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Autore: Star_Rover    04/12/2020    6 recensioni
Fronte Occidentale, 1917.
La guerra di logoramento ha consumato l’animo e lo spirito di molti ufficiali valorosi e coraggiosi.
Dopo anni di sacrifici e sofferenze anche il tenente Richard Green è ormai stanco e disilluso, ma nonostante tutto è ancora determinato a fare il suo dovere.
Inaspettatamente l’ufficiale ritrova speranza salvando la vita di un giovane soldato, con il quale instaura un profondo legame.
Al fronte però il conflitto prosegue inesorabilmente, trascinando chiunque nel suo vortice di morte e distruzione.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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XL. Dopo la guerra


Richard aveva scelto di portare avanti la sua carriera militare. La guerra in Irlanda aveva richiesto un nuovo impiego di unità e l’Esercito britannico necessitava di ufficiali competenti per addestrare le truppe. Green era l’uomo perfetto per quell’incarico, un eroe di guerra onorato e rispettato era l’ideale per istruire e motivare le reclute pima della partenza. Richard aveva ottenuto una promozione appena rientrato in patria, questa volta non aveva trovato motivazioni per rifiutare.
Nonostante il carattere rigido e severo e i suoi metodi austeri il capitano Green era apprezzato e benvoluto dai soldati. Era riuscito a conquistare la fiducia e la stima di quei giovani ancora ingenui ed inesperti. Inoltre tutti conoscevano le gloriose imprese del suo passato, anche se egli non parlava spesso della guerra.
Quel giorno al termine dell’addestramento alcuni giovani decisero di interrogarlo.
«Capitano, perché non ci racconta di come si è guadagnato la sua medaglia?» chiese uno di loro con anche troppo entusiasmo.
«Lo sapete bene che l’ho ottenuta combattendo contro i tedeschi»
«Sì, certo signore, ma non ci ha mai detto in che modo» insistette la recluta.
Green prese un profondo respiro: «durante un violento attacco io e i miei uomini ci siamo ritrovati circondati dal nemico. Era nostro dovere difendere la postazione ad ogni costo, così abbiamo resistito fino alla fine. Ho perso tanti soldati coraggiosi quel giorno, è stato versato molto sangue su quel campo di battaglia…»
«È durante questo scontro che è stato catturato dai tedeschi?»
Richard annuì: «già, sono rimasto prigioniero per quasi un mese»
«Deve essere stato davvero terribile. Mi hanno detto che i crucchi torturavano i prigionieri per trarre informazioni»
Il suo superiore negò: «non tutti i nemici erano dei mostri. Durante la mia prigionia sono sempre stato trattato con il giusto riguardo, stimo ancora quell’ufficiale tedesco, egli mi ha salvato la vita»
I ragazzi rimasero sorpresi da quelle parole.
«Al fronte è facile dimenticarsi degli uomini dietro alla divisa. Ovviamente è nostro dovere uccidere il nemico, ma anche la guerra ha le sue regole, un buon soldato deve considerare con onore e rispetto l’avversario»
Richard terminò il suo discorso, poi si allontanò dal campo di addestramento. Quei giovani erano tutti obbedienti e volenterosi, ma avevano ancora molto da imparare. A loro mancava l’esperienza, un giorno avrebbero compreso il vero significato delle sue parole.
 
Il capitano Green raggiunse la sua lussuosa Vauxhall D-Type, soltanto recentemente aveva scoperto la sua passione per i motori. Appena richiuse la portiera avvertì un grido.  
«Richard! Richard, aspetta!»
Il capitano riconobbe la voce del maggiore Miller.
«Che diamine succede? Non dirmi che ci sono problemi con la mia uscita, io e Smith questa settimana ci siamo scambiati i turni»
«No, no…è tutto a posto. Solo che…volevo chiederti una cosa»
Green gli rivolse un’occhiata perplessa.
«Io e gli altri pensavamo di andare a Londra per il fine settimana. Sai, per un ritrovo tra ufficiali. Ti andrebbe di unirti a noi?»
Egli scosse la testa: «mi dispiace rinunciare ad una bella sbronza in compagnia, ma ho altri programmi»
«Scommetto che preferisci andare fuori città»
«Già, hai indovinato»
Miller sorrise con aria beffarda: «prima o poi dovrai farci conoscere la tua donna»
Richard trasalì: «di che stai parlando?»
«Per te ogni scusa è buona per ritirarti nella tua casa al lago, ha tutta l’idea di essere una fuga romantica»
«La mia vita privata non ti riguarda!»
«Hai ragione, ero solo curioso…»
«Sei peggio di quei ragazzini» lo rimproverò.
«E tu sei davvero insopportabile con tutti i tuoi segreti!»
«Per farmi perdonare la prossima volta offrirò io il primo giro al circolo degli ufficiali»
Miller fu costretto a cedere: «d’accordo. Allora divertiti senza di noi!»
Richard mise in moto l’automobile, prima di varcare i cancelli della caserma rivolse un ultimo saluto al suo commilitone sporgendo il braccio dalla portiera.  
 
