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Autore: Befana54    03/12/2020    1 recensioni
SPOILER capitolo 176 cambiando il finale.
Cari lettori, il finale di questo manga non mi e´piaciuto. Ho pensato di riscriverlo sperando possa essere di vostro gradimento.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emma, La Mamma (Isabella), Musica, Norman, Ray
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Il perfido demone, non volendo ammettere la sconfitta o meglio ancora capire che il loro modo disumano e obbrobbrioso di nutrirsi di solo carne di bambini, era finito.
Con l’aiuto della buona e saggia Musica non ne avevano piu`bisogno, ora potevano mangiare di tutto e di piu’ eliminando dal loro menu’ la carne umana, carne di bambini d’allevamento che non doveva essere piu’ vecchia di dodici anni. L’orrido demone depravato che con le nuove leggi imposte da Musica si vedeva cosi’ privato dei suoi gustosi e succulenti manicaretti, si avvento’ con ferocia e violenza inaudita contro mamma Isabella, infilzandola al petto con i suoi tre enormi, spessi e lunghi luridi unghioni, che trapassarono il suo magro petto, fuoriuscendo dall’altra parte della schiena. Un urlo unanime di dolore per la loro mamma e di orrore usci’ da tutte le bocche dei bambini presenti, perche’ da subito capirono che mamma Isabella per proteggerli dalla rabbiosa voracita’ malvagia del demone furioso di rabbia, a cui si era visto sottratto il suo gustoso cibo preferito, si era parata davanti loro per fargli da scudo, venendo cosi’ infilzata, trapassata dai tre lunghissimi artigli del demone, che voleva mangiare a tutti i costi i suoi bambini.

Il rosso sangue comincio’ ad uscire copioso da quei lacerati fori, mamma Isabella udiva i suoi bambini invocarla piangendo, allora lei con le sue ultime forze, diciamo che venne posseduta da una forza smisurata, che solo l’amore materno puo’ produrre, dove si preferisce morire pur di salvare la propria prole. Forza grandiosa di quell’amore materno che le dava in quella circostanza di lotta impari con il grosso demone, un’energia possente e forte da far si che riuscisse a trattenne dentro se’ i tre schifosi, orribili, enormi artigli, cosi`da non permettere al demone di avventarsi sui suoi bambini per divorarli. Il demone, da subito sorpreso per la forza inaudita dimostrata da quell’esile donna-mamma, sempre piu’ furioso, divincolandosi, schiumando di rabbia e bave, che gli colavan da quella sua orrida bocca, ornata di enormi e multipli denti aguzzi e sporchi, cercava ora affannosamente, ma invano di far fuoriuscire dal petto di Isabella per sfilare i suoi luridi unghioni. Ma si sa`che la forza di una mamma per salvare la sua prole, e’ impossibile, la si puo`battere solo uccidendo la stessa. Infatti il miserabile demone nonostante fosse il doppio di altezza e triplo di forza e robustezza, non riusciva ad estrarre dal petto di Isabella i suoi unghioni.

I piccoli bambini non sapevan cosa fare, ne`come aiutare la loro mamma, si limitavano ad urlare, piangere ed ad invocare la loro mamma.
All’ ìmprovviso tutto tacque, una maestosa e regale figura entro`nella stanza, il nuovo demone capi`immediatamente la grave e terribile situazione, urlando imprecazioni demoniache contro il ribelle e cattivo demone, istantaneamente lo decapito’ coi suoi piu’ ancor terribili unghioni. Poi avvicinatosi a mamma Isabella, delicatamente la sorresse ed estrasse dal petto di lei le unghie del demone ancora al suo interno, mentre il demone ormai decapitato, cadeva a terra in un lago di spruzzante sangue. Ora i bambini ammutoliti e impauriti, guardavano la loro mamma stesa a terra con gli occhi chiusi, mentre dal suo petto sangue rosso e caldo si spandeva velocemente sul pavimento, mischiandosi a quello del demone decapitato. Infine Isabella tra lo stupore degli ammutoliti presenti apri’gli occhi, giro’ lo sguardo intorno a se’ cosi’ da poter vedere i suoi figli adottivi e parlo’:
“Miei cari figli, ora vivrete liberi e felici, se sapeste quanto vi ho amato tutti teneramente e avrei continuato a farlo. Vi chiedo perdono, anche se quello che ho fatto non potra’ mai essere perdonato e scusato. Finalmente il mio sogno di bambina si e’ realizzato, voi siete riusciti dove io ho fallito, ma ora che tutto e’ finito e cambiato, avrei voluto continuare ad essere per sempre la vostra mamma, perche’ vi amo tutti e tutti siete nel mio cuore”. Dicendo queste ultime parole il suo velato sguardo, ormai avvolto dall’imminente morte si volse verso Ray il suo unico figlio biologico, dalla sua fuga durata quattro lunghi anni, non si erano mai riavvicinati, mai parlati, mai spiegati, perche’ troppe verita’ crude e dure ella non poteva spiegarle al suo piccolo. Ma sarebbe arrivato anche il tempo per chiarirsi e soprattutto amarsi, anche se ora non piu’.

