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Autore: terychan    23/08/2009    4 recensioni
Questa fiction è nata dopo aver visto Jiraiya da giovane, e non so voi, ma io lo trovo estremamente affascinante. Non ci saranno spoiler perché questa storia è ambientata nel passato.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jiraya, Orochimaru, Sorpresa, Tsunade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ecco il villaggio.” Annunciò Orochimaru a bassa voce.

Tsunade raggiunse Orochimaru, che in quel momento si trovava appollaiato su un albero ad osservare la zona.

Quando lo raggiunse, vide dall’alto lo splendido villaggio dell’acqua.

Era una città piccola, quasi campagnola. All’interno del villaggio si poteva vedere il lago di modeste dimensioni, attorno al quale vi erano le case degli abitanti, quasi tutte dipinte di rosso, con tetti spioventi in uno stile tipicamente orientale. Sul lato nord del lago c’era una cascata, e i monti attorno al villaggio costruivano un muro naturale che andava a diminuire di altitudine man mano che si raggiungeva il lato sud del villaggio. In quel punto vi erano costruiti due torri che sorreggevano un immensa porta di metallo, finemente decorata.

Orochimaru prese il suo cannocchiale e zoomò sul ingresso.

Vide due uomini arrivare all’entrata, questi due esibirono una sorta di pass, quindi la guardia posta in cima della torre diede l’OK permettendo l’ingresso ai viaggiatori.

Poi vide arrivare altri due uomini, anche questi presentarono un pass e poi entrarono.

Orochimaru passò il binocolo alla compagna. “Osserva anche tu, hanno una sorta di pass per entrare al villaggio, dobbiamo procurarcene almeno uno.”

“Sì, ma faremo a modo mio.” Disse Tsunade scambiando un’occhiata severa al compagno.

Sapeva che Orochimaru avrebbe tramortito il nemico per poi sottrargli il pass. Agendo in quel modo però rischiavano di far scattare l’allarme. Sapeva anche che se lei gli avesse spiegato le ragioni lui avrebbe detto “Basta ucciderlo no?” era già capitato altre volte, ed erano costretti ad agire sempre in fretta per non farsi scoprire. E in quel frangente la fretta non avrebbe portato a nulla. Dato che non sapevano neanche se il loro compagno era effettivamente prigioniero in quel villaggio.

Dovevano entrare, agire e poi sparire senza lasciare traccia.

“OK sei tu il capo!” le rispose Orochimaru curioso di vedere cosa avrebbe escogitato. Attesero qualche momento, poi videro uscire un uomo su un carretto trainato da cavalli, lo seguirono usando varie tecniche di mimetizzazione.

L’uomo doveva attraversare il bosco poco distante dal villaggio per recarsi verso i campi per ritirare la scorta di frutta che spettava al villaggio.

“Ho un piano.” Disse Orochimaru all’improvviso.

“No, non si uccide, non si stordisce, non deve neanche accorgersi che gli sottraiamo il pass.”disse Tsunade subito dopo.

“Fammi finire, prima di parlare.” La interruppe Orochimaru. Lei sospirò annoiata ma poi annuì.

“Dunque, tu lo fermi chiedendogli un passaggio e lo seduci, mentre io senza farmene accorgere salirò sul retro del carro e cercherò nelle borse. Poi ti darò un segnale e ce ne andremo.”

Tsunade lo guardò infastidita: non le andava a genio recitare la parte della sgualdrina, senza contare che il tizio in questione era anche brutto oltre che troppo vecchio per lei.

“D’accordo, ma sii un ombra, non voglio che per qualche incidente, dovremo poi ricorrere alla violenza, avremmo delle difficoltà enormi poi.”

“Ma per chi mi hai preso? Fino a prova contraria io vi sono superiore, sia a te che a quel buono a nulla di Jiraiya.”

Tsunade sbuffò e si allargò la scollatura, poi intrecciò le dita e con la tecnica della trasformazione cambiò gli abiti. Si precipitò sulla strada, attese il carro, e una volta arrivato vicino finse di cascare. L’uomo fu costretto a fermarsi per non travolgerla.

“Tutto bene signorina?” chiese l’uomo.

Tsunade si rialzò lentamente lanciando uno sguardo intenso al conducente.

“Sì, grazie sono solo inciampata.”disse Tsunade. Poi si sollevò e osservando l’uomo finse di stupirsi “Che uomo affascinante.” Disse Tsunade melliflua. Si avvicinò al carro ancheggiando con grazia felina, una eleganza che non aveva mai ostentato fino ad allora.

