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Autore: Miryel    04/12/2020    4 recensioni
In una notte come tante, l'equilibrio di Morty viene spezzato da una visita inaspettata che lo porterà a scoprire una verità che non avrebbe mai voluto realizzare davvero. Di fronte a lui c'è la sua copia esatta ma con una vena crudele e spietata che gli brilla nell'unico occhio visibile, lo spezza in due e lo divora in mille pezzi.
L'anello di congiunzione è sempre, inevitabilmente Rick e questo, inevitabilmente, non porterà a nulla di buono.
[ About Evil Morty - Morty Smith&Rick Sanchez - Introspettivo - Minilong ]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Evil Morty, Morty Smith, Rick Sanchez
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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[ About Evil Morty - Morty Smith&Rick Sanchez - Introspettivo - Minilong]




Evil Morty Analysis: R&M Theory | Rick And Morty Amino

HOW BAD
  CAN I
  BE?





«Nobody exists on purpose, nobody belongs anywhere, everyone is gonna die.»
Morty Smith


 

| Capitolo IV - Epilogo






 
 
 

  

            Morto. È morto. Morto, morto, morto, morto. Morto! 

Prima esisteva e ora non più, e la mente di Morty è come glassa che gli cola via dalle orecchie: un annullamento autoimposto da una psiche che non riesce ad assimilare quella perdita e, al tempo stesso, è uno tsunami di emozioni che lo ha travolto e si sente annegare in un mare fatto di pece e oscurità. Niente sembra reale, ogni pensiero pare sfuggirgli di mano, come un palloncino attaccato ad una corda che vola via, e si perde per sempre nel cielo. Poi esplode quando, come Icaro, è troppo vicino al sole. Esplode, come una bomba ad orologeria che sembrava in attesa di scoppiare da una vita.

«N-non… non… t-tu… che cosa… tu glielo hai lasciato fare! Non avresti do-dovuto! Non avresti dovuto, tu n-»  

Il Morty cattivo si volta verso di lui, con uno scatto fulmineo: l’occhio esposto spalancato sul nulla, privo di emozioni, di calore, di freddezza, di cattiveria e di amore. Annullato di ogni cosa, pregno solo del nulla assoluto. Nemmeno la delusione. 

«Ha fatto tutto da solo!», urla, ad un tratto e, senza controllo, tira un calcio alla sedia di Morty., che cade all’indietro, sbatte la testa e non può nemmeno prendersela tra le mani. Emette un mugolio di dolore, poi stringe i denti. Fa male, malissimo. Il contatto con il pavimento è stato devastante. Vede tutto annebbiato. 

L’altro Morty gli si avvicina, si piega sulle ginocchia e lo tira per i capelli, alzandogli la testa a pochi centimetri dalla sua. «È tutta colpa tua! Solo tua! Se non… se non si fosse ammorbidito così per te, ora sarebbe nel mio laboratorio a farsi stuprare da un macchinario super sofisticato e non qui, a marcire sul pavimento del vostro fottutissimo garage! Sentiti in colpa, Morty! È crepato per te, e io ti ammazzo lo stesso! Avrai la fine che meriti, piccolo pezzo di merda inutile che non sei altro! Chissà che cazzo ci avrà visto, in te!» 

«Gli spariamo?», interviene uno dei Rick, rimasto silenziosi fino a quel momento, imbracciando il fucile. 

«No, me ne occupo io! Ma non qui!», dice l’altro, nervoso, ammonendo l’iniziativa di aprire bocca di quel Rick a quanto pare sottomesso. Un Rick che non è Rick. In alcun modo. 

«U-U-Uccidimi qui», lo supplica Morty, e l’altro sembra prendere quella richiesta come un motivo in più per fare tutto il contrario di tutto. Lo slega velocemente, con le mani che tremano e, tirando fuori una pistola da dietro la schiena, lo tira su e gliela punta addosso. Come se Morty potesse mai fare niente per ribellarsi e scappare via, mentre torna a puntare lo sguardo sul corpo morto di Rick, ogni istante più pallido. La chiazza di sangue sotto di lui si allarga e diventa sempre più nera. Morty trema, ma non riesce a distogliere gli occhi. 