Dolorose e tristi lacrime scendevano ai lati degli occhi di mamma Isabella, capendo che non avrebbe mai piu’ potuto realizzare i suoi sogni, poter continuare a donare amore ai suoi figli e vederli crescere ora liberi e felici.
Ray piangendo avanzo’ piano verso la sua mamma distesa a terra, silenziosamente la guardo’, chino’ la testa in un gesto di assenso, si copri’ il volto con le mani e scoppiando a piangere fragorosamente, fuggi’ correndo via dalla stanza. In quel momento entro’ velocemente nella stanza la saggia Musica, seguita da una equipe di medici umani, chiamati da lord........presero Isabella la misero dentro uno strano cilindro trasparente, pieno di luci lampeggianti e la trasportarono via. I bambini ancora con le lacrime agli occhi erano rimasti ammutoliti. Dal ferimento mortale della loro mamma all’arrivo di Musica e dei medici, tutto era successo cosi’ in fretta da lasciarli ammutoliti e interdetti. Emma fu la prima a parlare, tranquillizzo’ i bambini piu’ piccoli, li affido’ ai piu`grandicelli e con Norman andarono alla ricerca di Ray.

Mentre Emma cosi’ parlava ai suoi fratelli piu’ piccoli, ecco entrare nella stanza un signore con un nutrito seguito, che si presento’ come lo zio del defunto e orribile Peter.
Proprio quel Peter Ratry, fautore, continuatore e rifornitore di piccoli bambini per le fattorie demoniache, dedite all’allevamento di carne umana, destinata ai demoni di alto rango, carne tenera e squisita, soprattutto ne assaporavano e gustavano il giovane cervello.
Questo’uomo (che senz’altro sapeva tutto), tranquillizzo’ i bambini presenti, dicendo loro che ora tutto era finito, non sarebbero stati mai piu’ cibo di allevamento per i demoni.
Ora il patto era cambiato (solo Emma conosceva cio’ che aveva promesso al dio demone) e loro adesso potevan vivere liberi. Avrebbe pensato lui a trasportarli verso il mondo abitato dagli umani, avrebbero lasciato il mondo dei demoni, ora non piu’ mangiatori di carne di bambini.
La saggia Musica li aveva curati, cambiati, ora tutti i demoni rimanevan intellegenti, potevan mangiare ogni genere di cibo, non piu’ solo carne umana.
Ora per chi trasgrediva vi era una terribile condanna o la morte.
Ma tutto cio’ non sarebbe piu’ successo, perche’ tutte le fattorie d’allevamento di bambini, destinati ad esser trasformati in cibo per i demoni, eran state chiuse e tutti gli umani stavan per essere trasferiti nella parte della terra abitata dagli uomini. Finalme un orribile incubo durato piu’ d’un millennio era finito, il coraggio e l’iniziata di un gruppetto di dodicenni aveva posto fine al terrore di inumani giochi di potere e demoniaci patti.

