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Autore: gyikhu    03/12/2020    1 recensioni
Sequel di Crossroads! Nathan Drake e Lara Croft tornano insieme ad affrontare nuove avventure. Ci saranno enigmi da risolvere, trappole, sparatorie e ostacoli da superare. Come nei più classici romanzi d'azione, la storia prende ispirazione dalla saga di Uncharted, Tomb Raider e dalla bellissima interpretazione di Angelina Jolie nei panni di Lara. [Nathan/Lara]
Dal testo in inglese: Una tomba perduta, una mappa sconosciuta, un partner familiare. Cos'altro ci vuole per una grande avventura?... e forse per qualcosa di più. Se non sei l'unico a cercare il tesoro, è meglio che ti sbrighi!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lara Croft
Note: Cross-over, Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Crossroads DILOGIA'
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Link all’ottavo capitolo in lingua originale:
https://www.fanfiction.net/s/6958257/8/Crossroads-Back-again

Note della traduttrice:
DI NUOVO RITARDO. Il lavoretto era finito, ma mi hanno aggiunto altri compiti. Non c’entra nulla con Tomb Raider o Uncharted, ma mi fa piacere poterlo condividere qui quando verrà ufficialmente pubblicato. Sfortunatamente non posso dire ancora di cosa si tratta per ragioni professionali. :,) Ringrazio devil_may_cry_wrath_92m per la recensione! <3 E questa ultima che hai scritto era bellissima, sembrava l’anticipazione di una puntata! XD <3 Grazie ancora!
E grazie anche a voi lettori che mi seguite! :D Eccoci nella prossima entusiasmante puntata di questo racconto (Cit.xD)







Lara atterrò saldamente sul camion che percorreva la strada sotto il cavalcavia, abbassandosi appena in tempo per schivare l’arco del ponte. Necessitava di un momento per capire cosa stesse succedendo, ma non ce n’era il tempo. Un secondo dopo, quando il camion sorpassò il cavalcavia, un uomo armato atterrò all’altra estremità dei veicolo, vacillò per un attimo, ma ritrovò poco dopo l’equilibrio e puntò la pistola sui due cacciatori di tesori. Nate fece un balzo verso il nemico e gli afferrò il braccio che impugnava l’arma, colpendolo con l’altra mano. L’uomo, colto alla sprovvista, riuscì comunque a non cadere. Il camion continuò il suo viaggio su una larga strada a due corsie in direzione di un fiume. Lara pensò di intervenire puntando la pistola al nemico, ma non poteva fare alcunché senza rischiare di colpire il compagno. L’uomo urlò di rabbia, diede un calcio allo stomaco di Nate che, inevitabilmente, arretrò di qualche passo verso il bordo del camion. Fermandosi in tempo, Drake schivò un pugno allungandosi all’indietro con la schiena.
“Nate!” esclamò Lara spaventata quando lo vide barcollare al bordo del rimorchio.
“Tranquilla, mi occuperò anche di te!” disse l’uomo armato voltandosi verso di lei e sorridendo, poi puntò la pistola su Nate e sparò, facendolo cadere dal camion.
“No!” urlò Lara cercando di alzarsi, ma l’autocarro tremò sotto di lei. L’uomo fece un passo verso di lei e alzò la pistola. Lara scattò in avanti, ma non riuscì a prenderlo alla sprovvista. Il nemico l’afferrò per i capelli e, con un gesto violento, la scosse. La ragazza reagì tirando un pugno, ma l’uomo afferrò la mano per aria e gliela girò dietro la schiena. Lara gemette quando l’uomo le fece pressione con la canna della pistola sulla tempia.
“Dich brauchen wir nicht mehr!” urlò cercando di sovrastare il rumore assordante del camion. Lara cercava disperatamente di liberarsi dalla presa, ma il nemico era troppo forte. La vettura svoltò ad un’immissione stradale e l’uomo perse un po’ l’equilibrio, ma non abbastanza da poter permettere a Lara di sfruttare l’occasione. “È stato un piacere conoscerti!” le gridò con un forte accento tedesco.
