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Autore: Gaia Bessie    04/12/2020    4 recensioni
E lasciammo un resoconto del nostro niente perché esso ci fu, te lo giuro, e l’udimmo, l’assaggiamo e fu per noi tangibile.
«Una lettera al mese, ha detto» ha borbottato George Weasley, a disagio. «Per poi dimenticarla: starà bene, lì con lui e l’anno prossimo tu sarai di nuovo felice».
Una lettera per dimenticare Asteria Greengrass, è stato detto a suo marito, e lasciarla per sempre tra le braccia del suo fantasma.
O, forse, una lettera per imparare a conoscerla da zero.
[2 capitoli | Fred/Asteria, Draco/Asteria, Draco/Hermione]
Terza classificata al contest "4... crack pairing!" indetto da matiscrivo sul forum di EFP.
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Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daphne Greengrass, Draco Malfoy | Coppie: Astoria/Fred, Draco/Astoria, Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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E lasciammo un resoconto del nostro niente perché esso ci fu, te lo giuro, e l’udimmo, l’assaggiamo e fu per noi tangibile.
 
 
Requiem di ronzii rotti
 
 
Parte Prima: Frequenze ininterrotte
 
Asteria se l’è mangiata un mare di niente, quand’ha assaggiato il frutto dolceamaro di una bacchetta puntata in fronte, dove risiede la sede dell’anima purissima, e allora ha cominciato a sfiorire: in un ronzio e uno struscio cacofonico di una vecchia radio Babbana mal sintonizzata, la moglie di Draco s’è  stracciata in un turbinio di coriandoli scolorati.
Ha lasciato un marito che ha perso il grande amore della sua vita, la donna che un giorno gli s’è avvicinata e gli ha posto una domanda – perché non permetti mai al tuo cuore, di scegliere?1 – cui tutt’ora Malfoy non ha trovato risposta. E un figlio adolescente che si consuma come un ciocco legnoso, morbido, lasciato a carbonizzarsi nella fiamma.
Al funerale c’erano tutti. Amici, parenti, mani che Draco ha stretto, abbracci che ha ricevuto e lacrime che hanno versato su di lui, ma senza di lui.
Solamente un uomo non gl’ha teso mani, non l’ha stretto in braccia estranee, ma con uno sguardo color del cielo l’ha annichilito, consegnandogli pergamena e una piuma.
«Una lettera al mese, ha detto» ha borbottato George Weasley, a disagio. «Per poi dimenticarla: starà bene, lì con lui e l’anno prossimo tu sarai di nuovo felice».
Una lettera per dimenticare Asteria Greengrass, è stato detto a suo marito, e lasciarla per sempre tra le braccia del suo fantasma.
O, forse, una lettera per imparare a conoscerla da zero.
 

 
***
 

Aprile.
 
Casa profuma ancora di te.
Una lettera per dimenticarti, hai detto, ma non l’hai detto a me e allora sono parole che vale la pena ascoltare? Tu non sapevi dimenticare, non ci sei mai riuscita e, a me, hai sempre insegnato a prendere esempio da chi è più bravo di me in qualcosa. E tu, ad amare incondizionatamente, sei sempre stata la migliore in questo mondo.
Non m’hai voluto negli ultimi attimi, hai preferito chiamare George Weasley e dettargli le ultime parole, quelle che non ho mai ricevuto. Sono in una busta mai aperta, mai toccata, dove hai scritto il mio nome e il tuo cognome, perché anche quello ti avevo portato in dono assieme a me stesso, e non voglio più vederle.
Tu non mi avresti dimenticato, come non hai dimenticato lui, e allora non puoi chiedermi di scrivere dodici lettere e poi fare un resoconto del nulla che m’hai lasciato dietro, che m’hai lasciato dentro. Casa profuma di te, lo farà per sempre, e allora con che forza dovrei spalancare le finestre e lasciarti uscire da lì?
C’è la tua radio accesa, Scorpius l’ha messa in camera sua e l’ascolta come se fossi tu a parlargli: io mi siedo dietro la porta e, anche se ho sempre detestato quel suo ronzare e sibilare, l’ascolto tutta la notte.
Mi manchi, ci manchi.
 
