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Autore: XI Dottore    01/12/2020    1 recensioni
Questa storia parla di un ragazzo qualsiasi che finisce catapultato in un altro mondo. Qui dovrà affrontare numerose sfide e difficoltà nel tentativo di ritornare al suo mondo dalla sua famiglia.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Devo dire che dopo la prima settimana il vuoto cosmico non mi sembrava poi così male in confronto a questo allenamento; il pomeriggio era la parte peggiore, ma a salvarmi la vita era il dispositivo medico che permetteva al corpo di recuperare, durante il sonno, tutta la fatica accumulata. Il mio allenamento doveva progredire 10 volte più velocemente di quelli delle altre reclute. All'inizio della seconda già iniziavo a vedere i risultati, iniziai a volare senza cadere ogni tre secondi e ad usare qualche piccola magia senza svenire, così scoprii di avere un talento dato il poco tempo impiegato per destreggiarmi senza maestro nella magia.

Ultima cosa prima di passare all'ultimo giorno, sono riuscito a fare molte amicizie all'interno del campo...dopo la prima settimana in cui crollavo dopo l'incontro con Re John, sono riuscito ad incominciare ad andare in mensa la sera a bighellonare un po' con gli altri ragazzi; sono diventato anche il campione di rutti...beh...non si butta via niente dai.

 

Il mattino dell'ultimo giorno c'è nell'aria un'atmosfera elettrica, so che oggi Re John mi dovrebbe consegnare la pergamena e domani partirò per il prossimo stato. Come al solito mi sveglio alle 04:30 e mi trovo un messaggio da John stesso che oggi avrei avuto la mattina libera ed alle 9:00 sarei stato atteso nel blocco D per un po' di allenamento prima della partenza. Faccio un po' di riscaldamento e decido di fare le prove con la magia; in questo mese durante i miei allenamenti da autodidatta sono riuscito a ottenere discreti risultati: ho imparato a manipolare meglio il fuoco, a sopportare lo sforzo subito dal togliere due sigilli su otto e usare qualche incantesimo oscuro di base. Aleksander non è felice di darmi il suo potere, le prime volte quando rimuovevo i sigilli sentivo la sua voce nella testa, gli insulti e le invettive...dopo un po' ho imparato ad andare avanti senza ascoltarlo. Usare la luce, al contrario dell'oscurità, mi prosciuga delle forze, lasciandomi stremato. Ci ho messo tutto il tempo qui dentro ad imparare a dosare bene le forze per usarla...è come un cavallo imbizzarito che non vuole sottomettersi.

 

Sono le 08:50, mi avvio al blocco D vedo che ci sono tutti gli ufficiali dell'esercito, John e Jeff intorno alla zona dove si fa sparring per il combattimento corpo a corpo. Appena si accorgono di me, tutti si girano e si esibiscono nel saluto militare, istintivamente ricambio il saluto, come da etichetta dell'esercito: gambe unite, braccio sinistro dietro la schiena e pugno destro dritto sul cuore.

La folla si apre e Jeff mi accoglie:

“Sei in anticipo Igor...bravo. Allora oggi ti consegneremo la pergamena, e l'equipaggiamento per il viaggio; John però prima voleva dirti due parole di cui anche io sono allo scuro”.

John prende la parola:

“Igor, vorrei iniziare dicendo che è stato un piacere ed un onore allenarti. Sei migliorato notevolmente in un solo mese, sono orgoglioso di aver potuto assistere al tuo addestramento. Domani partirai per il tuo viaggio, loro sono i massimi ufficiali dell'esercito come sai e sono informati di tutto, sono persone fidate, quindi vorrei encomiarti con un piccolo applauso per il tuo diploma presso il centro addestramento”.

Tutti applaudono per pochi secondi.

“Però ho la necessità di chiederti un favore se così vogliamo chiamarlo, quindi, vorrei che tutti tranne te, usciste dal ring”. Il ring non è simile a quello di pugilato, sembra più tatami da arti marziali con il tappetino morbido.

Le parole di John mi preoccupano, mentre Jeff con voce stranita replica:

“John non vorrai...”.

“Esattamente Jeff, Igor dovrà affrontare sfide vere e persone forti almeno quanto me, quindi ho bisogno di insegnargli un'ultima lezione. Igor, questa è la pergamena, come vedi la mia firma non c'è, se la vuoi dovrai guadagnartela”.

