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Autore: jinkoria    01/12/2020    4 recensioni
[ BakuDeku; multicharacter, multipairing | Prompt dell’iniziativa #25DaysofBakuDekuChristmas ]
Di come in venticinque giorni Midoriya Izuku si faccia innanzitutto eroe del proprio Natale e di quanto Bakugou Katsuki sia, non poi così sorprendentemente, fondamentale in tutto ciò.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Mina Ashido, Shouto Todoroki
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Bonsoir!
Questa è tecnicamente una raccolta, nel senso che ogni capitolo è (sarà? si spera?) di fatto tratto da un prompt, tratti da un'iniziativa che ho trovato l'anno scorso sul tumblr di yabakuboi, appunto la # 25DaysofBakuDekuChristmas, ma non seguirò l'ordine assegnato dai prompt bensì li ho sistemati in modo da dare un senso cronologico al tutto poiché il mio scopo è creare una storia di Natale che non si perda senza un filo conduttore (il Natale) perché il suo scopo è: farsi compagnia in questi tempi complicati. Senza pretese, in realtà non sono nemmeno soddisfatta di questo inizio perché ho fatto piuttosto di corsa, spero però possa comunque impegnare qualche minuto e fungere da efficiente distrazione. Principalmente bakudeku ma non solo, questa storia si regge soprattutto sul senso di famiglia, affetto e calore tipici del periodo natalizio. Al momento è da considerarsi nel canonverse, al massimo in corso d'opera capirò se renderla una quirkless!AU, quindi mantenendo l'andazzo canonico ma senza i poteri, oppure lasciarli come eroi (e quindi non dover modificare il titolo che ugh-). Non so se riuscirò davvero di rispettare la "consegna" giornaliera, è una cosa che ho fatto tre anni fa ma erano drabble, tuttavia ho un bel ricordo della cosa quindi ho voluto provare quest'anno con ciò. Speriamo bene ^^ Grazie al team Supporto&Sopporto che subisce sempre i miei test di lettura prima di un tentativo di pubblicazione e a chiunque passerà di qui in leggerezza e serenità. 
🧡💚


 

 

How Heroes sing a Christmas Carol


 

-1: Christmas Shopping


 

Il respiro di Izuku si scontrò sulla vetrina del negozio e l’indice cedette alla tentazione di tracciare una forma sulla superficie appannata; di lì a pochi secondi sarebbe svanita in ogni caso.

Un sorriso tirò le labbra screpolate dal freddo, nascoste sotto la pesante sciarpa, quando cominciarono a conformarsi i primi tratti distintivi del soggetto intrappolato nella condensa: un paio di occhi stilizzati come triangoli speculari contornati da una quantità imbarazzante di ciocche a punta, la bocca aperta con un leggero cenno all’ingiù, quasi borbottante chissà cosa, tuttavia il disegno si ritirò in se stesso e sparì, di fatto, ancor prima di poterlo finire. In compenso la sensazione di freddo rimase sul polpastrello scoperto, leggermente arrossato tanto quanto guance e naso nonostante l’indumento a coprirli.

Stava aspettando Katsuki da qualche minuto, sotto la pensilina in legno della prima bottega a disposizione sul marciapiede per ripararsi dalla neve, frattanto recuperò il telefono dalla tasca del cappotto e sbirciò l’orario sullo schermo del telefono, riaprendo la chat giusto per essere certo di non aver sbagliato luogo e orario d’incontro.

L’ultimo messaggio risaliva alla sera precedente, quello che era a tutti gli effetti l’invito a vedersi sotto specifiche indicazioni e trascritto in poche righe sbrigative su LINE – anche se, leggendolo, avrebbe dato a chiunque più l’idea di un ordine che di un invito. Izuku non si era comunque posto particolari problemi né aveva perso tempo nel replicare con un po’ di cruccio, conscio di come quello fosse il modo più carino che Bakugou conoscesse per comunicare in determinate circostanze e di quanto poco gradisse la messaggistica in generale, dunque diede solo conferma con un’ammiccante emoji di All Might in assenso.

Le parolacce non le aveva usate, perlomeno.

L’unica cosa a cui aveva dato reale peso, Midoriya, era stata l’inusuale richiesta di per sé: accompagnarlo in città per recuperare alcuni regali di Natale, sottolineando la mancanza di quello della vecchiaccia, Mitsuki, e Inko stessa. Tutto si sarebbe aspettato, meno che una nemmeno troppo velata richiesta di aiuto in una circostanza così… normale e familiare.