Nate riuscì all’ultimo secondo ad afferrare uno dei pali verticali in acciaio vicino all’apertura del rimorchio. Ci mise un po’ a ritrovare l’equilibrio, si arrampicò aiutandosi coi piedi sulla superficie e si sporse sopra il bordo. Quando vide la compagna trovarsi bloccata in una presa da cui era difficile divincolarsi e con la pistola puntata, si mise subito a strisciare dall’altra parte del camion, appeso al bordo. Quando giunse dietro di loro, si issò. Sapeva bene che quella era la sua unica possibilità, intuendo dallo sguardo minaccioso e freddo dell’uomo che non stava scherzando. Cinse col braccio il collo del nemico che, sorpreso, lasciò andare il braccio di Lara, la quale crollò a terra. Il camion svoltò bruscamente a destra e proseguì verso un tunnel che collegava le due parti della città. Nate barcollò all’indietro e l’uomo armato ne approfittò per colpirlo allo stomaco col gomito. Lara si tirò su, guardò in direzione della facciata dell’autocarro e spalancò gli occhi. L’uomo afferrò Nate per il braccio e lo spinse con forza verso la ragazza, puntando nuovamente la pistola sulla coppia con un sorriso sadico sul volto. Lara ignorò il pericolo dell’arma prevedendone uno ben peggiore. Afferrò Nate per la maglietta e lo trascinò giù con sé, sdraiandosi sotto di lui sul tetto del camion. L’uomo armato aprì la bocca per parlare, ma un forte colpo alla nuca interruppe ogni sua azione, uccidendolo sul colpo. Il nemico cadde sulla strada poco dopo che il camion era entrato nel tunnel. Le luci del soffitto ad arco illuminavano ad intermittenza il veicolo su cui erano distesi Lara e Nathan, i quali sospirarono di sollievo al pericolo scampato.
“Lo so che vorresti farlo, ma non penso sia il momento più adatto,” scherzò Nate alzando la testa e sorridendo a Lara, la quale si trovava completamente sdraiata sotto di lui.
“Piuttosto, dovresti ringraziarmi per averti salvato la vita. Di nuovo,” replicò la ragazza tirando su l’angolo delle labbra felice di vederlo tutto intero.
“Di nuovo? Devo ricordarti tutte le volte che ho salvato il tuo bel culetto?” disse Nate continuando a sorridere e rimanendo fermo in quella posizione.
“E se invece ti togliessi di dosso da me?” chiese Lara non avendo un’idea migliore con cui replicare.
“A me così piace,” rispose sfacciatamente Nate, ma comunque si girò di lato. “Che ne dici di viaggiare su un altro veicolo?” soggiunse guardando Lara, la quale fece un cenno del capo. Quando il camion oltrepassò il tunnel e si fermò ad un semaforo rosso, i due saltarono giù.
“Aspetta un attimo,” disse Lara cominciando a frugare nello zaino, sollevata nel ritrovare l’auricolare e il cellulare. “Per fortuna c’è tutto,” mormorò tra sé e sé componendo un numero sotto lo sguardo soddisfatto del compagno. “Bryce!”
“Lara! Pensavo ti fosse successo qualcosa. Sei finalmente uscita dalla cella frigo?” chiese il tecnico del computer con stupore.
“Diciamo che da allora sono successo un bel po’ di cose,” riferì Lara guardando Nate, sorridendo nel vederlo così sporco, trasandato e spettinato. Era certa che neppure lei avrebbe avuto un aspetto migliore. “Scopri dove ci troviamo e come arrivare al castello indicato nella mappa.”
“Subito,” rispose Bryce. “Nel frattempo, ho cercato di scoprire qualcosa di più su quella mappa, e credo si aver capito l’esatta locazione.”
“Dimmela!” esclamò Lara pervasa dall’eccitazione. Dovevano sbrigarsi prima che qualcuno riuscisse ad anticiparli. Chiunque li seguisse aveva la mappa con sé e poteva giungere alla stessa conclusione.
“Credo che si tratti delle catacombe. La mappa non è del tutto chiara, ma non c’è altra possibilità visto che non ci sono altre opzioni nelle vicinanze.”
“Va bene, allora saliremo la montagna,” disse Lara guardandosi intorno e scoprendo di essere piuttosto vicini. Il tunnel che avevano preso poco prima attraversava proprio la collina sui cui era stato costruito il castello.
“Aspetta, credo ci sia un modo più semplice secondo il mio GPS,” proruppe Bryce. “Dovrebbe esserci un tunnel nelle tue vicinanze.”
“Proprio davanti a noi,” informò Lara sorridendo al ricordo della scena sul camion.
“Al centro dovrebbe esserci un condotto che porta dritto al castello. Credo sia il modo più semplice e sicuro di arrivarci. Giunti a destinazione, ci sono solo due entrate per le catacombe.”
“Bene. Controllerò quando saremo arrivati,” convenne Lara chiudendo la chiamata e riponendo l’auricolare nella borsa.
“Quindi Bryce cos’ha detto di fare?” chiese Nate curioso.
