Crossover
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Autore: evil 65    05/12/2020    10 recensioni
Il Multiverso, così come lo conosciamo… non esiste più. In seguito ad un fenomeno distruttivo noto come Lo Scisma, un uomo misterioso che si fa chiamare il Maestro è riuscito creare una realtà completamente separata dalle altre, dov’è adorato come un dio onnipotente.
Apparentemente inarrestabile, il Maestro comanda col pugno di ferro questa nuova terra, chiamata "Battleground", nella quale vivono numerosi personaggi provenienti dai vari universi, tutti immemori delle loro vite precedenti.
Ogni storia ha il suo principio. E questa è la loro epopea...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Telefilm, Videogiochi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccovi un nuovissimo capitolo! Vi auguriamo una buona lettura ;)


Capitolo 28 - The planet of the deads

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La voce del Dottore che gli sussurrava di andare a riposarsi gli giunse lontana. Quando Baelfire sbatté nuovamente le palpebre, il Signore del Tempo si era ormai avviato verso la porta e l’aveva richiusa alle proprie spalle.
Fire scosse convulsamente il capo. Era tutto così assurdo, confuso, surreale, assolutamente insopportabile da concepire. Non voleva tornare a dormire. Aveva bisogno di distrarsi. DOVEVA distrarsi.
Raggiunse il letto e vi si sedette, la schiena contro il muro di lato, lo sguardo volto verso la finestra della cabina, lì dove poteva osservare lo spazio aperto nella sua bellezza e misteriosa profondità: un modo come un altro per sfogarsi e sgomberare la mente da pensieri e sensazioni.
Forse riposare come gli era stato consigliato sarebbe stato meglio, ma si sentiva ancora un po’ teso per l’incubo e lo sfogo adolescenziale di prima, di cui un po’ si vergognava. Non era nemmeno la prima volta che malediva la propria testa calda.
Stava funzionando. Sentiva i muscoli stendersi e la mente sgombera, sebbene in un angolo di essa e dentro di sé ancora avvertisse ancora le emozioni ribollire. D’istinto, si rannicchiò con le ginocchia al petto e tirò un lungo sospiro, socchiudendo le palpebre.
Fu allora che lo sentì. O meglio, lo percepì. Di nuovo. Una specie di strattone negli angoli della sua mente, una molla che scattava. Ma stavolta era diverso… subito dopo gli risuonò in testa l’eco di un qualcosa. Non un qualcosa di esattamente definito che era capace di fare rumore… una presenza. Non avrebbe saputo descriverlo meglio di così.
Sentì chiaramente la propria mente avvolgersi nella confusione, nella perplessità, nel dubbio e nello sconcerto. Ma c’era qualcosa di più… sentiva quelle sensazioni simili alle sue… provenire dritte davanti a lui.
Allora alzò lo sguardo innanzi a sé. E il suo cuore perse un battito.
Darth Vader era ritto al centro della stanza, le lenti nere del casco a fissarlo, troneggiante nella sua altezza.
Allora lo sconcerto lasciò il posto al terrore e alla confusione pura. Stava impazzendo sul serio? Non aveva senso, nessun senso che lui ora si trovasse lì. Come avrebbe potuto? Si era forse teletrasportato? Lo aveva trovato grazie a quelle le sue malefiche capacità, e così l’aveva raggiunto?
Eppure Vader non era in posa di minaccia, quelle sensazioni gemelle sul dubbio provenivano da lui. Qualunque cosa stesse accadendo, nemmeno lui la comprendeva fino in fondo.
Si fissarono per qualche istante, palesemente sbigottiti, ignari di qualcosa che era al di fuori della loro comprensione. Poi ci fu un lampo di luce verde e un piccolo botto.
Fire aveva proteso di scatto la mano in avanti e un raggio energetico era scaturito, dritto contro la figura nera che gli si era palesata di fronte, con l’intenzione di colpirla.
Ma quando guardò meglio, il respiro ansimante in gola… non c’era più nessuno. Solamente la porta della cabina forata, pulsante come fosse stata fusa da del laser. Che era proprio ciò che era appena accaduto.
<< Merda! >>
Il giovane scattò in piedi e terrorizzato si irrigidì, rimanendo in ascolto. Si aspettava che qualcuno avesse sentito il rumore e accorresse, ma tutto sembrava tacere.
Deglutendo, controllò con la coda nell’occhio Rowlet, ma per un puro colpo di fortuna, l’uccello si era limitato a bubolare nel sonno e a rigirarsi appena: aveva sempre avuto un sonno piuttosto pesante, considerato quanto tempo restava sveglio il giorno e la notte.
In punta di piedi, l’adolescente si diresse ad aprire e poi richiudere a propria volta la porta della propria stanza. Fatto ciò, raccolse alla bell’e meglio i frammenti della porta che erano crollati per via del colpo e cercò maldestramente di rimetterli al loro posto, anche se era completamente inutile.
L’impatto era stato tale da far finire alcuni frammenti più avanti nel corridoio. Fire lo attraversò per recuperarli, quando di colpo si ritrovò a sbattere la fronte contro qualcosa di massiccio e duro come l’acciaio: il contraccolpo lo fece precipitare lungo disteso a terra senza tanti complimenti e con una non indifferente fitta nel punto colpito. Imprecando ed inveendo contro se stesso e contro i muri del cazzo che apparivano fuori dal nulla, si massaggiò la fronte e guardò dritto davanti a sé.
Solo allora si rese conto solo di aver, in realtà, appena colpito l’imponente e tarchiata figura del possente Thor. Egli lo sovrastava completamente con la sua altezza e possanza, fissandolo con il capo leggermente inclinato coperto dall’elmo alato: gli occhi color del cielo terso erano socchiusi in un’espressione dapprima confusa e, dopo averlo osservato bene, illuminata.
Senza nessuna esitazione, il dio gli porse la mano per aiutarlo a rialzarsi.
<< Stai bene, giovane Baelfire? >>
Fire lo fissò per qualche istante, sbattendo le palpebre, poi scosse velocemente la testa.
<< No, io… >> interruppe la frase risollevandosi da terra da solo e spazzolandosi una spalla << Insomma… vi ho scambiato per un muro. Non guardavo dove andavo. >>
A quelle parole, Thor scrutò per un attimo le proprie braccia muscolose assieme al busto marmoreo e l’addome poderoso, con una buffa espressione perplessa, come se si guardasse per la prima volta, poi tornò a fissarlo dubbioso.
<< Sicuro di stare bene? Il tuo non mi sembra il volto di qualcuno col cuore e la mente in pace. >>
<< Sto bene >> mentì immediatamente l’adolescente, ponendosi sulla difensiva << Solo... è stata una lotta davvero dura. Se non foste stato per voi e Rowlet... >>
<< Che è successo alla porta della tua cabina? >>
Fire imprecò mentalmente e cercò al volo un’altra scusa. << Stavo allenando i miei poteri, mi è partito un colpo e… >>
L’asgardiano lo interruppe poggiandogli una mano sulla spalla dalla presa solida ma allo stesso tempo amichevole, piegandosi appena per fissarlo dritto negli occhi, serio.
<< Vieni con me. >>
Il ragazzo non seppe bene come interpretare il tono con cui venne enfatizzata quella frase. Appariva come un ordine, sì, ma allo stesso tempo era pacato, benevolente ma fermo.
L’istante dopo lo seguì verso la sua cabina: non appena entrarono, Thor gli indicò il grande e spazioso letto aprendo un braccio, come in un invito.
<< Siedi >> disse, di nuovo con quel particolare tono. Anche stavolta il ragazzo si ritrovò ad obbedire.
Il dio camminò verso uno dei ripiani lungo la parete di destra e tirò giù due boccali di legno: con essi in mano si diresse verso la pila accatastata di barilotti e li riempì fin quasi all’orlo con del liquido dorato e schiumoso. Fatto ciò, raggiunse l’adolescente piazzandoglisi di fronte.
