri buoni propositi o Gwaine si arrabbierà, lo sai…”

“Aspetta un attimo, devo dirti una cosa” sussurra il biondo.

Merlino guarda confuso il ragazzo, incerto sull’essere in grado di ascoltare qualsiasi cosa Artù voglia dirgli. Con Artù non si sa mai quanto un discorso possa essere profondo.

“Volevo dirti che da quando vivo con te sono cambiato. Una volta non sapevo cosa fare della mia vita, vivevo di feste ogni sera, di donne nel mio letto la notte e di sveglia all’ora di pranzo il giorno dopo. Una volta non avrei mai pensato di baciare un ragazzo, anche se non ho mai avuto nulla contro i gay, né di fare l’amore con così tanto trasporto o di preoccuparmi solo perché tu non hai le tue caramelle nella credenza”

Com’è la cosa dei discorsi profondi di Artù all’improvviso? Sì, eccola.

“Con te sono migliorato, ma rimanendo me stesso. Con te ho capito cosa voglio essere”

“Un supereroe?”

“Un buon ragazzo, per te. Un buon figlio, per mio padre. Un buon fratello per Morgana. E un buon amico, per chi mi vuole bene” lo corregger Artù, spostandosi un ciuffo di capelli da davanti agli occhi “Perciò voglio dirti il mio buon proposito per il nuovo anno, prima di dirlo a tutti gli altri perché forse lo farò con meno intensità…”

Il biondo incrocia un attimo lo sguardo del moro – che in questo momento dovrebbe provare a ricordarsi come si respira ed invece la cosa non sta funzionando molto – prima di riprendere “Perché, maledizione, anche questo riesci a fare tu, riesci a farmi dire cose che non mi sarei mai sognato di dire, che non mi sarei mai sognato di provare, che non avrei probabilmente mai confessato a nessuno”

“Io lo sapevo, quando ti sei presentato con quaranta minuti di ritardo, che mi stavo mettendo in casa un idiota…” sussurra Merlino, cercando di non perdersi nemmeno un fiato di tutto il discorso di Artù.

“Voglio dirti che nel nuovo anno voglio essere il ragazzo perfetto, il coinquilino perfetto, l’amico perfetto per te. Voglio che tu sia fiero di me e voglio amarti come meriti. Voglio vederti sempre ridere, con quel sorriso storto che ti ritrovi. E voglio baciarti, tutto il giorno, tutti i giorni e fare l’amore con te, ma anche la spesa, le birre davanti alla televisione e le torte la domenica. Voglio imparare a fare il caffè e portartelo a letto ogni tanto, a sorpresa. Voglio questo e tante altre cose, ma voglio farle con te. Perché con te hanno un sapore diverso”

“Pensavo di avertelo detto, Artù. Tu puoi fare tutto quello che vuoi. Noi possiamo fare tutto quello che vogliamo” dichiara Merlino, facendogli un sorriso “Possibilmente rimanendo lontani dalle cose legali e dai dannati aggeggi a due ruote”

“Io lo sapevo, invece, che saresti diventato un centauro” ridacchia Artù e per il moro è meglio così, quando quei discorsi profondi si alternano a battute: è tutto così dannatamente nel loro stile.

“Tu sei perfetto già così, Artù. Non devi cambiare nulla di te”

“Io so di essere perfetto. Per me e per gli altri”

“Con la modestia come cavallo di battaglia…”

“Ma tu sei tu”

“E Colombo scoprì l’America…”

“No, idiota, intendevo che tu sei unico. Sei speciale” Artù alza lo sguardo e i suoi occhi si incastrano in quelli celesti del ragazzo “Sei qualcosa per cui vale la pena lottare”
 
 
 