I bambini si ritrovaron in una spiaggia, in lontananza s’intravvedeva la statua della liberta’, conoscevan qualche citta’ dalle figure che vedevan stampate sui libri che venivan loro dati. Vennero alloggiati momentaneamente in una grande casa, mentre aspettavan la loro destinazione finale, che stava per essere ultimata e arredata.
Che i bambini dellla stessa fattoria si tranquillizzassero, non sarebbero stati separati, sarebbero vissuti di nuovo insieme, ma stavolta come esseri umani pronti per la crescita e crearsi il proprio futuro, non piu’ destinati a divenir marmellate o ricercati gustosi cervelli.
Cosi’ disse a tutti loro lo zio di Ratry.
Nel trambusto che segui’ i fatti della loro appena riavuta liberta’, la folla dei bambini era invasa e pervasa da emozioni e sentimenti che non avevan mai provato, ma che erano quiescenti dentro loro.
Tranne i molti bambini che eran stati allevati solo per esser carne da macello.
Erano apatici, non mostravan gioia o altri sentimenti, ma anche per loro ci sarebbero state cure immediata, da far si’ che anche questi piccoli sfortunati potessero tornare alla normalita’ e gioire cosi’ della loro rinata vita. Forse meglio ancor per loro che non potevan ricordare cosa erano, cosa sarebbero stati o diventati.
Nella grande sala a loro adibita, (a ogni fattoria era riservata una stanza, i bambini non erano stati divisi, cosi’ potevano ritrovarsi nuovamente uniti) i bambini della fattoria di Grace Field avevano raggiunto una momentanea falsa calma. Dall’ euforia che li aveva invasi alla loro inaspettata liberazione, anche se il loro piccolo-grande cuore piangeva sangue, per la perdita della loro cara e dolcissima mamma, ora erano un po’ spauriti e spaesati, si radunarono fiduciosi attorno a Norman e Ray per sapere da loro cosa li attendeva adesso.

Ma tutti notarono che tra loro mancava la coraggiosa e buona Emma, che tanto aveva sofferto, lottato e rischiato varie volte la sua vita insieme a Norman e a Ray, per la loro liberazione di tutti loro. Smisero di parlare, tutti ammutolirono di spavento e disperazione, perche’ la loro sorella non era li con loro? Cosa le era accaduto? Dove avrebbero dovuto cercarla? A chi rivolgersi per avere spiegazioni? Norman e Ray non si davan pace, dovevan trovarla a qualsiasi costo e subito.
Nella loro silenziosa tragedia, entro’ in quel mentre lo zio Ratry che disse che il giorno dopo tutti i componenti della vecchia fattoria sarebbero stati traferiti nella loro definitiva casa, a tutti loro augurava una ripresa di vita serena e felice. Quello che piu’ inquietava Norman e Ray di questo zio apparso all’improvviso nelle loro vite (e che mal sopportavano) e che non avesse mai accennato al comportamento obbrobrioso, orripilante, diabolico del suo clan, detentore del patto schifoso coi demoni, ma soprattutto non avesse mai accennato a umili scuse, come se il tutto fatto ed eseguito fino a quel momento fosse di una normalita’ semplicemente impressionante e che sia lui che il suo maledetto clan non venisse minimamente scalfito nel piu’ profondo del suo cuore e della sua coscienza di cio’ di cui lui e il suo clan si erano resi complici e fautori. I due ragazzi anche se di malavoglia si avvicinarono a questo zio, gli chiesero informazioni se sapesse qualcosa della sorte della povera Emma. I loro visi erano determinati ad avere risposte chiare precise, per la loro amica, come lo era il loro cuore. Nessuno seppe cosa si dissero, non parlarono molto, ma alla fine della discussione i loro giovani visi avevano un aria decisa e determinata ad intraprendere il viaggio che li avrebbe portati a seguire le tracce di Emma, sempre se fosse stata ancora viva. Lo zio Ratry alla fine della corta discussione, diede loro il nuovo indirizzo della casa di campagna dove all’indomani tutti i loro fratelli e sorelle della fattoria Grace Field sarebbero stati trasferiti per abitarvi definitivamente, fino al compimento del loro destino.
Ma la dolce Emma dove era finita?

