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Autore: luciadom    01/12/2020    5 recensioni
A poche settimane dal matrimonio di Miki ed Umibozu, il duo City Hunter si trova ad affrontare un nuovo caso, delicato e difficile, senza precedenti.
Il precario stato emotivo dei due sweeper, causato dall'atteggiamento di Ryo dopo l'episodio della radura, la sua nuova cliente, e una Kaori vittima della sua ambivalenza, porteranno Ryo a prendere finalmente una decisione definitiva, per entrambi.
DAL TESTO DEL SECONDO CAPITOLO:
Se avesse eliminato anche loro, tutti loro, avrebbe scalato i vertici della malavita giapponese.
Poteva farcela, non era certo un novellino.
Forse doveva solo aspettare, o fare la prima mossa per trarli in trappola, dopotutto, Nami Kobayashi aspettava ancora informazioni riguardo suo marito.
Guardò l’uomo di fronte a sé. Lui non poteva certo annoverarlo tra i suoi migliori uomini.
Non era stato capace di spiare le sue prede, lasciandosele scappare, e tremava come una foglia al suo cospetto.
Non aveva le palle per quel lavoro, ma poteva ancora usarlo per il suo tornaconto finché gli fosse stato utile, e poi, avrebbe eliminato una traccia tanto fastidiosa.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Ciao Popolo di EFP!
No, non sono un miraggio, sono tornata dopo non so quanti mesi!
Non è la prima volta che evaporo, non solo in questo Fandom, ma la vita reale a volte toglie molto più tempo di quanto si crede per le altre cose.
Potrei raccontarvi tutto quello che mi è successo dall’estate ad oggi, alcune cose stimolanti e positive, altre sofferenti e brutte, ma mi limiterò solo a dire che ho avuto un bel da fare. Ancora e ancora.
Inoltre, il capitolo era già terminato il giorno Sabato 28 Novembre, ma proprio quella sera ho avuto una brutta notizia che ha scosso anche alcuni di voi.
Abbiamo saputo che una delle ragazze del gruppo Facebook City Hunter Italian Forum, è venuta a mancare proprio quel giorno.
Era giovane, simpatica e sempre gentile e disponibile, e la sua scomparsa ha lasciato anche noi utenti del gruppo tristi e spiazzati.
Ricordo che quando ho avuto bisogno di qualche consiglio e di qualche delucidazione sul Manga lei è stata tra le prime ad aiutarmi, e ricordo anche con piacere le chiacchierate e i commenti nei post, soprattutto i giochini che facevamo con i particolari del Manga durante il lockdown.
Quella sera non mi era semplicemente sembrato più il caso, e ho preferito prendermi qualche giorno.
La conoscevo poco, ma sapevo già fosse una ragazza deliziosa.
Questo capitolo è per te, Rosa, ovunque tu sia!

 

 
 
“Ognuno di noi ha un passato, però il passato è semplicemente questo:
tutto ciò che ti lasci alle spalle.
Può servirti per imparare qualcosa, ma non puoi cambiarlo.”

[Nicholas Sparks, Vicino a te non ho paura]
 
 
 
3) Cambiamenti
 

Alla fine ci era riuscito, aveva dato finalmente piena voce ai suoi sentimenti.
Ryo se ne stava sul suo letto, le braccia sotto la nuca e le gambe tese ed incrociate verso l’alto, lo sguardo verso il soffitto e un sorriso ebete in faccia.
Dopo anni si era finalmente dichiarato a Kaori, e la sensazione di leggerezza che aveva provato l’aveva fatto sentire su una nuvola.
Era stato così facile, dopotutto.
Perché diavolo avesse impiegato tutto quel tempo, lo sapeva solo lui.
Le parole gli erano uscite direttamente senza pensarci, dopo che come suo solito, si era fatto guidare dall’istinto ed era passato direttamente ai fatti, vinto al desiderio molto più eloquente di mille parole di stringerla tra le braccia.
Per un attimo si era sentito perso e vuoto, quando lei era rimasta impassibile a quel bacio datole così d’impulso.
Aveva sentito un dolore acuto nel petto, temendo per degli interminabili secondi che fosse ormai troppo tardi.
Aveva temuto di aver fatto, paradossalmente, l’ennesimo errore e un nuovo passo lontano da lei.
In quel momento, ne era stato sicuro, avrebbe di gran lunga preferito una scarica di mitragliatrice ad un rifiuto da parte della donna che amava sopra ogni cosa.
Che cosa avrebbe potuto pretendere, comunque, dopo tutto quello che Kaori aveva passato a causa della sua cocciutaggine, della sua paura e della sua stupidità?
Si stese completamente e si voltò verso il comodino, guardando se stesso nella foto che lo ritraeva col suo migliore amico di un tempo.
Chissà cosa gli avrebbe detto, o meglio, cosa avrebbe fatto, dopo quei particolari sviluppi!
Una foto simile aveva catturato per sempre un abbraccio tra Hideyuki e Kaori lo stesso giorno che la ragazza aveva fotografato lui, e da sei anni troneggiava sul comodino della sua socia.
Ryo ricordava fin troppo bene quando erano state scattate quelle foto.
Era successo poco prima che Hideyuki fosse ucciso, durante uno degli ultimi giorni spensierati di Kaori.
Una tiepida domenica d’inizio primavera le aveva dato l’idea di un picnic al parco, e di primo mattino si era già messa all’opera per riempire il cestino di ogni prelibatezza adatta all’occasione di cui fosse capace.
Suo fratello aveva acconsentito subito, incapace di dirle di no.
Il difficile era stato convincere lui, Ryo.
Dopo tanta insistenza da parte dei fratelli Makimura, anche Hideyuki aveva dato man forte alla sua sorellina, era finito col capitolare, ma più per la voglia di mettere a tacere lei che per altro.
Già allora, se non prima, aveva capito che Kaori era una vera forza della natura e che farla demordere sarebbe stata arduo.
Energica, vitale, allegra, e dannatamente cocciuta!
Era sempre stato impossibile non restare contagiati dal suo entusiasmo, per non parlare del suo coraggio e di quel fascino tutto suo.
Kaori, in ogni sua fibra, era completamente diversa dalle donne che lui era stato solito frequentare o avere.
Era l’unica donna che poteva desiderare di avere al suo fianco, e adesso poteva davvero chiamarla sua.
Certo che, se pensava a come si era comportato in tutti quegli anni di convivenza e sodalizio e a come si era comportato quella sera, era davvero tentato di ridere di se stesso!
Si sarebbe addirittura preso a schiaffi da solo.
Non si poteva certo dire che non fosse intraprendente con le donne, eppure con Kaori era apparso addirittura impacciato, improvvisando all’inizio persino una collaborazione culinaria, passando ad una dichiarazione disastrosa a parole poi e finendo col riparare con i fatti.
Ad un occhio esterno poteva essere sembrato effettivamente da imbecilli e per niente romantico.
Nemmeno i ragazzini del liceo si comportavano così, altro che Stallone di Shinjuku!
La verità era che con Kaori era tutto diverso.
Lui era cambiato grazie a lei e per lei.
Sei anni prima, ad essere sinceri, l’idea di quel picnic non gli era dispiaciuta fin dall’inizio, ma già ai quei tempi aveva amato stuzzicare Kaori, sotto lo sguardo divertito e attento del suo caro vecchio amico.
Hideyuki, nella sua timidezza e nel suo profondo affetto per entrambi, aveva visto sicuramente molto lungo su loro due, ora lo sentiva più che mai.
Eggià! Ryo capì a cosa si fosse veramente riferito Hideyuki quando gli aveva chiesto di vegliarla.
Prendersi cura della sorella del proprio migliore amico era un conto, accoglierla in casa e farne la propria assistente anche, ma considerarla finalmente la sua donna, nel pieno senso della parola, o quasi, era tutt’altra cosa.
Tornando al giorno della scampagnata, ricordò che la giornata nella piccola oasi cittadina era stata piacevole anche per lui.
Si era ingozzato con i manicaretti preparati da Kaori, riposato beatamente disteso su un comodo telo e non si era risparmiato dal fare il maniaco con le ragazze che passeggiavano, anche se aveva osservato lei di nascosto più di una volta.
E pensare che proprio per colpa sua, tutta la vitalità di Kaori sarebbe potuta trasformarsi in profonda tristezza e rassegnazione!
Entrambi avevano un disperato bisogno l’uno dell’altra e lui era stato un vero idiota a non ammetterlo prima, a se stesso e agli altri, soprattutto dopo ciò che avevano passato insieme.
Guardò l’ora.
Non era ancora mezzanotte, la giornata non era stata riposante, eppure non si sentiva stanco.
Tardi non era per i suoi standard, ma non era poi nemmeno così presto.
Lanciò uno sguardo verso la parete della sua stanza che comunicava con quella di Kaori.
La immaginò ancora sveglia, avvolta in quel suo morbido pigiamone giallo, forse un po’ troppo largo per il suo corpo mozzafiato, ma capace di darle comunque un’immagine tenera e sensuale allo stesso tempo.
Pensò che fosse immersa nelle sue stesse fantasie e gli sembrò di vederla, oltre quel muro, rannicchiata sotto le coperte, con aria felice e sognante e il cuore più leggero.
Si ritrovò a pensare al grande privilegio che la vita gli aveva dato.
Kaori era cambiata totalmente dalla prima volta che l’aveva vista.
Era cresciuta sotto i suoi occhi, diventando una donna, adulta, forte, coraggiosa, dolce e romantica.
Era un misto di caparbietà ed ingenuità insieme.
Promise a se stesso, per l’ennesima volta quella sera, di non farla più soffrire: ormai aveva compiuto il grande passo e non poteva né voleva più tornare indietro.
Prese il cellulare, ancora incapace di dormire.
Digitò velocemente un messaggio, sapendo che sarebbe stato letto immediatamente, dato che sul display il destinatario risultava online.
 
