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Autore: Eneri_Mess    09/12/2020    3 recensioni
Era raro assistere a una risata sincera di Dazai. Forse più raro ancora era vedere Ango togliersi gli occhiali per asciugarsi le lacrime dagli angoli degli occhi.
Chi non stava ridendo era Odasaku, in piedi sull’ultimo gradino del Lupin, l’espressione di chi non capisce cosa ci sia di così divertente.
[Questa storia partecipa al Calendario dell'Avvento 2020 di Fanwriter.it]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ango Sakaguchi, Osamu Dazai, Sakunosuke Oda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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‘Cause you make it feel like Christmas




 

Thought I was done for, thought that love had died
But you came along, I swear you saved my life
And I wanna thank you, baby
'Cause you make it feel like Christmas

[You Make It Feel Like Christmas - Gwen Stefani ft. Blake Shelton]



 

Era raro assistere a una risata sincera di Dazai. Forse più raro ancora era vedere Ango togliersi gli occhiali per asciugarsi le lacrime dagli angoli degli occhi. 

Chi non stava ridendo era Odasaku, in piedi sull’ultimo gradino del Lupin, l’espressione di chi non capisce cosa ci sia di così divertente.

«Hai rapinato una banca?» chiese il Dirigente quando riprese fiato, ma bastò un’occhiata condivisa con la la spia al suo fianco per riprendere a ridacchiare. 

Odasaku corrugò la fronte, cercando di capire la domanda. Si stava sedendo al solito posto, togliendosi il cappello. 

«La barba non gli sta male» constatò Ango, avendo davvero difficoltà a parlare. Gli era venuto un mezzo singhiozzo, il che rendeva il quadretto ancora più ilare. 

«Oh oh oh» rise ancora Dazai, punzecchiando con l’indice la finta pancia di Odasaku. «Non credevo che avrei trovato intrigante questa morbidezza su di te.» 

Persino il barista dava l’idea di un sorriso più marcato del solito, mentre appoggiava il consueto whiskey di fronte all’ultimo arrivato. 

«Sono Babbo Natale» disse Odasaku, confuso da quelle attenzioni. 

Fu il colpo finale all'instabile aplomb degli altri due. Ango ebbe bisogno di un momento per non aggravare il lieve singulto, mentre Dazai finì col nascondere la testa tra le braccia, appoggiate al bancone, e tremare da capo a piedi nel soffocare le risate. 

Odasaku continuò a non capire. 


* * *


«Dovevo vederlo con i miei occhi.»

Dazai aveva parlato con la mano davanti alla bocca per nascondere il sorriso troppo ampio. Aveva già attirato abbastanza sguardi con le sue bende e il suo completo nero inconfondibile, mettersi di nuovo a ridere senza freni in mezzo la stradina commerciale avrebbe peggiorato la situazione. 

Era inizio Dicembre, Yokohama brullicava di persone in cerca di regali, non era propriamente l’ambiente per un Dirigente della Port Mafia. Tuttavia, come Dazai stesso aveva appena detto, aveva avuto bisogno di constatare con i propri occhi la realtà. 

E immortalarla, quando scattò una fotografia a tradimento col cellulare. 

«Questa è per Ango» spiegò, anche se indugiò a fissare il display con lo sguardo di chi aveva appena trovato un tesoro e lo avrebbe custodito gelosamente. 

La fronte di Odasaku era di nuovo contratta da un punto interrogativo, ma fu distratto da alcuni passanti che chiesero informazioni e un bambino che volle scattare una foto con lui. 

Dazai si mise in disparte, in attesa, osservando tutta la scena con un sorrisetto che non riusciva a togliersi. 

«A che ora stacchi, Babbo Natale?» chiese, quando furono di nuovo soli. 

Odasaku controllò l’orologio. 

«Ho quaranta minuti di pausa tra poco. Volevo andare a comprare i regali per i bambini.»

«Ti accompagno.» 

Dazai si scostò di nuovo all’arrivo di altri clienti. 


«Scusa il ritardo.»

Una ventina di minuti più tardi, nel campo visivo di Dazai apparve una macchia rossa e lui si espresse in un sorrissetto, continuando a giocare con la consolle portatile. 

«Viene vestito così?»

Odasaku sospirò. 

«Non farei in tempo a cambiarmi due volte.»

