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Autore: Alyeska707    07/12/2020    7 recensioni
una vecchia palazzina
arte, musica, agape ed eros, sentimenti e nostalgie
qual è il prezzo del successo?
dove conduce l'amore?
ma esiste davvero, la purezza?
♒︎
─ dal testo: ❝ Piccola. Stretta. Letteralmente a pezzi. Duncan aveva affittato una topaia, non una casa. Però era la sua topaia, ed era a pezzi esattamente come lui: un bordello, il disordine, una grezza anti-eleganza… ma non è affascinante, la distruzione? Agli occhi del punk, eccome: la distruzione era il suo riflesso specchiato.❞
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen, Heather, Trent | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen, Trent/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale
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The         Apartment






  




 







PROLOGO

 
Piccola. Stretta. Letteralmente a pezzi. Duncan aveva affittato una topaia, non una casa. Però era la sua topaia, ed era a pezzi esattamente come lui: un bordello, il disordine, una grezza anti-eleganza… ma non è affascinante, la distruzione? Agli occhi del punk, eccome: la distruzione era il suo riflesso specchiato, quindi non doveva essere poi così male, dato che nessuna aveva mai considerato Duncan come un ragazzo da buttare via… lo dicevano, sì, spesso, sempre, ma poi si attaccavano ogni volta alle sue labbra, pregandolo di spostarsi in un luogo più appartato, e lui non era certo tipo da farsi supplicare! Perché Duncan era un guaio, e i guai sono più che attraenti agli occhi delle ragazze annoiate che incontrava.

Urtò col piede il primo scatolone sistemato provvisoriamente in corridoio; no, non proprio “provvisoriamente”, Duncan non aveva davvero intenzione di mettere a posto le cose. Sarebbe stato comodo anche così, bastava solo ricordarsi quale scatolone contenesse cosa. E poi, lui non aveva un granché. Il prodotto che si era portato dietro in maggior quantità era la tinta per capelli, per il timore di non trovare l’esatta tonalità nella cittadina nuova. Perché Duncan era disposto a rischiare su un sacco di cose, ci provava davvero gusto, ma non sui suoi capelli, non sulla sua cresta verde: quella era di vitale serietà, guai a giocare con lei.

Dopo un paio di tentativi, riuscì a trovare la caffettiera moka. Era stanco. Non aveva dormito per niente, la notte precedente. Sogghignò al ricordo; non che tornando indietro avrebbe cambiato le cose… la ragazza che gli aveva dato in affitto l’appartamento, una certa Courtney – disperata aspirante avvocatessa decisa ad affittare la sfatta dimora gentilmente ereditata dall’amabile nonnina, pur di mettere da parte i soldi necessari per pagarsi l’anno di studio all’estero – l’aveva tenuto ben occupato, nella villetta in cui viveva con la cugina (… Heather, si chiamava?). Aveva detto a Duncan di passare da lì per prendere le chiavi dell’appartamento, perché a causa di un seminario imperdibile non sarebbe proprio riuscita a muoversi. Ma il seminario, alla fine, l’aveva perso comunque. Duncan aveva incominciato con le sue solite battutine, lei si era sforzata di ignorarle, inizialmente, ma non poteva negare di sentirsi attirata da quel ragazzo dallo stile tanto discutibile. Duncan era rimasto lì tutta la sera, e anche la notte. Le ultime immagini nitide che riusciva a farsi tornare in mente lo ritraevano mentre chiedeva qualcosa da bere, sì, Courtney gli aveva portato una bottiglia di gin. Lei non aveva bevuto, si era messa a raccontare aneddoti sparsi e soprattutto noiosi, tra cui quella cosa dell’anno all’estero, chissà per dove, tra l’altro. Ricordava di aver bevuto diversi bicchieri e infine sì, ricordava anche le sue labbra. E la comodità del suo materasso. E di essersi svegliato più stanco di prima, con quella Courtney ancora addormentata di fianco.

E ora eccolo in quel vecchio cucinino, a riempire la moka di caffè rovesciando la polvere un po’ dappertutto. Dopo aver ben chiuso la parte superiore, posizionò la caffettiera su un fornello, girò la levetta di accensione, ma niente. Spense il gas e riprovò. Niente. Ma che doveva fare, prepararlo sulla fiamma dell’accendino, quel benedetto caffè? Come se non bastasse, una melodia proveniente dall’esterno, e che suonava come un lamento unico alle orecchie del punk, non faceva che alimentare il suo nervosismo. Dopo un altro paio di tentativi vani col fornello, uscì sul balcone della cucina.

«Ehi! Ehi, tu!» Una ragazza se ne stava sul balcone di fianco al suo. Sembrava davvero immersa nella sua lettura, e si lasciava cullare da quel tristissimo sottofondo tenuto a un volume troppo alto. Ci volle qualche secondo perché si ridestasse dal suo universo, accorgendosi dei richiami di Duncan.
«Posso aiutarti?»
«Sì! Potresti abbassare quella cosa? Non è il mio genere.»
La ragazza abbassò il volume senza insistere. «Scusa, pensavo che l’appartamento fosse ancora vuoto. I condomini sono pochi in questo palazzo, è talmente vecchio… e la maggior parte di loro porta apparecchi per l’udito, quindi non mi preoccupo di disturbare. Avranno l’età dell’edificio!»