<< Sappi che da stasera non sono più né un idiota, né un imbecille, né un cretino e né un senza palle! Hai sicuramente inteso! >>
 
Inviò e la risposta non si fece attendere.
 
<< E tu Stallone, invece di fare mokkori con la bella Kaori mandi messaggi a me? Un po’ idiota lo sei ancora! >>
 
Seguirono emoticon divertite e sguaiate tipiche di Mick, e subito dopo anche una foto.
Ryo scaricò l’allegato e gli comparvero Mick e Kazue appoggiati alla testiera del loro letto, sorridenti e ammiccanti, con il pollice d’intesa alzato.
Sorrise, rispondendo ai suoi amici e cercando di restare serio, ma la faccia da deficiente del suo amico, affianco a quella dolce della sua compagna, erano uno spettacolo troppo buffo per non sorriderne nemmeno.
 
<< Niente mokkori, manico americano! Ci sono le clienti e non possiamo distrarci … tutto a suo tempo, ma soprattutto con i tempi di Kaori. Ho solo deciso di fare la cosa giusta, anche spinto dalla tua strigliata! So solo che non potevo più aspettare! >>
 
Un nuovo messaggio illuminò il suo smartphone:
 
<< Ti prendevo in giro, scemo! Te lo dicevo che ancora un po’ idiota lo sei! Tuttavia ti perdoniamo, hai messo la testa a posto e ti sei deciso a far felice la dolce Kaori! >>
 
Ryo alzò gli occhi al cielo, poi scrisse ancora qualcosa.
I due amici chattarono ancora per qualche minuto, prima di scambiarsi la buona notte e le ultime informazioni riguardo eventuali movimenti.
 
***
 
La mattina dopo, Kaori entrò in cucina canticchiando sottovoce.
Non erano nemmeno le 8.00 h e aveva già silenziosamente sistemato la propria camera da letto, fatto una doccia veloce e adesso si apprestava a preparare la colazione.
Era mattiniera come sempre, nonostante non avesse dormito poi molto quella notte.
Si era rigirata sotto le coperte più e più volte, ancora troppo emozionata per la piega che aveva preso la serata.
Ryo le aveva detto che l’amava e l’aveva anche baciata.
E che bacio!
Nessun bacio attraverso uno stupido ed ingombrante vetro, nessuna dichiarazione mascherata alla presenza di un qualche nemico, nessuna ipnosi o amnesia dietro cui nascondersi quella volta.
Era tutto meravigliosamente reale.
Era stata l’emozione più forte che avesse provato, e aveva finalmente riacceso la speranza in lei: il sogno di una vita finalmente completa accanto all’uomo di cui era silenziosamente innamorata fin da ragazzina.
Prima di scendere al piano inferiore, aveva controllato discretamente la stanza di Nami ed Hotaru, appurando che andava tutto bene, e aveva esitato qualche minuto di fronte la porta di Ryo.
Ancora non ci credeva che la sera prima lui le avesse finalmente aperto il suo cuore.
Si era sentita mancare la terra da sotto i piedi e quasi non aveva più ricordato come si respirasse.
Se non fosse stato per le forti e gentili braccia di lui, sarebbe cascata miseramente in ginocchio.
Aveva sentito le gambe diventarle di burro e le ginocchia le tremavano ancora per via dell’emozione.
Era stata tentata di bussare, ma poi aveva indietreggiato ed era scesa di sotto, decisa a farlo riposare ancora un po’.
Ryo avrebbe dovuto fare il giro di tutti i bassifondi in cerca d’informazioni, e questo voleva dire spulciare ogni angolo della città senza sosta e con i sensi sempre all’erta, per non farsi scoprire.
Preparò il caffè e lo mise sul fuoco, dispose sul tavolo da pranzo quattro tazze da latte e tre più piccole, dispose le posate, il bricco con il latte e prese dalla dispensa brioche e biscotti.
Scaldò l’acqua e la mise in una brocca termica, portando a tavola anche una ciotola con bustine monodose di tè aromatizzate ai vari gusti.
Quando ebbe finito, non poté, trovandosi ancora in mezzo alla sala, non ricordare quanto accaduto poche ore prima.
Fece qualche passo in avanti, fermandosi nel punto esatto in cui Ryo l’aveva stretta a sé.
Rivisse ogni istante, ogni parola e ogni bacio e il cuore prese a fare capriole.
Certo, all’inizio la cosa era stata quasi esilarante!
Ryo che si era cimentato in cucina con lei.
Ryo che al momento della resa dei conti era riuscito a mettere insieme frasi di senso compiuto, ma poi si era bloccato sul più bello.
Ryo che come sempre era passato all’azione, mandando all’aria le parole.
E aveva fatto bene!
Accidenti, quanto aveva aspettato quel momento!
L’aveva tante volte immaginato, sognato, aveva sperato, e adesso finalmente tutto era diventato realtà, proprio quando ormai aveva cominciato a rassegnarsi definitivamente.
Dopo Kaibara e dopo Croiz, si erano avvicinati talmente tanto che tirarsi indietro sarebbe stato davvero da stupidi, oltre che crudele.
Ryo in realtà le aveva dimostrato tante il volte il suo amore, in maniera goffa e celata, a modo suo, già solo mantenendo ogni giorno la promessa fatta ad Hideyuki.
Le aveva salvato la vita tante volte, ma c’erano stati dei momenti che di proposito o meno, le aveva quasi fatto pesare il giuramento fatto a suo fratello, facendolo passare come un obbligo.
Non era stato che uno dei tanti stupidi e vani tentativi per allontanarla dal suo mondo di morte, ma anche se lei aveva sofferto tanto, alla fine lo aveva sempre perdonato e aveva sempre visto oltre.
E alla fine era stato meglio così.
Era valsa la pena aspettare e stare male, se finalmente erano arrivati a quello.
Il fischio della caffettiera e il profumo di caffè dalla cucina la riportarono ai fornelli.
S’inumidì le labbra con la lingua e poi se le massaggiò con due dita, ricordando ancora il sapore di Ryo mescolato al suo.
Posando le ultime cose per la colazione su un vassoio, si fermò un attimo e sorrise ancora di più, senza voltarsi.
 
- Per quanto ancora mi vuoi spiare? -
 
Passi veloci la raggiunsero e due calde braccia l’avvolsero da dietro.
 
- E brava Sugar, migliori ogni giorno di più! Riesci a percepirmi senza difficoltà ormai, anche quando cerco di non farmene accorgere. -
 
Ryo la baciò su una tempia, cullandola leggermente.
Quel profumo di lavanda e camomilla lo inebriò e lo ristorò.
Aveva riconosciuto l’essenza del nuovo bagnoschiuma che Kaori aveva voluto provare, quando lo aveva adocchiato qualche giorno addietro in una profumeria e gli aveva chiesto consiglio sulla fragranza.
Era andato con lei a fare compere, anche se la cosa non lo entusiasmava, ma se da un lato entrambi avevano cercato di evitarsi, dall’altro c’erano stati comunque degli strambi tentativi di godere della reciproca compagnia.
Certo che erano proprio due casinisti!
Nel negozio, sporgendosi verso di lei e guardando il flacone lilla, come al solito aveva dato mezze risposte, scocciato e all’apparenza poco interessato.
Per fortuna Kaori non gli aveva dato retta, acquistando comunque il prodotto.
Quella crema da bagno era proprio adatta a lei: delicata eppure intensa allo stesso tempo.
 
