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Autore: Vanclau    08/12/2020    0 recensioni
[Genshin Impact]
Mart è un avventuriero della Gilda di Mondstadt volenteroso di potersi dimostrare all'altezza di tanti altri avventurieri più esperti; Chisato è una ragazza di Inazuma cui viene rubato un oggetto per lei molto importante. Il loro incontro darà il via alla prima delle numerose avventure che li attendono nel mondo di Teyvat.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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«Qualche nuova commissione?» L’entusiasmo nel tono di voce del giovane era palese mentre, con le mani poggiate sul bancone della reception, si slanciava in avanti avvicinando il proprio volto sorridente a quello della receptionist, la quale lo stava guardando perplessa.
«Mart, non dovresti strafare solo perché hai ottenuto una Visione» rispose Katheryne tentando di sorridere.
«Dai, solo un’altra!»
La receptionist della Gilda sospirò rassegnata, sfogliando alcune carte che aveva davanti prima di sceglierne una e porgerla a Mart. «Però promettimi che farai attenzione» si assicurò prima di farla prendere al ragazzo. «Imparare a usare i poteri di una Visione non è semplice.»
Mart annuì. «Lo so, ma con solo allenamenti non imparerò mai abbastanza! Devo fare anche pratica sul campo!» Il giovane quasi le strappò il foglio dalle mani prima di correre via.
La Visione, il potere derivante dall’elemento di uno dei Sette. Fin da bambino aveva provato una profonda ammirazione per gli avventurieri della Gilda e per chi possedeva una Visione; la sola idea di poter viaggiare in giro per Teyvat alla ricerca di tesori o avventure lo elettrizzava, ma poterlo fare con una Visione era un sogno che diventava realtà. Neanche si sforzava di chiedersi per quale motivo il Pyro Archon avesse deciso di concedergli la sua Visione, non sembrava importargli e aveva accantonato tutto come l’essere rimasto colpito dalla sua dedizione e dalla volontà di aiutare gli altri. Forse quello di Mart era un ragionamento fin troppo egoistico, ma non se ne curava minimamente. Una settimana prima era un avventuriero come tanti che svolgeva piccoli compiti di esplorazione o semplici commissioni, ora era il possessore di una Visione e potevano aprirglisi nuovi orizzonti durante le sue avventure. Mart non voleva essere come gli altri avventurieri, voleva lasciare il segno nella storia della Gilda, di Mondstadt e dell’intero Teyvat!
Nella Città della Libertà, Mondstadt, esisteva una sola taverna chiamata Angel’s Share. Mart c’era stato diverse volte per completare le sue commissioni che spesso potevano riguardare far arrivare al barista, Charles, alcune provviste per rifornire il magazzino. Quelle erano le commissioni che solitamente gli venivano affidate fino alla settimana prima, ma con la sua nuova Visione poteva occuparsi anche di incarichi più pericolosi. Non c’era volto poco, però, per convincere Katheryne ad assegnargli qualcosa di più complesso e solo la sua perseveranza lo aveva portato al convincerla.
Nella foga della corsa, quasi andò a sbattere contro una giovane ragazza che si muoveva nella direzione opposta e per evitarla perse l’equilibrio e per poco non finì faccia a terra. «Scusa» provò a dirle di rimando voltandosi. Anche l’altra si era fermata e lo stava fissando mortificata.
«No, scusami tu» gli disse. «Ero sovrappensiero e non ti ho visto.»
Mart era quasi certo di non aver mai visto quella ragazza prima di quel giorno, dubitava si sarebbe dimenticato di qualcuno del genere. Doveva avere intorno ai quindici anni, dai corti capelli a caschetto di un azzurro molto chiaro da sembrare quasi bianco e occhi di un colore che ricordavano molto il ghiaccio. Tra le braccia stringeva un libro e, a giudicare dalla voce lievemente affannata, anche lei doveva star andando molto di fretta. Il giovane le sorrise salutandola prima di voltarsi e riprendere la sua corsa verso la propria destinazione.