«Con me!», gli ordina l’altro Morty, poi fa cenno a uno dei Rick di aprire il portale esortandolo con una dura pacca sulla spalla e, quando i due sottoposti lo fanno, muove il mento indicando loro di entrare. Non appena lo fanno, Morty si sente strattonare di nuovo di fronte al pulsare di quel verde che lo ha accompagnato per molte avventure e che ora è il varco che lo porterà alla morte. 

I due Rick spariscono e, non appena anche loro stanno per fare quel passo, il Morty cattivo si ferma. Si gira verso Rick, poi di nuovo verso il portale. 

«Coglioni», mormora e lascia andare Morty, cominciando a ridere di gusto. A ridere con un tale trasporto che, se fosse una situazione diversa, riderebbe anche lui. 

«C-Che… che accidenti…», prova Morty, mentre quell’altro si avvicina al corpo di Rick, e vorrebbe urlargli di stargli lontano, di rispettare quello che il nonno ha fatto e il perché lo ha fatto. Ma ferma quell’intento quando il Morty cattivo prende la portal gun dalla giacca di Rick e la usa per chiudere il portale. Senza motivo. O forse sì, ma gli sfugge quale potrebbe essere. Ha la testa troppo annebbiata dalla disperazione di aver perso Rick, per poter formulare un pensiero coerente.

«Oh, cazzo! Avrei dovuto fare l’attore, il pezzo di merda mi riesce proprio bene! Dopotutto non è tanto difficile, per me», dice ancora l’altro, poi si gira verso Morty e si pianta le mani ai fianchi. Un ghigno di pura soddisfazione si apre – si spalanca sul suo viso e, subito dopo, si toglie la benda dall’occhio; due fili si staccano in modo inquietante da altri due che gli penzolano dal bulbo oculare e, mentre lo guarda, mugugna. «Tecnologia avanzata un par di balle. Questa cosa avrei potuto costruirla all’asilo. Stupido idiota, come ha fatto a prendere il comando di una Cittadella intera, piena di Rick?» Scuote la testa, amareggiato. Con quel modo familiare che gli fa saltare un battito al cuore.  

«Ma che acc-», inizia Morty, sconvolto, anche se sta iniziando a capire; forse ha davvero capito e, quando sente di nuovo le lacrime agli occhi, ne è certo. 

«Dio santo, Morty! Sei veramente lento a capire!», sorride il Morty malvagio… che è Rick. Senza alcun dubbio. È Rick, che è sempre pieno di sorprese. Rick, che non fa mai niente se non ha una soluzione. Rick, che piuttosto che morire distruggerebbe l’universo e, forse, c’era pure andato vicino. 

«R-Rick?», balbetta Morty, e sebbene sia tutto chiaro, ora, racchiuso in una stretta di mano che non era un accordo ma un bluff – l’unico contatto che il nonno e l’altro hanno avuto, si sente confuso. 

Rick, nel corpo dell’altro Morty, ride di nuovo. Gli posa una mano sulla spalla, ed è quasi un abbraccio; quello che Morty forse un po’ vorrebbe, in questo momento, perché è in preda all’ennesimo crollo psicologico. Uno che, stavolta, non può gestire. 

«Pensi che solo lui sia in grado di trasferirsi in altri corpi? Questo tipo di tecnologia l’ho inventata io!» Apre la mano: appiccicato sul palmo c’è un chip nero, minuscolo, con un pulsante rosso al centro «Gli ho stretto la mano e ho azionato il dispositivo. Mi sono trasferito nel suo corpo un attimo prima di spararmi. Così, quello lì, non sono io.» C’è una certa soddisfazione nel suo sguardo, mentre lo dice e, quando si voltano entrambi a guardare di nuovo quel corpo senza vita, quasi pare che non sia davvero Rick, steso per terra. Pare che non sia altro che un pupazzo senz’anima, ma che comunque, fino a poco prima, pulsava di vita. 

