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Autore: Sian    01/12/2020    3 recensioni
Nella classe 1-B della scuola elementare Teitan arriva un nuovo alunno che non avrebbe mai pensato di tornare in prima elementare, dato che in realtà aveva ventisei anni. Esatto, per colpa di un’indagine sfuggita di mano, il suo corpo si era rimpicciolito. Fortunatamente non era da solo a condividere quel destino: aveva al suo fianco Conan Edogawa e Ai Haibara, che erano in quelle condizioni ormai da mesi, a causa dello stesso veleno, APTX-4869. I suoi pensieri però sono costantemente focalizzati sulla donna che ama e che avrebbe dovuto proteggerla dal dolore invece che causarne di nuovo. Anche lei ha molti pensieri in testa: non è riuscita a proteggerlo dalla maledizione che l’ha sempre perseguitata.
Dal "Capitolo Uno - Masao Fukuda // Ritrovarsi intrappolato":
Il nuovo acquisto della classe si ritrovò ad osservare attentamente la maestra: sì, si assomigliavano molto, lei e la donna che amava. Diamine, in questa assurda situazione non l’avrebbe più vista tutti i giorni. Nonostante fosse chiaro ciò che provava per lei, doveva dirle ancora tante cose, e non si sarebbe mai stancato di dirgliele.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Miwako Sato, Wataru Takagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Because you have someone to protect

Capitolo Undici - Masao Fukuda // Quella persona  


Aprì gli occhi. Aveva un gran mal di testa e si sentiva ancora confuso. Constatò di trovarsi su un letto matrimoniale, in una camera molto buia. Non poté dunque osservare l’arredamento e né vedere se ci fosse lì qualcuno con lui.

Miwako! Si ricordò l’ultima cosa successa. Stava parlando con lei. Aveva avuto una strana sensazione mentre l’osservava. Aveva ora realizzato di essere stato troppo ingenuo. Quella donna non era Miwako e ne aveva le prove grazie alla discussione avvenuta.

Erano ormai parecchi giorni che viveva in casa Sato. Sapeva che sua madre le stirava i vestiti, dunque non aveva motivo di controllare nella lavanderia se lei stessa aveva già stirato il suo completo. Si era dimenticata che lo faceva sempre sua madre?

Inoltre... Non avrebbe risposto a quel modo. Non in quel momento. Sapeva che le era stato ordinato di tornare presto. Sapeva che tutti erano preoccupati che lei si immischiasse in determinate faccende. E tutti sapevano che lei non sopportava sentirsi osservata in quel modo, non sopportava che si preoccupassero per lei quando secondo lei non ce n’era assolutamente bisogno.

Lo aveva realizzato che non fosse lei. Ma non ci fu il tempo di fare altro. Lei era troppo vicina a lui.

Si sentì pungere la spalla e poi le forze gli vennero meno. L’aveva addormentato. Perché? Chi era? Cosa voleva? Dov’era la sua Miwako?

In quel momento realizzò di essere sdraiato su un letto. Chiunque fosse, perché rapirlo senza ammanettarlo, e metterlo a riposare su un comodissimo letto?

Notò che da parte a lui c’era qualcuno. Stava dormendo profondamente, poteva sentire il respiro. Non poteva vedere chi fosse in quanto in quella stanza era tutto così buio. Però poteva ascoltare. Nel silenzio, oltre al suo mal di testa che gli incupiva qualsiasi rumore, poteva ascoltare il respiro. Poteva realizzare che era lo stesso respiro regolare che avrebbe voluto ascoltare tutte le notti. Di fianco a lui si trovava la sua Miwako.

“S-Sato” Allungò la sua mano per scrollarle una spalla per svegliarla, ma proprio a pochi centimetri da lei, si sentì tirar su di peso.

Chi era? Dove lo stava portando? Doveva avvisarla! Doveva svegliarsi prima che potesse succedere il peggio. Provò a dimenarsi e liberarsi da quella presa ma quella persona lo teneva saldamente tappandogli la bocca.

Chiuse la porta della camera da letto, aprendo mezza tenda della stanza in cui erano entrati. La luce artificiale della città illuminò il soggiorno in cui si trovavano. Venne appoggiato su un divano, dal quale poteva vedere un grande tappeto, una scrivania molto spaziosa con un laptop, delle piante da interno e questa enorme vetrata che si affacciava al cielo, o meglio, sotto la finestra si poteva osservare il quartiere in cui si trovavano. Erano in un appartamento agli ultimi piani di quei palazzoni.

Grazie a quella luce poté mettere a fuoco quella persona. I suoi capelli biondi erano decisamente più visibili tra il buio della stanza.

