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Autore: Stefy82    10/12/2020    0 recensioni
La solita giornata, la stessa routine di tutti i giorni.
Studio, lavoro, casa e ancora lavoro, studio e casa. Fino a quando qualcosa si interrompe e lo fa senza darti il preavviso.
Basta poco per cambiare il corso degli eventi: una semplice fermata della metro.
Alessandra una semplice ragazza italiana vive a Londra per studio, per lavoro, per rincorrere quel suo sogno di diventare una fotografa.
Bryan anche lui italiano da poco nella città londinese si sente sperduto fino a quando non incontra lei.
Scatta qualcosa.
Affinità? Chimica? O semplice amicizia?
Tutto gira ad una velocità cosmica e riuscire a ritrovarsi diventa difficile.
"... Nel silenzio guardo le anime che passano e di queste anime tu sei la più speciale perché sorridi anche inseguita dal dolore..."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Oxford Circus - Introduzione

 

Pelle contro pelle.

Il calore dell'estate vibrava dentro i nostri corpi senza dare un freno al nostro fermento

Era stata un estate indimenticabile quella appena conclusa.

Un viaggio studio e un amore incontrato tra i sedili freddi della metropolitana.

Oxford Circus era il nostro luogo di “incontro casuale”.

Ero immersa nella lettura del mio ultimo libro romantico, talmente presa da non rendermi neanche contro della sua presenza.

‹‹ Excuse me! ››

Alzai gli occhi un po' inebettita.

‹‹ Eh... Can you... ›› le parole gli morirono tra i denti.

Era evidente che fosse straniero. Sorrisi quasi intenerita da quel tentativo goffo di trovare le parole adatte, anzi sarebbe meglio dire, la traduzione a ciò che voleva chiedermi.

‹‹ You are not english?›› gli chiesi tentando di rompere il ghiaccio e forse anche per tranquillizzarlo.

Beccato pieno.

Mise timidamente una mano dietro la testa, tentando di nascondere l'imbarazzo del momento.

‹‹ No. I'm italian...››

Rimasi senza parole. Non ci potevo credere. In una città grande come Londra avevo appena trovato un connazionale.

‹‹ Really?›› esclami al colmo della felicità

‹‹ Ehm... yes... sorry me for my terrible english, but... ››

Decisi di porre fine a quello strazio e gli dissi la verità.

‹‹ Non ci crederai ma anche io sono italiana trapiantata a Londra ufficialmente per studio!››

La sua faccia credo che non me la dimenticherò mai.

Non sapeva se tirare un sospiro di sollievo o sotterrarsi sotto terra per la figura barbina che aveva appena fatto.

Fece un passo indietro, fui quasi convinta che si volesse eclissare.

Chiusi il libro, mantenendo il segno, lo riposi nella mia borsa e tentai di fare un passo verso di lui.

‹‹ Tranquillo non c'è problema. ››

‹‹ Io... ››

Si era completamente perso dentro se stesso e non capivo se ero io a procurargli quella sensazione oppure faceva proprio parte del suo carattere.

Quando gli presi il braccio per tranquillizzarlo, i nostri occhi si incrociarono e in un breve istante qualcosa accade.

 

Non chiedetemi cosa perché in amore (o in quello che si potrebbe definire tale) non sono mai stata fortunata.

Ho sempre incontrato ragazzi immaturi. Scusate il termine, ma delle vere e proprie teste di cazzo.

Dopo uno o due, massimo tre mesi si stufavano senza avere le palle, però, di dirlo chiaramente.

Ogni scusa era buona. La fantomatica pausa di riflessione (grandissima balla per mollarti seduta stante).

“ Sei troppo impegnativa. Ti meriti un ragazzo più serio e maturo di me”. (Classica giustificazione da uomo inetto).

“Scusami non avevo capito le tue intenzioni. Io avevo capito che fossimo 'tromba – amici?'” (pare sia questa l'ultima moda del momento).

 

Ma tornando a noi, in quello sguardo da inglesino improvvisato vidi qualcosa di diverso.

Occhi blu, come il mare e come la profondità d'animo che sentivo invadermi.

Sorrisi e decisi di prendere in mano la situazione.

‹‹ Ok. Rincominciamo da capo come se non fosse successo niente. ››

Mi zittii e lo guardai tranquilla, tentando di trasmettergli un po' di pacatezza.

Lui era semplicemente perso. C'era ma non c'era.

‹‹ Ciao, piacere di conoscerti. Io mi chiamo Alessandra, ma per fare prima mi puoi chiamare Ale!››

Ero già lì pronta con la mano tesa a mezz'aria.

Rimase un attimo interdetto, poi probabilmente si convinse che non era il caso di continuare a fare la figura da completo ebete.