Orochimaru ghignò sicuro che l’uomo avrebbe abboccato. Ma per loro grande sorpresa invece l’uomo continuò il suo cammino ignorando le curve mozzafiato della donna.

“Ho fretta, mi scusi signorina.” Aveva detto l’uomo, borbottando poi di quanto fosse sfacciata. Quindi abbandonò lì la fanciulla in difficoltà.

Tsunade si sentì umiliata, era forse brutta? Eppure Jiraiya e altri tipi che le facevano la corte davano un idea diversa. Poi realizzò che non era lei il problema. Quel uomo di sicuro non amava le donne, anche perché aveva un atteggiamento strambo: un po’ troppo effeminato. Ridacchiò tra se e se e raggiunse Orochimaru con un balzo.

“Spiacente, ma il tizio qua non subisce il fascino delle donne.” Disse dandogli una pacca sulle spalle. Poi con un cenno della testa gli fece capire che doveva essere lui la distrazione.

“Forza, tocca a te.” Gli disse Tsunade vedendo che Orochimaru esitava.

Il sannin sbarrò gli occhi sorpreso, poi si indignò corrugando la fronte.

“Io?” chiese puntandosi il dito sul petto, come se lei avesse detto la cosa più assurda al mondo. Tsunade annuì.

“Pfui puoi scordartelo, passiamo al piano B ammazziamolo e via.”

“Già e poi cosa dirai alle persone che lo aspettavano? Non vedendolo tornare daranno l’allarme e addio alla nostra intrusione. E poi lo hai visto anche tu che l’unico modo per arrivare al villaggio è passare dalla porta. Mica possiamo buttarci giù dalla cascata, ammesso che sia raggiungibile. Sei la nostra unica speranza. E poi che ti costa basta farti dare un passaggio e distrarlo con le chiacchiere.”

“Cioè tu vorresti che io mi fingo gay per distrarlo?”

Tsunade gli tolse il giubbotto mentre lui continuava a opporsi alla sua idea.

“Che stai facendo?” chiese poi Orochimaru confuso. Tsunade non gli rispose, lo guardò agguantandosi il mento, con fare analitico, poi allargò la scollatura del particolare Kimono di Orochimaru; in modo che si notasse il petto liscio e bianco.

“Scordatelo, aspettiamo il prossimo.” Protestò ancora lui.

Tsunade vide che con le buone non stava ottenendo nulla, quindi decise di ricorrere a metodi più bruschi. Lo afferrò per il colletto e poi usando tutta la sua forza e aiutandosi con una tecnica ninja lanciò l’uomo.

“Non lo uccidere, o ti ammazzo io.” Gli urlò mentre era ancora in volo.

Orochimaru girò su se stesso e poi atterrò sulla terra. Poco dopo arrivò il carretto, che si fermò.

“Stava andando verso i campi?” chiese l’uomo con un gran sorriso.

“Sì!” rispose Orochimaru senza slancio, come se avesse detto la cosa più noiosa al mondo.

“Gradisce un passaggio, bel giovane?”

Orochimaru non rispose neanche limitandosi a montare sul carretto.

Tsunade dovette trattenersi per non scoppiare a ridere. Poi notò che Orochimaru non si stava impegnando; ma nonostante ciò l’uomo sembrava alquanto interessato a lui.

Intanto Tsunade si avvicinò furtivamente al carro, correndo con il busto abbassato, si posizionò dietro al carro. Per non fare troppo rumore afferrò il legno del sostegno posteriore del carico. Usando il braccio come leva si diede una spinta verso l’alto, e atterrò all’interno del carretto con leggerezza, come se fosse stato un gatto non emise alcun rumore. Si acquattò al suolo ringraziando il cielo che ci fosse un po’ di roba sul carro che la copriva.

“Dimmi, vieni molto spesso qui?” chiese l’uomo.

“Sì, ci lavoro.” Rispose Orochimaru quasi infastidito.

“Come hai detto che ti chiami?”

“Mi chiamo….Tsunamaru.” gli disse Orochimaru.

L’uomo passò il braccio attorno alle spalle del sannin, che facendo uno sforzo enorme riuscì a sembrare impassibile.

“Bene Tsunamaru, dimmi c’è l’hai la fidanzata?”

‘ adesso lo ammazzo, se non toglie la mano lo uccido sul serio.’ continuava a pensare Orochimaru fremendo dentro di se per poter picchiare il molestatore.

“No, a me non interessano le donne.” Riuscì a rispondere il sannin.

