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Autore: Evola Who    10/12/2020    2 recensioni
Ero diretto su Corvs. Più di preciso, alla città di città di Calodan, come mi aveva detto di fare Bo-Katan. Finalmente, potevo consegnare il piccolo ai suoi simili. Almeno, a questi Jedi....
Ma poi, guardavo il piccolo… con i suoi grandi occhioni neri che mi fissavano con intensità, le orecchie leggermente abbassate e il muso triste...
[The Mandalorian // Dad!Mando // post capitolo 12]
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baby Yoda/Il Bambino, Din Djarin
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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My Way

  

 

Ero diretto su Corvs. Più di preciso, alla città di città di Calodan, come mi aveva detto di fare Bo-Katan. Finalmente, potevo consegnare il piccolo ai suoi simili. Almeno, a questi Jedi.

E, finalmente, ero davanti ad una di loro. Una di sembianze umanoidi, ma con il volto completamente coperto dal grande cappuccio della sua immensa veste. E con le braccia tese verso di me, pronta ad accogliere il bambino, accompagnata da una voce calda e saggia.

Sembrava che stesse andando tutto bene. Ero riuscito a raggiungere il pianeta, la città e i Jedi.

Ma poi, guardavo il piccolo… con i suoi grandi occhioni neri che mi fissavano con intensità, le orecchie leggermente abbassate e il muso triste, mentre metteva un  basso.

Quello sguardo, mi fece stringere il cuore come non mai. Ma che potevo fare?

Allora, piccolo,” dissi. “Qui sarai al sicuro. Sarai protetto, addestrato e avrai tutto ciò di cui hai bisogno. Tutte cose che io non potrò mai darti…”

Anche se all’inizio non ci avevo fatto molto caso, quel piccolo alieno mi capiva. Ne ero certo. Mi capiva e mi disobbediva. Proprio come ora…

Ascolta, la mia vita non è adatta per un bambino. La mia esistenza è pericolosa e solitaria per scelta. Il mio obbiettivo era portarti dai tuoi simili. Al sicuro…”

Mentre stavo dicendo queste parole, i suoi occhi si fecero più lucidi, iniziando a singhiozzare leggermente. Una vista che, per me, fu dolorosa.

“Lo sapevi che sarebbe finita così…”

Cercavo di mantenere un tono di voce neutro e distaccato. Come sempre. Ma, davanti a quelle lacrime… facevo molto fatica a essere freddo.

“Vedrai che qui avrai una vita migliore che con me.”

Cercai di non badare alle sue lacrime e provai a ignorare il suo sguardo. Ma con fatica immensa.

Io, che avevo sempre ucciso a sangue freddo per soldi, senza mai chiedermi il perché né fermarmi a pensare se potessero esserci altre vie, ora non riuscivo a staccarmi di dosso quel senso di colpa nel lasciare quel piccolo essere fuori dalla mia vita.

Lo passai alla Jedi, senza che lui smettesse di piangere e agitarsi in tutti i modi. Non voleva staccarsi da me, tanto che percepii tutta la paura che lo aveva riempito. Ma non ci volevo pensare.

Alla fine, la Jedi lo prese tra le sue braccia, mentre il piccolo continuava a piangere in un modo disperato. Come mai aveva fatto.

Avrei voluto avvicinarmi, chinarmi su di lui e sussurrargli che sarebbe andato tutto bene. Ma qui era diverso. Qui era con i suoi simili. Ora era compito loro prendersi cura di lui, rassicurarlo, proteggerlo.

“È sicuro della sua scelta?

Abbassai la testa, vedendo il volto del piccolo rigato dalle sue lacrime e gli occhi chiusi intenti a piangere.

Mi sentii un codardo nel voltarmi dall'altra parte per ignorare il suo pianto. Stavo compiendo l’azione più ignobile e orribile di tutta la mia esistenza e ne ero consapevole.

“Sì. Ne sono riscuro” risposi. “Questa è la via.”