- Buongiorno.- inspirò ancora, riempiendosi i polmoni di quella purezza.
 
- Buongiorno.- rispose lei.
 
Una lieve pressione della donna sulle sue braccia, fece sì che Ryo allentasse l’abbraccio, e che Kaori potesse voltarsi verso di lui per portargli le mani dietro la nuca.
 
- È buona educazione salutarsi come si deve, non credi? -
 
Lui sorrise, e si risparmiò di rispondere alla sua battutina.
Aveva ben altre intenzioni.
Le portò le mani in vita attirandola a sé, per far aderire perfettamente i loro corpi e scese a baciarle le labbra in un bacio delicato e poi via via più approfondito.
Si staccò da lei, immergendosi nelle sue iridi nocciola.
 
- Allora? Sono stato promesso? Ho passato la lezione di buone maniere?-
 
Kaori emise una risatina maliziosa, stringendosi al suo petto.
 
- Diciamo di sì, discretamente.- scherzò.
 
- Come discretamente? - rispose, fintamente offeso. - Vuoi veramente una dimostrazione di come saluta lo Stallone di Shinjuku di prima mattina? -
 
Kaori scosse le spalle.
Stava per aprir bocca, ma Ryo spense ogni commento sul nascere in un bacio più passionale e profondo del precedente, assaporando la sua bocca voracemente e facendole percepire tutto il suo calore e la sua passione …
… cui non potevano però abbandonarsi in quel momento, nonostante il suo amico si stesse svegliando felice ed arzillo tutto d’un colpo.
Quando si staccarono entrambi senza fiato, Kaori era arrossita, accortosi probabilmente di ogni reazione di lui, e il suo partner non se ne sorprese.
 
“Mia dolce Sugar Boy, sei diventata una donna, ma dentro resti sempre la ragazza innocente che mi ha fatto innamorare!”
 
- O … ok, mi correggo! Sei promosso a pieni voti! - disse lei quando si fu ripresa, non immaginando i pensieri del partner.
Il cuore le batteva talmente forte che rischiava di schizzarle via dal petto da un momento all’altro.
 
- Bene, ne ero certo! - scherzò lui.
 
Kaori si staccò dal socio e si fece più seria.
Stare accoccolata a lui era un sogno, ma non potevano lasciarsi andare, non ancora.
 
- Stanotte è andato tutto bene. -
 
- Sì. - confermò lui. - Non c’è stato nessun problema, e anche la zona circostante è stata tranquilla. Mick mi ha mandato un messaggio appena sveglio, poco prima che scendessi, e abbiamo parlato anche ieri sera. -
 
Kaori annuì.
Adesso era talmente seria e concentrata da non notare il suo tono allusivo.
Evidentemente credeva che lui e Mick avessero parlato solo di lavoro.
 
“No piccola, sotto sotto non sei cambiata per niente!”
  
Era fiero di lei, per tutto.
Anche in quel momento stava dimostrando di dare importanza prima e soprattutto agli altri, alle clienti, nonostante la felicità che stava finalmente assaporando.
Qualsiasi altra donna frivola e superficiale avrebbe continuato ad amoreggiare e flirtare, dimentica di tutto il resto.
Quell’espressione accigliata però, anche se faceva parte di tutte le cose di lei che amava, in quel momento proprio non gli andava a genio.
 
- Ehm … Senti Kaori, a tal proposito …- si stava riferendo ancora alla chiacchierata avuta col suo amico americano. - Mick e Kazue lo sanno … sanno di noi, intendo.-
 
Il volto di Kaori passò da preoccupato a sorpreso.
 
- Che? -
 
Lui si grattò la nuca, imbarazzato.
 
- Beh … sì.-
 
Un mezzo e birichino sorriso comparve sulle labbra della sweeper.
 
- Ah! Però, che progressi! Da che non volevi ammettere i tuoi sentimenti con nessuno, adesso addirittura lo racconti già a tutti? -
 
- Ah ah! Non tutti. - precisò lui agitando i due indici a mo’ di negazione. - Solo a lui, ed ovviamente a Kazue, visto che gli era vicina quando ci siamo sentiti. Diciamo che Mick mi ha dato una bella spintarella per quello che già avevo deciso di fare, ecco perché volevo che fosse il primo a sapere! L’altra sera, dopo che Saeko ci ha parlato del caso, quando siamo usciti a fumare ha visto che mi ero incantato a guardarti, e … beh, il nostro amico mi ha fatto una bella lavata di capo! -
 
Kaori allargò il suo sorriso, incrociando le braccia al petto.
 
“Grazie Mick!”
 
- In poche parole è andata così. - riprese, felice di vedere di nuovo quel viso così luminoso ed interpretando forse i suoi pensieri. - Mick mi ha detto che se non mi fossi dato una mossa avrei rischiato di perderti seriamente questa volta. Sapeva, e in fondo lo sapevo anche io, che forse non mi avresti più perdonato, così mi ha detto a chiare lettere cosa pensasse di me e cosa avrei dovuto fare. Al momento lo sanno solo loro, sempre che Mick non l’abbia sbandierato già a tutta la banda, o che tu non l’abbia detto già a Miki, o addirittura a Sayuri, e io non lo so! -
 
Lei scosse la testa, emozionata dalle parole del suo compagno.
 
- No, io non l’ho detto a nessuno. Quando avrei potuto farlo, stanotte? Sul serio? Il fatto è che è successo tutto così … in fretta, che … È successo tutto troppo velocemente che quasi ancora non …-
 
S’interruppe di colpo e si portò una mano alle labbra.
Stava per dire più del dovuto e non voleva, ma lui la conosceva bene. Le tirò fuori tutto e completò per lei:
 
- … che ancora non ci credi? -
 
Lei abbassò lo sguardo, rossa come un pomodoro maturo per essere stata scoperta.
 
- È così evidente? -
 
Si coprì il viso con le mani, vergognandosi dei suoi pensieri.
Aveva fatto di nuovo la figura della ragazzina.
 
- Scusami …-
 
Lui le tolse delicatamente le mani dagli occhi e dalle guance e se le portò alle labbra.
 
- Non devi scusarti, so che la colpa è mia. Se mi fossi deciso prima e se non mi fossi comportato da scemo per così tanto tempo, non ti sentiresti così, ma ti prometto che rimedierò, ok? Ti giuro che non ti farò più soffrire, né ti farò dubitare più di me, ma non scusarti mai con me, tu non ne hai motivo. Sono io quello che deve essere perdonato. -
 
Lei si sentì fremere leggermente e si alzò sulle punte a dargli un delicato bacio sulle labbra.
 
- Grazie Ryo. Sai … ieri, Nami …-
 
- Cosa? -
 
- Lei credeva che … insomma … - Arrossì di nuovo, ancora aggrappata a lui. - Che stessimo insieme, che fossimo sposati, ecco.-
 
Lui s’illuminò e sorrise, provocandole uno sfarfallio nello stomaco.
Kaori si sciolse a quella visione, poi tornò sulle piante dei piedi e in pochi secondi quel sorriso sparì.
Ecco di nuovo quell’espressione seria.
Ryo avrebbe voluto farla ridere ancora, ma sapeva che adesso di fronte a lui stava per tornare la Kaori ferma e professionale.
 
- Senti Ryo … per quanto riguarda il marito di Nami … Quanto tempo pensi che passerà prima che i rapitori si facciano sentire?-
 
Come volevasi dimostrare, lei portò subito la loro conversazione su tutt’altri argomenti.
 
- Non lo so. -
 
Ryo rispose serio e pensieroso.
Si portò una mano tra i capelli, come a voler mettere ordine tra le idee.
Il loro momento intimo e idilliaco era sfumato, ma anche se un po’ gli dispiaceva, ed era sicuro che lo stesso valesse per Kaori, dovevano affrontare ben altre sfide.
 