***

Come ogni mattina il dottor Jones iniziò il suo giro di visite. Dopo la fine della guerra il medico aveva continuato ad occuparsi dei soldati che avevano subito gravi traumi durante il conflitto.
La struttura in cui lavorava era una clinica specializzata in nevrastenia, l’istituto dopo l’armistizio si era riempito di militari tormentati. Il dottor Jones era stato lieto di tornare ad occuparsi del suo principale interesse medico, ovvero la neuropsichiatria. In trincea aveva dovuto dare la priorità alle sue doti di chirurgo, senza poter far molto per la mente dei malati.
Jones aveva avuto a che fare con le prime diagnosi di psicosi traumatica da guerra. Tra i tanti pazienti aveva ritrovato anche volti conosciuti, come nel caso del soldato Clifford. Egli soffriva di una grave nevrosi, non si era più ripreso dopo la terribile esperienza al fronte. 
Il sottotenente Waddington, ormai semplicemente Horace, era stato ricoverato a causa della sua dipendenza, ma la morfina era solo una conseguenza. Anche i suoi problemi erano legati alla guerra, incubi e allucinazioni non l’avevano mai abbandonato. La tragica morte del soldato McCall e il suicidio di Walsh erano stati eventi drammatici che avevano avuto un forte impatto sulla psiche del sottufficiale. Horace non era ancora riuscito ad affrontare i fantasmi del suo passato.
Jones era certo che Waddington stesse cercando di fare del suo meglio, sembrava davvero determinato a superare la sua dipendenza.
Purtroppo non tutti i pazienti erano così collaborativi, c’erano soggetti violenti con cui era difficile istaurare un rapporto di fiducia, oppure persone che avevano perso ogni ragione di vita e non trovavano altra soluzione che lasciarsi andare, rifiutando ogni genere di aiuto.
Il dottor Jones era consapevole di non poter salvare tutti gli uomini ricoverati in quella clinica, ma il suo intento era fare il possibile per non abbandonarli a se stessi, voleva dimostrare loro che non erano soli.
Mentre il mondo cercava di dimenticare gli orrori della guerra Jones aveva scelto di ricordare e rivivere gli eventi più traumatici del conflitto attraverso i suoi pazienti.
Anch’egli si era trovato nel mezzo di quell’Inferno, poteva ben comprendere il dolore di quei soldati, forse offrendo il suo aiuto ai suoi vecchi commilitoni stava cercando un modo per salvare se stesso.
 
***

Finn era tornato più o meno alla normalità, le giornate trascorrevano tranquille e monotone.
Sua sorella aveva sposato un uomo d’affari, un tizio abbastanza ricco e importante da possedere un’azienda, così egli era finito per ottenere un contratto come impiegato.
Ovviamente era stata Mary a insistere, era preoccupata per la sua salute e aveva voluto assicurarsi che trovasse un lavoro adatto alla sua condizione.
Finn non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe ritrovato a vestirsi bene per presentarsi in ufficio, era chiaro che quello stile di vita non facesse per lui. Nonostante il disagio e la noia aveva accettato con benevolenza quell’impiego, di certo non poteva lamentarsi.
In ogni caso attendeva sempre con impazienza il fine settimana.
 
