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Autore: Yuphie_96    09/12/2020    3 recensioni
Tratto dal Primo Capitolo:
Okay… erano ufficialmente partiti… e questo gli fece montare non poca paura nel petto.
Come fermarli adesso?
Doveva inventarsi qualcosa, non poteva più rimandare, doveva farlo e doveva farlo alla svelta visto che sua madre era appena passata a parlare di ipotetici futuri nipotini (!), doveva… doveva… argh! Non riusciva a pensare a niente così sul momento, dannazione!
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Genzo Wakabayashi/Benji, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Angolino della Robh: Oh buonasera a tutt*! ♥
Sono ritornata proprio come vi avevo annunciato, vi sono mancata? ♥... Non serve che rispondiate. >.>'''''
Ma passiamo alla storia, come avete potuto notare sono tornata in pompa magna con i miei pargoli TsuTsu amore di mamma e Winnie-Gen, mi mancavano tanto se vi devo dire la verità, è un bel po' che non scrivo su di loro anche se non sembra e quindi pubblicare finalmente questa storia mi fa molto felice. ♥
Da dove sia uscita fuori questa idea bislacca per questa storia altrettanto bislacca... non lo so, o meglio, non me lo ricordo nemmeno! Troppe fiction mi ronzano nella testa in questo periodo e questo è il risultato (xD), ricordo solo che avevo voglia della mia otp ma che non avevo di scrivere qualcosa di troppo lungo, e quindi questo è il risultato, spero possa piacervi. ♥
Non voglio darvi troppe informazioni per non rovinarvi la sorpresa del primo capitolo, ma ci tengo molto a fare una piccola precisazione, dunque ho visto che ci sono tantissime fiction con Genzo e delle OC nel fandom, io ovviamente non ne ho letta manco una visto che non sono il tipo che va a leggere di coppie contro la sua otp, quindi vi prego, se mai ci sarà qualcuno che leggerà che tifa anche per il portierone in versione etero, di non confondere il nome della piccola comparsa di questo capitolo con altre OC, le ho dato quel nome solo per fare una cosa carina verso Serè visto che aveva un personaggio che le stava antipatico con questo nome e che tifa più per Genzo che per Tsubasa (come ci completiamo bene, io e lei ♥), non volevo assolutamente offendere nessuno e soprattutto non volevo di certo deridere altri OC, andrebbe proprio contro il mio pensiero del 'non mi piace, non leggo, non giudico'.
Forse è un avvertimento un po' inutile, ma ci tenevo a dirlo (^^) prima di augurarvi come sempre buona lettura! ♥



Ps: Serè spero ti piaccia il pezzo che sappiamo io e te! ♥


Era un pomeriggio come tanti altri, quello.
Il sole era alto nel cielo e con i suoi raggi scaldava tutte le cose e persone che riusciva a raggiungere, dando un assaggio del calore che sarebbe solamente aumentato con l’inizio della bella stagione ormai prossima.
La gente andava e tornava, impegnandosi in quelle ultime ore di lavoro che li separava dal loro atteso ritorno a casa, dove avrebbero finalmente potuto riposare prima di iniziare, la mattina dopo, la solita routine prima del weekend.
Il campo degli allenamenti era colpito dai raggi caldi, ma l’erba fresca riusciva comunque a dare un lieve sollievo ai giocatori del Bayern Monaco, tornati lì dopo la pausa pranzo per poter riprendere il filone della mattina.
Ma a Karl Heinz Schneider, regista della squadra, qualcosa non tornava.
Quello non era davvero un pomeriggio come tanti altri.
Ne era sicuro lui.
Ne era sicuro Stefan Levin, in piedi accanto a lui con la medesima espressione perplessa in volto.
Ne era sicuro Shunko Sho, che si stava grattando la nuca non sapendo bene cosa fare.
Ne erano sicuri tutti gli altri componenti della squadra, più o meno tutti nelle stesse condizioni dei primi tre citati.