- Non molto credo, soprattutto se hanno scoperto che Nami e la piccola non sono più nel loro appartamento, ma noi dobbiamo giocare d’anticipo. Prima voglio assicurare l’appartamento e organizzare i turni di guardia per aiutarti. Non voglio che restiate sole. Quando vi saprò al sicuro, uscirò per scoprire qualcosa e Gen sarà il primo a ricevermi. -
 
Kaori annuì di nuovo, con sguardo sempre più preoccupato.
La serietà per il lavoro aveva spento la luce da ragazza innamorata di poco prima.
Ryo notò la stessa espressione di quando avevano saputo i particolari di quella vicenda, al Cat’s Eye.
Continuava a non piacergli che Saeko non gli avesse detto subito dell’incredibile somiglianza tra la sua compagna e Saori Nakamura, né il fatto che Kaori poteva essere la chiave per risolvere quel caso.
Era tutto troppo delicato e pericoloso, ed ora più che mai non avrebbe permesso a nessuno di torcerle un solo capello.
La parola data ad Hideyuki in punto di morte non c’entrava più, non solo almeno.
Ora che lui e Kaori erano una coppia anche nella vita, che lui aveva capito e le aveva confessato quanto l’amasse, ne era sicuro, avrebbe ucciso chiunque si fosse anche solo avvicinato a lei.
Sarebbe dovuto stare ancora più attento, perché non si sarebbe perdonato, né avrebbe perdonato qualcun altro, se Kaori ci avesse rimesso in quel caso.
Stava sperimentando nuovi strani sentimenti che lo facevano sentire stordito ed energico allo stesso tempo.
Sapeva che se fosse successo qualcosa a Kaori, non avrebbe più risposto di sé, tornando ad essere l’assassino che era stato in passato.
Il passato che aveva messo da parte grazie a lei, e da cui aveva tratto solo il lato positivo, sarebbe tornato prepotente a perseguitarlo, perché lui era un uomo vero solo con lei al suo fianco.
 
- Vedrai che andrà tutto bene, Kaori - Chan.-
 
Le accarezzò una guancia con le nocche e poi le baciò i capelli.
 
- Sì …- lei strofinò il naso verso il suo torace. - Fai il bravo, da Gen. - rispose poi, con finto tono di rimprovero.
 
Capendo a cosa si stesse riferendo e divertito dal fatto che lei riuscisse a fare anche dell’ironia, della gelosa ironia anche durante una missione, la guardò con intensa malizia.
 
- Tranquilla piccola, d’ora in avanti darò una svolta ai miei interessi, promesso!-
 
- Me lo auguro per te, o riprenderò i miei martelli!-
 
Lui scattò di un passo indietro, stando al suo gioco e con una finta faccia disperata.
 
- No! I martelli no!-
 
Kaori scoppiò a ridere e anche lui.
Si avvicinò di nuovo a lei abbracciandola ancora, abbassandosi ad esplorarle il collo scoperto dal maglioncino, quando all’improvviso si portò dritto e attento.
 
- Stanno arrivando.-
 
Kaori si staccò da lui ed intrecciò le proprie dita alle sue.
Ryo prese il vassoio con la mano libera mantenendolo in un equilibrio perfetto.
Era il momento di vestire i panni degli sweeper.
Pochi istanti e nella sala echeggiò la voce di Hotaru che augurava a qualcuno il buongiorno.
Raggiunsero il tavolo da pranzo salutando le loro clienti, lasciandosi le mani il tempo di varcare la tenda della cucina per non essere visti.
Hotaru allargò il suo sorriso e spalancò i suoi dolci occhi, correndo ad abbracciare Kaori ed aggrappandosi al suo grembiule.
 
- ‘Giorno Kaori! Io… io bbbevo latte! -
 
Kaori le sorrise, e le accarezzò i capelli.
 
- È tutto pronto tesoro. -
 
Nami guardò la scena e poi lo sguardo si spostò sui due sweeper.
Sorrise apertamente anche lei, facendo un occhiolino a Kaori che arrossì.
 
- Scusatemi … - disse indicando la bambina. - Non sono riuscita a fermarla, a volte è un terremoto! -
 
- Non ti preoccupare, anzi! È piacevole! Sembra sprizzare allegria da tutti i pori! -
 
Ryo rispose al posto della sua compagna, impegnata a vezzeggiare Hotaru che non accennava a staccarsi da lei.
Guardandola Ryo si sentì invadere da un nuovo calore, ancora e ancora.
Si ripetè che Kaori era nata per dispensare amore, e lui che adesso ne era in pieno l’unico avente diritto, si sentiva l’uomo più fortunato della Terra.
Si concesse solo un paio di secondi per immaginare Kaori in quelle vesti in una situazione completamente diversa.
Sempre in grembiule, sempre pronta ad affrontare una tranquilla giornata casalinga, intenta a coccolare bambini attaccati ai suoi vestiti e magari con una fede al dito …
… e una fede uguale e identica al proprio anulare sinistro.
Scosse la testa e tornò alla realtà. Doveva restare con i piedi per terra.
La sensazione che stava provando, però, si ampliò quando Kaori gli fece eco:
 
- È un piacere per noi! -
 
Il tono che aveva dato alla parola “noi” lo portò ad un metro da terra, ma cercò di contenersi.
Finalmente si sedettero tutti e cominciarono a fare colazione insieme.
 
***
 
Qualche ora dopo, Ryo indossò la fondina e la giacca prendendo poi lo spolverino.
 
- Io vado. -
 
Approfittando del fatto che Nami ed Hotaru fossero impegnate in un’attività ludico educativa, Kaori lo accompagnò fin’oltre la porta.
Lo afferrò per un braccio ed uscirono insieme sul pianerottolo.
Non avevano ancora manifestato le loro effusioni apertamente, o almeno ci avevano provato, ma avevano capito che Nami si era subito accorta di tutto.
 
- Fa attenzione. -
 
Ryo annuì, baciandole la fronte.
 
- Anche tu. Mick ed Umi stanno per salire, darò loro le istruzioni di sotto. -
 
Kaori inarcò le sopracciglia: - Ma … e Miki e Saeko? Non dovevamo incontrarci tutti per organizzarci? -
 
- Sì. - Ryo si aggiustò lo spolverino e la guardò serio. - Ma non è prudente farlo alla luce del giorno. Ho voluto Mick e Falcon per proteggervi qualora ci fossero problemi prima del mio ritorno … potrei averne per un po’.-
 
Lei lo guardò attentamente e poi un pensiero le balenò in mente.
Portò le braccia al petto e lo guardò in modo strano.
 
- Sicuro sia solo per quello? -
 
Nonostante tutto, una parte di lei ancora era vittima dell’insicurezza.
 
- Cioè?- stavolta quello perplesso era lui.
 
- Ancora non ti fidi abbastanza di me? -
 
Che lei fosse seria oppure no, Ryo le prese il viso tra le mani incatenando i loro sguardi.
 
- Mi fido ciecamente di te. Ho sempre avuto fiducia nella mia pazza partner! City Hunter siamo noi due insieme, ma ora che la mia socia è anche la mia donna, ancora di più non posso permettere che accada nulla. Te l’ho detto anche prima e te lo ripeto adesso, ti voglio sempre al sicuro, con o senza di me! -
 
- Ma … -
 
- Ascoltami bene: io non ti proteggerò sempre perché devo farlo o perché l’ho promesso a tuo fratello. Io lo farò sempre perché lo voglio, quindi continuerò a prendermi cura di te che tu lo voglia o no! So che sei forte, coraggiosa ed indipendente. So che sei migliorata tantissimo e sei la miglior socia che si possa desiderare, ma sei anche la donna della mia vita adesso, ti amo, quindi la tua sicurezza sarà sempre la mia più grande priorità. Intesi? -
 
Incapace per un momento di reagire lei rimase a guardarlo in silenzio, preda di una miriade di emozioni contrastanti.
Quelle parole l’avevano commossa ed emozionata.
Forse interpretando i suoi pensieri, Ryo le sfiorò le labbra stringendola per qualche secondo a sé.
 
- Ora devo andare, cercherò di fare il prima possibile.-
 
Lei annuì, lasciandolo uscire.
 
- Ti amo anch’io … vai.-
 
Ryo le sorrise e si avviò verso le scale.
Indietreggiando verso la porta, per tornare dalle clienti, Kaori sentì in lontananza una voce profonda ed un’altra scherzosa unirsi a quella di Ryo.
I loro amici erano arrivati al momento giusto.
 
