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Autore: _Misaki_    05/12/2020    6 recensioni
Tra i grattacieli della moderna Seoul si nasconde l'associazione segreta per cui lavorano Iris, May, Wendy e Lizzy, quattro agenti oberate di lavoro. Al rientro dall'ennesima missione viene subito assegnato loro un nuovo, urgente incarico: recuperare una micro SD che contiene preziose informazioni sulle attività estere di una nota organizzazione mafiosa. All'inizio sembra un gioco da ragazze, ma la situazione si complica quando il nemico, ex collaboratore della loro stessa agenzia, ordina ai propri sottoposti di ucciderle.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 DANGEROUS
 
- Cap. 15 -




   Cancún. 6:52 AM.

   Iris controllò per l’ennesima volta l’orario sul display del cellulare e si arrese ad alzarsi dal letto. La sveglia che aveva impostato non era ancora suonata. Dopo la chiamata con Wendy, avvenuta a notte fonda, non era più riuscita a chiudere occhio. Temeva che l’amica potesse avere bisogno di aiuto e l’adrenalina l’aveva costretta a rimanere vigile.
Wendy le aveva chiesto di controllare le telecamere di sorveglianza dell’ospedale, perciò il suo intento era quello di farsi una doccia veloce e tornare subito alla clinica per parlare coi medici. Appena varcò la soglia del bagno, però, un forte capogiro la fermò. Quanto era passato dall’ultimo check-up? Dieci giorni? Due settimane? Non si ricordava di preciso, ma non avrebbe dovuto ignorare le vertigini che ogni tanto si erano palesati anche nei giorni passati. Il suo amico e medico Kibeom le aveva raccomandato degli esercizi da fare ogni giorno per limitare gli effetti di quel brutto infortunio alla schiena rimediato durante una missione, ma da quando era arrivata a Cancún non ne aveva più trovato il tempo.
   Mancavano ancora tre ore all’inizio dell’orario di visita in ospedale, perciò decise di rimandare il controllo delle telecamere e prepararsi con calma. Prima di tutto fece gli esercizi per la schiena, poi andò a farsi la doccia. Accese l’acqua e diresse il getto caldo sul collo e sulle spalle, lasciando che le facesse un leggero massaggio. Avvolta nell’ampio asciugamano dell’hotel, si asciugò e pettinò i capelli. Poi si rivestì, indossando un semplice paio di jeans e una maglietta a mezze maniche lilla.
Quando finì erano le nove e qualche minuto, mancava ancora un’ora prima che iniziasse l’orario di visita in ospedale. Pensò che se si fosse seduta ad aspettare si sarebbe riaddormentata, così decise di uscire e andare a vedere se Taeoh e Daeju erano svegli. Prese l’ascensore, salì di un piano e si fermò per un attimo davanti alla porta della loro camera, rileggendo più volte il numero della stanza. 319. Era quella giusta. Bussò con decisione e attese risposta. Per un po’ non comparve nessuno. Era quasi sul punto di lasciar perdere, quando Taeoh aprì la porta con addosso solo un paio di boxer.
   «Sì?» mugugnò il ragazzo, arruffandosi i capelli con la mano. Aveva tutta l’aria di essersi appena svegliato ed era la seconda mattina di fila che le compariva davanti in quello stato. Iris non poté fare a meno di arrossire visibilmente e distogliere lo sguardo, ma non fu in grado di dire proprio nulla se non tossicchiare leggermente. A quel punto Taeoh sembrò svegliarsi del tutto e realizzare la situazione.
«Oh! B-buongiorno…» disse in modo impacciato «Aspetta un secondo.» chiuse la porta per mettersi addosso dei vestiti e poco dopo la riaprì di nuovo «Scusa, stavo ancora dormendo.» si giustificò, un po’ imbarazzato.
   «Ah, mi dispiace di averti svegliato! Tra poco pensavo di andare in ospedale a portare qualcosa a Wendy e vedere se Dawon sta bene, volete venire anche voi?» chiese riferendosi a lui e Daeju.
   «Non preoccuparti, avrei dovuto essere già sveglio a dire il vero.... Ci vediamo nella hall tra un quarto d’ora, ok? Sveglio Daeju.»
   «Ok, fate pure con calma, vi aspetto giù.»
 