Il Dirigente si staccò dal muro contro cui si era appoggiato, senza smettere di far saettare le dita sui tasti, ma lanciando occhiate all’amico di fronte a lui. Si era tolto il cappello, come se solo quello gli desse fastidio di tutto l’abbigliamento. Era più forte di Dazai ridacchiare di quella mise e di come gli stesse, barba e cuscino sotto la giacca rossa compresi. 

«Come sei finito a fare questo lavoretto?»

«Ci sono stati dei tafferugli con una piccola banda locale e il proprietario del negozio ha subito delle perdite. Nessuno voleva aiutarlo.»

«Nessuno voleva conciarsi così» lo corresse Dazai, immaginando le facce degli altri agenti del rango di Odasaku di fronte alla prospettiva di vestire i panni di Babbo Natale. 

Stavano passeggiando nel corridoio centrale del modesto centro commerciale di periferia e non mancavano gli sguardi, ma per una volta Dazai, le sue bende e il suo cappotto poggiato sulle spalle che gridavano Port Mafia passarono quasi inosservati paragonati al vellutino rosso di Odasaku. Almeno, erano sguardi allegri, di chi era abituato ad aspettare il Natale con gioia. 

«Non capisco cosa ci sia di strano nel vestirsi da Babbo Natale a Natale» riprese Odasaku, lanciando un’occhiata al Dirigente con un’espressione di genuina inconsapevolezza. 

Dazai rimase interdetto senza sapere neanche perché. Si prese il mento con le dita, meditando sull’affermazione dell’amico mentre entravano in un negozio di giocattoli. I commessi sorrisero divertiti a Odasaku, salutandolo, mentre i bambini presenti tiravano le giacche dei genitori e lo indicavano.  

«È la prima volta che interpreti Babbo Natale?» 

Odasaku annuì. 

«Non ci avevo mai pensato prima, ma in questo periodo se ne vedono tanti in giro. I bambini sono felici.» 

Dazai si chinò di fianco all’amico che stava confrontando due scatole di costruzioni. 

«Anche io voglio un regalo, Babbo Natale!» affermò convinto, con la sensazione del petto che gli doleva leggermente per la nuova ondata di risatine che stava contenendo. Era più forte di lui. Se anche poteva essere normale nel periodo di Natale vedere tutte quelle persone in costume, vederci Odasaku era tutt’altra cosa. 

Quest’ultimo alzò lo sguardo su di lui, incrociandone lo sguardo, dubbioso sulla risposta. 

«Va bene» disse in fine, come se avesse vagliato diverse opzioni. 

Dazai si illuminò. 

«Davvero?!»


* * *



 

L’espressione di Ango fu attraversata da un momento di delusione quando occhieggiò l’arrivo di Odasaku. 

«Che c’è?» domandò quest’ultimo, senza afferrare. 

La spia scosse la testa per liquidare il pensiero. 

«Nulla… hai finito il lavoro da Babbo Natale?»

«Per oggi sì. Sarò impegnato fino alla vigilia» sospirò l’altro con stanchezza, ma anche con un sorriso accennato di chi ha passato una bella giornata. «Ti spiace se passiamo in tintoria? Devo lasciare il vestito a lavare prima che chiudano» spiegò, alzando una busta di carta da cui si intravedeva un lembo di stoffa rossa. 

Si incamminarono per la strada affollata, sotto le luminarie che sostituivano le stelle. Era quasi orario di chiusura dei negozi, il cielo era coperto e l’aria gelida, eppure c’era odore di Natale ovunque. Ango si strinse nella sciarpa avvolta intorno al viso, lanciando un’altra occhiata a Odasaku. 

«Non chiamiamo Dazai?» 

Odasaku scosse la testa. 

«Mi ha chiesto un regalo.»

Ango fu più che stupito. 

«Mi hai chiamato per un consiglio?» chiese con un tono diverso dal suo solito rigido e netto, quello che tracciava una chiara linea di confine nella discussione, come una sorta di trincea. Suonò sì sorpreso, ma anche piacevolmente colpito. 

«Anche» annuì Odasaku, sovrappensiero, occhieggiando le vetrine. «Potremmo fermarci a mangiare qualcosa insieme dopo. Stai lavorando più del dovuto come al solito?» 

Per quanto, dopo mesi, Ango si fosse abituato a sentirsi rivolgere domande sul proprio stacanovismo, questo non lo salvò da un’iniezione indesiderata di imbarazzo per quella premura. La sciarpa e il rossore dovuto al freddo salvarono la sua facciata. 

