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Autore: Abby_da_Edoras    08/12/2020    6 recensioni
[Minilong AU post-Endgame Canon Divergence. Pairing: SteveXBucky TonyXPeter PietroXBruce]
E' il primo Natale che gli Avengers possono trascorrere in pace dopo aver sconfitto Thanos e aver salvato i loro amici, dovrebbe perciò essere un periodo di gioia per tutti, ma così non è. Pietro Maximoff vorrebbe stringere di più i rapporti con Bruce Banner, ma non è sicuro dei sentimenti del dottore. Steve è preoccupato perché Bucky si comporta in modo strano e non è mai a casa. Tony desidererebbe tanto passare le feste natalizie con Peter, ma il ragazzo continua a essere solo cordialmente amichevole con lui... Riuscirà la magia del Natale a risolvere i problemi di questi personaggi?
Grazie a tutti coloro che leggeranno questa storia, a chi commenta, ai lettori silenziosi, a tutti coloro che mi hanno fatto tornare la voglia di scrivere anche su questi personaggi.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, sceneggiatori, autori e produttori del MCU.
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, James ’Bucky’ Barnes, Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Legends never die'
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Slow dance

Capitolo primo

 

You're tall, dark and handsome
You're charming and then some
Know how to romance 'em
But I see through it all
You do everything too fast
You move like a whiplash
You're missing the romance
And I see through it all…

(“Slow dance” – Kelly Clarkson)

 

Le feste natalizie si stavano avvicinando e sarebbe stato il primo Natale che gli Avengers avrebbero trascorso finalmente in pace e con tutti i loro amici sani e salvi. Sarebbe dovuto essere, quindi, un periodo sereno e gioioso, ma non era così, almeno non per tutti.

Certo, Clint era al settimo cielo per aver ritrovato sia la sua famiglia che Natasha e così aveva deciso di trascorrere le festività con tutte le persone che amava, invitando anche la giovane donna nella sua fattoria per il Natale e i giorni successivi. Natasha era stata un po’ indecisa, temendo di poter disturbare, ma poi aveva accettato con gioia: non sarebbe stata sola in una festa così speciale e, anzi, avrebbe potuto viverla in un’atmosfera affettuosa e familiare che non aveva mai avuto modo di conoscere prima. Dopo essere morta e poi ritornata in vita, infatti, Natasha aveva rivisto del tutto le sue priorità e, almeno per il momento, Clint e i suoi erano quanto di più vicino ad una vera famiglia lei potesse avere.

Ma le cose non erano così semplici e idilliache per tutti.

Visione e Wanda avevano fatto in modo di regalarsi delle serate romantiche, solo loro due, alternandole a serate in famiglia alle quali avrebbe partecipato anche Pietro. Wanda, infatti, era molto felice che il suo gemello avesse deciso di non tornare in Sokovia e di restare invece tra gli Avengers, così si era organizzata per trascorrere molto tempo anche con lui. Desiderava tanto che Pietro e Visione potessero diventare buoni amici, visto che erano le persone che contavano di più nella sua vita e lei aveva temuto di perderli entrambi. Era una cosa molto dolce e Pietro ne era contento, tuttavia non riusciva a sentirsi soddisfatto fino in fondo poiché avrebbe voluto che anche Bruce Banner facesse parte di quella famiglia allargata. Cosa glielo impediva? Adesso Pietro si sarebbe stabilito a New York e sarebbe stato uno degli Avengers, quello era un periodo di pace (almeno fino al prossimo nemico!) e lui avrebbe potuto costruirsi una nuova vita… solo che, di quella vita, avrebbe voluto che Bruce diventasse parte integrante, per non dire fondamentale! Fino a quel momento il rapporto tra Pietro e il buon dottore era stato scherzoso, buffo, una sorta di affettuosa amicizia. Tuttavia, dopo tutto ciò che era accaduto con lo schiocco e la battaglia contro Thanos, il giovane aveva capito di volere qualcosa di più. Voleva legarsi a Bruce, diventare il suo compagno, così come sua sorella Wanda aveva fatto con Visione. Gli sarebbe piaciuto poter organizzare anche lui delle serate romantiche con Bruce e poterlo portare alle cene in famiglia con Wanda e Visione… però il dottore era sempre tanto schivo e riservato e lui non sapeva come proporre le sue idee.

Cinque anni prima Pietro Maximoff si era più volte imposto per vincere le resistenze di Banner, ma adesso cominciava a sentirsi meno sicuro di sé e non riusciva a togliersi dalla testa dei fastidiosi dubbi: Bruce si tirava indietro perché era timido e insicuro e pensava di non meritarlo o perché, in fondo, non era veramente innamorato di lui? Pietro non era più un ragazzino impudente e spavaldo, era maturato e desiderava creare qualcosa di vero con Bruce, ma se fosse stato proprio il dottore a non ricambiare il suo interesse? Certo, sapeva che gli voleva bene, ma tra amicizia e amore la differenza era sostanziale e lui non se la sentiva più di buttarsi senza prima essere sicuro dei reali sentimenti dell’altro.