 
 


 
***
 
 
 
 
   Verso le dieci, i tre arrivarono in ospedale.
   «Eccoci!» esclamò Iris, entrando insieme a Taeoh e Daeju. Proprio in quel momento, Dawon si era alzato dal letto, ma, essendo ancora debole, aveva avuto un po’ di vertigini e si era aggrappato a Wendy con il braccio sano.
   «Scusa…» disse Dawon. Wendy cercò di aiutarlo a rimettersi seduto, facendolo appoggiare a sé. Anche Taeoh corse a sostenerlo.
   «Tutto bene?» chiese Wendy all’infortunato.
   «Tutto ok, ho solo avuto un capogiro.» rispose lui, accettando il loro aiuto e sedendosi di nuovo. Dopo averlo lasciato, Wendy riuscì finalmente a rivolgere un saluto ai tre appena arrivati.
   «Buongiorno!» era percepibile una certa stanchezza sul suo volto, ma nel complesso sembrava più sollevata rispetto al giorno precedente.
   «Come stai?» chiese Taeoh al collega, felice di vedere che si era risvegliato.
   «Abbastanza bene. Ho fatto stamattina tutte le analisi e dicono che la situazione è migliore del previsto, potrei essere dimesso tra meno di una settimana.»
   «Questa è un’ottima notizia!» esclamò Taeoh.
   «Ero così spaventato quando Taeoh mi ha detto cosa ti era successo!» disse Daeju.
   «Sono contenta che ti stia riprendendo!» aggiunse anche Iris. Si sentiva più tranquilla ora che le cose stavano andando per il verso giusto. Era sicura che Wendy non avrebbe mai lasciato che succedesse qualcosa di irreparabile a un civile sotto la sua custodia. «Wendy, hai già fatto colazione?» si rivolse all’amica.
   «Non ancora, perché?»
   «Intanto che ci sono i ragazzi con Dawon che ne dici di fare una pausa? Ti accompagno a prendere qualcosa da mangiare!»
   «Mi sembra un’ottima idea.» concordò Dawon, ansioso di consultare i complici su quanto accaduto il giorno precedente «Sarai stanca.»
   «In effetti…» cedette Wendy. «Allora a dopo.»
   «A dopo! E grazie per stanotte.»
 