Morty rabbrividisce. Morty pensa alle conseguenze perché, sì, dopotutto quella vasca d’acido è servita davvero a qualcosa.

«Rick… Rick, hai… ucciso… il tuo vero Morty.» 

«Ehi! Frena con le accuse! Prima di tutto se non avessi sincronizzato in tempo lo sparo e poi il trasferimento di coscienza, ora sarebbe il mio cervello, quello spappolato. E poi nessun Rick vuole un nipote del genere. Nessun Rick sarebbe capace di controllarlo. Era pericoloso e andava fermato, punto. Non farti troppe domande, Morty. È stato giusto così.» 

«Ma lui… lui era…» 

«Cosa? Un vero stronzo? Arrogante, patetico? Che altro, Morty? Ho un altro milione di aggettivi da affibbiargli. E nessuno di questi ha pietà di lui. Ho infiniti nipoti, in giro per gli universi, ma nessuno di loro è un tale pezzo di merda. Non mi mancherà, Morty.» Rick si slaccia la cravatta e sbottona il primo bottone della camicia, come se stesse soffocando nei vestiti e in quel corpo minuto e debole. Morty lo guarda come si guarderebbe un pazzo e non un nonno geniale che ha appena salvato la sua vita e, probabilmente, quella dell’intero pianeta. Sa che lo ha fatto per una giusta causa e che, dopotutto, a lui ci tiene davvero… ma questo è davvero il prezzo che ha dovuto pagare? Perdere l’unica cosa autentica che gli era rimasta? L’unico Morty che è nato nel suo stesso universo? L’unico che ha visto nascere, crescere, cadere, rialzarsi e sbagliare tutto? 

Lo pensa con una patetica innocenza, che si espande troppo spesso in pensieri positivi persino su chi non li merita, ma Morty lo sa, che la sua innocenza, l'ha persa il giorno in cui ha seppellito se stesso. E questo è un colpo troppo grosso da mandare giù. Troppo doloroso. 

«Co-cosa… cosa faremo, ora?» 

Rick sbuffa e si stiracchia la schiena, poi lo guarda come se Morty gli avesse appena chiesto la luna o un gelato al veleno. 

«Prima di tutto ci occuperemo della Cittadella. Non appena scopriranno cosa è successo, torneranno per cercare il loro Presidente – ammetto che mi piacerebbe moltissimo continuare a ricoprire questo ruolo e lasciare che facciano tutto quello che voglio, ma mi annoio facilmente e la Cittadella è un posto di merda! Dunque…», dice, poi prende il dispositivo a forma di benda, se lo attacca di nuovo all’occhio e, un attimo dopo, sussulta. «Uoooo, devono aver fatto un gran bel botto, dopo questa!» 

«Rick! Che accidenti hai fatto?», chiede Morty, ma ha capito benissimo che cosa è successo. Lo ha capito fin troppo bene. Rick lo ha fatto: ha distrutto la Cittadella usando lo stesso dispositivo che la controllava, perché è un genio e può farlo; perché a volte è giusto, ma senza principi. Fa sempre quello che Morty non farebbe mai. Non questo Morty. 

«Ho…», rutta, «sistemato le cose», spiega Rick, sfilandosi di nuovo la benda e buttandola a terra. La calpesta e la distrugge con un colpo di tacco, come se fosse una sigaretta appena finita di fumare. Come se non avesse sterminato un pianeta intero.

«C-come?» 