«Pensiamo al regalo» glissò, osservando a propria volta la vetrina con dei completi da uomo, illuminandosi alla vista di una sciarpa. «Che ne dici di un capo di abbigliamento per variare un po’? Tipo quella?» 

Odasaku ci pensò un attimo, occhieggiando l’indumento viola con una fantasia a righe, ma scosse la testa. 

«Il colore non è male, ma pensavo a un libro.» 



 

Il negozietto era fatiscente. Ango diede un’occhiata generale restando sull’ingresso, indeciso su cosa pensare. Fuori il cartello lo indicava come “Antica Libreria”, e la vetrina era stata decorata maldestramente con qualche festone, delle lucine che dovevano avere la sua età e qualche cartello scritto a mano che recitava frasi filosofiche sul regalare un libro. 

Tuttavia, una volta entrati, non si capiva se si fosse all’interno di un negozio o direttamente nel magazzino. Dire che l’ambiente fosse stipato era un eufemismo. C’erano pile di libri fuori dagli scaffali e iniziavano a un passo dall’ingresso, creando un percorso obbligato, un labirinto di carta e costine di varie misure ed età. 

«Se ti interessa, qui c’è la sezione economia e yoga» disse Odasaku, dando un colpetto ai libri accatastati al loro fianco.

Ango osservò come nella pila si alternassero titoli come Macroeconomia per principianti e Yoga sotto le stelle.  

«Che attinenza ci sarebbe tra i due generi?» chiese, dando corpo al pensiero che gli era automaticamente balenato in mente. Era ancora sbigottito dal caos che regnava lì dentro. 

Odasaku rivolse un sorrisetto ai libri, su cui aveva ancora la mano appoggiata. Aveva l’aria di chi fosse in visita da un parente caro che non vedeva spesso.  

«Non piacciono alla proprietaria. Qui dentro vige la regola che più il libro che cerchi è nascosto, più ha valore.»

«Non ha senso.»

Odasaku fece spallucce, incamminandosi nella corsia stretta davanti a lui, guardandosi in giro. 

«Ci sono dei saggi di storia molto interessanti laggiù in fondo. Di fianco trovi la narrativa fantastica» spiegò, indicando quel “fondo”, che sembrava più un antro mitologico, con l’indice. «Se ti interessano le biografie sono di fianco alla vetrina, insieme ai fumetti.» 

Ango era sempre più perplesso e indeciso sul muovere il primo passo in quella sorta di mondo senza regole. Odasaku stava per sparire oltre le librerie, lasciandolo lì. 

«Se volessi… se volessi cercare qualche romanzo?» si affrettò a chiedere, come se l’amico stesse per essere fagocitato dal negozio.

Odasaku fece un passo indietro, lanciandogli un’occhiata pensierosa. Aveva di nuovo un accenno di sorriso sulle labbra. Non tolse le mani dalle tasche e non indicò nessuna zona in particolare. 

«Quelli sono una caccia al tesoro. Se li trovi, sono sparsi in mezzo ai vari generi. L’ultima volta avevo adocchiato dei titoli interessanti al secondo scaffale dal fondo. Buona fortuna.»


Ango si accorse della punta delle scarpe di Odasaku nel proprio campo visivo, ma i suoi occhi non si staccarono davvero dal libro che aveva in mano. Continuò a leggere la riga finché la pagina non finì e fu costretto a voltarla. 

«La Commedia Umana» lesse Odasaku, reclinando la testa di lato. «Scrittore occidentale?»

«Francese» rispose in automatico Ango, arrivando finalmente al punto e staccando lo sguardo da fine capitolo per occhieggiare l’amico. 

Odasaku era in piedi davanti a lui e l’essere osservato dall’alto verso il basso restituì ad Ango i dati della realtà, e il fatto che si fosse seduto su alcune pile di libri, preso com’era dalla lettura. 

Si alzò in un balzo, imbarazzato, facendo tremolare le enciclopedie e i dizionari sotto di sé. 

Odasaku lo osservò meglio. 

«Ti sei messo i guanti? Hai freddo?» 

Ango rigirò uno dei palmi, calzato in uno strato sottile di pelle nera. 

«Qui dentro ci sono solo libri di seconda mano. Mi è bastato toccarne due per scoprire come sono finiti qua» disse piano, con una sorta di triste nostalgia lasciata da quanto aveva visto grazie alla propria abilità, Discorso sulla decadenza. «Questa libreria è un campo minato per me.» 