   Appena Wendy e Iris ebbero lasciato la stanza, Dawon prese la parola.
   «Ragazzi, cos’è successo di preciso ieri? Wendy mi ha detto che siamo finiti in uno scontro armato tra bande di quartiere!»
   «Nessuno scontro.» smentì Daeju «Mentre eravate tutti in ospedale, sono andato a indagare. Ho chiesto un po’ in giro e sembra che siano solo una banda di teppistelli di quartiere. La metà di loro non sono nemmeno maggiorenni, ma a volte fanno pestaggi e furti su commissione.»
   «Che diamine stavano facendo allora?»
   «Non ne ho idea.» Daeju scosse la testa in senso negativo «Forse era tutta una messa in scena.»
   «Per colpire le agenti?» chiese confuso Dawon.
   «Il fatto è che…» rispose Taeoh «non abbiamo trovato nessun nesso con il caso delle agenti.»
   «Vuoi dire che…»
   «Già, probabilmente l’obiettivo di chi li ha pagati per questa messa in scena eri proprio tu. O forse in generale uno di noi.»
   «Non mi viene in mente nessuno che potrebbe averci seguiti fin qui per farci fuori.»
   «Beh, possiamo sempre chiedere al ragazzino che hanno ricoverato insieme a te ieri.» propose ottimisticamente Taeoh.
   «Purtroppo non sarà possibile.» Dawon fece una breve pausa «È morto stanotte.»
   «Morto?» chiese Taeoh, come se non avesse capito bene.
   «Sì, di arresto cardiaco. Wendy lo aveva colpito alla gamba, non poteva essere in alcun modo una ferita mortale. L’operazione era andata bene, ma non ce l’ha fatta.»
   «Accidenti! È molto strano… era giovane! E per di più poteva essere un testimone utile.» osservò Taeoh.
   «Non vorrei fare ipotesi azzardate, ma la prima cosa che mi è venuta in mente quando me lo hanno detto stamattina è stata che qualcuno lo avesse ucciso di proposito.»
   «E Wendy? Ha visto qualcosa?» chiese Daeju.
   «È possibile, ma dubito che si sbilancerà a raccontarcelo.»
   «A questo punto, a meno che non andiamo a cercare gli altri ragazzini e li minacciamo, non credo scopriremo niente, ma non so se ne valga la pena.» osservò Taeoh.
   «Sarebbe uno spreco di energie inutile.» concordò Dawon «In ogni caso, però, è meglio se teniamo gli occhi aperti. Qui c’è qualcuno che sta sabotando i nostri piani, e comincio a credere che sia una terza persona, diversa sia dalle agenti sia dall’uomo a cui stanno dando la caccia.»
   «Ho la stessa sensazione anch’io.» confermò Taeoh.
   «James e Buffy sanno quello che è successo?» chiese Dawon.
   «No, non abbiamo detto nulla. È da ieri che non li vediamo.» riportò Daeju.
   «Meglio così. Non mi fido di loro.»
   «Credi che stiano tramando qualcosa?»
   «Non lo so, è solo una sensazione, ma c’è qualcosa che non mi torna.»
   «E con le agenti che facciamo?» chiese Taeoh, interrompendo lo scambio di battute tra i due.
   Dawon fece un lungo sospiro.
   «A dire il vero… se non fosse stato per Wendy non sarei qui a parlare con voi in questo momento. Più ci penso, più mi sento in debito.» Taeoh e Daeju rimasero in silenzio, aspettando che Dawon terminasse il discorso. «Non lo so se voglio portare a termine questo incarico.»
   «Stai dicendo che vuoi opporti a Ray?» chiese Daeju, un po’ allarmato.
   Dawon distolse lo sguardo, assumendo un’aria colpevole.
   «Mi dispiace, non lo so… probabilmente vi sembrerà una richiesta assurda ma, vorrei sospendere la missione, almeno finché non mi sarò ripreso. Non sono abbastanza lucido per decidere in questo momento.»
   «Non è affatto una richiesta assurda.» Inaspettatamente, Taeoh si mostrò molto comprensivo. Dopotutto anche lui si sentiva estremamente confuso. Se da un lato tradire Ray significava rischiare la vita, dall’altro temeva che se non l’avesse fatto se ne sarebbe pentito amaramente. «Tu pensa a riprenderti e a uscire da qui. Per il momento possiamo considerare la missione sospesa.»
   «Anche per me non c’è problema.» concluse Daeju.
   «Grazie, ragazzi. Cercherò di riprendermi il prima possibile.»
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
   Nel frattempo, Iris aveva portato Wendy in corridoio, lontano dalla camera di Dawon, e si era fermata davanti alle macchinette automatiche.
   «Beh? Perché ti fermi? Non andiamo a mangiare?» protestò Wendy.
   «Possiamo prendere qualcosa alle macchinette mentre mi racconti cosa è successo stanotte.»
   «Tu e le tue false promesse!» protestò Wendy «Almeno offri tu!»
   «Va bene.»
   Mentre le agenti parlavano di come il ragazzo della sparatoria fosse stato ucciso da una persona sconosciuta intrufolatasi nell’ospedale, nel corridoio stavano passando delle infermiere che parlavano di un cadavere rinvenuto in spiaggia proprio quella mattina.