Ne era sicuro perfino l’allenatore Rudi Schneider, che andava a chiedere in giro informazioni riguardo quel qualcosa che non tornava.
Ebbene, quel qualcosa era rappresentato da una ragazza, e fin lì non c’era nulla di male, in fondo parecchie volte la piccola Marie Schneider, tale ormai solo per il padre e per il fratello però, andava a vedere gli allenamenti e non aveva mai dato fastidio a nessuno, anzi, i ragazzi, incoraggiati dalle esultanze della bionda, cercavano sempre di superare il loro meglio per non deludere le aspettative della figlia del loro allenatore – che poi Karl li fulminava tutti non appena ricevevano dei complimenti, era un’altra questione -, quindi il problema non era che una ragazza fosse andata a vederli…
Il problema era che nessuno conosceva quella misteriosa ragazza dai capelli biondi legati in un’alta coda laterale, vestita con un kimono nero e rigido, che li stava osservando attentamente, seduta composta sugli spalti.
Nessuno.
Proprio nessuno… forse.
Oltre alla questione che fosse una sconosciuta, c’era anche la questione dei suoi occhi che, guardinghi e spalancati, di un colore freddo che si avvicinava quasi al viola a vederlo da lontano, stavano osservando attentamente tutto il campo, in particolare loro giocatori, mettendoli non poco in soggezione, tanto da non farli riuscire ad allenarsi seriamente, nonostante fossero abituati ad averne molti di più addosso.
Tentando di capirci qualcosa su quella misteriosa ed inquietante ragazza avevano provato a mandare in avanscoperta Sho, che si era meritato tale onere dopo aver perso miseramente a carta sasso e forbici, per tentare di risolvere la situazione e il mistero, ma il cinese aveva ricavato solo un severo inchino e un nome.
Mizuki.
… Era un passo avanti.
… … L’unico che riuscirono a fare in quasi tutto il pomeriggio.
Ad un certo punto, il sempre calmo Karl si stancò.
Quelli non potevano essere chiamati allenamenti, sembravano tutti dei cerbiatti che stavano compiendo i primi passi invece di calciatori professionisti, e tutto a causa di una sola ragazzina intenta a fissarli peggio di una maniaca.
Quella cosa doveva finire, non avevano mica tempo da perdere loro, tra poco ci sarebbe stata la partita contro il Borussia Dortmund, non potevano perdere a causa di un allenamento andato male per colpa di una tizia sconosciuta! Soprattutto, non poteva permettere che questa rovinasse anche quelli del giorno dopo presentandosi di nuovo!
Quindi si rimboccò metaforicamente le maniche e andò da Genzo.
Perché da Wakabayashi?
Perché Mizuki aveva i tratti tipici asiatici e perché indossava un kimono, segno che dovesse venire per forza dal Giappone o comunque fosse un amante di esso.
E il SGGK era l’unico giapponese nei paraggi, ergo doveva sicuramente saperne qualcosa.
Come Karl si aspettava, però, ricevette una risposta negativa a tale domanda.
“Sono serio, Genzo, davvero non la conosci?”
Domandò di nuovo, il Kaiser, approfittando del momento in cui il portiere si fermò per sistemarsi i guanti dopo l’ennesimo tiro parato.
“Se la conoscessi, credi che l’avrei fatta venire qui a disturbare gli allenamenti? Per chi mi hai preso, eh Karl?”
Negò ancora, il SGGK, non guardando negli occhi l’amico per potersi concentrare sul tiro che stava per fare Levin.
Schneider si allontanò dall’area della porta giusto un poco, e lo svedese tirò, venendo parato con qualche difficoltà, perché va bene che era in soggezione, ma era pur sempre uno dei giocatori più forti d’Europa...
Un urlo si levò, insieme ad un applauso.
“Ben fatto Wakabayashi-sama! Nessuno può niente contro di lei!”