“Ma cos...”

Inizio a sudare freddo, Jeff mentre si allontana con aria contrariata scuote la testa.

“Io sono il sovrano possessore di questo artefatto, per quanto hai il 100% della mia fiducia devi capire cosa vuol dire combattere sul serio con un sovrano o con una qualsiasi persona che vuole ucciderti”.

Mentre parla John si toglie la maglia e tutti i vari accessori che indossa, rimanendo solo con i pantaloni a torso scoperto...mettendo in mostra il suo fisico statuario.

“Ora, se vuoi la pergamena dovrai colpirmi con un colpo pulito. Niente armi. Niente magia. Niente tecnologia. Uno contro uno corpo a corpo. Oggi ti onorerò mostrandoti il 100% della mia potenza. Hai trenta minuti. Se entro questo limite di tempo non riuscirai a colpirmi avrai perso e non ti darò la pergamena, ma anzi...andrò io a convincere gli altri sovrani”.

“Ma?...non puoi dire sul serio...”

Non so cosa dire, in più vedo in lontananza Jeff che tra se e se parlotta, ho capito solo il labbiale della parola “testone”; decido di raccogliere il coraggio e provo una mossa a sorpresa:

“Va bene, se non riesco a colpire te come posso pretendere di combattere contro chiunque altro. Ci sto. Voglio rilanciare...dieci minuti e userò tutto quello che ho imparato senza trattenermi”.

John sorride.

“Mi piace il tuo spirito...e dieci minuti siano”.

Non faccio in tempo a mettermi in posa che una stretta mi afferra il cuore, vedo John in posa...il suo sguardo è gelido, sembra il ritratto della concentrazione; posso sentire il suo spirito combattivo fin dentro le viscere...i peli sul corpo si raddrizzano come fossero a contatto con dell'elettricità statica...ogni parte del mio corpo vuole fuggire.

“Non basterà così poco a farti desistere...”

La sua frase scatena in me una reazione competitiva, così decido di dargli un po' della sua stessa medicina e di fargli sentire quanto forte è la mia risolutezza. La cosa che più mi sconvolge è che davanti a me non sembra neanche più ci sia John, ma un leone; fiero e maestoso pronto ad azzannare la sua preda.

Studio la sua posa, la sua attenzione ed il suo sguardo. Mentalmente provo a immaginarmi diversi modi per attaccarlo, ma memore degli allenamenti passati, ogni volta ne esco malmenato.

“Diamine John, anche solo il pensare di attaccarti mi fa prendere schiaffi...”

“Allora dovresti venire a prenderne un po'...tic toc Igor...hai già perso il primo minuto”.

 

Diamine, ha ragione, devo darmi una mossa

 

Decido di avvicinarmi con passo attento, provando un po' di combattimento ravvicinato, vecchio stile. Arrivatogli vicino la pressione aumenta. Appoggio il dorso del braccio destro, all'altezza del polso contro il suo, mentre lo faccio mi sorride. Inizio a sferrare la prima raffica di pugni, sinistro destro, a ripetizione, tutti colpi frontali e veloci, con una tecnica simile a quella insegnatomi da John. Para tutto, neanche indietreggia. Aumento il ritmo, cambiando anche alcune traiettorie, ma la storia non cambia; finchè non decide di contrattaccare: mi afferra un polso si abbassa e con una leva mi proietta con la schiena al tappeto, fermando il pungo a un soffio del mio naso; per poi alzarsi ed indietreggiare.

“Ti sei protratto troppo verso di me per cercare di mettermi in difficoltà...se avessi avuto intenti omicidi, ora saresti morto...o per lo meno avresti il naso rotto”.

Mi rialzo, lo guardo e mi rimetto in posa.

“E allora perchè il mio naso è tutto intero? Colpiscimi in faccia...sono in debito di un pugno....”.

Non faccio in tempo a finire la frase che John con uno scatto fulmineo mi tira un pugno in faccia, facendomi volare per almeno un metro.

“Giusto, avevo detto che non sarei stato morbido; hai perso un altro minuto”.

Mi rialzo, il sangue mi cola dal naso, faccio quasi fatica a respirare. Raddizzo il naso con le dita e mi rimetto in posa.