La casa odora ancora di Asteria, pensa Draco chiudendo la lettera in un cassetto, e la sua voce risuona e scampanella in ogni specchio, in ogni parete, e persino nel suono odioso di quella vecchia radio sempre accesa. Scorpius non riesce a dormire senza, quasi come se in quel ronzio intermittente sentisse sua madre che gli parla ancora, accarezzandogli il capo biondo come un mare di grano baciato dal sole.
«Hai visite, papà» Scorpius lo chiama, indicandogli un uomo sulla soglia della porta. «Dice che è per… per la mamma».
Quando Draco si volta a guardarlo, per un momento in cui il fato si prende brutalmente gioco di lui, si convince che sia Fred Weasley. Ma lo guardo addolorato del gemello sopravvissuto gli ricorda che quel ragazzo è esploso come sua moglie e forse, adesso, si saranno incontrati sotto lo stesso cielo. Magari, l’ha sempre amato più di lui: una volta, Daphne gli ha confessato che le Greengrass s’innamorano una volta sola e che, Asteria, era innamorata per davvero di Fred Weasley.
Draco ha rispettato le sue volontà e l’ha fatta seppellire sotto un campo di grano, vicino a lui, senza emetter fiato: ma, dentro di sé, una convinzione s’è piano piano fatta spazio, slargandolo e bucandogli le costole come una pioggia di spilli roventi. Asteria lo amava davvero, si dice guardando George Weasley, ed è per questo che ha mandato l’altro gemello a dirgli di dimenticarla.
«La lettera» borbotta George, a disagio. «Voleva che gliele portassi, sai. Forse, ovunque lei sia, potrebbe ancora leggerle».
Draco sospira, pensando che ovunque sua moglie sia finita non può importargliene chissà quanto di un marito forse mai amato, forse mai voluto, che la piange più di quanto non abbia pianto per sé stesso negli anni della guerra.
«Prendila pure» sussurra Draco, indicando una vecchia cassettiera. «L’ho messa lì dentro».
Sotto le foto di Asteria al matrimonio e un’istantanea di lei quattordicenne, abbracciata a un ragazzo dai capelli rossi, un po’ troppo lunghi.
 

 
***
 

Maggio.
 
A volte, penso quasi che dovrei odiarti e distruggere tutto quello che in questa casa mi ricorda di te. Le tue foto, anche quelle che io non volevo tu mettessi in bella vista e che tu hai sparpagliato comunque per tutta la casa, i tuoi vestiti, i tuoi libri, le tue lettere, la tua dannatissima radio Babbana sempre accesa. E, in qualche modo, riuscirei a distruggere anche te.
E non ti vorrei più, non ti sognerei più e nemmeno sarei più costretto a vederti in tutti quegli angoli bui dove compari, spaventandomi a morte.
Ma, ogni volta, guardo nostro figlio e penso che dovrei distruggere anche lui, perché ti somiglia così tanto che fa male persino guardarlo. A volte, vorrei semplicemente che fosse possibile, perché di te mi è rimasto lui e una marea di chincaglierie che potrei incendiare con un colpo di bacchetta. E le tue dannate lettere, che lo so, ti giuro che lo so, a chi sono indirizzate.
Ti giuro che so ancora tutto di te, anche le cose che vorresti pensare d’avermi nascosto, e non riesco a dimenticarti: un anno sono dodici lettere, come pensi, come vuoi che io possa fare a dimenticare l’amore della mia vita in dodici fogli di pergamena?
Perché mi hai lasciato con solamente questo. Dodici fottutissime lettere e nient’altro.
 