   Verso le sei, un pescatore aveva notato un mucchio di stracci fermo a riva ma, dopo essersi avvicinato, si era reso conto che si trattava del cadavere di un uomo, con gli occhi e la bocca spalancati e un colpo d’arma da fuoco in mezzo alla fronte. Il pescatore aveva subito allertato la sicurezza, la quale aveva proceduto col riconoscimento della vittima. Si trattava di Gonzalo Navarro Pérez, uno spacciatore da tempo ricercato dalla polizia locale. L’autopsia aveva rivelato che l’uomo era stato prima freddato a distanza ravvicinata con un revolver calibro 44 e solo successivamente gettato in mare. Il corpo era probabilmente rimasto in acqua per due o tre giorni prima che la corrente lo portasse a riva.
   «Forse dovremmo chiedere informazioni.» osservò Iris «Era uno spacciatore, potrebbe essere connesso al nostro soggetto.»
   «Allora anche quei ragazzi della sparatoria potrebbero esserlo. Tutti qui potrebbero essere legati a lui. È così complicato, dannazione! Sento che qualcosa ci sta sfuggendo!»
   «È come se fossimo finite in mezzo a due casi diversi che si scontrano tra loro…» disse Iris, portandosi due dita al mento e inarcando le sopracciglia nell’espressione di chi si sta arrovellando il cervello.
   «Non ci capisco più nulla. Mi sta venendo mal di testa! Sulla sparatoria sappiamo qualcosa? Videocamere?»
   «Non ho ancora avuto modo di verificare, ma è una zona governata dalla criminalità, dubito riusciremo a reperire qualsiasi tipo di informazione a meno che non ci mettiamo a minacciare un po’ tutti.»
   «Già, un’operazione del genere risulterebbe troppo dispersiva, rischiamo di sprecare tempo e di farci ammazzare. Per il momento dobbiamo concentrarci sul nostro obiettivo principale. Proviamo comunque a fare qualche domanda sul cadavere trovato oggi.»
Iris annuì e si avvicinò alle due infermiere, che stavano ancora parlando tra di loro in modo concitato.
   «Scusate, siamo delle agenti e stiamo svolgendo alcune indagini in zona. Crediamo che il caso di cui state parlando potrebbe essere collegato al nostro. Vi dispiacerebbe darci più informazioni?»
   Le infermiere guardarono Iris e Wendy con aria confusa, così le due agenti mostrarono loro il badge di riconoscimento. A quel punto le infermiere chiamarono il medico legale che si era occupato dell’autopsia in modo che potesse dare loro tutti i dettagli sul ritrovamento del cadavere e sul corpo stesso. Una volta ottenute le informazioni che cercavano, le agenti ringraziarono per la collaborazione e lasciarono all’ospedale un recapito telefonico in modo che potessero avvertirle se si fossero presentati nuovi risvolti.
   «Perfetto.» disse Iris soddisfatta, dopo aver terminato il colloquio con il medico legale. «Sono più che sicura che si tratti di uno degli scagnozzi del magnate. Possiamo dare il suo nome a L e dirle di chiedere agli informatori nella polizia locale se ci sono altre persone legate a lui. Se scopriamo che giro fanno fare alla droga troviamo anche la base di Kang TaeYoo.»
   «Sì, speriamo non ci metta pressione addosso. Lizzy si è praticamente dileguata e lavorare solo in due sta diventando complicato!»
   «Effettivamente… Lizzy si sta comportando in modo strano. Ieri sera non è tornata, di nuovo.»
   «Strano, dici?» sbottò Wendy, non riuscendo più a trattenersi «Lo so io cos’ha! Ce l’ha con L per averci aumentato le ore di lavoro e vuole dimostrarle che non possiamo reggere il carico. Per questo la sta tirando per le lunghe. È il suo modo di scioperare! Ma intanto il lavoro va fatto e così ce lo sobbarchiamo tutto noi!»
   «Te l’ha detto lei questo?»
   «Ehm…» Wendy si accorse di aver parlato troppo «A dire il vero aveva chiesto di scioperare anche a me e, ecco, sono stata un po’ tentata, ma alla fine ho rifiutato. Mi aveva chiesto di mantenere il segreto perché era sicura che l’avresti cazziata.»
   «Ottimo, davvero ottimo…» commentò in tono sarcastico Iris «Comunque, a questo punto mi chiedo se sia il caso di dire chi siamo ai ragazzi. Comincio a temere per la loro incolumità.»
   «Anche su questo punto avrei dell’altro da raccontarti…»
   «Sentiamo.»
   «Stamattina ho rischiato di dover vuotare il sacco con Dawon. Mi ha vista usare la pistola ieri, ma gli ho detto che sono un’agente di polizia fuori servizio. Se può aiutarci a proteggerli possiamo usare questo come alibi.»
   «Ok, allora è meglio mantenere il segreto per ora.»
Wendy annuì.
   «E le telecamere dell’ospedale? Dovremmo chiedere di visionarle per capire chi è il tizio travestito da medico di stanotte.» le ricordò Iris.
   «Ci penseremo oggi pomeriggio. Ora torniamo dai ragazzi. L’orario di visita è quasi finito.»
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
   Tokyo. 6:30 PM.

