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Autore: n0body    05/12/2020    1 recensioni
Una semplice riflessione introspettiva su Max e Chloe, credo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Chloe Price, Max Caulfield
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Max amava scattare foto all’ambiente circostante. Adorava il come tutto la rendesse effettivamente libera di esprimere la sua creatività, il suo modo di percepire le cose.

Non aveva mai avuto così tanta autostima, riteneva di essere il contrario di ciò che la gente auspicava o diceva fosse.
Insomma, per tutti aveva un talento, ma non ci faceva caso. Amava solo quel click istantaneo che produceva la sua polaroid: il rumore della carta che una volta uscita fuori dall’apparecchio, produceva una di quelle immagini stupende. E dio se era fissata a compiere quell’azione, fotografava ogni dannata cosa le capitasse sott’occhio tutta sola, non le importava quanto dagli altri venisse definita asociale o dannatamente inquietante - come diceva Frank.

Nei suoi diciotto anni di vita, mai si sarebbe aspettata che le cose potessero cambiare drasticamente, mai si sarebbe aspettata di trovarsi difronte a diverse scelte (una più dannatamente difficile dell’altra), mai si sarebbe aspettata che la vita di diverse persone dipendesse da lei. La stessa vita di Chloe dipendeva dalle sue azioni, la sua morte era lo specchio di una realtà che non voleva le appartenesse.  
Aveva tanto da riflettere su quella ragazza, quella che era la sua migliore amica. La ricordava spensierata, felice della sua vita e dei suoi genitori. Tutto poi si era inesorabilmente distrutto: una persona a pezzi per colpa di un mero destino che le aveva cambiato drasticamente la vita.
La figura di una ragazza alta, cappellino striminzito e capelli color blu, drappeggiava con una sigaretta in mano. Entrata in brutti giri, con la madre distrutta e bisognosa di avere indietro la ragazzina spensierata che conosceva a tredici anni, prima della morte del padre. Poi Max se ne era andata, per cinque anni non ha avuto notizie della spensierata ragazzina che conosceva, a diciotto la rivide in quel bagno inconsapevole di aver salvato proprio lei.

Era la persona a cui era chissà quanto affezionata, ma che non aveva sentito per anni. Tutto ciò sembrava così ridicolo, compreso il fatto che l’avesse persino perdonata, nonostante per tutto questo tempo avesse quasi ignorato la sua esistenza.
Si era persa, e con lei anche Chloe. Non erano più le bambine di un tempo: adulte, avevano quel sapore amaro di consapevolezza verso l’orribile mondo a cui appartenevano.
L’urlo soffocato, silenzioso della sua migliore amica, la faceva stare male. Nonostante ciò cercava di ricomporla ogni volta che si spezzava, curandosene.
Vedere soffrire una persona a cui teneva, aveva fatto sì che Max la proteggesse dalla morte stessa che come un fantasma, incombeva su di lei, in silenzio.
Ed allora quello sparo, il treno ad alta velocità, il professor Jefferson nuovamente con una pistola in mano ed infine la tempesta, avevano fatto sì che fosse il punto di legatura da Chloe e la vita, nonostante quest’ultima avesse messo da parte orgoglio ed egoismo (che diceva di avere, ma non aveva affatto) volendo essere sacrificata.
Ma come? Max non poteva farlo, non poteva dopo aver incasinato il tempo, incasinare anche la sua stessa vita ammazzando la persona a cui teneva di più al mondo.

Allora quella notte, senza un motivo, mentre la ragazza accanto a lei giaceva stesa sull’erba e beatamente addormentata, aveva pensato di guardare le stelle nonostante fosse distrutta persino da sé stessa. Con calma portò su una mano, posandola su quello che sembrava un tappeto di stelle, che fissava nostalgicamente.
Allo stesso tempo, oltre alla sua consapevolezza vi era gratitudine verso la scelta che avesse fatto.
Max non si era accorta che un’altra mano si fosse adagiata accanto alla sua. Sorrise.

“Va tutto bene”
“Sta zitta e guardiamo le stelle Chloe, non mi va di parlare”
In silenzio restarono così, immerse nel fresco della notte.
   
 
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