Provo un'approccio più dinamico, inizio a sferrare calci provando a mirare alle gambe e mentre sono basso con il corpo cerco qualche pugno verso l'alto. Mentre io mi prodigo in questi stratagemmi John, ancora senza indietreggiare para colpo su colpo, lascio un'apertura, John abbocca e cerca di contrattaccare con un pugno, così lo schivo di lato e appoggiando la mano sinistra a terra cerco di colpirlo al volo con un calcio; John schiva, ma per farlo fa un passo indietro.

“Ahah...hai fatto un passo indietr...”.

Un calcio al busto mi tronca la frase; l'ho parato all'ultimo secondo, ma nonostante tutto mi ha tagliato il fiato a metà.

“E tu ti distrai troppo facilmente, ti restano...”.

Mi avvento contro di lui, con un calcio volante...sferro calci rotanti come fossi Chuck Norris, colpi precisi che però John riesce a parare. Improvvisamente i miei attacchi iniziano ad avere effetto, John inizia a muoversi per parare i miei colpi e comincia a contrattaccare più spesso. Ogni suo pugno fa male come ricevere una sassata, i suoi calci sembrano bastonate con tubi di ferro. Il mio corpo duole dal primo all'ultimo centimetro. Potessi usare la magia sarebbe un'altra storia...forse.

“Ti resta un minuto Igor...cosa farai? Ti sei battuto bene ma ancora non mi hai colpito”

“Non lo sai che il bello viene sempre nei secondi finali; quando si è alle strette?”.

“Mostrami allora”.

Riprovo la strategia del combattimento ravvicinato, inizio a sferrare pugni rapidi e veloci, senza espormi troppo, lui para e contrattacca; ci muoviamo in cerchio. Al che, apro la guardia di John deviando il suo pugno e sferro il mio, dritto al mento...lui lo capisce e velocemente fa per colpirmi cercando di anticiparmi...decido di protrarmi in avanti contro il suo pugno in modo da anticipare la sua contromossa. Mentre sento il suo pugno colpirmi in pieno volto, vedo solo la stanza intorno a me diventare buia ed i sensi che se ne vanno.

Cado a terra. Due minuti dopo mi riprendo e mi alzo in piedi. John e li in piedi che mi guarda, con il sangue che gli esce dal labbro. Mi aiuta a rialzarmi. Vedo la gente intorno a me, tutti preoccupati.

“Igor...non so come dirtelo...hai combattuto bene...ma...”

“Immagino di non avercela fatta...”

“Eh già...ora ritirati nella tua stanza...e rifletti...domani partirò per andare dalla Regina Fuyuko...”

Scoppia a ridere...io a momenti comincio a piangere.

“Devi essere più sicuro di te, non vedi il sangue dal mio labbrio??? Quel pugno è arrivato proprio ad un secondo dalla fine!!! Non mi aspettavo saresti andato con la faccia contro il mio pugno per prendermi in controtempo”.

“Oddio...c'è l'ho FATTAAAAAAA!!!!!”

Inizio ad esultare come un pazzo, tutti vedendomi capiscono che l'esito è posivo; iniziando un breve ma soddisfacente applauso.

Jeff mi viene incontro quasi correndo.

“ Bravissimo Igor...bella strategia quella di aspettare l'ultimo secondo...John non se lo aspettava, ma sappi che in uno scontro mortale non potrai usarla”.

“Si...strategia...”.

John mi stringe la mano.

“Ancora complimenti, vai a riposarti, stasera al banchetto ti consegnerò la pergamena e qualche regalino extra, così domani potrai partire”.

Mentre sto per andarmene, ci penso un attimo e fermo tutti.

“ASPETTATE!! Ho una cosa da mostrarvi”.

Tutti si fermano e mi guardano.

“Mi avete sempre lasciato solo a provare la magia, penso sia il caso di mostrarvi cosa sono riuscito ad imparare da solo”.

Tutti mi guardano incuriositi.

Apro la mano verso l'alto ed esclamo: “Palla di fuoco!”.

Un globo infuocato si crea nella mia mano ed inizia a fluttuare leggermente sopra il mio palmo. John e Jeff all'unisono esclamano quasi sarcastici. “Fuoco? Poi? Altro?”.

“Si, speravo me lo chiedessi. Chiedo cortesemente che rimaniate solo voi due, questa cosa non posso veramente mostrarla a nessun altro”.

