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Autore: pilafchan    06/12/2020    1 recensioni
Cosa accadde, ad Apathia, dopo la famosa scena in cui Iason umilia Riki di fronte ai suoi ex compagni di banda obbligandolo a leccargli lo stivale?
Genere: Drammatico, Erotico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Guy, Iason, Riki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa fic è ambientata durante l’ottavo libro, subito dopo la ‘famosa’ scena in cui Iason umilia Riki davanti ai suoi ex compagni di banda obbligandolo a leccargli lo stivale. Suddetta parte non è presente nell’Oav e, per quelli di voi che non avessero letto i romanzi, ecco un piccolo riassunto:

I Bison riescono a scoprire che Riki, dopo essere sparito da Ceres per la seconda volta, sta lavorando a Midas e vivendo ad Apathia. Dopo aver studiato per un po’ i suoi movimenti di nascosto, si organizzano per irrompere nel luogo dove vive e farsi raccontare cosa stia succedendo. Grazie a delle schede magnetiche false, riescono ad entrare nell’appartamento e, nonostante le proteste di Riki, si accomodano in soggiorno affermando che non se ne andranno prima di avere avuto delle spiegazioni plausibili.

Nel bel mezzo dei tentativi di Riki di farli andare via, Iason arriva. Malgrado la sua sorpresa iniziale, il Blondie comprende la situazione e decide di sedersi al tavolo insieme ai Bison e spiegare loro che Riki è il suo animale domestico, cioè una sua proprietà privata, e che devono andarsene.

I Bison non ci credono e, per dimostrarlo, Iason ordina a Riki di leccargli lo stivale davanti a tutti. Riki esita e Iason utilizza il pet ring per torturarlo e così obbligarlo ad obbedire.

I Bison restano sconvolti nel vedere il loro leader accettare di fare qualcosa di così umiliante e Riki, in seguito, chiederà a Iason di poter restare mezz’ora da solo con loro per spiegargli come stanno realmente le cose e convincerli a non tornare mai più. Il Blondie acconsente.

Riki riuscirà a convincere Sid, Luke e Norris ma, purtroppo, non Guy che da quel momento in poi rimarrà ossessionato dall'idea di dover salvare il suo ex ad ogni costo e inizierà a progettare il piano di Dana Burn.

Illustrazioni ufficiali dal romanzo: https://postimg.cc/BXRxsGmm (scena dello stivale) https://postimg.cc/crbvvJXR (Iason entra nell’appartamento e, con gran sgomento di Riki, scopre i Bison. I suoi capelli sono diversi dal solito perché, quando si recava ad Apathia, lo faceva in 'incognito' grazie alla sua abilità di cambiare colore e lunghezza dei capelli con un battito di ciglia).

One Shot scritta per l'Advent Calendar del gruppo facebook Hurt/Comfort Italia.

***

Riki guardò ogni membro dei Bison negli occhi.

“Finché quest’anello stringerà il mio cavallo, sarò il suo animale domestico. Non c'è modo di aggirarlo. Tornate a casa! Non fate la fine di Kirie. Andatevene.”

La sua voce divenne leggermente tremante.

“I Blondies di Tanagura sono di gran lunga peggiori di qualsiasi cosa possano mai farvi le guardie di Midas. Non dimenticatelo! Questo è il nostro ultimo incontro, non ci sarà una prossima volta.”

Ricordando quello che era successo a Kirie, gli abitanti dei bassifondi divennero silenziosi.

Guy si voltò per andarsene. “Vado ... per ora. Ma non ho finito. Dillo pure al Blondie!”

Riki rispose con rabbia. “Ti ho appena detto che non ci sarà una seconda volta. Sei impazzito per caso?”

Guy uscì dall’appartamento senza voltarsi indietro.

“Guy!”

Riki prese Luke per un braccio, gli occhi del giovane si spalancarono per la sorpresa. “Luke, per favore, assicurati che non torni mai più!”

Luke aprì la bocca per parlare ma poi, senza nulla da dire, se ne andò.La porta scorrevole si richiuse con un sibilo.

Riki guardò in direzione della camera da letto dentro la quale si trovava Iason. La mezz'ora di tempo che gli era stata concessa per convincere i suoi ex compagni di banda ad andarsene per sempre non si era ancora conclusa.

Mestamente, entrò in bagno, si spogliò e lasciò che il getto d'acqua gli cadesse addosso. Era fredda. Meglio così, pensò, gli avrebbe intorpidito un po' la mente.

La mascella gli faceva male. Riki aveva leccato il lucido stivale di cuoio bianco di Iason fino a prosciugarsi la lingua, ed era amaro e sporco. Per quanto potesse essere stato immacolato quella stessa mattina, il Blondie l'aveva indossato per tutto il giorno per le strade di Tanagura e di Midas. Aprì la bocca e se la riempì con l'acqua della doccia per scacciare il cattivo sapore.

Ceres …

A volte, nei momenti più duri della sua vita da animale domestico, Riki aveva ripensato ai bassifondi e quel ricordo lo aveva aiutato a sopravvivere. I suoi amici, I suoi rivali, la sua banda ... Credeva che, nonostante quei giorni fossero ormai lontani, avrebbe sempre potuto contare sul frammento di loro che conservava nella memoria.

Le labbra del giovane si contorsero in un sorriso amaro.

Altro che 'Riki the Dark', 'Riki the Sex Doll' l'avrebbero chiamato, forse, da ora in poi. Riki il perdente. Riki lo schiavo. Riki che si era arreso.

La sua reputazione, i suo onore, il rispetto della sua banda. Erano tutto ciò che gli rimaneva e ora, li aveva persi.

‘Preferirei morire piuttosto che far sapere agli altri ciò che sono diventato,' aveva detto una volta a Iason, tempo prima.