<< Bevi un po’ di nettare degli dèi >> gli allungò il boccale dal manico << Un sorso, e ti sentirai immortale. >>
Fire avrebbe preferito rifiutare, ma probabilmente non avrebbe fatto altro che insospettirlo ancora di più. E in realtà aveva veramente bisogno di bere qualcosa di forte.
Prese il boccale di birra tra i palmi e lo avvicinò piano alle labbra. Di solito beveva solo vino o idromele, e neanche troppo spesso, ma dovette ammettere che la descrizione dell’asgardiano era azzeccata. Calda, spumosa, frizzante: era molto piacevole sentirla scendere giù in gola riscaldandolo in tutto il corpo.
Dopo un lungo sorso, fece un respiro profondo.
<< Grazie >> mormorò, ed era sincero. Aveva apprezzato davvero quel gesto e quella disponibilità.
Thor trangugiò completamente il suo boccale in un sol sorso, lo poggiò sopra uno scaffale, si asciugò la bocca con il dorso della mano e poi si sedette accanto a lui. Non parlò, eppure il suo sguardo era eloquente: voleva farlo sfogare, aveva intuito che non era uscito affatto bene dall’ultimo scontro.
Fosse stato qualcun altro degli altri mocciosi, a parte forse Accelerator, Fire l’avrebbe mandato al diavolo senza pensarci due volte, soprattutto non l’avrebbe affatto seguito fin lì.
Ma Thor… era diverso. Aveva qualcosa che gli aveva ispirato fiducia sin dal loro primo incontro, nonostante l’aspetto un po’ intimorente e nonostante tutto ciò che aveva sempre letto sulle mitiche storie di Asgard: Thor il Crudele, il Flagello di Jötunheim, sterminatore di giganti innocenti, bandito per la sua sete di sangue, la sua ferocia e la sua arroganza.
Ciò che si era trovato davanti era completamente diverso da ciò che aveva sempre immaginato. Non avrebbe mai pensato di accostare al Flagello di Jotunheim un’aura di saggezza millenaria, un dignitoso e fiero senso dell’onore di guerriero norreno – osservato principalmente nel suo omaggio a Qrow Branwen – e ora quell’atteggiamento benevolo e molto probabilmente anche generosamente disinteressato.
Ma neanche così si sentiva disposto a confessarsi. Almeno, non del tutto. Per ora, voleva solo che fosse il Dottore a sapere... quella cosa.
“E poi chi ti dice che puoi davvero fidarti di Thor il Crudele?” insinuò una vocina maligna nella sua testa.
A quel pensiero, il seme del dubbio e della diffidenza germinò rapido senza che potesse trattenerlo. Osservò il proprio interlocutore con la coda nell’occhio, tamburellando appena un dito sul legno del boccale.
Al dio non sfuggì affatto quel gesto, e poteva ben intuirne le motivazioni.
<< Conosco quello sguardo, ragazzo. Capisco che tu non abbia molta voglia di parlare con me di quello che è successo, in questo sei identico a tua madre, ma non sono uno stolto... conosco gli sguardi di sfiducia. Sono gli stessi che mi hanno rivolto molti mortali nel corso di questi trent’anni di Battleground. Trent’anni non sono che un mero battito di palpebre per un asgardiano, ma per me sono stati molto più longevi di diversi secoli. Dopo la tragedia che mio fratello causò, egli non perse di certo tempo a riscrivere la storia. Avrai sentito di mio padre come un despota e un tiranno, e di me come un vile assassino. Vorrei poterti dire che la descrizione di Loki perpetrata ai miei danni sia falsa, ma vi è un fondo di verità. In gioventù ho commesso molte azioni disdicevoli ai danni dei giganti e dei mortali. Ero il nemico giurato del popolo di Jötunheim, il mio martello si è impregnato del sangue di innumerevoli giganti e altri nemici. Non tutti meritavano il mio presunto castigo. Odino alla fine mi punì per questo, mi spogliò dei poteri, del mio rango e dei miei ricordi e mi costrinse a vivere come un mortale di nome Donald Blake. I miei anni come mero essere umano mi insegnarono i tratti distintivi che mi affascinano di voi: la compassione, l’amore, la misericordia. Fu così che riottenni i miei poteri. Sono cambiato da allora, ma non disdegno il tuo comportamento. Ciò che ho fatto non può essere cancellato, e non può essere dimenticato. Detestami pure come il resto del mondo se lo ritieni opportuno, non spetta al Tonante giudicare, non più. Però desidero chiederti di esternare i tormenti che angustiano la tua mente, non virtù di dio del tuono... ma in virtù di compagno d’armi. >>
Colto sul fatto. Fire tirò un lungo sospiro socchiudendo le palpebre.
<< Non negherò di avere avuto pregiudizi nei vostri confronti, ma non ho dimenticato né ignorato quello che avete fatto per me e per Branwen, e sarebbe indegno ignorare adesso la vostra gentile disposizione nei miei confronti e il remore che avete appena dichiarato per le vostre azioni. Vi credo. Non voglio commettere nuovamente l’errore di giudicare qualcuno senza prima conoscerlo a fondo. >>
Alzò lo sguardo incrociandolo a quello del dio, e ricordò che il Dottore gli aveva detto che, se avesse voluto chiedere di Lada, avrebbe potuto chiedere anche al dio del tuono, e poi in un flash rimembrò quando il Signore del Tempo l’aveva condotto alla base, la prima volta in cui aveva visto Thor per la prima volta: effettivamente quest’ultimo aveva nominato sua madre. Aveva anche detto di non sapere avesse avuto un amante: dunque non sapeva di Vader, e dopo l’incursione a Gongmen, molto probabilmente pensava fosse Logan Royston suo padre biologico.
Abbassò lo sguardo, mentre serrava con forza le dita attorno al legno. Non riusciva proprio a dire del suo legame col Sith, era ancora sconvolto, ma allo stesso tempo voleva ricambiare Thor della sua disponibilità, evitando di raccontargli menzogne.
<< Io… so che voi conoscevate mia madre… >>
<< Dammi pure del tu, ragazzo. Comunque, sì, è così. Eravamo molto amici >> rispose Thor con una punta di malinconia << Una grande guerriera, impegnata in una guerra per sopravvivere a un mondo spietato, che non riconosce il valore delle persone come lei. Aveva la forza e la saggezza necessaria, ma sfortunatamente... andò diversamente la sua storia. Ti struggi perché ne vuoi sapere più su di lei? >>
Fire annuì, sincero. << Mi sono unito alla Ribellione perché credo nei suoi ideali, ma anche perché il Dottore mi ha promesso risposte sul mio passato. Perciò sì… vorrei saperne di più. >>
Thor parve perdersi un attimo tra i ricordi. << Era molto simile a te. Riconosco la sua fisionomia e parte del suo carattere >> gli occhi color del cielo furono attraversati da una punta di malinconia << Era un’eccellente guerriera e persona. Ricordo una delle tante battaglie che svolgemmo a Coruscant: io ero a capo della guarnigione est, mentre lei dell’ovest. Ricordo con estrema precisione la sua ferocia in battaglia, sembrava una berserker del mio regno, ma non perdeva la ragione e la grazia. Una guerriera degna di tutte le ammirazioni. Ricordo che il giorno prima della battaglia, ero con lei nella sua tenda, parlammo molto dei nostri reciproci regni. Lei era la voivoda di Valacchia, io il principe di Asgard. Entrambi avevamo perso molto, e dunque ci capivamo a vicenda. Lei mi disse: “Molti pensano che io sia cattiva. Ho ucciso molta gente, e molti di coloro che non sono periti dai colpi della mia lama o delle mie zanne, hanno subito la pena dell’impalamento e dei poteri delle tenebre. Non volevo indossare una maschera di crudeltà, sono stati i venti del fato a costringermi. Se la gente vuole vedermi come un mostro, così sia, poiché per combattere un mostro, a volte, è necessario diventare mostri. Un sovrano saggio non cerca la guerra, ma deve essere sempre pronto ad affrontarla e a macchiarsi le mani per il bene del suo popolo”. In quel momento... capii di che pasta era fatta quella donna. Da allora la rispettai molto e la nostra amicizia così si concretizzò, e mi promisi di prendere anche il suo esempio qualora fossi salito al trono. >>
Fire sentì gli occhi farsi lucidi. Quella storia gli aveva lasciato un senso di commozione e rincoramento addosso: da un lato si sentiva ammirato, orgoglioso e fiero. L’ultima scoperta genitoriale in fondo non era stata delle più rosee, e avere la conferma che l’altro membro fosse in un certo senso “migliore” lo faceva stare meglio.