Siccome Mizuki aveva parlato in giapponese, nessuno aveva capito niente… se non il nome… quello era impossibile non riconoscerlo.
Tutti si voltarono verso il portiere, e il Kaiser si avvicinò nuovamente all’amico, guardandolo eloquentemente e pure un filino male, incrociando le braccia al petto.
“Per un deficiente, ecco per chi ti ho preso Wakabayashi-sama”
… Genzo si calò il cappellino sul volto, cercando di nascondere alla bene e meglio il rossore…


“Tua moglie?!”
“Ssssssshhhhh abbassa quella cavolo di voce! Santo cielo, di solito per tirarti fuori le parole di bocca ci vogliono le pinze, proprio adesso devi iniziare ad urlare?! E poi non è mia moglie, è la quarta volta che te lo ripeto!”
Specificò Wakabayashi, prendendo subito dopo un nuovo sorso di birra.
Se non avesse bevuto, non ne sarebbe uscito vivo, o per lo meno sano, da quella serata al pub in cui Karl lo aveva praticamente trascinato una volta finiti gli allenamenti pomeridiani per poter avere delle spiegazioni.
E Genzo gliele aveva date.
Dopo la terza birra, ma gliele aveva date, l’importante era quello.
Non poteva pretendere, però, che il tedesco non ci rimanesse nello scoprire che quella famosa Mizuki che aveva attentato agli allenamenti del Bayern fosse una sua pretendente, arrivata appositamente dal Giappone per lui.
“Ma… i tuoi genitori…”
“Sono stati proprio loro a sceglierla! Figurati, ne avranno incontrate a decine di prima scegliere quella che secondo loro è perfetta per me”
“E tutto perché…”
“Perché, secondo il loro giudizio, è arrivato pure il mio momento di convolare felicemente a nozze, seguendo l’esempio dei miei fratelli maggiori”
Detto questo, Wakabayashi si scolò tutto il resto del boccale, per far intendere quanto lui fosse ‘felice’ di quella novità impostagli.
Schneider rimase temporaneamente senza parole per poter consolare l’amico, insomma era una situazione delicata… nuova… inaspettata… divertente…
“Stai seriamente ridendo, Schneider?!”
Si scandalizzò il giapponese, mentre il biondo cercava di nascondere le risate dietro il boccale.
“N-no…”
“Come se non ti stessi vedendo proprio adesso, Giuda!”
“S-scusa è che… l’idea di te, sposato… non puoi negare che faccia ridere, dai! La tua relazione più lunga è durata una settimana! E solo perché l’aveva passata interamente a letto, appena ne siete usciti quella poverina l’hai mollata su due piedi”
“Non è colpa mia se mi sono accorto solo in quel momento di quanto fosse oca!”
L’attaccante gli lanciò un’occhiataccia e il portiere sbuffò.
Va bene… forse era colpa sua… non era riuscito a ragionare molto dopo che si era tolta il reggiseno davanti a lui, lo ammetteva, era stato debole di carne, ma capitava a tutti no? Perché doveva essere l’unico ad essere rimproverato?
“Perché è stato uno sbaglio, e lo sai, tu non sei così”
Lo rimproverò Schneider, e Genzo non poté ribattere.
Karl aveva ragione, lui non era così, non era uno che si abbandonava facilmente alle donne o uomini che fossero - aveva scoperto, crescendo, di provare un certo interesse anche verso quest’ultimi -, però ne aveva avuti parecchi, sia delle une, sia degli altri, perché?
Perché, semplicemente, era alla ricerca della persona per lui.
Si riteneva una persona completa, Wakabayashi, era riuscito a realizzare il suo sogno e militare in una squadra forte e con un nome che risuonava in tutta Europa, di salute stava bene se non si contavano quei piccoli infortuni che ogni tanto capitavano, il rapporto con la sua famiglia era buono, non costante ma quello non lo era mai stato neanche quando era più piccolo, si poteva definire fortunato di tutto quello che aveva.