Quando la giovane ragazza rinvenne, non fece in tempo a roirdinare le idee dei fatti appena accaduti e dell’allacinante dolore del suo cuore per la morte della sua cara mamma. Perche’ si trovo’ distesa sulla neve nel mezzo di un bel bosco, non aveva mai visto la neve, la conosceva solo per mezzo dei libri. Allontano’ momentaneamente i tristi ricordi e cerco’ di capire dove fosse apparsa. Piacevolmente sorpresa continuo’ ad osservar la neve, la tocco’ ne prese un po’ nella mano e la porto’ alla bocca ingoiandola, era deliziosamente fresca e strana. Mentre ancora intontita si guardava attorno incantata da questo paesaggio fiabesco, vide avvicinarsi una figura. Quando fu vicino si accorse che era un vecchio uomo vestito da montanaro, con abiti caldi e pesati che avvicinatosi la guardo’ incuriosito e piu’ stupito che mai. Nel suo volto rugoso si leggeva l’enorme stupore di trovare questa ragazzina distesa nella neve nel bel mezzo di un candido bosco, sperando non fosse un miraggio, s’inchino’ e le porse la mano per aiutarla ad alzarsi. Le disse di seguirlo, l’ avrebbe portata nella sua capanna almeno stava al caldo e al sicuro, ma continuando a guardare questa ragazzina sola e cosi’ giovane, quante domande avrebbe voluto farle, ma per il momento era piu’ sicuro portarla al caldo.

Emma fu felice di entrare in questa casetta vicino al bosco, che l’accoglieva col suo calore e sicurezza. Il vecchio le porse del buon latte caldo e del pane appena sfornato che lui stesso aveva fatto, lo cuoceva in un piccolo forno situato in un angolo della cucina.
Emma con piacere e ingordigia comincio’ ad inzuppare il caldo pane nel buon latte anch’esso caldo, dal suo viso traspariva il soddisfatto piacere di quello che ingoiava.
Ma non era solo il vecchio che guardava piacevolmebnte ammirato l’enorme appetito di quella giovane fanciulla, bensi’ altri due grandi occhi verdi la osservavano prudentemente, si avvicino’ a lei un bel micio tutto nero, che avvicinatosi annusava con prudenza la nuova intrusa e rassicuratosi comincio’ a strusciarsi contro la ragazzina che tra una carezzina sul capino del micio e una nuova fetta di pane chiese al suo generoso salvatore altro latte e altro pane.
Mentre lei azzannava piacevoltente la fetta di pane bagnata di latte, qualcun altro lecco’ improvvisamente la sua fronte, una calda saliva gli inumidi’ la pelle, Emma alzo’ lo sguardo, si prese un gran spavento, si sposto’ velocemente dalla panca e ando’ a sedersi vicino al vecchio, che guardando la scena scoppio’ in una fragorosa risata, non accennando a smettere. Quando finalmente il vecchio si calmo’ le disse che quella bestiola che l’aveva tanto spaventata e che Emma non aveva mai visto neppure sui libri, era un cucciolo di bradipo, ma non le spiego’ come ne fosse in possesso.
Poi il vecchio porse ad Emma delle verdi foglie da dare al piccolo e tenero pelosetto, per Emma era il secondo animaletto che vedeva dal vivo, ma questo era piu’ strano del micetto nero. Il piccolo bradipo con estrema calma prese le fogli che Emma gli porgeva e pian piano si lascio’ scivolare dalla bassa trave a cui era aggrappato, delicamente scivolo’ sul collo e sulle spalle di Emma, aggiustandosi in modo da sembrare cosi’ una calda e morbita sciarpa.


Giunse la sera, Emma era stanca, voleva rimanere sola coi suoi tristi pensieri, perche’ adesso riaffiorarono in lei gli atroci fatti succeduti la mattina, la voglia di piangere e urlare era troppo forte, ma non voleva che il suo salvatore lo notasse. Nessuno dei due aveva voglia di parlare, ne’ Emma voleva rancontare la sua vita e la triste fine orribile della sua mamma, ne’ il vecchio voleva per ora fare domande, come se tra loro ci fosse un mutuo patto di aiuto interiore reciproco. Infatti il vecchio guardandola parlo’, le disse che poteva fermarsi nella sua semplice casetta per tutto il tempo che ne avesse voluto o desiderato.
Emma lo ringrazio’ di cuore, gli disse che lei avrebbe pensato a mantener pulita la casetta e a cucinare, tutte cose che le aveva insegnato la sua cara mamma. Infine si guardarono, si sorrisero annuendo, Emma con ancora baffi di latte (per cena aveva rivoluto latte e pane) ai lati della bocca, riprese a coccolare il micetto e il bradipo sciarpa che il vecchio si premuro’ di torglielo di dosso perche’ Emma doveva andare a dormire.
La ragazzina non si accorse del veloce sguardo furbo che il vecchio le lancio’.
Senz’altro sapeva molto piu’ di quello che voleva farle credere, lei ignara di quello sguardo si alzo’, ando’ verso la cameretta che le era stata assegnata. Salutato il vecchio e ringraziandolo ancora entro’.
Emma non sapeva, ma in realta’ era in mani sicure e buone.
Comincio’ cosi’ per lei una nuova e semplice vita, piena di piccole sorprese e serene abitudini semplici. Si occupava dell’andamento della piccola casetta e senza accorgesene la sua piccola anima si nutriva di pace, amore e serenita’ come non aveva mai potuto fare prima di allora.