Dall’altro lato, si sentiva quasi impotente, non all’altezza. Come si poteva essere degni di qualcuno di così grande, così saggio, così generoso e in un certo senso, anche umile?
Si morse un labbro e spostò lo sguardo altrove. Quei pensieri gli avevano involontariamente riaperto una ferita nell’animo che ora lo pungolava.
<< Perché mi ha abbandonato in quell’orfanotrofio? >>
Non aveva guardato il dio negli occhi, nel porgergli quella domanda. Aveva fissato un punto impreciso accanto a sé, come ogni volta in cui non si sentiva padrone del proprio sguardo e dei propri sentimenti. L’oro dei suoi occhi ardeva lentamente disegnando qualche fiammella.
Al Tonante non era sfuggito quel microscopico cambiamento fisico e, prima di rispondere, si massaggiò il mento meditabondo.
Decise di non darvi troppo peso e si strinse nelle spalle. << Lada non era certo una donna capace di abbandonare qualcuno. Mai una sola volta abbandonò un compagno, figuriamoci un figlio. Aveva un cuore onesto e puro, e sono sicuro che ti ha voluto più di ogni altra cosa al mondo. Il perché ti lasciò in orfanotrofio purtroppo non lo so... forse, voleva qualcosa di diverso per te. O forse voleva tenerti lontano da qualcosa o qualcuno. Solo lei può rispondere a questa domanda, e l’ho conosciuta fin troppo bene per osare anche solo pensare all’egoismo. >>
Le fiammelle nello sguardo del giovane continuarono ad ardere inquiete, ma quando avvertì la presa delle dita del dio su entrambe le spalle e girò lo sguardo specchiandosi in quello del dio, parvero assopirsi.
<< Non dubitare mai e poi mai della nobiltà dei tuoi antenati, Baelfire Royston. Essi ti sorridono benevoli, e Lada il Drago veglia su di te... dal Valhalla. Perché è lì che si trova ora, ne sono certo. >>
Fire abbassò gli occhi di lato, mordendosi il labbro. << Vorrei esserne sicuro come te... >>
<< Se non riesci a credere a me, credi al tuo cuore >> replicò Thor << Mio padre una volta mi disse che i figli non sono mai lo specchio dei loro genitori. Siamo chi scegliamo di essere, siamo noi a scegliere le strade e i modelli che vogliamo seguire. Tu chi vorresti seguire? >>
Il ragazzo si chiuse in un silenzio di profonda riflessione, lo sguardo fisso in un punto impreciso. Dopo qualche istante, sbatté le palpebre e tornò a fissare il dio. << Logan... >>
<< Allora tu sei Baelfire Royston, figlio di Lord Logan, e nessun altro può sostituire questa inconfutabile verità. >>
Voleva che fosse così semplice. Credeva profondamente nel fatto che Logan fosse suo padre, e questo avrebbe dovuto essergli sufficiente e renderlo indifferente riguardo le persone che lo avevano generato e quello che avevano fatto nei suoi confronti.
Ma non era così. No, il suo maledetto egoismo non riusciva a farglielo bastare. Era intollerabile constatare come Shen avesse ragione.
“Non volevi scoprisse come fossi pronto a rimpiazzarlo, una volta scoperta la verità sui tuoi genitori naturali.”
“No!”
No. Mai e poi mai. Forse sì, era egoista, ma non lo sarebbe mai stato fino a quel punto. Non avrebbe mai potuto sostituire Logan con Vader e Lada, non avrebbe mai potuto escluderlo dalla sua vita. La sola idea era abominevole e lo ripugnava.
Sbatté le palpebre, cercando di tornare lucido. << Io… c’è un’ultima cosa che voglio sapere. Che fine ha fatto? Che cosa le è successo? >>
Thor ammutolì, poi prese un respiro profondo. << Un giorno partì, dicendo che voleva prendere la guerra nelle sue mani. Dopodiché… svanì senza lasciare traccia. Non seppi darmi pace. Per molto tempo l’ho cercata e non l’ho mai trovata. Sia io che il Dottore, rassegnati, abbiamo ipotizzato sia stata uccisa da qualcuno dei membri più potenti dell’Impero. Mi dispiace, ragazzo, mi dispiace davvero. >>
A quelle parole una morsa gelida e dolorosa strinse violentemente lo stomaco del giovane, mentre le lacrime gli annebbiavano gli occhi. Serrò il pugno libero, mentre fremiti in tutto il corpo lo invadevano e una familiare sensazione di formicolio avvolgeva gli angoli della sua mente, come una molla pronta a scattare. Strinse le palpebre con forza, cercando di dominarsi, ma, come quella primissima volta, fu tutto istinto, impossibile da frenare.
Sentendo addosso tutto il dolore della mancanza, della perdita, dell’abbandono, i suoi occhi acquisirono un bagliore verde così come il bicchiere tra le sue dita, esplodendo e frantumandosi in molteplici schegge di legno che scivolarono a terra, rovesciando il resto del liquido contenuto, e lo stesso accadde al boccale appoggiato altrove dal dio del tuono.
Una figura materna era un qualcosa che gli era sempre stata preclusa e sconosciuta, anche se crescendo con Logan, non ne aveva mai sentito l’effettiva mancanza. Fino ad allora.
Sapere dal Dottore che era stata lei a lasciarlo misteriosamente in quell’orfanotrofio e sentire i racconti di Thor su di lei… la faceva sentire più vicina di quanto non fosse mai stata. E faceva male. Faceva male sapere che era morta e non avrebbe mai potuto conoscerla. Non avrebbe mai potuto scoprire da solo quanto effettivamente si somigliassero, non avrebbe mai potuto volerle bene e sentirsi amato da lei, non avrebbe mai potuto capire perché avesse deciso di lasciarlo… e come avesse potuto innamorarsi di uno come Vader.
Thor inizialmente rimase spiazzato, non aspettandosi nulla del genere, ma riprese quasi immediatamente il controllo: non conosceva a fondo i poteri del giovane, pensava che quella fosse una normale manifestazione di essi provocata dal dolore e dalla rabbia scaturiti a sapere quella verità.
Ed era vero. Ma la verità nascosta al dio era che prima di scontrarsi con Vader, i poteri di Fire non avevano mai compreso quella che a tutti gli effetti era la Forza. Anche sapendo questo, un occhio sapiente avrebbe potuto faticare ad identificarla come tale, perché la Forza non aveva manifestazioni di energia colorata quando agiva. Eppure con il ragazzo succedeva.
Il dio del tuono gli poggiò nuovamente le mani sulle spalle e lo costrinse a guardarlo in volto.
<< Ascolta, ragazzo... >> prese un piccolo respiro << So cosa stai provando. Anch’io ho perso un genitore, anni or sono. Ma devi andare avanti, devi essere forte. Per lei, per te stesso, e per tutti coloro che contano su di te. >>
Fire si strinse nelle spalle e annuì. Sapeva anche lui che era la cosa giusta da fare, ed era ciò che avrebbe fatto, anche se avrebbe fatto un po’ male, sarebbe passata.
Tornò a guardare l’asgardiano dritto negli occhi.
<< Grazie, Thor. Grazie dal profondo del cuore. >>
 
                                                                                                                                    * * *
 
Il Maestro stava camminando nei laboratori situati al dodicesimo piano del palazzo imperiale, quando percepì la familiare sensazione di qualcuno che cercava di aprire una connessione mentale con lui.