Ma gli mancava qualcuno con cui condividerlo.
Non poteva dire di sentirne perennemente la mancanza, però ogni tanto il pensiero iniziava a volteggiargli in testa come la peggiore delle zanzare fastidiose e gli lasciava dell’amaro spiacevole in bocca.
Avrebbe tanto voluto trovare quella persona speciale per lui, quella che sarebbe riuscita a far volare le famose farfalle nel suo stomaco fino in quel momento privo di vita...
Per questo non voleva sposare quella sconosciuta, era vero che le aveva parlato solo una volta ma poteva già dire che non era chi lui cercava, troppo fredda, troppo accondiscendente e accomodante, passare il resto della vita insieme sarebbe stato come passarla in prigione.
Doveva trovare una soluzione per togliersela dai piedi insieme ai suoi genitori, sia chiaro che lui voleva bene ad entrambi, ma scommetteva che se non si fosse inventato qualcosa, sarebbe tornati con una nuova pretendente appena possibile.
Guardò il Kaiser e gli sorrise all’improvviso, grazie a un’idea alquanto bislacca e discutibile che aveva preso a fargli brillare gli occhi verdi.
“Schneiderino? ♥”
Il tedesco rabbrividì, smettendo all’istante di bere.
Quando lui e Kaltz lo chiamavano in quel modo significavano solo guai…
“Che vuoi?”
“Non ti fingeresti il mio fidanzato per aiutarmi? Me, il tuo caro amico d’infanzia nonché portiere preferito? ♥”
…Come volevasi dimostrare.
“Neanche se tu fossi l’ultimo l’uomo sulla faccia della Terra”
Alla faccia dell’amicizia che li legava da anni e anni, pensò Wakabayashi, alzandosi dal tavolo per andare a prendere due nuovi boccali di birra, ovviamente entrambi per sé.
Non avrebbe ricevuto l’aiuto dell’amico, ma almeno poteva contare su quello dell’alcool.

Peccato che l’alcool non poteva aiutarlo anche con Mizuki.

Se la ragazza la sera prima gli aveva concesso una breve tregua, anche perché non aveva avuto scelta, visto come Karl aveva velocemente rapito l’amico una volta fuori dallo spogliatoio, per portarlo in un pub lontano da lei, il giorno dopo cercò di rimediare pure a quella, comparendogli di fianco non appena uscì di casa per la sua solita corsa mattutina.
Aveva dovuto per forza farla entrare in casa – non poteva mica lasciarla fuori mentre lui era a correre! -, e Mizuki aveva preso quello come anche il permesso di toccare tra le sue cose, rifacendogli il letto e preparandogli la colazione come una brava moglie doveva fare… almeno, questo sembrava pensare la bionda, Genzo ci provò a spiegarle, una volta tornato, che non era costretta a fare niente di tutto quello, soprattutto lui non voleva che lo facesse (!), ma lei dovette prenderla come un’offesa personale, dato che gli scoppiò a piangere davanti, chiedendogli pure perdono… per cosa, lo sapeva solo lei…
Dopo essere riuscito a farla calmare, Mizuki lo aveva seguito nuovamente agli allenamenti, iniziando ad osservare ancora con i suoi occhi inquietanti tutti i calciatori e alzandosi in piedi per applaudire il portiere ad ogni sua azione, che fosse questa parare un tiro, o correre per il perimetro insieme a Sho e lo aveva visto, il SGGK, quel traditore del Kaiser ridersela come un matto a suo discapito, dannato lui!
Tornati a casa per la pausa pranzo, era scoppiata una nuova tragedia.
La bionda si era messa in testa di preparargli nuovamente da mangiare ed aveva iniziato a chiedergli cos’avrebbe preferito, Wakabayashi aveva provato a spiegarle di non preoccuparsi, si era arrangiato da solo per molti anni, una bistecca e un’insalata poi non erano niente di chissà impegnativo da potergli creare problemi.
