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Autore: bimbarossa    06/12/2020    5 recensioni
Episodi speciali, momenti, emozioni della famiglia di cani più famosa del Giappone. E delle donne che li amano.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ayame, inu taisho | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La lussuosa auto nera percorreva le stradine in salita dei boschi della zona di Gunma in maniera sinuosa, fluida, silenziosa e veloce.

Il paesaggio fuori era un tripudio di verde che piano piano mirava a varie tonalità di giallo, di ocra, di arancio tenue, segno che l'estate stava finendo e l'autunno presto avrebbe fatto sentire la sua presenza morbida e umida.

All'uomo al suo interno, il potente Generale del Cani un tempo signore di tutto l'Ovest, quello spettacolo metteva sempre una certa nostalgia, nostalgia di un passato lontano, di tanti autunni passati insieme ad una donna amatissima e ormai morta da secoli, e per un momento chinò la testa non potendo sopportare che il mondo, le stagioni e l'avanzare del tempo stesso fossero andati avanti senza di lei, rischiando quasi di non vedere la ragazza ai bordi della strada che si mise a strillare con i pugni in aria, arrabbiatissima.

“Eeeeeeehi, il mio cappello!”

Qualcosa presumibilmente fatto di paglia andò a sbattere contro il vetro laterale della berlina nera, proprio dal suo lato, producendo quasi un sibilo di protesta per poi volare via dietro l'auto.

“Fermati,” ordinò all'autista.

“Stava andando troppo veloce per queste strade di montagne, e mi ha anche fatto volare via il mio cappello.”

Non aveva nemmeno fatto in tempo a scendere dall'auto che qualcuno che odorava di lupo lo investì, con una voce squillante come delle campanelle al vento.

“Si riferisce a questo, signorina?” le porse l'oggetto incriminato con un sorriso quasi provocatorio.

“Ma come ha fatto?” lo guardò confusa, per poi arricciare il grazioso nasino nella sua direzione.

“Un demone cane quindi,” prese il cappello, un largo modello di paglia con una spessa fascia a fiocco bianco attorno, della stessa tonalità del vestito leggero che indossava.

Una leggera brezza estiva li investì, minacciando di farlo volare nuovamente, ma con un gesto veloce il Generale lo tenne fermo sulla testina ramata della ragazza lupo.

Nel farlo le si avvicinò, molto più di quanto si fosse avvicinato ad un essere femminile negli ultimi settecento anni, e un qualcosa si smosse, qualcosa che aveva a che fare con il senso di protezione, di cavalleria, di cortesia gentile, capace di scaldare il cuore anche ad un daiyōkai come lui e ricordargli che il mondo non era il posto gelido in cui aveva vissuto dalla morte di Izayoi.

“Grazie,” arrossì visibilmente.

“Come mai è tutta sola in questa strada di montagna?” le chiese, non tanto per reale curiosità ma più che altro per spezzare quella sorta di bizzarra connessione che sentiva che si stava formando con quella che era a tutti gli effetti un'estranea incontrata per caso.

“Sto andando alla tenuta di un mio amico. Mi ha invitato per le vacanze estive, ma il bus non arriva fino a lì perciò devo sfacchinare per queste salite faticosissime.” Rise di una risata contagiosa, sbarazzina.

“Si trova per caso nel piccolo villaggio in cima a questa montagna?”

“Indovinato. Lei invece dove è diretto?”

Per un attimo il Generale pensò di mentire, quella ragazzina poteva rivelarsi pericolosa.

“Nella stessa direzione,” confermò invece. E neppure gli bastò. “Se vuole posso darle un passaggio.”

Forse era per via del biancore intenso del vestito, ma i suoi codini parevano ancora più rossi, come arancio bruciato.

“Lei è molto gentile. Accetto volentieri.”

Il viaggio in auto non iniziò nel migliore dei modi. Chissà come, lo spazio all'interno gli sembrava più piccolo rispetto a prima, l'odore di quella yōkai lupo gli stava provocando un'ondata di sensazioni strane, che non provava da tantissimo tempo, senza contare il fatto che la sua gonna, in quelle strade di montagna leggermente dissestate e piene di curve si alzava lasciando vedere spazi di pelle impossibili da ignorare.

Cominciò a chiedersi se non stesse immaginando cose assurde. Non sapeva nemmeno il suo nome, eppure se ne sentiva attratto. Se ne stava tranquilla guardando fuori dal finestrino eppure se ne sentiva attratto. Non aveva fatto niente per provocarlo eppure se ne sentiva attratto.

Da una parte avrebbe voluto buttarla fuori dall'auto e non vederla più, dall'altra avrebbe voluto sapere tutto di lei, ogni cosa che la riguardasse.

“Quest'auto è magnifica. Che lusso! E quanti comfort! Lei deve essere una persona molto ricca.”

Sbarrò gli occhi verdi mettendosi una mano davanti alla bocca. “Mi scusi, sono stata terribilmente maleducata.”

Subito ci tenne a rassicurarla con un cenno della mano, e fu ripagato da un sorriso gentile che gli scaldò il petto. Da quanto non si sentiva così bene, come se la vita valesse ancora la pena di essere vissuta?

“Siamo quasi arrivati al villaggio. Sa l'indirizzo della tenuta del suo amico?”

“Vediamo, dovrei averlo qui nella borsetta.” La osservò trafficare nella piccola pochette color latte. “Non lo trovo. Forse dovrò mandare un messaggio su Whatsapp al mio amico per confermarmelo.”

Improvvisamente mentre stavano affrontando una delle curve pericolose di quelle zone di montagna, spuntò un veicolo dalla parta opposta che invase in parte la loro carreggiata, e per evitarlo l'autista dovette ricorrere ad una manovra che li fece sbandare leggermente, con il risultato che la ragazza gli piombò quasi addosso, e per trattenerla le premette una mano sulla coscia calda e soda.