Anche quel sabato Finn giunse puntuale in stazione, prendeva il treno per Chelmsford, ma la sua meta era un anonimo paesino di campagna. Il medico gli aveva consigliato di trascorrere più tempo possibile nella natura, quella raccomandazione si era tramutata in un’ottima scusa per lasciare la città con una certa frequenza.  
Finn salì sul vagone e prese posto vicino al finestrino, il treno partì in orario. All’interno della cabina si udiva solo il fischio della locomotiva e il ritmico rumore delle rotaie.
Il giovane estrasse una lettera dal taschino della giacca, l’aveva ricevuta da un paio di giorni e ancora non aveva trovato il coraggio di aprirla.
Strinse la busta tra le mani, dopo qualche istante di esitazione decise di aprirla.
 
Caro Finn,
so che sarà difficile per te trovare la forza di leggere questa lettera, ma ti prego di concedermi un’ultima occasione per essere sincero nei tuoi confronti.
Avrei dovuto affrontare la questione molto tempo fa, ma non sono mai stato bravo in queste cose. Non ho scuse per averti trascurato in tutti questi anni.
Mi dispiace per non essere rimasto al tuo fianco quando avevi bisogno di me. Ero troppo testardo e presuntuoso per capire, ti ho ritenuto a lungo un traditore e mi vergogno per questo. Non voglio più permettere alle nostre divergenze politiche di rovinare il nostro legame.
Sono il fratello maggiore peggiore del mondo, mi sono accorto di quanto tu fossi importante per me soltanto quando ho rischiato di perderti per sempre.
Non posso rimediare ai mie sbagli, forse però sono ancora in tempo per redimermi. Ti chiedo scusa per come ti ho trattato in passato, sei mio fratello e voglio che tu sappia che nonostante tutto ti ho sempre voluto bene.
Spero che non sia troppo tardi per recuperare il nostro rapporto. Non dico che sarà semplice, ma forse potremmo provare.
Kieran

 
Finn ripiegò il foglio e lo ripose all’interno della giacca. Non sapeva come agire a riguardo, ovviamente era lieto di sapere che suo fratello fosse disposto al dialogo, ma la situazione era piuttosto delicata, entrambi avrebbero dovuto impegnarsi per cercare di salvare il loro rapporto.
Finn tornò ad osservare il panorama bucolico che scorreva davanti ai suoi occhi, in quel momento non volle pensare ad alcun tipo di preoccupazione.
 
***

Hugh si incamminò verso casa attraversando il caotico e nebbioso quartiere industriale. Percorse strade sporche e polverose, vagando come un fantasma si ritrovò di fronte a un paesaggio triste e uniforme, le costruzioni in mattone erano avvolte da nubi di intenso fumo nero.
Gli operai parlavano a bassa voce e camminavano con il capo chino e lo sguardo a terra. I loro volti anneriti dal carbone erano segnati dalla fame e dalla fatica.
L’Inghilterra sembrava essersi dimenticata in fretta dei suoi eroi, anche Hugh era stato costretto ad accettare lavori degradanti e turni massacranti per riuscire a portare a casa una paga soddisfacente.
I sindacati avevano iniziato la loro lotta per i diritti, ma Hugh era stanco di combattere. Forse era un codardo come lo definivano i suoi compagni, ma aveva una famiglia da mantenere e delle bocche da sfamare. Poteva condividere certi ideali politici, ma per questo non avrebbe lasciato morire di fame i suoi figli.
Hugh svoltò l’angolo, sul lato opposto della strada notò un mendicante. L’uomo si reggeva su una stampella, gli mancavano un braccio e una gamba, il suo volto era per metà fasciato e sfigurato.
Il giovane provò un profondo dolore davanti a quella scena, questo era il destino di tutti quei soldati rimasti feriti al fronte.
Inevitabilmente Hugh ripensò a Dawber, dopo la guerra aveva ricevuto una sua lettera, il suo vecchio compagno gli aveva scritto per informarlo sulle sue condizioni e per ringraziarlo. Hugh aveva trovato assurdo il fatto che Jack avesse voluto esprimere gratitudine nei suoi confronti, era stato lui a salvargli la vita. In ogni caso era contento che anch’egli avesse ritrovato l’affetto della sua famiglia, nonostante tutto era stato fortunato.
Hugh si avvicinò al mendicante e lasciò cadere alcune monete nel barattolo poggiato a terra. Mentre compiva quel gesto incrociò il suo sguardo. Conosceva bene gli occhi di quello sconosciuto, li rivedeva ogni notte nei suoi incubi.
L’uomo rimase a fissarlo in silenzio. Hugh si ritrasse e si affrettò ad attraversare la strada, improvvisamente desiderò soltanto allontanarsi da quella persona il più velocemente possibile.
Tentò di reprimere la voglia di piangere stringendosi nella sua giacca e confondendosi tra la folla. 
In quell’istante, quando si era trovato davanti al suo sguardo, aveva provato un’intensa sensazione di orrore e vergogna. Quegli occhi tristi e vacui continuavano a fissarlo.
Egli era sopravvissuto incolume alla guerra, non credeva di meritarlo più di Dawber o di quel povero mendicante.
 