Odasaku sembrò realizzarlo solo in quel momento. 

«Non ci avevo pensato» disse, guardandosi intorno, come se improvvisamente l’atmosfera della libreria che tanto amava avesse tirato fuori un lato nascosto inaspettato. «Scusami. Dovevo chiedertelo prima di portarti qui.»

Ango scosse la testa. 

«Non ti preoccupare. Hai trovato il regalo per Dazai?»

Odasaku alzò il libro che aveva in mano. 

Ango dovette leggere il titolo due volte per essere certo di aver capito bene.

«La bibbia del tofu. Oltre 60 gustose ricette…?»

Anche ripeterlo a voce alta non lo aiutò a capire. 

«Perché…?» 

Odasaku rigirò il piccolo volumetto sgualcito sui lati per rimirarlo, lo sguardo colorato di un vago accenno di orgoglio. 

«Visti gli esperimenti che Dazai fa ogni tanto in cucina, avere una base da cui partire con ricette semplici lo aiuterà.»

«Hai seriamente intenzione di assaggiare di nuovo qualcosa cucinato da Dazai? Non ti sono bastate le allucinazioni da LSD dell’ultima volta?» considerò Ango in un tono di puro scetticismo. Poi scosse la testa, accostando di nuovo l’idea di Dazai, quel Dazai, uno dei Dirigenti della Port Mafia, a un libro di cucina sul tofu. 

«Hai pensato forse a...» si guardò intorno, vagliando le torri di libri che li circondavano, cercando ispirazione. Alcune delle pile gli restituirono titoli di botanica e astrologia insieme, mentre, su un altro versante, la politica era stata mescolata alla fisica. Si arrese. «A meno che non ci sia il secondo volume del Manuale completo al suicidio, non ho idea di cosa potrebbe interessare a Dazai.»

Tornò a fissare Odasaku e La bibbia del tofu. 

«Tanto alla fine, qualsiasi cosa gli regalerai la apprezzerà a prescindere perché sei tu.»

«Uh?» Odasaku lo guardò senza capire. «Perché?»

Lo sguardo di Ango era pieno di una pazienza più simile a rassegnazione.


* * *

 

La Port Mafia aveva diversi modi di celebrare le festività e il Natale era tra i più sfarzosi. 

Solitamente, Mori accatastava le fatture da un lato, mentre firmava per qualsiasi iniziativa Kouyou e Chuuya gli proponevano. Poi usciva a comprare una dozzina di nuovi vestiti per le feste a Elise e il gioco era fatto.

Non che il Natale ammorbidisse le trattative o la presenza della mafia a Yokohama. Il lavoro poteva svolgersi anche il venticinque stesso, solo, per chiunque fosse rimasto coinvolto, non ci sarebbe stata indulgenza perché “a Natale siamo tutti più buoni”. Anzi. Guastare le feste, soprattutto il party sfarzoso che ogni anno vedeva agenti di ogni rango riuniti insieme, avrebbe assicurato ai disgraziati soltanto una dipartita più veloce per tornare a consumare le prelibatezze dei buffet. 

«Nessun problema quest’anno?» chiese Ango, sedendosi al solito posto al Bar Lupin. 

Dazai fece altrettanto, slacciandosi i fastidiosi polsini del vestito elegante che Mori e Kouyou avevano insistito indossasse. 

«Per quando me ne sono andato io, tutto liscio e noioso come al solito» borbottò, allentandosi la cravatta. Nel mentre, il barista aveva appoggiato sul bancone due whiskey su sottobicchieri a tema natalizio per l’occasione. «Cosa hai fatto di più interessante che venire alla festa? Mori-san era dispiaciuto della tua assenza.»

Ango sospirò pesantemente. 

«Mori-san lo sa perché non c’ero, visto che ha tirato fuori due giorni fa i fascicoli di un vecchio archivio contabile di dieci anni fa e mi ha chiesto - testuali parole - di trovarci qualcosa di interessante. Non finirò di vagliare quei file neanche per capodanno.»

«Diligente come al solito» ridacchiò Dazai, alzando il bicchiere alla sua saluta e buttando giù un primo sorso. L’occhio non coperto dalla benda osservò poi il posto vuoto alla propria destra. 

«Notizie di Odasaku?»

Ango buttò a sua volta un’occhiata allo sgabello, pensieroso. 

«Non ne ho idea, forse sarà coi bambini? È pur sempre Natale.»