Ma allora vi chiederete, quale sacrificio o patto aveva concordato con l’antico dio demone? Un patto molto semplice e prevedibile per chi avesse conosciuto molto bene la giovane Emma, con la sua moralita’ e bonta’. Nella sua vita passata ella avrebbe donato o sacrificato la sua vita pur di liberare da quel terribile destino e mondo crudele, tutti i suoi fratelli e le sue sorelle.
Non avrebbe avuto mezzi termini, ne’ contrattato la sua vita per quella degli altri, solo per salvare se stessa. Il suo altruismo e la sua immensa bonta’ avevano convinto l’antico demone che non tutti gli umani erano spregevoli e assassini come il famigerato clan Ratry.
Perche’ chi era disposto a donare la propria vita per gli altri non poteva che essere una persona totalmente piena d’ amore, e tutto questo lo faceva “Per amore, solo per amore”. Un amore cosi’ grande e altruista esiste in pochi esemplari, il vecchio dio demone ne era rimasto incantevolmente affascinato, questa ragazzina era un grande tesoro nel vero senso della parola.
Ecco dunque svelato il famoso patto o sacrificio che il vecchio dio aveva stipulato con la giovane Emma. Un patto dove Emma avrebbe dovuto continuare a vivere cosi’ come aveva sempre fatto: “Prendersi cura dei suoi fratelli, delle sue sorelle, aiutarli a crescere sereni, felici, buoni e caritatevoli verso gli altri umani”.

Non sappiamo quanto tempo passo’, ne’ quanto Emma rimase nella casa del vecchio montanaro,. Ma un giorno che si reco’ nel piccolo paese, non ci vorrete crederete, ma quasi si scontro’ coi suoi amici, Norman e Ray, che increduli di trovarsi davanti ai loro occhi in carne ed ossa, la loro ricercata amica Emma, scoppiarono a piangere incontrollabili, si abbracciarono tutti e tre e cosi’ stettero per tanti minuti.
Infine calmatisi Emma li porto’ a casa del generoso vecchio che l’aveva accolta e ospitata che fu ben felice di conoscere i vecchi amici della giovinetta.
Dopo averli rifocillati, promise loro di aiutarli a tornare nel nuovo mondo in cui erano tanto attesi. Non sto qui a spiegare come il vecchio sapesse tante cose, ne come riusci’ a trasportarli senza che i tre ragazzi capissero come e quando tutto successe, si trovarono soli in aperta campagna.
Doveva essere estate, era una giornata meravigliosamente calda di sole e luce, si trovarono nel bel mezzo di una larga strada di campagna, ai lati vi erano prati ben curati, in altri bionde messi ondeggiavano al vento, tra il dorato grano rossi papaveri e blu-viola fiordalisi si agitavano insieme in mute chiacchere con le alte spighe del grano. In una piccola macchia, alberi carichi di rosse cigliege attirarono subito il loro sguardo e il loro grande appetito, non ci pensaron due vole e come ai vecchi tempi, agili scoiattoli s’arrampicarono su’ velocemente, cominciando a banchettare dei rossi e sugosi frutti, facendo gara a chi ne mangiava di piu’.
Le loro sorridenti bocche rosse li facevano sembrare dei piccoli vampiretti, anche se loro neppure sapevano chi fossero i vampiri.