***
 
Non poteva fallire, o sarebbe stata la fine per lui.
La sera prima, il suo capo, gli aveva fatto capire che se avesse sbagliato di nuovo difficilmente avrebbe avuto una seconda possibilità.
Gli aveva letto chiaramente negli occhi la sua infausta sorte, qualora l’avesse deluso di nuovo, e davvero non poteva rischiare.
Ingoiò a vuoto la sua stessa saliva, e tirò un’ultima boccata alla sigaretta ormai consumata tra le labbra.
La gettò in terra, infilando le mani nel suo impermeabile.
Spiare la gente con l’aria gelida di dicembre non era proprio il massimo, ma per avere i favori della famiglia Hishikamoto, ed entrare nella loro gang, avrebbe dovuto dimostrare molto più di un po’ di resistenza al freddo invernale.
Uno degli uomini che lavoravano con lui per quel clan della yakuza, gli aveva fatto una soffiata, dicendogli che sicuramente la ritardata, come avevano soprannominato la piccola Hotaru e la maestrina, e questa era Nami, erano sotto la protezione di City Hunter.
Gli aveva dato precise indicazioni su dove pareva fosse la sua sede, ma pochi in passato avevano avuto il coraggio di attaccarlo lì, e pochi ne erano usciti sulle proprie gambe.
Sasuke Sendo ancora non capiva perché il suo collega, che sarebbe potuto tranquillamente essere anche un suo rivale, gli avesse rivelato un particolare tanto prezioso invece che tenerselo per sé, per farne bella mostra col capo.
Non era uno stupido, e sapeva benissimo che c’era qualcosa sotto.
Poteva non essere all’altezza di tutti gli altri tirapiedi degli Hishikamoto, ma era sveglio abbastanza da capire che quella poteva essere un’arma a doppio taglio.
Doveva giocare d’astuzia, e precedere gli altri.
Ne andava della sua reputazione all’interno della mala, ma soprattutto, della sua vita!
Non aveva legami, aveva fallito in precedenti lavori più o meno onesti, e dopo relazioni sentimentali disastrose e un periodo di abbandono a se stesso, non aveva più niente da perdere.
Farsi avanti con la forza era l’unico modo per sopravvivere in quella giungla di città.
Nascosto dietro un cassonetto dell’immondizia, si alzò il bavero.
Guardò verso il palazzo di mattoni attraverso i suoi occhiali da sole, ma non riuscì a notare nessun movimento.
Nessuno vi era ancora uscito, né si era sporto alle grandi finestre.
Seppure fosse voluto intervenire da solo, doveva stare ben attento allo sweeper che abitava lì dentro.
Una volta saputo chi proteggeva le due Kobayashi c’era bisogno di rinforzi, ma non sapeva fino a che punto poteva fidarsi di chi gli stava attorno.
Gli serviva un piano, ma se prima non avesse cercato di capire la situazione, non avrebbe potuto fare nulla.
Non poteva permettersi mosse azzardate.
Non sapeva che Ryo era già uscito da un po’ dal garage sotterraneo, e che dallo stesso erano entrati Mick ed Umibozu.
Continuava a non uscire nessuno e lui cominciava a stufarsi, quando notò un bagliore all’interno di una vetrata.
Ok, erano sicuramente là dentro, almeno non era lì a vuoto.
Vide una sagoma affacciarsi e guardare verso l’esterno e fece automaticamente un passo indietro, più per istinto che per nascondersi veramente.
Maledizione! L’avevano visto veramente? Di già?
Sperò di non essere stato scoperto, era stato così attento dopotutto!
Rimase in quella posizione che ancora gli permetteva di osservare il palazzo e attese.
Prima o poi sarebbero dovuti uscire!
 
***
 
Mick si affacciò alla grande finestra del salone.
Umibozu, vigile quanto lui, si era lasciato coinvolgere dai preparativi per il Natale, e rosso come un peperone, lasciava che Hotaru si divertisse a confrontare le palline per l’albero con la sua pelata, che lisciava e accarezzava ridendo e saltellando.
Kaori aveva avuto l’idea di addobbare casa per le feste, per far distrarre Nami dal costante pensiero per suo marito e per la bambina.
Dall’esterno sarebbero apparsi come persone comunissime, dedite alle attività per
le feste.
Mick guardava attentamente fuori, fingendo di osservare i passanti carichi di pacchi e pacchetti.
Un uomo li stava spiando, dall’angolo della strada di fronte.
Si nascondeva malamente dietro un quotidiano.
 
“ Tsk! Dilettante!” pensò. “ Si è fatto scoprire subito. Sicuramente non è tra gli elementi migliori dei nostri amici mafiosi! Non posso nemmeno divertirmi con un così! Forse quello lì è un imbecille, ma chi sta più in alto di lui non è da sottovalutare!”
 
Scese con un balzo dal davanzale e passò davanti al gruppetto ancora immerso in nastri, palline e serie di luci.
Ammiccò con un cenno della testa verso la finestra ad Umibozu e Kaori, avvicinandosi l’indice e il medio di una mano agli occhi.
Loro capirono subito, poi si avvicinò a tutti e quattro immergendosi a sua volta tra le miriadi di addobbi di Kaori.
Lei adorava quel periodo dell’anno, e quando le feste si avvicinavano iniziava a decorare ogni angolo della casa nonostante le continue prediche di Ryo, a canticchiare motivetti natalizi e a cucinare piatti tipici.
Riusciva a contagiare e coinvolgere chiunque, e alla fine tutti, Ryo compreso, ogni anno finivano col farsi trascinare dal suo entusiasmo.
Ryo, ovviamente, aveva sempre borbottato solo per stuzzicarla e per dispetto, ma in fondo non riusciva a resistere a quell’esplosione di allegria, e a quelli che la sua Kaori chiamava attacchi di Natalite.
Mick prese due palline dorate e le passò a Nami, poi si allontanò di nuovo quando sentì il suo cellulare vibrare nella tasca della giacca.
Si riavvicinò alle finestre e lesse il messaggio di Ryo: sarebbe tornato a breve, ma sfortunatamente non aveva ricavato un ragno dal buco.
 
- Kaori, cos’è questo?-
 
La vocina di Hotaru lo fece momentaneamente voltare indietro.
Anche lui, come Kaori e Ryo, si sentiva stranamente attratto da quella bambina, e lo stesso valeva Umibozu, ma lui, beh, sotto la sua montagna di muscoli restava sempre un tenerone!
Kaori raccolse dalle piccole mani di Hotaru l’oggetto che le stava mostrando, sorreggendolo a coppa.
Era un piccolo angelo con le fattezze di un bambino.
 
- Questo è Noël. - spiegò dolcemente lei. - È l’angelo bambino che ha ricevuto le ali a Natale. Quando avremo finito qui, se vuoi, ti racconto la sua storia! -
 
- Sììììì! -
 
Hotaru batté le mani entusiasta, lasciando il delicato angelo a Kaori e prendendo dallo scatolone una pendente a forma di renna.
Aiutata da sua madre, lo sistemò su un ramo e poi tornò a cercare altre decorazioni.
La porta d’ingresso si aprì, e Ryo fece il suo ingresso scuro in volto.
Sorrise immediatamente non appena varcò la soglia, per non turbare ulteriormente Nami e sua figlia, ma Kaori e i loro amici sentirono subito che c’era qualcosa sotto.
 
- Ciao Ryo, bentornato! -
 
- Ciao belle signore! Ragazzi … - salutò allegramente le donne e la bimba e fece un cenno del capo ad Umibozu e Mick. - Kaori, puoi venire un attimo di là per favore? -
 
La ragazza annuì, alzandosi e seguendolo in cucina.
Lontani da orecchie ed occhi indiscreti, lo guardò preoccupata.
 
- Allora? Mi sono accorta di che faccia avevi quando sei entrato sai? Le cose sono due. O non hai scoperto niente, o hai scoperto qualcosa di brutto.-
 
Lui si tolse lo spolverino, poggiandolo mollemente su una sedia.
 
