Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Nadine_Rose    01/12/2020    1 recensioni
Sarah ed Hermann sono rispettivamente due tra le tante vittime e i tanti carnefici nell’ora più buia della storia dell’umanità. Il campo di Fossoli, anticamera dell’inferno nazista, sarà la loro comune e perenne prigione d’amore malato.
Matteo, un giovane pescatore, sarà colui che proverà a sciogliere il cuore di Sarah dalle catene del tenente Hermann, nello speranzoso e disperato scenario del dopoguerra napoletano.
[Capitolo 65: Un amore a Fossoli]
AVVISO IMPORTANTE! Se state leggendo questa storia su una qualsiasi piattaforma che non sia Efp o Wattpad, siete potenzialmente a rischio di un attacco malware. Se desiderate leggere questa storia nella sua forma originale e in piena sicurezza, leggetela qui: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3794886&i=1, https://www.wattpad.com/story/188486067-nell%27abbraccio-del-nemico.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Olocausto, Dopoguerra
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 43

 

Un amore mai dimenticato

 

“L’amore, come il desiderio, è ciò che rende viva la vita.”

Massimo Recalcati

 


ImagesTime.com - Free Images Hosting

Immagine dal film “La conseguenza”

 

Distesa sul fianco, dandogli le spalle, Sarah già dormiva e non la ridestò, né a lui infastidì, la musica proveniente dal Campo Vecchio. Si sentiva leggero, come non gli succedeva da tanto, troppo tempo e, con l’indice e il medio, partendo dal fondoschiena, percorse delicatamente il suo corpo nudo, indugiando su ogni segmento della colonna vertebrale, fino a raggiungere il collo e, da lì, scivolare giù veloce per ripetere lo stesso viaggio.

«Dammi una rosa da tener sul cuor, legala col filo dei tuoi capelli d’or.» Il grammofono suonava la canzone “Lili Marleen” ed Hermann ne ripeté le parole, sbagliandone ad alcune la pronuncia. «Forse domani piangerai, ma dopo tu sorriderai. A chi, Lili Marleen? A chi, Lili Marleen?» Come se fosse tornato adolescente, lo animò un desiderio di giocosità, mentre, canticchiando a bassa voce, le labbra si curvavano nel sorriso e le dita s’intrecciavano tra i lunghi capelli neri.

Sarah iniziò a stiracchiarsi sotto le lenzuola bianche e, emettendo un profondo sospiro, da lui interpretato come un gemito sensuale, si volse, mostrandogli la tenerezza di un sorriso assonnato. I suoi zigomi non erano più segnati dai lividi.

Era marzo. Fuori dal campo, alle prime carezze della primavera, gli alberi rifiorivano e, in lontananza, si poteva addirittura scorgere il color oro delle mimose. Una mattina quasi non cedette alla tentazione di raccoglierle per lei.

I treni di deportazione partivano dalle stazioni ferroviarie di tutta l’Europa diretti ai lager nazisti e molti, in Italia, eran quelli che transitavano prima per Fossoli. La Wehrmacht aveva invaso l’Ungheria, mentre le truppe sovietiche si apprestavano a liberare l’Ucraina. Presto, la guerra avrebbe preso una piega sfavorevole per i tedeschi e questo, in un primo momento, non sembrò interessargli, troppo preso dall’eccellere nel proprio ruolo di comando e dal combattere i propri sentimenti.

Da nemici, Sarah ed Hermann erano diventati amanti ed entrambi, rifiutando la possibilità di completarsi l’un l’altro al di fuori di quella stanza, facevano esperienza dell’amore che spezza, in un rapporto fatto di possesso e di allontanamenti, di tormento per le loro differenze ideologiche e di esaltante desiderio.

Il primo «ti amo» arrivò nel mese delle rose. Anch’esse non disdegnarono di sbocciare, donandosi alla vista degli abitanti di Fossoli.

Passato per caso davanti alla propria camera, Hermann si era fermato sull’uscio a guardare Sarah, mentre, dalla finestra, osservava il frenetico movimento che, sempre, contraddistingueva il campo nei giorni precedenti alla partenza di un convoglio. Da lontano, scorse di profilo la sua espressione rabbuiata e, non sapendo ancora cosa fosse l’empatia, la interpretò come paura di essere anch’ella deportata. Le si avvicinò con l’intenzione di rassicurarla e Sarah si accorse della sua presenza dietro di sé solo quando l’avvolse nell’abbraccio.

Tra le braccia, ne contenne il sussulto, poi il singhiozzo che le sciolse il nodo di lacrime e, all’orecchio, le disse: “Non permetterò a nessuno di portarti via da me. Tu sei mia.”

Le parole sembrarono non aver sortito alcun effetto, giacché lei non smise di piangere, anzi continuò più forte. Lentamente, la fece voltare, prendendola per mano e, nel movimento, l’aria intorno a loro si riempì di melanconica tenerezza.

Slancio di braccia e impeto del cuore, la strinse forte al petto e le dichiarò i propri sentimenti: “Perché ti amo.”

Il pianto si quietò. A questo, le parole erano finalizzate, si giustificò con se stesso, invano, poiché la mattina seguente una rosa rossa le lasciò sul comodino accanto al sacchetto di biscotti.

