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Autore: Ma_AiLing    06/12/2020    3 recensioni
E se la notte del 31 ottobre 1981 Sirius non fosse andato a cercare Peter Minus? Se fosse andato con Hagrid alla volta di Privet Drive per spiegare lo scambio di Custode Segreto a Silente? Da queste domande parte la storia, una what if di 4 capitoli che esplora questa possibilità.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, I Malandrini, Ordine della Fenice, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Dallo scorso capitolo:

Rimasero così per un tempo indefinito, mezzo-abbracciati, trovando negli occhi dell’altro il vecchio amico che ricordavano e temevano di avere perso. Nessuna accusa, solo un’amicizia profonda, quella che li aveva legati undici anni prima e che li aveva portati tante volte a correre sotto la luna piena insieme. Un abbraccio era l’unica consolazione che avevano.
 

Capitolo 4: Harry
 
Quando Silente tornò non era solo. Tutto l’Ordine si materializzò alla spicciolata tra le fiamme verdi del camino, spostandosi subito per permettere l’ingresso agli altri. C’erano mezzi sorrisi e borbottii, e a intervalli regolari Sirius notava qualcuno osservarlo di sottecchi. Chissà cosa avevano sentito… Almeno non lo avevano attaccato come quel pazzo di Moody, anche se riflettendoci forse Silente li aveva già avvertiti sulla vera identità della spia.
«Bentrovati tutti quanti» prese finalmente parola Silente e tutti si zittirono per prestare attenzione. «Come sapete, Lord Voldemort è finalmente caduto». Fece una breve pausa per permettere ai piccoli “Hurrà!” che si levarono (da Dedalus Lux, per lo più) di non coprire ciò che aveva da dire.
«Il sacrificio di Lily e James è ciò che ci permette di essere qui oggi e di tirare finalmente un sospiro di sollievo. Li onoreremo vivendo appieno ogni giorno di pace che ci hanno donato».
Sirius continuò a fissare imperterrito il Preside, ignorando gli sguardi di tutti che sapeva essere rivolti verso lui e Remus. Tutti sapevano che loro due erano solo una parte di un gruppo di quattro – cinque con Lily. E tutti sapevano che Sirius e James erano più che migliori amici. Sirius aspettò semplicemente che Silente continuasse.
«Abbiamo scoperto il traditore nel modo più crudele, ma Peter Minus è già stato portato ad Azkaban». Qualcuno sussultò a quelle parole, ma bastò un’occhiata truce di Moody a riportare l’ordine. È ciò che si merita, si ripeté Sirius cercando di convincersi. Ci ha traditi tutti, ci avrebbe guardato morire tutti senza muovere un dito. Eppure saperlo ad Azkaban in balìa dei Dissennatori gli fece passare un brivido lungo la schiena. La morte sarebbe stata un fato più gentile.
«I Mangiamorte sono ancora là fuori, però, e non sappiamo quali informazioni Peter abbia passato a Voldemort e ai Mangiamorte. Vi prego pertanto di continuare a prestare la massima attenzione» concluse Silente.
«Vigilanza costante!» borbottò Frank Paciok da un angolo, scimmiottando Moody e ricevendo una gomitata divertita dalla moglie. Ma era riuscito ad alleggerire l’atmosfera e tanto bastava. Frank avvolse Alice in un abbraccio e lei si rilassò appoggiata al suo fianco. Lily e James, pensò Sirius. Sarebbero potuti essere Lily e James.
«È davvero finita?» chiese Alice e Sirius capì che intendeva altro. La vera domanda era: “Nostro figlio non è più in pericolo?”. Sirius provò un moto di stizza per il quale si odiò subito, ma se solo Voldemort avesse scelto Neville al posto di Harry, James e Lily sarebbero stati lì con loro. Si odiò perché non avrebbe mai scambiato Frank e Alice per James e Lily, ma non aveva potuto fare a meno di pensarlo.
«È davvero finita» confermò Silente. «Quando la scorsa notte Voldemort si è recato dai Potter ha decretato la propria fine». A differenza del resto dell’Ordine, Sirius sapeva che le parole di Silente avevano un significato molto di più profondo. Voldemort aveva deciso la propria fine designando Harry come suo eguale, come diceva la Profezia. Neville era salvo, il destino di Harry era segnato. Avrebbe dovuto parlarne con Remus.
«Chi crescerà il piccolo Potter?» chiese una voce dal fondo della piccola folla che riempiva lo studio.
«Io» rispose Sirius, parlando per la prima volta da quando l’Ordine si era riunito. «Sono il suo padrino» aggiunse, mettendo a tacere i sussurri.