Insomma, il povero Pietro non sapeva proprio come fare.

Intanto, a Brooklyn, Steve Rogers aveva cominciato fin da novembre ad addobbare l’appartamento che divideva con Bucky, desiderando tantissimo regalare al suo compagno un Natale speciale. Si sentiva tuttora in colpa per essersi lasciato tentare dalla possibilità di rimanere a vivere nel passato e sapeva che Bucky non aveva ancora superato quello shock, sapeva di averlo fatto soffrire. Vedeva che il giovane continuava a sentirsi insicuro e a ritenersi un peso per lui. Avrebbe fatto in modo di fargli capire che amava solo lui, che voleva soltanto stare al suo fianco e che vivere con lui era il più bel regalo di Natale che potesse ricevere.

Solo che Bucky, ormai da settimane, non stava quasi mai a casa. Usciva alle ore più strane e ritornava spesso molto tardi, senza dare una spiegazione convincente alle domande ansiose di Steve.

“Non capisco di cosa ti preoccupi tanto, Steve” diceva Bucky, laconico. “Ho preso molto sul serio il mio compito con le persone traumatizzate dalle sparizioni dopo lo schiocco di Thanos. Vado a parlare al gruppo ogni giorno, condivido le mie esperienze, mi sento meglio e faccio sentire meglio qualcun altro. E’ una cosa nuova per me ed è una bella sensazione.”

“Sono felice per te, Buck, però mi sembra che tu ti stia… come dire, impegnando un po’ troppo, stai forse annullando te stesso per aiutare gli altri?”

“Beh, ho passato la maggior parte della mia esistenza uccidendo e compiendo attentati” ribatteva il giovane. “Per quanto mi riguarda è un bel cambiamento ed è quello di cui ho bisogno. Cosa c’è di male?”

C’è che non passiamo più del tempo insieme, c’è che non ti vedo mai e comincio a pensare che tu voglia evitarmi, avrebbe voluto rispondere Steve, ma non lo faceva. Si limitava ad accettare le repliche insoddisfacenti di Bucky e a sentirsi sempre più malinconico e preoccupato.

Un giorno, frustrato da quella situazione, decise di andare lui stesso al gruppo e affrontare Bucky una volta per tutte.

“Bucky?” domandò il ragazzo che guidava i gruppi di autoaiuto, Kevin. “Sì, viene qui tutti i giorni e trascorre molto tempo a parlare con le persone. Adesso però non è qui, è andato via più di un’ora fa, credevo fosse tornato a casa.”

“No, non c’è… ma sono sicuro che sta per arrivare” rispose Steve, preso alla sprovvista. “Anzi, magari è rientrato proprio mentre stiamo parlando. Allora vado, ti ringrazio molto, Kevin.”

“Non c’è di che, Steve” replicò Kevin, con un sorriso. “In realtà sono io che dovrei ringraziare te e il tuo compagno. Sai, Bucky è perfetto per questo ruolo. All’inizio, devo ammetterlo, ero piuttosto preoccupato, non sapevo se sarebbe riuscito a integrarsi e a farsi accettare da persone che avevano subito perdite e che soffrivano e invece… giorno dopo giorno si è aperto sempre di più, i membri del gruppo lo cercano e lo ascoltano volentieri e lui è molto sereno. Da quando ha iniziato a venire tutti i giorni ho riscontrato grandi miglioramenti sia nel gruppo sia nel suo umore.”

Mi fa piacere che almeno da qualche parte riesca ad essere sereno… peccato che non lo sia più quando è con me, pensò Steve. Abbozzò un sorriso forzato e strinse la mano del giovane.

“Ci vediamo presto, Kevin, grazie ancora” disse.

“Ciao, Steve, e salutami Bucky.”

Sì, magari fosse stato così facile. Uscendo dall’associazione, Steve era ancora più confuso di prima. Bucky non gli aveva mentito, andava veramente tutti i giorni a parlare con i membri dei gruppi di autoaiuto, ma non trascorreva là tutto il tempo. Allora dove andava? E dov’era in quel momento? Perché non parlava più con lui?

Nel loro grazioso appartamento, Pepper e Happy si erano veramente superati: ghirlande e festoni facevano bella mostra di sé, ogni stanza era decorata con stelle dorate e argentate, immagini e pupazzi raffiguranti Babbo Natale con i suoi folletti e le sue renne spuntavano ovunque e in salotto troneggiava un enorme albero di Natale scintillante.

La coppia si era data particolarmente da fare perché quello sarebbe stato il primo Natale che avrebbero trascorso in pace, senza preoccupazioni e timori. Volevano che fosse il primo di tanti Natali indimenticabili per la piccola Morgan, che adesso aveva quasi due anni e mezzo ed era incantata da tutto ciò che riguardava le feste sempre più vicine.

“Quell’albero di Natale è forse un po’ ingombrante” stava dicendo Pepper a Tony, che era andato a far visita ai suoi amici. “Ho dovuto spostare almeno metà delle sedie per fargli spazio, ma Morgan lo adora ed è convinta che Babbo Natale le porterà molti più regali perché abbiamo l’albero più alto e bello di tutta New York.”