John fa cenno agli altri di uscire e dopo pochi secondi la stanza si svuota.

“Bene, ora preparatevi e se li avete, mettete gli occhiali da sole”.

Dopo aver mormorato alcune parole un raggio di luce abbagliante mi avvolge e gli mostro quello che ho definito la mia “arma segreta”, John molto candidamente esclama “Porca....”, Jeff lo ferma con un cenno della mano. “Come? Cosa? Che cos'è quella cosa???”.

“Dura pochi minuti. Di più non so neanche io. Prosciuga la mia magia e mi impedisce di usarla per un'ora intera”.

“Bene allora...sembra scontato ma...mi raccomando, non mostrare questa cosa mai a nessuno, a meno di estrema necessità, può essere un'arma a doppio taglio”.

“E sia. Con permesso ora, vorrei andare a riposarmi. I tuoi colpi mi fanno sentire fitte di dolore anche solo a respirare”.

“AHAHA, si hai ragione. Vatti a riposare. Te lo sei meritato”.

“Dove ed a che ora stasera? Almeno so quando e dove presentarmi”.

“Si giusto, ci incontreremo qui alle 21.00, allestiremo la stanza per un rinfresco. Faremo diramare la notizia che stasera non c'è coprifuoco e che ci sarà una rinfresco in tuo onore”.

“Ok, grazie, ci vediamo dopo allora”.

Saluto tutti e mi allontano. Sono veramente stanco ma al contempo anche felice di essere riuscito nell'impresa di aver colpito John, in allenamento non era mai successo neanche per sbaglio. Prendo la navetta per arrivare agli alloggi, sono troppo stanco per camminare. Anche da seduto tutti i miei muscoli dolgono, i lividi che ho sul corpo fanno male anche solo per camminare ed il naso è praticamente fuori uso, ci respiro per grazia concessa. Ho circa una mezza giornata di riposo, ne approfitto per riposarmi e recuperare un minimo di presentabilità dopo le botte prese. Dopo pochi minuti riesco ad entrare in camera, mi collego il macchinario e mi butto sul letto; pieno di pensieri e dubbi.

 

Chissà che tipo è la Regina Fuyuko. Sarà una persona come Re John, giusta e leale, che pensa sempre agli altri...così giovane...oppure sarà una tiranna? Magari vecchia e decrepita. Riuscirò a sconfiggere i miei prossimi avversari? A malapena ho colpito John in uno scontro non letale dove secondo me neanche si impegnava...Viktor sarà altrettanto forte? O forse di più...come percorrerò il percorso che mi porterà in giro per il continente...sarò tutto solo, in un posto che vorrà solo uccidermi e sbarazzarsi di me, già...tutto...solo...

 

Senza neanche capire quando mi sono addormentato, mi sveglio di soprassalto. L'orologio sul bracciale segna le 20:00. Giusto in tempo per prepararmi e uscire. Nonostante il sonno riesca sempre a rinfrancarmi l'animo, sono ancora preso da tanti dubbi; pensieroso mi preparo e decido di uscire e di incamminarmi a piedi. L'aria serale è piacevole, un leggero venticello fresco accompagna i miei passi mentre mi dirigo al rinfresco; ogni tanto qua e la vedo altri cadetti dirigersi verso la mia stessa meta, salutandomi in maniera molto fragorosa mentre mi passano vicino.

Dopo qualche minuto arrivo, devo dire che sembra tutto molto più silenzioso di quanto pensavo; da fuori l'edificio si vede qualche luce colorata, si sente una leggera musica...niente di eccezionale.

 

Per un momento speravo in luci strobo e musica a palla...evidentemente è troppo informale per un centro di addestramento militare.