«Di questo ne parleremo più tardi, Sirius» disse Silente.
«No, Albus. Lily e James hanno affidato Harry a me, e se credi che lo lascerò a Petunia allora non mi conosci bene come dici». Sirius ignorò l’occhiata di Remus per la mancanza di rispetto nella sua replica al Preside, così come ignorò lo sguardo di Silente che cercava di redarguirlo. Ma Sirius non era più lo studente di undici anni che si vergognava dello sguardo deluso del Preside, un rammarico completamente diverso da quello che era solito vedere nei suoi genitori. No, Sirius era cresciuto e in una notte aveva perso molto più di quanto credeva avrebbe mai potuto perdere. Sicuramente non sarebbe stato Silente a farlo desistere dai suoi intenti, checché avesse da dire.
«Ne parleremo in privato» concluse Silente, e Sirius stava per ribattere («Privato un corno!») ma Remus lo afferrò per un braccio intimandogli di stare zitto.
«Se è tutto, direi di procedere con lo scopo di questa riunione: lo scioglimento ufficiale dell’Ordine della Fenice». Le parole di Silente colpirono tutti. Avevano qualcosa di definitivo che fece venire la pelle d’oca a Sirius, e dal silenzio che lo circondava era sicuro che fosse così anche per gli altri. Tutti stavano ciondolando sul posto, in attesa.
«Forse un giorno saremo costretti a tornare a lottare per garantire la pace per cui così a lungo abbiamo combattuto, ma fino ad allora auguro a tutti voi il meglio che la vita può offrire. Non abbassate la guardia, perché i Mangiamorte non sono stati ancora tutti catturati, ma ricordate: se in Hogwarts troverete sempre una casa pronta ad accogliervi, nell’Ordine troverete sempre dei compagni che condividono i vostri ideali».
Erano parole definitive che scioglievano l’Ordine e mettevano la parola “fine” a una parte della loro vita. Gli ultimi anni passati a fare turni massacranti di sorveglianza alle proprietà dei Mangiamorte, le ore spese a pianificare strategie, le giornate passate ad allenarsi nei duelli per poter essere sempre pronti, le battaglie in cui troppo spesso si trovavano in minoranza, ma in cui riuscivano a fare la differenza e a salvare qualcuno. Da quando aveva finito Hogwarts, questa era stata la vita di Sirius. Aveva visto cadere degli amici, aveva combattuto al fianco di maghi e streghe che non ce l’avevano fatta, aveva coperto le spalle a James e James le aveva coperte a lui, sempre, fino a quando avevano potuto. E ora era tutto finito.
Non ci furono urla festanti, troppo recente il ricordo delle ultime perdite, ma ci furono abbracci commossi e promesse di vedersi presto, finalmente senza paura. Poi alla spicciolata, esattamente come erano arrivati, tutti i membri dell’Ordine se ne andarono, chi a casa dalla famiglia, chi a prepararsi per il lavoro. Oh, sembrava così surreale poter tornare alla vita normale! Ma loro che si erano uniti all’Ordine subito finita la scuola non avevano mai vissuto una vita davvero normale.
Alla fine nello studio del Preside illuminato dai primi pallidi raggi del sole restarono solo Sirius, Remus e Silente, esattamente come prima dell’ultima riunione. Anche la prima riunione era stata qui, ricordò Sirius. Sembrava passata una vita, non solo pochi anni. Stavano per finire la scuola e Silente aveva permesso loro di assistere. Non era stata neanche una vera e propria riunione, più un arruolamento, ma si erano sentiti tutti e cinque, i Malandrini e Lily, parte di qualcosa di grande e importante che avrebbe fatto la differenza nel mondo là fuori.
Sirius si ritrovò fissato da Silente. Sapeva cosa gli avrebbe detto il vecchio preside, sapeva che gli avrebbe chiesto di affidare Harry a Petunia, ma Sirius fu attraversato dalla consapevolezza che non l’avrebbe mai fatto. Era buffo che l’avesse capito proprio ora che James non c’era più, ma se c’era una cosa che Sirius aveva imparato da James era non rinunciare mai. Silente poteva avere dalla sua tutta l’influenza sul Ministero che voleva, ma James e Lily avevano scelto lui. James non aveva mai rinunciato a conquistare Lily, e che io sia dannato, pensò Sirius Black, se rinuncerò alla custodia di Harry.
In un angolo della sua mente, James e Lily lo stavano guardando abbracciati. James sorrideva orgoglioso.
 