“Non esagerare, Pepper” commentò Tony con un sorrisetto. “Ho comprato uno degli alberi più modesti, in realtà il venditore ne aveva grandi il doppio!”

“Beh, se avessi preso uno di quelli, noi tre avremmo dovuto trasferisci altrove per fare posto all’abete” scherzò Pepper.

“O forse dovreste semplicemente traslocare in un appartamento più spazioso” ribatté Tony, che sapeva perfettamente di aver scelto un abete che poteva benissimo rivaleggiare con l’enorme albero di Natale posizionato nella Rockefeller Plaza. Quando Tony Stark faceva un regalo, doveva essere qualcosa di indimenticabile… e quell’albero, effettivamente, lo era!

Pepper sorrise. Era felice con la sua famiglia ed era ancora più felice di aver mantenuto un rapporto molto affettuoso con Tony. Sapeva, tuttavia, che il suo amico era turbato e preoccupato per il comportamento di Peter che, nonostante tutto, continuava a mostrarsi gentile, educato… e distaccato. Era consapevole del fatto che Tony avrebbe voluto trascorrere quel Natale insieme al ragazzo, ma che, con ogni probabilità, Peter non avrebbe accettato. Come poteva aiutarlo e togliere quel velo di malinconia dai suoi occhi? Lei adesso era appagata e contenta e avrebbe tanto desiderato che anche Tony potesse esserlo…

“Senti, Tony, io… non vorrei essere invadente, ma stavo pensando di invitarti a trascorrere le feste natalizie con noi” gli disse. “Non mi piace pensarti da solo nel tuo appartamento, il Natale è una festa da passare in famiglia o con gli amici più cari.”

“Dai, Pepper, dovresti sapere, ormai, che non sono un tipo che segue le tradizioni” si schermì Tony. L’invito di Pepper gli faceva piacere e sarebbe stato lieto di trascorrere il Natale con lei, Happy e Morgan, però… però non aveva ancora rinunciato alla speranza di convincere Peter a passarlo con lui. “E poi chi ti dice che sarò da solo? Potrei sempre organizzare un party eccezionale e invitare le persone più in vista di New York, campioni dello sport, attori e attrici famose…”

“Sì, il Tony Stark di dieci anni fa probabilmente farebbe proprio questo” disse la donna, “ma non credo che sia ciò che vuoi fare veramente.”

“Il fatto è che non voglio essere il quarto incomodo” obiettò Tony.

“Non dire sciocchezze, Tony, sai benissimo che sia io che Happy saremmo molto felici di averti con noi e Morgan… Morgan, poi, ti adora e non fa che chiedermi quando lo zio Tony tornerà a trovarla.”

“Va bene, ti prometto che ci penserò” rispose Tony, grato. In fondo, se Peter continuava a trovare scuse per non incontrarlo, passare il Natale con Pepper e la sua famiglia sarebbe potuta essere una piacevole alternativa.

Eppure non riusciva a non pensare all’unico Natale che aveva trascorso con Peter, quando il ragazzo gli aveva fatto leggere tutte le lettere che aveva scritto a Babbo Natale, lettere in cui chiedeva una cosa sola: conoscere il suo eroe, il suo idolo Iron Man… Era accaduto solo tre anni prima, ma a volte a Tony pareva che fossero trascorsi secoli. *

L’uomo salutò l’amica e uscì dall’appartamento. Pepper lo seguì con lo sguardo, pensierosa e rattristata.

Cominciava a chiedersi se non fosse giunto il momento di dire a Tony che Morgan era sua figlia.

Ne aveva già parlato con Happy e il marito era d’accordo. Naturalmente Morgan non avrebbe dovuto sapere niente, almeno fino a quando non fosse stata abbastanza grande da capire la decisione dei suoi genitori e fare autonomamente le sue scelte. Forse sapere di avere una figlia avrebbe potuto dare un senso alla vita di Tony che sembrava sperduto e solo senza Peter ma… chissà? Da un lato il Tony che era tornato dalla morte era un uomo molto diverso da quello che lei aveva conosciuto e amato per anni e sapeva che avrebbe vissuto la rivelazione nel modo giusto; dall’altro, però, non voleva creargli altre preoccupazioni. Tony era già tanto amareggiato per l’atteggiamento di Peter…

Ad ogni modo mancavano ancora più di due settimane a Natale, si disse Pepper, aveva tutto il tempo di riflettere e confrontarsi ancora con Happy. Avrebbe detto la verità a Tony solo se fosse stata assolutamente certa che quello sarebbe stato veramente il più bel regalo di Natale che potesse fargli.

Il più bel regalo, naturalmente, sarebbe stato Peter…

Ma Pepper non poteva influenzare le scelte di Peter, anche se lo avrebbe tanto desiderato.

Fine capitolo primo

 

 

 

* Ancora una volta mi autocito! XD Le vicende a cui mi riferisco sono raccontate nella mia OS

Starker natalizia “No one”.

 

 

 

 

   
 
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