   Come tutte le sere, da quando erano arrivati in Giappone, Shion e May stavano scortando il signor Iwata verso il grattacielo dell’esposizione, che si trovava a pochi minuti a piedi dall’hotel in cui alloggiavano. Il sole stava tramontando, i primi ristoranti cominciavano a riempirsi per la cena e il cielo, di un arancione vivo, si rifletteva sugli edifici e sui vetri delle torri. Erano già passati due giorni dal tentativo di furto del diamante. Non c’erano stati altri episodi eclatanti e gli agenti, oltre ad aver incontrato Minho, avevano potuto darsi da fare nel cercare indizi e interrogare svariati testimoni. Ciononostante, non era emerso proprio nulla. I conoscenti e i parenti di Iwata insistevano a dire che era una persona magnanima e amata da tutti e perfino suo fratello continuava a ribadire che il signor Iwata non aveva nemici.
   Mentre i tre erano ancora per strada, improvvisamente un uomo vestito di nero armato di coltello spuntò da una viuzza secondaria e si lanciò verso Iwata, urlando a squarciagola.
   «Attento!» esclamò May, intervenendo immediatamente per bloccare il braccio dell’aggressore e disarmarlo. Anche Shion corse in suo aiuto, tenendolo fermo e dando l’occasione alla ragazza di mettergli le manette ai polsi.
   Intorno non c’era nessuno. Una donna sulla sessantina aprì leggermente la porta del suo ristorante di Ramen, incuriosita dalle urla, e rimase a osservare la scena senza farsi notare. L’aggressore, un uomo con un leggero accenno di barba e leggermente in sovrappeso che doveva avere tra i quaranta e i quarantacinque anni, non la smetteva di dimenarsi e urlare.
   «Lasciatemi! Lasciatemi!!!»
   Gli agenti, abituati a gestire situazioni di questo genere, non si fecero troppi problemi.
   «Dobbiamo interrogarlo.» puntualizzò May.
   «Scusate, ma… ehm, l’esposizione. Devo essere lì tra dieci minuti!» provò a ribattere Iwata. Sembrava non rendersi conto del pericolo appena corso, o forse era solo una scusa per assicurarsi che il diamante fosse ancora al suo posto.
   «Ci penso io.» disse Shion «Tu scorta Iwata all’esposizione.» essendo più alto e più forte fisicamente di May avrebbe di certo avuto meno problemi a gestire l’aggressore.
   «Va bene.» concordò lei «Tienimi aggiornata.»
   «Sì, a dopo.»
 