“Molto bene, Mandaloriano. Grazie a te, sarà portato al suo unico e vero proprietario. Moff Gideon”

“Che cosa?!”

“Uccidetelo.”

Non era affatto questo, quello che mi ero immaginato! Credevo che gli Jedi sarebbero stati i suoi “simili” e che l’avrebbero protetto e addestrato! Lontano dall’impero! Allora, perché anche loro erano in combutta con quel signore della guerra? Perché tutti volevano un essere così innocente? A quale scopo?!
Dovevo fermarla e riprendere il bambino, a costo di strapparlo dal suo cadavere! Cercai di prendere il blaster e finire questa storia una volta per tutte.

Ma altri due Jedi sbucarono dal nulla e mi tennero fermo, semplicemente con l’uso della mano, senza né toccami né puntarmi un’arma addosso. Ero bloccato, legato da mille catene invisibili.

Un simile potere era per me inconcepibile!

Ma cercavo lo stesso con tutte le mie forze di liberami da questa presa; ma inutilmente, era troppo forte per me. E l’unica cosa che riuscissi a vedere era quella Jedi, che mi voltava la schiena con il piccolo tenuto su una spalla.

E io potevo vederlo. Potevo vedere il suo muso triste e i suoi occhioni lacrimosi e la manina alzata verso di me. Agitato e spaventato. Mi chiamava con i suoi versi infantili e colmi di terrore.

Si aspettava che riuscissi a liberami e andassi a salvarlo. Come sempre, e come avrei voluto fare!

Volevo liberami da questa presa invisibile, riprenderlo con me e portarlo al sicuro! A costo della mia stessa vita!

Ma non ci riuscivo. Non riuscivo a liberami.

Ero immobilizzato come una pietra. E tutto quello che riuscivo a fare era vedere il piccolo così impaurito, in braccio a quel mostro orribile che lo stava portando da un altro mostro! Sentivo solo i suoi singhiozzi che mi rimbombavano fin dentro l’elmo.

Provai un senso di profonda rabbia per me stesso. Ero stato sciocco ad abbassare la guardia. E in più sentivo crescere dentro di me i sensi di colpa per non aver compiuto la mia missione, per non aver protetto quel bambino.
Volevo liberami, ma era tutto inutile. Non riuscivo nemmeno a muovere un solo singolo muscolo del mio corpo.

Rassegnato, abbassai il capo, ripetendo soltanto: “Mi dispiace… mi dispiace…” come se quelle parole potessero far capire la situazione.

Alla fine chiusi gli occhi, rassegnato a quella sconfitta, mentre gli urli del piccolo diventavano sempre più simili a un’eco nella mia testa.

Avevo disonorato la mia missione,

avevo disonorato il patto,

avevo disonorato la via.

Ma soprattutto avevo deluso un innocente…

Soltanto per colpa mia…

 

Mi dispiace, piccolo. Mi dispiace davvero tanto…

 
 
 
 

***

 
 Aprii gli occhi di soprassalto. Avevo il fiato corto ed ero sudato in fronte. Mi sentivo confuso e allo stesso tempo terrorizzato.

Mi guardai attorno e mi resi conto di essere ancora seduto nella cabina di pilotaggio della mia Razgor Crest. Ancora in viaggio verso Corus.

Abbassai la testa e vidi il trovatello sdraiato sulle mie gambe e appoggiato con il muso al mio busto. Dormiva serenamente.

Presi un sospiro di sollievo e appoggiai la testa allo schienale del mio sedile.
Era stato soltanto un sogno. Un orribile incubo… sperando che fosse stato solo quello…

Non ho mai creduto nella magia o nel soprannaturale. Quindi non ho mai nemmeno creduto alle visioni o ai presagio di sfortuna.

La Via vive solo grazie all'astuzia, all'ingegno e alla capacità di sopravvivenza. Non esistono la fortuna o la sfortuna.