«La pacca sulla spalla di quel Rick», dice, indicando con il pollice il punto esatto dove prima c’era stato il portale. «Gli ho attaccato addosso un microchip che ho rapidamente collegato a questo coso. È burp esploso e con lui ogni essere vivente che condivideva con lui tracce di DNA nel raggio di qualche metro. Una Cittadella popolata solo di Morty e di Rick non ha molto di cui sperare, in certi casi. Ovviamente è tutto circoscritto a quella realtà e… sì, lo so che te lo stai chiedendo ma no, la possibilità che vi sia rimasto qualche sopravvissuto è davvero bassa. E anche fosse, non ci interessa. Il loro leader è morto, e senza la benda non possono essere controllati. Si renderanno conto di essere liberi… sempre se, come ho detto, ci sono dei sopravvissuti», asserisce. Incrocia le braccia al petto, chiude gli occhi. Come se nulla fosse successo. 

Morty è sconvolto. Molto più di quanto non lo sia stato in altre occasioni. Ci sono troppe cose che non riesce a sostenere, sopra al manto debole del suo animo fragile e, ancora una volta, l’emotività che da sempre lo contraddistingue esplode in un pianto, che non lo libera, piuttosto lo condanna a una vita spesa a vedere troppi se stessi morire e troppi Rick artefici di quei destini. Non gli importa se quel Morty era cattivo, non gli importa se voleva  ucciderli e distruggere l’universo. Non gli importa se non c’era niente di morale, nelle sue azioni. Gli importa che ogni essere umano ha una propria indipendenza e che ognuna di esse andrebbe rispettata, ma il prezzo di una tale giustizia lo paga sempre col dolore e… e forse è stufo. È stufo perché forse gli manca la vita triste e monotona dei suoi brutti voti a scuola e dei suoi fallimenti in amore. Gli manca essere normale e, tutto questo, con Rick non può più riaverlo indietro. Quello che sa, poi, è che anche se Rick se ne andasse, le cose non tornerebbero mai come prima. 

«Ehi, ehi. No, Morty, no!», esclama Rick, goffamente e quando Morty alza lo sguardo sul suo, lo trova con un labbro stretto tra i denti, mortificato. Colpevole. «Non sentirti in colpa per quello che è successo! Siamo vivi! Ora non mi resta che trasferire la mia coscienza in un corpo nuovo, identico al mio, e tutto tornerà come prima! È successo un milione di volte!» 

«M-ma non… non così, Rick! Perché finiamo sempre per ammazzarci a vicenda?»

«Non siamo noi, ricordi? Sono… sono altri Rick e altri Morty. Non siamo mai davvero noi. È diverso!», cerca di rassicurarlo. Gli appoggia un’altra mano sulla spalla, ed è l’unico gesto che Morty sa di poter chiedere. Rick non si spingerà mai oltre quello, non gli darà mai l’abbraccio di conforto che chiede. Lo priverà sempre di quelle attenzioni paterne che gli mancano. Ed ora ha paura che le cose possano cambiare ancora.

«E… e se diventassi anch’io, così? E se fosse il destino di ogni Morty, questo?»

«No, non lo è. Tu non… non puoi diventare così.»

«Perché sono stupido? Perché non ci arrivo? Perché non sono abbastanza come te?», lo rimprovera. Si asciuga le lacrime con il dorso della mano, ma queste non smettono di scendere dai suoi occhi; gli fanno male, bruciano. Non ha mai pianto così tanto in vita sua. E da quando Rick è lì, lo fa sempre più spesso, eppure… eppure non vuole che se ne vada. 

Rick sospira, in risposa. Lo guarda colpevole. Quello sguardo ha più risposte di mille parole, ma Morty questa volta le vorrebbe sentire dalla bocca di suo nonno. Per inventare ancora l'onestà, come quella volta in cui l’hanno fatto per colpa di una vasca d’acido. 

«Non sei abbastanza come me, no. Non sei un cinico bastardo, incapace di esternare le proprie emozioni, che non sa legarsi – o sa farlo senza saperlo dimostrare. Non sei uno che fugge, non scappi dai problemi e dalla tua famiglia, quando le cose si fanno scomode. Quel Morty poteva tornare a casa, e ha deciso di crearsi un suo impero, scegliendo la solitudine, come ho fatto io in passato. Tu non sei così.» 

