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Autore: evelyn80    03/12/2020    6 recensioni
Raccolta di piccole one-shot partecipanti alla Challenge "Just stop for a minute and smile" indetta da Soul_Shine sul forum di EFP.
Vari momenti divertenti con protagonisti Terry Kath e/o Danny Seraphine, la mia BROTP nel fandom dei Chicago.
Il capitolo n° 10, "Invasioni barbariche", partecipa anche alla Challenge "Real life challenge" indetta da ilminipony sul forum di EFP
Il capitolo n° 17, "Disastri enologici", partecipa anche alla sfida "Prompts, our Wires" indetta da Soul Dolmayan sul sito di EFP
Il capitolo n° 19, "Io ce l'ho più grosso", partecipa anche alla Challenge "Let's Hope this Challenge will make this Christmas right" indetta da Asmodeus EFP sul Forum di EFP
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Danny Seraphine, Nuovo personaggio, Terry Kath
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Make me smile'
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Io ce l'ho più grosso

 

 

 

Los Angeles, 07 dicembre 1974

 


Terry ammirò soddisfatto l'enorme abete bianco americano alto trenta metri, fatto venire apposta dal Canada, che alcuni operai specializzati avevano appena terminato di piantare nel giardino frontale della sua villetta, ben visibile da tutte le abitazioni dislocate lungo la strada.
Si sfregò le mani e rivolse lo sguardo alla sua destra: l'abete davanti alla casa di Walter, che ogni anno il sassofonista decorava con più di duemila luci colorate, sembrava un bonsai in confronto al suo. *1)
Con un ghigno satanico in volto, già pregustando l'aspetto straordinario che avrebbe avuto il suo albero di Natale non appena finito di decorarlo, il chitarrista andò in garage per prendere lo scatolone con luci e addobbi e la scala telescopica. Ma per quanto si guardasse attorno, proprio non gli riuscì di trovarla.
Nel portar fuori la scatola con le luci lo sguardo gli cadde lungo la strada: in lontananza, un Babbo Natale a grandezza naturale con tanto di slitta illuminata trainata da renne faceva bella mostra di sé sul tetto della villetta di James. In quel momento Terry ricordò che, qualche giorno prima, il trombonista era venuto a chiedergli in prestito la scala proprio per sistemare quell'obbrobrio sul tetto. Oltretutto, in quell'occasione Jimmy aveva anche scoperto il suo più grande segreto, di cui solo sua moglie Greta era a conoscenza, ovvero che amava lavorare all'uncinetto e che aveva la casa piena di tendine e centrini fatti a mano da lui stesso. *2)
Puntò le mani sui fianchi ed entrò in casa. Andò al telefono in salotto e compose il numero dell'abitazione di Jimmy, ma nessuno rispose: evidentemente il trombonista e Chicken Sweety dovevano essere usciti. *3)
Tornò fuori, il ghigno da satanico divenuto scocciato, e fissò l'abete che svettava di fronte a casa sua. Trasse un lungo respiro e gonfiò il petto.
«Bene, farò senza scala!», decretò.
Aprì lo scatolone con le luci, si annodò un'estremità della catena luminosa attorno alla vita, si avvicinò al tronco resinoso e, dopo essersi sputato sulle palme delle mani, iniziò ad arrampicarsi, sfruttando i numerosi rami dell'abete come appigli. Ma quando arrivò a metà della scalata, e i rami iniziarono a farsi troppo ravvicinati per consentirgli un passaggio agevole, Terry si ritrovò incastrato senza riuscire più ad andare avanti o, ancora peggio, a tornare indietro.
«Oh cazzo!», esclamò, cercando di districarsi dal groviglio di aghi e ramoscelli, il grosso ventre prominente schiacciato tra due nodosi rami contigui. «Credo di aver mangiato troppo...», aggiunse, dopo aver provato a tirare in dentro la pancia per liberarsi, ma senza risultato. «E ora che faccio?», si chiese, cercando di far vagare lo sguardo oltre la cortina verde. *4)
Era da solo quel pomeriggio, perché sua moglie Greta era andata a fare le prime spese natalizie insieme all'amica Linda, e sapeva che non sarebbero rientrate prima di sera. Avrebbe potuto forse mettersi a urlare come un pazzo, ma avrebbe rischiato di attirare l'attenzione di Walter, e non voleva certo mettersi in ridicolo proprio davanti al suo più acerrimo avversario in fatto di alberi di Natale.