Giunto davanti l’ingresso della taverna, osservò per l’ennesima volta il foglio della commissione. A quanto sembrava una straniera originaria di Inazuma chiedeva aiuto per raggiungere il Cecilia Garden, dove da poco si era stabilita una tribù di hilichurl e da sola non era riuscita a scacciarli. Sorrise, pensando potesse essere un buon modo per provare a usare nuovamente la sua Visione.
Entrò all’Angel’s Share, salutando il barista Charles e informandosi con lui sulla presenza di una ragazza di Inazuma. L’uomo dietro il bancone sembrò pensarci un attimo, prima di prendere un bicchiere e pulirlo con uno straccio.
«Sì, ora ricordo» rispose alla fine. «Era qui ma l’hai mancata di poco, credo fosse diretta alla statua di Lord Barbatos.»
Maledicendo la sua sfortuna, Mart salutò Charles uscendo nuovamente dal locale e prendere la strada verso la cattedrale. Mondstadt sorgeva su quasi tutta la superfice di una piccola isoletta del Cinder Lake, circondata da alte mura e collegata alla terraferma attraverso un ponte di pietra all’ingresso principale. Nella direzione opposta, dopo aver percorso la strada principale, si arrivava alla Piazza della Fontana e alla via che conduceva fino a quelli che probabilmente erano i tre luoghi più importanti della città.
Bisognava salire diverse rampe di scale in pietra per raggiungere il punto più alto di Mondstadt, dove si trovavano due di quei luoghi. La Cattedrale di Zefiro troneggiava sull’intero abitato da lì, l’edificio più imponente che Mart avesse mai potuto ammirare, soprattutto non essendo mai uscito dai confini dell’area di influenza dell’Anemo Archon, Lord Barbatos, protettore di Mondstadt.
Davanti alle scale che conducevano alla Cattedrale di Zefiro, al centro di due colonnati dalla forma semicircolare, sorgeva la statua di Lord Barbatos. L’imponente costruzione in pietra raffigurava un volto giovanile incappucciato, le mani protese in avanti con i palmi verso l’alto e un paio di ali dietro la schiena.
Nonostante fosse una normale statua, a dispetto delle impressionanti dimensioni, il solo vedere quel volto così sereno e benevolo infondeva un senso di pace in Mart, che rimase a osservarla qualche istante prima di rendersi conto di una piacevole melodia che proveniva dal centro di un gruppo di persone radunatesi in quello spiazzo. Incuriosito, l’avventuriero si avvicinò agli astanti, potendo infine udire una canzone e distinguere alcune note suonate con maestria attraverso una lira. Così lo vide.
Sembrava un giovane di bell’aspetto, i tratti delicati da apparire quasi femminili, con i lunghi capelli corvini raccolti in due trecce che gli scendevano davanti al petto. Il bardo stava continuando a suonare, quasi incurante degli sguardi ammirati di chi ascoltava quella melodia capace di infondere una sensazione di pace molto simile a quella data dalla statua alle sue spalle. Cantava con voce soave del vento e degli uccelli, pizzicando le corde della lira con delicatezza, come stesse accarezzando una vecchia amica o la propria amante. Mart conosceva quel ragazzo di vista, altre volte lo aveva ascoltato suonare e ne era sempre rimasto ammaliato pur non avendo mai avuto occasione di sapere il suo nome. Uno dei bardi più bravi di Mondstadt e, probabilmente, dell’intera Teyvat se non il migliore in assoluto, secondo il suo parere.
Ricordandosi il motivo per cui era arrivato fin là, iniziò a guardarsi intorno cercando di scorgere chiunque potesse essere uno straniero in città ma le persone radunatesi erano troppe e non tutte erano originarie di Mondstadt. In città erano presenti visitatori della vicina Liyue, di questo Mart ne era certo considerando il facile collegamento tra le terre dell’Anemo Archon Barbatos e del Geo Archon Rex Lapis. Lui però stava cercando forse l’unica ragazza di Inazuma e, in tali circostanze, poteva dire che sarebbe stato più facile trovare un ago in un pagliaio.