Morty apre appena la bocca, per un attimo ammutolito da quel tentativo di dimostrargli che vale qualcosa, ma senza mai dirlo direttamente; è molto più di quanto possa chiedere e, per ora, va bene così. 

«Come tutti gli altri Morty?» 

«Come ogni Morty giusto che vive nel proprio universo. Ma tu sei il Morty più Morty di tutti.» Rick sorride, e a Morty sembra quasi di vederlo, il viso di suo nonno, mentre lo fa. Sa che non è vero che è il Morty più Morty, anche se sogna di esserlo da quando sono stati alla Cittadella e ha scoperto questo fatto. Non lo è, il più degno è morto, e forse… forse Rick ha ragione, forse è meglio essere uno fra i tanti, che il solo e unico, ma senza affetti. «Vado a cambiarmi», dice poi Rick e sparisce per un po’ nella botola al centro della stanza. 

Morty passa quel tempo che lo separa dal rivedere suo nonno a rimuginare. Non è davvero convinto che Rick gli sia così affezionato da preferirlo ad altri. Non crede che ci sia qualcosa in lui che lo rende diverso da altri Morty. Uno varrebbe l’altro, non vi sarebbe differenza, proprio come la sua famiglia, quella dove ora è ospite, che non è davvero la sua, ma a volte riesce a dimenticare quel particolare e vivere normalmente, come se lo fosse; perché differenze sostanziali non ce ne sono: Jerry è un fallito, Beth è infelice e Summer è una stronza a cui vuole un gran bene. Sono loro, eppure non lo sono e questo… questo è affascinante e allo stesso tempo terribile. 

Si copre il viso con le mani e, stanco, non sa se vuole davvero continuare con le sue avventure con Rick. Prima di quel momento lo facevano sentire unico, non condiviso e, di certo, il preferito del nonno. Ma ora è cambiato tutto; si sente come se avesse raggiunto l’età adulta nel giro di pochi secondi, senza passare per quegli anni indispensabili a crescere davvero, gradualmente, forse senza nemmeno accorgersene. 

Rick ritorna. Sente i suoi passi sulle scale di metallo del bunker, poi la botola si chiude con un tonfo e, quando lo fronteggia di nuovo, Morty si scopre la faccia e lo guarda. È di nuovo lui, maglietta celeste, camice bianco e un monociglio inconfondibile. Uno dei tanti Rick, ma il più Rick di tutti. Forse non merita nemmeno il privilegio di fargli da spalla. Forse il nonno meriterebbe qualcuno che vale qualcosa. Basta così poco, per essere migliori di lui...

«Ti senti meglio?», chiede Rick, ma lo dice come se conoscesse già la risposta. 

Morty annuisce, ma sta mentendo. Ha un vuoto dentro che non riesce a colmare e no, non può andare avanti così, non ne ha la capacità. Non ne ha la forza. Allora alza la testa e lo fronteggia, con il solo intento di sfidarlo e dirgli tutto, di ammettere che loro due, insieme, sono capaci solo a distruggersi e rovinarsi la vita. 

Ma non fa in tempo a tirar fuori quel coraggio, perché di fronte ai suoi occhi c’è una pistola che non ha mai visto, ma che in qualche modo è familiare. Vede solo una luce blu che gli colpisce il volto, poi cade all’indietro; qualcuno lo prende al volo. Infine è solo il buio dietro le pupille chiuse, e i ricordi di frammentano lentamente, fino a sparire. 


 

Rick And Morty Silhouette posted by Christopher Sellers


 

«Morty? Morty?» È la voce di Rick, che lo chiama, impaziente. Sente mani poderose che lo scuotono e, un attimo dopo, apre gli occhi con una fatica ignobile. Ha la testa che gli scoppia e, di sottofondo, rumori sconnessi che non riesce a distinguere, finché non vede di fronte a sé la TV accesa e Rick, nel suo campo visivo, che gli è praticamente di fronte, piegato su di lui e tenta di svegliarlo.