“Di andare alle catacombe,” informò Lara dirigendosi al tunnel a qualche centinaia di metri da loro.
“Fantastico. Suona bene. Catacombe,” disse Nate con un sorriso tra l’incerto e il divertito, e la seguì.
Percorsero il tunnel al lato della strada, sul quale era stato costruito uno scarno marciapiede per le uscite di sicurezza. Fortunatamente, al primo sorgere del sole c’erano pochissime macchine e questo li aiutava ad evitare che potessero notare il loro comportamento sospetto.
Arrivati a destinazione, come descritto da Bryce, videro una scala a pioli che conduceva ad un’apertura semicircolare sul soffitto; lo scalino più basso era bloccato a tre metri dal pavimento, perciò non sarebbe bastato sporgersi in alto per afferrarlo ed abbassarlo. I due avventurieri si guardarono capendosi all’unisono.
“Sta cominciando a diventare un’abitudine,” scherzò Nate mettendosi con le spalle alla parete, arcuando la schiena e unendo le mani coi palmi in alto. Lara ci mise sopra la scarpa e, non appena si diede la spinta, Nathan la sollevò verso l’alto. La ragazza riuscì subito a raggiungere la fine della scala, spingendola verso il basso per permettere all’amico di issarsi.
“Sarà una bella salita,” commentò Lara guardando su per il passaggio buio e verticale. Non riusciva a vederne la fine.
“Per fortuna il panorama è gradevole,” scherzò Nate sorridendo e accendendo la torcia in direzione di Lara per aiutarla ad avanzare.
Il passaggio era stretto, lasciando giusto lo spazio di salire la scala di metallo. La torcia che si rifletteva sulle pareti di cemento bagnate creava un gioco di ombre spettrale. Le braccia di Lara cominciarono a sentire la fatica, e alzando stancamente la testa notò il coperchio del passaggio a meno di un metro dalla sua testa. Spingendo con la mano, aprì con cautela e sbirciò circospetta non prevedendo quel che poteva aspettarli, ma vide solo lampioni gialli e luminosi. Non c’era anima viva in quelle strade desolate. Così, lentamente, spinse il coperchio di lato e uscì dal cunicolo. Quando anche Nate fece altrettanto, ebbe la premura di rimettere a posto il coperchio: non voleva lasciare indizi del loro arrivo.
Assicurandosi una seconda volta che non ci fosse nessuno, cominciarono a correre tranquilli nella direzione indicata da Bryce sul palmare di Lara. Infine, sotto al luce fioca di un lampione, videro una porta di metallo nera nelle mura rocciose e grezze di quella che sembrava un’abitazione. A causa della superficie pietrosa, dava l’impressione di essere una naturale estensione della parete rocciosa, fondendosi completamente con l’ambiente circostante. Se non avessero avuto un luogo preciso segnato nel GPS del palmare, probabilmente non avrebbero neppure notato quell’ingresso.
“Falla aprire a me,” disse Nate con entusiasmo frugando nello zaino di Lara e prendendo gli attrezzi di scasso.
“Come vuoi,” rispose Lara scrollando le spalle e facendosi da parte.
Il ragazzo si inginocchiò davanti alla porta e cominciò ad armeggiare con la serratura. Passò un minuto, ma non successe nulla. Lara iniziò a battere il piede con impazienza, e trascorso un altro minuto sospirò e si girò verso il compagno.
“Oh, andiamo. Fammi fare a me, vorrei riuscire ad entrare prima di capodanno,” scherzò spingendo via l’amico per prendergli il posto. Con la torcia in bocca, maneggiò gli attrezzi nella serratura e bastarono poche mosse per far scattare la serratura. “Visto?” soggiunse guardando Nate con aria di sfida e un sorriso soddisfatto.
“Un giorno dovrai insegnarmelo,” sussurrò il ragazzo ancora incredulo, entrando con Lara nel passaggio e chiudendosi la porta alle spalle.
“Appena ne avremo l’occasione,” rispose Lara sorridendo.
Con la luce della torcia ancora accesa, notarono che subito dopo l’ingresso si trovava una ripida rampa di scale in discesa. “Meglio tenere le luci spente,” convenne Lara premendo l’interruttore e mettendosi la torcia nello zaino. Prese le scale scendendo di qualche metro, tranquillizzata e sorpresa dalla scarsa sicurezza allestita nel sito archeologico: non c’erano telecamere né allarmi. Ma in effetti chi avrebbe voluto fare irruzione? Non c’era niente da rubare.
Lara finì di scendere e arrivò al gazebo nel quale si compravano i biglietti. Riaccese la torcia, giusto il tempo per illuminare la mappa del luogo appesa al muro.