Eppure, ora che i suoi peggiori timori erano diventati realtà, si sentiva stranamente sollevato. Era come se più in basso non potesse cadere.

La percezione di un movimento con la coda dell'occhio lo riscosse dai suoi pensieri. Riki spinse il bottone che interrompeva la fuoriuscita dell'acqua.

"Asciugati e raggiungimi in camera. Non rivestirti," ordinò la voce di ghiaccio del Blondie. Ovviamente, Iason non aveva bisogno di una risposta o di una conferma. Sapeva che non ci sarebbero state rimostranze.

Riki uscì dalla cabina della doccia e si avvolse nell’asciugamano.

***

“Perché stai camminando in quel modo?” Domandò il Blondie, vedendo Riki entrare in camera da letto un po' zoppicante.

“Tu perché credi?” rispose l'altro irritato.

In anni di abusi, Iason non aveva mai stretto il pet ring così tanto come aveva fatto quella sera. Il dolore era stato allucinante, Riki aveva addirittura creduto che il pene gli si sarebbe staccato dal corpo.

“Hai esitato. Non avresti dovuto disobbedirmi. Cosa volevi dimostrare?” Obiettò l’Elite.

Riki non rispose e cercò di camminare normalmente. Non aveva voglia di discutere.

“Fammi vedere,” gli ordinò il Blondie quando questi fu abbastanza vicino al letto. Sfiorò l'anello che portava sul dito della mano sinistra, sopra il guanto di seta bianca, facendolo passare da rosso a blu per allargare il pet ring. Prese l’oggetto metallico con due dita e lo sfilò, liberando il pene del suo animale domestico. Tutt'intorno alla base dell'organo risaltava un segno violaceo.

“Non è niente,” protestò il giovane ritraendosi.

“Sarò io a definirlo. Non muoverti.”

Il Blondie posò il simbolo della schiavitù di Riki sul comodino, tirò fuori dal cassetto un tubetto di crema e lo spalmò sopra alla lesione.

“Non indosserai il pet ring fino a completa guarigione. Immagino che sia innecessario sottolineare che non potrai lasciare l’appartamento senza di esso.”

“Come se avessi un altro posto dove andare,” borbottò il ragazzo dai capelli corvini. Immediatamente si pentì di averlo fatto.

“Sei il mio animale domestico. Il tuo posto è dove io dico che devi stare!”

Il meticcio annuì, un velo di tristezza offuscò il suo sguardo.

“Stenditi sul letto,” ordinò il Blondie seccamente.

Riki ubbidì. Sapeva quello che lo aspettava, quando Iason passava la notte ad Apathia succedeva sempre la stessa cosa. Sperava solo che il Blondie non fosse troppo arrabbiato per via dell’intrusione dei suoi ex compagni di banda e del suo momento di esitazione quando gli aveva ordinato di leccargli lo stivale, e che non sarebbe stato più violento del solito.

Pur avendo gli occhi rivolti al soffitto, Riki percepì che Iason si stava spogliando.

“Girati di fianco,” indicò il Blondie dopo un po'. Era anche quello un ordine, ovviamente, ma sembrava quasi portare con sé una nota di dolcezza.

Iason si stese dietro di Riki, con il petto contro la sua schiena e l'inguine appoggiato sulle sue natiche. Gli posò una mano sul fianco.

Il giovane attese, ma quando dopo dieci minuti non successe nulla iniziò a sentirsi a disagio. “Beh? Cosa aspetti?”

“Non sto aspettando niente,” rispose il Blondie pacatamente.

“Come? Credevo che …” le parole di Riki rimasero sospese.

“Cosa credevi?”

"Non importa.”

“Vorresti che ti penetrassi?”

“NO! No, ovviamente …” esclamò il giovane con più foga di quanta non fosse necessaria in quel momento.

Il Maestro e l'animale domestico rimasero in silenzio per un po'. Il primo con gli occhi chiusi, il viso immerso nei capelli ancora umidi del meticcio e inalandone l'odore selvatico e pulito. Le sue dita lunghe e potenti che sfioravano la pelle olivastra dell'altro in modo quasi inconsapevole. Le lunghe ciocche d'avorio sparse sulle lenzuola immacolate.

Riki guardava la finestra di fronte a lui, fuori dalla quale brillavano nel buio le lune gemelle. Le stesse lune che rischiaravano in quello stesso momento i polverosi edifici in rovina dei bassifondi. La sua amata e odiata Ceres, che non avrebbe più rivisto.

Senza poter far niente per evitarlo, alcune lacrime iniziarono a scivolare dalle sue iridi di ossidiana accompagnate da singhiozzi silenziosi.

Iason parve non accorgersene e continuò a sfiorarlo con la punta delle dita in un modo appena percettibile. Solo dopo che i singhiozzi si furono calmati, gli sollevò i capelli scoprendogli il collo e lo baciò sotto alla nuca.

“È meglio così, lo sai vero?” sussurrò. “Questa è casa tua, non ti serve un altro posto dove andare. Chiedimi qualunque cosa e io te la darò.”

Riki annuì. Poi, esitando, aprì la mano, che finora era rimasta chiusa in un pugno. “Puoi stringermela?”

Iason non se lo fece ripetere e posò la propria mano su quella dell'uomo, circondandogli così completamente il corpo nell'atto più simile a un abbraccio che i due avessero condiviso finora.

L'anello del Maestro, quello che il Blondie portava sempre al dito e con il quale controllava il pet ring stretto intorno al pene di Riki provocandogli piacere, dolore, oppure proibendogli la consumazione, era appoggiato sul comodino.

Non ne avrebbe avuto bisogno, stanotte.

   
 
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