Aveva dovuto cedere a un nuovo cenno di lacrimoni… e si era ritrovato un tale banchetto che forse non aveva mai visto neanche ai ritiri della nazionale, da dove l’aveva tirata fuori poi tutta quella roba?! Il suo frigo mica era così fornito! Comunque tale banchetto dovette pure finirlo per non farla offendere, rischiando non solo l’abbiocco prepotente subito dopo, ma pure di vomitare ai piedi del mister non appena ricominciarono gli allenamenti pomeridiani, dov’era stato ovviamente seguito ancora una volta.
Fu proprio durante questi che raggiunse il limite, perché andava bene che si era fatta tutto il viaggio dal Giappone fino alla Germania solo per lui, andava bene che stava cercando in ogni modo di soddisfarlo, andava bene pure che voleva fare il tifo per lui anche se alzava solo un misero dito, probabilmente le era stato imposto di farlo per poter risultare una brava futura moglie… ma quando si azzardò ad andare ad urlare contro Schneider senior per averlo appena rimproverato per una mancanza, allora il portiere decise che aveva già sopportato abbastanza.
“Basta! Non ne posso davvero più di te! Lo vuoi capire che non ho bisogno di te?! Non ho bisogno che mi rifai il letto, non ho bisogno che mi prepari il pranzo, non ho bisogno che prendi le mie difese, inutilmente tra l’altro, non ho bisogno di una cozza perennemente attaccata al fianco! Non la voglio una moglie così, non voglio una moglie, non voglio te! Mettitelo in testa e sparisci via da qui! Non voglio più vederti per il resto dei miei giorni dannazione!”
Stavolta Genzo non si preoccupò delle lacrime che iniziarono a scorrere sul viso di Mizuki, e non si curò di lei neanche quando scappò via dal campo, anzi prese un grosso respiro soddisfatto.
Finalmente era di nuovo libero, senza più pretendenti asfissianti tra i piedi.
E finalmente gli allenamenti potevano tornare alla loro normalità… forse…
Quando si girò verso i suoi compagni di squadra, li trovò a guardarlo schifati ed arrabbiati, e a capeggiarli vi era Schneider junior.
“Ti pare questo il modo di trattare una ragazza, razza di maleducato spocchioso?!”
Sbottò Karl, braccia incrociate al petto e sopracciglio alzato.
A guardarlo in quel momento non si sarebbe detto, ma anche in quella situazione, dentro di sé, il Kaiser stava letteralmente morendo dal ridere.

Chi non stava ridendo era invece Wakabayashi, e non rise nemmeno quando sua madre, avvisata da Mizuki, lo chiamò non appena finiti gli allenamenti per fargli una di quelle ramanzine che Genzo non si era beccato nemmeno quando era ancora un bambino altezzoso.

“Sentiamo, cos’aveva che non andava quella povera ragazza?”
Domandò la signora Hanabi Wakabayashi, guardando sconsolata il figlio minore davanti a lei.
Accanto alla consorte, stava il capofamiglia Shuzo e sul suo volto svettava la stessa identica espressione indossata dalla moglie, anch’essa rivolta verso il più piccolo della loro famiglia.
Genzo stava seduto davanti ai genitori, e cercava ogni metodo possibile ed inimmaginabile per non incrociare i loro occhi delusi.
Sapeva che lo erano, per questo li voleva evitare…
Menomale che il ristorante, lo stesso dove alcuni giorni prima gli avevano presentato Mizuki, aveva lasciato la grossa tv nella sala principale accesa, e, per fortuna sua, era anche sintonizzata sulla partita del Barcellona contro il Siviglia.
Lo spettacolo che stava dando, come suo solito, Tsubasa insieme ai suoi compagni riuscì a rincuorarlo almeno di un poco.
“Non era la persona giusta per me”
“Non è una risposta soddisfacente Genzo, tua madre ti ha chiesto cosa non andava”
“Così potete trovarne un’altra migliore?”