Se una cosa andrà bene o male, dipende esclusivamente da te.

Ma ormai, da quando avevo incontrato il piccolo, la tribù di Bo-Kat, gli esperimenti dell’impero, non sapevo più a che cosa credere. Sapevo soltanto di dover continuare a rispettare il mio credo e riportare il bambino ai suoi simili.

Anche se non avevo più la stessa sicurezza di prima… ma cosa stavo dicendo?

Non dovevo farmi influenzare così da uno stupidissimo sogno! Per quanto fosse stato assurdamente reale, non dovevo dargli credito.

Dovevo potare il piccolo ai Jedi, per quanto la strada sembrasse lunga e tortosa…Ma, almeno, mi sarei goduto un po' di piacevole compagnia.

Guardai il piccolo, che stava dormendo profondamente, accompagnato dal suo leggero russare. Con la testa appoggiata su di me.

Sospirai di nuovo. Era davvero un sollievo sapere che era stato solamente un sogno, che non era nulla di reale. Presi un lungo sospiro e posai la mia mano sulla testa, toccando i miei capelli.

I miei capelli?

Abbassai la testa sull'altro lato del sedile, trovando il mio Beskar appoggiato accanto a me. Ogni tanto, convinto di essere da solo, mi capitava di togliere il casco, per mangiare o per riposare.

Ma, da quando il piccolo era entrato nella mia vita, non lo avevo più fatto. Solo per non rischiare di essere visto da lui. Ma, a quanto pare, quando si era addormentato me l'ero sfilato, giusto per avere un po' di sollievo.

Evidentemente dovevo essermi addormentato, dimenticandolo.
Lo guardai ancora, con la sua guancia appoggiata alla mia ramatura, le braccia penzoloni e il suo leggero respiro.

Era davvero tenero. Così piccolo e innocente. Ma, dentro di sé, aveva un potere a me sconosuto.

Ma come era possibile che l’impero gli stesse dando la caccia? Che razza di esperimenti avrebbero voluto fare con un essere del genere?

Io non riuscivo nemmeno a immaginarlo…

Ma, per ora, era al sicuro. E lo sarebbe stato finché fosse rimasto con me.
Lo giurai. E, non so il perché, mi venne voglia di prenderlo in braccio, ma senza svegliarlo. Giusto solo per assicurami che fosse tutto vero. Solo per vedere con i miei occhi che stesse bene.

Così, misi le mani sotto le sue braccine e, con delicatezza, lo sollevai in alto, mettendolo quasi davanti ai miei occhi.

Devo ammetterlo, era davvero un essere tenero e dolce. Sia addormentato sia da sveglio – nonostante tutti i guai che era in grado di procurarmi - ma proprio non riuscivo a capire perché tutti gli altri impazzissero per lui.

Io avevo il compito di proteggerlo, a ogni costo. Ma allo stesso tempo, mi faceva impazzire. Era difficile stargli dentro, dovevo rivolgergli un sacco di attenzioni e impedirgli di mangiare qualsiasi cosa che vedeva…

Ma l’idea di separami da lui, una volta per tutte… mi metteva tristezza. Perché non potevo sapere che cosa sarebbe stato di lui…

E quel pensiero mi metteva addosso un'immensa sensazione di solitudine…
Mi lasciai trasportare da quei pensieri, finché non sentii dei versi che mi riportarono subito alla realtà.

Oh no...

il piccolo si stava per svegliare!

E il Beskar era ancora appoggiato sopra il sedile!

Dovevo reagire! E in fretta! Prima che lui aprisse gli occhi. Ma non potevo nemmeno farmi prendere dal panico rischiando di farlo cadere! Neaveva già dovute subire abbastanza, di cadute!

Ma non ebbi nemmeno il tempo di realizzare che cosa fare, che il piccolo si svegliò, aprendo gli occhi e fissandomi. Proprio come nel sogno, mi sentii paralizzato come una pietra.
 