«Weasley» Draco osserva George, mentre silenziosamente esce dal cortile con la lettera di quel mese in mano. «Ti dispiace se ti accompagno?».
Il rosso scuote il capo, con un sorriso pieno d’incertezza, mentre Malfoy si smaterializza sui suoi passi ancora freschi. La tomba di Astoria è assolata e accecante come la ricordava dal giorno del funerale, e dolorosamente vicina a quella del gemello morto e mai dimenticato – ma, soprattutto, mai dimenticato da lei.
Asteria non l’ha mai più nominato, negli anni felici del loro matrimonio, nemmeno dietro le domande insistenti di Scorpius, mai dalla bocca s’è cavata il nome di Fred Weasley. Eppure, ha voluto essere sepolta in una tomba vicina a quella di lui, dietro la casa di famiglia dei Weasley, quasi a voler rinnegare la sé stessa di quegli anni addietro.
«Tu c’eri, non è vero?» domanda Draco, senza astio, ma con tiepida accettazione. «Quando è morta».
George annuisce, posa la lettera come un paletto sulla terra ancora smossa, ancora umida, vicino al santino di carta straccia ch’era la lettera del mese prima. «Sì» sussurra, a disagio. «Mi ha fatto chiamare da un’infermiera».
«No» risponde Malfoy, strappandosi quelle parole dalle corde vocali. «Tu c’eri quando era innamorata di tuo fratello?».
George lo guarda e gli manca il fiato, di fronte a una disperazione così viscerale, che s’incide nelle ossa del viso di Draco come se qualcuno ve l’avesse incisa con uno stiletto arroventato.
«Certo che sì» risponde, cauto. «Potresti almeno provare a concederle il beneficio del dubbio, o è troppo per te?».
«Lo amava davvero così tanto» domanda Draco, come se non avesse sentito le parole del rosso. «Da non dimenticarlo per tutti questi anni?».
George soppesa le parole, sta chiaramente decidendo se vale la pena di mentire o dire una verità stracciante e tagliente come un foglio di carta spianato.
«Sì» sussurra. «Lo amava così tanto».
Malfoy fa una smorfia piena di dolore, osservando con tristezza la foto sorridente di sua moglie, nella lapide. Aveva vent’anni e tanta speranza, davvero stava solamente temporeggiando per poterlo raggiungere nell’alto dei cieli?
 

 
***

 
Giugno.
 
Non ho più niente da dirti, Asteria. Ti ho permesso di ferirmi in una maniera che non giudico credibile, che non giudico tangibile e che non riesco nemmeno a trovare comprensibile in qualunque maniera io conosca.
Vorrei dirti che ti odio, ma te ne sei andata prima di trovare il coraggio di dirmi che è vero che l’amore non da requie a chi non sa dimenticare, e come avresti potuto essere capace di dimenticarlo?
L’amavi ancora, hai detto, ma non a me. L’amavi fino a soffrirne come fosse il primo giorno, e a me amavi?
Forse, è una risposta che non voglio più sentire. E, anche volendo, faresti di tutto pur di negarmela.
D’altronde, lo hai fatto per vent’anni.
 
«Merlino, Draco!» Daphne entra nello studio in cui Malfoy s’è rinchiuso, spalancando le pesanti tende scure. «Hai le mani sporche d’inchiostro e, per Salazar, puzzi!».
Draco la guarda e sembra non comprendere: quanti giorni ha passato lì dentro cercando di scrivere a sua moglie? Vi sono piatti sparpagliati ovunque, rimasugli di cibo ch’ha solamente sbocconcellato, inchiostro che gli è caduto addosso lordandogli l’anima rimasta nuda e dolorante.
«Io non ci posso credere che tu ti sia ridotto così» continua Daphne, cominciando a ripulire la stanza a colpi di bacchetta. «Comprendo il dolore, era mia sorella, ma non puoi lasciarti andare così. Hai un figlio che ha bisogno di te».
Draco sbatte gli occhi, perplesso. Da quando George Weasley gli ha dispiegato la verità davanti, tutto quanto ha i contorni rosati dell’onirico e non riesce più a connettere il filo sfilacciato dei propri pensieri.
«Che ci fai qui?» biascica, infine. «Pensavo fossi andata a trovarla».
Daphne sospira, stremata, ha un lungo vestito nero che ne copre il fisico sformato dalla gravidanza. «Certo che ci andrò» commenta, osservando con disgusto una pila di piatti contenenti cibo muffito. «E verrai anche tu».
Draco la guarda, osservando l’orrore con cui sua cognata si rende conto che ha gli occhi pieni di lacrime. «Non posso» sussurra. «Non è me che vorrebbe».
«Draco» lo rimbecca lei, sistemandosi i capelli biondissimi dietro le orecchie. «Tu ora ti lavi e vieni con me. A trovare tua moglie».
Lui scuote il capo, come un bambino capriccioso, e allora Daphne sospira e si mette a sedere su una vecchia poltroncina che, chissà quanto tempo prima, doveva essere stata azzurra. «Dannazione a George Weasley» sibila, gli occhi azzurri affilati come un coltello. «Ti racconto io com’è andata, e dopo verrai con me a trovare Asteria. Sono stata chiara?».
Draco annuisce, ma dentro di sé qualcosa di rotto e frantumato piange sangue in un campo di grano.
 