La melodia finì, il bardo ringraziò il proprio pubblico che gli applaudì prima di iniziare a disperdersi e anche il musicista stava per andarsene quando un urlo spaventato parve attirare la sua attenzione, assieme a quella di Mart. Come un’unica persona, i due che per caso si erano ritrovati vicini mentre si muovevano in direzioni opposte, si voltarono verso la fonte della voce femminile seguita dal tonfo di qualcosa che cadeva a terra.
Mart fu forse il più sorpreso nello scoprire la medesima ragazza incontrata poco prima di arrivare all’Angel’s Share finire letteralmente a gambe all’aria dopo essere palesemente inciampata e aver fatto un tremendo volo, ma il bardo fu il più veloce ad andarle vicino aiutandola a rialzarsi.
L’avventuriero guardò nuovamente il foglio della commissione, prima di scrutare i vestiti della giovane dai capelli corti e rendersi conto che quelli non erano né abiti tipici di Mondstadt né di Liyue.
«Stai bene?» le stava dicendo il bardo quando Mart li ebbe raggiunti.
La giovane annuì, visibilmente imbarazzata e balbettando un flebile ringraziamento.
«Dovresti stare più attenta se non vuoi farti male» continuò il bardo lasciandole la mano e sorridendo con un’espressione che lasciava intendere fosse davvero preoccupato per l’incolumità della sconosciuta. «Non sei di Mondstadt, vero?»
«No» rispose lei scuotendo la testa.
«Per caso sei la ragazza di Inazuma che deve andare al Cecilia Garden?» Mart si intromise nella conversazione, mostrando alla giovane il foglio della commissione. Quando lei annuì, il giovane si espresse in un ampio sorriso. «Sono Mart della Gilda, ti accompagnerò io nel tuo viaggio.»
L’imbarazzo della giovane sembrò sparire di colpo, sostituito da un entusiasmo che le illuminò gli occhi portandola a sorridere. «Grazie! Io sono Chisato, di Inazuma!»
«Credo allora che io dovrò congedarmi, non voglio mettermi in mezzo alle vostre avventure» sentenziò il bardo con un sorriso. «Sono comunque felice che tu non ti sia fatta niente, Chisato.»
Il ragazzo iniziò ad allontanarsi continuando a tenere la lira in mano e strimpellando qualche nota casuale di tanto in tanto.
«Aspetta, voglio ringraziarti!» provò a fermarlo Chisato chiamandolo a gran voce.
«Non ce ne è bisogno, davvero» fu la risposta di lui quando si fermò a guardarla.
«Dimmi almeno come ti chiami» provò a chiedere lei.
«Il mio nome è Venti» rispose, riprendendo il proprio cammino e allontanandosi dai due ragazzi.
Prima che sparisse alla vista, Mart ebbe l’impressione che Venti gli avesse rivolto uno sguardo ben diverso da quello che aveva guardando Chisato, quasi indagatore. Non era certo di ciò, ma sembrava che una luce di consapevolezza e preoccupazione fosse apparsa per un istante negli occhi di quel bardo.
 
Prepararsi per un’avventura era quasi un rituale per Mart. Decidere quante e quali provviste portarsi dietro, quale arma usare, studiare il percorso migliore per evitare spiacevoli incidenti; poteva sembrare un lavoro quasi noioso se comparato con il resto dell’avventura ma al giovane piaceva essere preparato a ogni evenienza e per lui anche quello faceva parte di un’avventura.
Chisato lo guardava con volto quasi ammirato, mentre le ultime provviste venivano messe nel tascapane e si assicurava la spada al fianco.
«Tu hai una Visione?» gli chiese alla fine, indicando la piccola gemma rossa incastonata sulla spalla della giacca nera.
Mart annuì, senza riuscire a nascondere la fierezza di possederne una. «Sono sicuro che alcuni hilichurl non saranno un problema grazie alla mia Visione, quindi puoi stare tranquilla.»