“Tesoro non usare quel tono con noi, stiamo cercando di farti felice”
Lo riprese la madre, facendogli comparire una leggera smorfia sul viso.
“Certo mamma, sono felicissimo infatti all’idea di dovermi sposare con una sconosciuta”
“Modera i toni Genzo!”
Urlò con tono moderato Wakabayashi senior.
“Abbiamo sempre soddisfatto i tuoi capricci fin da quando eri un bambino, non ti abbiamo mai detto di no, mai intralciato, ti abbiamo sempre lasciato fare, anche quando sei venuto qua in Germania con Mikami, adesso ti stiamo solo chiedendo una piccola cosa in cambio!”
“Mi state chiedendo la mia libertà!”
Protestò il portiere, con un sorriso però sul volto.
Il suo capitano aveva appena fatto un’azione grandiosa, non poteva non sorridere nel guardarlo.
“Non ti chiederemo mai una cosa del genere Genzo… forse tuo padre ha sbagliato i modi”
Hanabi lanciò un’occhiataccia al marito, che sbuffò in risposta.
“Quello che stiamo cercando di dirti è che ormai sei adulto tesoro, tuo fratello Shuichi è già sposato mentre tuo fratello Eiji è fidanzato ufficialmente, ed entrambi sono dentro da tempo negli affari di famiglia, sappiamo quanto il calcio sia importante per te e non vogliamo che tu ci rinunci, ma purtroppo il tempo passa e saremo molto più tranquilli nel sapere che anche tu hai qualcuno accanto”
“Parli come se entrambi doveste morire domani stesso mamma”
Sospirò il SGGK, portando finalmente lo sguardo verde in quello identico della madre.
Hanabi gli sorrise piano e si sporse per prendergli una mano grande nelle sue decisamente molto più piccole, accarezzandogliela con tutto l’amore che provava per quel testone del suo ultimogenito.
Quanto si somigliavano lui e Shuzo!
“Sono preoccupazioni di una madre tesoro, cerca di capirmi”
“Sto cercando di farlo mamma, davvero-“
“A me non sembra”
Intervenne duro il padre, facendo sospirare la moglie e alzare gli occhi al cielo al figlio, che decise di tornare a concentrarsi sulla partita.
“Non sposerò una sconosciuta”
Dichiarò duro il portiere, per quella che sperava essere l’ultima volta.
La donna guardò il marito come per dirgli ‘visto cos’hai combinato?’ e quello sbuffò ancora, imbronciandosi, come se fosse davvero colpa sua se avevano un figlio così zuccone!
“E se non fosse una sconosciuta?”
Propose, allora, Hanabi.
“Come prego?”
“Ci sarà pure qualche tua amica che desidera accasarsi, no? Non sarebbe una sconosciuta, rispecchierebbe di più i tuoi canoni, non faresti nemmeno troppo fatica a conquistarla, e alla fine tu saresti contento, noi saremmo contenti, meglio non potrebbe andare no?”
Diede corda al ragionamento della moglie, Shuzo.
“Potremo contattarle noi quelle in Giappone”
“Ma anche se ne hai di tedesche va bene”
“Però il matrimonio sarà a casa nostra, su questo non transigo Genzo”
“E il cognome dei bambini sarà il nostro se è straniera, non vogliono stupidi trattini a rovinarlo”
… Okay… erano ufficialmente partiti… e questo gli fece montare non poca paura nel petto.
Come fermarli adesso?
Doveva inventarsi qualcosa, non poteva più rimandare, doveva farlo e doveva farlo alla svelta  visto che sua madre era appena passata a parlare di ipotetici futuri nipotini (!), doveva… doveva… argh! Non riusciva a pensare a niente così sul momento, dannazione!
Si dannò mantenendo ostinatamente lo sguardo fisso sulla partita  dove Tsubasa era riuscito a rubare la palla e a passarla a Rivaul, chissà, magari così lo avrebbero lasciato in pace.