Hugh si rassicurò soltanto quando si ritrovò all’interno delle sicure mura domestiche, la sua mente gli giocava brutti scherzi quando riaffioravano le memorie della guerra.
Si riprese da quei cupi pensieri avvertendo le allegre voci dei bambini e quella dolce e serena della moglie.
Egli proseguì lungo il corridoio affacciandosi all’entrata del salotto, Edith stava intrattenendo i bambini raccontando loro una storia. La piccola Grace si era ormai addormentata tra le braccia della madre, mentre Eddie ascoltava con attenzione e interesse la narrazione.
Hugh rimase immobile sulla soglia ad osservare la scena in silenzio. In quel momento ripensò a Friedhelm, interrogandosi sul suo destino. Al fronte aveva fatto tutto il possibile per salvarlo, in lui aveva riconosciuto il suo medesimo desiderio di pace e salvezza. Sperava davvero che quel tedesco fosse riuscito a tornare dalla sua famiglia.
Hugh tornò a prestare attenzione ai suoi cari, il loro amore restava il suo unico conforto.
 
***

Finn prese un profondo respiro, l’aria fresca e pura era una sana cura per i suoi polmoni che ancora soffrivano a causa dei danni provocati dal cloro.
In quella piccola radura regnavano solo pace e tranquillità. Il mite silenzio era interrotto solamente dai rumori della natura. La luce che filtrava tra gli alberi dava vita a magici giochi di luce, i colori del cielo e della foresta si rispecchiavano nelle limpide acque del lago. Non era difficile comprendere il motivo per cui John Constable avesse deciso di lasciarsi ispirare dagli incantevoli paesaggi dell’Essex.
Richard si sedette sulla riva del lago per ammirare il tramonto.
«Io e mio fratello venivamo spesso qui quando eravamo ragazzini» disse con tono malinconico.
Finn si posizionò al suo fianco poggiando dolcemente la testa sulla sua spalla.
«È davvero un posto speciale»
Richard non poté far altro che concordare con le sue parole. Quello era l’unico luogo dove potevano vivere liberamente il loro amore. Il tempo a loro disposizione era sempre limitato, ma in guerra avevano imparato a valorizzare ogni singolo momento in cui potevano stare insieme.
Finn si strinse ancor più contro il suo petto, in cerca di calore e affetto.
Richard prese la sua mano, stringendola delicatamente. Quel rapporto, nato e consolidato sul campo di battaglia, era sempre stato puro e sincero. Entrambi avevano dimostrato più volte di tenere davvero l’uno all’altro. Avevano superato ogni genere di avversità, restando fedeli alla loro promessa.
Dopo la guerra nulla di tutto questo era cambiato, il loro amore restava la loro unica certezza.
Finn alzò la testa per guardare il suo compagno negli occhi, esprimendo in silenzio i suoi sentimenti.
Richard sfiorò il suo viso con una carezza, poi cercò le sue labbra con un intenso bacio. 
I due restarono uniti in quel tenero abbraccio, non avevano bisogno d’altro per essere felici.
 
 
 
 


 
 
 
Ringraziamenti
Grazie di cuore a tutti coloro che hanno voluto accompagnarmi in questa avventura, seguendo le vicende dei miei personaggi dall’inizio alla fine.
Un ringraziamento speciale ad alessandroago_94Old FashionedSaelde_und_EhreEnchalottpaige95Vanya Imyarek e vento di luce per il gentile e costante sostegno^^
  
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