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Autore: marinrin    03/12/2020    2 recensioni
[Genshin Impact]
[Genshin Impact][Genshin Impact][Genshin Impact][ Genshin Impact | Jean x Lisa | JeanLisa > Missing Moment ]
Mondstadt, città del vento, araldo della libertà, fiore all'occhiello di Teyvat.
Immersa nel verde, tra rigogliosi territori, florida e ricca di vita, era temprata dalla brezza docile dell’imbrunire, benedetta dallo sguardo affabile del suo Archon.
Mentre la luce si faceva fioca, scomparendo attraverso i tetti delle case come ladra e amante, baciandoli prima d’affievolirsi, Jean lasciò andare un sospiro sostenuto.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri, Slash, FemSlash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Note: I personaggi non mi appartengono, il copyright è riservato alla Mihoyo. 
Per una questione di musicalità, alcuni terminini come "Dandelion Knight", "Violetgrass" e "Acting Grand Master" sono rimasti in inglese.
L'autrice si scusa per eventuali errori - mannaggia la miseria, dopo oltre sei anni di inattività, devo tornare in vita a scrivere perchè mi sto drogando di questo videogioco... Abbiate pietà, send help.
NB: Date più visione alla Jeanlisa, merita, damn. Perchè il mondo è pieno di gente senza cultura? BAH.
#JeanLisa 
 


 
 


- Violetgrass
 
 