   Shion trascinò quasi di peso l’aggressore in un luogo isolato. L’uomo aveva smesso di dimenarsi ma continuava a guardarlo in modo ostile.
   «Allora, si può sapere cosa pensavi di fare?» cominciò l’agente. Dall’altra parte non ricevette nessuna risposta, solo un’espressione sprezzante. «Rispondi!» tirò un pugno al muro, vicino al volto dell’aggressore.
   «Ok, ok…» ribatté l’uomo, spaventato. Era chiaro che non si trattasse di un professionista. «Ma in cambio voglio l’immunità o un compromesso.»
   «Così si ragiona.» disse Shion, con un ghigno sul volto. «Sei solo un pesce piccolo, a me interessa il vero colpevole.»
   «B-beh allora continua le tue indagini... io non mi faccio ammazzare!» balbettò l’interrogato, cercando di sgattaiolare via.
   «Fermo!» Shion lo bloccò di nuovo, questa volta puntandogli contro un pugnale. «Uff, come sei stupido.»
   «Meglio stupido che morto!»
   «Se non parli ti ammazzo io in ogni caso!» Disse in modo serio e perentorio, avvicinando il pugnale alla gola dell’uomo. Era sicuro che si trattasse di un criminale occasionale, un po’ di scena sarebbe bastata a fargli vuotare il sacco. «Allora?»
   «Rischieresti la carriera per un pesce piccolo?» l’uomo provò malamente a tirarsene fuori.
   «Tzk. Io non rischio proprio nulla...» rispose Shion. Le sue labbra si incurvarono in un sorrisetto sadico a supporto della sua recita. «Mi pagano per uccidere.»
   «Ma, ma, ma… non mi pare ti stia attaccando o minacciando, giusto?»
   «Poco importa. Nessuno cercherebbe il tuo cadavere in ogni caso. Spariresti nel nulla senza che nessuno se ne accorga… puff. Se invece parli, sei libero.»
   «Sì, certo, e io ci credo che mi lasciate andare. Siete tutti così, voi della yakuza
Shion scoppiò in una fragorosa risata.
   «Hahaha yakuza1? Certo, come no! Non immagini nemmeno con chi hai a che fare. Ti do l’ultima possibilità. Parla o taci per sempre.» l’agente avvicinò ancora di più il pugnale alla gola dell’uomo, fino quasi a lasciargli un segno sulla carne. «Smettila di fare tante storie! Chi ti manda?»
   «Ok, ok basta! È stato il fratello di Iwata! M-mi ha mandato lui!»
Shion non poté nascondere un certo stupore.
   «Il fratello minore?»
   L’uomo annuì ripetutamente.
   «Mi ha pagato… parecchi soldi. Io sono senza lavoro, ho una moglie e due figli piccoli, cerca di capire, ho accettato…»
   «E perché lo avrebbe fatto?»
   «Il diamante… vale milioni di yen. È andato in eredità al figlio maggiore, ma lui non lo ritiene giusto. Lo vuole tutto per sé! Vuole venderlo! Ha detto che mi avrebbe pagato l’altra metà del compenso con quei soldi!»
   «E quella specie di Ninja
   «N-ninja
   «Quelli che hanno cercato di rubare il diamante due giorni fa.»
   «N-non so nulla di loro. Solo che hanno fallito e quindi il secondogenito degli Iwata si è rivolto a me. Lavoravo per i coniugi Iwata come autista prima che mi licenziassero…»
   «Amati da tutti un cavolo, tzk.» Shion liberò dal coltello la gola dell’uomo. «Perfetto. Ora seguimi senza fare storie. Devo andare all’esposizione.»
   L’uomo brontolò un po’, ma non oppose resistenza, ancora intimorito dall’aggressività del giovane agente.
 