L'unica sua speranza era che passasse qualcuno proprio sul suo marciapiede: avrebbe potuto richiamare allora l'attenzione di quel passante e chiedergli aiuto per scendere.
Fu fortunato: dopo soli dieci minuti ecco che una figura dai lunghi capelli biondo scuro fece la sua comparsa in fondo alla strada, diretta verso di lui. Quando fu più vicina, si rese conto che si trattava di Lee, che camminava a passo svelto, le mani sprofondate nelle tasche del giaccone.
Terry storse il naso: proprio mister perfettino gli toccava in sorte? Ma in una situazione del genere doveva fare buon viso a cattivo gioco, così lanciò un fischio acuto e prolungato per attirare l'attenzione del trombettista. Poiché quello non aveva sentito, decise di ricorrere alle maniere forti: strappò una grossa pigna dal suo peduncolo e la tirò in testa all'amico, che si bloccò e voltò di scatto la testa verso l'albero.
«Ehi, buco del culo! Sono qui!», chiamò Terry non appena vide Lee scrutare attentamente tra i rami. *5)
Il trombettista faticò un po' a metterlo a fuoco, mimetizzato com'era in mezzo agli aghi.
«Terry?! Cosa ci fai lassù?».
«Secondo te? Stavo facendo il nido per il mio uccello!», rispose il chitarrista, sarcastico.
«Beh, detto da te, la cosa non mi sorprende. Buon lavoro, allora!», replicò Lee, facendo l'atto di riprendere il cammino.
«Aspetta!», lo bloccò Terry, disperato. «Volevo addobbare l'albero di Natale, ma sono rimasto incastrato. Non potresti darmi una mano a scendere?».
«Ma perché ti sei arrampicato fin lassù? Non avevi una scala telescopica?».
«Sì, ma l'altro giorno l'ho prestata a Jimmy, perché doveva mettere Santa Claus sul tetto».
Lee si voltò per un attimo a guardare la slitta di Babbo Natale sulla casa del trombonista. «Che pacchianata», commentò, riferendosi alla decorazione. «E perché non te la sei fatta restituire?», riprese.
«Ho provato a chiamarlo, ma non mi ha risposto! Non è che ne avresti una tu?».
Il trombettista fu tentato di negare, lasciandolo appeso all'albero per vendicarsi di tutte le volte in cui lo aveva chiamato buco del culo, come poco prima. Ma poi il suo buon cuore ebbe la meglio.
«Aspettami lì, che la vado a prendere», disse prima di tornare indietro.
«E dove vuoi che vada... sono incastrato!», rispose Terry rivolto alle sue spalle che si allontanavano.
Venti minuti dopo, Lee fu di ritorno con la scala. La appoggiò al tronco dell'albero e sperò che il chitarrista riuscisse a liberarsi da solo. Quando fu chiaro che non ce l'avrebbe mai fatta, si tolse il giaccone per muoversi più agilmente e iniziò a salire sui pioli.
«Se mi fai rovinare il mio bellissimo maglione di Aspen, io...».
«E chi ti ha detto di metterti quella schifezza? Anzi, a proposito: ma lo indossi perché ti pagano per far la pubblicità alla stazione sciistica?».
«Me lo sono messo perché non immaginavo certo di dovermi arrampicare su un abete di trenta metri per farti tornare con i piedi per terra. E no, non mi pagano, me lo metto per mio diletto!», ribatté Lee, stizzito, cercando di evitare di accostarsi ai rami per non rimanere invischiato alla resina. *6)
Giunto al livello dei piedi di Terry, il trombettista lo afferrò per le caviglie e iniziò a tirare con tutta la sua forza, mentre l'amico si spingeva verso il basso puntando le braccia contro i rami sopra la sua testa. Con grande sforzo da parte di entrambi, finalmente l'enorme chitarrista riuscì a sgusciare via dalla sua prigione arborea e a tornare a terra, tutto appiccicaticcio per la resina.
«Grazie, buco del culo. Senza di te non ce l'avrei mai fatta!».
Lee arricciò il naso nel sentirsi ancora una volta chiamare a quel modo, ma evitò di ribattere. Con Terry era inutile lamentarsi: lui faceva sempre di testa sua. Fece per riprendere la scala e tornarsene a casa, ma il chitarrista lo bloccò.
«Aspetta! Ormai che sei qui, ti andrebbe di darmi una mano a piazzare le luci e le palle? Mi piacerebbe fare una sorpresa a Greta, e vorrei finire prima del suo ritorno».
Ancora una volta Lee fu tentato di rispondere picche, ma Terry lo guardò con sguardo languido e cedette con un sospiro.