Chisato sembrò rassicurata da quelle parole.
«Perché vuoi andare al Cecilia Garden?» le chiese alla fine Mart mettendosi in spalla lo zaino e facendole cenno di seguirlo. Ormai era pronto ad andare.
«Mi è stata rubata una cosa molto importante da alcuni hilichurl e li ho seguiti fin là» rispose Chisato.
«Potevi chiedere alla Gilda che ti venisse recuperata, non c’era bisogno di una scorta per portarti fin là ed esporti al pericolo» commentò Mart mentre i due ormai si trovavano sul ponte di pietra davanti l’ingresso principale della città.
Chisato si fermò di colpo, osservando negli occhi il ragazzo come se cercasse di scorgere qualcosa nel suo sguardo. «Quello che mi è stato rubato…» Fece una breve pausa, come se stesse cercando le parole giuste per continuare. «È qualcosa di molto importante per me, ho pensato sarebbe stato meglio andare anche io!»
Mart tentò di sorridere nonostante la risposta fin troppo vaga di Chisato. Qualsiasi cosa fosse l’oggetto in questione, la giovane doveva tenerci davvero tanto e questo per lui era solo un motivo in più per portare a termine quell’incarico nel migliore dei modi. «Recupereremo qualsiasi cosa ti abbiano rubato» concluse, riprendendo a camminare. «Ma posso sapere cosa stiamo cercando?»
Chisato sembrò titubante a rispondere. «Un ciondolo» disse infine. «È l’unica cosa mi sia rimasta di mia madre.»
Mart annuì. In minima parte poteva capire l’attaccamento a quell’oggetto da parte di Chisato, pur non essendo orfano. I suoi genitori erano avventurieri della Gilda e ormai si trovavano lontani dalla loro terra natale da così tanto tempo che, se Katheryne non avesse regolari notizie da loro, avrebbe anche potuto pensare fossero morti.
Il viaggio fino al Dominio chiamato Cecilia Garden andò senza particolari problemi. Mondstadt era una zona di Teyvat prevalentemente pianeggiante, con poche montagne seppur abbondavano gli altipiani e c’erano alcuni, ma molto sporadici, picchi importanti. Avendo sempre e solo visto i paesaggi della sua patria, Mart adorava la natura di quei luoghi e in cuor suo pensava non potesse esistere niente di più bello del verde di Mondstadt con i suoi prati, della vista del mare che si godeva dalle alture a ridosso dell’oceano o del vento rinfrescante che di tanto in tanto arrivava a sferzare il viso. Quel giorno persino i mostri sembravano scarseggiare, come a voler rendere più piacevole il viaggio dei due ragazzi sotto al tiepido sole che illuminava un cielo limpido, completamente sgombro di nuvole.
La loro destinazione non distava eccessivamente dalla città e, senza parlare poi molto, giunsero nei pressi del Dominio quando si era quasi fatta ora di pranzo.
«Ci conviene fermarci a riposare e mettere qualcosa sotto i denti» disse Mart voltandosi verso Chisato. «Combattere a stomaco vuoto non è una grande idea.»
La ragazza sembrò concordare, anche se più di lei fu il suo stomaco ad accettare felicemente quella proposta; Chisato a quel punto guardò imbarazzata il suo compagno di viaggio, cercando di sorridere. «Non ho avuto modo di mangiare molto da quando sono arrivata in città.»
Mart le indicò un piccolo falò che sembrava solo pronto per essere acceso. «Ce ne sono tanti sparsi per l’intera Teyvat» comunicò, estraendo la propria spada e puntando la punta contro le braci spente. «Alcune volte gli hilichurl li usano come campi base, altre volte puoi trovarci degli avventurieri come me che si riposano.» La lama dell’arma si illuminò di un tenue bagliore rossastro che, a contatto con il falò spento, generò alcune fiamme riaccendendolo. «Siamo stati fortunati a trovarne uno abbandonato.»
