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Autore: jaj984    23/08/2009    4 recensioni
… eppure il giorno del matrimonio dei loro migliori amici, lui gli aveva detto di amarla. Oddio non proprio con quelle parole ma l’aveva fatto capire, però da quel momento in poi si era chiuso nel suo solito mutismo e non le parlava più.
Shote nata per un concorso letterario e che poi non ho più spedito, avendo scelta un'altra.
L'ho riletta e sistemata avendo la possibilità di essere libera con il numero di parole.
1.567 secondo Word.
1.567 parole che parlano di Ryo e Koari, del loro amore e della loro vita vissuta fino a quel momento.
Parole che parlano dell'esasperazione di Kaori che la porterà ad una scelta dolorosa.
Parole che parlano dell'indecisione perenne di Saeba e del suo voler nascondere a tutti i costi quello che prova per lei, con il rischio di perderla.
Dedico questa storia a tre ragazze speciali: Giova, Raffa e Stefy. Tre ragazze che mi stanno sempre accanto e mi sostengono sempre. Grazie!
Un grazie speciale va soprattutto al duo malefico che con me forma un trio, che prossimamente vi shoccherà con qualcosa di nuovo e scritto a quattro mani (forse).
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È mattina presto in appartamento situato alla periferia di Tokyo, Shinjuku, all’ultimo piano di un palazzo di mattoni rossi.
La padrona di casa è già sveglia da un po’e come ogni mattina si dedica a riassettare la casa, triste e sconsolata.
Anche questa notte, lui ha fatto tardi.
Anche questa notte lui è rientrato all’alba ubriaco fracido e lei l’ha dovuto aiutare a rialzarsi e a portarlo in camera sua. Soffriva per questo, perché lui non si confidava mai con lei, anzi se poteva, la evitava eppure …
… eppure il giorno del matrimonio dei loro migliori amici, lui gli aveva detto di amarla. Oddio non proprio con quelle parole ma l’aveva fatto capire, però da quel momento in poi si era chiuso nel suo solito mutismo e non le parlava più.
L’abitudine ormai, in quella casa era che lei una volta preparata la colazione andasse a svegliarlo ma quel giorno decise di non farlo, non voleva essere sbattuta fuori dalla sua camera.
Non sopportava più questa situazione, perché doveva soffrire sempre?
Perché succedeva tutto a lei?
Perché doveva essere abbandonata da tutte le persone che amava?
Perché anche lui la rifiutava?
La donna si sedette a far colazione e iniziò a mangiare spiluccando qualcosina, non aveva molta fame.
Pensare a lui, al suo socio, le chiudeva lo stomaco.
Ripensava alla loro situazione, convivevano ma non erano una coppia e si poteva dire che non fossero neanche amici, per lui era solo un peso.
Un peso che di questo passo sarebbe andato via per sempre.

Mentre pensava alla sua vita, un uomo dai capelli corvini, alto muscoloso e dagli occhi neri come la pece fece il suo ingresso in cucina e si prese una tazza di caffè nero, amaro come piaceva a lui.
Amara come era stata la sua esistenza prima dell’incontro con la giovane donna dai capelli rossi.
Guardò la donna assorta nei suoi pensieri e la trovò meravigliosa, e sorrise a quel pensiero.
Lei si era accorta dell’ingresso dell’uomo ma fece finta di non notarlo e continuò a fare colazione.
Quando lui sorrise il suo cuore perse un battito era dannatamente bello, però, non pensava a lei.
E già lui non la considerava neanche una donna, per lui era uno scherzo della natura uscito male.
E non mancavano certo i momenti in cui glielo faceva notare con frasi del tipo: “Sei una virago” oppure “Sei l’unica donna che non me lo fa diventare duro”.
Apprezzamenti che non facevano piacere a nessuno.
All’inizio lei rispondeva con lanci di martelloni pesanti di varie tonnellate ma ultimamente si era stancata di questo giochetto e decise di non rispondere neanche più, avrebbe usato la sua stessa tecnica, il mutismo.
Era stanca di tutta questa situazione come avrebbe voluto che fosse un po’ diverso, un po’ più dolce, tenero, romantico e che soprattutto non gli dicesse tutte quelle brutte cose.
Non sopportava neanche la sua freddezza degli ultimi tempi avrebbe dato qualsiasi cosa per vivere anche solo un attimo di felicità con lui.

Il moro, notando la tristezza della rossa non riuscì più a sorridere, sapeva a cosa pensava la sua dolce compagna di avventure. Lo sapeva bene che la stava facendo soffrire e aveva notato che negli ultimi tempi era sempre più triste e aveva cambiato atteggiamento, aveva anche notato le valige che man mano stava facendo.
Aveva capito che così facendo la stava perdendo e se da una parte era felice perché l’allontanava da quel mondo fatto di morte, dall’altro lato però significava dover dire addio alla sua unica ragione di vita, il suo unico amore e al solo pensiero che lei un giorno si potesse rifare una vita senza di lui, con un altro uomo gli saliva il sangue al cervello.
Voleva fare qualcosa per rompere questa monotonia che si era creata, questa freddezza, ma non sapeva che fare.
Ormai la loro era una storia che si trascinava da anni perché lui non aveva mai avuto il coraggio di fare un passo avanti.
Lui era come i gamberi faceva un passo avanti e dieci all’indietro: quando sembrava che tutto si era risolto e che era riuscito finalmente ad avere il coraggio di vivere questa storia, ricadeva nella paura di vivere questo amore; ma non poteva continuare in questa direzione, perché così si faceva solo del male a entrambi.