“È come un motto, o una regola imprescindibile” aveva detto James incredibilmente serio nonostante i suoi quattordici anni. “Vale per quello in cui credi e per le persone che ami: mai, mai, mai rinunciare.”
 
Sirius aveva rinunciato a tanto nella sua vita credendo di non potercela fare perché tutto era più grande di lui. Aveva rinunciato alla sua famiglia per non venire meno ai valori in cui credeva. Aveva rinunciato a suo fratello quando aveva creduto di averlo perso definitivamente tra i Mangiamorte. Si poteva dire che aveva rinunciato anche ai Malandrini quando aveva accusato Remus di essere la spia.
Era stato un po’ tardo nell’apprendere la lezione di James, ma finalmente capiva cosa intendeva quando diceva che poteva non rinunciare, bastava che ci credesse appieno… La vita di Sirius non era stata rose e fiori e aveva sempre pensato che James fosse un inguaribile ottimista, caratteristica che gli aveva segretamente un po’ invidiato, ma quel mattino, nello studio del Preside dove era stato più volte redarguito, seppe con certezza che non avrebbe mai rinunciato a crescere Harry, e si sorprese a pensare a quanto sarebbe stato fiero James. La conseguente stilettata di dolore, perché James non sarebbe mai più stato fiero, arrivò puntuale, ma Sirius riuscì in qualche modo a tenerla a bada e a non farsi sopraffare. Forse anche con il dolore più profondo bastava farci l’abitudine. Magari avrebbe imparato a prenderne le misure, o forse era solo stanco, troppo stanco ormai anche per il dolore. Poteva immaginare James indignarsi teatralmente per la possibilità che si abituasse alla sua mancanza. Forse stava diventando pazzo, a immaginare le reazioni che avrebbe avuto James se fosse stato presente! Vivo. O era esausto, o stava impazzendo. Sperò nella prima.
Silente li invitò a sedersi e Sirius e Remus tornarono sulle poltrone che avevano occupato ore prima, quando Sirius era ancora considerato il traditore.
«So che sei il padrino, Sirius, ma vi prego di ascoltare con attenzione quanto ho da dirvi» disse Silente saltando ogni preambolo. E aveva spiegato nel dettaglio come il legame di sangue con Petunia fosse la migliore protezione per il bambino.
«È talmente sicuro che Petunia e suo marito lo ameranno come faremmo noi che gliel’ha lasciato di notte fuori dalla porta senza spiegazioni» lo criticò Sirius.
«Che cosa?!» chiese Remus attonito.
«Sì, Remus, il grande Albus Silente ha pensato che, dopo aver viaggiato con lui per un giorno intero, io fossi un pericolo per Harry e che fosse più prudente abbandonarlo su uno zerbino!». Tutta la rabbia trattenuta per l’ingiustizia di essere stati traditi, per essere stato creduto un traditore, per… per la morte di James e Lily, dannazione! Tutto sembrava venire a galla. Non aveva attaccato Peter, aveva ignorato Piton, era stato calmo durante la riunione dell’Ordine, ma ora che tutto era finto, che tutto era stato chiarito, un senso di impotenza e sconforto lo invadeva e la fredda logica si stava facendo da parte per lasciar spazio alle emozioni, e la rabbia voleva prevalere. E Silente credeva che lui avrebbe lasciato Harry ai Dursley?! Era stata la goccia che aveva fatto traboccare il calderone.
«Harry è al sicuro e non è morto di freddo. Sono un mago, ti ricordo, e abbastanza abile aggiungerei».
«Non cambia il fatto che adotterò Harry» disse Sirius. «La legge magica è dalla mia parte, Silente, James e Lily l’hanno affidato a me. E se frequentare Petunia è così importante, l’andremo a trovare tutti i fine settimana, o durante le festività». Anche se forse sarebbe stato meglio scegliere giorni a caso, o le festività sarebbero state rovinate da quell’arpia.
«Sirius, Harry deve considerare casa sua la famiglia di Petunia perché lo scudo protettivo lasciato da Lily funzioni».
«Petunia odiava Lily» si intromise Remus. «Odiava la magia, con Harry non sarà diverso».
«Sarà al sicuro» ribatté Silente.
«Ma sarà amato?» chiese Remus.
Sirius si alzò, stufo di dare retta al vecchio Preside. Stufo di sentire strategie che poi si rivelavano fallimentari e che non tenevano conto del cuore. Era stata una strategia vincente fare di Peter il Custode Segreto? No. Sarebbe stata una buona mossa lasciare Harry a Petunia? No. Forse il parallelismo sarebbe sembrato inadeguato per Silente, ma per Sirius aveva senso, ne aveva eccome, perché James e Lily aveva scelto lui entrambe le volte. Avevano ascoltato il cuore. Avevano avuto fiducia in lui, e Sirius voleva crescere Harry.
«Quel che dici può anche avere senso, Silente, ma ora io vado da Hagrid a farmi ridare la moto e vado a prendere Harry». Si diresse verso la porta, per poi girarsi verso l’amico ancora seduto. «Remus, vuoi venire?»
E Remus lo seguì, abbandonando Silente a strategie che non avevano più la forza di ascoltare. Si ritrovarono a vagare per i corridoi che tante volte avevano assistito alle loro scorribande notturne; scesero al piano terra, mentre i quadri pian piano si svegliavano, le candele si spegnevano e il sole a poco a poco entrava dalle grandi finestre. Attraversarono il parco, in silenzio, fino alla capanna di Hagrid. La moto era parcheggiata lì fuori, coperta da un telone. Sirius evocò un pezzo di pergamena e una piuma autoinchiostrante, e non volendo disturbare Hagrid gli lasciò una breve lettera sotto la porta. Poi salì sulla moto e, Remus nel sidecar, i due si scambiarono un cenno d’assenso, un “Ok, facciamolo” come era successo tante volte da quando si erano conosciuti. Partirono alla volta di Privet Drive, Little Whinging, Surrey.
Harry, stiamo arrivando.
Dietro di loro, solo il rombo di una moto nel cielo terso del primo mattino.
 