Chisato annuì, sedendosi accanto al ragazzo e aspettando che egli tirasse fuori tutto l’occorrente per preparare il pranzo. «Sei un avventuriero molto esperto?» gli chiese infine.
«Ho vissuto qualche avventura, ma ce ne sono molti più esperti di me» rispose modestamente lui. «Però ora che ho questa potrò compiere imprese molto più grandi.» Con fierezza si indicò la Visione sulla spalla.
Chisato sembrò quasi estasiata di vedere quell’oggetto, come se fosse la prima volta che incontrare il proprietario di una Visione. «Hai ricevuto la benedizione del Pyro Archon, giusto?»
«Difficile dire se sia stato lui o Lord Barbatos, d’altronde sono originario di Mondstadt e non conosco tutti i dettagli relativi alle Visioni.» Mart mise della carne a cuocere sul fuoco. «Ma grazie alla mia Visione non c’è niente da temere, ti terrò al sicuro e recupereremo l’oggetto rubato.»
Chisato annuì, rabbrividendo appena nell’udire un paio di ululati in lontananza. «Ci sono molti lupi da queste parti?»
«So che almeno un branco di lupi vive qui, d’altronde ci troviamo al confine con Wolvendom.» Il giovane avventuriero tolse la carne dal fuoco quando fu sicuro fosse ben cotta. «Da quanto ho sento dovrebbe essere il cosiddetto regno del Lupo del Nord, Andrius, quindi credo sia normale ci siano.» Porse a Chisato la sua parte di carne. «Non sarà certo un piatto del Good Hunter ma perlomeno è commestibile.»
Chisato ringraziò raggiante, addentando la carne come se fossero mesi che non mangiava qualcosa. «Grazie» disse con la bocca ancora quasi piena e rischiando di strozzarsi nel parlare.
Mart scoppiò a ridere. «Quantomeno manda giù il boccone o se anche ti proteggessi dagli hilichurl nelle vicinanze rischieresti di morire soffocata!»
Chisato avvampò per il palese imbarazzo.
«Immagino tu non abbia molti Mora a disposizione, vero?» disse alla fine Mart dopo essere riuscito a tornare serio.
«Ho dato tutto quel che avevo alla Gilda per far accettare la mia commissione» si giustificò lei. «E mi sono dimenticata di tenere per me qualcosa per poter mangiare.»
«Vediamo se ho capito bene» commentò lui finendo la sua razione. «Hai dato tutto il tuo denaro per una commissione alla Gilda che poteva essere accettata anche tra un mese?»
Chisato diventò ancora più rossa. «Può essere.»
«Mi verrebbe a chiedere come saresti sopravvissuta se non mi fosse capitata a me la tua commissione, ma ancor più importante è come farai ora senza Mora.»
«Che intendi?»
«Finita la commissione, la Gilda mi pagherà con il tuo denaro e tu comunque rimarrai senza niente in tasca, come pensi di tornare a Inazuma o anche solo poter vivere a Mondstadt?»
Chisato sembrò sempre più mortificata. «Non ci avevo pensato…»
Mart sospirò. Quella ragazza sembrava davvero fin troppo impacciata e sicuramente poco avvezza al viaggiare, portandolo a chiedersi come fosse riuscita da sola ad arrivare anche solo a Mondstadt da Inazuma, così come il motivo di quel viaggio, ma sapeva anche quanto potesse essere scortese andare a informarsi su qualcuno appena conosciuto. Il loro rapporto, alla fine, iniziava e finiva con quella commissione. «Immagino si troverà una soluzione» concluse infine, alzandosi quando Chisato riuscì a vincere il proprio imbarazzo finendo il pranzo.
Mart guardò verso il sentiero che conduceva sopra l’altopiano. «Ci basterà seguire questa strada e arriveremo al Cecilia Garden» le disse. «Gli hilichurl che ti hanno derubata si trovavano all’esterno del Dominio?»
Chisato annuì. «Ma potrebbero essersi rifugiati dentro dall’ultima volta che li ho visti.»