- Esatto. I bastardi si nascondono bene, anche se ancora non sanno con chi hanno a che fare! Per ora né Gen né negli altri hanno saputo dirmi granché, ma si stanno già attrezzando per scoprire qualcosa di più. Non possiamo muoverci senza prima avere qualcosa di solido da cui partire. Come già sospettavamo potrebbe centrare in qualche modo Saori, e non crediamo che Hiroshi Kobayashi sia solo un semplice ostaggio. C’è qualcosa sotto dannazione, l’anello mancante! Gli Hishikamoto sono molto prudenti, ma avranno un punto debole come tutti. Non appena ci sarà qualcosa di nuovo saremo informati subito, e per l’importante è farci trovare sempre preparati.-
 
Kaori annuì, poco convinta.
Ryo l’attirò a sé, colmando la distanza tra di loro e chiudendola nel suo abbraccio.
Lei poggiò la testa sul suo petto e si sentì ancora più al sicuro.
 
- Com’è andata qui?-
 
- Bene, credo. Ho pensato di fare l’albero di Natale e sistemare gli altri addobbi, per distrarre Nami ed Hotaru. La piccola sembra divertirsi molto. -
 
Lui le baciò la testa e sorrise intenerito e divertito dalla scenetta che aveva visto quando era entrato: Falcon immerso tra le palline e Mick che tentava di srotolare goffamente un lungo nastro, mentre Hotaru sbucava e sprofondava a tratti tra cartoni ed imballaggi.
 
- Hai fatto bene.-
 
Lei annuì ancora, ma non era del tutto tranquilla. C’era qualcos’altro in quella storia che le puzzava.
 
- Per quanto potremo andare avanti così? Cosa potrà dire Nami alla bimba quando comincerà a chiedere con più insistenza dov’è suo padre? -
 
Ryo sospirò.
 
- Solo che lo riabbraccerà presto.-
 
Kaori scosse la testa e poi pensò di condividere col partner un pensiero che l’accompagnava costantemente da quella mattina.
 
- Nami non ha una bella cera. È pallida e ha sempre l’aria stanca.-
 
Ryo andò verso il frigo a prendere una birra, aprendola con un gesto veloce e deciso.
 
- È naturale, non sono giorni facili. Hanno saccheggiato casa sua e misteriosamente anche quella della sua migliore amica, morta tragicamente. Hanno rapito suo marito, ha una bambina speciale di cui prendersi cura e sono entrambe in pericolo. Sfido chiunque chi non è avvezzo a questo mondo a sentirsi diversamente. -
 
- Non è solo questo. -
 
Ryo bevve un lungo sorso di birra continuando ad ascoltarla attentamente.
 
- Tu non ti sei accorto di nulla? -
 
- Di che avrei dovuto accorgermi? - chiese stranito.
 
- Occhiaie, pallore, stanchezza … e a colazione non ha toccato quasi nulla. Ha preferito solo un po’ di tè e un po’ di pane tostato. -
 
- Quindi? -
 
A Kaori caddero le braccia.
Ma non ci arrivava proprio? Uomini!
 
- Credo che … insomma non ne sono sicura, ma credo che Nami possa essere incinta.- sussurrò avvicinandosi a lui, e guardando alle sue spalle per accertarsi di non essere sentita.
 
Ryo per poco non si strozzò con il resto della birra. Tossì un paio di volte ma si ricompose subito.
 
- Cosa? Ma come fai a dirlo? -
 
- Ho detto che non ne sono sicura, ma comunque sono pur certo una donna! Certe cose noi le intuiamo subito! -
 
- Intuito femminile! - scherzò lui.
 
- Se vuoi chiamarlo così! - rispose lei, sullo stesso tono, tornando poi immediatamente seria. - Comunque c’è dell’altro. Qui non è successo nulla, ma credo ci stiano spiando, Mick non hai mai smesso di controllare la strada, e poca fa ha lanciato a me ad Umi chiari segnali. -
 
Anche Ryo tornò immediatamente serio, ancora una volta.
 
- Allora adesso ci penso io. -
 
>>> Ragazzi?-
 
Mick entrò in cucina discretamente.
Sapendo del cambiamento nella relazione tra i suoi amici aveva preferito lasciargli un po’ di privacy, continuando a controllare l’inesperto appostato dall’appartamento, ma stanco di starsene con le mani in mano aveva pensato d’agire.
Quell’interruzione era, purtroppo o per fortuna, assolutamente necessaria.
Anche Umibozu sapeva di Ryo e Kaori, Mick gliel’aveva spifferato senza evitare di farlo fumare dal testone dall’imbarazzo, ma non aveva detto nulla, fermo nella sua solita riservatezza.
 
- Ora che ci sei anche tu, posso andare di sotto. C’è un tipo che ci spia da un po’. Non è che un novellino, si è fatto scoprire subito, ma è sempre meglio non sottovalutarlo.-
 
Ryo si avvicinò alla finestra della cucina, da cui aveva la stessa visuale della sala, sebbene più piccola e discreta.
 
- Eccolo lì, finge di leggere il giornale. Perché farci sorvegliare da un incapace? Pensi sia una trappola?-
 
Mick scrollò le spalle. - Non lo so. Potrebbe essere, oppure è solo un imbecille che vuole farsi strada nella malavita e ha scelto il clan Hishikamoto per fare carriera sporca, ma potrebbe esserci dell’altro. Tu cos’hai scoperto?-
 
- Quasi niente. Sanno come coprire le loro tracce.-
 
- Appunto.- Mick fece scoccare le ossa del collo e delle mani. - Quindi quello lì è un pesce piccolo. A questo punto potrebbe essere stato solo lui a saccheggiare gli appartamenti delle clienti, se non abbiamo altro a parte la sua sbadataggine dobbiamo interrogare lui.-
 
- Può darsi .-
 
Ryo terminò la sua birra e la lanciò nel cassonetto centrandolo in pieno.
Kaori aveva assistito alla conversazione tra i due uomini senza più interromperli.
L’americano si aggiustò la giacca e cacciò dalla tasca una sigaretta, sistemandosela su un orecchio.
 
- Vado e torno.-
 
- Sta attento Mick. - disse Kaori, apprensiva e seria assieme.
 
Lui le fece un sorriso smagliante e simulò un mezzo inchino, beccandosi un’occhiataccia da Ryo.
 
- Certo, mia bella!-
 
- Ehi, non stavi andando di sotto tu?-
 
I modi leggermente alterati di Ryo trasformarono il sorriso di Mick in una risata a pieni polmoni.
 
- Amico mio! - gli diede un paio di sonore pacche sulle spalle. - Benvenuto nel club dei fidanzati innamorati e gelosi! -
 
Ryo sbiancò ma lo fulminò con lo sguardo, mentre Kaori cominciò a fumare dalla vergogna.
Sogghignando Mick li lasciò soli, uscendo riservato dall’appartamento.
Rimasti in cucina, Kaori ebbe bisogno di qualche secondo e di un sorso d’acqua fredda per tornare alla realtà, mentre Ryo era ancora nella posizione in cui l’aveva lasciato Mick.
Sapeva che il suo amico aveva solo scherzato.
Dopo tutto quello che era successo con Kazue e dopo quello che i due si erano detti quando lui aveva visto Kaori la prima volta, non ci avrebbe mai provato seriamente con lei, eppure quella strana sensazione in petto non se ne andava.
Lui era davvero geloso di Kaori?
Caspita! Nel giro di neanche ventiquattro ore non era solo cambiato, si era forse proprio rammollito!
 
- Ryo … -
 
La leggera mano della sua donna su una delle sue lo riportarono alla lucidità.
 
- Va tutto bene? -
 
Lei lo guardava in un misto di curiosità ed ansia.
 
- S.. sì, tutto bene.-
 
Lei sorrise sorniona. Aveva capito tutto!
Fece qualche passo avanti afferrandogli la mano ed attirandolo verso l’esterno.
 
- Vieni, andiamo di là. Se Umi è ancora impegnato con la bimba, abbiamo bisogno di qualcuno che arrivi in alto per il puntale!-
 
***
 
Mick uscì dal palazzo con le mani nelle tasche, fermandosi sul ciglio della strada.
Finse di aspettare il momento giusto per attraversare, osservando l’uomo di fronte a sé cambiare goffamente pagina al grosso quotidiano che teneva tra le mani.
Non si era nemmeno accorto che non teneva in asse tutte le pagine, e che rischiava di perderle da un momento all’altro.
Camminò sulle strisce pedonali con disinvoltura e giunto al marciapiede dirimpetto si appoggiò all’edificio guardando verso l’alto.
 
- Caspita!- esordì. – Il cielo comincia a coprirsi, e fa anche un freddo cane! Vuoi vedere che avremo un bianco Natale quest’anno?- frugò nelle tasche del lungo cappotto che aveva indossato per le scale, e poi sbuffò sonoramente, alzando gli occhi al cielo.
Una folata di vento fece al caso suo per la messa in scena in atto.
 