   Nel frattempo, all’esposizione, Minki era stato ingaggiato per flirtare con May. Lo scopo era quello di convincerla a restare sola con lui, ucciderla e sbarazzarsi del cadavere. La vendetta di Ray stava tardando troppo, a Tokyo come a Cancún, non c’era tempo da perdere.
   «Ehi bellissima, ci si rivede!» le si avvicinò, facendole l’occhiolino.
   «Uhm?» May rivolse lo sguardo verso il ragazzo. Appena lo riconobbe, si ricordò ciò che le aveva detto Minho e decise che era meglio tenere il più possibile le distanze. «Ah, buonasera.»
   «Sei qui da sola?»
   «Ancora per poco, il mio accompagnatore arriverà presto...»
   «Ma come si fa a lasciare tutta sola una bella ragazza come te? È proprio da stupidi.»
   «Sai, non si può rimanere sempre appiccicati, come le cozze.» sottolineò le ultime parole facendo un passo indietro rispetto a Minki, che le stava troppo vicino per i suoi gusti.
   «Se fossi nel tuo accompagnatore non ti perderei di vista nemmeno un momento. Stasera sei troppo sexy per andare in giro da sola…» Minki si leccò le labbra in modo viscido, cosa che fece rabbrividire May.
   «Scusa ma non sono interessata alle tue avances…»
   Ignorando la risposta della ragazza, Minki accorciò di nuovo le distanze e le mise una mano intorno alla vita, vicino, troppo vicino al sedere.
   «E a me non interessa se a te non interessano le mie avances
   Shion era appena arrivato e già aveva visto da lontano la scena. Un po’ preso dalla gelosia e un po’ ricordandosi ciò che gli aveva detto Minho, non se ne restò certo a guardare. In un attimo fu addosso a Minki e lo colpì con un pugno dritto in faccia.
   «Non la toccare!»
   «Shion!» esclamò May, colta di sorpresa.
   Minki era volato a terra con un labbro rotto. Jiho si era già avvicinato nel caso dovesse intervenire, ma non ci fu nessun contrattacco e anche Shion non infierì ulteriormente sull’avversario, aveva già attirato troppo l’attenzione dei presenti.
   «Questa me la paghi…» si limitò a dire Minki, rialzandosi e asciugandosi il labbro con il dorso della mano. Jiho gli aveva fatto cenno con il capo di raggiungerlo e lasciar stare. Agire così allo scoperto sarebbe stato solo controproducente.
   «May, è tutto a posto?» le chiese Shion, posandole le mani sulle spalle.
   «Sì, tutto a posto. Ma non avrai esagerato un pochino?» gli chiese poi all’orecchio, sottovoce.
   Shion scosse la testa in segno di dissenso.
    «May, non voglio che nessuno ti infastidisca…» Il ragazzo fece una piccola pausa e raccolse finalmente il coraggio di dare voce ai sentimenti che aveva represso per tutto quel tempo «Ormai è da tanto che mi trattengo, però, quando ho visto che Minki ti si avvicinava così, non ci ho più visto. Sapendo chi è poi…»
   La ragazza si limitò a guardarlo, aspettando impazientemente altre spiegazioni.
   «May, il fatto è che... mi piaci! Mi piaci da quando ti ho vista la prima volta, anche se non ho mai avuto il coraggio di dirtelo!»
   «Shion...»
   Il ragazzo prese delicatamente il volto di May tra le mani, avvicinandola a sé, e la baciò. May si sentì un po’ in imbarazzo e presa alla sprovvista, ma allo stesso tempo felice e si strinse di più a lui. Shion, sentendosi ricambiato, iniziò a baciarla in modo più appassionato, finché dalla sala non si sollevò uno scrosciante rumore di applausi. I presenti, che erano stati attirati poco prima dallo scontro con Minki, avevano assistito a tutta la dichiarazione. Addirittura, qualcuno fischiò e alcune signore iniziarono a lamentarsi coi mariti per non essersi dichiarati con un bacio a loro tempo. I due ragazzi, troppo presi dal flusso degli avvenimenti, non si erano accorti di essere al centro dell’attenzione e appena sentirono gli applausi si separarono immediatamente.
   «Shion, ora forse stiamo dando un po’ troppo spettacolo…»
   Il ragazzo si passò una mano dietro alla nuca, ridendo imbarazzato.
   «Ehm, sì, forse è meglio tornare discretamente alla nostra missione.»
   «Sì, credo sia meglio…» concordò May, anche lei rossa in volto.
   Shion la prese per mano e si avviò verso il bar, dal quale era possibile tenere d’occhio Iwata, il diamante e soprattutto, non essere seguiti dai curiosi.
   Iwata li raggiunse un attimo dopo.
   «Ragazzi, ma voi non eravate già una coppia?» chiese sottovoce, in tono interessato.