Recuperare Harry era stato molto più semplice e veloce del previsto. Non erano arrivati in tempo affinché Petunia non lo trovasse, ma come Sirius si era presentato in qualità di padrino, Petunia gli aveva rifilato in braccio Harry e aveva intimato loro di non farsi rivedere mai più. Sarebbe stato divertente assistere a Silente che spiegava a Petunia che no, Harry doveva proprio andare da lei ogni tanto. Oh sì, tremendamente divertente!
Harry era tranquillo, una beatitudine per gli occhi. Se ne stava in braccio a Remus, gli occhi spalancati ad osservare il mondo circostante.
«Menomale che Harry sarebbe stato al sicuro con questa megera» commentò Sirius risalendo sulla moto.
«Dovrà tornare, prima o poi» gli ricordò Remus. Sirius lo guardò esasperato.
«Lo so, Silente è stato abbastanza chiaro. Ma sarà solo una casa, non casa sua».
«No» concordò Remus con un sorriso.
«No» confermò Sirius. Sarebbero stati loro la sua casa e la sua famiglia. E poi Hogwarts, perché Hogwarts era una casa per tutti, ma non Privet Drive. Non se Petunia non fosse cambiata.
«Possiamo partire» disse Remus, che si era sistemato nuovamente nel sidecar e avvolgeva Harry per tenerlo al riparo dal vento che lo avrebbe colpito in volo.
 
I giorni seguenti passarono in un battibaleno. Erano un misto di momenti agrodolci. Era difficile restare tristi e gironzolare avviliti per casa quando si doveva badare a un bambino di poco più di un anno. Fortunatamente sua cugina Andromeda era passata ad aiutarli, portando con sé la piccola Ninfadora che si autonominò la perfetta sorella maggiore dall’alto dei suoi otto anni, riuscendo nell’impresa di farli sorridere tutti. Ma i momenti di sconforto arrivavano comunque, e Sirius capì che era più semplice accettarli che ignorarli per poi esserne sopraffatti.
Arrivò anche il giorno del funerale. Erano riusciti a tenerlo nascosto alla stampa, rendendolo un momento di raccoglimento per le persone che avevano davvero tenuto a James e Lily, ben lontano dalla propaganda in cui avevano sperato al Ministero. Fortunatamente l’influenza di Silente era servata a qualcosa. C’erano state lacrime, parole d’affetto, strette di mano e abbracci. Poi, nel timido sole di novembre le bare erano state calate e la terra aveva ricoperto quelli che una volta erano stati i corpi pieni di vita di James e Lily.
 