- Ma porca miseria! Ho dimenticato di nuovo l’accendino!- si voltò verso l’imboccata del vicolo dove se ne stava ancora il tizio che li stava spiando e gli si avvicinò lentamente, alzandosi il bavero del cappotto e prendendo la sigaretta sull’orecchio. - Ehi amico, hai per caso da accendere?-
 
L’altro s’irrigidì, riconoscendo chi aveva di fronte.
Stando alle informazioni che gli aveva dato uno degli scagnozzi di Hishikamoto, quello non era City Hunter in persona, ma un tipo che doveva conoscerlo bene e che doveva anche averci a che fare. A quanto ne sapeva era un altro degli sweeper in circolazione in quella zona.
Rabbrividì, e non per il freddo.
 
- Io… io…-
 
- Allora?- insistette Mick. - Dai, con tutte quelle cicche lì per terra mi vorrai dire che non ne hai fumata nemmeno una tu? Avrai da accendere no? Accendino? Fiammifero? Una pietra focaia? - rise grattandosi la testa, non schiodandosi da lì.
 
Sasuke Sendo indietreggiò di qualche passo, ma poi finalmente tirò fuori un accendino che porse a Mick, ma proprio nel momento in cui l’americano stese la mano per afferrarlo, questi cambiò idea e rimase fermo, azionando semplicemente la fiamma.
 
“Accidenti! Sta a vedere che questo damerino biondo si è accorto di tutto!”
 
Mick non si scompose.
Si mise la sigaretta tra le labbra, si avvicinò per accenderla ed aspirò la prima boccata.
Se Sasuke Sendo gli avesse dato l’accendino avrebbe mostrato involontariamente o meno il marchio degli Hishikamoto incisovi sopra.
Nell’accendergli la sigaretta sperò che le sue mani, tozze e coperte dai guanti di pelle logora, avessero nascosto uno degli oggetti in dotazione degli appartenenti del clan.
 
- Grazie …- Mick cominciò a fumare con apparente tranquillità, stringendosi nel cappotto e superandolo, incamminandosi verso il vicolo.
Mise un piede in fallo ed inciampò in un sacchetto dell’immondizia caduto dal cassonetto, finendo addosso al malcapitato Sasuke che ne rimase sorpreso.
Cadendo su di lui, Mick ricominciò a ridere grattandosi la nuca.
 
- Scusa, dovrei guardare dove metto i piedi!-
 
L’uomo, ancora riverso tra l’immondizia, lo guardava stralunato.
Sicuro che quello lì fosse uno sweeper? Gli sembrava per di più un idiota già mezzo ubriaco prima dell’ora di pranzo!
Mick gli porse una mano per aiutarlo a rialzarsi, e l’altro l’afferrò dopo non poca esitazione.
E questo lo tradì.
Mick lo afferrò velocemente, ed addentrandosi ancora più in profondità nel vicolo, per nascondersi dai passanti, lo bloccò contro il numero premendogli un braccio sulla gola.
 
- Allora …- inspirò di nuova dalla sigaretta e poi gli sputò il fumo dritto in faccia. - Ora tu mi dirai chi ti manda, e cosa vuoi dalle nostre clienti.-
 
Terrorizzato, l’altro cercò di prendere tempo.
 
- Io… ehi, ma di che stai parlando? No… non capisco, cosa vuoi dire?-
 
La presa sul suo collo aumentò, e Mick lo premette ancora di più verso il muro.
 
- Non lo sai che tra poco è Natale? Bisogna essere tutti più buoni, non si dicono le bugie…!-
 
Gli portò la sigaretta accesa a poca distanza dal viso con la mano libera.
 
- Devo essere più persuasivo?-
 
L’altro ancora non rispose e Mick gettò via la sigaretta ancora accesa, mettendosi una mano sotto il cappotto.
 
- Pugnale o pistola? Come preferisci che ti faccia secco?-
 
L’atro s’irrigidì, e Mick gli lesse puro terrore negli occhi.
 
- E allora fallo e basta, bastardo! Se canto con te, mi uccideranno loro! -
 
- Ma se non parli, ti ammazzo io e non avrai possibilità di una vita migliore, noi invece potremmo aiutarti ad uscire dalla merda in cui ti messo. Puoi dirmi tutto e fidarti di noi, o farti ammazzare da quei pescecani. Si vede da un miglio di distanza che questo lavoro non fa per te! Parla e avrai salva la vita, adesso, oppure se vuoi manderò personalmente un regalino al tuo capo, così capirà contro chi si è messo! -
 
Detto questo rinsaldò la presa guardandolo glaciale.
 
- Da me non saprai un bel niente! -
 
Mick gli fece un sorrisetto sadico.
Estrasse uno dei suoi coltelli e lo fece abilmente girare con velocità tra le dita della mano libera.
 
- Ultima possibilità. Ti decidi a vuotare il sacco o deve chiedertelo con maggiore gentilezza? -
 
L’altro esitò ancora, ma poi si arrese.
Per quanto gli fu possibile, alzò le mani ed annuì.
Mick allentò la presa per permettergli di parlare meglio, ma in via preventiva non lo lasciò del tutto.
 
- Vai, amico. Sono tutt’ orecchi! -
 
 
***
 
Faceva incredibilmente freddo lì sotto, e l’umidità gli entrava fin dentro le ossa.
I sotterranei di quell’enorme palazzo, erano ormai la sua prigione da giorni.
Un pugno lo colpì in pieno volto.
L’uomo gemette di dolore, sputando sangue, preferendo fissare la punta delle sue scarpe piuttosto che guadare i suoi aguzzini.
 
- Allora Kobayashi, ancora non ti decidi a parlare?-
 
- Andate all’inferno bastardi!-
 
Il vecchio Hishikamoto rise, continuando a fumare il suo sigaro.
Un cenno della mano e due dei suoi uomini assestarono altri due pugni all’uomo, immobilizzato su una sedia.
 
- Forse non ti è ben chiaro che non sei nella condizione di fare il duro, non con noi! Sai … magari posso farti cambiare idea in altro modo. So che hai una moglie bellissima e anche in gamba! Però! Te le sai scegliere le donne! Sarebbe un vero peccato deturpare quel bel visino non credi? Tu non vuoi che accada, no? Invece potremmo metterci d’accordo tra di noi, tra gentiluomini, non credi? -
 
Hiroshi Kobayashi alzò il capo di scatto.
L’altro sogghignò nel vederlo malconcio eppure ancora determinato.
 
- Tocca Nami e sarà pegg…- ma non terminò la frase che un nuovo pugno allo stomaco gli tolse il fiato.
 
- Cosa mi fai? Ma ti sei visto?- un’altra risata fredda e tagliente. - Senti Dottore: se solo lo volessi potrei sbattermi tua moglie come tutte le donne che posso avere schioccando solo le dita, e anche i miei uomini potrebbero divertirsi con lei, ma non è la dolce maestrina che ci interessa veramente. Sai benissimo cosa vogliamo, e anche chi, quindi farai meglio a parlare se non vuoi tornare dalla tua famiglia un pezzo alla volta! Quanto a loro … i miei uomini hanno già scoperto dove sono nascoste, ed è solo questione di tempo prima che le prendano e le portino qui!-
 
Hiroshi Kobayashi si morse le labbra.
Quelli erano dei mostri! Quando avevano accettato di prendersi cura della piccola Hotaru come figlia loro, lui e Nami non avevano immaginato che dietro la morte di Saori ci fosse addirittura la yakuza.
Sapevano che non era stato un semplice incidente d’auto, e avevano sempre sospettato che ci fosse qualcosa di strano dietro tutta quella faccenda, ma non quello!
Forse nemmeno Saori, sapeva davvero fino in fondo, con chi era andata veramente  a letto quella dannata notte!
 
- State lontani da mia moglie e da mia figlia!-
 
Hishikamoto si alzò e gli si avvicinò, scuro in volto.
 
- Sappiamo benissimo tutti e due che la ritardata non è veramente figlia tua!-
 
- Questo non ti riguarda! E non osare mai più parlare così di Hotaru! - gridò l’altro.
 
Akinari Hishikamoto non si scompose, prendendo a premere il suo sigaro acceso su un braccio nudo di Hiroshi.
Questi non riuscì a resistere ed urlò di dolore.
 