Per quanto si conoscessero da che ne aveva memoria e frequentassero ormai la stessa compagnia di amici, tra lui e Katsuki aleggiava ancora un sottile velo di residua impasse. Erano di certo finiti i tempi dei battibecchi a vuoto, una nuova apertura al dialogo si era affacciata su un rapporto retto per anni da un affetto nostalgico, nonostante ciò spesso Izuku aveva creduto di essere l’unico a rimanervi attaccato, a voler credere di riprovare e poter riuscire. Finché non si verificava qualcosa del genere, semplice e al contempo sorprendente come un messaggio imprevisto di accordo per vedersi, loro due e basta, senza terzi ad appianare l’imbarazzo di aver perso la confidenza del sapere cosa dire; qualcosa che, piano piano, si era avviata verso il cambiamento. O, per meglio dire, il rinnovo di un sentimento che non aveva mai smesso di farsi ascoltare.

Bakugou arrivò qualche minuto più tardi, puntuale – Midoriya era uscito con largo anticipo, se fosse rimasto a casa sarebbe finito col pensare troppo a come comportarsi per non rendere strano l’incontro, quanto meno a se stesso, fino a rischiare di far tardi com’era avvenuto le prime volte dei loro allenamenti –, il volto celato in parte da una sciarpa ben più spessa della sua e le mani affondate nelle tasche di quello che aveva tutta l’aria di essere un giubbotto parecchio imbottito. Le estrasse per controllare qualcosa sul telefono e Izuku notò che erano fasciate da un paio di guanti di lana neri dalla bizzarra fantasia a stagliarsi su tutta la porzione del dorso, un grosso simbolo rossiccio di esplosione. Probabilmente un regalo anticipato in previsione del mal tempo e che Mitsuki lo aveva obbligato a indossare, a giudicare dall’espressione stizzita di Katsuki ogni qual volta gli cadesse l’occhio su di essi, anche se Izuku era abbastanza certo gradisse per davvero il calore che mantenevano.

Midoriya si avvicinò quando l’altro gli fece cenno di seguirlo intanto che rinfoderava le mani nel giubbotto senza perdersi in saluti, tuttavia l’erede di All Might non se ne dispiacque, dopotutto sarebbe stato bizzarro il contrario; compensò il fatto che Bakugou, un paio di metri più avanti, si fosse fermato ad aspettare lo raggiungesse e affiancasse piuttosto che proseguire avanti per conto proprio e lasciarlo indietro.

Prima di riprendere di fatto a camminare verso la via dei negozi, lo guardò un attimo e gli chiese: «Perché sei arrivato prima?».

Izuku ricambiò l’occhiata, spalancò gli occhi e sbatté rapido le palpebre, preso in contropiede da quell’uscita e dal tono di cui faceva fatica a stabilire la sfumatura. Era arrabbiato o incuriosito? Non riuscì comunque a rispondergli perché quello riprese, decifrando la sua perplessità «Hai la faccia tutta rossa, nerd deficiente».

La confusione lasciò presto spazio a uno scoppio di imbarazzo, non fosse stato per la circostanza in questione avrebbe potuto dirsi grato dell’incredibile ondata di calore divampata sugli zigomi in una giornata così fredda, invece Izuku cercò di ritirare su la sciarpa il più in fretta possibile, maledicendosi per non essersi accorto si fosse abbassata appena, forse per la velocità con cui si era spostato per raggiungere l’altro – il quale continuò a guardarlo con insistenza, in attesa della risposta che non gli risparmiò di fornirgli.

«Non avevo nient’altro da fare a casa» mentì, voltandosi verso la strada «così ho fatto un giro in anticipo per dare un’occhiata ai regali».

Se non altro, Bakugou aveva avuto l’accortezza di non fargli pesare né il tono stridulo della replica né, tanto meno, il modo idiota in cui lo aveva beccato a sorridere quando si era fermato per lui. Per sua fortuna, Midoriya di questo non se n’era accorto. O cercò di convincersene per tutto il tragitto a seguire.