L’uomo riconobbe all’istante l’identità di questa persona e acconsentì all’invito. << Ebbene? >>
<< Sono ancora molto giovani, ma penso che si riveleranno degli alleati utili alla nostra causa >> gli rispose la voce bassa e cavernosa di Grougaloragran.
In quanto capo delle sue spie, aveva concesso al mutaforma l’onore di creare una connessione mentale tra loro per poter inviare informazioni senza il rischio che fossero intercettate da parti indesiderate.
<< Mi fa piacere sentirlo >> disse il Maestro con un sorriso compiaciuto << E per quanto riguarda Xanxus? >>
<< Ha accettato il mio invito. Stiamo giusto andando a recuperarlo >> spiegò pazientemente il dragone.
Il Signore del Tempo ronzò soddisfatto. Poi, arricciò il volto in un’espressione molto più calma e professionale.
<< Ricorda, Grougal: il ragazzo è off limits. Uccidete tutti gli altri, non mi importa… ma lui lo voglio vivo >> ordinò con un tono che non ammetteva repliche.
Il capo delle spie imperiali non rispose, ma l’uomo poté chiaramente percepire il disgusto e la rabbia scaturite dall’idea di uccidere dei bambini.
Suo malgrado, il Maestro si ritrovò incapace di trattenere un sorriso. A volte i suoi seguaci potevano essere così prevedibili.
<< Dimmi, Grougal… ti penti mai del patto che hai fatto con me? >> chiese all’improvviso, suscitando un moto di sorpresa ad opera del mutaforma.
Questi rimase in silenzio per qualche istante. << Voi avete salvato il mio pianeta e la mia razza dalla distruzione, Maestro. Non potrei mai pentirmi di un simile accordo. >>
<< Eppure, l’idea di lavorare per me ti disgusta >> commentò l’altro con tono consapevole.
Grougaloragran sembrò esitare. << Mio Maestro, io… >>
<< Tranquillo, non ti sto rimproverando >> continuò rapidamente l’alieno << So di non essere un uomo facile da amare. E finché continuerai a fare il tuo lavoro… posso assicurarti che non avremo problemi. >>
Perché in fondo… cosa mai avrebbe potuto fare per minare il suo potere? Il Maestro non viveva certo nell’illusione che i suoi seguaci gli fossero fedeli. Perfino Vader, il suo più stretto alleato, non si sarebbe fatto scrupoli a cercare di sostituirlo nel momento esatto in cui avrebbe mostrato il minimo segno di debolezza. Ma questo non gli era mai davvero importato. Anzi, era un comportamento che aveva a lungo incoraggiato! Dopotutto, sarebbe stato piuttosto ipocrita agire diversamente… visto che al loro posto avrebbe fatto la stessa cosa.
E in fondo, cosa c’era di meglio dell’avere un gruppo di aspiranti traditori sempre a portata di mano… per tenersi all’erta?
<< Ti auguro una buona caccia, vecchio dragone. >>
E, detto questo, interruppe il collegamento mentale.
Gli ci vollero solo un paio di minuti per raggiungere l’area designata: una stanza preceduta da un paio di porte scorrevoli su cui spiccava la scritta “PERICOLO – SOLO PERSONALE AUTORIZZATO”.
Il Maestro attraversò l’entrata con passo disinvolto e si ritrovò all’interno di un laboratorio al cui centro spiccava una grossa gabbia completamente nera.
I vari scienziati che circondavano il contenitore si inchinarono all’istante, ma lui li ignorò e concentrò la sua più totale attenzione su ciò per cui era giunto fin qui. L’ultimo successo del suo reparto scientifico, ottenuto attraverso le stesse tecniche di ingegneria genetica che erano riuscite a creare l’Indominus Rex del Governatore Shen. L’arma biologica perfetta… un vero traguardo dell’industria bellica.
Il Maestro si avvicinò cautamente alla gabbia e ne picchiettò la superficie.
<< Sveglia, sveglia, piccolo mio >> sussurrò dolcemente << È arrivato il momento della tua entrata in scena. >>
In tutta risposta, ricevette un ringhio basso e gutturale.
 
                                                                                                                             * * * 
  
L'algoritmo di decodifica del Dottore aveva impiegato circa sedici ore per setacciare tutte le informazioni raccolte dall'archivio imperiale e separare quelle inerenti al TARDIS. Il termine dell'operazione venne rapidamente seguito dal sonoro riecheggiare di un allarme vagamente simile a quello di una sirena, abbastanza forte da richiamare l'attenzione di qualunque persona presente nei pressi del Falcon. Inutile dire che individui dall'udito particolarmente sensibile come Emil e Blake sopraggiunsero nella sala riunioni della nave con espressioni piuttosto scontente.
Il Dottore dovette fare del suo meglio per ignorarli e ostentare un atteggiamento disinteressato, mentre aspettava pazientemente l'arrivo del resto dei Time Warriors.
Una volta che la squadra fu al completo, sorrise soddisfatto e batté ambe le mani in un sonoro rintocco.
<< Bene, signori miei, è arrivato il momento di fare le valigie e prepararsi a partire >> enunciò a gran voce << Sembra che l'operazione di decriptazione sia finalmente finita. Qualcuno vuole suonare la trombetta della vittoria? >>
“Non prima che ci siamo procurati qualche chilo di cotton fioc” pensò irritata Blake massaggiandosi le orecchie da gatta. Per poco non le si era spaccato il timpano.
Fortunatamente per lei, Royal Noir intervenne per tagliare corto riguardo quella battuta.
 << Va’ al sodo >> dichiarò, le braccia incrociate e lo sguardo inquisitorio << Hai un piano, adesso che hai recuperato le tue coordinate? >>
Il Dottore rilasciò un sonoro sbuffo.
<< Guastafeste >> borbottò, mentre cominciava a digitare a gran velocità sul computer della nave << Allora, vediamo un po'… no… no… no… AH! Eccola qui! La locazione del TARDIS! >>
Strinse gli occhi e cominciò a leggere.
<< Uhmmmm… è parecchio lontano dal Centro Imperiale, nei pressi dell'Orlo Esterno. Settore 666… eh, suona promettente. Nome del pianeta... >>
Si bloccò di colpo e inspirò bruscamente. Gli occhi dell'uomo sembrarono strabuzzargli fuori dalle orbite, come se avesse appena visto un fantasma.
<< No… >>
I membri del piccolo equipaggio non poterono vedere l'espressione del Dottore, ma oramai erano tutti consapevoli di quanto gli piacesse parlare anche nelle situazioni più disparate. Quel silenzio innaturale non poteva appartenere al Signore del tempo che conoscevano.
 << Dottore.., dov'è la tua nave? >> domandò Ruby, alzando appena il collo per cercare di leggere quanto scritto sullo schermo, invano.
Anche per Thor era raro vedere il Dottore così scioccato, essendo abituato al suo atteggiamento esuberante e strambo.
Pensò d'istinto che fosse un qualcosa di terribilmente serio, così parlò: << Dottore, è strano da parte tua essere tanto preoccupato. C'è qualcosa che dovremmo... >>
<< Ma porco cane! >> sbottò Accelerator con un ringhio esasperato << Di’ dove si trova questa cazzo di navetta puffete puffete e facciamola finita! >>
Il Dottore si accasciò sulla sedia e si portò una mano davanti al volto. Sembrava stanco, più di quanto i vari membri dei Time Warriors lo avessero mai visto.
Dopo quasi un minuto buono di silenzio, prese un respiro profondo e...
<< Trenzalore >> sussurrò con evidente rassegnazione << Il Maestro ha portato Trenzalore a Battleground… e vi ha nascosto il mio TARDIS. È proprio da lui... >>
Angel osservò il volto del Signore del Tempo. << Ehm... che sarebbe esattamente questo Trenzalore? >>
Thor era da sempre rimasto col Dottore fin dall'inizio e non aveva mai sentito parlare di un simile luogo. E pensare che aveva conversato col vecchio Signore del Tempo per più di due decenni!