- Mio figlio Yutaka ha buone possibilità per farsi largo nel nostro ambiente, ma è suo fratello Eiji che mi preoccupa sai? Lui è un po’ come te, solo un pappamolle, ma prima o poi gli farò cacciare le palle! Fino ad allora tuttavia, c’è bisogno che qualcuno mandi pur avanti i nostri traffici, ma droga e gioco d’azzardo non mi garantiscono il guadagno che voglio, non nella misura che voglio!- diede una nuova boccata al sigaro e poi lo avvicinò al viso di Hiroshi, talmente vicino che l’uomo riuscì a percepirne il calore, e il labbro sanguinante gli sembrò cominciare davvero a bruciare. - Te lo ripeto per l’ultima volta, Kobayashi. Voglio sapere le formule per sintetizzare quei farmaci. Se le tue ricerche sono esatte, sono troppo preziosi per non poterne approfittare prima dell’immissione sul mercato. Potrai guadagnarci molto anche tu, e lo sai bene. Tua moglie non dovrà più lavorare con mocciosi e deficienti, e tua figlia avrebbe tutta l’assistenza per il suo caso. Non credi che convenga più fare affari con me che ostinarti a fare il dottorino onesto?-
 
Hiroshi lo guardò con disprezzo, poi, con gli ultimi brandelli di dignità e coraggio che gli erano rimasti, gli sputò in pieno viso.
Hishikamoto rise, prendendo un fazzoletto per pulirsi.
Si allontanò da lui e fece un cenno agli uomini piantonati lì.
Il più grosso dei due si avvicinò ad Hiroshi, che cercò di mostrarsi più coraggioso di quanto in realtà fosse spaventato.
 
- Buona notte! - e lo colpì talmente forte all’addome, e poi di nuovo al volto, che Hiroshi perse i sensi, ribaltandosi con la sedia cui era legato.
 
- Cosa ne facciamo capo? Procediamo alla vecchia maniera?-
 
Akinari Hishikamoto guardò attentamente l’uomo svenuto per terra, poi scosse la testa.
 
- No. Portalo di nuovo nella sua cella. Magari a momento debito faremo fuori tutti e tre, così riuniremo la famigliola felice, ma adesso mi servono ancora! Prima voglio quelle formule, voglio la bambina, e soprattutto, non abbiamo ancora trovato quello che quella sgualdrina nascondeva! -
 
L’altro annuì, slegò Hiroshi e se lo caricò in spalla.
 
- Dite anche a Juzo di far volare l’angelo! -
 
- Ricevuto signore! -
 
L’energumeno uscì, seguito dal suo compare.
Rimasto solo, Hishikamoto guardò la sedia ancora ribaltata, le catene che avevano legato Hiroshi fino a poco prima giacevano a terra, accanto a piccole macchie del suo sangue.
 
- Non vi permetterò di macchiare il nome degli Hishikamoto! -
 
***
 
- Sapevo che eravate degli emeriti stronzi, ma non fino a questo punto! Mi fate davvero schifo! -
 
Sasuke Sendo aveva appena finito di raccontare tutto a Mick, o per lo meno, tutto quello di cui lui era a conoscenza.
Adesso se ne stava ancora appiattito contro il muro e tremava visibilmente.
Mick lo guardava tra la pena e il disgusto: era poco meno alto di lui, fisico asciutto, occhi piccoli e scuri e capelli castani.
Era quasi un tipo scialbo, con la classica faccia dell’uomo mediocre.
Ancora si chiedeva perché non avesse trovato altre soluzioni a parte la yakuza.
Che elemento!
 
- Se scoprono che ho fatto la spia, mi uccideranno! -
 
Mick indietreggiò e con una mano gli fece segno di seguirlo.
 
- Vieni con me, idiota. Decideremo con gli altri cosa fare con te, anche se ho una gran voglia di farti le penne per ciò che ho appena sentito. Quelli come gli Hishikamoto non sono uomini, ma bestie, sciacalli! Voi loro leccapiedi non solo non avete le palle per finire col seguire persone tanto meschine, ma non avete nemmeno una morale! Mi chiedo come facciate a non vergognarvi, quando vi guardate allo specchio!-
 
Sputò a terra, resistendo all’impulso di sputare in faccia a lui.
Pensò di consegnarlo a Saeko, magari in segreto per non mettere ulteriormente in repentaglio Nami e la bambina, ma prima c’era una cosa più importante da fare: raccontare tutto ai suoi amici.
Non poté fare nulla nell’immediato.
L’uomo, che gli era dietro e camminava lentamente seguendolo mesto come un cagnolino, d’improvviso gli si accosciò prima contro e poi a terra, a peso morto.
Mick non era preparato alla cosa e cadde rovinosamente tra la spazzatura.
Fortunatamente oppure no, era ancora sufficientemente lontano dall’imbocco sulla strada, tanto da non essere visto.
Si scrollò il corpo esamine di Sasuke Sendo di dosso, alzandosi di scatto in piedi.
L’ex tirapiedi degli Hishikamoto giaceva con occhi gli spalancanti e la bocca straziata. Una pozza di sangue si stava allargando sempre di più per terra, in corrispondenza della testa.
Si voltò di scatto verso l’ altra estremità del vicolo ed intravide per un solo secondo un luccichio da un palazzo in lontananza.
 
- Merda! Un tiratore scelto!-
 
Si guardò velocemente intorno e trascinò il corpo verso l’interno.
Prese il suo cellulare e digitò velocemente un paio di messaggi, poi prese a frugare nelle tasche del cadavere ai suoi piedi.
Impallidì quando trovò una cimice in una tasca interna del giubbotto, e provvide subito a schiacciarla sotto una scarpa.
 
- Maledizione, lo tenevano d’occhio fin dall’inizio! Allora era davvero una trappola! Forse quest’idiota neanche lo sapeva di essere solo una pedina! Adesso non siamo più al sicuro nemmeno qui! -
 
Guardò oltre la strada, verso il palazzo di Ryo.
Nami e sua figlia dovevano cambiare di nuovo nascondiglio.
 
 
NdA

Ed eccoci a fine capitolo!
In realtà avrei voluto continuare a scrivere, ma già così è lungo di per sé, e non volevo rompere ulteriormente le pallotas :D
Una piccola parte del prossimo è già scritta, piccola piccola, ma è una parte da cardiopalmo, (ammazza, come sono modesta oh!)!
Diciamo che sarà così perché si scopriranno altri pezzetti del puzzle.
A dire il vero varie scene dei prossimi capitoli sono già scritte, anche parti in cui vedrete un Ryo, ehm… che si sbizzarrirà, in ogni senso interpretabile del termine, buono e cattivo!
Si sa che quando il bel morazzone parte in quarta, non si ferma più!
Negli ultimi mesi, come vi dicevo, ho avuto il mio da fare.
Ho lavorato tantissimo in estate, ho studiato e studiato, e sto continuando a farlo, anche se lavoro altalenante e salute mi portano via molto tempo… e anche per questo ho abbandonato EFP ç_ç
Adesso sono tornata, ho in mente altre cose in altro Fandom e soprattutto devo recuperare le vostre storie, che mi stanno guardando con la Magnum di Ryo puntata dalla sezione storie da leggere!
Come lo vedete Ryo in queste vesti?
Innamorato, geloso, (Mick è sempre Mick), preda delle pippe mentali, ma soprattutto ha messo il suo mokkori a cuccia!
Stanno inoltre emergendo altri particolari del mistero che infittisce il rapimento di Hiroshi Kobayashi, del perché gli Hishikamoto perseguitano la sua famiglia ed altri particolari che arriveranno già a partire dal quarto capitolo.
Per ora il rating non è ancora rosso, ma lo sarà con ogni probabilità se non cambio idea riguardo determinate scene.
So che forse Ryo si è dichiarato troppo presto, (presto? Ehm… ), nel senso già al secondo capitolo, e che, per riprendere le parole di una di voi non ha fatto ancora “zucca zucca” con Kaori  :D, ma ogni cosa avrà il suo tempo. Non volevo essere troppo scontata.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non vogliate inseguirmi con i bazooka di Umi, i martelli di Kaori o per l’appunto, la pistola di Ryo!
Vi abbraccio forte e spero di non sparire di nuovo!
Ogni aggiornamento sulla mia Pagina Facebook
Luciadom su EFP .
Aspetto le vostre minacce!
A presto
 
Lucia
 
 
   
 
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