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Autore: afep    01/12/2020    1 recensioni
Gli stranieri non hanno vita facile a Windhelm, e la situazione è notevolmente peggiorata da quando lo Jarl ha decretato l'espulsione per chiunque non sia necessario alla comunità.
Per Elyne Augier, senza lavoro e senza più un soldo, il rischio di essere deportata di nuovo a High Rock è quanto mai alto, ma potrebbe evitarlo se solo accettasse di sposare un cittadino compiacente. E se quel cittadino fosse casualmente un Dunmer, per lei si aprirebbero le porte del Quartiere Grigio.
Genere: Guerra, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ulfric Manto della Tempesta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla fine era successo.
Dopo due mesi scarsi alla locanda del Focolare Accogliente – mesi trascorsi nel costante logorio della ricerca di un impiego che durasse più di una manciata di giorni – alla fine le guardie erano arrivate, portando con loro un avviso di espulsione.
Agitata e infreddolita Elyne Augier si strinse meglio nel mantello di lana, continuando a camminare nervosamente, senza meta, per le vie di Windhelm.
Con il suo ultimo editto Jarl Ulfric aveva deciso di dare una una stretta agli stranieri che vivevano nella sua città; tutti coloro che non potevano dimostrare di essere un supporto alla società, di volersi affiliare al suo esercito o di possedere almeno un impiego stabile, erano destinati a essere deportati. Non solo scacciati dalla città, non allontanati dall'Eastmarch, ma direttamente rispediti nelle loro terre di origine.
All'emanazione dell'editto Elda, l'ostessa del Focolare Accogliente, le aveva assicurato che si trattava solo di una mossa politica, qualcosa che non avrebbe mai trovato un'applicazione reale, ma poi i primi avvisi erano cominciati ad arrivare, i primi stranieri – Argoniani, perlopiù – avevano cominciato a essere imbarcati e allontanati, ed Elyne aveva iniziato a temere per sé stessa.
Windhelm era grande, ma molto popolosa. I mestieri in cui lei poteva essere applicata scarseggiavano, e venivano riservati principalmente agli abitanti della città o, più in generale, ai Nord. Ed Elyne, in quanto Bretone di High Rock, non era nessuna delle due cose.
Avrebbe potuto spostarsi in un'altra città, certo, ma aveva finito i soldi. Elda le aveva fatto uno sconto, accettando di darle la stanza a metà prezzo e per il doppio del tempo solitamente concesso, ma non aveva altro modo di aiutarla.
E ora l'avviso era arrivato anche per lei.
Schiacciata dall'apprensione Elyne si fermò, premendosi le mani sul petto. Le guardie le aveano detto che aveva trenta giorni di tempo: se per allora non si fosse dimostrata necessaria alla popolazione di Windhelm sarebbe stata imbarcata per Dawnstar, dove una seconda nave l'avrebbe riportata nella sua terra.
Ma non poteva, non poteva tornare a High Rock!
E se fosse fuggita? Aveva ancora un medaglione, con sé. Era tutto ciò che le restava della sua famiglia, ma era d'argento e sapeva che un compratore avrebbe potuto pagarlo bene; non ne avrebbe ricavato un gran gruzzolo, ma sarebbe stato sufficiente per pagarsi il passaggio verso l'insediamento più vicino, un tozzo di pane e qualche notte in una nuova locanda.
Ma se anche avesse ceduto, vendendo quell'unica eredità familiare, nulla le assicurava che sarebbe riuscita a trovare un nuovo impiego altrove.
La sua avventura a Skyrim stava per terminare nel modo peggiore.
Abbattuta e spossata da quel continuo rimuginare sollevò il capo, guardandosi intorno per cercare un posto dove sedersi. Mentre vagava senza meta non aveva fatto attenzione a dove la portavano i piedi, ma ora scoprì di essere davanti alla scalinata che conduceva al Quartiere Grigio e così, dopo aver spazzato il gradino più in alto, vi si sedette e si strinse le ginocchia al petto.
Sopra la sua testa pendevano, simili a stracci, stendardi esotici di Clan e Casate a lei sconosciute; erano stati i Dunmer, gli elfi scuri di Morrowind, a esporli quasi duecento anni prima, quando un terribile cataclisma li aveva obbligati a fuggire dalla loro terra e ad accostarsi come profughi ai più vicini regni umani.
L'intero quartiere – l'intero ghetto – era punteggiato da quei drappi sbiaditi, stracciati da decenni di intemperie, sui quali si indovinavano a malapena gli antichi colori e i simboli secolari che li ornavano, quasi che i Dunmer volessero così rivendicare la loro appartenenza a quella terra calda e lontana che si erano lasciati alle spalle.
Quella riflessione sullo sconosciuto tepore di Morrowind scosse Elyne con un brivido, ricordandole la temperatura meno clemente di Windhelm.
