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Autore: Shimba97    02/12/2020    2 recensioni
Aziraphale picchiettò nervoso le dita sulla scrivania, guardando l’orologio.
Non erano ancora tornati.
Crowley non era ancora tornato.
Da quando a Soho era arrivato quel detective da Londra, il famigerato Sherlock Holmes, per risolvere una serie di casi legati alla malavita inglese, tutti i suoi amici, compreso Crowley, avevano perso la ragione.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Chi di peccato ferisce, di peccato perisce

 


Aziraphale picchiettò nervoso le dita sulla scrivania, guardando l’orologio.

Non erano ancora tornati.

Crowley non era ancora tornato.

Cosa diav-caspiterina stava facendo ancora fuori con quell’uomo?

Si tolse gli occhiali da lettura, poggiandoli con poco interesse sul libro che aveva cercato – invano – di leggere.

Da quando a Soho era arrivato quel detective da Baker Street, il famigerato Sherlock Holmes, per risolvere una serie di casi legati alla malavita inglese, tutti i suoi amici, compreso Crowley, avevano perso la ragione.

Si chiedeva cosa ci trovassero di interessante in lui, a tal punto da arrossire e sbavare quasi in sua presenza.

Era intelligente, considerando il quoziente intellettivo medio della popolazione del Regno Unito, ma cos’altro?

È molto elegante, affascinante, poi quegli occhi… ricordava le parole di Anathema, mentre gli riservava quelle parole al miele.

Solo perché indossava quel bavero che gli dava un’aura misteriosa? O per quei ricci scuri indomabili? O per quegli occhi così chiari da essere simili al ghiaccio?

Anche lui li aveva, ma nessuno gli aveva mai fatto dei complimenti, non in quel modo almeno.

Era un grande lettore, deteneva quella libreria dal 1800, aveva una spiccata intelligenza, anche nel vestire! Il tartan era uno stile pregiato, non indossabile da tutti, per Dio! Era bello, anche se in leggera fuori forma.

Sì, lui era decisamente meglio di Sherlock Holmes, in tutto. Un angelo era sempre superiore ad un essere umano.

 

Quando si rese conto dei suoi pensieri arrossì: stava peccando di presunzione, invidia e… gelosia.

Solo perché Crowley non gli aveva mai detto se rispecchiasse i suoi gusti non significava che non lo gradiva, no?

Si alzò nello stesso istante in cui il campanello della porta d’entrata trillò, irrigidendosi subito dopo.

Crowley aveva il viso imbarazzato e le sue gote erano arrossate dall’imbarazzo. Questo lo mise molto a disagio, ma cercò di nasconderlo sotto un sorriso di circostanza.

«Crowley caro, non ti vedo da un po'»

«Ciao angelo, sono stato impegnato sai, tentare la gente e…»

«Andiamo Crowley, inseguire la signorina Williams non rientra nel “tentare”» si intromise quella voce saccente e tagliente, come una punta di diamante.

Aziraphale guardò Crowley, tenendo uno sguardo neutro «puoi spiegarmi?»

«E-Ecco… ho accompagnato Sher-il signor Holmes in un’indagine sul campo e sfortunatamente la nostra presunta indagata se l’è data a gambe»

«Ma siamo stati bravi a riprenderla. Sei molto veloce Crowley, te ne devo dare atto»

Non capiva in che modo si stava trattenendo l’angelo, era quasi stupito da quella terribile voglia di tirargli un pugno in pieno viso a quel damerino, perché lo era davvero!

Il demone pendeva dalle sue labbra e quel detective lo sapeva, scopriva ogni piccolo dettaglio di chiunque, anche di sé stesso.

Ecco perché quando lo fissò con quelle pupille attente e scrupolose si sentì messo a nudo.

«Perché mi guarda così, signor Holmes?»

Il detective sorrise «lei è un tipo alquanto interessante, signor…?»

«Mi chiami Aziraphale»

«Aziraphale, nome interessante. Mi dica, perché si chiama così? È voluto per il suo significato biblico o…?»

«Lei si confonde con Azrael, signor Holmes. Non prendo il nome dall’angelo della morte, ma della vita. Vedo che se ne intende, è cattolico?»