 

Rimasero a girare fino a ora di pranzo e Izuku, con un certo senso di personale soddisfazione nonostante la stanchezza della ricerca infruttuosa, ebbe modo di constatare quanto indescrivibilmente difficile fosse Katsuki nella scelta dei regali. All’inizio aveva frainteso, convinto fossero i gusti di Mitsuki quelli complicati da soddisfare, persino per una persona attenta ai dettagli come l’amico d’infanzia; il reale problema era proprio la meticolosità quasi maniacale con cui Katsuki si aggirava nei negozi, scartando una quantità svariata di possibili doni che, nell’ingenuo parere – a quanto pare non davvero poi così richiesto – di Midoriya, erano piuttosto validi. Un po’ gli venne da sorridere, certo non fosse una mera questione di perfezionismo bensì la maniera più funzionale in cui Katsuki riusciva a dimostrare di aver preso a cuore la questione, senza lasciarsi guidare dal caso ma cercando qualcosa che richiamasse Mitsuki ai suoi occhi.

«Passiamo a tua madre» disse Bakugou a un certo punto, addentando con rabbia il panino preso a un take away «Che cosa le piace?».

Izuku non ci pensò molto e «Le piccole cose» disse di getto, cercò però di affrettarsi nell’essere più specifico quando si accorse della promessa di morte negli occhi di Katsuki in risposta a tanta inutile vaghezza «Letteralmente! Colleziona oggetti di piccole dimensioni, qualsiasi esse siano. Ha iniziato con i souvenir che mio padre le portava dai viaggi, adesso è da un po’ che non torna quindi ho continuato a comprargliele io nelle ricorrenze e non solo. Quest’anno non ho ancora pensato, a dire il vero».

L’altro non replicò, si era bloccato giusto un attimo dal masticare, come distratto o preso dal discorso a tal punto da interrompersi senza dar peso alla cosa, dopodiché riprese e in un paio di ultimi grandi bocconi terminò il pasto, accartocciò e buttò l’involucro d’asporto; con la stessa indelicatezza, afferrò infine Izuku – ancora intento a mangiare – per il gomito e se lo trascinò dietro.

«Kaffan?» quasi si strozzò, rischiando di inciampare nei propri piedi per l’angolazione innaturale con cui era costretto ad avanzare «Non ho finito di-».

«So dove possiamo prendere i regali per tua madre». Plurale? «Ma dobbiamo muoverci o dovremo tornare domani e non ho nessuna voglia di passare un’altra giornata in mezzo a tutte queste persone urlanti e nevrotiche».

Midoriya avrebbe voluto dirgli che il primo a star urlando era proprio lui, visto come tutti si stessero voltando verso di loro, senza contare Bakugou fosse riuscito a litigare con almeno undici persone nel giro di poche ore perché spinto o a malapena urtato da qualche passante di fretta, combattendo persino per un regalo afferrato per primo e che in realtà non aveva nemmeno intenzione di comprare – ma era diventata una questione di principio e l’avrebbe ottenuto a costo della vita del malcapitato avversario.

Avrebbe voluto ma non glielo disse, né fece nulla per opporsi all’andazzo fin troppo rapido del passo di Bakugou, al rischio di soffocarsi con l’ultimo boccone mandato giù a fatica di un pranzo al volo che, a quel ritmo, avrebbe digerito chissà quando, perché più la camminata si faceva quasi corsa più la presa di Katsuki, per inconscio che fosse, scivolava lungo il braccio di Izuku e non si fermò se non giunta al polso, a un soffio dal palmo. Quel tanto sufficiente perché le dita di Izuku, se chiuse abbastanza, avrebbero potuto stringersi sul dorso dell’altro.

Quando uscirono da una modesta bottega, quasi incastonata tra tutte le vetrine sfarzose e ben decorate degli altri negozi e nella quale Katsuki si era diretto a colpo sicuro, entrambi i ragazzi tenevano in una mano un sacchetto con dentro una piccola lanterna bianca, ornata da ghirigori in oro tipicamente natalizi dalla trama sottile e brillante. In basso, in un corsivo elegante, “Come il filo dorato di un sogno di Natale”. L’altra mano, invece, era ancora impegnata in quello che poteva essere scambiato per uno scomodo e maleducato strattone in piena regola, soprattutto considerando il ringhiante ragazzo a capo fila, pronto a imprecare contro chiunque rallentasse l’avanzata alle tediose compere. L’unico a sapere quanto intensamente delicata fosse per davvero quella presa, col viso paonazzo e non più per il freddo, era Midoriya, grato ai pesanti guanti di Mitsuki.

Se Bakugou avesse sentito, così vicino al polso, quanto forte gli stesse battendo il cuore, sarebbe stato fin troppo difficile da spiegare.


 


 

   
 
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