«E sia! Ma solo se smetti di chiamarmi buco del culo!», concesse.
Il chitarrista alzò la mano destra. «Prometto che smetterò di chiamarti buco del culo... almeno per oggi».
Lee alzò gli occhi al cielo e li fece roteare, poi sistemò meglio la scala contro l'albero e iniziò a posizionare le luci che Terry gli passava. Mentre lavoravano insieme l'atmosfera si distese e, senza che neanche se ne rendessero conto, ben presto iniziarono a fischiettare Jingle Bells, modulando i loro soffi in modo da creare un simpatico duetto.
Una volta terminato con le luci, Terry aprì lo scatolone pieno di enormi palle di plastica rosse, che aveva acquistato qualche giorno prima appositamente per decorare il suo nuovo albero. E mentre Lee continuava a lavorare nella parte alta dell'abete, ormai perfino incurante dei possibili danni al suo amato maglione di lana, il chitarrista si prodigò ad addobbare i rami più bassi, girando attorno al tronco e fischiettando, allegro come un bambino.
Alla fine rimase solo il puntale. Terry ne aveva comprati due: uno a forma di stella e l'altro dalla classica foggia a cuspide. Li prese entrambi, uno per mano, e li mostrò a Lee.
«Quale ti piace di più tra questi due?», chiese, sinceramente interessato al parere dell'amico.
Il trombettista li osservò entrambi attentamente. «Certo, il classico ha sempre il suo fascino», commentò, «ma direi che per il tuo albero sia molto meglio quello a forma di stella».
«E allora che stella sia!», approvò Terry, per poi porgere l'oggetto all'amico. «A te l'onore!», disse, aprendo le labbra nel suo enorme sorriso da cavallo. *7)
Lee rispose con un sorriso altrettanto ampio e, dopo aver esteso al massimo la scala telescopica con il chitarrista che ne reggeva saldamente la base, salì fino al vertice dell'abete, piazzando la stella con un: «Voilà!».
Di nuovo a terra, e dopo aver dato corrente alle luci, i due amici si strinsero la mano.
«Ben fatto, buco del culo!», commentò Terry fissando l'albero di Natale dal basso in alto, soddisfatto del risultato.
Lee puntò i pugni sui fianchi. «Terrence! Avevi promesso che non mi avresti più chiamato a quel modo!», sbottò.
Il chitarrista incassò la testa nelle spalle. «Scusami... è stata la forza dell'abitudine».
L'amico lo fissò torvo ancora per qualche istante, poi distese le labbra in un nuovo sorriso. In fondo era quasi Natale, e si sentiva più buono del solito. Terry allungò le braccia e lo serrò in un abbraccio da orso che lo lasciò quasi senza fiato, sporcandogli irrimediabilmente il maglione con la resina che aveva ancora appiccicata addosso.
Proprio in quel momento la macchina di Greta entrò nel vialetto. La giovane donna e la sua amica scesero e si avvicinarono all'abete col naso per aria, entrambe con lo sguardo estasiato.
«Wow, Terrence... ma è stupendo! E hai fatto tutto in un pomeriggio?», esclamò Greta, accostandosi al marito e dandogli un bacio sulla guancia.
«Ovviamente», gongolò il chitarrista gonfiando il petto e Lee, al suo fianco, si schiarì rumorosamente la gola. «Lee mi ha aiutato, naturalmente. Senza di lui non ce l'avrei mai fatta!», aggiunse, dando il cinque all'amico.
In quell'istante, anche l'albero di Natale davanti alla casa di Walter si illuminò, le duemila lucine colorate che riverberavano nel crepuscolo. Terry gli lanciò un'occhiata per poi tornare a rivolgere lo sguardo al proprio abete.
«Caro Wally, quest'anno te l'ho fatta! Ti ho battuto alla grande!», commentò gongolando, tronfio come un tacchino.
Linda fissò alternativamente i due alberi di Natale, poi si rivolse al chitarrista.
«Terry, fammi capire una cosa: tu hai comprato un abete di trenta metri... solo per fare invidia a Walter?».
«Certo! Lui tutti gli anni si vanta del suo albero, e io gli ho fatto vedere che non ce l'ha solo lui!».
«Ho capito. State facendo a gara a chi ce l'ha più grosso. Tipico di vuoi uomini!». Linda scrollò il capo.
«Ah, per quello non c'è storia. Io, ce l'ho più grosso!», ribatté Terry, puntando l'indice verso di sé.
«Guarda che io intendevo l'albero di Natale», rise Linda, credendo che l'amico si stesse riferendo alle sue tanto millantate dimensioni. *8)
«Anch'io!», rispose il chitarrista con un ghigno.
Entrambe le donne si sbatterono la mano sul volto, poi Linda salutò gli amici e si diresse verso la casa di Peter. Dopo pochi istanti anche Lee riprese la sua scala e se ne andò. Terry e Greta rimasero ancora per qualche minuto in giardino, a contemplare l'albero di Natale sempre più bello nella sera ormai quasi del tutto calata.
«Ti piace, amore mio?», chiese l'enorme chitarrista, stringendo la mano della moglie.
«Oh, Terrence! È il miglior regalo che potessi ricevere, questo Natale!».
E, sotto le luci colorate, i due si scambiarono un bacio che sapeva d'amore, di gioia e di serenità.