“Amuro-san!” Era sollevato che la persona che c’entrava in tutta quella storia fosse proprio Tooru Amuro, o per la precisione Rei Furuya, la spia della polizia segreta nazionale, infiltrato nella Karasuma Group. Per qualche frazione di secondo si era ritrovato a pensare senza una logica apparente che si sarebbe potuto trattare di Gin. E non aveva la minima intenzione di avere a che fare con quell'essere così spregevole.
“Per fortuna sei tu. Non so cosa avrei fatto se mi fossi ritrovato davanti Gin. Grazie davvero, Amuro-san.”

“Bourbon.” Lo corresse. Non era ancora il momento di avere certe confidenze con i suoi alleati.

“Di sicuro saresti già morto se Gin fosse stato nei paraggi.” Lo squadrò. Effettivamente in quelle sembianze non avrebbe potuto reggere nessun affronto contro l’organizzazione. Era piuttosto magrolino, non doveva possedere nemmeno una grande forza. Si ricordò invece di quanti cazzotti aveva tirato lui da piccolo, all’incirca alla stessa età del corpo in cui si era rimpicciolito quel detective.
Non doveva perdersi nei suoi ricordi, non avrebbe potuto evitare i ricordi che gli sarebbero riaffiorati nella memoria; non che potesse evitarli avendo a che fare con Wataru Takagi. Quell’agente di polizia che gli aveva sempre rivelato certe informazioni... Avrebbe dovuto sdebitarsi con lui. E invece lo stava tenendo prigioniero. Assurdo.
Ma ciò che non voleva ammettere a sé stesso era che la presenza di questo ragazzo non faceva altro che ricordargli il suo migliore amico scomparso tre anni prima. Anzi, questo ragazzo gli somigliava parecchio.

Rinsavì dai suoi pensieri, osservando l’espressione del bambino, un misto tra il sorpreso e il corrucciato. Chiaramente indeciso se stabilire se Amuro fosse o meno dalla sua parte. Rei decise di mantenere un profilo enigmatico, era meglio non dare fiducia agli alleati fintanto che lui stesso non avrebbe ancora smascherato il suo doppio gioco con l’organizzazione. Doveva ancora fare tutto ciò in suo potere per indirizzarli altrove. Eppure ai membri dell’organizzazione sembravano interessare parecchio i due agenti di polizia in questione. Doveva distogliere gli sguardi da quei due che altrimenti sarebbero finiti in alcuni guai molto seri.

“Cosa avete fatto a Miwako?” Era preoccupato per ciò che le poteva essere successo. Averla vista viva lo aveva sicuramente tranquillizzato, ma non poteva sopportare che qualcuno l’avesse rapita. Probabilmente con lo stesso sonnifero che era stato dato a lui, ipotizzò. “Lei non c’entra nulla in tutta questa storia.”

“Dici di no?” Bourbon rimase ad osservare la città dalla grande vetrata. “Non avrebbe dovuto impicciarsi in determinate ricerche.”

Masao scese dal divano su cui era stato adagiato precedente. Doveva fare qualcosa e alla svelta. Rei Furuya era una spia, ma... Una spia non dovrebbe fare del male. E allora perché?

Lo fissò, forse con occhi che andavano oltre alla collera: un collega che usava dei sonniferi su qualcuno che doveva essere un alleato. Lo lasciò spiegare meglio, e se non avesse dato una risposta soddisfacente se la sarebbe vista con lui...
Sì, e che cosa avrebbe fatto? Constatò di essere un bambino, senza nessun'arma. E probabilmente anche se avesse avuto qualche arma, in quella situazione gli sarebbero state confiscate. Non vantava una grande forza fisica.
Dunque... Poteva solo ascoltarlo, e farsi andare bene ciò che gli avrebbe detto. Gli restava l’eventuale possibilità di scappare, ma ciò avrebbe implicato lasciare Sato nelle loro grinfie? Non l’avrebbe mai fatto. In quella situazione era con le spalle al muro, chiaramente nella trappola di un suo forse alleato.

“Non fare quella faccia... Dovresti ringraziarmi di averla catturata e averla fermata dal commettere altre sciocchezze da sola. Qui è al sicuro da loro, per lo meno.”

Al sicuro? Ma lo stava prendendo in giro?! Erano in un appartamento di qualche membro dell’organizzazione, sia che fosse quello di Amuro, ma a giudicare dall’arredamento lo poteva escludere, o sia di qualche altro membro dell’organizzazione, era una situazione senza dubbio pericolosa.

Mise la mano in tasca, dove solitamente teneva il telefono, avrebbe tentato l’unica via possibile.

“Non ci provare nemmeno a chiamare qualcuno. Finiremmo tutti e tre in grossi guai. Se ti comporti bene non vi succederà niente, promesso.”