Finalmente la loro giovane vita cominciava veramente a sorrider loro, i loro cuori cantavan di gioia, anche se non avevano neppure per un momento dimenticato nulla di cio’ che avevano vissuto negli anni precedenti, ne tanto meno avevano dimenticato la dolorosa morte della loro dolce mamma Isabella.
In quel mentre un debole miagolio attiro’ la loro attenzione, perche’ dove erano apparsi improvvisamente nel viale sterrato vi era posata a terra una grande scatola.
Emma con gli amici l’apri’, subito salto’ fuori curiosetto il nero micetto che miagolando incessantemente, libero di non essere piu’ rinchiuso, si strusciava ai piedi dei tre ragazzi passando da una gamba all’altra. Ma la sorpresa non era finita perche’ nella scatola insieme al gatto c’era anche il piccolo e dolce bradipo, che appena preso in braccio da Emma, volle subito posarsi e riposarsi sulle sue spalle.
Emma penso’ alla generosita’ del suo vecchio salvatore, mentalmente e nel suo cuore lo ringrazio’, le sembro’ che quegli gli rispondesse tramite il sussurrio del vento: “Sii sempre, buona, generosa e sarai felice”.
Non accenno’ nulla ai suoi amici di questa piacevole sensazione, insieme proseguirono verso il viale di cui in lontanaza sembrava loro di intravvedere tra le foglie dei rami degli alberi appena mossi da un debole vento, forse il muro di una costruzione.

Arrivarono davanti ad un grande e maestoso cancello in ferro battuto. Sulla sommita’ vi era disegnato ad arco un meraviglioso arcobaleno, dove i sette colori brillavano quasi di vita, tanto erano colori luminosi e brillanti. Sotto questo meraviglioso arcobaleno, sempre in semicerchio vi era una prima scritta in lingua francese: “ARC EN CIEL”, voleva dire: “ARCOBALENO”.
Sotto questa scritta ve ne era un’altra sempre in semicerchio e sempre in francese diceva:
“OUI C’EST LA VIE”, voleva dire: “SI! QUESTA E’ LA VITA”.
Quale migliore e adatto segno e disegno per dire che la vita se saputa vivere con gioia e serenita’ e piena di luce e di colori. E’ il segno e simbolo perfetto per esprimere la pienezza colorata e luminosa del dono della vita, della sua pienezza e del suo amore. Un perfetto arco colorato che unisce le cose della terra con quelle del cielo.
La cosa che piu’ colpi’ i ragazzi , ma soprattutto Emma, perche’ erano i suoi nuovi amici, notarono che ai lati delle enormi scritte, posizionati in maniera che tenessero tra le loro zampe, questo splendido, colorato segno celeste, erano rappresentati la bella gattina nera e la tenera bradipina.
Guardavano dall’alto del loro sospeso arcobaleno verso le persone che varcavano quel cancello, con un’ espressione saggia e pacata dei loro musetti, piacevoli a vedersi.
Alzando gli occhi e osservandoli ci si sentiva tranquilli , sereni, perche’ si stava varcando il cancello della vita, una vita luminosa e serena che tutti attendeva.
Improvvisamente e automaticamente l’enorme cancello si apri’, e per poco i tre ragazzi non caddero a terra morti da un infarto.
Davanti loro a braccia aperte che li attendeva con gioia inenarrabile, si ergeva l’esile figura della loro amata mamma Isabella, con gli occhi lucidi di pianto, tendeva le braccia spalancate, per poter stringere al petto i suoi tre ragazzi, tanto attesi. In quell’emozionante momento non servivan parole, i tre ragazzi come un sol corpo si tuffarono su quell’esile petto per non staccarsi piu’.

Lacrime di inesprimibile gioia solcavano le guace della mamma e dei figli, che continuando a tener posato il loro capo sul petto della loro mamma Isabella, udirono levarsi una lieve e dolce ninna nanna, che nasceva dal cuore della loro mamma per espandersi nell’aria intorno a loro.
Quella melodiosa e triste ninna nanna che sin da piccoli erano abituati a sentirgliela cantare.
Questa dolcissima musica sarebbe stata per sempre la ninna nanna della loro vita, li avrebbe per sempre tenuti uniti e nessuno li avrebbe mai piu’ separati, perche’ come diceva la scritta sul cancello, per loro era finalmente e veramente iniziata una nuova vita.

