il giorno dopo, ti trovo in cucina.
mi siedo e mi versi un caffè, poi un altro, e ignoriamo i fori dei proiettili sul muro
e sulla tua fronte.
vuoi che parli, ma non parlo.
mi segui. nessuno può vederci
e allora bacio i nostri polsi come se mi importasse.
la tua mano è sulla mia gola.
respira, dici.
penso, per una notte tacerai per me?
possiamo sdraiarci assieme, possiamo restare vestite,
penso, non rendermi l’ennesimo campo di battaglia.
stai zitta e lasciami
dormire, mi devi così tanto,
mi devi la vita,
puoi concedermi
almeno questo, no?
le mie mani fanno male.
pensavo fosse finita.
vuoi che parli, ma la mia lingua è strappata
e sul fondo di un barattolo sotto il letto.
vuoi che parli, ma non parlo.
il foro sulla tua fronte è scomparso.
magari riproverò domani.
note:
più vado avanti meno divento poetica. fatto sta che mi diverto, e temo continuerà ad essere così per un bel pezzo.