Fu una sensazione meravigliosa, tanto che dovette imporsi di staccarsi da lei, sperando di non averla offesa.

Per un lungo momento quel calore gli rimase intrappolato fra le dita, e quando scomparve la voglia di ritrovarlo divenne quasi un bisogno, una necessità.

Se quella ragazza non fosse scesa immediatamente dall'auto temeva che avrebbe commesso qualche sciocchezza.

“M-mi scusi, le sono piombata addosso. Le ho fatto male?”

Gli aveva fatto malissimo. Tutta quella storia gli stava facendo malissimo.

“Ma no, non deve preoccuparsi.”

Si era creata una strana alchimia tra loro ora che si erano toccati, come se l'aria stessa fosse diventata fluida, vischiosa, gli sembrava quasi di galleggiare.

Con orrore si accorse di quello che stava accadendo, il modo di notare ogni particolare di lei, le sopracciglia rossicce, gli occhi verdi come ombrosi prati bagnati, le labbra che luccicavano nell'oscurità dell'abitacolo.

Con sollievo notò le prime abitazioni del villaggio a cui erano diretti.

Tossicchiò. “Mi servirebbe quell'indirizzo.”

Perché si sentiva così perso? Voleva liberarsene, tornare alla sua tranquillità faticosamente raggiunta in secoli di solitudine, eppure il pensiero di non vederla più era, contro ogni ragionevolezza, insopportabile.

“Certo. L'ho trovato, ecco qui.”

Quando lo lesse fu quasi divertito di come gli suonasse famigliare. Solo dopo si rese conto di chi fosse l'amico di quella strana ragazza lupo.

“Credo che io e lei siamo andando nella stessa direzione. InuYasha, il suo amico se ho ragione, è mio figlio.” Era inutile tergiversare oltre.

Ormai pensare di scaricarla da qualche parte era impossibile, e non si stupì nemmeno più dell'ondata di sollievo che riempì al riguardo.

Passarono attraverso il vecchio villaggio molto velocemente. Le case erano tutte uguali, antiche, mansuete, semplici e per questo belle. Da quanto non ci tornava, nella vecchia proprietà di famiglia?

Da quanto sapeva tutto era pronto per suo arrivo, e ora avevano anche un ospite speciale. Sfigurare sarebbe stato intollerabile.

Chissà se le sarebbe piaciuto. Da quello che poteva notare non aveva preso male il fatto che avrebbero passato le vacanze insieme.

“InuYasha mi ha parlato un po' di lei, anche se non ce ne era bisogno. È il Generale, vero? Lo sa che è abbastanza famoso?”

Gli venne da ridere per il tono usato dalla ragazzina, sicuramente una della tribù Yōrō se doveva tirare ad indovinare, e solo allora si accorse che era uno stimolo, quello di ridere, che non sentiva chissà più da quando.

“Spero di esserlo in positivo almeno.” Aveva una voglia improvvisa di perdere la gelida compostezza dietro cui si era nascosto per secoli per assecondare un lato sbarazzino e frivolo che non aveva mai usato.

“Assolutamente si.” Annuì con tale foga da far traballare i codini. Si accorse, allora, di quanto fosse insolito quel colore, brillante, caldo, cangiante a seconda di come la ragazza muovesse la testa o dal tipo e quantità di luce che colpiva le lunghe ciocche.

Si chiese come fosse averle tra mani, passarci le dita in mezzo, catturare la loro brillantezza, quasi la mano gli si mosse, tanto che la tenne a freno con difficoltà. L'ultima cosa che voleva era che pensasse che fosse un vecchio pervertito che non sapeva tenere le mani a posto. Voleva che pensasse il meglio di lui.

“Sa che ha dei bellissimi capelli?” non poté comunque trattenersi dal confessarle.

Lei si afferrò uno dei codini cominciando a passarci le mani in mezzo, cosa che lo eccitò all'istante.

Non è che non avesse avuto erezioni in tutti quei secoli dopo la morte di sua moglie, ma non aveva mai soddisfatto quel tipo di istinti. Andare con altre donne sarebbe stato insopportabile.

Adesso invece era quasi sconvolto nelle viscere per quanto desiderasse una sorta di intimità con lei.

Doveva conoscerla, non importava se doveva rivoluzionare il mondo che si era costruito addosso dopo la morte della persona che aveva amato di più nella sua vita.

“Siamo quasi arrivati.”

No, non sarebbero state vacanze noiose.

Sarebbero state le vacanze migliori degli ultimi anni, ed improvvisamente si ritrovò impaziente di godere del sole, della quiete, e di condividere tutto questo con quella sconosciuta di cui non sapeva neppure il nome.

“Gli altri saranno già arrivati? Chissà come si sorprenderanno di vederci insieme.”

Lo disse dolcemente, come se le facesse piacere di essere con lui.

Questo fu qualcosa capace di scaldargli l'animo così tanto che anche se tra loro non fosse successo niente in futuro le sarebbe comunque stato per sempre grato.

“A proposito, io mi chiamo Ayame. Sono molto felice di conoscerla, finalmente."

 

 

 

Anche se sto vivendo un periodo abbastanza complicato nella mia vita personale, ci tenevo ad inaugurare una specie di raccolta sulla mia famiglia di cani preferita, saranno capitoli autoconclusivi che riguarderanno un po' tutti i personaggi e le coppie, e spero che a qualcuno di voi piaccia.

Mi dispiace di non aver risposto a recensioni e messaggi ultimamente, ma la vita è quella che è, no?

Ringrazio tutti quelli che la leggeranno, e che se vorranno lasceranno la loro opinione.

Un saluto

 

bimbarossa

  
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