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Autore: Pandora_chan    03/12/2020    4 recensioni
[Questa OS partecipa al Calendario dell'Avvento 2020 indetto dal sito Fanwriter.it]
- Il perdono non cambia il passato, ma di certo amplia il futuro.
(Paul Bausa)
_________________________
Un breve momento riflessivo di Sing e Eiji diversi anni dopo la fine della serie.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eiji Okumura, Sing Soo-Ling
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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★ Questa OS partecipa al Calendario dell’Avvento 2020 by Fanwriter.it!★

 
 Data: 3 dicembre 2020
 Fandom: Banana Fish
 Personaggi: Eiji Okumura,  Sing Soo-Ling
 Rating: Verde
 Avvertimenti: Shonen-ai, What if?, Spoiler!
 Numero di parole: 1.904

 
FREEDOM
 
Rosso, giallo, blu, verde. Colori. Fiocchi di neve che cadono lenti sul terreno. Bianco. Ti chiedi da quando il tuo mondo ha iniziato ad avere tutte queste sfumature.

Lo ricordi anche tu il tempo passato. Quel tempo in cui il tuo unico colore era il rosso. I tuoi luoghi erano i bassifondi di Manhattan e i piccoli locali seminterrati. Il tuo posto era a capo di Chinatown a quel tempo e pensavi che niente ti avrebbe allontanato da quel mondo.

Droga. Morti. Mafia.

Queste erano le parole che sentivi più spesso. Era quello il mondo che ti circondava.
Ti guardi intorno adesso e lo spettacolo che hai davanti a te è fatto di quei colori che non conoscevi, di quel traffico caotico sulle strade di Manhattan, di quei bambini che si rincorrono felici su quella poca neve che è caduta e di quelle coppie al loro primo appuntamento.

“È sempre stata così la mia città, o io adesso la vedo in modo differente?”.
Manhattan è sempre stata lì, col suo traffico, con i suoi bambini, con le coppiette al primo appuntamento. E lo sai.

“Sono io ad essere cambiato negli anni?”.
Non sai darti una risposta. Non sei mai riuscito a dartela. Sai di essere cresciuto d’età e in altezza, ma chi ti dà la certezza di essere cambiato?

Ti mischi alle persone che girano frenetiche con il Natale alle porte, ti soffermi ad osservare le decorazioni che iniziano ad apparire in città. I volti delle persone sono sorridenti, sono rilassati, sono felici.
Passi vicino al Rockfeller Center e leggi che l’indomani sarà acceso il famoso grande albero per inaugurare la stagione natalizia.
Quanti anni sono che vorresti assistere a questo evento e soprattutto, quand’è stata la prima volta che hai desiderato di vederlo?
Hai paura di scavare a fondo nelle tue emozioni. Non vuoi che quel qualcosa torni a galla. Fa male. Ti trafigge ogni volta che incroci il suo sguardo ed ogni volta che lui incrocia il tuo. Ti fa male in quella semplice A che porta sempre al collo, ti fa male nelle foto che vedi appese nel suo studio.

Sette anni. Sono sette anni che vorresti goderti quello spettacolo, che vorresti farlo godere anche a lui. Tiri dritto verso casa, l’unica sosta che fai è per vedere se Eiji è ancora al suo studio. Suoni, nonostante tu abbia il diritto acquisito di entrare senza doverti annunciare e ti risponde Mya, la sua assistente.

«Mya ciao, scusa se disturbo a quest’ora non pensavo di trovarti ancora qui. Sono passato per tornare a casa con Eiji… Ero di strada…»
Cerchi di giustificare la tua presenza in quel luogo, come se non ti appartenesse, come se non ne avessi il diritto.
«Oh Sig. Sing…»
«Ti prego Mya, non sono tanto più vecchio di te. Chiamami semplicemente Sing.» Le sorridi come faresti ad una sorellina.
«Allora va bene Sing. Eiji è già uscito, come sempre non ha lasciato detto dove sarebbe andato, puoi provare a chiamarlo però.»
“È già uscito. Come se non sapessi per andare dove.”
«Ti ringrazio allora, penso che lo aspetterò a casa. Se dovesse tornare non dirgli che sono passato, non era nulla di importante.» Le sorridi e te ne vai.

Dove Eiji stesse in quel momento lo sapevi bene, lo avevi scoperto non molto tempo dopo il suo arrivo in America. Un giorno per puro caso ti sei imbattuto in lui che usciva dall’appartamento e alla tua domanda su dove stesse andando ti rispose solo con un “A trovare un amico.”

È diventato per lui come un rito, ogni giorno alla stessa ora e per un tempo indefinito se lo vuoi trovare sai dove dovresti andare. Non ci hai mai messo piede lì, né per lui né per Lao. Quel giorno è stato forse il peggior giorno della tua vita, hai perso un amico, un alleato, un fratello.