Mondstadt, città del vento, araldo della libertà, fiore all’occhiello di Teyvat.
Immersa nel verde, tra rigogliosi territori, florida e ricca di vita, era temprata dalla brezza docile dell’imbrunire, benedetta dallo sguardo affabile del suo Archon.
Mentre la luce si faceva fioca, scomparendo attraverso i tetti delle case come ladra e amante, baciandoli prima d’affievolirsi, Jean lasciò andare un sospiro sostenuto.
Prese per se qualche attimo, godendo silenziosa lo spettacolo della sua terra natia tingersi d’ocra: bella, appariva come un quadro dalle tinte pastello uscito dalle sapienti mani d’un pittore; il cavaliere di Dandelion non poteva far altro che ammirare, quieta, quella vista.
Crini d’oro erano raccolti in una coda alta: il sole che toccava le ciocche sembrava donare loro un’aura sacrale - era seconda in beltà solo alle iridi zaffiro riflesse contro il vitreo della finestra; eterea.
Un colpo, d’un tratto, ridondò attraverso le pareti, rompendo la stringa di contemplazione ch’era riuscita a staccare, per qualche attimo dal suo lavoro, la diligente donna.
Con le braccia ancora recluse in un incrocio mogio, girò il volto: immantinente, un’altra ammonizione contro la porta d’acero sovvenne, costringendo la fronte ad incresparsi.
Fu solo quando l’orlo di pizzo viola fluttuò al movimento contro l’aria, che lo sguardo s’addolcì piano, rilasciando il corpo a trovare una compostezza più rilassata.
Lisa non si fece troppi problemi a invadere quello spazio, quasi fosse stato suo fin dall’inizio – e magari, forse, era davvero così.
Un riso rigava le labbra rosee, occhi di smeraldo trasparivano un immediato senso di sicurezza: in effetti, non era sbagliato dire che la stessa Jean ne rimanesse stregata ogni volta.
Sembrava quasi fosse sotto una sorta di incantesimo, bastava la sola presenza della maga dei fulmini per riuscire a trasmetterle uno strano moto di pace.
«Ti unisci a me nel bere una tazza di tè?» mormorò quella dopo aver portato all’interno il piccolo carrellino con il curato set per l’occasione, in perfetta porcellana.
Un profumo dolce si disperse nel mentre nello studio: Lisa curava con una certa maniacalità il filtraggio, tutto ciò che produceva era davvero di eccellente qualità. Non c’era da stupirsi i mercanti di Lynue ne avessero imitato la tecnica rilasciando un proprio “Earl Stocking Tea” – ma l’originale era pur sempre inimitabile, e fortunatamente Jean era una dei pochi a poterne vantare accesso.
«Mi permetteresti di rifiutare?» rispose il cavaliere - in una domanda decisamente retorica, talaltro.
La maga sumeru si limitò ad un sogghigno divertito, la piccola lanterna del cappello dondolò vivacemente. «Qualche minuto in più di relax non nuocerà alla sicurezza di Mondstadt. Anche l’Acting Grand Master ha bisogno talvolta di tempo per la propria cura personale.» spiegò, asserendo alla pila di carte riposte sulla scrivania. «Non dovresti strapazzarti così tanto.»
Jean d’altro canto, finse d’ignorare l’ammonizione; era la figura in comando, ed il suo giuramento e dedizione, non le avrebbero mai permesso di prendersi davvero del totale riposo.
Su questo punto di vista, poteva certamente essere definita come una donna rigida; eppure nemmeno il fatto d’essere data per scontata da gran parte della popolazione aveva mai perturbato anche solo di striscio la sua lealtà. In questo, Lisa, l’ammirava molto.
Creava in lei una sorta di diverbio che l’invogliava a starle vicino, ad aiutarla, per quanto le fosse possibile, in quel duro compito.
Jean era abituata ad essere uno scudo, a proteggere piuttosto che essere protetta. Sapeva, la giovane sumeru non sarebbe mai stata in grado di persuaderla a riguardo: l’unica cosa che poteva fare, era porla sotto la sua ala di nascosto, badando attenta nell’assicurarsi della salute e del perfetto stato mentale ed emotivo.
«Cinque minuti.» mormorò l’Acting Grand master.
«Cinque minuti.» ripeté la maga.
E senza pendere il sorriso, dopo essersi accomodate, versò cautamente il tea dal profumo floreale, nella tazzina di ceramica, premurandosi prima di porla al cavaliere e poi a se stessa.
La donna dai capelli biondi attese paziente che anche Lisa l’avesse pronta per se, prima d’avvicinare la labbra all’orlo dorato. Il tepore nel frattempo, scaturito dalla bevanda ancora calda, giungeva attraverso i guanti in un benevolente tepore. Soffiò; increspature fini a rigare la superficie liquida mentre inalava piano l’odore delizioso prima di saggiarne.
Come al solito, squisito – e non riuscì a nasconderlo probabilmente, perché Lisa, leggendoglielo in volto, aveva posto una certa aria di soddisfazione… A cui non poté che rispondere arrossendo, coscia che infondo la sumero aveva ragione, e quella pausa le era davvero necessaria.
Tra una chiacchiera, quindi, ed un sorso, il tempo dilungò perdendosi nel lasso non considerato di quasi quindici minuti, costringendo il cavaliere a scattare dritta dopo essersi resa conto dell’orario mostrato dal grande orologio.
Gli effetti sperati da Lisa, d’altro canto, s’erano fatti vedere: Jean sembrava già rinvigorita, e per un altro paio d’ore perlomeno, la stanchezza tiranna non le sarebbe pesata troppo.
La maga si permise un sospiro, seguendo tranquilla la figura snella e atletica dell’altra accingersi nel raggiungere la scrivania per mettersi al lavoro.
Il solo guardare quella montagna di carte, faceva venire a Lisa un fastidioso mal di testa: non negava a volte si domandasse come la giovane Gunnhildr riuscisse a mantenere quei ritmi così pressanti.
«Se posso aiutarti con qualcosa, non esitare.» aggiunse, in un piccolo sbadiglio;  Jean sorrise.
«Posso cavarmela da sola, non preoccuparti.»
Lisa gustò l’ultimo goccio di tè rimasto, poggiando poi la tazzina sul piattino apposito prima d’alzarsi; Noelle avrebbe ritirato poi quanto dovuto, quindi, nel frattempo, ne approfittò per raggiungere Jean, già concentrata nel leggere i rapporti, a fronte scrivania.
«Ti porterò più tardi del caffè.» aggiunse, ponendo le mani contro la superficie lignea, destando immantinente l’attenzione del cavaliere.
La bionda alzò il viso per ringraziarla, ma dalla sua bocca non uscì fiato. Senza che potesse rendersene conto pienamente, le sue labbra erano state rapite da quelle della maga che s’era sporta di proposito in attesa del suo prevedibile parlare.
Socchiuse le ciglia chiare, godendo la morbidezza e dolcezza che solo Lisa sapeva darle; sebbene fossero due donne adulte, e quella relazione duratura da molto tempo, l’Acting Grand Master non riuscì a dominare abbastanza se stessa nell’impedirsi d’arrossire, facendosi appena paonazza sulle guance nivee.
Eppure non fu da meno nell’atto; sebbene Lisa vantasse dell’elemento sorpresa che riusciva quasi sempre a farla tentennare, proprio come il vento (sua visione talaltro) cui  bastava uno spiffero per trasformarsi in tempesta, così la risolutezza per Jean mutò in impeto.
I guanti scuri si posero su quelli viola, dapprima dolcemente, e poi con una certa fermezza, similmente stesse ancorando le mani alle sue – ed il bacio si approfondì: da passiva iniziale, Jean ora guidava il gioco…
E francamente Lisa avrebbe mentito al negare non fosse uno dei tanti lati amasse di lei.
Le palpebre si serrarono, ed entrambe gustarono l’una in sapore dell’altra, finché un gemito sentito della maga non segnò l’infrangersi di quel contatto per riprendere giustamente fiato.
Jean rimase a mezz’aria qualche secondo prima di tornare alla realtà.
«I documenti.» mormorò Lisa, ponendo appena le dita contro la guancia dell’altra. Crini dorati si posero tra le falangi nell’atto; vi giocò.
«I documenti..?» Jean batté le palpebre un paio di volte prima di sgranare gli occhi: iridi cerulee leste sui fogli bianchi sparsi dall’atto antecedente.
Sfuggì di botto al tocco viola in pura preoccupazione.
Quella d’altro canto rise - e come non avrebbe potuto?
Poter vedere il cavaliere di Dandelion apparire così vulnerabile era un privilegio solo ed unicamente suo, dopotutto.
«Non metterti troppa pressione…» ammonì, avvicinandosi all’orecchio in un sussurro. «Conto stasera l’Acting Grand Master possa darmi una mano a risolvere un certo problema nelle mie stanze, dopotutto… E non credo sia di facile risoluzione.»
Un bacio a scocco sulla gota appena esposta prima che un ennesimo bussare bastasse perché si allontanasse di nuovo.
«Outrider Amber, a rapporto!» squillò la voce oltre la porta; i drappeggi violacei dei vestiti di Lisa, ondeggiarono al suo spostarsi, insieme all’immancabile echeggio dei tacchi.
Amber entrò, e Jean l’accolse, monitorando di soppiatto con lo sguardo, la figura della sumeru.
«Conto allora su di te, Jean.» replicò la maga – e con un riso, dopo un “hm” d’affermazione ostentato della donna dai crini dorati, prese quindi congedo.
Il cavaliere ne seguì la silhouette svanire – le orecchie ancora rosse per l’imbarazzo, mentre si ricomponeva con un tossicchio. La strega della rosa viola: sì, si sentiva proprio in una sorta d’incanto...
Ora più che mai  premeva muoversi a finire quanto dovuto.
«Dicevi, Amber?»
Incalzò; la lingua nel mentre umettò le labbra – avevano ancora il sapore del tè al violetgrass.

 
   
 
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