“Perfetto, ci troviamo in un labirinto,” sostenne Drake studiando distrattamente la cartina. “Come troviamo quello che cerchiamo?”
“Mmmh…” mugolò Lara meditabonda. “Non sembra un posto tanto grande.”
“Da dove cominciamo?” chiese Nate facendo qualche passo verso l’ingresso del sito archeologo e spiando nell’oscurità. Lara continuava a scrutare la mappa, assottigliando gli occhi non capendo bene le annotazioni in ungherese. Ci appoggiò un dito per seguirne il percorso principale, e ad un tratto si fermò.
“Guarda qui!” esclamò, e Nate, preso dalla curiosità, le si avvicinò mettendosele di fianco.
“Cos’è?” chiese appropinquandosi ulteriormente alla mappa per capirne la descrizione.
“C’è scritto che questo posto è nominato parte oscura. A quanto pare non c’è luce all’interno e si trova la propria strada brancolando con le mani,” lesse Lara sotto la luce della torcia. “Non ti fa pensare che sia una strategia per quanto goffa di nascondere qualcosa da occhi indiscreti?”
“Vale la pena provare non avendo altro,” ritenne Nate, dirigendosi con la compagna in quella direzione.
Lara prese dal dispenser un opuscolo informativo che comprendeva anche una mappa del labirinto sotterraneo. Dopo aver vagato per qualche minuto, arrivarono all’incrocio dove si trovava la loro destinazione. Alcune tende spesse e rosse erano state installate per separare la sezione in cui si trovavano dal resto del labirinto. Nate la discostò e sbirciò dentro. “Dopo di te,” disse guardando Lara con un sorriso sulle labbra. La ragazza arrise di rimando e oltrepassò le tende.
“Non sembra promettere bene,” meditò Lara scrutando le pareti scarne con la lampada. Non c’erano né aperture, né giunzioni, né nicchie. Niente.
“Usa la tua immaginazione,” commentò Nate a pochi metri di distanza. “Immagina quanto sarebbe più interessante se fosse buio potendoti fidare solo delle tue mani per trovare la strada,” soggiunse mettendosi dietro di lei e posando le dita sul mento incolto. “Ricordi l’ultima volta che siamo rimasti intrappolati in un posto buio come questo?”
“Difficile da dimenticare. Ma per fortuna qui non c’è un enorme rullo che cerca di ammazzarci,” convenne Lara procedendo lentamente lungo la parete ed esaminandone ogni minima parte. “Il lato destro è tuo.”
“Nell’oscurità tutto diventa diverso, più emozionante,” continuò a dire Nate con filosofia mentre sondava la sua parte di muro con lo sguardo, toccandone la superficie irregolare e accorgendosi che la roccia era stata levigata grossolanamente. “Il sole radioso si era spento, e le stelle vagavano oscurandosi nello spazio eterno, disperse e prive di raggi, e la terra coperta di ghiacci ottenebrandosi ruotava cieca nell’aria senza luce; il mattino venne e svanì, ritornò senza portare il giorno.”
E nel terrore di questa desolazione gli uomini obliarono le loro passioni; e ogni cuore gelò in un’egoista preghiera per la luce,” continuò Lara. “Impressionante, Nate. Lord Byron. Non ti facevo tipo da poesia. Ma mentre decanti, perché non trovi qualche segno che siamo nel posto giusto?”
“Sei a dir poco prosaica,” scherzò Nate fintamente offeso. Lara, però, non lo ascoltava presa dalla scoperta di un piccolo anfratto dietro al quale era nascosta una porta con un lucchetto.
“Mmmh,” mugolò Lara. “Ora sì che si fa interessante. Più cercano di mettere delle porte chiuse a chiave, più mi viene voglia di entrare.”
“Mi piace quando dici queste cose,” ammise Nate avvicinandosi e guardando il lucchetto. “Tu o io?”
“Dipende quanto tempo vogliamo passare qui,” scherzò Lara. “Meglio che ci pensi io,” soggiunse armeggiando con i soliti attrezzi, e dopo qualche secondo la serratura scattò. La ragazza abbassò la maniglia, aprì la porta facendola cigolare ed entrò incuriosita. Si trattava niente meno che di una zona ancora sotto scavo: una serie di casse di legno, cesti ed ogni tipo di attrezzatura moderna costellavano la stanza dalla pavimentazione irregolare e rocciosa. Camminarono con cautela per non inciampare su qualcosa o rovinare qualche urna antica. Alla parete opposta all’entrata, notarono una cavità che si apriva nel muro sul quale era stato inciso un testo antico. Sul pavimento, addossate alla parete, si trovavano mucchi di ossa umani e teschi, disposti in maniera caotica e al contempo ordinata. L’area sembrava intatta. Pianificando ogni passo in anticipo, Lara si appropinquò al muro facendo attenzione a non calpestare niente. Alzò la torcia e, assottigliando gli occhi, cercò di decifrare le parole incise sulla pietra.