Senti aprire la porta di casa e una voce che ti chiama. Eri preso dai ricordi, dai momenti di quegli anni, dalle ultime battute che vi siete scambiati. Avresti potuto far qualcosa? Forse.

“Perché mi hai salvato?” glielo avevi chiesto come se fosse la cosa meno ovvia del mondo.
“Non ti ho salvato per poi ucciderti… Ammazzarci a vicenda farebbe guadagnare solo dieci dollari extra a qualcuno.” Anche la sua risposta ti è sembrata la meno ovvia del mondo. Era la fine, non voleva più battersi in una guerra che non gli apparteneva più. Voleva vivere una vita normale.

«Sing. Sono rientrato. Ha preso a nevicare molto di più adesso. Per quanti anni possano passare non mi abituerò mai alla troppa neve di Manhattan.»
Lo osservi e vedi che con gli occhi ti sta cercando ma non ti trova. Si avvicina a dove ti trovi e ti fai trovare indaffarato a preparare un boccone per cena per entrambi. Non vuoi intrometterti nei suoi attimi di silenzio, nei suoi pensieri.
«Eiji non ti ho sentito entrare. Vieni sto preparando qualcosa per cena, pochi minuti e sarò pronto.»
Lo vedi accomodarsi sullo sgabello della penisola che avete fatto installare nella cucina per mangiare più comodi. Il suo sorriso ti salta subito agli occhi e fingi di distogliere lo sguardo quando alza il suo volto per cercare il tuo.
«Buonissima questa pasta Sing. Sei migliorato tantissimo… anche se il cibo giapponese resta la miglior cosa in assoluto!!» Lo lasci ridere e annuisci alle sue affermazioni. È sempre stato un estimatore della sua nazione e soprattutto del suo cibo e non vuoi andargli contro.
«Sai… Tornando sono passato vicino al Rockfeller Center. Ho letto che domani accenderanno l’albero. Non siamo mai andati a vederlo o sbaglio?»

“Come avremmo potuto assistere all’accensione dell’albero se ogni anno a quell’ora e in quel giorno tu sei altrove?” Tieni questi pensieri per te e ti limiti a rispondergli che non l’avete mai visto insieme.

«Domani Mya dovrebbe aver annullato tutti gli appuntamenti in studio. Che ne dici di vederci direttamente lì alle 19:00? Dovrebbe andar bene come orario.»
«Sicuro che vada bene per te quell’ora?» Neanche il tempo di finire la frase e ti mordi la lingua per quello che hai detto.
«Si, dovrei riuscire a liberarmi a quell’ora. Perciò vediamoci direttamente lì. Sarà la prima volta che assisteremo all’accensione dell’albero insieme…» La voce di Eiji risuona nelle tue orecchie più malinconica del solito.

“Avresti voluto vederlo con lui vero?” Te lo chiedi, ma la risposta per te è ovvia.

 
                                     ***                                                                     
La giornata ti passa velocemente e decidi di uscire qualche ora prima rispetto all’orario stabilito per incontrarvi. Da quanto non ti concedevi del tempo per ammirare la tua città? Da un po’.
L’aria fresca di dicembre è come una benedizione per te, ti riporta alla realtà, ti rinfresca le idee, ti aiuta a rilassarti. Ti fermi a prendere un caffè e ti siede su una panchina a Central Park.
Questi luoghi hai imparato a conoscerli davvero solo da pochi anni. Controlli compulsivamente l’orologio e ti vedi che il tempo passa lentamente. Ti incammini, precisamente verso dove non lo sai neanche tu. I tuoi piedi si muovono da soli e ti fermi davanti allo studio di Eiji.

“Cosa sono venuto a fare se mi aveva detto che gli appuntamenti li avevano annullati tutti per oggi?”
Non ti soffermi a pensarci troppo e suoni. La voce allegra di Mya ti risuona nella testa.

«Mya sono Sing. Avevo appuntamento con Eiji tra poco sai se è lì?» Non sai cosa vuoi sentirti dire o forse conosci così bene la risposta che la tua domanda è quasi scontata.
«Ciao Sing. No, è uscito poco fa. Non credo tornerà qui, abbiamo annullato tutti gli appuntamenti per oggi. Mi spiace.»
«Non preoccuparti. Dovevamo vederci comunque, ho solo anticipato di un po’ l’appuntamento. Ci vediamo. Buona serata.»
La senti riattaccare il citofono e ti incammini di nuovo. Questa volta sai dove andare, sai dove trovarlo e dove vuoi trovarlo.
I tuoi piedi li inizi a sentire pesanti ad ogni passo che ti porta più vicino alla figura di Eiji che vedi in lontananza. Non sei mai entrato qui neanche per il funerale. Sei rimasto in disparte. Sapevi che quella fine era colpa tua, non hai mai parlato con Lao di ciò che realmente successe con Shorter e questo ha causato problemi a tutti loro. E non ti perdonerai mai di questo. Della sofferenza che hai causato a Lao. Della sofferenza che hai causato ad Eiji.