Tsunade intanto frugava nelle borse, poi finalmente riuscì a trovare il pass. Con un piccolo sbuffo di fumo fece apparire una piccola lumaca, ordinando di farsi vedere da Orochimaru.

“Oh che bella notizia.” Disse il pilota del carretto felice. In quel momento la messaggera riuscì ad arrivare sul braccio del Sannin.

‘ Era ora.’ pensò sollevato, ma in quel preciso istante, l’uomo fece scivolare la mano sul sedere di Orochimaru palpandoglielo.

Orochimaru non riuscì a frenarsi e gli sferrò un cazzotto di tale potenza che l’uomo cadde dal carro.

Sentì la lumaca bisbigliare “brutto stupido ci farai scoprire.”

Allora Orochimaru scese dal carro e puntò il dito sul pervertito.

“Noi due ci rivedremo.” Disse con uno sguardo cupo, da far gelare il sangue nelle vene. L’uomo deglutì preoccupato.

Poi prima di sparire Orochimaru gli mostrò il dito medio “Sei fortunato vecchio bacucco.” Disse.

L’uomo del carretto rimase spiazzato di fronte a tale reazione, rimase a terra incredulo mentre Orochimaru si allontanava. All’improvviso gli vennero i brividi e piagnucolando tornò sul suo carretto, spronando i cavalli terrorizzato.

“Beh devo dire che sei stato bravo a non farti scoprire” disse ridacchiando fra se e se Tsunade.

“Tsunade!” chiamò Orochimaru con tono duro. “Se provi a raccontarlo a Jiraiya giuro che ti uccido.”

Tsunade la buttò sul ridere “Ma dai, Jiraiya potrebbe usarlo per qualche suo romanzo non credi?” gli rispose e lo guardò con un sorriso. Ma Orochimaru non stava scherzando affatto, la fulminò con uno sguardo furente di pura malvagità. Tsunade ebbe i brividi.

“Non eri molto sensuale, però ha funzionato lo stesso.” Disse Tsunade.

“Neanche tu eri sensuale, eppure sei una donna.” Gli rispose Orochimaru intenzionato a offenderla.

Tsunade si fermò e lo fulminò con gli occhi. Orochimaru fu costretto a fermarsi “Che c’è?” chiese con il suo solito tono disinteressato.

Tsunade gli si avvicinò con passi felpati, poi passò le braccia sulle spalle del ragazzo mostrandogli la generosa scollatura. Poi si avvicinò ancora in modo che si poggiasse con la testa sulla spalla. Poi insinuò un dito nella scollatura di Orochimaru, scendendo lentamente, accarezzandogli la pelle nivea. “E’ così che avrei dovuto fare?” gli chiese guardandolo negli occhi.

Orochimaru era confuso, cos’era quell’atteggiamento da parte della sua compagna? Doveva ammetterlo Tsunade era proprio sexy, peccato che a lui non piaceva per nulla il suo carattere. Beh, ma doveva anche ammettere che a lui non piaceva nessuno, dal punto di vista caratteriale. Però in quel momento quelle labbra gli sembrarono improvvisamente invitanti.

“Sì, dovevi comportarti così, non come una stupida gatta morta.” Si limitò a rispondere Orochimaru. Poi si allontanò come se non fosse successo nulla. Tsunade si irritò, ma poi pensò che Orochimaru era fatto in quel modo, non doveva prendersela.

“Sei scemo? Mi si rivolta lo stomaco a pensare di comportarmi in quel modo con quel vecchio.” Disse Tsunade facendo spallucce.

 

Naoto si svegliò bruscamente, e nel sollevarsi di scatto avvertì una fitta di dolore al fianco destro.

Strinse i denti soffocando un gemito. Spostò la stoffa che copriva il dolore e notò un grosso livido violaceo.

‘Questa forse me la sono fatta svenendo.’ Pensò.

“Lì ci vorrà un impacco di erbe per far sparire l’ematoma.” Constatò Jiraiya.

Naoto si ricoprì in fretta quasi spaventata. Quando sollevò la testa notò a qualche metro distante Jiraiya seduto comodamente con la schiena poggiata alla parete rocciosa. Si chiese come mai non aveva notato la presenza vicino a lei.  ‘si vede che sono malata, una cosa del genere non mi era mai capitata prima.’ Si sentì frustrata da tanta debolezza: lei era la ninja donna più abile del villaggio, destinata a diventare Kage, un errore del genere non era degno di una come lei. Non aveva mai sopportato le malattie, odiava sentirsi debole.