Speranza più che mai vana e illusoria, ovviamente.
“Allora tesoro, che ne pensi di questa soluzione?”
“Che ne penso?”
“E non fare il pappagallo quando rispondi a tua madre”
Caro papà, avrebbe voluto rispondergli, fare il pappagallo mi serve proprio per non rispondere a mamma!
“Penso che…”
Stupido Karl che non aveva voluto aiutarlo! Se si fosse finto il suo fidanzato a quell’ora non avrebbe avuto di quei problemi, anzi probabilmente se ne sarebbe stato a casa sua a rilassarsi, e invece no! Il Kaiser, dannato traditore, gli aveva rivolto le spalle proprio nel momento in cui aveva avuto più bisogno! Scemo lui che era andato al Bayern Monaco!
“Penso che io…”
“Sì?”
Chiese la madre, accarezzandogli ancora la mano.
L’idea del finto fidanzato era buona, ma dove andava a trovarlo uno disponibile a quella farsa subito?
“Io… io penso che non è la soluzione per me…”
“E sentiamo, perché non lo sarebbe questa volta?”
Sbuffò suo padre.
… La tv mostrò un primo piano di un esultante Tsubasa che aveva appena segnato il goal della vittoria per il Barcellona…
“Perché, a dire il vero, sono fidanzato con…”


“Non possiamo disturbarlo durante gli allenamenti, pensateci un attimo su”
“Non dire sciocchezze, non stiamo andando a disturbarlo, stiamo andando a salutarlo”
“E’ più o meno la stessa cosa mamma”
“Genzo Wakabayashi, stai forse insinuando che io e tua madre siamo un disturbo?”
“Stai dicendo tutto tu, Shuzo Wakabayashi”
“Non parlare in questo modo a tuo pa-!”
“Eccolo! Tsubasa!”
Alzò un braccio, Hanabi, per salutare il centrocampista e anche per attirare la sua attenzione.
Genzo sospirò, passandosi una mano sugli occhi.
Ci aveva provato a tenerli lontani dal campo degli allenamenti del Barcellona… davvero… sull’aereo aveva elencato tutte le meraviglie che offriva la capitale della Catalogna da poter visitare, ma niente, allora aveva puntato sul farli andare in albergo per poter riposare dal viaggio ma ancora nulla, anzi si era beccato pure un ‘in campo fai l’uomo e con i tuoi genitori la donnicciola?’ da suo padre, neanche la paura di disturbare e fare quindi una brutta figura aveva fermato i coniugi Wakabayashi.
Avevano deciso, la sera prima, che sarebbero andati a trovare Tsubasa e così era stato.
Avevano prenotato il primo volo disponibile ovvero per il pomeriggio dopo, fatto i bagagli, obbligato il figlio a fare lo stesso, erano partiti ed erano arrivati davanti al centrocampista del Barcellona come si erano prefissati.
In tutto quello, Genzo era forse riuscito ad avvisare l’amico della cavolata che gli era uscita di bocca per salvarsi il deretano?
Ovviamente no.
Cosa diamine ce l’aveva a fare, Ozora, il cellulare, se non rispondeva mai quando serviva?!
Ed ora eccolo lì, che si avvicinava a loro con un’espressione confusa in volto, come non capire quest’ultima visto che aveva non uno, ma ben tre Wakabayashi a bordo campo all’improvviso?
Il portiere, però, non aveva il tempo di spiegargli, doveva agire prima che lo tradisse con i suoi.
Gli corse in contro e lo abbracciò di slancio, facendolo sussultare.
“Wakabayashi cos-“
“Reggimi il gioco per favore”
E lo baciò.


*
Come sempre, io i nomi dei genitori del nostro adorato SGGK sono andata a cercarli sulla wiki... ma ho trovato solo quelli dei fratelli... quindi, come sempre, me li sono inventati di sana pianta insieme ai caratteri. u.u'''''''


 
   
 
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