Ti fermi qualche passo dietro ad Eiji e lo osservi in silenzio. Non si volta, ma cambia leggermente la sua postura, come a volerti far capire di averti sentito arrivare, di farti sapere che sa che sei lì.

«Sono davvero felice di essere venuto in America. Ho incontrato molte persone. E soprattutto ho incontrato te. Mi hai chiesto tante volte se fossi spaventato da te, però sai fin dall’inizio non mi hai mai fatto paura. In realtà ho sempre pensato che fossi solo, molto più di me. Sentivo il bisogno di doverti proteggere. Tu non sei solo. Ci sono io. La mia anima sarà sempre insieme a te.»

Restate in silenzio per qualche minuto dopo questo suo monologo. Fingi di non capire di cosa si tratta, ma puoi arrivarci tranquillamente. Quella lettera, di cui tu sei stato messaggero, conteneva queste parole.

«Lo sto restituendo al suo mondo. Queste sono state le ultime parole che Ash mi ha detto quando gli ho consegnato la tua lettera. Non sapevo se l’avrebbe mai letta, non sapevo se ti avrebbe mai raggiunto. Me ne sono andato arrabbiato e l’ho lasciato lì, solo…» ti fermi perché la tua voce inizia a tremare.

«Ti chiedo scusa Eiji. Se io…Se solo io fossi rimasto lì e lo avessi portato via di peso con me… Lui… Lui adesso…»
Lo vedi alzarsi e restare in piedi a fissare quelle incisioni che deve aver imparato a memoria in questi anni.

«Quelle parole… Le parole che ti ho detto poco fa, erano parole che avevo scritto in quella lettera. Ci credevo veramente a tutto quello che avevo scritto. Ash era e sarà sempre una parte fondamentale della mia vita. Sing… non è colpa tua. In questi anni non sono mai riuscito a dirti nulla, ma non è colpa tua. E non è neanche colpa di Lao o di Ash. Le cose… queste cose accadono perché devono accadere. Per Lao posso dire che forse non era cosciente di quello che stava facendo, era arrabbiato per Shorter, per te. Ma di Ash posso dirti che forse…è stata la sua liberazione. Avrebbe potuto salvarsi se lo avesse voluto. Ha deciso di tornare in quel luogo per lui unico, di continuare a rileggere quelle mie parole fino alla fine… Ha deciso di lasciare questo mondo.»

Si gira e ti guarda. Si avvicina e i tuoi occhi sono già lucidi. Ti prende le mani e le prime lacrime rigano il tuo volto. Ti abbraccia e ti lasci andare a quel pianto che hai trattenuto per sette lunghi anni.

«Non è colpa tua Sing. Se possibile tu…Se possibile tu sei stato la mia salvezza.»

Non ti importa più dell’albero, non ti importa più delle luci, non ti importa neanche di sembrare un ragazzino in confronto a lui. Avevi bisogno di sentirti libero da quel peso che era diventato per te un macigno troppo grande da portare dietro. Avevi bisogno di sentirti perdonato da lui.

«Guarda Sing… La neve.»

Il suo sorriso ti scalda e la sua mano scalda la tua.

«Andiamo… che la grande accensione dell’albero quest’anno ci aspetta.»
 
“I've been ignoring everyone
I've been wandering around
I've been deceived everything, at that time
Then you appeared in front of me
You ignited my pale heart
We've been looking for each other from now on

Save you”
 
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NdA: Il titolo di questa OS è preso dal titolo dalla seconda opening della serie e della quale riporto una piccola parte alla fine della storia.
Ho voluto parlare con il punto di vista di Sing. Ed è la prima volta che mi cimento in questo tipo di scrittura, perciò se ci fossero degli errori vi prego di scusarmi! 😊
Mi sono sempre chiesta come tutti fossero stati dopo la morte di Ash e di Lao, soprattutto come Sing avesse vissuto quei momenti. Lo si vede arrabbiarsi con Eiji nel sequel del manga, ma ciò che realmente pensa non lo sa nessuno. Ho cercato di dar voce a questo personaggio, che meriterebbe, a mio avviso, un’attenzione in più.

Spero vi piaccia e spero che, per chiunque passi di qua, sia una piacevole lettura!
Alla prossima
   
 
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