Non erano più riconoscibili, lui non faceva più “il maniaco” con le belle donne e lei non lo rincorreva più con i martelloni per tutte le vie di Shinjuku e soprattutto non rideva più.
Il sorriso era sparito dal suo bellissimo volto e non voleva che succedesse questo.
Lui l’amava e voleva che lei fosse felice.
Ormai il loro rapporto si era trasformato in una sfida tra loro due.
Una gara a chi non cedeva per primo, però questa gara stava distruggendo il loro rapporto.
Erano così diversi e così simili, così vicini ma così lontani.
Entrambi simili nel dolore e vicini fisicamente.
Entrambi diversi come il giorno e la notte, lei era il sole, la sua guida, un’anima pura, un angelo.
Lui un assassino, un killer, un mercenario, lui proveniva dall’inferno ed era un demone in terra, uno shinigami.
Eppure come dicono tutti: “Gli oppostisi attraggono”e loro nonostante tutto non riuscivano a vivere l’uno senza l’altro.
Erano anni ormai che nonostante lui la trattasse male e avesse tentato in tutti i modi di allontanarla dal suo mondo, lei resisteva e si attaccava sempre di più a lui e lui diventava sempre più dipendente da lei.
Se non erano riusciti a odiarsi o meglio se lei non l’aveva ancora odiato, era solo un miracolo dell’amore che provavano.

Un amore che riesce a manifestarsi solo con la loro gelosia, lei lo riempie di martellate e lui che tenta di nascondere la sua gelosia, chiudendosi in se stesso, lanciando frecciatine o facendo sfuriate inutili.
Oppure com’era accaduto con l’arrivo del migliore amico dell’uomo.
Un ragazzo dai capelli biondi come il sole, gli occhi azzurri come l’acqua di un fiume di montagna, con un cuore d’oro e traboccante d’amore ma con un unico difetto, la sua fama di playboy incallito.
Nessuna donna era mai riuscita a conquistare il suo cuore, in molte ci avevano tentato, inutilmente, anzi erano sempre loro a cadere nella loro trappola.
Era la sua tecnica conquistare le donne dell’uomo che doveva uccidere per non farle soffrire.
Anche con lei si ripeté lo stesso copione solo che lei non ci cascò, i suoi tentativi di conquistarla andarono in fumo.
Lei nonostante tutto amava l’uomo da capelli corvini e gli occhi neri come la notte più buia.
Lui, il ragazzo dai capelli corvini, per placare la sua gelosia e far finta che la situazione non gli interessava cominciò a pulire la sua fedele phyton.
E involontariamente / volontariamente fece partire un colpo che andò a colpire il muro ed ebbe l’unico scopo quello di distrarre il biondino.
Perché lui anche se non lo voleva ammettere era innamorato di quella donna e dentro di se sentiva dei sentimenti di amore e possesso.

Anche la donna era immersa nelle sue riflessioni e pensava a quanto sarebbe stata male da sola senza di lui.
Lei avrebbe voglia di abbracciarlo e di donargli tutto il suo amore, per sempre, ma questo suo desiderio non si sarebbe mai avverato.
Lui non la voleva e aveva deciso quel giorno stesso se ne sarebbe andata via, non avrebbe aspettato oltre e una lacrima solitaria scese dal suo volto sfuggendo al suo controllo.
Lo raccolse subito.
Aveva deciso era inutile piangere sul latte versato.
Prese le sue stoviglie, le lavo e le mise a colare nel cola piatti.
Salì in camera e raccolse le sue valige, scese giù le pose vicino alla porta e prese il soprabito.

- Io vado!

Il giovane non riusciva parlare, non poteva far finta di non vedere questa volta, lei si era stancato di lui e della sua indecisione.

- Dove vai?
- Me ne vado, sono stanca di starti dietro e di ricevere sempre e solo il ben servito.

Lui lo sapeva, lei aveva ragione, come sempre del resto.
Si guardarono negli occhi per un attimo che sembrava eterno.
La giovane guardando gli occhi del suo innamorato, tristi e spenti perché lei aveva deciso di andarsene non riuscì a trattenersi e cadde a terra piangendo.
Lui la vide e si affrettò ad andarle incontro per raccogliere quelle lacrime con un dito.
Abbracciò forte la donna facendo nascere altre lacrime in lei.
Lacrime amare, di tristezza e rabbia.
La strinse quasi a soffocarla, sussurrandole di non andare via.
La giovane a quei sussurri, aumentò l’intensità delle lacrime sfogando così tutto il dolore che aveva dentro.

Quando si calmò, l’uomo alzò il viso della donna e asciugò le lacrime che ancora bagnavano il suo volto e la baciò con tutto l’amore che aveva dentro.
All’inizio lei rimase sbalordita e stordita ma alla fine dimenticando tutto il dolore provato si lasciò andare a quel bacio tanto desiderato.

Un bacio che valse più di mille parole.
Un bacio come sicurezza di un cambiamento.
Un bacio di accettazione.
Un bacio colmo di desiderio per lei.
Un bacio che significava, ti ho scelto come mia compagna.
Un bacio che significava oramai sei mio.
Un bacio che da quel momento avrebbe significato: “Se mi tradisci, ti ammazzo!
Un bacio che dal quel momento in poi donò tanta felicità a un uomo dai capelli corvini e una donna dai capelli rossi.

   
 
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