Mamma Isabella tenendo gli occhi chiusi, che continuavano a far fuoriuscire gocce luminose di pianto, cantava per i suoi adorati figli che tenevan il capo poggiato su lei.
Questa nenia era per lei dolcissima, ma allo stesso tempo tristissima, troppi dolorosi ricordi s’insinuavano in lei, perche’ ricordava con angoscia e dolore chi l’aveva composta (per lei), che ora non c’era piu’.
Era la sua anima che si elevava al cielo, che cantava per lei questa dolcissima e struggente nenia, nenia che in quel momento essa dedicava a tutti i poveri bambini, sacrificati da un orrido uomo, per la crudele voracita’ demoniaca.
Ad un tratto al soave canto melodioso della sua voce, s’ uni’ un riconosciuto strumento musicale, le conosciute note di un noto mandolino, che unendosi alla sua voce, accompagnava con perfetta precisione e maestria, la voce ora libera e dolcissima che fuoriusciva dall’anima e dal cuore di mamma Isabella.
Isabella sorpresa e sconcertata, scosto’ da se’ con delicatezza i tre figli, si volto’ rapidamente, rimanendo quasi imbambolata ed estremamente stupita, perche’ davanti a lei vi era un giovane e bellissimo uomo.
L’inattesa e nuova presenza, continuando a suonare col suo strumento, la melodia che a suo tempo, giovane bambino egli aveva composto con meravigliosa delicatezza, per la sua piccola e amata Isabella, entro’ con piacevole prepotenza nel cuore di Isabella.

Questo giovane la guardava con un dolcissimo sorriso, e intensi occhi azzurri parlavano per lui, per il suo cuore, continuavano ad ammirarla con gioia infinita e intenso amore. Isabella lo fisso’ attonita, per un attimo vacillo’, i tre ragazzi dovettero sostenerla per impedirle di cadere a terra svenuta. Ma fu questione di poco, subito si riprese perche’ il regalo piu’ inatteso e bello del mondo le era dinnanzi.
Era incredibile, impossibile, Leslie il caro e compianto Leslie era davanti a lei, il suo Leslie, il suo amico dodicenne, che lei credeva ormai morto, divorato dai demoni, ormai tanti anni fa. Come era possibile che si fosse salvato?
I tre figli assistettero cosi’ a questa scena estremamente emozionante e di rara bellezza e delicatezza.
La giovane coppia, dopo essersi timidamente osservati e compresi, s’avvicinarono una verso l’altro ancora increduli, poi piano e dolcemente si strinsero abbracciandosi.
Si avvolsero a vicenda con le loro braccia, posando il capo sulla spalla l’uno dell’altra, ricordavano la verde edera che dove si attacca non si stacca piu’.

Non si dissero nessuna parola, per loro parlavano le loro anime e i loro cuori, altre parole non sarebbero servite. Infine staccatisi (dopo lungo tempo), si presero a braccetto e pian piano s’ avviarono verso la grande villa, dove tanti piccoli figli-orfani li attendevano, mentre i tre figli piu’ grandi emozionati e curiosi, seguivano adocchiandosi tra loro e sorridendo, la ritrovata coppia.
Questa e’ veramente la fine splendidamente felice di questa lunga storia, cominciata molto triste e orribile, e finita nella luce brillante dell’arcobaleno, che d’ora in poi accompagnera’ colorandola di ogni colore, la vita di ogni bambino o persona che abita in questa accogliente e grande casa.
Mentre il quintetto camminava verso casa, tutti udirono indistintamente una potente e sonora voce che gioiosamente diceva: “SI CARI RAGAZZI, QUESTA E’ LA VITA”, che ora comincia gioiosamente per voi.
Emma avrebbe giurato, anzi ne era convinta che era la voce del suo salvatore, il vecchio montanaro.
Che fosse un Angelo custode?


Alcune spiegazioni per capire meglio la fine della storia:
Isabella di 34 anni e Leslie di 36 alla fine si sposarono, la loro vita fu molto intensa e veramente piena. Nella loro vita di coppia era bandita ogni superficialita’ o menefreghismo, avevano imparato fin dalla loro giovane eta’ che la vita e’ bella, preziosa e vale la pena di viverla pienamente in armonia, pace, tranquillita’ e serenita’.
Ne avevano passati troppi di momenti tristi e orribili per sprecarla ora in capricci, frivolezze e altre cose vanesie. Dedicarono ogni loro sentimento, sensazione alla grande, amorevole cura per i loro tanti figli adottivi.
Isabella, infine’ imparo’ ad aprirsi e confidarsi con Ray suo figlio biologico, narrandogli con delicatezza e pudore della sua infanzia, le sue paure, i suoi terrori, di tutto cio’ che dovette fare e subire per salvaguardare la propria sopravvivenza, (ma una parte Ray la conosceva benissimo).
Dal canto suo Ray si dimostro’ un figlio comprensivo che amo’ la sua mamma come non lo aveva mai fatto.
Per la gioia loro e quella degli altri fratelli, la novella coppia ritrovata, Isabella e Leslie ebbero in seguito altri bambini, ma questa e’ tutta un’altra storia.