 

Entro nell'edificio e poi dentro la stanza dove poche ore prima sono riuscito a sferrare il colpo che mi ha permesso di fare il primo passo verso il compimento della missione. La stanza è decisamente diversa, ai lati della sala è pieno di sedie vuote, al centro ci sono due tavoli con vivande di vario tipo e in un angolo la zona dove è stata montata la consolle del DJ. Le persone devo dire che sono divise tra i cadetti che sono quelli un po' più rumorosi e ciacaroni, poi ci sono le alte cariche più composte che sorseggiano e parlottano tra loro. Poi lui. Re John entra nel mio campo visivo come una palla da demolizione mentre parla con Jeff e altre due persone. Non l'ho mai visto in tenuta formale ma devo dire che mi ha lasciato a bocca aperta: Corona in testa (lui che addirittura si presentò a me senza, quasi a non volersi mettere troppo in mostra), una giacca bianca ricamata con intarsi e bottoni dorati, pantaloni bianchi con gli stessi ricami della giacca con scarpe e guanti dello stesso colore. La sua maestosità mi ha colto talmente impreparato da imbambolarmi per qualche secondo. Successivamente il mio sguardo cade su Jeff in piedi di fianco a lui, anche lui maestoso come mai visto prima ma con uno stile diverso dal fratello: la sua giacca è nera con bottoni e ricami argentati, pantaloni coordinati con la giacca e le scarpe eleganti nere; sembrano letteralmente lo yin e lo yang.

Dopo pochi secondi entrambi mi vedono, si congedano dagli interlocutori e mi vengono incontro con aria molto felice.

“Finalmente sei arrivato!!! Ma guardati, sei un figurino”.

John mentre mi saluta mi stringe la mano quasi a stritolarla.

“Grazie...dai...rispetto a voi due...non sono gran chè...lasciatemi dire che state veramente bene in abiti da cerimonia”.

“Te sei troppo modesto. Per noi questi sono solo un pro forma, a me onestamente non piacciono neanche. Preferisco la mia camicia informale”.

Jeff interrompe.

“Bevi qualcosa, non fare complimenti. Dato che sei arrivato a breve inizieremo la cerimonia di passaggio della pergamena”.

I due si allontanano andando verso il DJ, io mi prendo un bicchiere di quello che sembra vino bianco che sorseggio piano piano. Mi intrattengo in qualche chiacchera con i cadetti che mi salutano mentre passeggio solitario per la stanza ascoltando la musica di sottofondo, fino a che non inizia ad abbassarsi...

“Prova...bene, si sente. Benvenuti a tutti. Vi chiedo di prendere posto nei posti predisposti ai lati della stanza”.

Cerco una sedia e prendo posto sperando di non dover andare a fare qualche discorso davanti a tutti; una volta seduto vedo che John nel mentre ha indossato un microfono ad archetto appoggiato all'orecchio.

“Bene. Siamo qui stasera per festeggiare il diploma del cadetto Igor, che ha sostenuto l'addestramento intensivo presso questa struttura”.

Un applauso risuona nella stanza.

“Vorrei chiamare Igor qui vicino a me per porgergli un attestato speciale per il suo diploma; dai coraggio non essere timido”.

Tutti puntano lo sguardo verso di me, mi alzo e raggiungo Re John da dove sta parlando.

Si avvicina anche Jeff con un cofanetto rosso dalle sembianze piuttosto antiche.

“Bene Igor eccoti qua, innanzi tutto ti porgo i miei più sinceri complimenti per il tuo traguardo”.

John mi porge la mano e io ricambio la stretta.

“Ora ti passo il tuo attestato di diploma che potrai tenere con orgoglio”.

Jeff apre lo scrigno, dentro c'è la pergamena del patto, lo guardo con aria sbigottita di rimando mi fa l'occhiolino a far intendere che tanto nessuno sa cosa sia realmente. John prende la pergamena e me la porge sussurrando delle parole che stranamente non si sentono dal microfono, complice il DJ sicuramente.

“Questa è l'antica pergamena del patto, in qualità di custode, suggellando la mia volontà di perseguire la pace con il sangue io la passo a te, Igor, affidandoti la missione di raccogliere le firme degli altri regnanti...accetti la missione?”

“Accetto!”

Prendo la pergamena, il microfono a quanto pare si riaccende.

“Perfetto! Ora che hai ricevuto il tuo pezzo di carta possiamo tornare ai festeggiamenti. Dai, alza la musica!”

La stanza cambia atmosfera e partono le luci strobo e la musica altissima che mi aspettavo all'inizio della serata...meglio tardi che mai.

“Igor, ci rivediamo a fine serata nella tua stanza che ho bisogno di darti altre cose”.

“Certo, come vuole”.

La festa prosegue fino a tarda notte, i cadetti tornano nei loro dormitori. La serata è andata bene, mi sono divertito a ballare, era tanto che non lo facevo.