«Sicuramente ce ne sarà qualcuno fuori e potremmo constatarlo con i nostri occhi.»
Il duo riprese il proprio viaggio arrivando alle rovine di una scalinata di pietra tra due pareti di roccia e alcuni monconi che un tempo dovevano essere state colonne. Teyvat era piena di luoghi del genere, Mart ne aveva visto qualcuno a Mondstadt e altri erano raffigurati nei libri che riguardavano Liyue; rovine di antichi centri abitati o templi ricoprivano il loro intero mondo, alcuni risalenti fino all’Archon War, il conflitto che aveva visto l’ascesa dei Sette Dei che fino a quel giorno avevano governato Teyvat.
Come ipotizzato da Mart, alcuni hilichurl si trovavano all’esterno del Dominio. Ne contò in totale cinque, tra cui un samachurl, uno dei loro sciamani. Fece cenno a Chisato di fermarsi.
«Quel samachurl sembra in grado di usare l’elemento Hydro, ma non dovrebbe essere un problema» disse sguainando la propria spada. «Vedi per caso l’oggetto che ti hanno rubato.»
Chisato scosse la testa. «Credo siano davvero dentro il Dominio, l’ultima volta erano molti di più.» La ragazza strinse a sé la bisaccia che portava a tracolla, come se anche quella fosse molto importante, ma Mart preferì non chiedere niente.
«Rimani qui, di loro mi occupo io e poi pensiamo al ladro.» Con quelle parole, il giovane si congedò da Chisato correndo verso i cinque hilichurl ignari e cogliendoli di sorpresa. I primi due vennero subito sbalzati via da un fendente orizzontale, mentre i restanti due impugnavano le loro balestre pronte a far fuoco. Mart non se ne curò, scattando in avanti quando partirono i dardi e riuscendo a evitarli egregiamente puntando al suo vero bersaglio. Il samachurl, sciamano degli hilichurl, poteva essere un problema se iniziava con qualche magia a guarire i suoi alleati attraverso il potere dell’elemento Hydro e per primo andava sistemato.
La mano destra, che impugnava saldamente la spada, venne portata sopra la testa e l’arma riacquistò lo stesso bagliore rossastro di poco prima, ma molto più accecante. «Burning Blade!» urlò attivando la propria Elemental Skill. La spada rovente calò sul samachurl che non riuscì a evitare di finire colpito in pieno venendo sbalzato mentre l’erba ai suoi piedi prendeva fuoco. Cercando di perdere il meno tempo possibile, con uno scatto un altro paio di frecce furono evitate e Mart si ritrovò davanti uno dei due arcieri, il quale cadde immediatamente senza vita dopo un affondò e un fendente. L’ultimo hilichurl rimasto provò nuovamente a colpirlo, ma l’attivazione di Burning Blade aveva incrementato non solo la forza dei colpi di Mart; a quella velocità gli ci volle poco tanto per evitare l’ultima freccia quanto per raggiungere l’hilichurl e sistemandolo dandogli letteralmente fuoco. Mentre i cadaveri dei mostri cominciavano a sparire, il samachurl ancora in vita stava per rialzarsi quando un fendente lanciato letteralmente al nulla di Mart smosse alcune piante che si incendiarono finendo il lavoro per l’avventuriero.
Con la zona ormai al sicuro, Chisato uscì fuori dal nascondiglio. «Sei stato incredibile!» commentò congratulandosi.
«Questi cinque non erano un problema» rispose Mart rinfoderando l’arma e osservando le porte del Cecilia Garden ancora chiuse. «Ma probabilmente neanche facevano parte della tribù che stiamo cercando; la vera sfida inizia ora.»
Mart aprì il Dominio, facendo strada a Chisato. Nessuno dei due si accorse che da sopra uno degli altipiani che circondavano il Dominio, una figura incappucciata gli osservava, mostrando una notevole curiosità. «A quanto pare, a Mondstadt sono arrivati due nuove brezze davvero interessanti» commentò Venti allontanandosi.
   
 
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