Dettagli per capire meglio il finale della storia.
Nel parco della grande villa, venne inaugurata una statua che rappresentava “Minerva che teneva in braccio una bambina, mentre altri bimbi lo attorniavano”. Rappresentavano i bambini che quest’uomo buono, aveva cercato invano di salvare. Ogni passaggio per l’altra meta’ del mondo demoniaco, venne istantaneamente cancellata e le vecchie entrate distrutte per sempre. Ora piu’ nessun umano del clan Ratry poteva entrare nell’altro mondo.
La saggia e buona Musica sposo’ il suo eterno fidanzato. Loro potevano comunicare con Isabella e gli altri ogni qual volta lo avessero voluto. Se lo ritenevano necessario potevano invitarli da loro e viceversa.
Infatti tutti gli abitanti dell’Arc en Ciel, vennero invitati al matrimonio di Musica, ma nessuno di loro seppe o capi’ mai come facessero per farli entrare nel loro mondo, visto che ogni vecchio passaggio conosciuto era stato distrutto, ma di cio’ non si preoccuparono piu’ di tanto.

Riguardo al nuovo capo-clan dei Ratry si stabili’ che:
-L’antico dio demone distrusse l’antico contratto millenario ormai nullo. Tolse ogni potere di facolta’ e decisioni agli attuali discendenti del Clan Ratry. Il loro orrido operato (non voluto dal dio demone) era finito per sempre, non avrebbero piu’ avuto decisioni di vita e di morte si innocenti bambini.
-Lo zio di Peter (che lo sostitui’) inoltre dovette sottoscrivere (sempre al dio demone, pena di morte dolorosa e immediata), un documento dove si impegnava per gli anni a venire (finche’ tutti i bambini dell’orfanatrofio dell’ “ARC EN CIEL” non fossero cresciuti e sistemati con lavoro retribuito, per il resto della loro vita) a sobbarcarsi le spese per il mantenimento e le spese riguardanti il rifornimento del cibo e sostentamento degli orfani.
-Nonche’ la previsione di una infermeria fissa alla villa, per l’assistenza immediata per tutte le visite e spese sanitarie degli occupanti della grande villa.
-Riguardo la grande casa, era loro compito (sempre degli eredi) occuparsi della parte edile ed eventuali restauri per sempre nuovi miglioramenti.
-Anche di loro competenza era il mantenimento dell’immenso parco, comprendente frutteti, orti, grandi giardini fioriti, nonche’ le piacevoli zone parco-giochi per i bambini piu’ piccoli.
-Inoltre dovevano procurare per ogni abitante della casa, buoni abiti adatti per ogni stagione e ricercate calzature sempre per gli occupanti.
–Dovevano anche istituire all’interno della villa una valida scuola, con esperti insegnanti, procurando tutto il necessario scolastico, dai libri, quaderni, penne e tutto cio’ di cui si ha bisogno, per non parlare di ogni tecnologia super moderna di quel momento.
-Dovevano infine pagare le migliori universita’ per i ragazzi/e piu’ grandi e mantenerli fin quando questi non avessero trovato un lavoro.
-Dovevano regalare decorazioni per le varie feste che si sarebbero festeggiate nella villa e ricordarsi del compleanno di ogni singola persona dal bambino piu’ piccolo fino alla loro mamma Isabella.
-Dovranno far festeggiare a tutti ogni anno il proprio compleanno, ricevendo adeguati regali, (di questo se ne sarebbe occupata mamma Isabella con l’aiuto di Emma). Naturalmente sempre pagati dai Ratry e questo finche’ quella persona o bambino abitera’ nella grande casa.
-Dovranno procurare a Mamma Isabella il miglior trasporto motorio esistente in quel momento, nonche’ un grande pulman per le gite comunitarie che si vorranno fare.

E questa e’ proprio la fine.
   
 
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