 

Ritorno al dormitorio, sono molto stanco e domani mattina dovrò partire. Entrando in stanza trovo John e Jeff seduti sul letto che mi aspettano...ovviamente non ricordando più che John mi doveva parlare ho preso un mezzo infarto.

“Oddio scusate, mi era passato di mente; di cosa mi dovevi parlare John”.

“Sarò breve che è tardi. Domani mattina dovrai passare in lavanderia che ti daranno gli indumenti per il viaggio. Seconda cosa, gli spostamenti non posso lasciarteli fare a bordo di un vettore, solo i mercanti possono guidarli fuori dal regno, la tua copertura sarà quella di un medico itinerante che vuole scoprire come i medici lavorano all'infuori del nostro stato; i medici sono sempre ben accetti e in più ti daremo documenti fatti per poter passare tutte le frontiere senza problemi”.

“Quindi camminerò tutto il tempo?”

“No, ti possiamo dare un cavallo. Inoltre ti daremo delle provviste tutte rimpicciolite e pronte per il viaggio. Avrai in dotazione anche un bracciale leggermente diverso: ha una cartina olografica che ti indicherà la strada, ti permetterà di controllare le nanomacchine dei vestiti, l'orario e niente più”.

“Ma io non so andare a cavallo...”.

“Tranquillo, il cavallo è sia addestrato che geneticamente modificato per essere mansueto, obbidiente e resistente, ci farai presto l'abitudine...in più può fare scatti molto rapidi per brevi lassi di tempo da far invidia ai vettori. Il cavallo sarà pronto domani mattina fuori dal centro vicino il confine, ti ci accompagneremo noi”.

“Non sarà più difficile che imparare il sistema di movimento rapido suppongo...”.

“No, direi di no. Ultima cosa. Sto per consegnarti la seconda cosa più preziosa che io posseggo dopo la pergamena...un'arma ancestrale”.

“Una cosa...?”

“Hai capito bene, un'arma ancestrale...fa parte di un set di sei armi che risale ai tempi dei fondatori, non si sa molto di loro, solo che ad ogni casata reale ne è stata affidata una e che non bisogna per forza essere di stirpe reale per usarne il pieno potere”.

Jeff tira fuori da sotto il letto una katana dall'elsa argentata con i ricami blu dentro un fodero completamente blu.

“Questa è tua. È una lama di una fattura che non siamo mai riusciti a replicare, quindi anche se non dovessi riuscire a sbloccare il suo potere rimane un'ottima arma”.

Mi passa la katana, la guardo ammirato dalla sua bellezza, provo a sfoderarla giusto quello che basta per vedere il colore della lama, che era di un grigio metallico brillante e lucido.

“Fanne buon uso”.

“Lo farò. Quindi sarò un Dottore itinerante, immagino che dovrò usare un po' di magia per mantenere la copertura”.

“No no, anzi, quella meno la usi meglio è. Tra le provviste ci sono diversi tipi di medicine catalogate e ordinate in maniera molto chiara, insieme ad un manuale consultabile tramite bracciale. Ora ti lasciamo riposare e togliamo il disturbo. Buona notte”.

Guardandoli mentre si alzano per uscire.

“Un'ultima cosa, ma non darò nell'occhio con una katana addosso? Non dovrei avere un'arma più diffusa in questo stato per sembrare meno sospetto?”

John e Jeff si fermano un secondo a riflettere, finchè Jeff risponde:

“Ti daremo un paio di pistole comuni di ordinanza, seppur medico, da solo in giro per il continente dovrai difenderti...no?”

“Penso possa andare bene...”

John e Jeff escono dalla stanza, dopo essermi cambiato mi butto sul letto. Tenendo la katana in mano con il braccio rivolto verso il soffitto, la guardo cercando di carpire qualche dettaglio che possa suggerirne i segreti, ma poco dopo la appoggio contro il muro vicino a me e mi addormento.

 

L'indomani mi presento di buon ora in lavanderia, come piace chiamarla a me, per ritirare i vestiti. Il ragazzo dopo un breve saluto mi porge la mia sacca, bianca come sempre, e riempita più di quello che avrei pensato.

“Ora puoi andarti a cambiare; ricordati quando andrai via di lasciare divisa e vestiti sul letto in modo che potremo prenderli e lavarli”.

“Ok, grazie mille”.

“In bocca al lupo”.