Spazio autrice(?)
Grazie.
Inizio dicendo questo e aggiungendo che ora farò uno sproloquio di quelli che non avete mai visto.
Ringrazio ognuno di voi, per essere arrivato fino a qui e per aver amato la mia storia.
Ringrazio MAAE_8830, LadyKant e Koa__ per aver recensito lo scorso capitolo.
Ringrazio Relie_Diadamat per aver iniziato la mia storia per caso e per avermi detto di averla incuriosita.
Ringrazio bacieabbracci, boorori, colinred_, Erikasuper08, Frollove, ilpianista99, kit_kat1864, MAAE_8830, Morgana_melissa, Nadira_99, Nolalaviniaa, NorwegianWoodFields, Reghal75, royal_donkeyuelafox, _ang_1985_ e _endlessly per aver aggiunto la storia alle preferite.
Ringrazio Morgana_melissa, Nadira_99 e _elessar_ego per aver aggiunto la storia alle ricordate.
Ringrazio Amber, badluna, Come_What_Klaine, CrystalWolf_019, Dany_skywalker, G14d4, Greyisthesun, Koa__, LadyTsuky, MAAE_8830, Morgana_melissa, Nina Venceslai, Nolalaviniaa, roberta1993, RoeLinwood, royal_donkey, simoasr94, uelafox, vanessatomasino e _flaviaa_icc_ per aver inserito la storia tra le seguite.
Spero di non aver dimenticato nessuno (e di aver scritto i nomi giusti), alcuni di voi li ho ripetuti più volte, lo so, ma andavate ringraziati due volte, e spero di non aver violato regole di privacy nel farlo (in caso ditemelo che cancellerò ciò che ho scritto).
Ringrazio chi mi ha lasciato recensioni con costanza, chi me ne ha lasciata una qua e là, chi ha voluto anche solo dirmi quanto gli stesse piacendo la mia storia.
Ringrazio chi è arrivato fino a qui, per scoprire l’inizio di questa storia d’amore. Perché, per citare Once Upon a Time, questo non è un “happy ending”, ma un “happy beginning”.
Ringrazio ognuno di voi, dal primo all’ultimo, che mi avete accompagnato fino a qui.
Questa storia mi ha fatto compagnia per quasi 7 mesi, così come Merlin mi tiene compagnia ogni volta che non so cosa fare, ogni volta che voglio fare un tuffo nel passato ed ogni volta che ho voglia di leggerezza non stucchevole. Mi fa strano salutarla così, ma, chissà, magari è solo un arrivederci. Magari un giorno comparirà magicamente un sequel, nato dal nulla. Non sono una grande fan dei sequel, spesso basta l’opera originale, ma magari mi verrà un’idea che riterrò fantastica e la scriverò. Per adesso sono concentrata su un’altra long, che pubblicherò prima o poi, ed in cui Merlino ed Artù torneranno a Camelot e il piccolo e accogliente appartamento lo lascerò quindi stare per un po'.
È la prima long che scrivo (che finisco), praticamente, e l’ho insultata, ho avuto il blocco dello scrittore, ho avuto paura che fosse noiosa, ho avuto paura che fosse banale, non sapevo come riempire i capitoli, ma sono andata avanti. Sono andata avanti con la convinzione che non posso essere l’unica a cui piacciono la semplicità, la quotidianità e questi dannatissimi cliché. Sono andata avanti con la convinzione che, forse, questa volta ne valeva la pena. Che valeva la pena lottare per finirla e dare un degno finale ai due piccoli coinquilini. Sono andata avanti con la convinzione che mi stessi divertendo davvero tanto ad immaginare certe cose e che non volevo assolutamente smettere e con la speranza che anche a qualcun altro facesse piacere leggere ciò che scrivevo. Manzoni sarebbe fiero di me.
Eccomi qui, quindi, forse per la prima volta puntuale da quando ho iniziato questa storia, con l'ultimo capitolo.
Non so cosa dire su quest’ultimo capitolo, sinceramente, e spero che Artù abbia già parlato a sufficienza al posto mio. Forse non è molto da lui un discorso del genere, ma ci tenevo a concludere con un suo discorso che facesse capire quanto sia cambiato in quest’anno e tre mesi di convivenza. Spero di lasciarvi un bel ricordo di lui. Di lui, di Merlino, di me, della mia storia, e di tutti gli altri personaggi comparsi.
Come ho già detto, quindi, questo non è un addio, è solo un arrivederci.
Lunga vita a Camelot, all’amore, alle caramelle.
A presto,
Felpie

   
 
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