Sherlock rise appena, facendo sorridere anche Crowley. Patetico.

«Credo solamente alla scienza, non a queste leggende prive di fondamento. Crowley mi ha parlato di lei, ma credo che la idealizzi troppo»

Aziraphale lo guardò, provando a capire le sue parole «cosa vuole dire?»

«Mi ha parlato che è un uomo molto coraggioso e che sa usare anche le armi, ma da quel che vedo nel dubito»

Armi? Sciocco di un demone, la spada di fuoco non era un’arma terrestre!

«Di cosa dubita? Che sia coraggioso o che sappia usare le armi? O entrambe?»

Il detective piegò il capò, ispezionandolo «temo entrambe le opzioni o non la chiamerebbe angelo»

Aziraphale prese un unico, profondo respiro. Quell’uomo stava ledendo la sua pazienza, sgretolandola con quelle parole.

«Crede che non sia capace? Non le consiglio di sottovalutarmi, signor Holmes. Ho salvato la vita a Crowley diverse volte, come lui a me. Ho più carattere di quanto crede» lo fissò, dritto e fiero, drizzando la schiena.

«Angelo, non ti arrabbiare, sta solo scherzando» intervenne il demone, sentendo l’aria farsi più tesa.

«Se Crowley è un uomo pieno di sorprese lei lo è ancora di più. Sarei lieto, finché questa indagine non sarà chiusa, di incontrarla ancora»

Quella richiesta celata era un’arma a doppio taglio. Voleva essere analizzato come un topo da laboratorio da lui?

Quell’uomo che camminava accanto a Crowley, troppo vicino.

Quell’uomo che lo faceva imbarazzare, zittendolo o facendolo balbettare.

No che non voleva, lo sentiva una minaccia per… la sua amicizia con Crowley, ecco.

Ma prima la sua indagine sarebbe finita, prima non l’avrebbero più visto. Un piccolo aiutino nelle indagini non avrebbe fatto male.

«Quando vuole, mi trova sempre qui, nel mio Impero»

«Molto bene. Crowley, andiamo?»

«No, lui rimane qui» fece un passo avanti, con gli occhi che bruciavano di un’ira mal tenuta.

«Ma angelo, io devo…»

«Ho detto che rimani qui, Crowley» e il suo tono non ammetteva repliche.

Sì, quel detective cominciava a cambiare velocemente idea su di lui. Fece un cenno a Crowley, dandogli le spalle e aprendo la porta «ah signor Aziraphale, le consiglierei di dare un’altra lettura alla Bibbia, in modo che non si dimentichi l’origine del suo nome. Un angelo non pecca di gelosia» detto questo uscì dalla libreria, facendo calare il silenzio.

 

L’unica cosa udibile in quell’edificio era il respiro di entrambi.

Aziraphale era più agitato, mentre Crowley sembrava respirasse appena.

«Cosa… è appena successo? L’hai cacciato via senza motivo e anche in malo modo!»

«Perdonami Crowley, ma nella mia libreria scelgo io chi può rimanere» gli diede le spalle, accarezzando un tomo per calmarsi.

«E mi hai costretto a rimanere qui, anche se dovevo andare con lui per l’indagine!»

Non ce la fece. L’angelo si voltò di scatto, facendo dei passi verso di lui, fino ad averlo faccia a faccia.

«Vuoi andare con lui? Bene, ma dimenticati di rivedermi, Crowley» era uscito completamente di senno? Sì, era così.

Quel sentimento che aveva per tanto celato adesso incombeva dentro di lui, straripando dal suo cuore, annebbiandogli la mente.

«Preferisci lui a me, anche se ci conosciamo dall’inizio del mondo. Vai, va da lui, l’adrenalina è quella che ti fa vivere, non è vero? Cosa te ne fai di un bibliotecario che dedica la sua vita alla lettura?» il tuo tono era calmo, in modo inquietante.

«Aziraphale, mi stai facendo paura, che diavolo ti prende?»