Ed erano di nuovo a casa, nell’appartamento di Sirius, Londra. Lui, Harry e Remus. La mancanza di James e Lily si sarebbe sempre fatta sentire, ma forse sarebbero riusciti ad andare avanti. Era strano come sentisse un senso di completezza nel petto. Forse era l’effetto del funerale: il dolore era palpabile nell’aria, ma c’era anche un’accettazione che i giorni precedenti non c’era. Forse perché seppellire una persona era un atto così definitivo che non si poteva fare altro che accettarlo e continuare a vivere. Non sapeva come fosse possibile, ma Sirius si sentiva meglio. Non bene, sentiva la terribile mancanza di James e Lily, un fratello e una sorella,  ma una piccola parte di lui si era rassegnata a non vederli più. Gli sarebbero mancati ogni giorno. Oh, non sarebbe passato giorno in cui non avrebbe pensato a James! Ma una parte di lui gli diceva “Puoi farcela!” e aveva la sua voce.
Harry era stato tranquillo per tutta la cerimonia funebre e Sirius si era trovato a pensare che tenerlo in braccio era rasserenante. Avere quel bimbo di cui prendersi cura aveva cambiato in un lampo le sue priorità, perché Harry era la priorità. Forse era questo che cambiava nel diventare genitori, e poco contava che Sirius fosse solo il padrino. Era il suo tutore e Harry aveva la precedenza su tutto, anche se non era suo figlio, ma forse proprio perché era il figlio di James e Lily. Era la prova che sì, Lily aveva amato James almeno tanto quanto era stata amata da lui, e anche che quando un Potter si metteva in testa una cosa non c’era modo di smuoverlo. È lei, Felpato. Lei o nessuna. Perché James Potter era maledettamente melodrammatico a volte. Rabbrividì divertito al pensiero di un Harry adolescente che si struggeva intestardito su una ragazzina dai capelli rossi: prima o poi avrebbe ascoltato di nuovo le lamentele di un Potter innamorato, e non poteva che sorridere al pensiero.
«Tè?» chiese Remus dirigendosi in cucina. Sirius mugugnò un «Sì, grazie» e andò in salotto, iniziando a cullare Harry senza accorgersene, accarezzandogli con una mano la testolina mentre camminava avanti e indietro davanti al caminetto. Quante volte James si era materializzato tra le fiamme verdi di quei mattoni?
«Hai gli stessi capelli di tuo padre» disse al piccolo con tenerezza. «Ma gli occhi sono di Lily». Lo scricciolo tra le sue braccia gorgogliò qualcosa in risposta, facendo sorridere Sirius.
«Ti racconto una storia, che dici?» continuò Sirius. «C’erano una volta un giovane mago e una giovane strega. Il mago era un bambino un po’ viziato ma di gran cuore, solare, pieno di energia e sempre pronto ad aiutare gli amici. La piccola streghetta invece era una bambina molto studiosa ma altrettanto vivace e generosa con le persone a cui teneva. Entrambi avevano la particolare capacità di vedere del buono nelle persone che non lo riconoscevano in se stesse. Si chiamavano James e Lily, e si incontrarono a bordo di un treno che li avrebbe portati in un castello magico dove avrebbero trascorso gli anni più belli della loro vita…»
Da un angolo Remus li osservava con gli occhi lucidi, le due tazze di tè abbandonate sul tavolo della cucina. Si scambiarono un sorriso malinconico, pieno di rimpianti e promesse al tempo stesso, ma in quel momento, con Harry in braccio e Remus poco distante, Sirius sentì fiorire in lui una nuova speranza e la certezza che sì, ce l’avrebbero fatta. Con alti e bassi come avevano imparato fosse la vita, ma sarebbe andato tutto bene.
 

 
Fine.
 
 
 
Note:
Eccoci qui, la storia è finita. Spero vi sia piaciuta almeno quanto è piaciuto a me scriverla. Ho cercato di restare il più possibile attaccata al canon, nella caratterizzazione dei personaggi e di ciò che accade.
Non credo scriverò un seguito, sicuramente non al momento. Ma magari in futuro scriverò altro legato a questa what if (perché mi piace molto l’idea che Harry possa crescere con Sirius e Remus… tante cose sarebbero cambiate e credo sarebbero stati tutti più felici).
 
Ringrazio tutte le persone che hanno lasciato un apprezzamento a questa storia.
Grazie a GYHoggy2020 e dirkfelpy89 per le recensioni allo scorso capitolo (prometto che risponderò presto!) e a Sbae per i commenti su twitter.
Grazie alle nuove persone che hanno aggiunto la storia a una delle categorie: readerreader e http_drarry per le preferite, LaVent19 per le ricordate e dirkfelpy89 per le seguite.
E grazie a tutti i lettori silenziosi.
 
Alla prossima storia! :)
 
Ma_AiLing
   
 
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