   «Ehm... sì, ma sa, quando si riaccende il fuoco della passione... hehehe» si giustificò May.
   «Hahaha! I giovani d’oggi!»
   «Comunque, abbiamo scoperto l’identità di chi vuole farle del male.» cambiò argomento Shion «Ho già avvisato il nostro capo, che ha subito inviato degli agenti della polizia locale ad arrestarlo. Si tratta di suo fratello minore.»
   «Eh?!» esclamò Iwata, incredulo «Com’è possibile...»
   «Sono desolato di darle una simile notizia...»
   «Come gli è venuto in mente di spingersi a tanto!?»
   «A quanto ci ha detto l’uomo che ha tentato di aggredirla poco fa, suo fratello ha pagato lui e quegli strani ninja per rubare il diamante e rivenderlo.»
   «Sciagurato! Se solo avessi saputo di un simile intento… lo avrei punito io stesso! Vi ringrazio ragazzi, ora dovrei essere al sicuro, no?»
   «Il suo aggressore al momento è in mano alla polizia, anche se lo rilasceranno non credo le darà più fastidio. Tuttavia, il nostro compito consiste nel proteggerla fino a quando la squadra locale non avrà arrestato il vero colpevole. Dopodiché potrà considerarsi al sicuro. Entro domani mattina dovrebbe essere tutto risolto.»
   «Ottimo lavoro, vi ringrazio, ragazzi.»
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
   La serata era ormai giunta al termine. Shion e May avevano appena scortato il signor Iwata in hotel quando arrivò loro una chiamata dal quartier generale di L. I colpevoli erano stati catturati dalla polizia locale e la missione era stata portata a termine con largo anticipo. Ci sarebbero voluti almeno un paio di giorni perché L annunciasse definitivamente il loro rientro in Corea, così per quella sera decisero di uscire a festeggiare e godersi un po’ di relax. Per l’occasione scelsero un ricercato bar panoramico in cima a un grattacielo. La vista notturna di Tokyo era splendida, oltre che estremamente romantica.
   «Alla nostra missione!» disse Shion, brindando con del vino rosso.
   «Oggi mi hai davvero sorpresa!» esclamò May.
   «Hehehe» rise nervosamente lui «Avevo pensato e ripensato mille volte a come dirtelo, ma non immaginavo minimamente che sarebbe andata così!»
   «Direi scena degna di un film!» esclamò May. Un leggero imbarazzo traspariva dalle sue guance arrossate.
   «Ti confesso che se ci ripenso mi vergogno ancora, ma lo rifarei lo stesso altre mille volte.» Shion accennò un bacio affettuoso sulle labbra della ragazza. Lei gli sorrise compiaciuta.
   «Comunque, questo caso è stato davvero esilarante!» osservò May «E così alla fine i ninja erano dei semplici commedianti esperti in dimostrazioni di arti marziali. Assurdo!»
   «Davvero! Il fratello del signor Iwata è riuscito a corrompere veramente chiunque!»
   «Un vero pazzo!»
   «Cambiando discorso, invece… sono un po’ preoccupato per Minho. Stasera non l’ho visto all’esposizione. Ho paura di averlo messo in difficoltà e che ora sospettino di lui. Non si è mai tirato indietro per aiutarci, dovremmo fare qualcosa per lui.»
   «Hai ragione, ma cosa? Forse è il caso di parlargli.»
   «Vorrei farlo, ma… Non possiamo contattarlo senza preavviso, rischiamo di metterlo nei guai.»
   «In ogni caso, è meglio tenere gli occhi aperti. Se dovesse avere bisogno di aiuto dovremmo essere pronti a intervenire.»
   Shion annuì. Aveva la sensazione che stesse per accadere qualcosa di brutto.


 

1. Yakuza: mafia giapponese



Fine cap. 15

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Eccomi qui! Questa volta puntuale! Sono arrivata a revisionare il cap. 19, quindi per un po' dovrei essere in pari xD

Ad ogni modo... Taeoh e Dawon cominciano a vacillare, ce la faranno a opporsi a Ray?
Nel frattempo un nuovo indizio porta le agenti sempre più vicine a trovare il magazzino di Kang TaeYoo, ma Lizzy non collabora. Chissà se il suo sciopero avrà delle ripercussioni sul caso!
May e Shion hanno catturato l'autore delle minacce al signor Iwata, scoprendo qualcosa di veramente assurdo! Ma soprattutto, si sono finalmente dichiarati! E per celebrare questo evento, al posto di propinarvi il solito schemino dei personaggi, voglio proporvi l'opera di una disegnatrice coreana che adoro alla follia, Zipcy (@zipcy). I protagonisti di questo disegno somigliano tanto ai personaggi di May e Shion per come me li immagino~

Alla prossima!

Misa


 
 

 
  
  
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