 

 

Prompt n° 24 - “Cosa ci fai lassù?”

Prompt n° 28 - “Quale ti piace di più tra questi due?”

Prompt n° 31 - “Ho provato a chiamarlo, ma non mi ha risposto!”

Prompt n° 32 - “È il miglior regalo che potessi ricevere!”

Prompt n° 47 - “Credo di aver mangiato troppo...”

 

 

Spazio autrice:

Sono contentissima di aver potuto scrivere questo capitolo e di farlo partecipare a ben due challenge, innanzi tutto perché adoro le storie ambientate nel periodo natalizio, e poi perché da quando ho scoperto che Walter è davvero solito decorare un enorme abete con 2000 luci davanti casa sua per Natale, non ho potuto fare a meno di pensare a come Terry avrebbe potuto reagire a questo “affronto alle sue dimensioni”. XD
Contrariamente a tutti gli altri capitoli precedenti, in questo sono presenti le note numerate, perché Asmodeus non conosce i Chicago e quindi devo lasciargli quante più informazioni possibili. Per chi già conosce i ragazzi e le mie trame, questa parte può essere saltata.
I Chicago (Robert Lamm alle tastiere, Peter Cetera al basso, Terry Kath alla chitarra, Walter Parazaider al sassofono, Lee Loughnane alla tromba, James Pankow al trombone, Danny Seraphine alla batteria – questa la formazione originaria) sono una rock band con i fiati formatasi a Chicago nel 1968 e poi trasferitasi subito a Los Angeles, per avere migliori chance di successo. Il loro produttore aveva preso in affitto per loro delle villette tutte nello stesso quartiere per farli lavorare meglio, per cui ho immaginato che tutti i membri della band vivessero nella stessa strada. In questo AU, totalmente frutto della mia fantasia, Terry è sposato con Greta (OC di proprietà di Kim WinterNight concessami in comodato d'uso dalla stessa autrice), una ragazza milanese che il chitarrista ha conosciuto in occasione del loro primo concerto in Italia, nel 1971. La migliore amica di Greta, Carmelinda (Linda per gli amici, OC di mia creazione), dopo aver avuto un piccolo flirt con Danny in Italia, riesce a raggiungere l'amica a Los Angeles con la scusa dello studio per conquistare il suo vero obiettivo: il bassista della band, Peter Cetera. Con molti sforzi, alla fine riuscirà nel suo intento e lo sposerà, ma l'idillio avrà breve durata. Peter in realtà è gay anche se inconsciamente non se ne è ancora reso conto, e quando Robert, il tastierista, gli rivelerà di essere interessato a lui, i due si metteranno insieme. Linda quindi si ritroverà “cornuta e mazziata” e, per dispetto, tornerà a frequentare Danny. Con il tempo, però, i due si scopriranno davvero innamorati: si sposeranno e rimarranno insieme fino alla fine. Nel 1974 Robert e Peter non stavano ancora insieme (questo avverrà nel 1977) per cui Linda è ancora sposata con il bassista.
Dovrei aver detto tutto il necessario, e lascio spazio ora alle note numerate.