Daphne mi ha raccontato tutto, adesso ho chiaro cosa intendessi.
Mi dispiace, ti giuro che mi dispiace, non intendevo dire che ti odio: non potrei mai, ma sapere che pensavi ancora a lui ha ucciso qualcosa, e non so come fare a resuscitarlo.
Mi hai comunque ferito più del possibile, più del consentito, più di quanto io non riesca a comprendere da solo.
Solo che non posso smettere di amarti per questo.
Riesci ancora a sentirmi come hai sempre sentito lui?
 

 
***
 

Luglio.
 
Daphne mi ha raccontato tutto: di come vi siete visti, piaciuti e, pochi giorni dopo, scoperti innamorati. Un po’ ti ho invidiata, perché so che tu ti sei innamorata di me con il tempo e la perseveranza, e mai improvvisamente come uno scroscio di pioggia in estate.
Ha detto che l’hai visto e t’è nato un mondo dentro, che non sei mai riuscita a spiegarmi a parole, ma con i fatti: hai disseminato casa nostra di foto vostre, e io sono sempre stato troppo codardo per dirti che le odiavo, che odiavo lui. E, forse, in un cassetto della mia mente che cerco di dimenticare, odiavo anche te.
Ha detto che è stato casa, quando casa tua era scolorata e sfigurata dalla morte di tuo padre, e famiglia, quando eri sola. E che tu lo amavi in una maniera indicibile, inudibile, intoccabile – e per me incomprensibile.
Mi ha detto che esistono amori diversi, e certamente mi hai amato per come potevi, ma t’immagini che cicatrici dovevi avere sotto al petto, sul cuore? Eri bellissima, quando ti ho riscoperta nel mio ultimo anno ad Hogwarts, bellissima e con una cicatrice della cui esistenza non mi sono mai reso conto fino in fondo.
Forse, non ci ho mai voluto credere e, allora, ho sempre fatto finta che nemmeno esistesse più. E tu l’hai coltivata, ci hai tessuto sopra sogni, rimembranze, e vi hai fatto fiorire sopra i tuoi desideri. Se l’avessi colta, quella ferita, sarebbe cambiato qualcosa?
Se mi fossi reso conto che non eri solamente bellissima, ma anche ferita da quella storia – ti ha fatto male e ti ha cambiata2– allora mi avresti permesso di comprendermi come t’aveva compresa lui?
Quando ti ho colta, come un pensiero sfuggente e un desiderio perso in una notte di tiepide stelle cadenti, sapevo che avevi amato prima di me e non me ne sono mai crucciato: avrei dovuto, e potuto. Avrei dovuto domandarti, di quell’amore, chiederti di spiegarmelo con quelle parole che t’eri persa in un tempo snudato e ferito da una pioggia di sfuggenti meteore?
 