Naoto guardò fuori verso l’uscita della grotta, notò che era l’alba. Si alzò e si diresse fuori dalla grotta. Non appena uscì sentì l’aria fredda pizzicarla, ebbe la sensazione di sentirsi meglio. Si allontanò di qualche passo, mentre Jiraiya la seguì attento che lei non cadesse di nuovo.

Naoto allargò le braccia e inspirò l’aria avidamente: stare in quella grotta la soffocava e aveva bisogno di aria fresca.

Mosse ancora qualche passo, poi le venne un giramento di testa: stava crollando nuovamente. Ma le braccia salde di Jiraiya le impedirono di cadere.

“Vedo che stai meglio, ma non abbastanza da potertene andare da sola.”

Naoto non rispose neanche.

“Dai ti riporto dentro.” Disse Jiraiya intento a caricarsela sulle spalle.

Naoto però lo fermò afferrandolo per un braccio.

“No, non ne posso più di starmene sdraiata sulla roccia, voglio rinfrescarmi, o se proprio non posso, voglio stare un po’ nella natura.”

Jiraiya sorrise infondo la comprendeva benissimo, anche lui odiava starsene fermo. Stava di nuovo per caricarsela addosso quando lei lo fermò nuovamente.

“Mi basta che mi sorreggi, non voglio essere portata in groppa come una mocciosa.” Le disse lei infastidita.

“D’accordo, qui vicino c’è una cascata con un bel fiume.” Jiraiya la guidò nel bosco, indicandole i posti dove aveva piazzato delle trappole in caso ci fossero dei nemici.

Quando arrivarono nei pressi della cascata, Naoto si bloccò ammirando il panorama che le si presentò in tutto il suo splendore.

Il sole era sorto da pochi minuti e tra la cascata e il lago sottostante si era formato un arcobaleno. Attorno ad essi la vegetazione era rigogliosa e si sentiva il cinguettare sereno degli uccellini. Vide anche dei pesci saltellare sullo specchio d’acqua. Si sentì invasa da una piacevole sensazione di pace.

“Questo luogo ha il potere di rasserenarti.” Disse Naoto con un espressione commossa in viso. Era felice di vedere che non tutto era stato distrutto dalla guerra e che esistevano ancora dei posti in cui regnava la pace.

Si sedettero entrambi sulla riva con i piedi ammollo.

“Jiraiya, perché mi hai salvata? Tu vieni dal villaggio della foglia, la maggior parte delle persone che incontrerai saranno tuoi nemici.” Chiese lei dopo qualche attimo di silenzio.

Jiraiya non rispose subito, all’inizio rimase serio a guardarla negli occhi, cercando le parole adatte.

“Il mio nemico è colui che minaccia la vita dei miei cari. Se scopro che sei diretta a massacrare la mia gente, allora sarò costretto ad ucciderti.” Disse con l’aria di un grande saggio che non teme nulla. “Certo sarebbe un peccato uccidere una così bella ragazza, ma lo farei senza esitazioni per difendere il mio paese. Ma non sono tanto vile da farlo adesso, se tu sei una mia avversaria attenderò che tu sia in grado di combattere. Dimmi Naoto tu sei mia nemica?” chiese.

“Non lo sono.” Gli rispose lei decisa guardandolo intensamente negli occhi. Jiraiya la fissò per essere sicuro che non stesse mentendo. Gli occhi della donna non mostravano nessun segno di agitazione, o di malvagità. E lui capì che gli aveva detto la verità.

Dopo qualche attimo Jiraiya si rilassò sorridendo “Ne sono felice.” Disse gioioso. E lo era davvero, in quel posto sarebbe stato un sacrilegio uccidere un nemico. E poi la ragazza gli piaceva, sembrava coraggiosa oltre che bella. Si massaggiò la guancia dove aveva ricevuto il suo pugno, pensando che era anche forte. E lui aveva un debole per le donne così.

Dopo qualche attimo di silenzio Naoto guardò di sottecchi Jiraiya.

“Senti ho tanta voglia di farmi un bagno.” Disse guardando lo specchio d’acqua sotto di lei.

“Da’davvero?” fece entusiasta Jiraiya, immaginandosi insieme a lei in acqua, nudi a scherzare.

“Sì, ma da sola. E se sbirci ti uccido.” Disse lei con uno sguardo furente.

Jiraiya sospirò sconfitto. “Sì, ho capito vado a caccia.” Disse e si alzò mogio.

Naoto frenò una risata “Certo che sei sfacciato.” Constatò lei.

“Sempre meglio che bugiardo.” Le disse facendole un occhiolino.

  
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