«R-Rick? C-che… che accidenti è successo?»
«Cosa è successo, chiedi? Ti sei addormentato di fronte alla TV intergalattica! Ti sei perso il finale del Grande Fratello con le pannocchie!», sbuffa, indignato, incrociando le braccia al petto e tamburellando un piede a terra; un rumore sordo contro il tappeto, che ha lo stesso impatto di unghie contro una lavagna, nella testa di Morty. 

«A-addormentato? Non ci posso credere, non mi sono mai addormentato guardando la TV intergalattica», dice, sconvolto, posandosi una mano sulla fronte: è sudata e bollente. 

Rick lo guarda senza dire niente, poi gli scosta bruscamente la mano e vi posa la sua. «Uho! Accidenti, scotti come una piastra da hamburger! Hai la febbre, Morty!» 

«No, no! Io non… non ho… non ho la febbre! Sto bene! Po-possiamo persino partire per una classica avventura di Rick e Morty, no?», chiede, speranzoso, e sente dentro al cuore che è tutto ciò di cui ha bisogno ora, e non sa nemmeno il perché. Sa solo che ha necessità di ritrovare un equilibrio con Rick, di assicurarsi che è ancora la sua spalla, la sua preferita, anche se è certo che non sia così. 

Rick lo fissa senza alcuna espressione facciale, poi sbuffa e si spiaccica una mano sulla faccia, esasperato. «Non voglio mocciosi malati nella mia navicella! E tu sei malato. Ce ne staremo a casa finché non ti riprenderai, e spero che accada presto, Morty. Non rinuncio ai miei tentativi suicida tanto facilmente!», esclama, poi si siede a peso morto accanto a lui, col telecomando stretto tra le mani, iniziando a fare zapping.

Morty si volta e lo osserva, e dentro ha tante domande che non riesce nemmeno a focalizzare, sopite dentro di lui e, in qualche modo, fanno un male cane.

«Rinunci perché senza di me sei perso, eh!» 

«No! Burp, rinuncio perché da solo mi annoio.»

«Perché non ammetti che sono il tuo preferito, una buona volta?» 

«Perché non lo sei, Morty!» 

«Allora è Summer, la tua preferita?» 

«Abbiamo già affrontato questo discorso, calcolo il mio affetto verso di voi su una scala che va da un dito a una trave di metallo arrugginita su per il culo! Sotto quel punto di vista siete identici!» 

«Allora siamo i tuoi preferiti entrambi?»

«Hai un modo distorto di vedere l’affetto paragonato al dolore, Morty», sospira Rick, poi si volta a guardarlo e, quando Morty lo vede sorridere, capisce molto più di quanto potrebbe. Si stupisce di quando un silenzio e labbra distese in quel modo possano dare tanto conforto. «Ma non partirò con Summer, e questo ti basta.»

Sì, gli basta. Dopotutto la febbre non è la fine del mondo; quella, forse, dovrà combatterla nella prossima avventura e, onestamente, non vede l’ora.

 
 


Fine
 



 

Caps from Dimension c-132 — lillayfran: Focus on science
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Note Autore:
______________


 

 Ciao gente di mare **
Sono veramente contenta di aver mantenuto la promessa di concludere questa minilong e, anche se è solo un esperimento su questo nuoovo fandom e quindi so di dover migliorare l'IC dei personaggi, mi sono divertita molto a creare la trama e spero di aver reso bene il colpo di scena **
Non credo che smetterò presto di tartassarvi i gingilli con Rick&Morty, ormai sono entrata in un loop senza fine e ho una miriade di idee su questo fandom che devo ASSOLUTAMENTE mettere su carta e, a dire il vero, molte sono ancora su Evil Morty ** 
Grazie a chi ha seguito la storia, a chi l'ha listata, a chi l'ha recensita e spero di ritrovarvi qui a farmi compagnia con questi due pazzi ** Fatemi sapere cosa ne pensate del finale, se vi va ♥

 

Get Schwifty ♥



 


Team Piercey
La vostra amichevole Miryel di quartiere.

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