“Come faccio a fidarmi di te? Chi fa del male a Miwako non merita la mia fiducia.” In quel momento stava perdendo la calma, non poteva sopportare un minuto di più a sostenere quella discussione, quando doveva svegliare la sua ragazza, quando in realtà doveva proteggerla.
Il telefono non c’era più nella sua tasca. Che sciocco ad aver anche solo pensato di averlo ancora con sé.

Bourbon vide che dalla sua tasca non estrasse nulla. “Mi stavo preoccupando per nulla. Dovevo immaginarlo che il tuo telefono l’ha confiscato lei.”

“Lei chi?” Probabilmente si riferiva a quella persona che aveva assunto le sembianze di Sato, quella persona che l’aveva ingannato addormentandolo.

Bourbon lo guardò pensando se fosse il caso di dirgli l’identità del suo compare. No, era molto pericoloso. Forse per il momento era meglio metterlo in guardia dall’organizzazione. Lo scopo della sua missione e del suo complice era solo di avere due testimoni coinvolti nella situazione reale dell’organizzazione, qualcuno che potesse capire che cosa avrebbe comportato ciò che avrebbero scoperto su certi membri dell’organizzazione.

E confidava in loro: Takagi e Sato non dovevano svelare per nessuna ragione ciò che avrebbero scoperto, e non dovevano soprattutto mettersi contro quei criminali da soli. Voleva fargli capire che dovevano restare uniti per mettere con le spalle al muro i più pericolosi dell’organizzazione, non trovandosi per nulla d’accordo nelle scelte dei suoi superiori su come affrontare la situazione. Lui più di tutti sapeva quanto fosse stato un errore inevitabile escludere quella detective dalle indagini sulla Karasuma Group. “Ti avverto subito: non fare nessun passo falso, altrimenti sei fuori dai giochi.”

“Dipende. Se farete qualsiasi cosa a Miwako ve la dovrete vedere con me. Lei non doveva nemmeno immischiarsi in questa faccenda.” Masao non poteva perdonarsi di averla trascinata in tutta questa storia. Non era ciò che avrebbe voluto. Ma sapeva quanto fosse testarda, e tutto ciò era stato inevitabile.

Bourbon rise. “Non doveva, ma l’ha fatto. Bisogna prendersi le proprie responsabilità. Quella ragazza ha scoperto un sacco di cose sul conto dell’organizzazione. Ha esagerato sicuramente nell’esporsi, ma ora è in questa situazione per colpa tua visto che le hai raccontato tutto. Chissà chi dei due salverà per primo l’altro.”

“Grazie, ma non ho bisogno di qualcuno che mi ricordi dei miei errori.” Avrebbe tanto voluto credere che tutto ciò fosse solo un brutto incubo. Quanto avrebbe voluto risvegliarsi nel letto assieme a lei, magari tornando adulto.

Bourbon decise. Era sicuramente meglio fargli sapere almeno parzialmente cosa c’era dietro a tutto questo rapimento. “Ascoltami bene, vorrei che sapessi una cosa.”

Masao aveva tutto l’interesse ad ascoltarlo. Era pur sempre una spia, e doveva fidarsi di lui, nonostante in quel momento non gli fossero chiare le intenzioni del suo alleato e nonostante fosse difficile fidarsi di lui; Masao era propenso a dargli nuovamente fiducia, non aveva alternative, o forse era semplicemente troppo ottimista.

“Questa è una situazione delicata e critica, non solo per chi ha a che fare con l’organizzazione. Lo è anche per chi è all’interno da tanto tempo, senza possibilità di rifiutarsi, costringendosi ad agire come un criminale.” Mentre gli parlava si spostò alla porta di ingresso dell’appartamento, affacciata direttamente sul salotto dove si trovavano, era arrivato qualcuno alla porta?

In quel momento non stava capendo, sembravano parole assurde, come per giustificare qualche atto di questi criminali. Dove voleva andare a parare quella spia? E se stesse dando la fiducia alla persona sbagliata? Chi gli garantiva che Rei Furuya non facesse parte davvero di quell’organizzazione condividendone gli ideali? Ma ci avrebbe pensato la Giustizia a dare la giusta pena ad ognuno di quei criminali dell’organizzazione. Ne aveva visti già molti di moventi assurdi: si può anche possedere tutte le giustificazioni del mondo, ma i fatti attualmente parlavano chiaro.

Non ebbe la possibilità di continuare quel discorso, ma avrebbe voluto saperne di più. A chi si riferiva con quelle parole? Che cosa c’era dietro a tutta l’organizzazione e a tutti i segreti che Bourbon sembrava essere a conoscenza? Quest’ultimo aprì la porta dell’appartamento.

“Sì, si è svegliato. Possiamo cominciare.” 

   
 
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