Già, la canzone non era proprio il suo genere, ma quella ragazza pallida… beh, lei decisamente di più! I capelli tinti di blu, intrigo, e le gambe lunghe, appoggiate alla ringhiera del balcone, niente da dire, bellissime gambe, intrigo raddoppiato, ed era vestita soltanto da una camicia troppo larga, lunga, tutta stropicciata… No, quella ragazza non gli dispiaceva per niente. E poi, stava leggendo un libro; c’è ancora qualcuno che legge romanzi? Lo attraevano le ragazze che facevano le acculturate con lui, non che le ascoltasse, ma era così bello interromperle nel mezzo di uno dei discorsi filosofici che amano fare… un momento sono intente a discutere sulla genialità con cui Emily Bronte riesca a trattare il tema dell’amore tormentato in Wuthering Heights e il momento dopo, puff: l’amore non si dice più, ma si fa.

«Quindi posso fare tutto il casino che voglio senza scocciature? È il mio passatempo preferito.»
La ragazza socchiuse gli occhi, in un’espressione di divertita sfida. «Non finchè ci sono io ad appena una parete di distanza.»
Duncan si sfilò una sigaretta dalla tasca e iniziò a fumarla, totalmente dimentico del gas difettoso e del suo povero, abbandonato caffè.
«Cosa stavi leggendo?» le chiese, per fare conversazione. Lei sollevò il romanzo mostrandogli la copertina.
«Frankenstein. La storia del mostro bisognoso d’amore.»
«Ho visto un film. Non mi sembrava così romantico.» La ragazza ridacchiò.
«Non lo vendono in questi termini, infatti. Ma dipende tutto dalla profondità con cui vuoi interpretare la trama.» Duncan si limitò ad annuire. Era già confuso. Poi vide il sorriso di lei allargarsi.
«Che c’è?»
«I tuoi piercing brillano. Per il sole.»
Duncan sbuffò divertito. «Brillano perché sono sulla mia bellissima faccia.»
La ragazza scoppiò a ridere. «Sei modesto.»
«Sono Duncan.»
«E io sono Gwen. Piacere, Duncan.» Era già sedotta. Duncan lo capiva solo dal suo sorriso. Era già pronto alla prossima mossa quando, dietro Gwen, uscì sul suo balcone un altro ragazzo.
«Pensavo stessi parlando da sola» le disse, chinandosi per baciarla sulla guancia. «Attenta a non prendere freddo.»
«Ma ormai è primavera inoltrata, Trent, le temperature sono salite. Si sta una favola!» E chissà per quale motivo si sta così bene, pensò Duncan.
«E poi stavo facendo conversazione col nostro nuovo vicino.» Quel Trent alzò gli occhi. Non sembrò molto allietato dalla vista del punk.
«Lui è Duncan.»
Trent abbozzò un rapido, fintissimo sorriso. Duncan non si sforzò nemmeno per quello. Non era tipo da carinerie di circostanza. Lui non era gentile.

Dopo qualche altra richiesta di Trent, Gwen cedette, rassicurandolo che sì, sarebbe tornata dentro, subito dopo aver terminato di leggere la pagina che segnava col dito.
Quando Trent tornò dentro, socchiudendo la porta dietro di sé, Duncan la provocò: «Il tuo tipo ti tiene sotto rigida sorveglianza.»
Gwen alzò le spalle. «È uno che ci tiene.» Vedendo naufragare il suo tentativo di approccio, Duncan si ricordò del secondo motivo per cui era uscito su quel balcone: il fornello.
«No, non è che non funziona» gli spiegò Gwen. «C’è un piccolo interruttore sotto al rubinetto. Per accendere il gas, bisogna prima accendere quello, se no non funziona.»
Quindi era così facile?
Finì di fumare la sigaretta mentre Gwen terminava le ultime righe, prima di sistemare il segnalibro e alzarsi dallo sgabello. Da alzata, la camicia faceva un tutt’altro effetto, ancor migliore. E sì, Gwen si accorse che Duncan la stava squadrando. Interpretava quel Duncan come un tipo divertente e imprevedibile, e sì, anche un po’ esibizionista. Lo salutò con: «Ricordati del pulsante del gas, sarebbe spiacevole trovare un vicino morto e un’aria irrespirabile, tornando a casa una sera.»
Duncan sogghignò. «Il mondo non riuscirà a liberarsi di me così facilmente, bellezza.»
Gwen sorrise, un po’ imbarazzata da quel confidenziale appellativo, e tornò in casa. Ma Duncan non era pentito di averla definita così, bellezza, perché aveva detto la verità: Gwen era bella, e lui non era tipo da precludersi del fascino, né il tipo che lo schiva per timidezza. E gliel’avrebbe rivolto di nuovo, quel bellezza, di sicuro, perché anche dopo un naufragio, una barca si può sempre costruire. E chissà che non vada in porto.





Bonjooouuuur miei cari lettori (sperando che ancora ce ne siano... ci siete? Datemi un segnale!!)
Io... non so perchè mi trovi di nuovo qui. Devo avere installata una sorta di calamita che ogni tanto mi riporta a viaggiare su questo sito, mi risveglia l'ispirazione per certi personaggi e... il danno è fatto. La verità è che damn, alcuni personaggi di TD sono caratterizzati meglio della maggior parte dei personaggi di cui ho potuto leggere nel corso della vita! E le loro personalità sono così contrapposte e interessanti... un microcosmo di opportunità di scrittura! XD (quanto mi mancava digitare questa faccina!)
Quindi........ nient'altro da aggiungere: se vi piace (la storia e la COPERTINA, di cui vado COSI' fiera), fatemi sapere che sono più che felice di leggere qualche riscontro e "conoscere" autori nuovi. Se non vi piace.... fatemi sapere comunque, sperimento qui appunto per migliorare il mio stile. Se vi sono mancata........ scrivetemi. Se non vi sono mancata................... scopritemi ora! (sì, ero ispirata coi puntini di sospensione. Pensavo di non ricordare più come si scrive un "angolo dell'autrice" decentemente XD )
Ciaociao, statemi bene 

backagain, Alyeska

 
   
 
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