<< Per quello che ne sappiamo, mio buon compagno dai capelli rossi, potrebbe anche essere una cosa... forse una creatura. Dal Maestro ci si può aspettare di tutto... >>
Il Dottore si limitò a scrollare le spalle.
<< Oh, in realtà non è niente di speciale. Solo la mia tomba >> rispose impassibile.
<< COSA?! >> gridarono gli otto Cacciatori presenti al gran completo.
Gli altri presenti ammutolirono, confusi e ancora più perplessi di prima, per certi versi inquietati.
<< La tua tomba? >> domandò Fire, sbigottito << Ma che significa? >>
Il Signore del Tempo sospirò stancamente.
<< Vediamo, come posso spiegarvelo? >> borbottò più a se stesso che alla folla raccolta, gli occhi ora fissi in direzione del soffitto della nave << Tutti noi abbiamo una tomba che ci aspetta. È sempre lì, da qualche parte, nel nostro futuro… in attesa di essere riempita. >>
Detto questo, rivolse lo sguardo nei confronti della squadra di ribelli.
<< E Trenzalore… è la mia. Il luogo in cui verrò sepolto un giorno… il luogo dove morirò e riposerò per sempre. >>
Gli otto Cacciatori non poterono fare altro che boccheggiare.
Kirby, in particolare, si sentì mancare il respiro. Una volta, quando aveva forse dieci anni, dopo un allenamento il Dottore gli aveva detto di sapere dove avrebbe passato il suo riposo eterno, ma dal tono aveva pensato fosse uno scherzo.
A quella notizia Angel dilatò le palpebre. Non immaginava che quel pianeta avesse un simile significato per lui. E ora poteva capirne fin troppo bene la reazione.
<< Perciò… tutto questo quale limite comporta per lei? E per noi? >>
<< Mi è proibito mettervi piede, anzi, proibito è un termine riduttivo. Un Signore del Tempo che mette piede sulla propria tomba potrebbe causare increspature nel vortice del tempo capaci di rompere le barriere tra le dimensioni e causa catastrofi di ogni genere. Inoltre, potrebbe uccidermi prima del tempo >> aggiunse il Signore del Tempo con una scrollata di spalle, come se fosse un informazione di poco conto << In poche parole... non potrò recuperare il TARDIS di persona. Dovrete farlo voi per me. >>
Accelerator sbuffò sprezzante. << Non dovrebbe essere un problema trovare una cabina blu del telefono su una "tomba", ma ancora non ci hai detto che cos'è. È il tuo luogo di sepoltura predestinato, e fin qui va bene, ma più precisamente? È un pianeta? Una nazione? Una città? Il nome di un cimitero? E anche se trovassimo il tuo TARDIS... come potremmo riportarlo da te? Solo tu dovresti sapere come funziona quella trappola di ferro urlante. >>
<< È un pianeta >> rispose il Dottore << Un pianeta dove in futuro sarà combattuta una grande battaglia, O forse dovrei dire nel passato… chi può dirlo, di questi tempi? Comunque sia, darò a ciascuno di voi un comunicatore con cui potervi parlare dal Falcon. Una volta che troverete il TARDIS, vi guiderò passo per passo per permettervi di pilotarlo. >>
Ruby si morse nervosamente il labbro. << Dottore, abbiamo guadagnato parecchia attenzione con l'infiltrazione a Villa Skywalker. E se il Maestro avesse capito cosa stavi cercando? >>
<< Vero >> si unì James << per quello che ne sappiamo c'è già una flotta ad aspettarci. E qualcosa di peggio a terra. Thor non può semplicemente teletrasportarci accanto al TARDIS e darci così il tempo di riattivarlo? >>
<< Posso teletrasportarmi solo se conosco il luogo, tenente >> spiegò il dio del tuono << Conosco l’aspetto del TARDIS, ma l’ubicazione di Trenzalore è ignota, e perfino il Dottore ne sa poco. Non posso semplicemente usare i miei poteri, non stavolta. >>
<< Anche ne fossi stato capace, Ruby ha un punto >> intervenne Fire, cupo << Dieci a uno abbiamo il comitato di accoglienza ad attenderci, forse addirittura prima di sfiorare l'atmosfera del pianeta potrebbero saltarci addosso. Anzi, come facciamo a sapere che non siamo tracciati, in questo mentre, e che non ci stiano seguendo? >>
Weiss aveva un groppo in gola, questo era in parte ciò che temeva quando alla squadra era stato offerto di entrare nella Resistenza. Facendo un profondo sospiro, l'albina si ricompose e cercò di calmare i compagni con la sua amata fredda logica.
<< Per quel che ne so, la flotta imperiale è abbastanza lenta ad organizzarsi, specie quando devono riunirsi su un singolo pianeta. Se ci stanno seguendo, o anticipando, si tratterà di un equipaggio più o meno delle nostre dimensioni. Se qui c'è qualche strumento per scandagliare il pianeta possiamo trovare il TARDIS in fretta e poi è una questione di chi ha l'astronave più veloce. >>
<< Biancaneve ci ha preso >> confermò il Dottor con un cenno del capo << Il Maestro non si presenterà certo di persona. Nessun Signore del Tempo metterebbe mai piedi sulla tomba di un suo simile… e abbiamo già un bel vantaggio sull'esercito imperiale, quindi possiamo aspettarci al massimo una piccola squadriglia nemica. >>
Volse al gruppo uno sguardo significativo.
<< La vera domanda è… vi sentite pronti ad affrontare un'altra battaglia a meno di un giorno dall'ultima? >>>
<< Abbiamo altra scelta? >> domandò il Vigilante, trattenendo a stento un sospiro, per poi ricacciare immediatamente indietro ogni pensiero negativo ed esitazione.
Le due squadre di apprendisti Cacciatori si guardarono a vicenda prima di annuire.
<< Non ho avuto occasione di fare poi molto ieri, qui avrò modo di rimediare se necessario >> disse Emil, gonfiando il petto << E poi, se tutto va bene... sarà la nostra ultima lotta su Battleground. >>
<< Sempre ammesso che sarà davvero l’ultima >> intervenne Angel << C’è ancora molto di cui accertarsi. Quanto ci vorrà per arrivare su Trenzalore? E a parte il “comitato di benvenuto” che cosa dobbiamo aspettarci? Sarebbe meglio essere pronti a tutto. >>
<< In una normale strategia potrebbe funzionare >> rispose Accelerator << Ma nemmeno il Dottore sa bene che cosa troveremo laggiù. A questo giro, niente piani, niente stronzate... andiamo alla cieca. Pericoloso? Fottutamente pericoloso! Ma che dobbiamo farci, il broccolo ha ragione, non abbiamo scelta. >>
<< La vuoi piantare di chiamarmi così, brutto…! >>
<< Il ragazzo è rude, ma ha ragione >> replicò Thor, smorzando sul nascere il loro battibecco << Non è la prima volta che vado alla cieca in un assalto, sarà come una razzia. L’unica cosa che possiamo fare è armarci fino ai denti. Coraggio, campioni, ci attende un giorno di battaglia e di gloria! >
<< In vent'anni di battaglie in questa discarica dimensionale la gloria non l'ho mai vista manco con il telescopio >> borbottò il Dottore, per poi rilasciare un altro sospiro << Comunque sia, dovremmo raggiungere Trenzalore entro un paio d'ore, quindi vi invito a seguire il consiglio di Mr Muscolo e prepararvi per qualunque cosa troveremo laggiù. La riunione è aggiornata! >>
 
                                                                                                                             * * * 
 
Megatron attendeva pazientemente sul ponte d'imbarco della Nemesis, la nave Decepticon che per anni era stata simbolo di terrore nei cieli di un pianeta Terra molto diverso da ciò che il Maestro aveva trasformato nel suo parco giochi personale.