Dazai meditò su quella possibilità, mettendo inconsciamente su il broncio proprio come un bambino corrucciato lasciato da solo. Ango scosse la testa, dedicandosi all’alcool per frenare le considerazioni sulla punta della lingua prima di impelagarsi in una discussione infruttuosa. 

Come se fosse stato chiamato, Odasaku apparve sulle scale del Lupin con un leggero fiatone. 

«Yo!» lo salutò Dazai, voltandosi completamente nella sua direzione. 

«Tutto bene?» Ango lo osservò da cima a piedi. Aveva i soliti vestiti sotto un giaccone pesante, ma sembrava esserseli infilati di fretta. «Ancora il lavoro da Babbo Natale?»

Odasaku prese posto, scuotendo la testa. 

«Avevo chiesto di tenere il costume per fare una sorpresa ai bambini, ma hanno detto di essere troppo grandi per certe pagliacciate» spiegò con una nota triste, ringraziando del drink sistematogli davanti. «Mi sono cambiato al volo per raggiungervi.»

«Noi avremmo apprezzato, vero Ango?» ridacchiò Dazai. Tutto l’essere mogio espresso poco prima si era volatilizzato. 

Alla fine, era Natale, e Ango era troppo stanco per puntualizzare con il Dirigente, ma avrebbe finito col dargli credito: Odasaku vestito da Babbo Natale sarebbe stato un ricordo difficile da archiviare. 

«Brindisi?» propose quindi, alzando il bicchiere con un sorriso sincero, riscaldato dall’atmosfera. «A questa solita serata

Dazai lo seguì subito, alzando il bicchiere. 

«Un attimo.»

Odasaku porse loro due piccoli pacchi avvolti in carta con decorazioni natalizie. 

«Buon Natale.»

Gli altri due rimasero senza parole. 

Per quanto Ango sapesse del regalo a Dazai, non si aspettò di riceverne uno a propria volta. Vicino a lui, Dazai si rigirò il pacchetto incartato tra le mani. Entrambi non sembrarono in grado di connettere l’azione successiva. 

«Non li aprite? Shinji e Sakura dicono che rompere la carta porti fortuna.» 

Fu abbastanza per spronarli. Il Lupin si riempì del rumore dello scarto, a cui seguirono due rispettivi Oh

Ango tastò la sciarpa morbida, in lana pregiata, viola con le righe. L’avevano vista insieme prima di andare in libreria. Aveva pensato che fosse bella, forse in effetti non il genere per Dazai, ma non credeva che Odasaku avesse colto il suo pensiero. 

«Grazie» disse piano, sincero, ma senza aggiungere altro perché sentiva fermo in gola un groppo amaro, un ennesimo strato aggiunto al rimorso di trovarsi lì. Prima o poi tutto sarebbe finito, ma come ogni volta che quell’idea si affacciava, Ango la ricacciò giù con egoismo. 

Ci pensò Dazai a riempire il silenzio e a occupare i suoi pensieri. 

«Tofu» disse, senza un’inclinazione particolare, fissando la copertina del libro. Lo sfogliò, l’occhio non bendato che si muoveva sulle pagine come sul rapporto importante di una missione. Espresse qualche mmh pensieroso, soffermandosi su diverse immagini ed elenchi di ingredienti. 

Ango lanciò un’occhiata a Odasaku, ma quest’ultimo era totalmente assorbito dalle reazioni di Dazai. 

«Ti piace il tofu?» chiese e, se Ango poteva dire di conoscerlo un po’, sentì nella domanda di Odasaku dell’incertezza, seppur minima, ma che restituiva l’idea che fino a quel momento non si fosse posto il dubbio. 

Dazai annuì sovrappensiero, arrivando alle ultime pagine, per poi tornare a guardare la copertina. Le sue dita tastarono il libro e lo strinsero saggiandone la concretezza, il fatto che fosse reale. 

«La bibbia del tofu» lesse a voce alta, scandendo per bene ogni parola. 

Quando alzò lo sguardo, era raggiante. Era l’esatta incarnazione di un ragazzino che ha ricevuto da Babbo Natale ciò che che desiderava. 

«Odasaku! Da quale ricetta posso iniziare? Voglio sperimentare! Ora! Oste, ha del tofu? Tofu e granchio in scatola!» 

Odasaku parve tornare a respirare, mentre Dazai riapriva il libro e sfogliava le ricette, facendo casino nell’ordinare vari ingredienti per improvvisare sul momento qualcosa. 

   
 
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