Draco posa la piuma, massaggiandosi le tempie, chiedendosi che senso abbia riempire una tomba di belle parole – Asteria gli aveva detto così tante volte di scriverle un romanzo che, alla fine, non avrebbe mai avuto il tempo di leggere – e giustificazioni. Posa la piuma e mette vie le parole, in quel momento non gli servono più.
S’è circondato delle foto di sua moglie, appendendole ovunque in quella minuscola stanza, facendo il censimento di tutti gli anni di vita di Asteria Greengrass. E la vede. Bambina, adolescente, aggrappata al braccio di Fred Weasley durante il suo quarto anno, vestita da sposa, con uno Scorpius neonato in braccio.
E la sente, ridere in ogni istantanea come se la vita non l’avesse mai ferita quando, in realtà, era la vita a costituire per lei una ferita.
«Papà» Scorpius lo osserva, dalla soglia della porta, scrutando malinconicamente le foto di sua madre appese in ogni parete. «Dobbiamo andare, zia Daph ci aspetta».
 
Raccontamelo, allora, ti prego.
 

 
***
 

Agosto.
 
Ti sogno ancora, ci credi?
 
Draco sogna Asteria ancora giovane, sempre bella, lo sarà in ogni suo ricordo anche se la maledizione le stava masticando via la gioia di vivere e la vita stessa. La sognerà sempre a quattordici anni, con tutta la vita davanti, quando lui aveva nient’altro davanti a sé che un Marchio Nero e strisciante paura, e lei s’aggrappava al braccio di Fred Weasley come se loro vite dovessero appartenersi per sempre. Forse, è stato così per davvero.
 
E mi fai mancare la terra da sotto i piedi – mi manca per davvero, non lo vedi?3 – come hai fatto per vent’anni che sei rimasta con me.
Avrai pensato fosse ingiusto: vent’anni, io, lui solamente due.
Ma cosa è rimasto, di giusto, in questa vita?
Non io e, alla fine di tutto questo, nemmeno tu.
 
«Non pensi che dovresti smetterla?» Daphne scuote i lunghi capelli biondi, facendoli mulinare nella brezza estiva. «Credo sia solo malsano, Draco».
Lui la guarda. Ha abortito il figlio di Zabini, sua cognata, senza versare una lacrima – l’ha partorito a sette mesi, quel bambino senza vita, senza amore – e ne porta i segni nel fisico, se non nell’anima. Ma, guardandola controluce, Daphne Greengrass-Zabini è solamente stanca e disperata quanto lui.
«La sogno anche io» continua, con gli occhi pieni di mare. La tenuta estiva di suo marito è una tiepida consolazione in quell’anima svuotata, il mare schiuma e si ritrae nel suo sguardo, annebbiandolo. «Ma scriverle davvero lettere per un anno? Dovresti deciderti a lasciarla andare, Draco. Pensa a tuo figlio».
«Lei, al mio posto, l’avrebbe fatto» risponde Draco, atono. «Sono solo poche righe al mese, per ricordarle che esisto anche io».
Daphne gli sfiora il braccio, carpendone i pensieri e una silenziosa scia di lacrime che lentamente rimpiazza il sangue, in vene e arterie, annacquandole.
 
Sei stata ingiusta, a nascondermi che l’avevi amato e che l’ami ancora e credo che, in fondo a quel tuo cuore che lentamente s’è spento come un cerino nell’oscurità, lo sappia anche tu.
Te l’avrei perdonato. Mi maledica chiunque l’abbia fatto a te, togliendoti da me e Scorpius, ma ti avrei perdonata.
Avrei chiuso gli occhi – come un qualsiasi idiota – e ti avrei perdonata perché t’amavo abbastanza per poterlo fare.
Asteria, amore mio, per quel che vale io ti amavo veramente. Ma tu?
 
«Certo che se ne ricorda» sussurra Daphne, dolcemente. «Non so se sia possibile amare due persone, ma immagino che Asteria fosse in grado di amarvi allo stesso modo».
«Solo tu saresti in grado di amare due persone allo stesso modo» Draco ha l’ombra di un antico sorriso, sul volto. «O, almeno nei tuoi tempi migliori».
Lei gli da una leggera gomitata, ridendo apertamente.
«I tempi migliori sono quelli che verranno» predice, scrutando l’orizzonte con aria distratta. «Vedrai».
 
