Slow dance
Capitolo primo
You're tall, dark and handsome
You're charming and then some
Know how to romance 'em
But I see through it all
You do everything too fast
You move like a whiplash
You're missing the romance
And I see through it all…
(“Slow dance” – Kelly Clarkson)
Le feste natalizie si stavano avvicinando e
sarebbe stato il primo Natale che gli Avengers avrebbero trascorso finalmente
in pace e con tutti i loro amici sani e salvi. Sarebbe dovuto essere, quindi,
un periodo sereno e gioioso, ma non era così, almeno non per tutti.
Certo, Clint era al settimo cielo per aver
ritrovato sia la sua famiglia che Natasha e così aveva deciso di trascorrere le
festività con tutte le persone che amava, invitando anche la giovane donna
nella sua fattoria per il Natale e i giorni successivi. Natasha era stata un
po’ indecisa, temendo di poter disturbare, ma poi aveva accettato con gioia:
non sarebbe stata sola in una festa così speciale e, anzi, avrebbe potuto
viverla in un’atmosfera affettuosa e familiare che non aveva mai avuto modo di
conoscere prima. Dopo essere morta e poi ritornata in vita, infatti, Natasha
aveva rivisto del tutto le sue priorità e, almeno per il momento, Clint e i
suoi erano quanto di più vicino ad una vera famiglia lei potesse avere.
Ma le cose non erano così semplici e
idilliache per tutti.
Visione e Wanda avevano fatto in modo di
regalarsi delle serate romantiche, solo loro due, alternandole a serate in famiglia alle quali avrebbe
partecipato anche Pietro. Wanda, infatti, era molto felice che il suo gemello
avesse deciso di non tornare in Sokovia e di restare invece tra gli Avengers,
così si era organizzata per trascorrere molto tempo anche con lui. Desiderava
tanto che Pietro e Visione potessero diventare buoni amici, visto che erano le
persone che contavano di più nella sua vita e lei aveva temuto di perderli
entrambi. Era una cosa molto dolce e Pietro ne era contento, tuttavia non
riusciva a sentirsi soddisfatto fino in fondo poiché avrebbe voluto che anche
Bruce Banner facesse parte di quella famiglia
allargata. Cosa glielo impediva? Adesso Pietro si sarebbe stabilito a New
York e sarebbe stato uno degli Avengers, quello era un periodo di pace (almeno
fino al prossimo nemico!) e lui avrebbe potuto costruirsi una nuova vita… solo
che, di quella vita, avrebbe voluto che Bruce diventasse parte integrante, per
non dire fondamentale! Fino a quel momento il rapporto tra Pietro e il buon
dottore era stato scherzoso, buffo, una sorta di affettuosa amicizia. Tuttavia,
dopo tutto ciò che era accaduto con lo schiocco
e la battaglia contro Thanos, il giovane aveva capito di volere qualcosa di
più. Voleva legarsi a Bruce, diventare il suo compagno, così come sua sorella
Wanda aveva fatto con Visione. Gli sarebbe piaciuto poter organizzare anche lui
delle serate romantiche con Bruce e poterlo portare alle cene in famiglia con
Wanda e Visione… però il dottore era sempre tanto schivo e riservato e lui non
sapeva come proporre le sue idee.
Cinque anni prima Pietro Maximoff si era più
volte imposto per vincere le
resistenze di Banner, ma adesso cominciava a sentirsi meno sicuro di sé e non
riusciva a togliersi dalla testa dei fastidiosi dubbi: Bruce si tirava indietro
perché era timido e insicuro e pensava di non meritarlo o perché, in fondo, non
era veramente innamorato di lui? Pietro non era più un ragazzino impudente e
spavaldo, era maturato e desiderava creare qualcosa di vero con Bruce, ma se fosse stato proprio il dottore a non
ricambiare il suo interesse? Certo, sapeva che gli voleva bene, ma tra amicizia
e amore la differenza era sostanziale e lui non se la sentiva più di buttarsi
senza prima essere sicuro dei reali sentimenti dell’altro.
Insomma, il povero Pietro non sapeva proprio
come fare.
Intanto, a Brooklyn, Steve Rogers aveva
cominciato fin da novembre ad addobbare l’appartamento che divideva con Bucky,
desiderando tantissimo regalare al suo compagno un Natale speciale. Si sentiva
tuttora in colpa per essersi lasciato tentare dalla possibilità di rimanere a
vivere nel passato e sapeva che Bucky non aveva ancora superato quello shock,
sapeva di averlo fatto soffrire. Vedeva che il giovane continuava a sentirsi
insicuro e a ritenersi un peso per lui. Avrebbe fatto in modo di fargli capire
che amava solo lui, che voleva soltanto stare al suo fianco e che vivere con
lui era il più bel regalo di Natale che potesse ricevere.