L'enorme mezzo da battaglia non aveva nulla da invidiare agli Star Destroyer classe Venator della flotta di Darth Vader. Lunga dieci chilometri dalla testa alla cosa, era dotata di un reattore di Energon che in caso di esplosione sarebbe stato capace di creare una singolarità abbastanza potente da distruggere un intero pianeta. A questa sua caratteristica peculiare si univano le centinaia di armi che anche senza il bisogno di una flotta sarebbero riuscite a cancellare completamente la vita di un mondo.
Sì, la Nemesis era certamente il fiore all'occhiello dell'esercito Decepticon, e Megatron si ritrovò a contemplarla con affetto. Erano anni che non vi metteva piede sopra, ma per certi versi era come se non fosse invecchiata di un giorno.
Alla sinistra del Signore della Guerra spiccava un cybertroniano argentato dal design molto più esile e minuto.
<< Ancora non capisco perché dovremmo collaborare con questi organici >> borbottò il suddetto con una voce graffiante e metallica << Perché non mi lasciate prendere il controllo della spedizione, Lord Megatron? Il leader di Cybertron non dovrebbe certo preoccuparsi di questioni umili come la caccia a dei semplici ribelli. >>
Al sentire quelle parole, Megatron si limitò a roteare gli occhi.
<< Non sapresti guidare i miei Decepticons nemmeno ad un picnic, Starscream >> rispose freddamente.
<< Mio signore, io ti ho sempre servito e riverito con la massima fedeltà >> ribatté Starscream con voce melensa, anche se internamente ribolliva << ma se la volontà di guidare una missione così dozzinale ti si confà così tanto... >>
Shatter, la Cacciatrice, si trovava loro vicino, e non poté fare a meno di rifilare un'occhiata disgustata al secondo in comando.
<< Attento a come ti rivolgi al tuo signore, mech. Vedi di dimostrare queste tue parole sul campo di battaglia. >>
<< Mi ritrofo a konkortare kon la noztra femme >> aggiunse una gelida voce con un marcato accento tedesco. Apparteneva ad un Decepticon dal telaio simile a quello di un X Wing imperiale completo di cannoni << Tutti zono prafi a parlare, ma il fero falore di un zoldato defe essere moztrato zul campo di batta-...>>
Prima che il robot potesse terminare la frase, ecco che la sua faccia dai lineamenti affilati venne sostituita da un volto molto più agguerrito.
<< BAZTA KON TUTTE CVEZTE CHIACCHERE! IO NON FOLEFO MANCO EZCHERE CVI! ZE NON PICCHIO SUBITO QUALCOZA POTREI… esprimere i miei sentimenti con una canzone! >>
A pronunciare quelle ultime parole fu un volto completamente diverso dai primi due. Era completamente nero, con un paio di occhi rossi come il sangue e una bocca dotata di denti affilati.
<< Uh, uh! Lord Megatron, pozzo tenermi le tezte degli organichi che ucciderò? Pozzo, POZZO? >>
<< Non disturbare il nostro signore con la tua follia, Blitzwing >> disse un Decepticon molto più grande rispetto agli altri, grande quasi quanto lo stesso Megatron << Se continui così, potrei prendere in considerazione l'idea di aggiungere la TUA di testa alla mia collezione personale. >>
<< Cessate questo infimo baccano tutti quanti! >> sbottò Starscream, velenoso << Non disonoriamo la nostra razza dinnanzi a quei miserabili organici. >>
Fu proprio in quel momento che l'inconfondibile figura di Soundwave si fece avanti.
<< Informazione: Lord Megatron, una navetta ha appena chiesto il permesso di atterrare. Devo concederglielo? >> chiese con la sua voce impassibile.
Magatron inarcò un sopracciglio meccanico. << Sembra che i nostri ospiti siano finalmente arrivati. Permesso accordato. >>
Dapprima le porte dell’angar si spalancarono. Pochi secondi dopo, una navetta dipinta di viola e verde atterrò proprio di fronte al gruppo di Decepticons.
Ne fuoriuscì un gruppo di persone vestite in maniera piuttosto bizzarra: un energumeno di almeno due metri, con una maschera da luchador a coprirgli il viso; un uomo molto magro e coperto con un cappuccio, la cui mano destra presentava un guanto con attaccate delle siringhe; un uomo vestito con un elegante abito verde e bombetta e un’avvenente donna bionda che stava al fianco del loro capo.
Quest’ultimo emise una lugubre risata: << Signori, siamo arrivati! È qui la festa? >>
Poi, il suo largo e rosso sorriso si spense, lasciando posto a un’espressione delusa: << Oh no... niente cibo, niente musica, niente ragazze... e nemmeno qualche sacrificio umano! Qui abbiamo bisogno di una ristrutturazione! Dove posso trovare qualche schiavo sottopagato da sgozzare in pubblica sede? Così almeno ravviviamo un po’ l’ambiente. >>
<< Modera i toni dinnanzi a Lord Megatron, umano >> sibilò Shatter, sdegnata, gli occhi rossi che brillavano << altrimenti, sul sacrificio umano potrei accontentarti. >>
<< Sei una gran maleducata, signorina >> rispose il Joker << Io cercavo solo di ravvivare questo mortorio! >> e detto questo si accomodò tranquillo e si stiracchiò: << Allora, Meg, questa grossa nave ha qualcosa per ospitare i miei ragazzi? Sarà un lungo viaggio. >>
<< Comincio a stancarmi di queste recite... >> sospirò Bane << Non dobbiamo riposare, ma organizzare un piano insieme a Lord Megatron. >>
<< Piani, piani! Che noioso che sei, Bane! Se tu non fossi grosso come la mia prozia Louise, ti avrei già gettato nel gorgo di Battleground. Ti sembro uno che fa piani? >> fece il clown, emettendo un’altra risata.
Bane emise un ringhio soffocato e borbottò: << Ringraziamo il Maestro di essere qui e di essere tanto potente... se fossi io il capo, a quest’ora... >>
Si scrocchiò le nocche e si voltò, incontrando lo strano sguardo comprensivo di Starscream.
Megatron sbatté violentemente un piede contro il pavimento della Nemesis, generando un clangore abbastanza forte da zittire ogni ulteriore battibecco.
<< Silenzio! Non vi ho riuniti qui per litigare come spumanti appena usciti dal bozzolo >> ringhiò freddamente.
In quel momento, una spia rossa cominciò a lampeggiare sullo schermo che Soundwave aveva per volto.
<< Informazione: Lord Megatron, nuove forme di vita rilevate al di fuori della Nemesi. Chiedono il permesso di... >>
<< Sì, sì, concesso >> ribatté l'altro in tono sprezzante.
Dopo aver ricevuto il permesso di atterrare, anche Grougaloragran si posò sulla superficie metallica di Cybertron, accompagnato da un totale di cinque bolle azzurre.
<< Lord Megatron, Grougaloragran spera di non avervi fatto aspettare >> disse il possente rettile, abbassando il capo dinnanzi al re dei Cybertroniani.
Cercò di ignorare la presenza del Joker, almeno per il momento: c'era poco mistero sul fatto che, nel circolo del Maestro, Grougaloragran apprezzasse ben poco l'idea di tale folle a gestire il mondo criminale di Battleground.
I quattro Cacciatori accompagnanti il drago si inchinarono a propria volta, mentre Xanxus si limitò a pulirsi i pantaloni griffati e guardarsi attorno.
<< Lockdown è ancora in giro, per caso? >> domandò con un ghigno << Abbiamo un conticino in sospeso. >>
<< Sfortunatamente, Lockdown ha trovato la morte per mano di Thor meno di un ciclo stellare fa >> rispose Megatron, gli occhi appena illuminati al ricordo dei resti fumanti di uno dei suoi migliori combattenti e alleati << Ma avremo sicuramente modo di vendicarlo durante questo missione. Ho saputo che il Tonante sarà parte dei nostri bersagli. >>
Mercury, appena rialzatosi, sentì il desiderio di farsela addosso. Tra tutti i membri della Resistenza era l'ultimo che avrebbe voluto affrontare, assumendo che anche solo metà dei racconti di chi lo aveva affrontato fossero veri. E conoscendo Cinder, la donna avrebbe sicuramente dato carte false per partecipare alla sua morte e consegnare di persona Mjolnir a Loki o addirittura al Maestro, assumendo non trovasse un modo per tenerselo. 