Pur essendo quasi alle porte dell'autunno faceva freddo, e sarebbe stato certamente più comodo per lei rifugiarsi accanto al focolare di una locanda, ma al momento non aveva voglia di stare in mezzo alla gente. Aveva bisogno di solitudine e silenzio, e l'aria gelida la aiutava a restare presente a sé stessa.
Elyne non avrebbe saputo dire quanto a lungo fosse rimasta in quella posizione. Immersa nei propri pensieri aveva perduto la nozione del tempo, e fu perciò sorpresa quando si sentì apostrofare da una voce ruvida e vagamente familiare.
“Hai perso la strada, piccola Bretone?”
Inarcando le sopracciglia Elyne sollevò il capo, trovandosi a fissare gli occhi rossi di un residente del Quartiere Grigio.
Una seconda occhiata le confermò che quell'uomo non le era sconosciuto, e con un piccolo sforzo di memoria riuscì a ricordare che possedeva un banco di carne al mercato cittadino. Arvol o Avad, forse; non ricordava il suo nome preciso.
“Io... no, non ho perso niente.” Borbottò confusa. “Stavo solo riposando.”
“Riposando in mezzo a questo gelo?” Ribatté il Dunmer, sollevando una mano grigia per calcarsi meglio in testa il berretto bordato di pelliccia. “Vuoi diventare un altro dei cadaveri congelati che punteggiano le strade? O forse aspiri a essere la nuova vittima del Macellaio?”
Pensare all'assassino che si aggirava per le strade di Windhelm mise Elyne in allarme, e d'istinto si alzò di scatto dal gradino su cui era seduta. Sfortunatamente il suo movimento era stato troppo repentino, e lei era rimasta rannicchiata al freddo troppo a lungo; le sue gambe si erano addormentate, e se non ci fosse stato il Dunmer sarebbe senza dubbio rotolata lungo la scalinata di pietra.
L'elfo la afferrò al volo nel momento in cui la vide mettere un piede in fallo, e ridendo della sua goffaggine la aiutò a tenersi in piedi.
“A quanto pare vuoi davvero morire, ragazza.” La apostrofò beffardo, e infastidita dal suo tono Elyne strappò il braccio dalla sua presa. “Avanti, non fare l'offesa. Ti ho risparmiato una caduta, dovresti ringraziarmi.” La giovane Bretone volse il capo, ma il Dunmer non sembrava intenzionato a lasciarla stare, e dopo aver scrutato meglio sotto il cappuccio che le nascondeva il capo sorrise con fare saputo. “Tu sei la ragazza che spazzava il pavimento alla Fiala Bianca, giusto?”
“Ero io.” Gli confermò Elyne controvoglia. Aveva lavorato brevemente alla bottega alchemica che si affacciava sulla piazza del mercato, fintanto che l'aiutante del proprietario era stato affetto da una brutta infreddatura che lo aveva costretto a letto; ma poi l'uomo si era ripreso, e lei era stata congedata con una manciata di monete e senza troppi ringraziamenti.
“Nurelion alla fine ti ha sbattuta fuori, eh?” Ridacchiò l'elfo. “Certo, di questi tempi gli stranieri non hanno vita facile.”
“Non voglio parlarne.” Tagliò corto la ragazza, spazzandosi affettatamente il mantello. “Non intendo raccontare in giro i miei problemi.”
“Certamente, è un tuo diritto.” Ribatté immediatamente il Dunmer con un sorriso scaltro, e abbassando leggermente la voce le mormorò. “Ma se dovessi avere bisogno di una soluzione per i tuoi problemi, vieni pure a cercarmi. Sono tanto pieno di risorse quanto riservato.”
Elyne sgranò gli occhi, osservando l'elfo voltarle le spalle e scendere la scalinata verso il Quartiere Grigio. Rapidamente vagliò tutte le implicazioni di quell'offerta, e dopo aver deciso che in quelle parole non c'era alcuna proposta sconsiderata o indecente si affrettò alla sue calcagna.
“Un momento!” Lo richiamò, raggiungendolo ai piedi della scalinata. “Che soluzione? Cosa intendi? Hai un lavoro da offrirmi?”
Il Dunmer le rivolse un sorriso che lei non riuscì a decifrare, e fattole un cenno si spostò sul lato della strada, incrociando le braccia al petto.
“Quindi stai cercando un lavoro?” Considerò, squadrandola con attenzione. “Immagino che ti sia arrivato uno degli avvisi di espulsione di Ulfric.”
“Non girarci intorno.” Lo riprese Elyne. “Hai un lavoro....”