«Cosa mi prende? Tu sei il demone della tentazione, eppure sei così ottuso. Ottuso nel non vedere come quel damerino con il suo cappotto elegante ti sta attirando a sé, così facilmente, cancellando quello che… provo per te così facilmente, senza che tu te ne sia mai reso conto!» adesso era arrabbiato. Arrabbiato con il suo migliore amico per non averlo capito, non averlo voluto capire fino in fondo.

Crowley strabuzzò gli occhi, sorpreso e confuso come se gli avessero tirato un secchio di acqua gelida sul viso.

«Tu…? Perché non me l’hai mai detto?»

«Era necessario farlo? Ti sei sempre reputato un passo davanti agli altri, invece sei rimasto bendato, sempre» in quelle parole c’era amarezza. Si sentiva ferito e tradito, perché aveva visto con i suoi occhi l’essere sostituito da qualcuno migliore di lui.

«Non l’ho mai sospettato. Sei gentile sempre con tutti, sorridi, ridi e sei disponibile anche con una mosca. Ecco cosa cercava di dirmi Sherlock e…»

«SMETTILA DI DIRE IL SUO NOME!» urlò, stringendogli il colletto della sua giacca in pelle nera tra le mani «lui ti sta usando! Sarai solo un passatempo per lui e poi che farai? Lo seguirai a Londra? Rimarrai qui, tornando dal tuo caro amico angelo? Io non ci sarò se scegli lui!» lo fissò profondamente, vagando da una pupilla all’altra, agitato.

Solo dopo lo tirò a sé, baciandolo.

Soltanto a quel punto sentì tutte le sue emozioni straripare del tutto, come una cascata. Rabbia, gelosia, amore, lo attanagliavano in una morsa dolorosa ma anche accogliente, mentre le use labbra erano incollate a quelle del demone.

Quando lo sentì ricambiare si promise di non lasciarlo più andare, qualsiasi cosa sarebbe successa. Avrebbe mostrato tutto il suo coraggio.

Camminò in avanti, facendolo indietreggiare, fino a schiacciarlo contro la libreria. Il suo corpo morbido era a contatto con il suo, asciutto e tonico. Non c’era sensazione più bella che poterlo toccare e stringere come aveva sempre voluto.

Si staccò dalle sue labbra, solo per prendere fiato, mentre Crowley riapriva lentamente gli occhi, mostrandoli lucidi di desiderio «non sai quanto ho aspettato questo momento… sei mila anni, angelo» strinse la sua mano «portami sul retro».

Aziraphale annuì, sorridendo appena perché era vero, Crowley ricambiava i suoi sentimenti, da tantissimo tempo. Non era bastata nemmeno un’Apocalisse per farli avvicinare, ma la venuta di un detective cinico e saccente.

Divertente era il modo in cui Dio si prendeva gioco di un suo seguace, ma come diceva sempre, tutto faceva parte di un Piano più grande, di lui, di Crowley e di chiunque altro.

Adesso poteva godersi il suo momento, con la persona che più al mondo desiderava, nel luogo che amava, in compagnia dei suoi libri e del suo unico amore.

 

 

Sorrise, da dietro quel muro.

Sherlock Holmes non sbagliava mai. Le persone erano un libro aperto per lui, attraverso le deduzioni.

Tutto il suo lavoro ruotava attorno a quello e nessuno lo poteva superare.

Il suo lavoro era la cosa che sapeva fare meglio in assoluto, chiunque aveva rinunciato a superarlo, perché era del tutto impossibile.

Quando aveva visto quell’uomo aveva capito subito che sotto quello strato gentile nascondeva un animo tormentato, ma ne aveva avuto conferma solo quando si era scagliato contro di lui con tutta quella violenza.

Non poteva che essere gelosia, nei confronti di quell’uomo che gli stava accanto.

Aveva fatto bingo ancora una volta.

L’avrebbe rivisto ancora, ne era sicuro, ma per il momento era meglio sparire e disperdersi tra la gente, in cerca di nuove anime da leggere, indizi da trovare.

E perché no, prima finiva il suo lavoro a Soho, prima tornava da John e Rosie, la sua famiglia.

 

Note dell'autrice:
Ciao a tutti, spero che questa storia vi piaccia.
R.
   
 
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