*1) – Sul librettino a corredo del CD dei Chicago “Chicago XXV – The Christmas Album”, pubblicato nel 1998 e poi ripubblicato nel 2003 col nome “What's It Gonna Be, Santa?” con l'aggiunta di sei nuovi brani, è scritto che Walter, ogni anno, decora un enorme albero di Natale nel giardino di casa sua con 2000 luci colorate. È stata questa notizia a darmi l'idea per questo capitolo.
*2) – Questo è un riferimento al capitolo "Tende di pizzo e centrini all'uncinetto", della mia raccolta “10 Assi per una Challenge”, che è ambientato il 04 dicembre 1974 (quindi 3 giorni prima di questo capitolo) e in cui si racconta che James Pankow, dovendo mettere un'enorme decorazione natalizia acquistata dalla compagna sul tetto di casa, e non avendo una scala, va da Terry a farsi dare la sua in prestito. Mentre sta aspettando che il chitarrista la tiri fuori dal garage, nel curiosare nella stanza da letto dell'amico, scopre il suo diario segreto in cui Terry raccoglie gli schemi per i lavori all'uncinetto, sua passione segreta. Nel mio AU in cui Terry è ancora vivo (nella realtà è venuto a mancare il 23 gennaio 1978), questa sua passione è ricorrente e, in vecchiaia, diventerà il suo hobby principale, tanto che andrà pure a vendere le sue creazioni ai mercatini.
*3) – Chicken Sweety è il soprannome che i Chicago avevano affibbiato a Karen, compagna (e poi moglie) di James.
*4) – Terry è sempre stato una buona forchetta ed ha sempre avuto la tendenza ad ingrassare, basti pensare che, poco prima di morire, aveva raggiunto il notevole peso di 136 Kg per 182 cm di altezza.
*5) – Buco del culo è un soprannome che ho coniato io per Lee, facendolo sempre pronunciare a Terry. Questo epiteto deriva dal fatto che Lee, James e Walter, i fiati dei Chicago, si erano auto nominati “Hole in the ass Gang”. Nella mia personalissima visione, Lee è un tipo perfettino, sempre con la puzza sotto al naso, e che tiene tantissimo alla sua immagine.
*6) – Il capo di abbigliamento in questione è un maglione di lana, realmente posseduto da Lee Loughnane, con ricamato sopra (davanti e dietro) uno sciatore, molto simile a quelle pubblicità vintage delle stazioni sciistiche. Per questo motivo, nel corso dei nostri deliri io, Soul e sua sorella Kim lo abbiamo ribattezzato “il maglione di Cortina d'Ampezzo”. Poiché penso che Cortina sia pressoché sconosciuta negli USA, l'ho rinominato per l'occasione “il maglione di Aspen”, nota località sciistica degli Stati Uniti. Se siete curiosi, potete vedere Lee che lo indossa in questo video : https://www.youtube.com/watch?v=e1vIQJqZjb0. Potrete anche farvi un'idea dell'aspetto dei protagonisti.
*7) – Il sorriso da cavallo di Terry a cui faccio riferimento è quello visibile in questa foto: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/thumb/6/61/Terry_Kath.jpg/220px-Terry_Kath.jpg
*8) – Nella mia personalissima visione di Terry, il chitarrista non perde mai occasione per vantarsi delle proprie doti amatorie, e soprattutto delle proprie dimensioni da stallone.
Spero di aver strappato un sorriso.

  
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