Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Hoshi_10000    01/12/2020    0 recensioni
Ogni persona è destinata a provare dolore, perchè per comprendere cosa sia la luce occorre il buio e così per capire la felicità occorre anche il dolore. Che tu sia un bambino o un anziano, un principe o un ladruncolo, non fa alcuna differenza: ci sarà il dolore, e solo dopo averlo provato potrai davvero capire cosa sia la felicità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Abmad Saluja, Hakuryu Ren
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il peso delle responsabilità

China lievemente il capo al passaggio di un paio di ministri, sforzandosi di non mostrare troppa deferenza mentre ascolta i boati della folla e osserva il pulpito costruito fuori dal palazzo per annunciare al pubblico la nuova incoronazione.
-Figli miei- suo padre ha sempre avuto una voce rauca, sgradevole, ma con gli anni ci ha fatto l’abitudine -ho un annuncio da farvi.-
Kouen guarda il soffitto con gli occhi semichiusi, non particolarmente interessato: ogni tanto suo padre lo fa, li convoca tutti a raccolta, più per darsi un tono e ricordare loro che “è il fratello dell’imperatore” che non per dire davvero qualcosa, e di sicuro Kouen era certo che fosse solo l’ennesima scemenza, come lo era Koumei e tutte le loro sorelle.
-L’imperatore Hakutoku Ren, mio unico fratello, è morto ieri sera in un incendio che ha distrutto il palazzo di Rakushou. I principi Hakuyuu e Hakuren sono morti nell’incendio.-
Guarda il padre sconvolto forse più dalla calma e dal distacco con cui riferisce le cose che non dalla notizia in sé.
-Che ne è stato della principessa Hakuei e del principe Hakuryuu?- chiede con un groppo alla gola, attirando lo sguardo del padre.
Ha barba e capelli neri lunghi e cespugliosi, ben diversi da quelli cremisi dei figli, e un’espressione a dir poco inquietante. Non ci ha mai davvero prestato attenzione, ma in quel momento nota che i piccoli occhi infossati sono freddi come il ghiaccio, se non di più.
-Sono vivi, sebbene pare che il principe Hakuryuu sia rimasto coinvolto nell’incendio.-
Il groppo alla gola si allenta appena, ma continua a essere in ansia.
-Che ne è di Hakuei? Voglio dire, della principessa-
Koumei gli appoggia una mano sulla spalla nel tentativo di tranquillizzarlo, senza alcun successo: vuole solo sentire che lei sta bene, e il resto non gli importa. Probabilmente Hakuryuu erediterà il trono appartenuto al padre, sebbene fino ai 18 anni sarà sotto la reggenza della madre, o magari dello zio. A lui interessa solo che la cugina non sia coinvolta.
-È illesa, per fortuna.-
Lo rassicura il padre, togliendogli un peso immane dal petto: gli piace Hakuei, non è come le sue sorelle che pensano solo a truccarsi, farsi belle e mettersi in mostra, lei è una ventata d’aria fresca, una persona semplice, una principessa che divenuta maggiorenne riceverà senz’altro più proposte di matrimonio di quante sia possibile contarne, e le augura tutto il meglio.
-Sarò io a diventare imperatore.- annuncia poi l’uomo, di punto in bianco, ottenendo la totale attenzione di tutti.
-Non dovrebbe toccare ad Hakuryuu?- domanda Koumei con noncuranza, la stessa con cui il padre gli risponde.
-È troppo piccolo. Sarò io a diventare imperatore, e voi diventerete principi e principesse. Sposerò Gyokuen, così che i due principi mantengano il titolo.-
Li tiene tutti lì ancora per qualche tempo, spiegando loro quali saranno i principali cambiamenti, ma Kouen ha da tempo smesso di ascoltarlo.
 
Sale sul pulpito, guardando tutte le prime file di copricapi nobiliari, elmi e armature: ce ne sono talmente tanti che la folla di persone comuni a malapena riesce a scorgere il pulpito.
La cerimonia è piatta, il Gran Sacerdote pone delle domande al padre e lui risponde.
-Siete pronto ad assumervi la responsabilità di guidare il popolo dell’impero?-
-Sì.-
-Siete pronto a dedicare la vostra vita a questo regno, impegnandovi per il benessere delle persone più che per la vostra ricchezza?-
-Sì.-
Ascolta fino ad un certo punto, poi si limita ad osservare attorno a sé.
Gyokuen è in ginocchio in segno di deferenza, come Hakuei e Hakuryuu: gli pare ridicolo che siano loro a doversi inchinare, fino a non più di un mese prima era il padre a doversi chinare al loro passaggio, anche se a conti fatto sono solo bambini.
La voce del Gran Sacerdote gli buca i timpani, riguadagnandosi la sua attenzione.
-Inchinatevi tutti a Koutoku Ren, nuovo imperatore dell’impero di Kou!-
Sia la famiglia reale che il popolo s’inginocchiano, creando un’atmosfera che credeva non potesse esistere, e d’improvviso la consapevolezza sembra pugnalarlo: lui è il primo principe.
Pensa ad Hakuryuu ed Hakuren, alle battaglie che hanno combattuto, al sostanziale aiuto che hanno dato allo sviluppo dell’impero e si rifugia in camera sua, stringendosi le gambe al petto. Emanavano autorità, potere e carisma, lui ha solo paura. Non sarà mai coraggioso quanto loro, né altrettanto amato o rispettato, non sarà mai all’altezza.
Non ha mai pensato di poter essere re un giorno, perché a differenza di molti lui ha avuto occasione di conoscere davvero l’imperatore, ha parlato con i suoi figli, ha discusso con loro di politica, strategia militare, donne perfino, e li ha ammirati infinitamente. Era certo che Hakuyuu sarebbe diventato imperatore, o nel peggiore dei casi Hakuren, e ora è lui il prossimo candidato al trono.
Ripensa a Hakuryuu, alla sua testolina fasciata per coprire delle ustioni che gli rimarranno a vita, e vorrebbe solo tirarsi indietro, ridargli quel titolo che non sente suo, e invece si limita a cadere sul materasso, dando le spalle alla porta, piangendo silenzioso.
Ha pura, anzi no, è terrorizzato.
I ministri, i generali, i soldati, tutti lo guardano con una deferenza minore di quella che dimostrano al giovane cugino, e perfino lui guardandosi allo specchio vede solo un imbroglione, un ragazzo di 17 anni infilato in una cosa più grande di lui, e desidera soltanto sfilarsi la corona, scusarsi e tirarsi indietro.
Hakuryuu è un principe, ci è nato, e sebbene sia un po’ pauroso e timido crescerà e diventerà forte e carismatico come i suoi fratelli, guiderà eserciti, parlerà con i ministri, scherzerà con i soldati.
Non vuol dire che “se nasci contadino resti contadino, se nasci principe resti principe”, solo che lui non è pronto a essere un principe, e mentre piange la morte dei cugini stringendo le lenzuola fra le mani per non farsi fuggire alcun lamento desidera solo poter buttare via quella corona e tornare ad essere nessuno: le responsabilità sono per chi è disposto a prendersele, e lui non lo era
   
 
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