Solo che Bucky, ormai da settimane, non stava
quasi mai a casa. Usciva alle ore più strane e ritornava spesso molto tardi,
senza dare una spiegazione convincente alle domande ansiose di Steve.
“Non capisco di cosa ti preoccupi tanto,
Steve” diceva Bucky, laconico. “Ho preso molto sul serio il mio compito con le
persone traumatizzate dalle sparizioni dopo lo schiocco di Thanos. Vado a parlare al gruppo ogni giorno, condivido
le mie esperienze, mi sento meglio e faccio sentire meglio qualcun altro. E’
una cosa nuova per me ed è una bella sensazione.”
“Sono felice per te, Buck, però mi sembra che
tu ti stia… come dire, impegnando un po’ troppo, stai forse annullando te
stesso per aiutare gli altri?”
“Beh, ho passato la maggior parte della mia
esistenza uccidendo e compiendo attentati” ribatteva il giovane. “Per quanto mi
riguarda è un bel cambiamento ed è quello di cui ho bisogno. Cosa c’è di male?”
C’è che non passiamo più del tempo insieme, c’è che non
ti vedo mai e comincio a pensare che tu voglia evitarmi, avrebbe voluto rispondere Steve, ma non lo faceva. Si
limitava ad accettare le repliche insoddisfacenti di Bucky e a sentirsi sempre
più malinconico e preoccupato.
Un giorno, frustrato da quella situazione,
decise di andare lui stesso al gruppo e affrontare Bucky una volta per tutte.
“Bucky?” domandò il ragazzo che guidava i
gruppi di autoaiuto, Kevin. “Sì, viene qui tutti i giorni e trascorre molto
tempo a parlare con le persone. Adesso però non è qui, è andato via più di un’ora
fa, credevo fosse tornato a casa.”
“No, non c’è… ma sono sicuro che sta per
arrivare” rispose Steve, preso alla sprovvista. “Anzi, magari è rientrato
proprio mentre stiamo parlando. Allora vado, ti ringrazio molto, Kevin.”
“Non c’è di che, Steve” replicò Kevin, con un
sorriso. “In realtà sono io che dovrei ringraziare te e il tuo compagno. Sai,
Bucky è perfetto per questo ruolo. All’inizio, devo ammetterlo, ero piuttosto
preoccupato, non sapevo se sarebbe riuscito a integrarsi e a farsi accettare da
persone che avevano subito perdite e che soffrivano e invece… giorno dopo
giorno si è aperto sempre di più, i membri del gruppo lo cercano e lo ascoltano
volentieri e lui è molto sereno. Da quando ha iniziato a venire tutti i giorni
ho riscontrato grandi miglioramenti sia nel gruppo sia nel suo umore.”
Mi fa piacere che almeno da qualche parte riesca ad
essere sereno… peccato che non lo sia più quando è con me, pensò Steve. Abbozzò un sorriso forzato e strinse la
mano del giovane.
“Ci vediamo presto, Kevin, grazie ancora”
disse.
“Ciao, Steve, e salutami Bucky.”
Sì, magari fosse stato così facile. Uscendo
dall’associazione, Steve era ancora più confuso di prima. Bucky non gli aveva
mentito, andava veramente tutti i giorni a parlare con i membri dei gruppi di
autoaiuto, ma non trascorreva là tutto il tempo. Allora dove andava? E dov’era
in quel momento? Perché non parlava più con lui?
Nel loro grazioso appartamento, Pepper e
Happy si erano veramente superati: ghirlande e festoni facevano bella mostra di
sé, ogni stanza era decorata con stelle dorate e argentate, immagini e pupazzi
raffiguranti Babbo Natale con i suoi folletti e le sue renne spuntavano ovunque
e in salotto troneggiava un enorme albero di Natale scintillante.
La coppia si era data particolarmente da fare
perché quello sarebbe stato il primo Natale che avrebbero trascorso in pace,
senza preoccupazioni e timori. Volevano che fosse il primo di tanti Natali indimenticabili
per la piccola Morgan, che adesso aveva quasi due anni e mezzo ed era incantata
da tutto ciò che riguardava le feste sempre più vicine.
“Quell’albero di Natale è forse un po’
ingombrante” stava dicendo Pepper a Tony, che era andato a far visita ai suoi
amici. “Ho dovuto spostare almeno metà delle sedie per fargli spazio, ma Morgan
lo adora ed è convinta che Babbo Natale le porterà molti più regali perché
abbiamo l’albero più alto e bello di tutta New York.”
“Non esagerare, Pepper” commentò Tony con un
sorrisetto. “Ho comprato uno degli alberi più modesti, in realtà il venditore
ne aveva grandi il doppio!”
“Beh, se avessi preso uno di quelli, noi tre
avremmo dovuto trasferisci altrove per fare posto all’abete” scherzò Pepper.