‹‹ Ciao, piacere mi chiamo Bryan. ››

In quella stretta mi si aprì un mondo che non vi so spiegare neppure io.

Mi sorrise a fior di labbra con quelle labbra leggermente carnose e quello sguardo che finalmente sembrava rilassarsi un attimo.

‹‹ Vedi, basta poco e va già meglio. ››

‹‹ Hai ragione, scusami, non devo aver fatto una buona impressione. ››

‹‹ Nah. Non è quella che conta. ››

‹‹ Senti, ma è questa la fermata per Westminister? ››

‹‹ Si, vai anche tu lì? ››

‹‹ Sì, è la prima settimana che sono a Londra e ancora devo capire come muovermi.› ›

‹‹ In questo caso non hai problemi. Basta che segui me.›› lo guardai sorridendo.

 

E fu così che il nostro incontrarci divenne una fortuna per entrambi.

Non fu semplice perché Bryan era abbastanza imbranato e di memoria visiva ne aveva veramente poca.

Gli procurai una cartina geografica per potersi spostare, capivo che non era semplice e più lo guardavo districarsi da tra tutte quelle vie, più mi intenerivo.

Mi rivedevo in lui. Era stato difficile anche per me trapiantarmi in quella grande città e prima di riuscire ad orientasi ce ne sarebbe voluto di tempo.

Tutte le sere ci si ritrovava lì. In quel luogo pieno di persone dove capirsi e sentirsi era faticoso in tutto quell'immenso brusio. Facevamo il nostro consueto viaggetto insieme dandoci l'appuntamento al giorno seguente.

Era diventata una routine a cui mi ero affezionata.

Bryan era a Westminister per studio. Il giornalista voleva fare. Era entusiasmante vederlo parlare così apertamente della sua grande passione e in pochi minuti ne sapevo già qualcosa anche io.

Mi rendevo partecipe dei suoi discorsi e mentre le sue parole fuoriuscivano, la mia mente fantasticava inevitabilmente

Avremmo potuto mettere su una bella squadra. Lui recensiva i fatti, io fotografavo.

Sì, perché era quello che volevo fare nella mia vita. A giro per il mondo con cavalletto e macchina fotografica alla mano.

Lo guardavo e pensavo che sarebbe stato bello ed emozionante insieme a lui.

‹‹ Che c'è? Ho detto qualcosa di strano? ›› quella sua domanda mi destò.

Forse mi ero fatta trascinare troppo senza riuscire a tornare con i piedi per terra prima che lui se ne rendesse conto.

‹‹ No, stavo solo pensando!›› gli risposi nella speranza che facesse finta di nulla.

Abbassai la testa vergognandomi come una scema.

‹‹ Adesso però me lo dici, non puoi tenermi all'oscuro!›› rise divertito avvicinandosi pericolosamente a me.

Eravamo separati solo da una sedia su quella metro fredda. Io davanti, lui dietro. Però fui in grado di sentire il profumo della sua pelle. Un brivido inspiegabile mi travolse e mi raggelò allo stesso tempo.

Mancava ancora qualche minuto prima di giungere a destinazione (io scendevo una fermata prima della sua) e la mia mente girava a vuoto, come il cursore di un computer bloccato. Nessun input, nessuna idea,.

‹‹ Ehy Ale, ci sei?›› con la mano stava cercando di capire la presenza della mia mente in quel luogo.

Mi riscossi.

‹‹ Sì, si ci sono, d'altronde mi vedi! ›› tentai di buttarla sul leggero.

‹‹ Allora mi dici a cosa stavi pensando prima? Deve essere stato bello dall'espressione della tua faccia!›› mi sorrise apertamente

‹‹ Cos'è mi stai sfottendo?›› decisi di prendere la palla al balzo, magari si distraeva da quella sua impellente curiosità.

‹‹ Io? No, solo che eri troppo buffa! Saresti stata da immortalare!››

‹‹ Ah si eh...›› incrociai le braccia al petto fintamente offesa.

‹‹ Ora non fare la permalosa! ››

‹‹ Non ho il tempo di farlo, devo scendere, sono arrivata!››

‹‹ Come? Di già?››

‹‹ Sì, ci vediamo lunedì allora, buon fine settimana!››

Avevo già raccattato tutta la mia roba, mi stavo accingendo ad alzarmi quando sentì qualcosa che me lo impedì.

‹‹ Ale...››

Occhi negli occhi e un silenzio pericoloso.

Tutti si stavano affrettando a scendere e mi dovevo muovere anche io se non volevo rimanere là sopra.

‹‹ Dimmi Bryan...›› tentai di usare il tono più distaccato possibile.

‹‹ Non scendere. Resta!››

   
 
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