La mano di Barbara solleva delicatamente la folta chioma grigia, la spazzola scivola in mezzo con facilità.
-Buffo, se ripenso a quanto erano ispidi e attorcigliati.- la prima volta ci furono numerosi ringhi di dolore, ora solo respiri rilassati, si fida di lei.
Il suo tocco è dolce e gentile, Razor ripensa a quando Mamma-Lupo gli lisciava il “pelo” da piccolo, ma la sensazione, seppur altrettanto piacevole, è diversa.
-Mi sembra di stringere un lupacchiotto tra le braccia.- la sua risata si propaga delicatamente tra le mura della cattedrale.
-Me lupo, no cucciolo!- è sorprendentemente adorabile quando si offende, e Barbara non può fare a meno di sorridere di cuore.
Chissà come reagirebbe sorella Victoria nel vedere lì la Bestia del Wolvendom, ora divenuta una creatura docile e mansueta tra le piccole mani della Diaconessa.
Ma nessuno dei due ci pensa, vogliono solo godersi quel piccolo momento di pace che ormai si riservano ognuna di quelle rare volte che Razor prova a scoprire la sua umanità.
Barbara affonda il viso tra essi, gli piace quella sensazione di morbidezza.
-Sai, non mi hai mai detto perché vuoi che sia io a spazzolarti.- non si aspetta una risposta, Razor è un uomo di poche parole.
In effetti non le importa di riceverla, la sua compagnia è piacevole quanto volatile, preferisce approfittare di quelle piccole opportunità.
Lui rilassa la schiena, mentre le setole ritornano a carezzare i fili argentati, il sospiro che gli sfugge dalle labbra trasmette calma e pace.
Gli manca il Lupical, ma con Barbara sente di nuovo quel calore.
-Tu… brava persona.-
Non ha più bisogno di voltarsi per sapere che ci sarebbe il suo sorriso a rispondergli.
Le scie tiepide che avverte quando i polpastrelli sfiorano la pelle sono eloquenti più di ognuna delle tante parole complicate che ancora non conosce.
Quel tepore è casa!