“O forse dovreste semplicemente traslocare in
un appartamento più spazioso” ribatté Tony, che sapeva perfettamente di aver
scelto un abete che poteva benissimo rivaleggiare con l’enorme albero di Natale
posizionato nella Rockefeller Plaza. Quando Tony Stark faceva un regalo, doveva
essere qualcosa di indimenticabile… e quell’albero, effettivamente, lo era!
Pepper sorrise. Era felice con la sua
famiglia ed era ancora più felice di aver mantenuto un rapporto molto affettuoso
con Tony. Sapeva, tuttavia, che il suo amico era turbato e preoccupato per il
comportamento di Peter che, nonostante tutto, continuava a mostrarsi gentile,
educato… e distaccato. Era consapevole del fatto che Tony avrebbe voluto
trascorrere quel Natale insieme al ragazzo, ma che, con ogni probabilità, Peter
non avrebbe accettato. Come poteva aiutarlo e togliere quel velo di malinconia
dai suoi occhi? Lei adesso era appagata e contenta e avrebbe tanto desiderato
che anche Tony potesse esserlo…
“Senti, Tony, io… non vorrei essere
invadente, ma stavo pensando di invitarti a trascorrere le feste natalizie con
noi” gli disse. “Non mi piace pensarti da solo nel tuo appartamento, il Natale
è una festa da passare in famiglia o con gli amici più cari.”
“Dai, Pepper, dovresti sapere, ormai, che non
sono un tipo che segue le tradizioni” si schermì Tony. L’invito di Pepper gli
faceva piacere e sarebbe stato lieto di trascorrere il Natale con lei, Happy e
Morgan, però… però non aveva ancora rinunciato alla speranza di convincere
Peter a passarlo con lui. “E poi chi ti dice che sarò da solo? Potrei sempre
organizzare un party eccezionale e invitare le persone più in vista di New
York, campioni dello sport, attori e attrici famose…”
“Sì, il Tony Stark di dieci anni fa
probabilmente farebbe proprio questo” disse la donna, “ma non credo che sia ciò
che vuoi fare veramente.”
“Il fatto è che non voglio essere il quarto incomodo” obiettò Tony.
“Non dire sciocchezze, Tony, sai benissimo
che sia io che Happy saremmo molto felici di averti con noi e Morgan… Morgan,
poi, ti adora e non fa che chiedermi quando lo
zio Tony tornerà a trovarla.”
“Va bene, ti prometto che ci penserò” rispose
Tony, grato. In fondo, se Peter continuava a trovare scuse per non incontrarlo,
passare il Natale con Pepper e la sua famiglia sarebbe potuta essere una
piacevole alternativa.
Eppure non riusciva a non pensare all’unico
Natale che aveva trascorso con Peter, quando il ragazzo gli aveva fatto leggere
tutte le lettere che aveva scritto a Babbo Natale, lettere in cui chiedeva una
cosa sola: conoscere il suo eroe, il suo idolo Iron Man… Era accaduto solo tre
anni prima, ma a volte a Tony pareva che fossero trascorsi secoli. *
L’uomo salutò l’amica e uscì dall’appartamento.
Pepper lo seguì con lo sguardo, pensierosa e rattristata.
Cominciava a chiedersi se non fosse giunto il
momento di dire a Tony che Morgan era sua figlia.
Ne aveva già parlato con Happy e il marito
era d’accordo. Naturalmente Morgan non avrebbe dovuto sapere niente, almeno
fino a quando non fosse stata abbastanza grande da capire la decisione dei suoi
genitori e fare autonomamente le sue scelte. Forse sapere di avere una figlia
avrebbe potuto dare un senso alla vita di Tony che sembrava sperduto e solo
senza Peter ma… chissà? Da un lato il Tony che era tornato dalla morte era un
uomo molto diverso da quello che lei aveva conosciuto e amato per anni e sapeva
che avrebbe vissuto la rivelazione nel modo giusto; dall’altro, però, non
voleva creargli altre preoccupazioni. Tony era già tanto amareggiato per l’atteggiamento
di Peter…
Ad ogni modo mancavano ancora più di due
settimane a Natale, si disse Pepper, aveva tutto il tempo di riflettere e
confrontarsi ancora con Happy. Avrebbe detto la verità a Tony solo se fosse
stata assolutamente certa che quello sarebbe stato veramente il più bel regalo
di Natale che potesse fargli.
Il più bel regalo, naturalmente, sarebbe
stato Peter…
Ma Pepper non poteva influenzare le scelte di
Peter, anche se lo avrebbe tanto desiderato.
Fine capitolo primo
* Ancora
una volta mi autocito! XD Le vicende a cui mi riferisco sono raccontate nella
mia OS
Starker natalizia “No one”.