“Devo avvicinarmi per fare delle foto,” disse voltandosi verso Nate che rimase a guardarla. “È una lingua che non conosco. Avremo bisogno di Bryce,” soggiunse alzando la gamba in avanti.
“Attenta!” sibilò Nate udendo qualcosa scricchiolare sotto lo stivale di Lara, rimbombando nel silenzio assordante della caverna.
“So bene quello che faccio,” replicò Lara infastidita.
“Non mi era sembrato,” scherzò Nate con un mezzo sorriso.
“Vuoi farlo tu?” propose la ragazza guardandolo con rimprovero e sfida.
“No,” rispose semplicemente Nate sorridendo. “Perché odi che qualcun altro faccia il tuo lavoro.”
Lara elargì un sorriso sincero. “Mi conosci troppo bene.”
La cacciatrice di tombe scattò una foto con il palmare e tornò con cautela da compagno, che osservò lo schermo meditabondo.
“Dobbiamo andarcene, così potrò mandarla a Bryce. Quaggiù non c’è segnale,” disse Lara avviandosi all’ingresso, ma venne bloccata da Nate che l’afferrò per il braccio all’improvviso.
“Mostramela di nuovo,” mormorò prendendole il dispositivo e cominciando a studiare la fotografia. “Ma certo…”
“Non dirmi che sai tradurre il testo,” ammise Lara alzando sorpresa le sopracciglia.
“Perché? Sarebbe così assurdo che io conosca qualcosa che tu non sai?” ironizzò Nate. “Che tu ci creda o no, nella mia vita ho letto qualche libro.”
“Allora dimmi cosa c’è scritto,” disse la ragazza mettendosi a braccia converse e guardandolo con curiosità.
“C’è scritto: affronta i prescelti e saprai la risposta,” informò subito dopo, come se fosse stata una traduzione basilare. Lara lo guardò dubbiosa, avvicinandosi lentamente a lui.
“Sei sicuro? Non ha tanto senso,” controbatté aggrottando le sopracciglia.
“Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, dovresti fidarti un po’ più di me,” convenne Nate restituendole il palmare e guardandola negli occhi.
“D’accordo,” ammise Lara voltandosi e cominciando a camminare su e giù per la zona sgombra dello scavo. “Supponiamo che ciò che hai detto sia giusto, che diavolo potrebbe significare?”
“Che dovremmo trovare la soluzione prima di finire come questi qui,” replicò Nate avvicinandosi ad un teschio, prendendolo in mano e guardandolo con attenzione sotto la luce della torcia. Ne tolse via la polvere con delicatezza.
“I prescelti…” ripeté Lara meditabonda. “Dato che neppure sappiamo cosa stiamo cercando, sarà difficile capire a cosa si riferisca.”
“Be’, siamo a Budapest. Può farsi che sia qualcosa che ha a che fare con l’Ungheria,” suggerì Nate con il teschio in mano mentre si sedeva su una cassa di legno. Lara lo imitò, adagiandosi con il fondo-schiena su una botte.
“Non aiuta molto,” valutò Lara cominciando a tamburellare con le dita sul mento.
“Possiamo chiedere al nostro ospite,” disse Nate sorridendo. Alzò il cranio e fece lampeggiare la lampada dal basso, così da far uscire una luce spettrale attraverso i fori oculari.
“Oh, Nate. Ti sembra il momento di fare lo stupido?”
“Sei te che non hai un momento per smettere di essere seria,” replicò Nate. “Rilassati e goditi un po’ la vita,” soggiunse sollevando il cranio verso la compagna e accendendo ad intermittenza la torcia per far apparire il teschio ancora più sovrannaturale.
“Almeno riesco ad avere dei risultati, contrariamente a te quando fai le battute,” ironizzò Lara guardando con casualità in alto mentre si massaggiava il collo indolenzito dall’umidità dello scavo. Spalancò gli occhi stupita dopo aver intravisto qualcosa, si alzò dalla cassa e strappò il cranio dalla mano del compagno, osservandolo con stupore. “Mio dio, non ci credo,” disse sorridendo con soddisfazione e spostando lo sguardo sul compagno di avventure. “Solo tu puoi essere così fortunato da trovare un indizio per caso.”
   
 
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