Grougaloragran, assunta la forma umana, si fece avanti. << La presenza dell'uccisore di giganti sarà senza alcun dubbio un grande problema, ma non insormontabile. Se a nessuno di voi dispiace, sarà Grugaloragran a tenerlo impegnato. >>
<< Ho sentito parlare di questo Thor >> disse Bane << Un avversario che solo qualcuno come te potrebbe affrontare. Io mi accontento di spezzare quel gruppetto di... >>
<< A proposito di loro! >> lo interruppe Joker << Mi prenoto per la squadra del puffo rosa! È da quando ho ucciso il suo paparino che non vedo l’ora di incontrarlo. >>
<< È quello che stavo per dire... >> sospirò Bane << Voglio occuparmi di quell’Heller. Ho letto la sua cartella militare, e sembra certamente un degno avversario. >>
<< Blablabla, che noia! >> esclamò Harley Quinn.
<< Siete solo degli energumeni senza cervello. >>
A parlare fu l’uomo in verde, Edward Nygma… aka l’Enigmista. Uno psicopatico ben noto nel mondo criminale per la sua tendenza a sfidare le proprie vittime con indovinelli e giochi particolarmente difficili da risolvere.
<< Parlate solo di forza bruta, non sapete fare altro! Qui ci vuole qualcosa di portata più... intellettuale. Affrontare quel gruppo insieme è praticamente un suicidio, perfino con tutta la nostra forza. Indovinello... cosa dicevano i romani in questi casi? Non lo sa nessuno, ovviamente... dicevano divide et impera! Tutto chiaro? >>
<< AZPETTA… MI HAI APENA TATO DELLO ZTUPITO?! >> esclamò Blitzwing, con il suo volto agguerrito << IO TI… Bzzzzzz… Perdonate Hot Head, tra tutte le mie perzonalità è la più permaloza. Comunque zia, l’amiko organiko ha un punto. Con tutti cvezti avverzari zarà necezzario dividere il gruppo per ridurre le loro forze. >>
<< Per una volta concordo con la marmellata mista >> ringhiò il Decepticon più grosso << Prima regola della caccia: separare la preda dal resto del branco. >>
<< E così faremo, Berserker >> confermò Megatron con un cenno del capo, per poi volgere la la propria attenzione nei confronti di Grougaloragran << Non ho alcun problema a concederti la possibilità di affrontare il dio del tuono. Tuttavia, egli ha recato una grave offesa alla mia fazione… e per questo merito anch'io il diritto di porre fine alla sua vita. >>
<< Mi assicurerò che respiri ancora quando lo porterò al vostro cospetto >> lo rassicurò il drago.
<< Se posso chiedere, avete già una mappa della zona su cui i ribelli atterreranno? >> domandò Cinder.
<< Naturalmente >> intervenne Starscream, incrociandole le braccia metalliche dietro la schiena, e proseguì suo malgrado solo al cenno del suo superiore << Si materializzeranno a non più di due chilometri dal TARDIS. Quel maledetto pianeta è disseminato di rocce e crepacci, non potranno fare altrimenti. In prospettiva, questo ci fornirà il vantaggio per imboscate e trappole ben organizzate, anche se dovremo fare molta attenzione a non lasciar trapelare la posizione precisa del congegno. Il Maestro è stato categorico su questo punto. >>
<< Il vero quesito adesso è come separarli >> affermò Spaventapasseri << Non sarà facile, cercheranno di rimanere uniti e a portata di comunicatori. >>
A quella domanda, Megatron sorrise ferocemente.
<< Di questo non avete di che preoccuparvi. Non è la prima volta che il qui presente Soundwave si occupa di certe operazioni >> disse indicando il Decepticon in questione << Un impulso EMP sarà sufficiente a friggere ogni loro dispositivo di comunicazione a distanza. Si ritroveranno completamente allo sbaraglio, disorganizzati e costretti a improvvisare. >>
<< Ecco, questo è usare il cervello! >> esclamò l'Enigmista << Metterò a disposizione i miei droni per causare più scompiglio, non si aspetteranno di cadere in una trappola. Chiedo il permesso a Lord Megatron di usufruire della tecnologia cybertroniana per potenziare i miei macchinari ed enigmi. >>
<< Ottimo lavoro, Megan! >> commentò Joker, esibendosi in una risata strozzata << Prepareremo per loro una sorpresa coi fiocchi, non vedo l'ora! >>
<< Oh, adoro dividere i Cacciatori. Con quella mentalità da branco che si ritrovano, vederli agitarsi come galline senza testa è una gioia >> aggiunse Xanxus con tono sadico.
Poco lontano, Adam non poté che annuire concorde.
<< Ebbene, abbiamo passato in rassegna i Cacciatori e il dio del tuono >> osservò Shatter << Chi altro sarà presente e chi di noi avrà il compito di occuparsene? >>
<< Informazione: il Maestro ci ha riferito che il Dottore sarà costretto a rimanere in orbita attorno al pianeta >> spiegò pazientemente Soundwave << Inoltre, la squadra di ribelli coinvolgerà l'esper Level 5 noto come Accelerator, il Vigilante Mascherato di Gongmen Royal Noir e il soleano blu Angel Arthur Hikaru. >>
<< Acc-chi? Che? >> chiese Harley Quinn.
Nygma si portò una mano sul viso, esasperato: << Accelerator, il più potente fra gli esper di livello 5, uno di quei “sette più importanti” che il Maestro ha epurato, razza di idiota. >>
<< Hey! Solo il mio puddin' può... >>
<< Oh, chiudi il becco da cornacchia e usalo per quando siamo da soli io e te, Harley! >> sbottò Joker << Abbiamo appurato che Riccioli d'Oro lo terranno impegnato Meg e Greg, così come noi ci occuperemo del gruppo di Kirby Knight. Il problema rimanente sono quei tre mocciosi. Chi si occuperà di loro? >>
<< I miei Decepticons se la vedranno con il soleano >> lo informò Megatron << Per quanto riguarda Accelerator… sappiate solo che Soundwave è più che preparato per gestirlo. >>
<< A questo punto rimaniamo noi. Non sarà un problema >> rispose confidente Cinder con un sorriso che ben rifletteva il suo stato d'animo << A livello di potere, questo Royal Noir sarà al massimo un esper di livello 3 o 4. Siamo più che preparati per affrontarlo. >>
<< Apprezzo la tua sete di sangue, ragazza >> disse Megatron con un sorriso appena accennato << Tuttavia… il Maestro ci ha già inviato qualcuno di specifico per occuparsi del Vigilante Mascherato. >>
Quasi come ad un segnale, le porte dell'hangar d'imbarco si spalancarono una terza volta. Questa volta, ad attraversarle fu un piccolo cybertroniano dalla statura molto simile a quella di un umano. Segno distintivo era sicuramente la cresta di filamenti luminosi che gli adornava la testa.
Dietro di lui spiccava una sorta di container metallico da cui sembravano provenire versi di natura apparentemente animale.
<< Ve lo dico subito, la prossima volta non disturbatevi nemmeno a considerarmi >> borbottò il mech << perché col cavolo che mi avvicinerò ancora a quell'affare! >>
E, detto, questo, indicò la cassa alle sue spalle con un dito tremante.
<< Uuuuuuuuuuh, io sono un fan delle sorprese! >> esclamò Joker << Ma non posso resistere! Che cos'è? Un gorilla? Un orso? Un leone? Shen in perizoma? >>
Megatron si limitò a fissare il mini-con.
<< Mohawk… rilascia pure il nostro ospite >> ordinò freddamente.