Forse verrà davvero un tempo che non ha uno spazio che s’infrange nella quiete tempestosa di lucciole ignifughe, un spazio che tempo non ha di stracciarsi e sfilacciarsi sulle ombreggiature di una mente in tempesta. E, allora, mi spiegherai perché.
Mi spiegherai perché mi hai lasciato a brancolare in un buio inchiostrato che non mi lascia andare, cercando le tue parole nella carta, questo sì, e nella tua dannatissima radio sempre accesa.
Dove sei finita, mi senti ancora?
 

 
***
 

Settembre
 
Oggi ho spento la radio.
Scorpius era andato via di casa, così mi sono semplicemente avvicinato e ho premuto il bottone, mi avevi spiegato tu come fare chissà quanti secoli fa. E lei s’è zittita, è stato incredibile perché anche tu, nascosta come sei nella mia testa, hai smesso di parlare.
Non l’avevi mai fatto mentre eri con me, e ti ho costretta a farlo adesso, contro la tua volontà. Perdonami, ma il rumore dei tuoi pensieri era diventato insostenibile. Perché so che, adesso come quando dormivi accanto a me, pensi continuamente e allora pensi a lui, com’io penso a te con altrettanta continuità.
Oggi ti ho spenta, e in ogni foto balli e sorridi senza dire una parola: come faccio a spegnere anche tutte quelle immagini che ho di te?
 
«Papà, si può sapere perché hai spento la radio di mamma?» Scorpius guarda suo padre, non senza una nota di malinconia che ne corrompe lo sguardo. «Mi sembrava quasi di sentirla canticchiare».
«Lo so» sussurra Draco, ma non dice altro. «Proprio per questo».
 
Come posso imparare a conoscerti da zero, quando mi costringi a farlo, a eliminare ogni mio ricordo per riconoscerti senza premesse e senza pretese, come se non ci fosse mai stato niente? Come posso conoscerti da zero se non ci sei più, e non vorresti nemmeno esserci perché sei dove hai sempre ambito essere?
Io ti riconoscerei anche adesso, come non ci fossero mai conosciuti a mai amati, perché so che finirei a conoscerti e ad amarti ogni volta di più. Ma tu non vorresti più, e questo mi è chiaro.
E allora perché costringermi a riconoscerti nella tua assenza, se me l’hai imposta tu?
 
«Oggi Rose andava a trovare suo zio, insieme ai suoi genitori» sussurra Scorpius, torcendosi le mani. «Perché non andiamo anche noi? A trovare mamma».
Draco sospira, ma non dice di no.
«Andiamo» borbotta. «Ma non pensare che mi metterò a chiacchierare con Weasley. O, peggio ancora, con la Granger».
Il ragazzo ride, ha il sorriso di sua madre – e questo fa sorride Draco, del sorriso della propria, di madre.
«Ti piacerà, parlare con qualcuno» prevede Scorpius, pieno di ottimismo. «Ultimamente vedi solamente zia Daph».
 
Vorrei che potessi rispondermi, a volte, o arrabbiarmi con qualcuno perché non mi ami più, perché te ne sei voluta andare e nemmeno hai lottato per rimanere qui (come avresti potuto? Eppure, ti sei rassegnata in fretta). Daresti un senso a questo silenzio assordante che ha preso il posto del ronzio della tua radio, e adesso i miei pensieri sono la musica che a te manca, lassù, su frequenza intermittente.
Potresti provare a rispondermi, ovunque tu sia finita, chiedere una penna in prestito al tuo dannato Weasley e dirmi perché hai voluto lasciarmi in questo modo insolito, inutile e incomprensibile?
Non ha senso chiedermi di dimenticarti, quando mi hai lasciato così tanti elementi che posso solamente pensare che debbo conoscerti da zero, come quando ti ho chiesto di uscire per la prima volta e tu mi hai persino detto di no, e ricostruirti sulle frequenze sconnesse di quella radio che non so come si faccia ad accendere.
Potresti provare a raccontarmi come mai l’amavi così tanto da rinunciare a casa tua, la tua famiglia, solamente per passare l’eternità con lui?
 