***

 
Il piccolo mi ha visto in faccia! Il piccolo mi stava guardando il volto scoperto per la prima volta dopo decenni!

Se non conto G11, il trovatello è il primo essere vivente che mi abbia visto senza casco, da quando ho fatto il giuramento.

E mi sentivo…. confuso.

Non sapevo che cosa provare. Ero confuso, con il corpo teso come un filo di metallo. Mentre quei grandi e profondi occhioni scuri mi stavano fissando come se stesse guardando anche dentro di me… con il volto inespressivo e le orecchie alzate. E io ero fisicamente paralizzato. Dentro di me, provavo il panico più totale.

Mi hanno sempre detto che mostrare il volto a qualcuno era un immenso disonore per i Mandaloriani, dopo il giuramento.

Non ero più degno di mettere il mio casco, avevo disonorato tutto quello in cui avevo sempre creduto!

Ma soprattutto…. Che cosa stava pensando il trovatello? Che cosa stava pensando, lui, in quel momento, davanti al mio volto scoperto?

Non so in che condizione fosse la mia faccia in quel momento. Potevo solo immaginarlo…

I capelli tutti sudati e schiacciati in testa, il naso rotto, i baffi troppo sottili e la barba troppo corta e trascurata, e la faccia ancora fresca di qualche livido e cicatrice e l’espressione da pesce lesso…

Di certo, non il volto da terribile guerriero che tutti si sarebbero aspettati di trovare sotto quell'armatura e, probabilmente, non era nemmeno quello che si sarebbe aspettato il piccolo…

Non riuscivo a dire nemmeno una parola, mentre quei grandi occhioni neri erano incolatti su di me, con aria confusa.

“Lo so…” dissi finalmente. con il tono nervoso: “Non era quello che ti aspettavi di vedere…”

Non so perché dissi questo, forse per rendere tutto questo meno teso…. Per “alleggerire” un po' la situazione.

Il piccolo girò la testa di lato, ed emise un suono stranito per il tono insolito della mia voce.

Mi ricordai che era la prima volta, che sentiva la mia vera voce, senza essere camuffata dal suono metallico del Beskar. E con ogni probabilità, per le sue strane orecchie lunghe doveva essere percepito come un suono estraneo.

E cercai anche di sorridere nella maniera più imbranata e goffa di tutta la galassia. Speravo di strappare un sorriso al piccolo.

Ma non ci riuscii, il bambino mi guardava con quell’aria inespressiva, con quegli occhi lucidi su di me.

Finché, all’improvviso, non sentii qualcosa sul mio volto. Erano le sue manine, entrambe allargate e appoggiate sulle mie guance.

Le sue ruvide ma calde mani mi stavano toccando il volto…. Ed era strano.

Non mi ricordavo nemmeno l’ultima volta che avevo avuto un contatto simile. Non mi accadeva da quando ero bambino, da quando giurai che avrei improntato la mia vita a un solo credo.

E nessuno, da allora, mi aveva mai permesso di ricevere un contatto fisico del genere. Compresa una semplice carezza…

E fu tutto così strano e confuso, nel sentire una mano calda e ruvida sulla mia pelle. Per quanto fosse piccola…

E, la cosa peggiore, era che non volevo che si fermasse. Avrei dovuto impedirlo. Fermralo, rimettere il Beskar e fare finta di niente. Come se questa cosa non fosse mai successa.

Ma stavo provando un milione di emozioni forti e contradditore, che non sapevo come gestire.

Era la cosa più emotivamente forte che avessi mai provato in tutta la mia vita. Stavo riscoprendo emozioni che avevo dimenticato da tempo. E mi sentivo strano… e felice.

Tornai a guardare il piccolo. Con le manine appoggiate sulle mie guance stava sorridendo, finché si mise a ridere.

Una risata genuina e ingenua. Con un sorriso sereno e contento.  Non credevo di averlo mai visto in altre situazioni.