 

In primavera, quando i nuovi documenti falsi validi per l’espatrio furono pronti, i postumi della polmonite abbandonarono il suo corpo e, con essi, il conseguente umore depresso. A maggio, Hermann avrebbe ricercato il suo amore, iniziando dalla capitale italiana.

La vasta rete di amici e conoscenze di suo padre arrivava fino al Vaticano e, grazie all’aiuto di un esponente del clero cattolico anticomunista, dopo aver trovato Sarah, sarebbe partito alla volta dell’Argentina, dove già lo attendeva un lavoro come impiegato di banca e un piccolo appartamento pronto da abitare con lei.

Hermann aveva pianificato la loro nuova vita insieme, dando per scontato il consenso dell’altra parte, sicuro che, a lui, fosse ancora legata dal vincolo di un amore mai dimenticato.

 

Svegliata dal rumoroso russare di Matteo, Sarah spalancò di colpo gli occhi, indirizzandoli all’orologio sul comodino che segnava le sei e un quarto. Lui doveva essersi ritirato da poco e subito profondamente addormentato, senza neanche togliersi bene di dosso la puzza del pescato. A volte, le dava la nausea l’odore della sua pelle.

Per il primo Natale insieme, gli aveva regalato un profumo dalle note orientali dell’ambra, la cui scelta, nell’elegante boutique del corso, era stata condizionata dal risveglio dei ricordi. Un regalo che Matteo non aveva saputo apprezzare, considerandolo uno spreco di soldi e rivelando di sé un lato materialista.

Sarah si mise a sedere e, nella penombra della stanza, gli rivolse uno sguardo insofferente. Decise di lasciare il letto, prima che suonassero le campane delle sette, per iniziare una nuova giornata e, trascinandosi le pantofole bianche, raggiunse il comò. Sedette sulla poltroncina con il rivestimento in velluto rosa e, guardando allo specchio il proprio volto segnato dalla tristezza, tolse il primo bigodino.

Sempre, al risveglio, si sentiva sull’orlo delle lacrime e, di mattina, si preparava, svogliatamente, motivata soltanto dal dover presentarsi ben curata al lavoro e dal far dispetto alla famiglia di Matteo, in particolare alla suocera che criticava il suo indossare ogni domenica, per la messa e il pranzo da lei, un abito diverso. Da lui, aveva smesso di aspettarsi complimenti, ricevendo come forma di attenzione solo il biasimo per un’altra spesa inutile, superflua come l’acquisto di un cappotto nuovo, rosso.

Per colore e modello, esso era perfettamente identico a quello regalatole dai suoi genitori, lo stesso che indossava al suo arrivo a Fossoli. Vedendolo esposto nella vetrina, passando sul marciapiede opposto alla boutique, non aveva esitato ad attraversare in fretta la strada e a chiedere il prezzo alla negoziante, sospinta dal ricordo delle sensazioni provocatele dall’esser guardata con anelito da due occhi verdi. 

Almeno, Matteo non le impediva di gestire la propria paga – cosa che, invece, accadeva alla ragazza addetta al bancone dei dolci, il cui marito non le permetteva di tenere in tasca neanche una lira – e, in fondo, a lui piaceva che gli amici lo invidiassero per la sua bella ed elegante moglie.

Agli occhi della gente, il cui chiacchiericcio si era spostato su Hannah e Davide, apparivano come la coppia perfetta e nessuno poteva immaginare che, dietro quell’ostentata felicità, si nascondesse il dramma della solitudine e dell’insoddisfazione.

Un figlio tardava ad arrivare e, tra i due, a desiderarlo di più era Matteo, giacché, per Sarah, l’arrivo di un bambino – nonostante lo sognasse, fin da quando ne aveva memoria – rappresentava, adesso, la perdita della propria libertà. Non che lui si sforzasse più di tanto a farne uno, avendo imprigionato la loro vita matrimoniale in meccanismi abitudinari e costretto, dopo la prima settimana di nozze, la loro unione coniugale a un incontro prefissato per la domenica mattina. Stessa ora, stesso repertorio.

Avevano già cessato di esistere le danze al chiaro di luna attorno ai fuochi accesi in spiaggia, il loro ridere dietro lo zucchero filato alle battute di Pulcinella, le passeggiate al tramonto in riva al mare, i giri in barca, le fughe d’amore nel loro nascondiglio tra gli scogli e sapeva che, con il ritorno della stagione primaverile, ormai alle porte, non ci sarebbe stata alcuna rinascita.

Le sembrava strano ricordare come si sentisse più viva, quand’era circondata dall’ombra della morte che aleggiava sulle vite sospese degli abitanti di Fossoli, più forte, quando Hermann la teneva nel limbo del suo amore, senza la certezza di un futuro insieme.

Con dita fiacche, tolse anche l’ultimo bigodino e, continuando a fissare la propria immagine riflessa nello specchio, esplose in un pianto sommesso che Matteo, immerso nel suo sonno, non avrebbe ascoltato.

E le lacrime divennero quasi preghiera, mentre si domandava se le anime avessero orecchi.

 

“E chi ama canta

tra le voci della vita.

L’acqua che si incontra col suo scialacquio.

Oppure è meglio non cantare,

muti se non è d’amore

e qualcuno deve farlo.

E sono io che ti canterò

e come in fuga nel tuo cuore andrò.”

 

Amedeo Minghi, Cantare è d’amore

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Nadine_Rose