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Autore: Mirin    07/12/2020    2 recensioni
Takashi Yoshinaka è un dipendente giapponese, intrappolato da un lavoro d’ufficio che gli ha pian piano rubato l’identità. La sua vita si sta lentamente trasformando in quella di un automa senz’anima, ma fintanto che mantiene un briciolo di coscienza di sé, è alla ricerca di una spiegazione e, più pressante, una via d’uscita dall’incubo del lavoro.
Ogni giorno sono sull’orlo di una crisi di nervi, grido nel cuscino bagnato di saliva, mamma mi ha chiamato stamattina per farmi le congratulazioni per il nuovo posto da manager, sorrido, annuisco, il boss vuole portarmi fuori per un drink. Voglio dire di no. Non posso dire di no. Non vedo la mia ragazza da due settimane.
Questa storia partecipa al contest "Tra il Dove e il Quando - Flashfic Original Contest" di _Earth_
Genere: Angst, Drammatico, Noir | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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都会人 都会人 今日はどこに行く? yeah
tokaijin, tokaijin, kyou wa doko ni iku? yeah
とにか金稼ぐようにはする yeah
tonika kane kaseguyou ni wa suru yeah
Ragazzo di città, ragazzo di città, dove vai oggi?
A trovare il modo di creare profitto.
Miyachi – Mainichi 毎日.

 

Ogni giorno ogni giorno ogni giorno ogni giorno.

Routine asfissiante. Affanno. Mani sudate. Vista sfocata. Rassegnazione.

“Ti aspetto domani nel mio studio per firmare il nuovo contratto, Yoshinaka.”

Sorrido a stento, solo un angolo della bocca sollevato in un ghigno di sollievo forzato. Mi chiedo che senso abbia tornare a casa ogni giorno se sia a lavoro che a casa mi sento sempre un ESTRANEO. Non so nemmeno chi sono. Questa routine mi marchiato. Sono come gli altri, siamo carne da macello.

Ogni giorno sono sull’orlo di una crisi di nervi, grido nel cuscino bagnato di saliva, mamma mi ha chiamato stamattina per farmi le congratulazioni per il nuovo posto da manager, sorrido, annuisco, il boss vuole portarmi fuori per un drink. Voglio dire di no. Non posso dire di no. Non vedo la mia ragazza da due settimane.

La pressione aumenta ogni giorno, a volte devo sedermi per terra quando rientro, la mano sulla giugulare che esplode, IPERVENTILAZIONE, ad ogni respiro penso a mamma che è fiera, a papà che non sa nemmeno in che mi sono laureato, a Kimiko che non risponde ai messaggi, al capo che dice che sono un dipendente modello. Quella parola, KAROSHI1, mi rimbomba in testa mentre l’attacco di panico mi assalta, aiutatemi, tutto questo che senso ha? Ululo, piango, DISPERO.

Sono in bagno e mi passo una mano sulla guancia, dovrei radermi questa barba vecchia di tre giorni, le dita che s’infilano tra i miei capelli TREMANO ma i miei occhi sono spenti. Da quanto tempo è che non sento più niente? Ogni giorno la sveglia suona alle sei e mi sveglierei di soprassalto se stessi dormendo, ma ormai la notte non chiudo occhio. Fumo e bevo birra, non sa di niente, niente sa di niente. SONO COSÌ SOLO.

Takashi: Kimi, per favore, chiamami quando finisci al lavoro.
Visualizzato alle ore 9.56.

“Taka, sei felice?”
‘No, mamma, ho paura, Takashi non suona più come il mio nome, gli amici mi mandano messaggi ma non riesco a rispondere, non ho più energia, tutto ha perso senso, ogni giorno mi sento sbagliato ma non riesco a fare niente per cambiare, mamma, ho paura, mamma, mi serve aiuto, non ho voglia di mangiare, non dormo più. È colpa mia? Sono sbagliato?’
“Certo. È una bella posizione. Ti chiamo dopo, okay?”

Nessuno incontra il mio sguardo di vetro, la cravatta è un pelo stretta ma non l’allento. Ogni giorno nessuno si guarda. Nessuno mi guarda. NON VOGLIO ESSERE QUI. Nessuno vuole essere qui. Aprite le gabbie: lasciateci uscire.

Ogni giorno ogni giorno ogni giorno ogni giorno.

“Kimi, ti prego, rispondimi...”

Ogni giorno ogni giorno ogni giorno ogni giorno.

“Yoshinaka, dove sei? Ti aspetto per firmare.”

Ogni giorno ogni giorno ogni giorno ogni giorno.

L’immagine allo specchio non sono più io. IO NON SONO PIÙ NIENTE.

Devo scappare.

Ogni giorno ogni giorno ogni giorno ogni giorno.

È solo uno scoppio sopra il timpano destro, ma ha il suono della chiave nella toppa. Era l’unica via d’uscita.

Mai più.

1: karoshi, ‘morte da superlavoro’. Da Wikipedia: “Il Giappone è uno dei pochi paesi in cui questa categoria, le cui principali cause mediche sono attacco cardiaco dovuto a sforzo e stress, è riportata nelle statistiche delle cause di morte.”

Note d’autore:

Un po’ mi dispiace di aver preso un prompt potenzialmente felice ed averlo trasformato in questa visione anti-utopica della vita da dipendente, ma nelle ultime storie che ho scritto ho messo un po’ troppo la mia esperienza al centro, mentre adesso volevo entrare in una mentalità diversa dalla mia.
Mi rendo conto che questa storia non può essere apprezzata al 100% da chi non conosce la cultura giapponese, il lavoro d’ufficio, il giogo sotto cui i dipendenti si trovano nei confronti del boss, l’impossibilità di uscire dal loop, ma ho provato quanto più possibile di comprimere tutto questo in 500 parole senza sminuire gli argomenti trattati.
Il suicidio di Takashi Yoshinaka è soltanto accennato, ma ho voluto lasciarlo apposta all’intuizione del lettore e alla sua sensibilità.
Infine, questo testo è stato ispirato dalla canzone Mainichi di Miyachi, un artista americano-giapponese, di cui alcuni versi sono stati inseriti come introduzione. Se apprezzate il rap, ve la consiglio vivamente.
Grazie mille per l’attenzione,
vostra Mirin.

   
 
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