Il piccolo Decepticon annuì esitante… e poi aprì le sbarre della gabbia. Appena un secondo dopo, una sfocatura nera si lanciò in avanti e atterrò proprio di fronte ad Emerald.
La ragazza si ritrovò a fissare in un paio di pupille rosse come il sangue stesso. Ed essi appartenevano alla creatura più terrificante su cui avesse mai posato gli occhi.
Sembrava un rettile, a giudicare dal corpo squamoso color pece. Poggiava su quattro robuste zampe artigliate e aveva il volto contratto in un ghigno raccapricciante.
La creatura inclinò leggermente la testa e si porse leggermente in avanti, rilasciato un ringhio gutturale.
Se il suo aspetto era già una mostruosità, la sua Aura era ancora peggio. Emerald era il membro della sua squadra con le abilità extrasensoriali più sviluppate e si ritrovò spinta da un vortice di potere nella sua forma più pura e selvaggia, per certi versi simile a quello di Salem e Grugaloragran stessi.
<< Ma cosa...? >>
<< Per Unicron! >> sibilò Starscream, ponendo le dita artigliate in avanti in una posizione di difesa << Cos'è questa nuova diavoleria!? >>
Megatron si limitò a sorridere.
<< Vi presento l'Indoraptor. L'ultimo esperimento del Maestro… e colui che darà la caccia a Royal Noir. >>
 
                                                                                                                          * * * 
 
Trenzalore, il pianeta che in un altro tempo era (o sarebbe) stato la tomba dell'uomo conosciuto come il Dottore, orbitava attorno ad una cintura di asteroidi nella fascia più esterna della galassia di Battleground.
Tra tutti i mondi di ciò che restava del multiverso, era sicuramente il più lontano e sperduto dal centro imperiale, sconosciuto praticamente a tutti.
<< In bocca al lupo, ragazzi. Se vi servisse aiuto cercherò di scendere >> disse Ruby, al momento seduta davanti alla console del Falcon, di fianco al Dottore.
Era stato deciso che almeno un membro del gruppo sarebbe rimasto col Signore del Tempo nel caso avessero attaccato direttamente la nave, e lei era stata sorteggiata. Al loro fianco, appollaiato lungo la sedia della Cacciatrice, c’era anche Rowlet il barbagianni: anche lui sarebbe rimasto con loro, poiché il padroncino riteneva troppo pericoloso portarlo giù con sé. Li fissò con i suoi occhioni e lanciò loro un augurio di buona fortuna.
<< State attenti, amici! E tornate presto! >>
Senza altre parole, i Time Warriors si congedarono.
Un fulmine si materializzò sulla superficie del pianeta, e da esso fuoriuscì il gruppo, guidato dall'imponente figura di Thor.
<< State bene? La prima volta può essere un'esperienza piuttosto spiacevole. >>
Era legittimo che l’asgardiano lo domandasse, dopotutto Royal Noir e Accelerator erano stati gli unici dei presenti ad aver sperimentato un simile metodo di viaggio.
<< Oh, nessun problema. Ho partecipato a gare di bevute di gran lunga peggiori >> scherzò Yang, mentre guardava quanto rimasto di quel misterioso pianeta.
<< Per quanto mi riguarda, è mille volte meglio del teletrasporto fatto col Dottore >> rispose Angel con una smorfia.
Blue apparve dietro di lui e scoppiò a ridere. << Mi ricordo l’esperienza in questione. A momenti te la facevi addosso. >>
Il rosso lo guardò di sottecchi << Non è vero. Ero in forma perfetta! >>
<< Ma se eri ad un passo dal vomitare! >> esclamò il drago, ridendosela di gusto.
L’adolescente roteò gli occhi. << A volte mi chiedo davvero come faccio a sopportarti… >>
In quel momento, la voce del Dottore riecheggiò nei loro auricolari.
<< Va bene, secondo le firme raccolte dal mio cacciavite sonico… il TARDIS dovrebbe trovarsi entro un'area di appena un chilometro davanti a voi. Purtroppo non posso dirvi altro, ci sono troppe interferenze temporali. Mi raccomando, non allontanatevi dall'epicentro, i rilevamenti del Falcon dicono che il suolo attorno all'area è un vero e proprio campo minato di crepacci. >>
<< Non mi dire >> borbottò Royal Noir, poi si guardò intorno << Quasi la metà di noi qui può volare, forse in questo modo possiamo raggiungerlo più in fretta, ammesso che non ci aspettino brutte sorprese... >>
<< Sicuramente sarà così >> replicò Accelerator << Il Dottore ha detto che questa è una fottuta tomba, e se qui c’è il TARDIS… be', il Maestro avrà sicuramente preso contromisure aeree. >>
<< Allora viaggeremo a terra rimanendo uniti. Team WBY, JEKP, in formazione >> ordinò James, sfoderando i propri artigli scarlatti.
Angel si guardò intorno e poi si rivolse a Blue: << Riesci a vedere il Tardis? >>
Il drago osservò il posto in cui si trovavano e scosse energicamente la testa. << No. Credo che le interferenze citate prima dal Dottore influiscano anche sulla vista di noi spiriti. Mi spiace non potervi essere d’aiuto. >>
<< Di bene in meglio >> borbottò il rosso.
I rimanenti Time Warriors si sistemarono in formazione compatta al centro dei due team di Cacciatori, e così tutti insieme iniziarono a marciare: Thor era alla testa di tutti, come guida. Rimanevano vicini, non osando allontanarsi nemmeno di un millimetro, dal momento che non potevano permettersi di smarrire la via né di separarsi, non in un pianeta sconosciuto come quello.
Era uno dei luoghi più tenebrosi mai visti: un sottile strato di nebbia accarezzava le loro caviglie, e tutto intorno vi erano solo tombe, lapidi, statue religiose e mausolei. Ognuna di quelle lastre di pietra recava un nome diverso, esattamente come una sorta di cimitero.
Accelerator sentì un piccolo rumore e girò di scatto la testa. Gli parve di vedere un'ombra guizzare, ma lì c'erano solo tombe. Tombe e statue.
<< Ragazzi… penso che non siamo soli >> sussurrò freddamente.
Emil e Blake avevano avvertito quel movimento appena un secondo prima di lui e fecero per muovere le armi nella direzione indicata dall'albino… ma furono distratti da un rumore improvviso, simile ad un ronzio.
Il fauno lupo rivolse gli occhi nella direzione di quel suono bizzarro.
<< Oh, cazzo... >>
Nel sentire l'imprecazione di Emil, tutti i Time Warriors alzarono lo sguardo e videro quello che sembrava uno sparuto trio di aerei e - cosa più impressionante - un enorme drago marrone che puntava direttamente su di loro.
Vennero presto affiancati da un cospicuo numero di navicelle: droni costruiti con tecnologia cybertroniana e comandati a distanza. Da essi fuoriuscì una voce acuta e inquietante al tempo stesso.
<< Ti affanni per non perdermi, quando sono perduto ti affanni per riguadagnarmi. Che cosa sono? >>
L’Enigmista non diede nemmeno loro il tempo di rispondere.
<< Il tempo, ovviamente, mie care menti inferiori. Tempo che ormai, per voi… è scaduto! Ironico come morirete tutti in un cimitero! >>
E in quel momento, i droni, presto imitati dagli aerei e dal dragone... fecero fuoco.



Boom!
Questa sarà una delle battaglie più dure affrontate dai protagonisti, quindi preparatevi mentalmente.
Per coloro che seguono Doctor Who, non preoccupatevi, la ragione per cui Trenzalore esiste ancora nonostante il finale dell'ottava stagione verrà spiegata. Inoltre, abbiamo voluto rimarcare il fatto che un Signore del Tempo rischia molto a visitare la sua tomba, cosa che nella serie era stato troppo poco accennato. 
E anche l'Indoraptor di Jurassic World 2 fa la sua comparsa... e proprio come l'Indominus non sarà un semplice dinosauro geneticamente modificato.
Per il prossimo capitolo... botte!
  
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