Non era la solita risata che faceva quando guidavo lo speeder bike, o quando facevo manovre azzardate per scappare via con la nave.

O quella che emetteva quando aveva di fronte a sé qualsiasi forma di cibo.
No, questa era una risata completamente diversa… era una risata di pura gioia nel vedermi così.

Una risata che non dimenticherò mai…

E, quando ebbe smesso di ridere, non cessò di sorridere, mentre mi guardava negli occhi con la sua aria innocente, sempre con le mani sul mio volto.

Adesso ero travolto delle emozioni dentro di me. Provavo un dolce senso di calore al petto, come mai mi era successo. E forse, dopo anni… mi sentivo realmente amato.

Sorrisi, e questa volta sentii di avere fatto un sorriso più reale e più genuino. Perché lui continuava a ridere. Mentre sentivo anche i miei occhi diventare più umidi… iniziando a ridacchiare anche io. Con una spensieratezza che non pensavo di avere.

Era davvero un momento magico per me.

Alla fine, lo abbracciai. Feci appoggiare la sua testa sulla mia spalla, mentre lo tenevo stretto contro di me. Con delicatezza, mentre sentivo le sue piccole braccia intorno al mio collo. Almeno, fin dove riusciva.

So che questa non è la vita che ti aspettavi. E so che un giorno ci dovremo lasciare. E sarà giusto così…”

E, mentre lo tenevo stretto, e dicevo queste parole, sentii le lacrime che mi rigavano le guance.

 “Ma ora sarò qui con te. A proteggerti fino alla fine. Assicurandomi che nessuno ti farà mai del male. E ti prometto, che avrai la vita serena…”

La mia voce diventò sempre più roca, e le lacrime continuarono a scendere, mentre sentivo la piccolissima stretta del bambino.

Poi sciolsi quell'abbraccio solo per vederlo di nuovo in faccia, con il suo sorriso quell'espressione un po' confusa per le mie lacrime.

Ma continuai a sorridere. Sorridere di gioia.

“Lo so, piccolo, è strano vedermi così. Perciò non farci l'abitudine.”

Ridacchiai con sincerità, facendo ridere anche il piccolo a sua volta.

Poco a poco, la mia piccola risata diventò una vera risata spontanea. Appoggiai la mia fronte sulla sua, sempre sentendo le sue manine appoggiate sul mio volto.

Quando smise di ridere, guardai i grandi occhioni neri e lucidi del piccolo.
Mi godetti quel sorriso e questo momento.

Mi sentivo molto legato a lui. E credo che anche lui fosse molto legato a me. E per una volta, non mi importava.

Volevo solo godermi questa raro momento di pace… e di puro affetto.

Pensando solo alla via.

La mia via.



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Note:
Sì, questa storia l'ho scritta dopo 
aver visto l'episodio 4
Durante il viaggio verso a 
Corvs. 
Immagiandomi un ipotetica scena
dove il Piccolo vede il suo volto per 
la prima volta il volto di Mando <3
E dove lui non sa che cosa fare
che emozionarsi , mentre
riceve una carezza, per la prima
volta, dopo anni da parte del
suo figlio 

(Almeno, posso dare giustizia al
bel volto di Pedro Pascal )
Senza nemmeno immagiandomi
quello che sarebbe sucesso dopo 
😭
E anzi, spero un finale di stagione così!
Tanto, sto già piangedo.
E spero che questa storia vi sia piacuta.
Perchè questa storia mi ha davvero 
emozionare. Perchè adoro sia
leggere che scrivere storie sul bel
rapporto tra Papà Mando e il piccolo
Grogu 

Grazie mille per aver letto questa storia,
spero che vi sia paicuta e un GRANDE grazie
al mio amico IndianaJones25  
Che senza di lui, le sue corezzioni e la
sua pazienza, le mie storie non potrebbero 
mai vedere la luce :)
Perciò grazie ancora 
😘
E ancora grazie per aver letto
questa storia!
Alla prossima
Evola

 

   
 
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