Esco con un cenno di ringraziamento e mi dirigo in camera. I vestiti sono: scarponi, pantaloni lunghi neri, maglietta, cappotto lungo e bracciale. Mi cambio e mi dirigo verso la zona di atterraggio dei vettori, con la spada legata in spalla sotto il cappotto in maniera che non spunti fuori dal colletto...sembra quasi fatto su misura il cappotto. Arrivato all'eliporto vedo Jeff senza John che mi aspetta.

“Buongiorno Jeff, come stai? Come mai non c'è John?”.

“Buongiorno a te Igor, detto tra noi ho ancora un po' di postumi da ieri sera...John è stato trattenuto da questioni importanti e non è potuto venire”.

“Peccato, mi sarebbe piaciuto salutarlo...non lo vedrò per molto tempo”.

“Anche John si rammarica e si scusa...”.

Saliamo sul vettore e partiamo.

“So di non essere più importante dell'amministrazione dello stato, però...insomma...capisco...”

“Ma cosa stai dicendo, dalla tua riuscita dipendono non solo il nostro stato ma anche tutto il continente, quindi non dire certe sciocchezze. Prima che mi dimentichi, ho delle cose da dirti che John ha tralasciato. I tuoi vestiti sono potenziati con le nanomacchine, quindi come quelli che avevi prima possono cambiare aspetto e colore, in più il cappotto può diventare un mantello con cappuccio impermeabile...in caso di pioggia. Inoltre i vestiti hanno il nuovo sistema di spostamento rapido incorporato; troverai tutto spiegato nel bracciale, tanto ormai sai come funziona”.

“Si, ormai le istruzioni guidate sono di routine”.

“Ultima cosa, la più importante, se la situazione dovesse diventare tragica in maniera irrimediabile, c'è il comando di estrazione, ossia, se dirai “attivazione codice di emergenza, bottone antipanico”, arriverò io in persona con un plotone per prelevarti e portarti via...inutile dire che dev'essere l'ultima spiaggia, perchè ciò comporterà un cambio radicale del piano”.

“Certamente. Immagino non potremo comunicare, vero?”

“No. Se qualcuno captasse qualcosa sarebbe la fine. Nessuno dovrà sapere della tua missione”.

“Perfetto”.

Il vettore inizia la disciesa in una zona completamente isolata, solo una grande pianura sconfinata attraversata da una strada. Ad aspettarci un uomo con un cavallo color cioccolato con due grosse borse sui fianchi ed una sella già montata.

Scendo dal vettore. Mi avvio verso il cavallo, metto la sacca dentro uno dei borsoni e mi giro verso Jeff.

“Ma siete sicuri io possa essere all'altezza di questa missione? E se fallissi? E se...”

Jeff mi interrompe, cercando di nascondere l'emozione (senza riuscirci troppo).

“Sarai grandioso e tra sei mesi saremo tutti insieme a festeggiare il ritorno della pace”.

Con le lacrime agli occhi abbraccio Jeff.

“A presto Jeff, mi raccomando, tieni d'occhio John da parte mia!”

“Lo farò. Tu sii prudente e non correre rischi inutili; ricorda l'addestramento”.

Finito l'abbraccio mi asciugo le lacrime e monto a cavallo, un po' titubante. Vedo con la coda dell'occhio una lacrima scendere dall'occhio di Jeff poco prima di girarsi verso il vettore.

“Ti devo confessare una cosa, ma non dirlo a John, lui ha avuto la tua stessa reazione per quello non è venuto...ha il cuore troppo tenero quel ragazzo...Ma ora va, non indugiare oltre...”

Finita la frase sale sul vettore che parte. Lo guardo alzarzi e partire verso l'orizzonte. Sorrido al pensare alla frase di Jeff. Ora non mi resta che andare avanti e camminare con le mie gambe.

 

Arrivederci...John...Jeff...non vi dico addio; addio è per sempre. Se il destino lo vorrà...ci vedremo tra 5 mesi. Così potremo tornare a festeggiare un ultima volta prima di tornare nel mio mondo. Già. Il mio mondo. Ormai sembra così lontano. Chissà se tornerò. Arrivederci.

 

Do un leggero colpetto al cavallo con i talloni e inizio a cavalcare seguendo la strada, verso lo stato dei guerrieri.

 

   
 
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