“... da offrirti? Certamente.” La interruppe l'elfo. “Puoi aiutarmi al mercato per una trentina di giorni, finché non sarà scaduto l'avviso dello Jarl. Ovviamente il mio aiuto ha un prezzo, per cui non ti pagherò finché non avrai estinto il tuo debito.”
“Cosa? No!” Esclamò la ragazza. “Non voglio essere la tua serva!”
“Eppure ti permetterebbe di restare a Windhelm. Non è questo che vuoi?”
Elyne aggrottò la fronte, stringendosi nel mantello.
“Voglio restare.” Gli confermò. “Ma non posso permettermi di lavorare senza essere pagata. E ho bisogno di qualcosa che mi permetta di mantenermi a lungo, non solo per un mese.”
Il Dunmer esalò un lento sospiro, formando una nuvoletta di condensa nell'aria ghiacciata.
“Vuoi una soluzione a vita?” Le disse beffardo. “Allora perché non ti sposi qualche cittadino compiacente?
“Perché...” Cominciò Elyne, ma poi si bloccò. Quella che le era stata proposta era una soluzione estrema, ma le avrebbe concesso di restare in città; i matrimoni combinati o d'interesse non erano rari a High Rock, e prima di fuggire a Skyrim – prima dell'incidente – lei stessa era stata sul punto di affidarsi a un sensale perché le combinasse un matrimonio.
Perché non accettare, dunque? In fondo aveva sempre desiderato sposarsi, e alle giuste condizioni avrebbe persino potuto rivelarsi una soluzione ottimale per i suoi scopi.
“Se può interessarti,” riprese il Dunmer, “potrei avere già un paio di nomi da proporti. Al giusto prezzo, beninteso.” La avvisò.
Elyne si incupì, considerando le sue parole. Avrebbe potuto rifiutare, ma quell'offerta bislacca era la cosa più vantaggiosa in cui si fosse imbattuta.
“Qual è il tuo prezzo?” Gli domandò. “Se accetto, cosa mi chiederai in cambio?”
“Non sono un uomo esigente,” le disse lui, “il medaglione d'argento che maneggiavi poco fa sarà più che sufficiente.”
Il suo medaglione? Il medaglione della sua famiglia?
La prima tentazione di Elyne fu di rifiutare. Poi si disse che, in fondo, si era già quasi decisa a venderlo, e che separarsene per ottenere un marito e una posizione stabile sarebbe stato più vantaggioso che venderlo per una manciata di septim.
“D'accordo.” Accettò a malincuore. “Ma voglio un uomo che risponda alle mie condizioni.” Il Dunmer inclinò il capo, incuriosito, e lei cominciò subito a elencare, “Deve essere un cittadino di Windhelm. Non deve essere un uomo anziano o indigente. Non deve essere malato, né menomato in alcun modo. Deve possedere una casa in cui sia possibile vivere in due e un lavoro in grado di sostenerci entrambi, nel caso io faticassi a trovare un impiego. Deve essere colto e di buon carattere, e disposto a coltivare il rapporto che instaureremo con il nostro matrimonio. E voglio incontrarlo prima di acconsentire a sposarlo.”
“Esigente.” Rise l'elfo. “Ebbene, non credo che sarà difficile attenermi alle tue istruzioni. Gli uomini che ho in mente soddisfano già gran parte dei punti che mi hai elencato.”
“Devono corrispondere a tutti i punti, o non ti pagherò.” Gli ricordò Elyne, e in risposta ricevette un sorriso soddisfatto.
“Su questo non hai di che preoccuparti. Dammi solo un paio di giorni per contattare i candidati, e farò in modo che tu abbia il tuo colloquio prima del matrimonio.” Le assicurò, tendendole una mano. “Aval Atheron. Al tuo servizio.” Si presentò.
“Elyne Augier.” Rispose la ragazza, stringendo le dita ruvide che le venivano offerte. “Aspetterò notizie alla locanda del Focolare Accogliente. Ma fai in fretta, voglio concludere l'affare il prima possibile.”






 


Prima di tutto, grazie per essere passati da questa piccola storia senza pretese e per essere arrivati fino alle note. Per fare prima procederò a punti, spero non me ne vogliate:
- Nonostante questo sia uno spin-off de "Il Canto della Spada", non è assolutamente necessario leggere l'altra storia (peraltro in pausa, ahimè). Ci saranno solo un paio di riferimenti minimi, ma abbondantemente spiegati.
- Questa è la prima volta che racconto di una coppia funzionale e innamorata. Aiuto.
- Anche se si parla di matrimoni combinati come di qualcosa di normalizzato, questa non è la mia opinione. E' solo lo stato delle cose nel mondo di questa storia.
- La storia è volutamente rapida, leggera e con capitoli brevi. Non conto di aumentare la lunghezza in futuro. Avevo bisogno di scrivere qualcosa di semplice.
 
  
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