 
***
 
 
Ottobre
 
Non ci crederesti, se te lo dicessi a voce.
Oggi la Granger si è presentata in ufficio con vassoio di biscotti (fatti da lei, pare) e due bicchieri di succo di zucca, quasi come fossimo ancora a scuola.
 
«Mangia qualcosa, Malfoy» Hermione l’osserva, atona, spingendo verso di lui il vassoio carico di biscotti. «Sei magro da far paura».
Lui sospira, ma prende comunque un mano un biscotto sospettosamente appetibile, e vi da un morso prudente.
«Non l’ho mica avvelenato» lo rimbrotta la Granger, sospirando. «Prendilo. Da quando… insomma, non sei più tu».
«Da quando è morta mia moglie, dici?» risponde lui, con un sospiro stremato. «O da quando ho scoperto di essere un marito di ripiego?».
Hermione sospira, sfiorandogli il braccio con una mano. «Non eri un ripiego, Malfoy» commenta. «Capita di amare due persone, in tempi diversi, e amarle allo stesso modo».
«Cosa ne puoi sapere, tu?» domanda Draco, laconicamente, masticando un biscotto insolitamente buono.
«Io ero lì Malfoy» commenta Hermione, con lo stesso tono, bevendo un sorso di succo. «A differenza tua, io facevo attenzione alle persone».
 
Mi dicono tutti la stessa cosa, di voi due. Che un giorno vi siete svegliati, avete fatto colazione uno di fronte all’altra (sei sempre stata così disgustosamente Grifondoro) e vi siete scoperti innamorati. Ma come fai a scoprirti innamorato di qualcuno? Senza premesse e senza presupposti, come fai a dire di amare per davvero qualcuno?
Eppure, l’ha detto anche la Granger: vi siete scoperti innamorati e, allora, avete deciso di amarvi per davvero. E tu, che avevi quattordici anni e un sacco di sogni per la testa, quella testolina bionda l’hai persa.
Eppure…
 
«Le gioie violente hanno fine violenta4» sussurra Hermione, soppesando un biscotto con aria distratta. «Ma immagino che questo George e tua cognata non te l’abbiano detto».
 
Eppure urla, grida, fatture scagliate nella Sala Comune di Grifondoro, e un giorno gli hai pure dato uno schiaffo (e, conoscendoti, quella sera ci avrai fatto l’amore per dirgli scusa di averlo ferito in quella maniera).
Eppure l’hai ferito, ti sei allontanata, te ne sei andata pur continuando ad amarlo per tutto il resto della vita che hai trascorso con me. E adesso te lo chiedo, Asteria, e trova un modo per darmi una risposta, un cenno, qualcosa: perché?
Perché non hai potuto semplicemente lasciar perdere e smettere di amarlo, quando d’amore vi eravate feriti fino a perdervi?
 
«Ma serve a qualcosa, pensare di dover esser costretto a conoscere d’accapo tua moglie?» domanda la Granger, placidamente. «E a scriverle tutte quelle lettere cui lei nemmeno potrà mai rispondere?».
 
Immagino di no.


 
Buonasera a tutti!
Scusatemi se passo di volata a lasciare le note e riservo le spiegazioni per il prossimo capitolo (8 dicembre), nonché ultimo.

1now when did |You last let your heart decide? (Alladin, A Whole New World)
2Tu Bella e Rovinata | Da quella storia che ti ha fatto male e ti ha cambiata (Irama, Bella e rovinata)
3La terra sotto i piedi | Mi manca, non lo vedi? (Federica Carta, Attraversando gli anni)
4Shakespeare, Romeo e Giulietta

Grazie per avermi letta!

Gaia
   
 
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